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Autore: _ItsGiuls    05/03/2016    1 recensioni
"T-Ti prego, Harry, non lasciare la mia mano!"
La voce squarciò un'altra volta il silenzio.
"Non ti lascio!" rispose l'altro tra i denti "Non...ti lascio!"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti, questa è la mia prima One-Shot e vorrei ricevere delle opinioni sincere!
Coppia Slash (Draco/Harry)
Finale Triste.


 



"T-Ti prego, Harry, non lasciare la mia mano!"

La voce squarciò un'altra volta il silenzio.

"Non ti lascio!" rispose l'altro tra i denti "Non...ti lascio!"

 

 

Alcune settimane prima

 

Tra i corridoi della scuola l'aria era diventata estremamente pesante e gli studenti mostravano segni di stanchezza e disperazione in ogni loro gesto.

Hermione, come Harry, non dormiva da molte notti, mentre di Ron non c'era traccia da una decina di giorni.

La ragazza e l'amico si guardarono negli occhi, senza però avere il coraggio di storcere la bocca nemmeno per un accenno di sorriso.

Con serietà, il moro si rivolse a lei, appoggiandole una mano sulla spalla: "Herm, ci sono novità di Ron?" sussurrò a mezza voce.

Lei scosse la testa e si incupì ancora di più in viso: "da quando anche Ginny è sparita non è più lo stesso" soffiò tristemente "l'ennesima vittima innocente".

Afferrandole il braccio con dolcezza, Harry la attirò a sé per chiuderla in un abbraccio consolatorio.

"L'ennesima vittima innocente" ripeté il ragazzo tra sé e sé "e la prossima?".

 

Era da non molto tempo che le persone all'interno del mondo magico sparivano senza lasciare traccia. All'inizio si era trattato solo del Signor Gazza, la cui stranezza aveva lasciato pensare non ci fosse alcun pericolo in agguato. Ma giorno dopo giorno, ora dopo ora, le sparizioni si erano moltiplicate: la gente all'interno delle proprie case, i maghi e le streghe durante i loro turni di lavoro, gli studenti e gli insegnanti di Hogwarts si erano decimati. La Professoressa McGranitt aveva permesso ai pochi parenti degli studenti rimasti di trasferirsi nella scuola, una sorta di stretta solidale, un luogo comune di probabile addio.

Anche alla piccola Weasley era toccata la stessa sorte e nessuno di loro si capacitava di come questo fosse potuto succedere.

 

I due ragazzi si separarono lentamente, come se farlo fosse un dolore, e ripresero a camminare verso la Sala Grande.
Lo sguardo di Harry cadde per un istante nella feritoia lasciata da una porta semichiusa e tese l'orecchio per udire meglio i sussurri che ne provenivano.

"Non è colpa tua" sussurrò Blaise esasperato "non è colpa di nessuno a dire il vero. Non dovresti giudicarti in nessun modo, chiaro?"

Quando il moro si sporse per vedere a chi fosse rivolta la domanda del Serpeverde, la mano fredda di Hermione richiamò la sua attenzione.

"Harry, guarda" mugolò a mezza voce "c'è Neville laggiù e mi sembra piuttosto scosso... Harry, mi stai ascoltando?"

Il ragazzo si voltò di scatto e annuì distrattamente e insieme si diressero verso l'altro Grifondoro. Harry cinse le spalle dell'amico con un braccio e disse: "Neville, ehi, tutto bene?"

Tutto bene? Era una domanda da fare?

"Tutto bene, credo. Stavo solo cercando Luna qui in giro, ma non mi sembra di vederla. Voi l'avete incontrata?" fece rivolgendosi anche ad Hermione, la voce leggermente tremante.

"Non mi sembra, ma è probabile sia in Sala Grande, no?" rispose lei, sforzandosi di mostrare un minimo di sicurezza.

Nessuno rispose, nessuno annuì. Solo silenzio e molta tensione.

I tre si avviarono dove anche gli altri si stavano dirigendo e, mischiandosi nella folla, confusero il loro terrore con quello di tutti.

 

 

 

I giorni scorrevano lentamente e i visi conosciuti diventavano sempre meno all'interno delle mura. Quella sera la Sala Comune di Grifondoro era praticamente vuota, ad eccezione di alcune persone silenziose e assenti.

Harry sospirò guardandosi attorno, ma non trovando nessuno dei suoi amici, optò per una boccata d'aria al gelo dell'esterno.

"Se deve succedermi, succederà" si disse "non ho paura".

 

Con passo svelto si mosse al di sopra del prato umido e si diresse dall'altra parte dell'immenso cortile della scuola. A regnare v'era il silenzio ed il ragazzo pensò a quanto tempo era che alle sue orecchie non giungeva una risata. L'ultima era stata quella di Ginny, ma tutti sapevano come era finita.

Con il capo abbassato e lo sguardo rivolto ai propri piedi, Harry si avvicinò ad una panchina poco distante e ci si appoggiò stancamente.

"E' così che deve finire, quindi?" pensò con gli occhi rivolti al cielo stellato "questi sono i nostri ultimi momenti prima della fine?".

Lacrime amare gli rigarono le guance senza pietà e le sue labbra si strinsero automaticamente. I singhiozzi scossero il suo petto per alcuni minuti, fino a quando non udì un fruscìo provenire dalla sua destra.

Lì c'era qualcuno ed Harry si alzò in piedi lentamente, la mano alla bacchetta.

"Se deve succedermi, succederà"

 

Un corpo incredibilmente esile e pallido spuntò da dietro un albero, rivelando così una chioma bionda e due occhi color del ghiaccio.

Draco Malfoy guardò dritto negli occhi del moro senza osare muovere un muscolo o preferire una parola.

"Potter" disse solamente.

"Malfoy" rispose l'altro con aria stanca, ma al contempo sollevata "Non succederà adesso" pensò.

"Che cosa stai facendo qui fuori, a quest'ora?"

"Potrei farti la stessa domanda. Credevo fossi in Sala Comune insieme a tutti gli altri Serpeverde"

Draco ridusse gli occhi a due fessure e mantenne il contatto visivo, stringendo i pugni fino a sentire male alle falangi.

"Perché pensi non stia succedendo?" mormorò infine.

"Non stia succedendo cosa, esattamente?" domandò Harry perplesso, inclinando visibilmente la testa da un lato.

"Perché pensi non stia succedendo a me?" ribatté esasperato l'altro "Io merito tutto quello che altre persone stanno subendo. Io e la mia famiglia abbiamo creato il male e la paura. Perché nessuno sta punendo me?"

Il silenzio calò come un macigno insostenibile e il solo suono era il verso di un gufo cupo e solitario.

"Perché?!" urlò disperato Draco, avvicinandosi al Grifondoro "Ti ho fatto una domanda!" e così dicendo lo colpì duramente con un pugno sul volto.

Il moro si riversò a terra e lì resto immobile per qualche istante, per poi rialzarsi.

La sua bocca si ostinava a non dire nulla e questo agitò ancora di più il suo interlocutore, che lo colpì un'altra volta. La scena si ripeté ancora e ancora, le lacrime e i singulti a scuotere il corpo del biondo, fino a quando Harry non bloccò il suo braccio con forza.

Alzò lo sguardo freddamente e inchiodò l'altro al suo posto. Il suo braccio si alzò lentamente e per la prima volta ricambiò i colpi subiti.

"Io non so perché stia succedendo o perché, nel tuo caso, non stia succedendo" disse con voce ferma e inspirando profondamente "ma per tutto quello che hai fatto, Malfoy, io ti perdono".

E pronunciata questa frase se ne andò verso il proprio dormitorio, lasciando Draco inerme sul prato, il labbro sanguinante e gli occhi rossi di pianto.

Nessuno dei due avrebbe mai scordato quella conversazione.

 

 

Era passata una settimana da quando Draco aveva incontrato Harry nel buio del cortile e gli aveva rovesciato addosso tutto ciò che da tempo provava. Non sapeva perché e nemmeno cosa avrebbe implicato, ma era una cosa che lo aveva fatto stare meglio in maniera inverosimile.

Per un po' aveva cercato lo sguardo dell'altro da una stanza all'altra, ma mai l'aveva incrociato. Quando fu sul punto di arrendersi, però lo vide, dall'altra parte rispetto a dove si trovava, l'aspetto malandato e i vestiti stropicciati. Teneva per mano la Granger e cercava di darle conforto sorridendole forzatamente. A quella scena il Serpeverde rabbrividì e pensò a quanto fosse stato stupido quella sera, rivelando a Potter tutto quanto.

Appena gli passò a fianco, le loro spalle si sfiorarono impercettibilmente e sentì un brivido alla schiena. Senza lasciar trapelare emozioni attraverso la sua espressione facciale, si voltò in direzione opposta a quella del moro. Improvvisamente però si accorse che un cigno di carta era volato all'interno della sua tasca e dolcemente becchettava il suo fianco magro.

"Stasera alle 22 in punto, dove già sai" lesse sorpreso Draco, notando la firma nodosa di Potter in un angolo sulla destra.

Senza che se ne accorgesse, un'estremità della sua bocca si sollevò impercettibilmente.

 

Il vento sferzava crudele il suo volto arrossato, mentre attendeva l'arrivo del mittente di quell'invito.

Draco tremò nei suoi vestiti e pensò che sarebbe potuto congelare da un momento all'altro, quando percepì una presenza alle sue spalle.

"Sei in ritardo" sibilò.

"Può darsi" rispose l'altro facendo spallucce e stringendosi nella sua sciarpa dai colori caldi.

"Vorrei delle spiegazioni riguardanti questo incontro. Se siamo qui per duellare, beh, non credo di volerlo, e d'altra parte però non mi va nemmeno di ripetere l'esperienza di un pugno in faccia" ammise schietto il Serpeverde, incrociando lo sguardo del moro.

I loro sguardi si sfiorarono e fusero per un attimo.

"Non volevo essere così duro con te. Posso minimamente immaginare ciò che provi, ma è simile a quello che sento io quando penso a ciò che sta accadendo" disse, per poi prendere una pausa per sospirare "non accadrà più nulla di simile".

Fece per congedarsi, ma la voce di Draco lo immobilizzò: "E' incredibile come tu riesca ad essere sempre così... così come sei! Sai benissimo che ad attaccare briga sono stato io e tu ti stai scusando! Mi esaspera il tuo comportamento!".

Dopo una breve pausa, Harry fece per la seconda volta spallucce e alzò gli occhi a fissare il cielo scurissimo e quasi privo di stelle.

"Potter!" ringhiò l'altro "Dobbiamo ripetere ciò che è successo l'ultima volta o riesci a rispondermi?".

Il moro non disse nulla, solo si voltò e in pochi passi gli fu accanto.

"Io sono fatto così, e tu invece no, dovresti accettarlo" soffiò tranquillamente.

Il fiato caldo colpì dolcemente il viso pallido di Draco, che non riuscì a trattenersi dal rabbrividire.

"E so" aggiunse il Grifondoro imperterrito "che l'avermi picchiato ti ha fatto stare bene, almeno quanto ha fatto stare bene me".

"E' un invito a rifarlo?"

"Forse"

"Sei dannatamente enigmatico!" esclamò il biondo alzando la voce.

Si guardarono in viso e la tentazione fu troppa: in un attimo caddero a terra, colpendosi l'un l'altro con violenti pugni.

Uno, due, cinque, dieci. Continuarono per interi minuti finché ad entrambi non mancò la forza per continuare.

Con il respiro affannoso, Draco sollevò nuovamente il pugno e si preparò a sferrarlo, quando qualcosa lo bloccò.

Le loro iridi stavano di nuovo danzando insieme e la mano del biondo calò lentamente fino ad appoggiarsi al prato vicino alla testa di Harry, schiacciato a terra dal suo peso.

Quella stessa mano si appoggiò con leggerezza al petto del Grifondoro, mentre questi aveva spostato una delle sue sul braccio dell'altro ragazzo.

Draco inspirò ed espirò, mentre teneva lo sguardo fisso in quei languidi occhi verdi.

Senza perdere il contatto visivo fino all'ultimo, le loro labbra si incontrarono e scontrarono e furono coinvolte in un bacio inaspettato. Le loro lingue si incrociarono con dolcezza e passione e i loro colpi diventarono carezze.

Dopo alcuni istanti, Draco si staccò improvvisamente con gli occhi spalancati e il viso arrossato dal freddo e dall'imbarazzo.

"Cos-Cosa sta succedendo?!" balbettò alzandosi in piedi.

Il Grifondoro scosse la testa e si alzò con un'aria piuttosto scossa.

"Draco...io non lo so!" ammise con gli occhi velati da grosse lacrime "Io davvero non lo so".

Per l'ennesima volta il silenzio si impose su tutto quanto. Piansero insieme, piansero i loro dolori e le loro perdite, le vecchie e nuove ferite.

E di nuovo si avvicinarono l'uno all'altro, facendo entrare in contatto le loro labbra screpolate dal freddo.

Le ore passarono, e all'alba si accorsero di avere passato la notte insieme.

 

 

Un'altra settimana era trascorsa e le persone rimaste erano davvero pochissime, le voci erano diventate sempre più piatte e i volti sempre più vuoti d'emozioni.

Harry corse per i corridoi alla ricerca di Hermione e Ron, il quale aveva da poco scelto di abbandonare la solitudine e unirsi a loro nella sofferenza generale.

Svoltò un angolo dietro l'altro, ma di loro nessuna traccia. Portando il suo sguardo da una parte all'altra, però, riconobbe a una decina di metri di distanza la figura di Draco Malfoy posto di spalle, intento a raccogliere un oggetto che aveva fatto accidentalmente scivolare dalle mani. Dopo avergli dato una leggera spallata, rallentò il passo e permise al Serpeverde di raggiungerlo.

"Har...Potter!" esclamò il biondo correggendosi in un attimo "cosa stai facendo qui?"

"Cammino come tutte le persone qui intorno" rispose il Grifondoro guardandolo negli occhi e dandogli un'altra spallata, di cui approfittò per sfiorargli la mano sinistra.

"Beh, faresti meglio a sistemarti la cravatta allora" ribatté Draco spostando lo sguardo a un lembo di pelle lasciato scoperto dalla camicia trasandata.

"Ehm, sì, direi di sì" balbettò l'altro, aggiungendo a voce più bassa possibile: "la prossima volta me la allaccerai tu, visto che ti diverti tanto anche a toglierla ogni santa volta".

Il Serpeverde arrossì visibilmente e lo colpì con il proprio corpo e accennando un sorriso.

Appena finito di ripetere quello che succedeva ormai da diverse mattine, le loro strade si separarono e reciprocamente si guardarono con un'ingenua inconsapevolezza di ciò che sarebbe accaduto.

 

 

Quando Harry entrò in Sala Comune, trovò Hermione e Ron addormentati in un tenero abbraccio accanto al focolare. I loro respiri erano in perfetta sincronia e i loro petti si sollevavano in alternanza l'uno all'altro.

Gli occhi del ragazzo si intenerirono a quella visione e con questa nuova speranza in cuore, si allacciò stretta la sciarpa al collo, come ogni sera da una decina di giorni a quella parte.

Scese gli scalini e il cuore cominciò a palpitargli con forza, come se qualcosa stesse andando terribilmente storto. Una stranissima sensazione gli attanagliò il petto e il suo camminare divenne presto una corsa frenetica verso il loro luogo di incontro.

Appena arrivato si guardò intorno, stranito.

"Lui...non è mai in ritardo" pensò "cosa sta accadendo?".

La sua testa cominciò a girare e la nausea gli attanagliò la bocca dello stomaco. Si voltò a destra, poi a sinistra, alla ricerca dell'esile corpo del compagno, ma di lui nessuna traccia.

Alzò il volto al cielo per riprendere un attimo fiato e allora vide: vide Draco in piedi su una torre, vicino a quello che sembrava un oscuro squarcio nel bel mezzo del cielo.

Con la forza della disperazione, Harry corse come mai aveva fatto, fino a sentire i polmoni bruciare e il sapore del sangue sulla punta della lingua.

Attraversò il cortile e raggiunse una pesante porta. L'aprì e ad accoglierlo trovò una lunghissima scalinata. Passo dopo passo sentiva l'adrenalina aumentare e quando uscì all'esterno notò Draco con un piede appoggiato al pavimento ed uno già sospeso in aria.

"Draco!" urlò Harry con tutta la forza rimastagli in corpo "Fermati, ti prego!".

Il biondo, che prima sembrava sotto l'effetto di una profonda ipnosi, si riprese e si volse verso l'altro.

"Harry!" chiamò in un grido il Serpeverde.
Il moro corse per afferrare in qualche modo Draco prima che precipitasse e lo tenne stretto, nonostante la mano sudata e le pochissime energie.

"T-Ti prego, Harry, non lasciare la mia mano!"
La voce squarciò un'altra volta il silenzio.

"Non ti lascio!" rispose l'altro tra i denti "Non...ti lascio!"

Una forza incredibile attrasse entrambi verso lo squarcio e questa volta Draco si trovò totalmente nel vuoto, mentre solamente una mano di Harry era rimasta salda alla pietra.
"Harry!" gridò Draco con la voce rotta dal pianto "Harry, tu mi hai salvato la vita, mi hai fatto capire cosa volesse dire essere voluto da qualcuno!" attese un attimo per riprendere fiato "Harry, io mi sono innamorato di te ed è la cosa più bella mi sia mai capitata!"

I pianti diventarono due ed il moro strinse più forte la sua mano.

"Draco, io non ti lascio!" ansimò per l'estremo sforzo.

I loro occhi si incrociarono ed entrambi capirono che cosa sarebbe successo: Harry lasciò la presa ed entrambi precipitarono nello squarcio color pece, stringendosi in un ultimo abbraccio.

 

 

Grazie mille per la lettura, un grosso abbraccio!
Its_Giuls 

 

   
 
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