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Autore: Earth    10/03/2016    3 recensioni
Questa storia narrerà dei fatti di un futuro lontano, lontanissimo.
Di un tempo in cui di Soli ve ne saranno a milioni e le stelle si conteranno sulla punta delle dita.
Racconterà di quello che viene dopo le avventure, dopo che i cuori saranno stati rattoppati e anche gli orologi avranno finito i rintocchi.
Se vorrete potrete leggere di quell'ultima, fuggevole, volta in cui Dalia Black e Malachite Braian Comei s'incontreranno, persi tra le schegge dell'universo.
(Non è il sequel di niente, è da leggere autonomamente.)
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest Buona la prima! La sfida. indetto da Lady.EFP sul forum di EFP


Note tecniche: Mi sono chiesta come potranno le creature che popoleranno, in futuro, il cosmo intendersi tutti sulla stessa idea di tempo. Cioè: i nostri giorni, mesi, stagioni e anni derivano dal moto della Terra, dalla sua angolazione e dalla sua orbita, ma se andiamo su Marte, su Giove o su Krypton questi tempi variano, e tanto. Allora per far si che io, voi e i protagonisti di questa storiella pensassimo tutti il tempo nello stesso modo ho ideato i giorni-Greenwich, che non sono altro che i giorni di oggi: una convenzione cosmica per rendere più chiare le cose. Grazie per l'attenzione ^.^


font-corsivi



I NAVIGANTI



I bambini di Porthaven scrutavano il cielo.
Se ne stavano lì, con gli sguardi fissi, i nasi all'insù e, chi le aveva, anche le antenne puntate verso la volta grigia che sovrastava la città.
Alfa Centauri aveva ormai raggiunto il suo punto più alto verso nord e la giornata andava scivolando verso le ore ombreggiate della seconda metà del dì.
La maggior parte delle ragazzine e dei marmocchi che abitavano la pianura oltre i grattacieli avevano passato tutta la mattina appollaiati sui balconi, seduti sui gradini della piazza e, i più audaci, arrampicati sopra le locomotive, a fare a gara a chi scorgeva per primo, dietro le nuvole scolorite, una della navi dai colori brillanti e metallici che, nel giro di poche lune, avrebbero riempito, come caramelle in un barattolo, l'astroporto della città.
E i bambini di Porthaven erano diventati esperti in questa loro attività, tanto da indirne un torneo; una gara che si sarebbe conclusa solo con l'arrivo della Costellazione del Cigno che si sarebbe portata via tutti gli stranieri.
Nelle ultime settimane la baia si era riempita di stranieri; di gente curiosa che andava e veniva, ciondolando tra le strade e i bazar del mercato.
Era facile riconoscerli, gli stranieri. Erano quelli dai vestiti variopinti e dalla pelle disegnata, quelli con la risata grossa e frizzate; quelli con marchingegni scricchiolanti e qualche drone alle calcagne. Erano quelli che le mamme squadravano sospettose, che sorridevano alle occhiatacce e che raccontavano storie sotto le stelle.
Erano i Naviganti.

Uno stormo di fenicotteri sbiaditi sonnecchiava piano sopra le tende del vecchio emporio che riempiva, con le sue bancarelle tintinnanti dalle fragranze esotiche, il piazzale dai mattoni rossi antistante la banchina.
Tra la folla – un mix di curiosi, signorotti in giacca e cravatta, governanti che si affrettavano ad assicurarsi la merce migliore e qualche ologramma in pensione – una giovane dai ricci color indaco e una grossa valigia rattoppata procedeva, senza troppa premura, verso il porto.
La ragazza bazzicò per qualche minuto tra i banchi carichi di odori e sapori cangianti, si fermò ad assaggiare qualche leccornia che una vecchia maliarda le aveva offerto e poi, facendosi spazio tra gli schiamazzi e i mormorii, arrivò fino a dove dormivano le navi-spaziali.
Sfilò davanti alla maggior parte delle navicelle; superò i battelli piccoli e traballanti degli abitanti e si tenne alla larga da quelli grossi e spigolosi della guardia locale. Poi, mentre qualcuno gridava ad un gatto randagio di girare alla larga dalla propria cena, si fermò davanti a una nave grande e colorata, una di quelle che i bambini avevano visto arrivare la sera precedente scivolando nel cielo luminoso della notte.
« Dalia, con questo vestito è incantevole! » La giovane dai capelli indaco si voltò e sorrise al saturniano che accennava ad un inchino al suo indirizzo. « Il rosso le dona particolarmente gliel'ho mai detto? Mi ricorda uno dei fiori che incontrai nelle vecchie Terre del Sole... »
« Salve Signor Willy, non sapevo che sarebbe venuto anche lei » lo salutò la ragazza.
L'omino, incerto sulle gambe magre, si tirò su mentre le labbra gli si arricciavano in un sorriso compiaciuto: « già, nemmeno io me lo aspettavo » sogghignò « ma, a quanto pare, le mie conoscenze di botanica sono indispensabili. »
Dalia ridacchiò al gesticolare dell'uomo, che si lisciò i baffi con un po' troppa veemenza.
« Una mano con i bagagli? » le chiese avvicinandosi la valigia anti-gravità che la seguiva.
« Willy potresti smetterla di fare il cascamorto? Mi vine la nausea » una vocina stridula alle loro spalle le fece alzare gli occhi al cielo.
« Bathilda! » Dalia si voltò e la salutò con un cenno del capo « ti hanno rilasciata dopo l'esplosione su Taos87 a quanto vedo. »
Bathilda si sistemò sulla nuca gli occhiali da aviatore che doveva aver sgraffignato in qualche museo « diciamo che mi sono presa una piccola vacanza » disse avanzando sul ponte metallico e facendo un paio di piroette leggermente coreografiche « non credo se ne accorgeranno prima di un paio di giorni-Greenwich » aggiunse passandosi una mano palmata sul collo.
« Signorina Bath, dal canto mio, posso dirle che la trovo benissimo » le disse Willy, non dissimulando una nota di disapprovazione nella voce.
Dalia rise agli sguardi ostili che corsero tra i due « non iniziate a litigare adesso, altrimenti ci lasciano a terra! »
Bathilda fece come se niente fosse e, fermato un garzone nelle vicinanze, si assicurò che i suoi bagagli raggiungessero il proprio alloggio.
Poi, mentre Dalia osservava i riflessi bianchi e azzurri che si ingarbugliavano sulla parete lucida della navicella, Bathilda Bath le si avvicinò: « Guardate un po', addirittura Comei sono andati a ripescare. »
Dalia seguì il suo sguardo fino a dove la banchina di mescolava con il mercato: un giovane dalla pelle ambrata e i vestiti eleganti stava salutando un gruppo di ragazzine sognati che non facevano altro che cinguettare, come canarini in gabbia.
Osservò le mani inguantate di lui che, come un fachiro incanta un serpente, continuava a ridere con le civettuole Prthaveniane e si ritrovò a pensare che il viaggio sarebbe stato più lungo del previsto.
Dalia si sistemò i capelli che il vento caldo del sud continuava a solleticare « oh sì, questa volta il Capitano ha fatto le cose in grande » disse e, mentre i circuiti di riconoscimento vocale si attivavano sul ponte, seguì gli altri all'interno della nave.
« E comunque » le sussurrò Bathilda « Willy non ha mai nemmeno visto un ologramma delle Terre del Sole. »





# Informazioni di servizio ^.^: Salve a tutti! Questa è la mia primissima long originale e ne sono un po terrorizzata >.< Ma voglio essere sincera: se state cercando battaglie epiche, trame complesse, intrecci arzigogolati, scene d'azione o inseguitemi nello spazio profondo... mi dispiace, ma questa storia non fa per voi. Se vorrete iniziare a leggerla vi troverete a fare i conti con personaggi un po' evanescenti dalle tante chiacchiere sconclusionate, pensieri pseudo-filosofeggianti e un sacco di informazioni sbagliate ( inventate di sana pianta ) sulle leggi di un ipotetico, a tratti forse vagamente distopico, futuro lontano in cui il mondo, e la Terra, come li intendiamo oggi sono leggenda. Ci tengo a ringraziare TortaMillefoglie, Avenal, CeciliaDeedlit, NeuPreussen, skadex, Paperetta@ e milla4 per aver risposto alla discussione che avevo aperto sul forum ( spero di non aver dimenticato nessuno ) :-)
In ultimo: questo racconto prende spunto dal contest “Verso l'infinito e oltre!” indetto da Najara sul forum di EFP.

   
 
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