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Autore: pandafiore    16/03/2016    3 recensioni
Dal testo:
"Una frase, è una frase quella che dipinge Peeta sulla torta bianca.
È una frase.
Ed è una frase che non scorderò mai."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-Shot

~Ti amo e sarà sempre così.


È tardo pomeriggio ormai. Il sole caldo del tramonto batte sul mio volto mentre torno dalla caccia.
Le due lepri che ho catturato rimbalzano ritmicamente sulla mia coscia, appese alla cintola, mentre cammino verso casa di Peeta che, da quel fatidico 'vero', è anche casa mia.
Conviviamo e, nella mia mente, continuano a ripetersi le maledette parole di Haymitch: "Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti, lo sai?"
Lo so. Ma devo ignorarlo. Per poter continuare a vivere, e perché, per farlo, ho bisogno di Peeta.

Apro la porta d'ingresso, e mi addentro nella casa, attirata dal dolce profumo che mi annebbia i sensi e del quale non posso più fare a meno.
Sfilo gli scarponcini e li getto vicino alla stufa, per poi adagiare le mie prede sul tavolo, e avvicinarmi con passo felpato alla cucina dove, sicuramente, il ragazzo del Pane sta preparando uno dei suoi manicaretti. Lo stringo forte da dietro, in un abbraccio, come se, da un momento all'altro lui scivolasse via da me come sabbia al vento e io potessi perderlo. Ma ciò non accade dato che, con la sua immane dolcezza, Peeta si volta e mi abbraccia a sua volta, premendomi il volto sul suo petto, come se anche lui necessitasse di me per vivere. E forse è proprio così.

—Com'è andata a caccia?— Il suo sorriso è incantevole ed è la prova concreta del buon animo che si cela dietro di esso.
—Bene.— Non sono mai stata di molte parole, e mai lo sarò; ma se a Peeta piaccio così, allora non me ne preoccupo molto.
—Mi aiuti a decorare una torta?— Con questa domanda si merita una delle mie occhiate più truci, perché è bene al corrente delle mie scarse doti culinarie. —Dai... è una torta speciale.— Speciale?
—Di che si tratta?— Chiedo, lievemente incuriosita dalle sue parole.
Estrae dal frigorifero una torta non molto grande, ma dalla forma carina, rivestita interamente con pasta di zucchero bianca, liscia e perfetta.
—A me sembra già bella così.— Sussurro, guardandolo con la coda dell'occhio.
—Ma Kat! Questa è solo la base!— Ride, il ragazzo del Pane.
E ride d'una risata cristallina, che è sollievo per le mie orecchie e vorrei tanto saperla imitare; chissà, forse, nella parte più profonda di me, sono davvero una Ghiandaia Imitatrice, ma un po' scarsa a quanto pare.
Un piccolo bacio sul naso, la sua mano sul mio fianco, e vengo trascinata di fronte a lui, fermata tra il suo corpo ed il tavolo. Un bacio sulla nuca, sotto l'attaccatura dei capelli, e mille brividi mi raggiungono, imporporandomi le guance.
Con delicatezza e dedizione, Peeta raccoglie un pennello con le dita e me lo porge, per poterne prendere uno per sé.
—Cosa devo fare?— È bizzarro quanto io ancora mi imbarazzi dalla sua presenza così ravvicinata, dato che dormiamo assieme ogni notte; ma è diverso: nella notte gli incubi oscurano la mente di entrambi e, se non fossimo assieme, sarebbe difficoltoso superarli, se mai riuscissimo a farlo...
—Devi scrivere 'Sì' oppure 'No' con un colore che vuoi tu.—
—Come 'Sì' o 'No'? Non hai delle indicazioni precise?— Domando, stupita e disorientata dalla consegna. Muove il capo in segno di diniego, ma poi aggiunge:—Però inizio io.— Ne sono ben lieta, così vedo come si fa.
La sua mano libera mi stringe un po' di più il fianco e, con l'altra, le sue dita sottili muovono un pennellino che traccia lettere leggiadre sul candore della torta.
Una grande 'M' è accompagnata da molti riccoli, che la rendono graziosa e piacevole, per poi essere seguita da lettere più rapide e meno arzigogolate, ma non di inferiore bellezza.

Una frase, è una frase quella che dipinge Peeta sulla torta bianca.
È una frase.
Ed è una frase che non scorderò mai.
 

Mi vuoi sposare?
 


Il mio cuore balza nel petto e perde dieci battiti non appena legge quella domanda. Le guance mi si colorano e mi sembra di svenire e, anzi, forse cadrei a terra se il suo corpo non mi avvolgesse e non mi premesse contro il tavolo. Il suo fiato si infrange, rotto, sul mio collo.

Così mi accingo ad intingere il pennellino sottile nel colorante alimentare e, con estrema cura, dipingo le due lettere che, per sempre, segneranno il mio destino.

Faccio a malapena in tempo ad osservare il mio lavoro terminato e a notare che per scrivere ho scelto l'arancione, il colore preferito di Peeta, che subito mi ritrovo voltata tra le sue braccia; i suoi occhi, penetranti e azzurri come il cielo, brillano mentre si immergono nei miei.
Un caldo bacio è quello che segue, sussurrato a fior di labbra; un bacio che, nella sua innata dolcezza, ne fa desiderare altri mille.

Quando, dopo istanti eterni, Peeta si stacca appena da me per riprendere fiato, ne osservo le labbra, rosse, non riuscendo a ricongiungere i nostri sguardi, perché sono cosciente di quello che sto per dire.
Sì.— La voce flebile, rotta da un nuovo bacio, più possessivo del primo.
Sì.— Lo ripeto, non appena ne ho il tempo, come per prenderne coscienza; ma la verità è che vorrei dirlo altre cento volte, solo per rivedere ogni singola volta le sue iridi di cielo che brillano come stelle; solo per sentire ancora una volta quel 'Ti amo.' che Peeta non ha smesso di sussurrare sulle mie labbra.
—Ti amo anch'io.— Le gote che avvampano, il cuore che stride, ma so, per una volta, di aver fatto la cosa giusta.
Per una volta sono convinta di quello che ho detto.


—Ti amo.— E lo mormoro ancora, alle porte della notte, in questo silenzio che sa di infinito, che sa di eterno.

Ti amo e sarà sempre così, Peeta Mellark.
   
 
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