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Autore: stevan    20/03/2016    10 recensioni
Il nostro amore era quasi meccanico. Come amanti eravamo finiti... non riuscivo a vedere altro fra noi...
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era tutto finito



 
“Mi hai sentito”, gridò Mirco, e io: “Ma si, sì, sì, ti ho sentito!”.

“E allora perché non rispondi?”

Mi ridistesi sul letto, il lenzuolo che era bagnato di sudore mi infastidiva. Accesi una sigaretta e pensai: il nostro amore era quasi meccanico ormai. Come amanti eravamo finiti e oltre a quel genere di rapporto non riuscivo a vedere altro fra noi, o forse non ricordavo i momenti delle passeggiate in centro, stretti mentre si passava fra la gente senza vederne un volto, esistavamo solo noi con gli occhi negli occhi e si rideva fino ad avere le mascelle dolenti.

Si, anche ora si rideva, quasi all’inglese: lui mi faceva battute ironiche e io a lui scherzi cattivi. Mi sentivo sempre trasandato davanti a Mirco: avevo otto anni di più che mi pesavano, fumavo troppo fino ad avere una certa tipica voce roca. O forse anche la voce era così perché invecchiavo.  Certo che non mi sentivo bello, non di fronte a lui, ma maturo sì e non solo per la mia età, ma per l’equilibrio che bene o male ero riuscito a trovare dentro me stesso.

L’avevo conosciuto circa dieci anni prima, ma anche ora Mirco, a trentadue anni, sembra  in pratica un ragazzino: amava le belle macchine e purtroppo aveva cominciato ad apprezzare anche le belle donne, non mi illudevo, non mi ero mai illuso che amasse solo me, anzi in realtà pensavo che di me fosse solo affezionato.

E poi i biglietti doppi del cinema o di altri spettacoli che gli avevo visto più volte non erano certo per andare a divertirsi con sua sorella, ammesso che ne avesse una!

Comunque adesso era l’ora di alzarsi e andare.Non gli avrei detto nulla, gli adii sono sempre ridicoli o penosi e in seguito avrei fatto in modo di non farmi trovare.

“Allora ciao Andrea”.

“Si, ciao!”.

“Ti telefono io Andrea!”

“Sì, ci telefoniamo, ciao Mirco!”

E uscivo per l’ultima volta da quell’androne umido lasciandomi sbattere alle spalle il portone più pesante del mondo. Sì, certo, Mirco mi telefonò dopo qualche giorno, ma io non risposi al cellulare, vedevo che era lui, e poi non mi telefonava nessun altro. Lui non fu molto tenace: infatti dopo avermi cercato quatro volte al cellulare, li contai, non si sforzò neppure di venire a cercarmi a casa o forse venne una volta, quando non c’era nessuno in portineria, comunque la portinaia non mi riferì nessuna visita.

Solo dopo circa tre settimane lo rividi di sfuggita, il giaccone grigio col colletto rialzato, con una mano in tasca e l’altra agitata nell’aria, parlava con un ragazzo che gli camminava a fianco, forse un amico, forse qualcosa di più.

Mi venne l’impulso di metterlo in imbarazzo salutandolo, ma con un sorriso amaro pensai che forse il suo nuovo ragazzo mi avrebbe scambiato più facilmente per suo padre e non per il suo ex amante. Mi strinsi nel mio cappotto ed entrai nel primo negozio che trovai.

Era il ventuno dicembre. Era tutto finito, anche l’autunno.
 

 
 
 
 
 

   
 
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