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Autore: Jules_Weasley    10/03/2016    2 recensioni
La prova del nove è il seguito della OS "Il matrimonio di Bellatrix" (a sua volta spin-off della long "Una strega in famiglia"). Pertanto, prima di leggere questo racconto, dovete aver letto entrambe, altrimenti non si capisce nulla; soprattutto il personaggio di Trixy Zabini e il suo rapporto con Fred Weasley Junior.
Fred e Trixy, dopo due anni, stanno ancora insieme; ma Bellatrix non si decide a parlare con i suoi famigliari e a lasciare Villa Zabini dove, intanto, i preparativi per il matrimonio combinato con Scorpius Malfoy procedono a ritmi serrati, e la data si avvicina inesorabilmente. Trixy, per porre rimedio alla situazione, dovrà trovare una soluzione - e che stavolta sia definitiva...
-DAL TESTO-
"Devo trovare un modo per lasciare casa mia prima di allora. Intorno al Maniero ci sono delle protezioni, ovviamente; ma non è questo il punto. Una volta oltre i cancelli posso Smaterializzarmi quando voglio".
"E allora qual'è il problema?" chiese James. "Puoi andartene anche ora".
"Ieri sono tornata a casa dopo aver passato un po' di tempo da te" e qui si rivolse a Fred, che annuì.
"E allora?" domandò Lorcan, curioso.
"E' successo qualcosa che ha cambiato del tutto la situazione".
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Fred Weasley Jr, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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IMPORTANTE:


La prova del nove è il seguito della OS Il matrimonio di Bellatrix (a sua volta spin-off della long Una strega in famiglia). Pertanto, prima di leggere questo racconto, dovete aver letto entrambe, altrimenti non si capisce nulla, soprattutto il personaggio di Trixy Zabini e il rapporto con Fred Weasley Junior.

La prova del nove sarà composta, penso, di tre capitoletti; è quindi una mini-long. Mi auguro che le vicende di alcuni personaggi di Una strega in famiglia possano ancora appassionare chi ha seguito, a suo tempo, la storia. Magari, chi invece non l'ha seguita, potrebbe darmi fiducia e leggerla. Io ve la butto lì, è solo un'idea ;)




SOMMARIO: Fred e Trixy (per gli amici Frixy), dopo due anni, stanno ancora insieme, ma Bellatrix non si è ancora decisa a parlare con i suoi famigliari e a lasciare Villa Zabini. I preparativi per il matrimonio combinato con Scorpius Malfoy procedono e la data si avvicina. Trixy dovrà trovare una soluzione, stavolta definitiva.










Li avevamo lasciati così...



«E se provassimo a... frequentarci?» le chiese lui [...]

Trixy aveva chiara la risposta nella propria mente ma, non sapendo come esprimersi, non fece altro che attirarlo nuovamente verso di sè e lasciargli un bacio a stampo sulle labbra, che si curvarono in un sorriso soddisfatto.

«Lo prendo come un sì» bisbigliò Fred ridacchiando e stringendola dolcemente tra le braccia.





Due anni dopo...



LA PROVA DEL NOVE


Liberi come eravamo ieri

ho dei centimetri

di cielo sotto i piedi

adesso tiro la maniglia

della porta e vado fuori [...]


Samuele Bersani – Giudizi Universali





Capitolo uno: La prova del nove



"Vedi di star ferma!" fu il grugnito che Pansy rivolse a sua figlia. La ragazza – lunghi boccoli neri e occhi del medesimo colore – sbuffò d'impazienza e si mosse di nuovo.

"Non ce la faccio più!" si lagnò. Era stufa di starsene impalata sul piedistallo in un atelier di alta sartoria, con quell'orrido vestito crema indosso.

Come se non bastasse, la sarta dai lineamenti arcigni sembrava trarre una sorta di sadico piacere nel pungerla con gli spilli, anzichè appuntarli sulla stoffa.

"AHI!" urlò Trixy, all'ennesimo fastidio provocato dalle mani ossute della donna. Quest'ultima, avvizzita e arcigna più che mai, si limitò ad un'occhiata gelida e continuò ad infilzarla con la massima noncuranza.

"Non accadrebbe, se tu la piantassi di dimenarti come una forsennata!" berciò sua madre. Doveva aspettarselo: non ricordava una sola occasione – in diciott'anni e mezzo – nella quale la signora Pansy Parkinson in Zabini avesse preso le parti di sua figlia. La guardò con sufficienza, senza rispondere alla provocazione; e poi si mosse di nuovo in quello scomodissimo abito da cerimonia.

Lo specchio appeso alla parete, dietro le spalle di sua madre, rimandava a Trixy una visione orribile.

Uno strascico lungo più o meno tre metri ricadeva dalla pedana – sulla quale era immobile da un po' – al pavimento. Inoltre, quel color crema non si addiceva minimamente alla sua pelle mulatta. Nel complesso, a parer suo, quella prova d'abito era un disastro. Alzò gli occhi al cielo, desiderosa di strillare contro quella faccia da carlino che l'aveva messa al mondo, ma si trattenne.

"Manca ancora molto?" chiese invece, con compostezza.

"Ma insomma!" sbottò Pansy. "Si può sapere cos'hai da fare di tanto urgente?".

Una ruga immensa le solcò la fronte, come tutte le volte in cui si arrabbiava. Aveva un aspetto così ridicolo che a Trixy sarebbe venuto da ridere – non fosse stato che in quasi tutte le occasioni il bersaglio delle sfuriate e la causa di quella ruga era lei.

"Devo vedere le mie amiche" mentì.

Suo padre sarebbe stato orgoglioso di sapere che – nonostante fosse una ex Grifondoro – era in grado di imbastire bugie piuttosto convincenti. La prima qualità di un Serpeverde – oltre allo Stato di Sangue – è proprio l'abilità nel mentire; e la prima regola per il bugiardo d'oro è trovare menzogne credibili.

Di certo non poteva dire: "Vado a un raduno di Mangiamorte, ci vediamo più tardi", perché sua madre sapeva che le amiche di Trixy erano le stesse dai tempi di Hogwarts, ovvero: Alice Paciock, Rose Weasley e Penny Shane.

Ad ogni modo, ormai Trixy era capace di mentire senza alcun rimorso; da due anni raccontava bugie su bugie riguardo alle proprie frequentazioni. Più che bugie, erano omissioni di informazioni.

Non poteva rivelare ai suoi cari genitori che usciva con Fred Weasley Junior, erede di un emporio di scherzi e membro di una famiglia di Purosangue rinnegati. Aveva più volte sentito suo padre affermare che "I traditori del proprio sangue sono peggio dei babbani".

Con tutta probabilità, se ne fossero venuti a conoscenza, Pansy e Blaise le avrebbero riservato una tortura seguita da morte lenta e dolorosa e le avrebbero negato degna sepoltura.

Va bene, Trix, stai diventando melodrammatica, si rimproverò mentalmente.

"Amiche?" sputò fuori Pansy, sprezzante. "Vuoi dire quelle feccie mezzosangue?".

La sua espressione era schifata; ovviamente si riferiva a Rose – la figlia della tanto odiata sanguemarcio Hermione Granger – e Penny, addirittura colpevole di essere figlia di una Maganò. Trixy avrebbe voluto mandare al diavolo la madre, ma, ancora una volta, tenne a freno la lingua.

"Alice è una Purosangue" pronunciò il termine con un certo disgusto, misto a dileggio. Non per Alice, ovviamente, ma per l'importanza che sua madre attribuiva a quella sciocca parola. "Neppure lei incontra i tuoi gusti?" domandò.

"Purosangue?!" esclamò Pansy, ghignando. "Non farmi ridere, Bellatrix!".

Lo sguardo di Trixy si fece di ghiaccio; avrebbe benissimo potuto sembrare una pazza omicida evasa da Azkaban, proprio come la sua omonima. Pansy ebbe il buon gusto di fare marcia indietro, almeno parzialmente.

"Bella..." si corresse, "i Paciock sono feccia come e più dei Nati Babbani, vista la deplorevole tendenza che hanno a fraternizzare con loro".

Perlomeno aveva evitato di chiamarla Bellatrix. Dopo i quindici anni aveva smesso di risponderle; e così aveva ottenuto che la chiamasse Bella. Era pur sempre il soprannome della Lestrange, ma almeno non il suo nome completo. Meglio di niente.

Le faceva meno impressione; e sapeva che non poteva sperare in qualcosa di meglio. Sua madre non l'avrebbe mai chiamata Trixy, giusto per farle dispetto e ricordarle che quel nome glielo aveva messo lei, proprio per onorare la Lestrange.

Suo padre, Blaise Zabini, non aveva mai avuto una gran fissa per i Mangiamorte, ma riguardo al sangue puro era molto peggio di Pansy.

In quel momento Trixy non potè fare altro che mordersi l'interno della guancia: era l'unica alternativa valida al tirare un pugno sul naso di quel carlino imbestialito.

"Quando sarai sposata" riprese Pansy in tono sognante, "dovrai smettere con le tue ridicole idee Babbanofile e le insulse compagnie che frequenti". Trixy inspirò e contò fino a dieci, per niente intenzionata ad una scenata; non quel giorno.

"Mettitelo in quella testolina bacata!" e le picchiettò la fronte con un dito, come a volerci inserire l'idea. Trixy serrò la mascella. Non doveva, non doveva parlare!

"Per me il sangue non conta" osservò invece, con noncuranza.

"Per me e tuo padre sì" ribattè Pansy, gelida. "E anche per Malfoy e la sua famiglia" aggiunse, severa.

"Non mi interessa quello che pensano i Malfoy" rispose alzando fieramente il mento.

"Dovrebbe" la contraddisse, "dal momento che stai per diventare una di loro". Quelle parole le gelarono il sangue nelle vene: una di loro...

Le sembrava di doversi preparare a diventare la nuova adepta di una setta, per Godric! Ma lei non aveva la minima voglia di sposare Scorpius Hyperion Malfoy, per almeno un miliardo di ragioni. E allora cosa ci faceva ancora lì a provare un vestito? Perché non era già scappata come progettava ormai da mesi? Anzi, da anni.

Non le interessava se i suoi genitori desideravano che entrasse a far parte di una delle più antiche e famiglie di maghi Purosangue, per mantenere linda e pinta ogni stilla di liquido rosso nelle vene dei pargoli che avrebbe sfornato.

Al solo pensiero di sfornare pargoli con Scorpius le venne il voltastomaco... era un'ipotesi che non voleva neanche contemplare. Eppure, sposandolo, le sarebbe toccato.

Come pure sapeva che quel pomeriggio l'aspettava una lunga ed estenuante discussione con il suo ragazzo; come da qualche tempo avveniva spesso.

Fred ce l'aveva con lei, era chiaro come il sole. E non poteva dargli torto, visto come si stava comportando: stava usando la tecnica dello struzzo, in pratica.

Faceva finta che il matrimonio non dovesse mai arrivare, mentre in realtà la data si avvicinava sempre di più.

Era già il nove ottobre, e lei stava beatamente provando un abito che – se avesse avuto un briciolo di coraggio Grifondoro – avrebbe dovuto stracciare seduta stante, davanti a sua madre. Invece, niente.

Complimenti Trix, un cuor di leone.

Aspettava che una soluzione le piovesse dal cielo, come per magia. Ma sapeva che non era possibile; la verità era che la spaventava a morte l'idea di mollare tutto – per quanto la sua famiglia le avesse sempre fatto ribrezzo, si trattava di scappare di casa e tagliare completamente i ponti. Dove sarebbe andata? Tutti le avevano già offerto la loro protezione e il loro aiuto; nè Fred nè le sue amiche l'avrebbero abbandonata, ma era a lei che non piaceva l'idea di dover pesare su qualcun altro.

D'altra parte, però, due anni prima aveva giurato a se stessa che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa, che non avrebbe permesso a Blaise e Pansy di stabilire chi era giusto sposare e chi no. Ora che il momento era giunto – ora che si trattava di agire – ogni parola che aveva pronunciato in passato le sembrava vana e inconsistente. Davanti a sè vedeva un grosso baratro, al posto del futuro.

"Per oggi abbiamo finito" la voce della strega ossuta e avvizzita la riportò alla realtà. Scese con cautela dal piedistallo, riuscendo miracolosamente a non strappare la veste. Si chiuse nel camerino e si spogliò di quell'abito tutto balze e strascico il più velocemente possibile, rimettendosi addosso i propri comodi, semplici vestiti. Semmai avesse dovuto immaginare il giorno delle sue nozze, pensò, nulla sarebbe stato così. Avrebbe fatto scelte diverse sull'abito, sui centrotavola, sui vestiti delle damigelle e, soprattutto, sarebbe stata diversa la scelta dello sposo.

"Io vado" biascicò uscendo dal camerino. Sua madre sollevò un sopracciglio e la guardò di sbieco.

"Dove vai?" chiese petulante. Trixy si impose di star calma e di non perdere la pazienza – odiava la voce di Pansy.

"Dai Weasley" ribadì, con aria di sfida.

"Non usare quel tono con me!" la rimbrottò tardivamente. La ragazza, infatti, era già uscita per le strade gremite di Diagon Alley e si era Smaterializzata immediatamente.




Trixy non aveva esattamente mentito a sua madre, poiché in effetti, quel giorno, doveva recarsi in casa Weasley; solo che non da Rose. In fondo, di case Weasley ce ne erano parecchie.

Il profilo della villetta si stagliava contro il cielo pomeridiano della campagna, e Trixy si prese un momento per contemplarlo.

In due anni aveva imparato a conoscere quel posto – e aveva notato che George aveva ricreato l'atmosfera famigliare della Tana, la casa della sua infanzia.

Nonostante si fosse 'arricchito', George Weasley non aveva perso la consapevolezza delle proprie origini, nè aveva cercato di cancellarle con lussi eccessivi. Abituata a quella gabbia enorme e dorata che era Villa Zabini, la casa a due piani dove abitava il suo ragazzo, le sembrava accogliente e raccolta.

Il cancelletto della staccionata era solo accostato; entrò nel cortile, dove una gallina le tagliò la strada, squadrandola dall'alto in basso.

Si fece avanti fino alla porta e bussò timidamente. Aveva voglia di vedere Fred, ma sapeva come sarebbe andata a finire – e la cosa non le piaceva minimamente. I cardini cigolarono leggermente mentre un ciuffo di corte treccine castane faceva capolino sull'uscio.

"Ciao Roxanne!" esclamò, sollevando una mano in segno di saluto.

"Trixy!" spalancò la porta e la accolse con un sorriso. "Mamma e papà non ci sono, ma immagino tu non sia qui per loro" disse con aria smaliziata.

"No, infatti" rispose l'altra, sfoggiando un sorriso forzato. "Tuo fratello è di sopra?".

"Te lo chiamo?".

"Non fa niente" rispose, "vado io".

La ragazza si fece da parte, tornando alle proprie occupazioni; Trixy salì le scale che conducevano dalla zona giorno al piano superiore, dov'erano situate le camere da letto. Si accostò alla porta della stanza di Fred e bussò piano.

"Roxanne, per favore, non mi assillare con..." Fred si interruppe quando vide che sulla soglia non c'era la sorella, ma la sua ragazza.

"Ehi" lo salutò lei. Lui, sul punto di sorridere – come ogni volta che la vedeva – prese invece un cipiglio serio, che non gli si addiceva minimamente.

"Ehi" replicò, atono. "Pensavo non venissi più".

"Ho fatto tardi con Pansy" rispose, presa dal senso di colpa. "N-noi..." balbettò, "stavamo in sartoria". La mascella di Fred si contrasse, ma non replicò. La tensione nell'aria era palpabile, Trixy non poteva certo farne una colpa al ragazzo.

Avrebbe dovuto parlargli, dire qualcosa... qualunque cosa. E invece se ne stava lì impalata, davanti a lui, a menzionare l'abito da sposa che sua madre voleva costringerla ad indossare. Fu Fred a rompere quel silenzio fastidioso.

"Allora, mi aspetto di essere invitato al matrimonio" disse secco. Trixy sospirò.

"Per favore, non fare così".

"E cosa, allora?" replicò alzando la voce. "Dimmi tu cosa devo fare, Trix! Perchè io non lo so più!". La ragazza si mise a sedere sul letto. Voleva solo abbracciarlo, baciarlo, dirgli che andava tutto bene, che sapeva cosa fare e come farlo.

"Senti" disse con voce tremula, "è... difficile". Le tornò di nuovo in mente l'immagine di lei nell'elegante Villa Malfoy, al fianco di Scorpius. In quei due anni, il pargolo di Draco e Astoria non era cambiato per niente: viziato, irrispettoso e stronzo.

Non certo l'uomo ideale. E – a dire il vero – il suo uomo ideale Trixy ce l'aveva già, proprio davanti a lei.

"Merlino!" sbottò Fred. "Sono due anni che stiamo insieme! Due anni! E in tutto questo tempo tu mi sei sempre sembrata decisa a lasciare la tua casa prima del matrimonio, non dopo. O sbaglio?" chiese, ovviamente era una domanda retorica. Trixy scosse la testa. "Eppure credo di doverti fare le congratulazioni, visto che Scorpius Malfoy mi ha spedito una copia della partecipazione alla cerimonia!" berciò sventolandole un pezzo di pergamena sotto il naso.

"Cosa ha fatto?" gracchiò, ritrovando energia. Fred mise su l'espressione più imbufalita che gli avesse mai visto.

"Non farmelo ripetere, o monto su una scopa e vado a spaccargli la faccia".

I membri della dinastia Weasley/Potter erano specialisti nello spaccare la faccia a Scorpius Malfoy; la performance di James Sirius Potter, risalente a due anni prima, era rimasta nei loro annali di famiglia*.

"Scorpius sa di me e te*" osservò lei. "L'ha fatto per infastidirti".

"No, l'ha fatto per darmi un segnale. Tipo... game over!" ribattè Fred, nervoso.

"Non sono ancora sposata!" replicò Trixy decisa.

"Beh, ma i tuoi hanno spedito gli inviti; hai passato la mattinata a provare l'abito da sposa: mi sembra chiaro che non hai alcuna intenzione di annullare l'evento, o no?" fece lui, quasi urlando. Prima che Trixy potesse ribattere aggiunse:

"Sai che giorno è oggi? Il nove ottobre! E sai quale data è riportata su questo maledetto invito?" domandò, livido di rabbia, mostrandole la pergamena. "Venticinque ottobre!" berciò gettandola in terra.

"Parli come se per me fosse facile!" controbattè lei, alzandosi in piedi. "Beh, ti informo che non lo è!" strillò, la voce incrinata.

"Davvero? E allora perché non te ne vai da quello schifo di posto in cui vivi? Sarai diseredata, certo, e qui non sarà Villa Zabini, ma..."

"Credi sia questo il problema, Fred?" strillò, irritata da quell'insinuazione. "Credi che me ne freghi qualcosa del lusso o dei soldi della mia famiglia? Beh, significa che non sai niente di me! Niente!" disse girandosi e dirigendosi alla porta, senza neanche guardarlo in faccia. Aveva appena sfiorato la maniglia d'ottone, che si sentì abbracciare da dietro; una stretta delicata e decisa allo stesso tempo.

"Mi dispiace" le sussurrò all'orecchio. "Non penso niente del genere" aggiunse. Trixy si voltò verso di lui e lo abbracciò con tutta l'energia che aveva in corpo, quasi aggrappandosi alle sue spalle. Non aveva proprio la forza di arrabbiarsi con Fred.

"Ho paura..." mormorò.

"Ma anche io ce l'ho" replicò con dolcezza, accarezzandole lentamente la schiena in un gesto rassicurante.

"Tu? Non ti stanno costringendo a sposare un Malfoy" ironizzò lei.

"Certo che no" confermò, "ma sto per perdere la ragazza che amo e, se permetti, non ne sono entusiasta". Aveva un'espressione che era un misto di tristezza, rabbia e rassegnazione.

Trixy si rese conto solo allora di essere stata egoista; aveva pensato solo alle proprie paure, all'angoscia che la attanagliava la notte, senza lasciarla dormire. Negli ultimi giorni, si era 'dimenticata' di prendere in considerazione le sensazioni che doveva provare Fred. Per un attimo tentò di rovesciare la situazione nella propria mente: come si sarebbe sentita a ricevere la partecipazione del matrimonio di Fred – il suo Fred – con un'altra donna? Uno schifo, ecco come. Stava ancora riflettendo, quando Fred ruppe il silenzio:

"Cosa vuoi fare Trix? Se hai intenzione di sposarlo dimmelo subito, perché giuro che l'ansia mi sta logorando..." No, riflettè, decisamente è finito il tempo di nascondere la testa sotto la sabbia.

"Non sposerò Scorpius!" dichiarò con voce ferma. Si staccò da Fred quel tanto che bastava a recuperare la lucidità necessaria per dire quello che doveva. "So che ultimamente mi sono comportata come una persona debole, in balia degli eventi. Mi sono fatta trascinare in giro a provare abiti e scarpe e ho lasciato che mio padre e i Malfoy facessero talmente tanta pubblicità a questo matrimonio che farlo saltare avrà più o meno la stessa risonanza che far esplodere il London Bridge..."

"Non sembravi neanche più tu" osservò Fred. "Quello che voglio sapere è perché fino a due mesi fa eri combattiva e convinta di andartene di casa e poi, man mano che si avvicinava il giorno, sei diventata meno sicura e sempre più sfuggente". Trixy si passò una mano tra i boccoli neri, tenendo l'altra stretta in quella del proprio ragazzo.

"Il fatto" esordì, "è che andarmene, venire a stare qui con te, è un salto nel buio. Voglio dire: e se tra un mese ti stancassi di me? Se ci lasciassimo?" chiese, mordicchiandosi un'unghia.

"E se domani mia sorella Roxanne mi trasformasse in una giraffa? E se il London Bridge crollasse davvero? E se qualcuno rapinasse la Gringott...?" si interruppe, aggrottando le sopracciglia. "Ah no, aspetta! I miei zii hanno rapinato la Gringott".

"Scemo!" ridacchiò lei, mollandogli un pizzico sul braccio.

"Sono serio. Non posso sapere come andrà, non ho l'Occhio Interiore – e temo che anche chiedere alla Cooman non gioverebbe" riprese lui. "Una previsione che posso azzardare è che, a meno che non sia tu a volerlo, io non ho nessuna intenzione di lasciarti andare" disse attirandola a sè e baciandola dolcemente.

"Ma" continuò lei dopo, "non ho soldi, non ho uno straccio di lavoro..."

Ovviamente non aveva mai avuto bisogno di un impiego, dal momento che la sua famiglia era straricca, e si supponeva che mai avrebbe avuto la necessità di lavorare, visto che era destinata a sposare un patrimonio.

"Beh, ma questo non è un problema..." fece lui.

"Alt!" lo stoppò alzando una mano in aria. "Non cominciare nemmeno! Non ho la minima intenzione di farmi mantenere da te o da nessun altro nel circondario".

Fred sbuffò, preso in contropiede, senza sapere come ribattere. Del resto non si aspettava certo che una ragazza come Trixy si facesse mantenere dal suo uomo. Lui aveva già un lavoro, aiutava suo padre ai Tiri Vispi Weasley; e sapeva bene che al posto di Trixy si sarebbe comportato nella stessa identica maniera.

"Certo che no!" assicurò. "Non intendevo questo... ma possiamo stare qui finché non trovi lavoro e poi andare a vivere per conto nostro quando anche tu potrai contribuire equamente all'andamento economico familiare" concluse sottolineando le ultime parole con una lieve ironia. "Ti va bene così?" le chiese. Trixy sorrise soddisfatta.

Le piaceva quella locuzione: andamento economico familiare. Più che altro era il 'familiare' a farle un bell'effetto. Sì, decisamente così andava bene.

"Direi che può andare" sospirò, con studiata aria di sufficenza. Fred ridacchiò e la abbracciò di nuovo. "Voglio vivere in campagna, però. Un posto spazioso, rustico e accogliente" disse con un sorriso.

In realtà non le sarebbe importato niente di abitare in una topaia indecente, pur di stare con Fred – ma era meglio non abbassarsi a dirglielo e tentare di mantenere un po' di dignità.

"Sissignora!" la prese in giro, mettendosi sull'attenti.

Ad ogni modo, anche lui immaginava così la loro casa. Un posto caldo e accogliente. Capiva che per Trixy avrebbe segnato la differenza con la villa asettica e lussuosa della famiglia Zabini.

"Ti porterei anche sulla luna, pur di non vederti sposata con Malfoy" aggiunse con una nota disgustata nella voce. Subito pensò di aver detto qualcosa di errato, poichè Trixy sciolse l'abbraccio che li legava e mise su un cipiglio che non avrebbe saputo come classificare. "Trix..." la chiamò, senza ottenere risposta.

La ragazza si stava guardando intorno, come se cercasse di individuare qualcosa che le era caduto in terra. Alla fine, si chinò e raccolse la partecipazione che Scorpius aveva inviato a Fred, ormai ridotta a carta straccia. Il ragazzo la fissava senza capire, attento ad ogni movimento.

"Non ho la minima intenzione di sposare quel pallone gonfiato" ripetè decisa.

"Ma non mi dire!" fece lui, ironico. "E come mai sei giunta a questa conclusione?".

"E' un Malfoy, è un maniaco del sangue puro, è un bastardo..." elencò sulla punta delle dita. "E soprattutto" aggiunse, "non mi piacciono quei capelli platinati" concluse occhieggiando in direzione dei capelli pel di carota di Fred. "Preferisco i rossi" dichiarò con un sorrisetto malizioso.

"Mi sembra un'ottima motivazione" concordò lui, ridendo. "Ma non voglio essere sedotto e abbandonato".

"Quindi?".

"Quindi mi serve una prova d'amore!" asserì, sforzandosi di mantenersi serio.

"Mmh" Trixy finse di pensarci su; posò lo sguardo sul pezzo di carta che teneva stretto in mano. Fred la vide lisciare con cura la pergamena e alzare gli occhi verso di lui. Lesse le parole vergate sulla carta da una grafia elegante e tutta svolazzi.





Draco e Astoria Malfoy; Blaise e Pansy Zabini

annunciano le nozze di:


Scorpius Hyperion Malfoy e Bellatrix Druella Zabini. La cerimonia avrà luogo il venticinque ottobre a Villa Malfoy, ore 12.00.





Anche solo guardare il proprio nome accanto a quello di Scorpius, seppure su carta, le provocò un brivido e un senso diffuso di nausea. C'era solo un gesto che poteva compiere, per Fred e soprattutto per se stessa.

"Sto aspettando..." le fece presente il rosso, incrociando le braccia al petto. La ragazza lanciò un'ultima occhiata torva al proprio nome sulla carta e finalmente stracciò l'invito. Lo fece con più veemenza del necessario, senza smettere di guardare il ragazzo dritto negli occhi.

"Sei contento?" domandò retorica quando l'ebbe ridotto in mille pezzi.

"Decisamente!" rispose Fred con un sorriso a trentadue denti, avvicinandosi e posando dolcemente le proprie labbra su quelle di lei.

"Devo andare, amore" sussurrò senza molta convinzione.

"Mh...e dove?" chiese, languido. Lei si scostò a fatica.

"Dai miei" disse, rinfilandosi la giacca. "Dovrei già essere lì".

"Non andare".

"Devo".

"Non cambierai di nuovo idea?" chiese. Trixy scosse la testa.

"Niente ripensamenti, promesso?" fece, speranzoso. La ragazza si sentì tremendamente in colpa, realizzando quanto Fred dovesse essere stato male per il suo atteggiamento rinunciatario.

"Promesso". Gli scoccò un ultimo bacio sulle labbra e si Smaterializzò.








NOTE AL CAPITOLO


1) E' un riferimento a Una strega in famiglia, poiché nel capitolo 18 James Sirius Potter si accapiglia con Scorpius, colpevole di aver mandato Penny in Infermeria.

2) Scorpius sa da sempre di Trixy e Fred, il motivo per cui non dice niente è perché, in effetti, non gliene importa niente di Trixy, se non nella misura in cui può infastidirla e basta.




ANGOLO AUTRICE


Non ho molto da dire, solo che spero che questo primo capitolo della mini-long vi sia piaciuto e che vi siate ricordati di una FF che, anche se conclusa da mesi, mi è cara (essendo stata la mia prima, con tutti i difetti del caso). Vorrei conoscere i vostri pareri e sapere se pensate valga la pena scrivere secondo e terzo capitolo. Un bacione e grazie di aver letto :*



  
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