Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: nathalia97    05/03/2016    0 recensioni
"No-non so... L'unica cosa che posso dirti è che quando ci sei tu, tutto è migliore, tutto è più bello. È come se tornassi quel ragazzino spensierato, che non vedeva sua madre, ogni sera, picchiata, che non veniva picchiato... è come se tu riuscissi con un solo sorriso, un semplice 'ciao' a togliere tutto il male che c'è in me... è come se il mostro che ho dentro si fosse legato al tuo angelo con un filo indistruttibile... come se il mio demone avesse trovato la propria casa con la tua creatura celestiale... non so perché ti voglio lì con me, ma so che starei molto meglio sapendo che stai sotto le mie ali e che sei al sicuro... è tutto più bello quando ci sei tu, Summer." -JUSTIN.
"Gli occhi sono l'anima delle persone: non mentono mai, Summer." -BRIAN.
"Quando avrai l'onere di conoscerlo, sentirai il bisogno di averlo sempre vicino a te!" -JAZMYN.
"Quando avrai il privilegio di conoscerla, non riuscirai mai più a chiudere gli occhi e a non vederla nella sua bellezza!" -JAZMYN.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quando ci si innamora è come se si tornasse ragazzini.
 
 
Non importa chi sei, quanti anni hai, quante ne hai avute o quante ne avrai.
Arriva un momento in cui una sola donna è quella che conta, una sola è speciale.
​ Perché uno solo è il vero amore.
-Cercami ancora
 
"DOVETE FARE QUALCOSA, CAZZO! VI PAGO PER QUESTO! LA DOVETE SALVARE... E LEI Lì, SI DIA UNA MOSSA! ALZA QUEL CULO DA QUEL DIVANO E VADA A SALVARE LA VITA DI MIA MOGLIE, PORCA PUTTANA!" ero rimasto ormai quasi senza voce a causa delle mie urla.
"Signore, la prego di calmarsi" una giovane infermiera, venne da me cercando di tranquillizzarmi, ottenendo l'effetto opposto.
"CALMARMII?! MIA MOGLIE STA MORENDO E LEI MI DICE DI STARE CALMO?! MIA MOGLIE STA RESPIRANDO I SUOI ULTIMI RESPIRI E QUEI DOTTORI DI MERDA STANNO LI' SEDUTI A GUARDALA MORIRE ED IO DOVREI RIMANERE CALMO?!" gli occhi ormai mi bruciavano. Non volevo piangere. Non potevo piangere. Dovevo rimanere forte, per loro: i miei figli.
"Le assicuro che abbiamo fatto il possibile per salvarla, Signor Bieber, ma non sempre i miracoli accadano" si leggeva nei suoi occhi che il dispiacere. "Ascolti, queste sono le sue ultime ore con lei, perché non le passate insieme? Perché non va lì e la fa ancora felice? Sono certa che quest'anni che avete passato insieme siete stati tanto innamorati e lo siete ancora, ve lo si legge in volto... Dai, vada da lei, Signor Bieber" e con una leggera carezza sul braccio, se ne andò, lasciandomi lì, da solo, con i miei pensieri.

Guardai oltre la grande vetrata e vidi quella che, finora, era stata la mia unica ragione di vita. Era lì, imprigionata su quel lettino di ospedale. Era dimagrita a causa della malattia e con il tempo è diventata sempre più fragile e pallida. Tutto si fece più difficile e pensare che l'avrei persa mi faceva morire.
Ripensai alle parole della infermiera e capì che aveva ragione: erano le ultime ore di moglie e avrei dovuto passarle con lei, assieme ai nostri figli.
Prima di andare da Summer, passai dal bar dello ospedale, e le comprai una dozzina della sua ciambella preferita: quella con la glassa rosa e con tutti quei cosetti colorati sopra. Lei li amava, ne andava letteralmente pazza.
Presi del caffè e della cioccolata calda per i piccoli.
Quando arrivai nella stanza 258, mi ritrovai con i bambini che dormivano sul lettino abbracciati alla loro mamma, con lei che li accarezzava la testa a turno mentre cantava la loro ninna nanna preferita.
"Hey". Volevo dirle altro, ma in quel momento fu l'unica cosa che riuscì a far uscire dalla mia bocca.
"Si sono addormentati" disse con un sorriso stanco.
"TI ho portato le tue ciambelle preferite" mi forzai di sorridere e appoggiai il sacchetto sul tavolino vicino al letto.
Non sapevo che dirle. Volevo dire che non volevo che morisse, ma lei cosa ci poteva fare? Non l'aveva scelto lei di andarsene così presto.
Me ne stavo zitto con le mani in tasca a guardare il giardino fuori dalla finestra con gli occhi che mi bruciavano. Non potevo piangere.
"Justin" mi chiamò, ma non ebbi coraggio di girami. "Ti prego, guardami!" la disperazione nella voce era palpabile. Aveva paura, e chi poteva biasimarla? Anch'io ne avevo.
"Non posso vivere senza di te" come me ne uscì, non lo seppi ma così come riuscii a dirlo, le lacrime riuscirono a sfuggire al mio controllo ed a scorrere lungo le mie guance.
"Guardami, ti prego" la voce spezzata dal leggero pianto.
Mi feci coraggio e mi girai a guardala. Nonostante tutto quello che le era successo era ancora bella... Sì, non aveva il fisico di un tempo, ma quei occhi e quel sorriso erano gli stessi, forse un po' più spenti, ma riuscivano ancora a trasmettermi tutto il loro amore.
"Guardali, Justin" riferendosi ai bambini "Loro sono frutto del nostro amore, loro sono sangue del nostro sangue... e anche se a volte ci fanno uscire fuori di testa, non avrei mai potuto chiedere qualcosa di meglio... Abbiamo avuti alti e bassi io e te, e molte volte avrei voluto prendere le valigie e andarmene, ma sono sempre rimasta, nonostante il tuo essere orgoglioso, permaloso, testardo, una testa di cazzo che vuole fare tutto di testa sua... e sai perché non me ne sono mai andata? Perché se si ama una persona la si ama con i suoi pregi e difetti... Perché io ti amo, Justin Drew Bieber e non so come ringraziarti per questi bellissimi anni che abbiamo passato insieme, per avermi tratta sempre da regina, per non aver mai fatto mancare niente a me e ai nostri figli, ma soprattutto, devo ringraziarti per essermi stato accanto in quest'ultimi anni... so che non è stato facile, per nessuno, ma non mi hai mai abbandonata e adesso che sto per ..." non riuscì a finire che scoppiò in lacrime. Mi sdrai sul lettino, con Catherine in mezzo, e abbraccia Summer.
"Shhhh... Non dobbiamo pensare che morirai, abbiamo ancora tempo" sussurrai. Stemmo in silenzio ad osservare i nostri piccolini dormire.
"Ti ricordi la prima volta che ci siamo trovati in questo ospedale?" chiesi.
Erano passati più di 6 anni e d'allora ne erano successe di cose.
"Tu non sai quanto me ne hai fatte passare... Sono rimasta 2 settimane, giorno e notte, vicino al tuo lettino sperando che ti svegliassi... Non mangiavo, non riuscivo a dormire perché tutte le volte che provavo a chiudere occhi la scena di te fra le mie braccia mi tormentava. Il mio incubo si era avverato... Non potevo neanche immaginare che tu morissi per colpa mia... Quel giorno è stato uno dei più brutti della mia vita, Justin." Chiuse gli occhi e prese dei profondi respiri. "Non pensare che io non sappia come ti senti adesso... Io so, molto bene... In quelle due settimane ho seriamente rischiato di perditi e non volevo e non potevo. Tutta la mia vita aveva preso un senso con te vicino. Mi hai salvato tante di quelle volte che probabilmente sarei già morta invece che essere qui, con te, con loro" indicò i bambini.
"Ma non lo sarai ancora per molto" mi scappò senza che me rendessi conto.
"Justin" mi disse e mi prese il viso fra le mani. "Ti ricordi della tua proposta di matrimonio? Che pochi giorni prima mi avevi detto che non ti volevi sposare, avere figli e che tutte quelle stupidaggine del romanticismo erano una minchiata? Bene, ti ricordi anche quanto mi incazzai quella sera con te, che ti mandai a dormire fuori con il cane, letteralmente?"
Quel ricordo mi tornò subito in testa e risi. "Si è pure messo a piovere e dovetti mettermi all'interno della casetta del cane... Poverino, rimasse fuori tutta la notte. Non che io ero messo meglio, però almeno avevo la testa al coperto. Per colpa tua sia io che il cane ci prendemmo un bruttiamo raffreddore" glielo rinfaccia, facendole una linguaccia.
"Però ti facesti perdonare due settimane dopo, ricordi?"
"Era tutto programmato da tanto tempo... Solo che non pensavo che avresti preso così male il mio scherzo. Come potevo non volerti sposare? Eri tutto quello che avevo sempre chiesto".

 
6 anni prima

Summer pov

Justin questa me l'avrebbe pagata e cara anche. Non era possibile che tutte le volte che sto passando lo stralcio per terra lui deve passare. Si salva solo perché passa correndo esclamando un "Sto uscendo, amore. Ti amo" ed esce di casa. Ma io lo so perché va sempre così di fretta. Io lo so. Se solo si fermasse per un minuto lo prendere a bastonate in testa. Ma questa volta me l'avrebbe pagata. Stavo già pianificando come farlo e l'opzioni erano due: uno: lo lasciavo senza sesso per una settimana o due: lo lasciavo senza sesso per una settimana. Forse potrei aumentare il tempo oppure farei prima a castrarlo! Probabilmente opterò per l'ultima opzione.

Dopo essermi preparata mi arrivò un messaggio sul cellulare.

From: Quel deficiente del mio amore! <3
Scusa amore, ma arrivo in ritardo:’( Tu parti pure, ci incontriamo direttamente al cinema!
Tuo, Justin <3 :*

P.s. I biglietti li ho già presi io... Sono al tuo nome alla cassa.


"Uhmmm strano" pensai. Mi guardai in giro. Non c'era nessuno. Presi la borsa e le chiavi della macchina e andai fuori. Ancora nessuno. Salì in macchina messi in moto ed aspettai, ma nessuno uscì fuori urlandomi di aspettarlo. Dei ragazzi neanche l'ombra. Molto strano! Di solito avevo sempre qualcuno che mi girava intorno a sorvegliarmi.
Nascondendo una nota di preoccupazione, partì e me la presi comoda, fermandomi ad ogni strisce pedonali e ad ogni "Stop".
Erano passati un quarto d'ora quando arrivai al cinema di Justin non c'era l'ombra.
Presi il telefono e lo chiamai... Al terzo squillo rispose con il fiatone. "Ehi, amore!"
"Io son appena arrivata… Dove sei?" Perché mi sentivo preoccupata?
"Sono in macchina che mi sto cambiando, sono ap... Ma porca puttana! Entra maledetta scarpa!" esclamò innervosendosi.
"Quando avremo dei figli dovrai proprio cambiare il tuo linguaggio... Non voglio avere dei figli che vanno in giro dicendo "cazzo", "porca puttana" o altre cose simili".
Lo conoscevo abbastanza da sapere che si fosse irrigidito. "Summer..." mi ammonì con voce stanca.
"Sì, lo so come la pensi". Non aggiunsi altro. Aspettavo che fosse lui a dire qualcosa, a dirmi che avremo trovato un compromesso al matrimonio e ai figli. Ci speravo veramente tanto.
"Summer, ne parliamo con calma quando torniamo a casa, te lo prometto... Ma adesso vai pure dentro che io prima di 10 minuti non arrivo e non voglio saperti lì fuori ad aspettarmi con questo freddo".
Sospirai. "Ai suoi ordini". Il mio buon umore se n'era andato a farsi benedire.
"Dai piccola, non fare così, ma ne abbiamo già discusso e, dato che non hai cambiato idea, oggi ne riparleremo, ma sarà l'ultima volta". Categorico, deciso, come se fosse sicuro di quello che diceva e che gli infastidiva il fatto che io continuassi ad insistere.
"Ci vediamo dopo, Justin" dissi freddamente chiudendo la chiamata senza dargli la possibilità di rispondere e spegnendo subito il telefono. Ero incazzata e probabilmente, se non avessimo trovato un accordo, l'avrei messo a dormire fuori con il cane, di nuovo.

Quando entrai nella sala era già tutto buio. La mia poltroncina era proprio centrale e vicino al corridoio e intorno a me non c'era nessuno, letteralmente. Era come se tutti si fossero seduti lontani da me perché avevo una malattia contagiosa. Le poche persone che c'erano erano sedute in modo da richiudermi in un quadrato... C'era lo zampino di Justin? Nah, non sarebbe capace di fa... No, sarebbe capace e come di farlo. Probabilmente avrà acquistato tutti i posti a sedere attorno a me. Uscire con Justin al cinema veniva a costare più di 15$. Faceva di tutto per proteggermi, anche se otteneva l'effetto di soffocarmi.
Da quando successe quello che successe con Tyler e Alison -perché a casa nostra non si può tirare fuori l'argomento-, Justin e Brian diventarono iper-protettivi. Non potevo far niente se non avevo uno dei ragazzi attorno; per questo trovai strano non averne trovato neanche uno davanti alla mia macchina prima di partire.
Avevo parlato a Justin del fatto che mi sentivo soffocare, privata dalla mia privacy, ma lui non ne volle sapere, su questo era categorico, manco con il sesso son riuscita a convincerlo. So che era un tiro mancino chiedergli una cosa del genere proprio nel suo apice del piacere, ma dopo che avevo trovato Steve fuori dalla porta del bagno ad aspettarmi, non ce la feci più. Volevo poter uscire senza dover portarmi le guardie del corpo. Ero consapevole del perché di tutta quella protezione, ma a volte mi sembrava eccessiva. 
Dopo la sera dello sparo, Justin stette in ospedale per 3 settimane, in cui 2 rimase in coma in pericolo di vita. D'allora erano passate poco più di 6 mesi, ma ancora quel ricordo era vivo nella mia testa. Una delle mie paure più grande da quando avevo conosciuto lui e Brian era quella che uno dei due morisse per salvare me e, quando Justin si prese quella pallottola senza dar traccia di volersi svegliare, il mio mondo cominciò a cadere a pezzi. Per due settimane ebbi paura di perderlo. L'idea di vivere senza di lui mi distruggeva lentamente e arrivai a pensare seriamente di suicidarmi se lui non si fosse svegliato. E' buffo come una persona estranea possa entrare a far parte della tua vita in poco tempo e scombussolarla fino al punto di non poter più vivere senza di lei. Non sapevo come la vedeva Justin. Non sapevo se voleva una relazione, se voleva spossarsi o avere figli. Non ci diedi mai così tanto peso. Quando si svegliò la prima cosa che gli preoccupava era se io fossi sana e salva. Non gli preoccupava il fatto che fosse quasi morto, gli preoccupava che io stessi bene. In quel preciso instante, quando aprì gli occhi e si mise a cercarmi nella stanza, capì di essermi perdutamente innamorata e non c'era più via di ritorno.
Tornammo a casa la settimana dopo il suo risveglio e ci trasferimmo in un altro quartiere. La via era quasi completamente abitata dai ragazzi, fatta eccezione per le ultime due case in fondo alla strada che erano abitate da due famiglie, ogni uno con rispettivi due bambini piccoli. Erano simpatici anche se Justin non mi permetteva spesso di andargli a salutare. Un giorno ne discutemmo e lo mandai a dormire nella cuccia del gatto -il cane arrivò dopo che il gatto scappò via. Rimango ancora convinta che sia stato Jaxon ad avergli aperto la porta-. Jazmyn e Jaxon abitavano con noi, così anche Brain nonostante lui e la sorellina di Bieber stesero insieme. All'inizio lui mi sbraitò addosso perché avevo proposto a Brian di venire a vivere con noi, ma gli disse che se lui non poteva restare me ne sarei andata ad abitare altrove. Quello sembrò accendere una lampadina in testa e non disse più nulla. Quel giorno stesso mi chiese di mettermi insieme a lui e da allora non ci separammo mai più. Non dico che le sono state semplice, perché è stato esattamente l'opposto, ma insieme riuscivamo a completarci.
Mio padre non si era fatto più vedere e la cosa non mi dispiaceva. Justin ogni tanto mi informava di cosa faceva ma niente di che. Lui e i ragazzi continuarono con il loro "lavoro" di sempre, ma questa volta operavano solo nel Canada, senza andare oltre. Insomma, ero la morosa di un boss, anche se non riuscivo a capire di quale tipo... Forse boss della droga oppure delle armi. Non che la cosa mi importasse più di tanto. L'unica cosa importante era che io amavo Justin e lui amava me, anche se non voleva spossarmi o avere figli. Per citare le sue testuale parole: "Non possiamo spossarci. Già il fatto che stiamo insieme porta tanti rischi, immagina se un giorno dovessimo sposarci per non parlare dei figli. Gli metteremmo in pericolo. Per questo non voglio né sposarti o avere figli. Fine della discussione". Sì, la discussione finì, ma con lui che dormiva fuori con il cane sotto la pioggia. Nelle settimane successive ne discutemmo ancora. Volevo sposarmi e avere figli e lo volevo farlo con Justin. Il fatto che lui non la pensasse come me, anche se avendo motivazioni più che valide, mi dava la sensazione che lui non volesse un futuro con me. So che può sembrare assurdo dopo tutto quello che aveva fatto per me e quello che continuava a fare, ma il matrimonio è sinonimo di "per sempre" e il fatto che lui non lo volessi mi faceva pensare che non ci sarebbe stato un "per sempre" per noi.
 
A distrarmi da quei pensieri fu la canzoncina che di solito è presente in tutti i film, l'unica differenza era che, la musichetta che sentiva era la canzone "Thinking Out Loud" di Ed Sheeran, il mio cantante preferito.
Il video cominciò con una inquadratura su Ed per poi spostarsi sugli altri componenti che si stavano preparando. Una volta pronti, il cantante prese in mano il microfono e disse l'ultima cosa che mi sarei aspetta: "Questo è per te. Godetelo, Summer!".
Okay, quanta possibilità c'era che si stesse riferendo proprio a me? A Summer Anne Jones??
Lo schermo si scurì brevemente, sempre con il sottofondo di Sheeran, per poi aprirsi ed inquadrare l'unico uomo che avrebbe potuto fare una cosa del genere per me.
"Summer," cominciò Justin, seduto proprio nel posto dove io mi trovavo, "Al nostro primo appuntamento, ti portai proprio qua, in questo cinema… D'allora sono passati 6 mesi e ancora oggi mi domando perché ci ho messo tanto prima di chiederti di uscire, ufficialmente" una risatina uscì dalla sua bocca. "Sì, lo so che eravamo in un periodo un po' particolare: tu ti dovevi sposare con Dylan, poi il rapimento, io in coma e tutto il resto... Nonostante tutto questo continuo a pensare che abbia aspettato troppo per chiederti di uscire... Avevamo fatto altre cose prima di quella uscita, ma niente era stato poi uguale da quella sera al cinema.
“Sei entrata nella mia vita e non sei più voluta uscire. Potrebbe sembrare il contrario, ma mi hai salvato, Summer. Sei stato il mio angelo custode da quando ti ho messo gli occhi adesso. Mi sei rimasta vicina quando credevo che il mio mondo stesse andando a rottoli... Ti sei presa cura di Jazmyn, di Jaxon e anche di quel deficiente di tuo fratello, Brian… In poco tempo sei entrata a far parte della nostra famiglia allargata e vorrei che tu continuassi a far parte, perché… Perché perderti significherebbe perdere anche una parte di me… Sei diventata come un tatuaggio: indelebile… Fai parte di me e morirei se sapessi che ti potrebbe succedere qualcosa, come morirei se tu mi decessi di no… So che ti ho detto di non volerti sposare o avere figli, perché questo metterebbe a rischio tutti, soprattutto tu, ma il rischio ormai fa parte della nostra vita e se non ti chiedessi di diventare mia moglie, credo che rimpiangerei questo mio errore a vita… Voglio trattarti come una Regina… Voglio essere il tuo Re… Perciò…”
Summer Anne Jones” di fianco a me, in ginocchio e con una scatolina di velluto aperto, vestito con uno smoking nero, c’era Justin. “Vuoi sposarmi?”. Nei suoi occhi c’era un misto eccitazione e paura. Come poteva pensare che gli decessi di no dopo tutto quello che aveva fatto per me?
Mi coprii la bocca con le mani, per lo stupore. Improvvisamente sentii la gola secca… L’unica cosa che riuscii a fare fu annuire, mentre le lacrime ormai scorrevano da sole senza darmi la possibilità di fermarle.
Justin mi infilò l’anello e mi prese il viso fra le sue mani. “Ti amo così tanto, Justin” dissi prima che le nostre labbra si toccassero. “Anch’io, futura signora Bieber”. A quelle parole scoppia a ridere e un urlo di ‘Congratulazioni’ e ‘Auguri’ riempì il cinema, con tanto di palloncini rossi e coriandoli. In sala c’erano tutti i nostri amici e mi sentii arrossire da testa a piedi.
“Vieni, piccola. Ho un’altra sorpresa per te”. Prendendo una mia mano, mi trascinò fuori da cinema dove mi stava aspettando un tappeto rosso che portava direttamente a due di quelle sedie medievali a forma di trono, che erano posizionate sotto un palco. Spalancai la bocca quando mi accorsi di chi ci fosse sopra.
Justin mi guardò divertito e mi accompagnò fino alla mia sedia. Mi mise sulla testa una corona da regina e lui fece lo stesso. Si sedette vicino a me, con la corona da re in testa e intrecciò le nostre dita.
Io lo guardai sbalordita, mentre cercavo di realizzare che quello che ci stava dando di spalle fosse realmente chi credevo che fossi. “E’ Ed She…” le parole mi morirono in gola dall’emozione.
“Sembra quasi che tu sia più felice di essere qui che della mia proposta” scherzò Justin.
“Sciocchino! Tu non potresti competere con il mio Ed neanche lontanamente… Se lui mi chiedesse di scapare ora con lui, non ci penserei due volta ad acetare”.
“Grazie eh” si finse offeso.
“Non c’è di che” gli feci l’occhiolino. “Ricordarti soltanto che ho acetato di sposare te... Non ti libererai di me tanto facilmente”.
“Non chiedo di meglio” e con il bacio che segui dopo, cercò di trasmettermi tutto la sua felicità nel poter passare il resto della sua vita con me.
Non sapevamo, però, che Dio aveva progetti diversi per noi.
 
6 anni dopo
 
“Sono questi i momenti che voglio che ti ricordi… Non questi di me sempre stanca, magra e su un lettino di ospedale, Justin” mi disse.
“Ci sposammo un anno dopo la mia proposta. Catherine era appena nata ed io non potevo essere più contento di essere diventato papà… La canzone di sotto fondo era Thinking Out Loud... Solo te potevi sceglierla al posto della ‘Marcia Nuziale’” risi al ricordo.
“Me la canteresti, Justin? Per favore” chiese, accoccolandosi di più a me.
“Farei qualunque cosa tu mi chiedessi, piccola” le bacia la fronte come se fosse una bambina e, sussurrandole nell’orecchio, comincia a cantare.
“When your legs don’t work like they used to before
And I can’t sweep you off of your feet
Will your mouth still remember the taste of my love
Will your eyes still smile from your cheeks
And darling, I will be loving you till we’re seventy
And baby my heart could still fall as hard at twenty three
And I’m thinking ‘about how people fall in love in mysterious ways
Oh me I fall in love with you every single day
And I just wanna tell you I am
So honey now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I’m thinking out loud
Maybe we found love right where we are”
Summer scoppiò a piangere.
“Non potremo invecchiare insieme, Justin... Non potrò vedere i nostri figli crescere... Perderò il primo fidanzatino di Catherine, il primo dentino caduto di Christian, il suo primo guaio… perderò tutto e perderò te… Non arriverò mai a settant’anni”
Darling, I will be loving you till we’re seventy
And baby my heart could still fall as hard at twenty three
” le ripetei le due strofe della canzone. “Tu potrai anche non esserci più, ma io continuerò ad amarti anche oltre i 70 anni, proprio con la stessa intensità di come mi innamorai quando ne avevamo 23… Sei l’unica donna che sia mai riuscita ad entrare nel mio cuore e quel posto avrà per sempre solo il tuo nome.
Baby your smile’s forever in my mind and memory” cantai ancora. “Non potrei mai dimenticarlo soprattutto quando l’altra donna della mia vita porta il tuo stesso sorriso”.
Le diedi un bacio casto ma che dietro nascondeva tante cose. Dovevo essere forte, per lei e per i due angeli che stavano dormendo abbracciati a noi.
Summer mi abbracciò ancora più stretto prima di chiudere gli occhi e lasciarsi culare nel mondo dei sogni con me che le cantavo la sua canzone preferita.
“Ti amo Justin, non scordatelo mai” furono le sue ultime parole prima di addormentarsi.
“Anch’io, piccola mia. Non puoi capire quanto”. Fu in quel momento che lasciai che le lacrime scorressero lungo la mia guancia, mentre continuavo a cantare con voce roca.
L’avevo capito, con quel ultimo bacio, con quel ultimo sguardo, con quelle ultime parole, che sarebbe stato l’ultima volta di tutto.
Continuavo a cantare mentre la stringevo sempre più forte a me. Mi stavo aggrappando a lei ancora una volta. Se l’avessi lasciata, mi sarei reso conto di averla persa realmente. Tenerla stretta a me, mi dava una speranza... una speranza inesistente, perché sapevo che lei non sarebbe più tornata indietro… Eppure la tenevo stretta a me, con la faccia nascosta fra i suoi capelli mentre gli annusavo. Avevano ancora il suo solito profumo di shampoo al cocco.
“Papà?” una voce solite, ancora da bambina, mi chiamò. Alzai la testa e mi trovai gli occhioni di Catherine. Erano identici a quelli di sua madre. “Papà” mi chiamò ancora mentre mi guardava negli occhi e realizzava quello che fosse successo. Era tanto intelligenti per una bambina di 5 anni. Non le dovetti spiegare niente. Si avvicinò a me e mi abbracciò, per poi allontanarsi e chinarsi per dare un bacio a stampo a sua madre, come erano solite a fare. “Ti amo, mamma” le disse prima che anche lei scoppiasse a piangere.
“Andrà tutto bene, bambina mia. Te lo prometto” la presi fra le mie braccia e restammo lì, abbracciati aspettando in un miracolo che non sarebbe mai accaduto.
 
60 anni dopo
 
Sul lettino d’ospedale soltanto un viso mi veniva in mente. Un viso che non avevo mai dimenticato, che continuava a tornarmi in mente, sempre. Anche ora, negli ultimi minuti della mia intera vita… 60 anni erano passati eppure nessun’altra donna era riuscita a prendere il suo posto. Era la mia anima gemella e lo sarebbe stato fino alla fine dei miei giorni, come le avevo promesso.
Presi la foto che tenevo piegato sotto il cuscino e la guardai. Sembrava passato poco tempo dal quel giorno. Lei indossava un visto bianco, stile principessa della Disney ed io ero in smoking. Stavamo ballando. Il nostro primo ballo da marito e moglie, da Signor e Signora Bieber.
Non ho mai rimpianto un solo giorno da quando l’avevo conosciuta. Avevamo vissuto al massimo quel poco tempo insieme e non c’è stato un solo giorno noioso con lei. Lei rendeva tutto più bello.. Lei migliorava ogni cosa. Senza di lei mi sarei perso lungo il cammino e non c’è stato giorno che non ho passato ringraziandola di avermi trovato e salvato. Il mio angelo custode.
 
Mi hai migliorato, mi hai dato due splendidi figli che a loro volta mi hanno dato dei stupendi nipotini… Mi hai dato gli anni più belli della mia vita. Ti ho amato con tutto me stesso e anche ora, che sono su questo lettino di ospedale, circondato dai nostri figli e dai nostri nipoti, che aspettano che io inali il mio ultimo respiro, il mio pensiero va a te, amore mio. Dopo 60 anni di lontananza, potremo ricongiungerci ed avere finalmente il nostro “E vivessero felice e contenti”. Questa volta niente e nessun potrà impedircelo.
“Ti amo, angelo mio” furono le mie ultime parole, prima di chiudere gli occhi e andare a prendere quello che è mio: il mio angelo custode, la mia regina.
 
Oh maybe we found love right where we are.
 

THE END.
 
 
  
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