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Autore: Jade Tisdale    21/03/2016    1 recensioni
Raccolta di flashfic e one-shot sulla coppia Nyssara.
«Ti amo.»
«Platonicamente parlando, intendi.»
Sara scosse lievemente la testa, abbozzando un sorriso imbarazzato. «No. Ti amo e basta.»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Nyssa al Ghul, Sarah Lance
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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#3 Prompt: Person B hearing orgasmic sounds of pleasure coming from Person A in the room nearby. Intrigued and turned on, B opportunely enters the room, finding Person A eating their favorite food.

 

Pizza day

 

 

Nyssa infilò la chiave nella serratura con forza, ma quando la ruotò, si stupì nel trovare la porta già aperta.
Quella mattina, quando si era svegliata, Sara aveva ammesso di sentirsi poco bene. Le era dispiaciuto lasciarla a casa da sola, ma già la settimana precedente si era data malata per accompagnare la moglie ad un controllo in ospedale, e sarebbe parso troppo strano se avesse nuovamente evitato di andare al lavoro.
Oltretutto, il suo capo -Daiana Baker, una giovane donna in carriera a dir poco sgradevole- abitava a pochi isolati da loro e non era particolarmente cortese nei confronti dei suoi dipendenti. Sarebbe stato un rischio enorme se si fosse presentata alla sua porta e avesse scoperto che Nyssa era completamente sana.
Però, Sara non la era. Ormai era al settimo mese di gravidanza e già da diversi giorni i dolori al ventre erano tornati. I dottori temevano che il bambino potesse nascere prematuramente, per questo Nyssa avrebbe preferito restarle accanto giorno e notte.
Non le importava niente dello stipendio, sarebbe stata tranquillamente a casa senza riceverlo per giorni, ma la sua superiore si lamentava per il poco personale, nonostante fosse stata lei stessa a licenziarne metà in quanto li riteneva incapaci.
Inutile rimuginarci sopra. D'altronde, il mese precedente un suo collega era scivolato dalle scale e Daiana si era rifiutata di mandarlo al pronto soccorso. Finito il suo turno, Nyssa aveva accompagnato il collega in ospedale, dove scoprirono che si era slogato la caviglia.
Più e più volte avrebbe voluto licenziarsi, ma Sara era già stata rimpiazzata dal negozio in cui lavorava perché era rimasta incinta -nemmeno i suoi capi erano molto gradevoli, considerato che le avevano detto chiaro e tondo che non sarebbero rimasti più di un anno senza una commessa stabile- e se anche Nyssa avesse abbandonato il suo posto, come avrebbero fatto a pagare l'affitto e a dare una vita al loro bambino?
La mora sospirò, passandosi una mano sulla fronte. I troppi pensieri le avevano fatto venire il mal di testa.
Attraversò l'atrio con un brutto presentimento: come mai Sara aveva lasciato la porta d'entrata aperta?
Cercò di scacciare via tutta la negatività. Magari era uscita a buttare la spazzatura e una volta rientrata si era semplicemente dimenticata di chiuderla a chiave. Era tipico di lei dimenticare le cose.
Abbandonò la valigetta vicino al divano, dopodiché chiamò Sara un paio di volte.
Non ricevendo alcuna risposta, iniziò ad allarmarsi. Corse nella loro camera, credendola svenuta, ma trovò il letto rifatto.
Merda.
Allora, immaginò che avesse vomitato di nuovo, così si diresse verso il bagno, ma, in quello stesso istante, un rumore attirò la sua attenzione.
Era strano. E famigliare.
Chiuse gli occhi per alcuni secondi nel tentativo di capire da dove provenisse.
La cucina.
Attraversò il corridoio in fretta e furia, ma quando capì di che rumore si trattasse, si bloccò sulla soglia.
Erano gemiti di piacere.
Mio Dio.
La mora spalancò appena le palpebre, sconvolta. Cosa diamine stava combinando?
Subito dopo, un altro gemito.
Nyssa deglutì. Le tremavano le gambe.
Un'innumerevole quantità di ipotesi le balenarono in testa, ma sperò con tutta sé stessa che non fosse vera nemmeno una.
C'era solo un modo per scoprirlo. Anche se era a disagio.
Prese un respiro profondo, dopodiché, aprì la porta in un attimo.
«Che cazzo stai-»
Sara si voltò nello stesso istante, con la bocca piena e un pezzo di pizza fumante tra le mani. «Uhm?»
Fu allora che Nyssa capì.
Quest'ultima avvampò di colpo, stringendo involontariamente le mani a pugno. «N-Niente, io...»
Sara si bloccò, assumendo un'espressione confusa. Ci mise un paio di secondi per comprendere cosa era passato per la testa di Nyssa.
«No... Ti prego, non dirmi che hai pensato male» disse la bionda, volgendo rapidamente lo sguardo dal cartone di pizza alla moglie. «Non dirmi che credevi davvero...»
«Erano suoni osceni, Sara» si giustificò l'altra, sospirando. «Ho pensato a qualunque cosa. E poi, c'era la porta aperta...»
«Avevo fame. Ho prenotato in una pizzeria d'asporto, e probabilmente ero così desiderosa di mangiare che mi sono scordata di chiuderla a chiave. Sai come sono fatta.»
La mora annuì lievemente, stringendosi nelle spalle.
Dopo il primo momento di shock, Sara si dimostrò impassibile, anche se, dentro di sé, moriva dalla voglia di scoppiare a ridere.
«Lo sai che mi esalto sempre quando mangio la pizza» continuò, mandando giù un altro boccone.
«Lo so» ammise Nyssa, «ma questi gemiti di piacere non li fai nemmeno quando siamo a letto. Avevo tutto il diritto di preoccuparmi.»
Sara sussultò appena. Colpita in pieno.

   
 
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