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Autore: Juliet Leben22    14/03/2016    12 recensioni
L'amicizia tra Severus e Narcissa è stata intensa e viva, per tutta la vita. Nonostante non la coltivassero più. Ci sono state perdite, distanze e scelte.
Un piccolo testo colmo di ricordi, sogni, speranze e lacrime, davanti alla luce fioca e magica di una lanterna.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Titolo: "The Lantern"
Pacchetto scelto: Blu + B
Avvertimenti: //
Note: (facoltative)


 

The Lantern

Sempre in un angolo del castello, sempre vicino al giardino, sempre tra l’interno e l’esterno; tra le regole e la punizione; tra la bontà e l’illegalità; tra il coraggio e la codardia. Un piede dentro e un altro sull’erba, con una luce di una lanterna fioca e magica.
Narcissa posava i suoi capelli biondi sulla spalla del moro, in silenzio. C’erano tante cose da dirsi e da superare, ma a loro bastava uno sguardo.
Quanto era bello e difficile avere sedici anni? Se lo chiedevano spesso i due amici, gli unici che riuscissero a parlare davvero senza mentirsi.
La ragazza dagli occhi scuri soffriva terribilmente e comprendeva il dolore –vissuto ed esternato in maniera diversa- del giovane compagno di scuola.
Non gioiva per il suo amore per quella mezzosangue, ma accettava quello che provava; come lui non gioiva per l’amore per quel… bulletto di cognome Malfoy? Lo reputava davvero troppo immaturo per la sua migliore amica, per la ragazza che in quel momento lo stava guardando con i suoi occhi marroni da cerbiatta impaurita.
Cosa sarebbe accaduto dopo l’anno successivo? E alla fine di quello stesso anno?
Lucius Malfoy l’avrebbe sposata solo perché i Black e i Malfoy avevano stipulato un contratto o l’avrebbe amata davvero? C’era tanta paura del domani negli occhi di quella giovane donna purosangue.
-Severus, cosa faremo noi alla fine di tutto questo?-
Appoggiò il capo sul suo. –Andremo avanti come abbiamo sempre fatto-
-Quindi continueremo ad essere amici?-
-Certo, Cissy. Che domande sono? Di cosa hai paura?- si era voltato verso di lei e l’aveva guardata ancora negli occhi.

Aveva sospirato, sciogliendosi i capelli per farsi una treccia con frustrazione.
-Vorrei solo che mi sposasse perché mi ama, Severus. Voglio essere una moglie esemplare. È come se non mi guardasse neanche… guarda e passa solo il tempo con Bella-
-Si trovano bene, Cissy. Non pensare male. Tua sorella non ti tradirebbe mai in questo modo-
La voce gli era tremata in un modo in cui non avrebbe mai voluto. Non fece altro che abbracciarla e stringerla forte a sé.
Era davvero bello il modo in cui cercavano sempre di confortarsi, di capirsi con solo uno sguardo.
La settimana successiva a quel momento, Lucius aveva chiesto di uscire a Narcissa. Severus non riusciva a fidarsi di lui –quel ragazzo dagli occhi talmente glaciali da raffreddarti qualsiasi entusiasmo-.
Non passava giorno che Narcissa Black non avesse qualcosa da raccontare al suo migliore amico che, pazientemente, rimaneva ad ascoltarla con dolcezza e tenerezza. Era contenta per lei e per il rapporto che stava creando con l’uomo che avrebbe sposato. La ragazza dagli occhi scuri era sempre più innamorata, persa in quegli occhi chiari e in quelle mani un poco tozze che con tanta maestria e abilità sapevano darle tutto ciò di cui aveva bisogno: passione, dolcezza e amore.
Severus la vedeva allontanarsi sempre più da lui, dalla sua amicizia e il suo sostegno. La vedeva addentrarsi in un mondo oscuro – a cui lui stesso apparteneva- , nonostante avesse fatto di tutto per proteggerla e tenerla lontana.
C’erano state notti in cui Narcissa era felice del modo in cui il suo fidanzato la rendesse partecipe di ogni cosa, anche le più pericolose. Lo vedeva come un atto di fiducia nei suoi confronti: come se lui non volesse nasconderle nulla.
C’erano notti, invece, in cui piangeva per gli abomini, per la morte, per paura di essere davvero diventata come loro.
Severus lo capiva e difatti, la attese una sera al calar della notte, al loro solito posto. Lei si presentò e pianse tutte le sue lacrime. Il ragazzo dai capelli lunghi neri e gli occhi tristi la strinse a sé come un fratello e le diede un bacio sulla fronte.
-Cissy…-
-Voglio scappare via, Severus. Non avrei mai voluto conoscere quel risvolto di lui-
-Lo so. Per quello ti dicevo che non potevi venire con me alle riunioni, nonostante sapessi perfettamente, anche se non te l’ho mai detto, cosa andavo a fare-
-Non mi ama, vero?-
Sgranò gli occhi. –Affatto, Cissy. Ti ama e ne sono sicuro… ma mi spaventa fino a che punto. Non so se mi spiego-
-Non voglio più veder morire nessuno, Sev-
Non poteva smettere di essere parte di quel gruppo, non una volta entrata e accettata da tutti. Narcissa Black era una grande strega e persino Voldemort ne era a conoscenza: non si sarebbe mai lasciato scappare un bocconcino così prelibato.
-Devi essere forte, Cissy. Tu sei forte, io lo so-
Lei deglutiva, ingoiando anche quelle lacrime che tanto le ledevano l’anima. –Dovrò uccidere qualcuno Sev?-
E lui, accendendo quella loro lanterna sacra che li aveva accompagnati ogni notte, abbassò lo sguardo e rispose: -Sì-.



Tutto era precipitato, lasciando Narcissa Black con un amaro in bocca che non sarebbe mai svanito. Dopo il matrimonio con Lucius Malfoy, quel suo sorriso dolce si era trasformato in una linea glaciale e di cortesia. Quei capelli biondi si erano spenti e quegli occhi da cerbiatto si erano trasformati in uno sguardo felino. Dopo aver dovuto uccidere per salvare la vita alla persona che amava, il suo animo si era spezzato a metà. Non rimpiangeva ciò che aveva fatto -per la famiglia avrebbe fatto qualunque cosa- ma per il modo. Pronunciare una delle maledizioni senza perdono senza essere pronta l’aveva cambiata completamente.
La sua amicizia con Severus Piton –il suo migliore amico, consigliere, fratello- era passata in secondo piano. Lucius era diventato parecchio geloso del tempo che passavano assieme, perciò Narcissa aveva cominciato a fare terra bruciata intorno a sé.
Bellatrix, la sua amata sorella, sembrava essere impazzita a tal punto che -dopo la morte del suo caro marito Rodolphus- aveva cominciato a passare del tempo da sola con il Signore Oscuro. Una notte, dopo aver bevuto troppo, le aveva persino confidato che si era innamorata di quell’essere senza anima, cuore o coscienza.
Narcissa Malfoy aveva sollevato le spalle e le aveva detto che non l’avrebbe mai avuto, che era troppo per qualunque donna in quella cerchia, che lui non desiderava niente da lei.
Quando rimase incinta si sentiva troppo giovane e impreparata. Lucius era davvero felice –malgrado non passasse molto tempo con lei- e aveva deciso il destino dell’inaspettato bambino. La prima persona che volle al suo fianco fu proprio Severus.
Una notte, in cui suo marito era fuori per affari, decise di andare a casa dell’ormai –credeva- perso amico. Eppure, Severus Piton, malgrado l’iniziale freddezza e tristezza, l’accolse come se non fosse mai passato nemmeno un secondo da quella notte con quella lanterna.
La casa del professore di pozioni era spoglia e fredda. Fu subito condotta nel suo ufficio. Narcissa, da ottima osservatrice qual era, si accorse subito della cornice verde sulla scrivania. Non era necessario che voltasse la foto per sapere chi fosse quella donna.
Lily Evans. No, Lily Potter.
-Severus, io…-
-Non devi spiegarmi niente, Narcissa- disse freddo.
-Non dovrei essere qui, Lucius mi ha chiesto di non…-
-E allora perché sei qui?-
-Perché…- si mise una mano sulla pancia- non sono pronta a diventare madre. Tu sei l’unico che mi conosca a tal punto da dirmi cosa posso e devo fare-
Sbatté le palpebre un paio di volte, per assicurarsi che non fosse un sogno – o un incubo-.
Senza dire una parola, prese la lanterna e la mise su un piccolo tavolino di fronte al caminetto scoppiettante. Si sedette sul divano e le fece segno di raggiungerlo.
Quella lanterna nascondeva segreti, sogni, speranze di quando erano giovani e immaturi.
Ma lo erano mai stati? Narcissa se lo chiese.
-Come lo chiamerai?-
-Draco- accennò ad un sorriso sincero. Aveva paura, quella donna di appena venticinque anni.
-Draco Lucius, immagino-
Annuì, abbassando lo sguardo. –Ci sono momenti in cui necessito di dover tornare con la mente a cui momenti, Severus. Momenti che so che non si ripeteranno mai-
Severus Piton la ignorò per un istante. –Sai quale sarà il futuro di questo bambino?-
Narcissa respirò profondamente. –Sarà devoto al Signore Oscuro, proprio come noi, Severus-
-E sacrificherai la sua intera vita per la sua ascesa?-
La donna sentì la terra sotto i piedi abbandonarla ed ebbe un forte capogiro. Sacrificio? Proprio come lei e Severus?
Oh, quella donna non lo poteva sapere, ma sarebbe stato molto peggio.
La lanterna fu spenta e Severus gliela regalò, dicendole addio.
Narcissa Malfoy non poté nemmeno piangere le perdite portate dalle scelte che aveva compiuto nella sua giovinezza.
Non si mentiva, non cercava un capro espiatorio, si attribuiva anche le colpe che non erano sue.
Il suo animo sorrise di nuovo quando nacque Draco, che divenne la sua luce. Quei piccoli vagiti, quei piccoli suoni erano per lei la pace in una vita di guerra.
Pioveva, quando le giunse la notizia della morte di Lily Potter. Non avrebbe voluto che accadesse, ma afferrò una pergamena e scrisse solo una frase. La diede al suo gufo reale che la recapitò al mittente.
Quando arrivò la lettera, Severus aveva smesso di piangere. Avvertiva solo il suo animo spezzarsi sempre più ad ogni passo compiuto. Era completamente a pezzi. Aveva trascorso giorni interi senza dire una parola, nemmeno al suo elfo domestico. Era rimasto in un silenzio onorevole e colpevole.
Srotolò il piccolo foglio e lesse.
 
“Rimettere insieme i pezzi richiede dieci volte il tempo che serve per crollare”

Non serviva chiedere chi fosse e non serviva nemmeno la mancata firma. La scrittura era così delicata e curva che era ben riconoscibile.
Narcissa Malfoy non poteva saperlo, ma in quel momento Severus Piton scelse di onorare quella morte, scelse di vivere solo per salvare tutto ciò che la donna che amava di più caro al mondo.
Aveva bisogno di quell’amica che non ci sarebbe più stata, certo. Di notte sognava ancora quei momenti davanti alla lanterna, quelle passeggiate ad Hogwarts quando –con la coda dell’occhio- guardava una giovane Lily Evans ridere, infine… quel meraviglioso corpo senza vita tra le sue braccia. Non l’avrebbe più vista gioire, non avrebbe più potuto chiederle perdono che –anche se l’avesse chiesto- non avrebbe mai potuto giungere.
Si tirava fuori da quegli incubi, scoprendo che al mattino non c’era alcun sollievo. Perché quegli incubi erano reali, vivi e sofferenti.



Gli anni erano passati e l’ascesa del Signore Oscuro era ormai prossima. Eppure Severus si era opposto, aveva combattuto e recitato bene la sua parte… oppure no?
Severus si era affezionato anche a quel ragazzo dai capelli biondi color del grano così dotato come sua madre, Draco Malfoy.
Aveva tentato di aiutarlo con la sua missione, malgrado quella testardaggine tipica dei Black. Ci era persino riuscito.
Aveva salvato il figlio della donna a cui aveva voluto bene più al mondo, aveva cercato di mettere in condizioni di vincere e salvare l’intero mondo – sia babbano che magico- il figlio della donna che aveva amato per tutta la vita.
Attendeva in quella stanza –dopo essere stato convocato dal Signore Oscuro stesso- la morte.
Eppure, la storia di Severus Piton stava volgendo al termine, perciò aveva scritto una lettera all’unica persona che avrebbe saputo esattamente dove cercare.
Un odore di morte e putrefazione era giunto alle narici del preside di Hogwarts, immobilizzandolo.
Mancava poco e avrebbe raggiunto Lily.
Chissà com’era diventata. Chissà come lo avrebbe accolto. Chissà se lo avrebbe perdonato. 
Chiuse gli occhi, immaginando la figura di quella donna che viveva ancora nei suoi sogni dopo tutti quegli anni. Quei capelli ramati e quel viso candido, quegli occhi chiari e quella gentilezza che non mancava mai di sorprenderlo.
Aveva recitato proprio come era stato deciso, sapeva cosa lo attendeva dopo la morte di Silente. Quell’uomo aveva pianificato tutto e a lui era stato più bene.
Era arrivata solo una frase alle sue orecchie, davvero, quando aveva discorso con… Voldemort.
-Solo io dovrò vivere per sempre-
Vivere? Quello non era vivere.
Per sempre? Non ne aveva nemmeno una di ragione. Nemmeno il potere era così importante.
L’unica cosa a cui stava pensando era Lily, la sua amata Lily che lo stava aspettando. Sì, ne era certo ormai. Tanto che quando sentì Nagini attaccare, non avvertì alcun dolore.
Stese le labbra in un triste sorriso e si accasciò, pronto ad abbracciare la morte senza paura, pronto ad avere la pace. Aveva lasciato la verità, al figlio della donna che amava. Toccava a lui intraprendere il suo cammino.
Quando al mattino Narcissa vide il corpo di Severus senza vita non riuscì a trattenere le lacrime i singhiozzi. Gli prese la mano e gliela strinse.
-Sev, mi dispiace- sussurrò, mentre le lacrime le rigavano il volto –avrei voluto che andasse diversamente-
Narcissa Malfoy si sollevò dal capezzale dell’amico e cominciò a vagare senza meta tra i corridoi. Ogni tanto si bloccava e avvertiva l’impulso di sorridere, come se avesse ricordato un aneddoto capitato su quelle pareti, in quell’angolo. Eppure il cuore sapeva bene dove condurre le sue gambe: al loro posto, a metà tra l’interno e l’esterno; a metà tra la gioia e il dolore; a metà tra la condanna e la pace.
Si sedette su quelle mattonelle e pianse –Cissy- pianse come non aveva mai fatto. Non le importava che Lucius la vedesse, non le importava ciò che avrebbe pensato chiunque. In quel momento esistevano solo lei e quel posto, lei e i ricordi – amari o dolci che fossero-.
Quello era il loro posto.
Si alzò e proseguì, decidendo di andare nel suo ufficio e vedere cosa aveva lasciato. Non appena giunse alla statua della imponente aquila, udì dei passi dietro di lei e riconobbe perfettamente Hermione Granger, la mezzosangue della stessa età di suo figlio.
La guardò per un istante e la ragazza si avvicinò.
-Ha bisogno di qualcosa, signora Malfoy?-
-Nulla che una nata babbana possa darmi- rispose fredda.
-Forse non questa nata babbana, ma un nato babbano, l’eroe della battaglia… sì-
Inclinò la testa e la fissò. Severus doveva davvero averle fatto passare diversi ostacoli, costringendola a sviluppare sempre più le sue capacità. Si ricordò che persino Draco gli aveva accennato qualcosa di lei.
-Lo stesso nato babbano che si è lasciato uccidere per Harry Potter-
-E Draco Malfoy- la corresse la ragazza.
Narcissa cominciò a salire velocemente le scale e Hermione Granger la seguì.
-Cosa vuole, signorina Granger? Non le hanno insegnato a lasciare in pace le persone in lutto?-
La ragazza annuì, ma Narcissa –qual madre era- comprese immediatamente quanto una questione le pesasse sullo stomaco. Qualcosa che non avrebbe potuto chiedere a nessun altro, se no non sarebbe rimasta lì.
-Ditemi, senza farmi perdere altro tempo-
Inspirò profondamente, prendendo altro coraggio per qualcosa che, forse, non si sarebbe mai realizzato. –Gli studenti chiedono se… Draco è in salvo-
La madre del ragazzo sgranò gli occhi. –Sta bene, è con suo padre-

La giovane annuì, sorridendo, e tornò sui suoi passi, permettendole di andare in quell’ufficio.

Non appena entrò, ripensò a tutta la situazione e le venne l’istinto di ridere. Guardò in alto, verso il cielo e trattenne un singhiozzo.

-Esattamente come te, eh Severus? Ti piaceva così tanto prendermi in giro! Me l’hai fatta di nuovo-deglutì, assaporando il sapore delle sue stesse lacrime- non dovevi farmi questo però-
Abbassò lo sguardo, salendo gli salini verso la scrivania del preside. La prima cosa su cui posò lo sguardo era la cornice. L’afferrò, con l’istinto di lanciarla, ma si bloccò quando vide un angolo della foto piegata.
Aprì l’intelaiatura e riconobbe subito una pergamena. La srotolò e lesse.

“Accendi la lanterna e vai al nostro posto.”

Sollevò lo sguardo e non ci pensò nemmeno un attimo. Scese le scale velocemente e superò lestamente i corridoi. Non poteva aspettare ancora, doveva sapere cosa aveva pensato nell’ultimo minuto della sua vita.
Tornò a quel posto che tanto amava e si sedette. Una gamba nel castello e una sul terriccio.
Inspirò profondamente, accese la lanterna e aprì la lettera.
 
“Sono certo di dove tu sia ora, Cissy. Seduta a metà tra ogni cosa che conoscevamo e il futuro. È sempre stata la nostra metafora migliore, quella che ci aiutava ad andare avanti senza riserve o ripensamenti.
So a cosa stai pensando e, ti prego, se è andata così era giusto che andasse così. Ricordi quando tutto ciò che avevamo di vero eravamo noi e la nostra amicizia? Mi sono reso conto che avrei dovuto combattere di più per questo, per te, per noi, per il legame che avevamo e che abbiamo sempre avuto.
Sai, la prima volta che sei salita sulla carrozza dell’express pensavo fossi un’arrogante ragazzina piena di sé, cosciente della sua bellezza e delle sue doti. Eppure, quando ti ho conosciuto ho avuto la certezza che non ne fossi abbastanza consapevole.
Ricordi, Cissy, l’ultimo giorno che abbiamo trascorso in quel luogo? Inconsapevoli di quanto sarebbe cambiata la nostra vita.
Le nostre scelte fanno ciò che siamo –diceva un grande uomo- e io spero di aver meritato il perdono e la pace.
Mi mancherai sempre, come mi sei mancata per tutta la vita. Sei stata la migliore amica che un uomo potesse avere al suo fianco e, ti prego, sii forte almeno la metà di come lo sei stata fino ad ora.
Grazie di essermi stata accanto anche quando era evidente il mio amore per Lei.
Ora, usa la stessa comprensione per tuo figlio. Stagli accanto, proteggilo e sostienilo. Ha bisogno di te per accettare quello che prova, anche so… lo avrai già capito da tempo.
Sii forte e illumina il cammino a chi prima ancora era stata la luce nella tua vita.
Permettigli di essere felice. Donagli quel sorriso che –non potrò mai dimenticare- hai fatto quando è nato e l’hai presentato al gruppo.
Era il più bel sorriso che avessi mai visto sul tuo viso!
Grazie per ogni singolo momento che abbiamo passato assieme, davanti a quella lanterna colma di ricordi e protezione.
Tieni la lanterna, ricordati di quelle confidenze e sorridi.
La guerra è finita e io non saprò mai com’è un modo senza oscurità, ma tu sì e quando ci rivedremo –tra moltissimi anni- devi descrivermi tutto.

Il tuo Sev.”

 
   
 
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