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Autore: Aranel of Mirkwood    07/03/2016    5 recensioni
Scrivere una storia è sempre una sfida, si cerca di emozionare, stupire a volte, si cerca di far vivere un avventura; ma in cosa consiste la sfida in questo caso particolare? Dare voce a chi non ne ha una, dare vita a chi non l’ha mai avuta.
Dalla storia: La pioggia iniziava a diminuire e le cascate d'acqua che fuoriuscivano dai gargoyles iniziavano a farsi più piccole fino a scomparire, ma c'erano delle gocce che non accennavano a smettere di bagnare il corpo di uno di quei mostri; non era più pioggia, erano lacrime.
Yls, era quello il suo nome, una delle gargoyles di pietra grigia più piccole, che adornavano le parti più nascoste dell’edificio; non era come le altre creature fantasiose, aveva delle striature biancastre perché non era della stessa pietra delle sue sorelle, lei era nata da uno scarto, creata solamente per arrivare al “numero giusto”. [...] - forse non avrei dovuto portarti fin qui – commentò amaramente Gryls - forse avrei dovuto conoscerti prima – Yls gli sorrise per poi voltarsi nuovamente verso la strada – ha passato la mia vita a guardare le persone, tu mi hai fatto vedere il mondo –
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gargoyles.

Questa non è la solita storia. Si tratta di una sorta di esperimento nato da una sfida postami da Red Valley. Scrivere una storia è sempre una sfida, si cerca di emozionare, stupire a volte, si cerca di far vivere un avventura; ma in cosa consiste la sfida in questo caso particolare? Dare voce a chi non ne ha una, dare vita a chi non l’ha mai avuta. 
Non dico altro e vi lascio alla lettura sperando possa piacervi, lasciate un commento, ci tengo molto ad avere pareri su questo esperimento.

Conteggio parole: 2.242


Un altra  fredda ed umida serata autunnale. Le foglie rosse e gialle cadevano dagli alberi danzando il loro ultimo ballo, prima di sfiorare le pozze lasciate dalla pioggia increspandone la superficie. Gli alberi parevano piangere la morte delle loro foglie quando la pioggia iniziava a scendere dal cielo plumbeo.
Dall’alto delle guglie finemente lavorate della cattedrale le gargoyles  osservavano in silenzio la piazza deserta. Si poteva solamente udire il rumore della pioggia sul selciato e sulle foglie, sui tetti e nelle grondaie; i mostri di pietra riversavano a terra l’acqua che scorreva sui tetti della cattedrale producendo cascate che producevano uno scroscio incessante.
Sotto la pioggia autunnale ogni cosa pareva fermarsi in città, come se per quell’arco di tempo l’orologio dell’alto campanile della chiesa avesse smesso di girare. Una pioggia triste, che a volte durava ore, apparendo come una sorta di pianto sulla pietra fredda delle creature dall’apparenza mostruosa che torreggiavano sulla cima della cattedrale.
La notte ormai avvolgeva la città addormentata con il suo mantello nero, le nubi non si erano diradate e la pioggia continuava scendere sulle ampie vetrate della cattedrale che, con l’arrivare del buio, avevano perso i loro colori.
Un colpo secco, non udibile se non dall’alloggiamento delle campane, ed entrambe le lancette dorate dell’orologio di pietra bianca si riportarono in posizione verticale segnando l’arrivo della mezzanotte. La pioggia iniziava a diminuire e le cascate d'acqua che fuoriuscivano dai gargoyles iniziavano a farsi più piccole fino a scomparire, ma c'erano delle gocce che non accennavano a smettere di bagnare il corpo di uno di quei mostri; non era più pioggia, erano lacrime.
Yls, era quello il suo nome, una delle gargoyles di pietra grigia più piccole, che adornavano le parti più nascoste dell’edificio; non era come le altre creature fantasiose, aveva delle striature biancastre perché non era della stessa pietra delle sue sorelle, lei era nata da uno scarto, creata solamente per arrivare al “numero giusto”.
Yls non ricordava la forma di un drago come le sue sorelle più grandi, figure monumentali di pietra più scura dotate di grandi ali, forti zampe leonine e teste capaci di incutere timore a chiunque; né la forma di un incubus , come le sue sorelle più piccole. Quella piccola gargolla  striata era diversa perché il blocco di pietra dal quale era stata ricavata non aveva dimensioni nemmeno simili a quelle dei pezzi utilizzati per scolpire le altre garguglie .
Yls era in realtà più piccola delle altre gargolle, lo scultore aveva pensato che nessuno se ne sarebbe mai accorto; infatti si trattava di una differenza minima guardandole dalla piazza ma una differenza certamente più importante osservandole da vicino. Alla piccola gargoyle quella differenza pesava, si sentiva diversa, era diversa.
Lei non possedeva alcun tratto umano o da folletto diversamente dalle sue sorelle, sembrava un drago ma molto più piccolo e senza tratti felini; era una sorta di ibrido, inserito all’ultimo momento, e per questo non era mai piaciuta alle sue sorelle.
Aveva smesso di piovere completamente e le gargoyles potevano approfittare dell’incanto della notte senza venir meno al loro compito; Grols, uno dei draghi più imponenti, scosse la sua lunga coda producendo una serie di scricchiolii, dovuti alla giornata passata nella più completa immobilità.
-potresti anche muoverti, ormai non cade più pioggia – quella voce sempre acida scosse la piccola gargolla dal suo torpore, i modi di Gall, la sua compagna di gronda, non erano di certo migliorati dopo quella grigia giornata. Mosse le zampe per tirarsi indietro dal bordo del tetto lasciandosi sfuggire un sospiro, era stufa di quella situazione.
Yls sognava di poter vedere il mondo, o almeno la città, ma purtroppo il suo essere gargolla la teneva inchiodata sui pendii delle coperture della cattedrale, costretta a guardare quel mondo che tanto desiderava in disparte dall’alto di quelle guglie di marmo così lontane.
Non c'era giorno in cui il desiderio non la consumasse; le giornate scorrevano lente guardando la piazza piena di vita; molte volte aveva desiderato di lasciare quel tetto per mescolarsi alla vita, ma non le era permesso; durante il giorno il suo corpo era bloccato nella posizione che lo scultore le aveva dato il giorno in cui era nata e quando calava la notte la vita non era più alla sua portata.
Vedeva le luci nelle case spegnersi una dopo l’altra mentre lei aspettava lo scoccare della mezzanotte dal suo piedistallo di marmo; la tristezza cresceva trasformandosi in lacrime, ma l’acqua che riempiva i suoi occhi non sarebbe uscita fino all’inizio dell’incanto, solamente la pioggia poteva piangere per lei.
Gli scricchiolii provenienti dalla postazione di Grols la riportarono alla realtà ed il ticchettio incessante dell’orologio sul campanile le ricordò che il tempo non aveva smesso di seguire il suo corso: aveva solo una notte prima d  ritrovarsi nuovamente prigioniera della struttura sulla quale era stata posta. Vide Grols lasciare il suo posto ed arrampicarsi con movimenti fin troppo eleganti su una delle vele  più alte, avrebbe potuto spostarsi anche lei dal cornicione ma non lo avrebbe fatto, sarebbe rimasta come ogni notte a fissare la città che tanto desiderava.
-l’incanto non funziona su di te? Potresti guardarti un po’ in giro visto che già passi tutto il giorno a piangere – la schernì Gall, sempre con i suoi modi poco gentili; non era la prima volta che le rivolgeva parole del genere, ma solamente in quel momento Yls realizzò che era proprio ciò che doveva fare. Doveva muoversi da quel tetto, superare i pinnacoli e raggiungere i davanzali dei palazzi circostanti; doveva vedere tutto ciò che poteva, era inutile piangere per la vita che non poteva avere. Si alzò dalla gronda stirando le zampe per liberarsi completamente dal torpore
-hey, aspetta! Dove hai intenzione di andare!? – Gall quasi gridò cercando di ottenere l’attenzione della piccola gargolla striata, ma quest’ultima la ignorò – non puoi andartene in giro dove ti pare! – davvero non poteva? Cosa aveva da perdere? Il suo posto su un tetto per far fluire la pioggia lontano dai muri della costruzione? Non era quello che voleva.

Non si era mai mossa prima sulle tegole delle vele; a dire il vero non si era mai spinta nemmeno al di fuori della linea bianca disegnata dalla gronda sul rosso del cotto che ricopriva il tetto. Non si era mai avvicinata nemmeno ai pinnacoli  che svettavano sulla cima del tetto. Eppure era lì, aveva superato i costoloni  sporgenti e si era incamminata sugli archi rampanti  per raggiungere i tetti aguzzi dei pinnacoli. Una volta salita sulla cima rimase a fissare la pallida luna che faceva capolino da dietro le nuvole color piombo che graffiavano il mantello blu della notte, affascinata da quello spettacolo che non aveva mai visto, la piccola gargolla rimase come vittima di un incanto: era sempre stata cosi  impegnata a fissare il lastricato della piazza da non essersi mai accorta di quanto potesse essere bello il cielo.
Ripensò alla primavera ormai finita, quando i grandi alberi nella aiuole della piazza erano in fiore ed il loro profumo dolce arrivava fino alla cima delle guglie; non gli aveva mai dato troppa importanza, per lei primavera significava folla, passava la giornata a guardare l’andirivieni degli abitanti della città e ad ascoltare lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli sul selciato.
- Ehi tu! - istintivamente Yls si girò nella direzione dalla quale aveva sentito provenire la voce - si, dico a te! Cosa sei? Una zebra? - chi stava parlando? L'aveva veramente scambiata per una zebra? La piccola gargolla non riusciva ad identificare la fonte dalla quale proveniva la voce; forse si trattava solamente di uno scherzo del vento notturno, decise di non darvi troppa importanza e tornò ad osservare il cielo sopra di lei
- molto bello questa notte, vero? - la voce la fece sobbalzare e voltandosi vide una figura, sembrava … una delle sue sorelle maggiori? - oh, scusami, forse ti ho spaventata! Io sono Gryls - Yls rimase in silenzio a fissare interdetta quel drago dalle zampe leonine, di certo il suo piedistallo non era affatto vicino a quello di Yls né a quello di Grols o Gall, non l’aveva mai visto da quelle parti – hem ... Questo sarebbe il momento in cui tu dici “oh, ciao Gryls”, “ma che piacere conoscerti Gryls” - Yls non rispose, il comportamento di quella gargoyle era alquanto bizzarro – okay, lasciamo perdere. Tu chi sei? – 
- oh, io sono Yls – rispose lei per non apparire maleducata
- hai deciso di lasciare il tuo piedistallo e spingerti fin quassù? Notevole –
- beh mi pare che anche tu lo abbia fatto –
- oh, si. Lo faccio da molto tempo. È molto più bello fare un giro sui tetti della città che rimanere quassù anche la notte. Credo che fissiamo già troppo a lungo questa piazza, insomma meglio cambiare panorama no? – le sembrava così stano sentire gli stessi pensieri che iniziavano a nascere nella sua mente detti da qualcun'altro
- lasciare la cattedrale? –
- si perché no? Non è anche il tuo sogno? – Yls non lo sapeva. Forse si, sognava anche lei di lasciare quella costruzione per avventurarsi sui tetti di cotto rosso delle case che circondavano la piazza della chiesa, però ... Aveva paura. Insomma non si era mai spinta così lontano dalla sua gronda e non era certa di volersi allontanare ulteriormente
- io non lo so, non credo sia ... Una cosa sicura –
- ma dai! Io lo faccio tutte le notti! Vieni con me coraggio, ti assicuro che non te ne pentirai! – quelle parole erano così maledettamente invitanti, quanto avrebbe voluto seguirlo, però continuava a pensare che non fosse la cosa giusta.  Era ancora persa nei suoi pensieri quando vide il grosso drago allontanarsi per poi prepararsi a balzare sul tetto della casa di fronte all’arco rapante sul quale era salito
- aspetta! – non sapeva per quale motivo l’aveva fermato ma se la sua ragione le diceva di limitarsi ad esplorare le coperture della cattedrale il suo cuore le diceva di seguirlo
- vieni allora! – raggiunse senza troppo sforzo la gronda della casa producendo un tonfo, Yls decise di provare a ricorrere alle sue ali, erano abbastanza grandi da poterla reggere al contrario di quelle delle altre gargolle, ed in un attimo fu da Gryls
Passarono da un tetto all’altro sotto la luce della luna che con grande sforzo sfuggiva alle nuvole plumbee cariche di pioggia, Yls non si era mai sentita così felice e libera, non riusciva a credere di essersi persa così tante cose negli anni! Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, non dover tornare alla cattedrale mai più e poter finalmente vivere nel mondo.
Il tempo passava ma le due gargolle nemmeno se ne rendevano conto, la città non era molto grande ma Yls ad ogni angolo trovava qualcosa di nuovo da osservare e Gryls di certo non le metteva fretta.
Cosi impegnata ad osservare la gente nella piazza, Yls non aveva nemmeno mai fatto caso a quanto potessero essere belli i riflessi della luna nelle pozzanghere e sulle superfici bagnate, non aveva nemmeno mai fatto caso ad i colori che si potevano scorgere nonostante la luce lunare fosse molto più debole di quella del sole. Era tutto bellissimo, sembrava quasi una qualche magia di una fata notturna.
Ma il tempo continuava a correre senza pietà e le due gargolle non se ne accorsero fino a quando notarono un bagliore più intenso nel cielo: il sole stava nascendo lanciando timidi bagliori dorati oltre i tetti ancora bagnati della città facendoli brillare come se fossero stati coperti di polvere di diamanti. Non c'era tempo per tornare indietro ed in realtà nessuno lo voleva. Con i pochi istanti che gli erano rimasti Yls e Gryls si arrampicarono sulle mura della città sfruttando i rampicanti consapevoli del fatto che lontano dalla cattedrale l’incanto non avrebbe avuto effetto su di loro.
Rimasero li, sul portale della città guardando verso la campagna mentre il sole iniziava a pietrificare i loro corpi
- forse non avrei dovuto portarti fin qui – commentò amaramente Gryls
- forse avrei dovuto conoscerti prima – Yls gli sorrise per poi voltarsi nuovamente verso la strada – ha passato la mia vita a guardare le persone, tu mi hai fatto vedere il mondo – 




Angolo dell’autore.
Questa storia è stata una vera e propria “mission impossible”, non è stato facile trovare un modo per dare sentimenti ed un anima ad un oggetto inanimato come una gargolla. Certo, non metto in dubbio che si tratti di un racconto più che strano ma appunto per questo credo proprio possa rientrare nel genere fantasy, d’altronde cosa è un racconto fantasy senza fantasia?
Ho cercato di creare una sorta di viaggio sui tetti della città nel tentativo di dare una caratterizzazione al mio personaggio, non so se ci sono riuscita completamente, ma posso comunque dire di averci provato.
Spero nessuno sia stato infastidito dai milioni di note dovuti principalmente ai termini architettonici, ho pensato potessero essere utili per chi non conosce l’architettura. Ah già e nemmeno dalle mie descrizioni chilometriche, adoro i dettagli, non riesco proprio a trattenermi.
Ho chiamato Yls la piccola garguglia prendendo delle lettere proprio dalla parola gargoYLeS semplicemente perché non avevo idea di come si potesse chiamare una gargolla e mi è sembrato un buon modo per trovarne uno. Stesso motivo per gli altri nomi utilizzati: GaRgOyLS e GArgoLLa; un po’ diverso è Gryls (GaRgoYLS) il suo nome contiene “Yls” per un motivo ben preciso: è una gargolla come le altre ma capisce i desideri di Yls. La decisione di utilizzare per tutti i nomi l’iniziale “G” e per la protagonista la “Y” non è casuale ma una sorta di sottolineatura del suo essere diversa dalle altre gargoyles.


A presto,
Aranel

  
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