Bring me back to life.
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Personaggi ©
Cassandra Clare
Fanfiction © Mimi18
(A)ttrazione
Alec
osservò con statica freddezza la figura di Magnus, ricurva su uno dei numerosi
pentagrammi disegnati su fogli sottili di pergamena ruvida. Una porzione di
schiena nuda s’intravedeva appena dalla maglietta sollevata, alcuni brillantini
cadevano dai capelli pettinati in spuntoni dall’aria particolarmente acuminata,
nonostante il ragazzo avesse passato tra di essi le proprie dita numerose volte
e mai – mai – s’era ferito.
Parvero
quasi oscurarsi le iridi d’un azzurro intenso, lo sguardo che cadde più languidamente
lungo il corpo dello stregone, e Alec fu costretto a deglutire.
«Vedi
qualcosa che ti piace, Alexander?» La
voce di Magnus suonò canzonatoria, nonostante gli occhi fossero predatori, e
per poco il cacciatore non perse l’equilibrio pur rimanendo fermo, ritto come
un palo, colto nel segno.
Borbottò
qualcosa di simile ad un insulto – forse più verso se stesso, che per Magnus –
seguito da una risata trillante ed i passi dello stregone che lo raggiungevano,
silenziosi per tutti, ma mai per Alec.
(B)ellezza
Jace tirò una delle guance di Clary, attirandone così l’attenzione momentaneamente rapita
dalla coppia di ragazzi dinanzi a loro, presi dalla discussione su un qualche
fumetto abbandonato da Simon. La ragazza cercò d’afferrare la propria cannuccia
con le labbra, senza guardare così da poter continuare a mantenere gli occhi su
Magnus e Alec, mentre Jace cercava disperatamente di
non scoppiare a ridere. A Clary non sarebbe piaciuto,
e probabilmente avrebbero bisticciato per qualche ora, senza potersi baciare.
«Cosa
guardi? Se vuoi quel fumetto posso chiedere ad Alec di – »
«Non
sono bellissimi?» Domandò con una voce quasi stridula, interrompendolo, gli
occhi luminosi.
Jace inarcò un sopracciglio. «Io sono bellissimo. Dovrei ritenermi
offeso, Clarissa, del tuo sguardo posato su altri uomini quando hai il
sottoscritto al tuo fianco.»
Ridacchiando
Clary gli pizzicò una coscia, sotto il tavolo,
allontanando finalmente lo sguardo dalla coppia. Chinato sul fumetto e con un
solo orecchio a prestare attenzione ad Alec, Magnus sogghignò diabolicamente
divertito.
(C)alore
Le
ampie finestre spalancate permettevano ad un fresco vento di entrare nella
stanza, donando sollievo ai corpi sdraiati dei due giovani. Alec portò appena
una mano alla fronte sudata, sospirando piano, attento a non svegliare Magnus.
Lo stregone gli stringeva saldamente la vita con un braccio, il viso rivolto
verso il cacciatore, sdraiato prono. Avevano calciato simultaneamente le
coperte al fondo del letto, tuttavia Alec si era risvegliato nel cuore della
notte affannato, a causa del calore emanato dal corpo di Magnus.
Spostò
lo sguardo sullo stregone, accarezzando con lentezza affettuosa la pelle dorata
della schiena, liscia a differenza della propria ricoperta da numerose
cicatrici e qualche runa permanente. Chinò appena se stesso, posando le labbra
secche contro l’epidermide, discendendo in una umida scia di baci forse ancora
più infuocati della notte stessa.
Magnus
mugolò, un gemito d’apprezzamento soffocato dal cuscino, la mano che strinse
più saldamente la dita di Alec.
«Pensavo
avessi troppo caldo per certe cose,»
lo scimmiottò sollevando gli occhi, le iridi da gatto che scrutarono il
cacciatore con pacato divertimento. Era più sveglio di quanto Alec credesse, e
le labbra di quest’ultimo s’incurvarono in un sorriso sinistro, mordendo la
spalla di Magnus.
«Posso
sopportarlo.»
«Hai
una Runa per ques – Alexander!»
(D)olore
Izzy buttò il cellulare con violenza sul letto
sfatto, la figura ricurva di Alec che sussultò impercettibilmente al gesto,
ignorando tuttavia lo sguardo preoccupato della sorella.
«Quel
dannatissimo stregone non risponde,» ringhiò adirata, sedendosi di fianco al
ragazzo, sfiorando il suo corpo senza azzardare alcun gesto di affetto o
sostegno. Non sapeva cosa volesse suo fratello, in quel momento, e si limitava
a stare lui accanto e minacciare Magnus di morte sin da quando i due si erano
lasciati. «Spero sia soffocato con il glitter.»
Qualche
giorno prima Alec avrebbe ridacchiato alla battuta, ora, invece, le sue spalle
rimasero immobili e nessun grugnito di risata scappò alle labbra screpolate,
intaccate da tagli causati dal vento freddo che incombeva fuori dall’istituto.
«Non
esiste qualcosa per questo, vero?» Domandò all’improvviso, cogliendo Izzy di sorpresa. La giovane lo guardò con una domanda
inespressa, attendendo pazientemente che Alec continuasse. Non premeva, non
esigeva – in quel momento, altro non faceva che supportare suo fratello, una
dolorosa figura che la impregnava d’un istinto materno mai avuto. «Una Runa per
il cuore spezzato, Iz.»
Strinse
gli occhi la cacciatrice, assumendo la tipica espressione di chi era in grado
di trattenere le lacrime per la troppa abitudine, abbracciando infine la figura
del fratello.
«Ci
sono io, per questo. Non ti lascerò solo un istante, Alec.»
E strozzerò quel
maledetto stregone con una delle sue sciarpe colorate.
(E)ccentrico
A
parere di Alec, Magnus Bane possedeva uno stile piuttosto
eccentrico, con i numerosi vestiti colorati e dalle stampe di svariati animali,
piante od oggetti su di essi. Il glitter e tutto ciò
che brillava, sosteneva lo stregone, davano un aspetto ancor più importante
alla sua famosa persona e su questo, pensò il ragazzo, doveva dargli ragione.
«Perché
non indossi una mia maglietta, come
al nostro primo appuntamento?»
Alec
inarcò un sopracciglio scuro, lo sguardo che scrutò Magnus con evidente
scocciatura, prima che sospirasse ed incrociasse le braccia al petto. I muscoli
guizzarono appena, risaltando le Rune, e Magnus sbatté le ciglia ricoperte di glitter argentato e dorato.
«Anche
se, devo ammettere, i tuoi vestiti per quanto orripilanti abbiano i loro vantaggi.»
«Magnus.»
Lo
stregone imbronciò la bocca, prima di roteare gli occhi, muovendo le mani come
a scacciare un demone fastidioso. «Oh e va bene, va bene! Almeno una sciarpa!
Quelle non sono poi così eccentriche,
Alexander!»
(F)ollia
Alec
lo sapeva, ne era assolutamente sicuro, che quella fosse una pura e
sciocchissima follia. Sua sorella lo aveva messo al corrente degli eventi
riguardanti quegl’ultimi giorni – Magnus che gli salvava la vita, Clary e Jace fratelli,
l’apparizione di Valentine – e tutto vorticava nella
mente del giovane come un tornado inarrestabile.
Non
che tutto ciò rappresentasse una scusa per trovarsi lì, davanti al cancello che
lo divideva dall’appartamento del Sommo Stregone di Brooklyn, con una sola
spada angelica che pendeva dalla cintura leggermente allentata e le stampelle.
Ricordava un idiota, e fu quasi deciso a tornarsene all’istituto, quando invece
la mano libera premette il pulsante accanto al nome di Magnus.
Attese
soltanto qualche secondo, la speranza che lo stregone non rispondesse quasi più
alta del –
«CHI
OSA DISTURBARE IL SOMMO STREGONE DURANTE IL BAGNO AL SUO GATTO?»
Alec
deglutì, cercando di ignorare l’attività di Magnus oltre la porta, e
aggrottando le sopracciglia. Una ruga di espressione si formò sulla fronte
solitamente liscia.
«Uh
– ehm, sono Alec. Alec Lightwood.»
Ci
fu un silenzio improvviso oltre la linea del citofono, ed Alec si rimproverò
per quella stupida follia, dacché era evidente che Magnus non si ricordasse
affatto di lui.
«Alexander, mi chiedevo quando ti saresti
fatto vivo!» Trillò la voce dello stregone, sorprendendolo, prima che il
cancello si aprisse.
Alec
non poteva scappare, dopotutto aveva le stampelle.
(G)atto
Chairman Meow non era un tipo amorevole.
Solitamente
passava gran parte del proprio tempo sdraiato sul tappeto morbido ai piedi del
divano, a pancia all’aria, le zampe sollevate quasi imitasse un morto. Ronfava
della grossa, per lo più, ed erano rare le occasioni in cui lo si vedeva
sveglio o semplicemente correre.
Tuttavia,
Magnus aveva preso a notare quanto quel gatto più simile ad un topo
particolarmente grosso si fosse affezionato al petto di Alec. Forse, più che al
padrone stesso. Sgattaiolava furtivamente sul corpo del cacciatore quand’egli
era pigramente sdraiato sul divano, il libro tra le mani, la testa che
ciondolava. E si udivano, in quelle occasioni, fusa tanto forti da arrivare
alla vicina di casa.
S’accigliò
lo stregone quando scorse il sorriso soddisfatto di Alec, le dita affondate nel
pelo dell’animale: dopotutto, pareva proprio che quello shadowhunter
fosse destinato a stare per sempre
con lui. Piaceva a Chairman Meow!
(H)unger Games
Sollevando
appena lo sguardo sul televisore, Alec inarcò entrambe le sopracciglia scure.
Esse scomparvero sotto i folti capelli color ebano, mentre un’espressione di
cupo divertimento tingeva le fattezze solitamente dolci del viso – dolci, per
lo più, lo erano quando si trovava in compagnia di Magnus.
«Di
nuovo questo film?» Domandò piccato,
scoccando un’occhiata furente alla ragazza che, nello schermo, portava arco e
frecce con sé. Si presupponeva che Magnus Bane con la
propria proverbiale magia dovesse essere in grado di fornire qualche cosa di
più interessante dell’ennesima replica di The Hunger Games, tuttavia lo stregone si era particolarmente
affezionato al povero Gale. Alec sospettava fosse per i capelli scuri e gli
occhi cerulei.
«Katniss avrebbe dovuto scegliere Gale,» sospirò lo
stregone, accarezzando la gamba di Alec. Il ragazzo tacque – patteggiava per Peeta, tuttavia trovava inutile discutere di qualcosa di
così sciocco. Un dettaglio, però, premeva sulla punta della sua lingua.
Cedette
con un sospiro, allungando un braccio e circondando le spalle di Magnus,
tirandolo a sé. Un profumo di sandalo gli invase le narici immediatamente. «Io
sono un arciere migliore.»
Contro
il proprio petto Magnus ridacchiò e, persino Alec, sentì le labbra incurvarsi
in un sorriso di malizioso divertimento.
(I)ndecisione
Magnus
osservò silenzioso la porta che Jace Herondale s’era sbattuto rumorosamente alle spalle,
l’accusa che aleggiava ancora nell’aria pesante dell’appartamento. Nonostante
avesse rotto con Alec, entrambi sapevano
quanto ancora lo amasse – quanto ancora si preoccupasse per lui, sperando che
nulla potesse toccarlo (forse, sperando di renderlo immortale, con tutto
quell’amore).
Sospirò,
passandosi una mano tra i capelli disordinati, Chairman
Meow che scodinzolava al suo fianco. Era accaduto
qualcosa e quel maledetto cacciatore aveva pensato bene di instillare in lui il
dubbio, il desiderio di sapere se Alec
stesse bene.
Si
era ripromesso che non ci sarebbe ricaduto, per il bene di entrambi, nonostante
ciò Magnus si alzò dal proprio divano rosa shocking per raggiungere la stanza,
spalancando l’armadio con un tumulto arcobaleno di colori.
Sarebbe
andato da lui, scacciando quell’indecisione, poiché l’amore che provava per
Alec risultava più forte della razionalità stessa.
(L)anguido
Le
labbra di Magnus si mossero in un bacio vorace contro quelle di Alec, il
languido piacere ad invadergli le viscere, arrotolandole in una morsa che non
faceva né male, né lo portava ad allontanarsi dallo stregone. Affondò
maggiormente le dita lunghe e sottili nella camicia di seta leggera, un motivo
floreale che lo aveva portato a strizzare il naso scorgendolo, ricercando al di
sotto di essa il calore della pelle.
Non
appena i polpastrelli vi entrarono in contatto, una semplice e forse frettolosa
carezza, per un ragazzo che faceva tutto
per la prima volta, Magnus gemette contro la bocca di Alec. Un suono che
instillò nel cacciatore un briciolo di sicurezza, portandolo ad afferrare il
bacino dello stregone, avvicinandolo al proprio – ed un gemito ancora, questa
volta mescolato a quello che sfuggì alla presa della stessa bocca che divorava
Magnus, lentamente, saggiandone avidamente il sapore sino ad imprimerlo – forse
eternamente – nella propria mente (e nel proprio cuore).
(M)agia
Uno
sprizzo azzurro sfuggì alle dita di Magnus ed Alec spalancò appena gli occhi.
La
magia si infranse contro il petto di un Dimenticato, abbattendolo al suolo. Con
un movimento quasi sensuale, almeno allo sguardo del giovane cacciatore, Magnus
spostò il ciuffo di capelli neri ed argentei – colorati per l’occasione,
sospettava – che gli era ricaduto sul viso coperto da un lieve strato di
sudore.
«Non
avevi mai visto uno Stregone all’opera, Shadowhunter?»
Alec
udì la nota di divertimento nella voce, tuttavia questo non gli impedì di
assottigliare appena lo sguardo, stringendo con maggiore forza la spada
angelica nella mano destra.
«Sì.»
Lo disse con freddezza, dando infine le spalle a Magnus, ed avvicinandosi al
proprio parabatai
– imponendosi di non guardare indietro, attratto dal colore blu della magia, un
colore che ricordava dannatamente le proprie iridi. E questo, se possibile,
costrinse qualcosa nel suo stomaco a sfarfallare maggiormente.
Idiota di un Alec.
(N)ausea
Alec
non aveva progettato di finire la serata in quel modo.
Quel modo, ovverosia
inginocchiato dinanzi al water nell’appartamento di Magnus, dopo aver gettato
il cuscino riposto sopra la tazza da qualche parte – era sicuro d’aver colpito Chairman Meow durate quell’ignobile
atto. Probabilmente avrebbe vomitato l’anima quella notte, a causa della
quantità di alcool consumata con Jace e Simon in
vista dell’addio al celibato di quest’ultimo. Avrebbe dovuto essere una serata
tranquilla, tra amici, tuttavia il sorriso di Jace,
la gaytudine
di Alec e l’umorismo di Simon avevano colliso a sufficienza da attirare su di
sé sguardi d’apprezzamento e drink offerti dalla casa (e non).
Magnus,
d’altro canto, sospirò per l’ennesima volta.
«Quando
mi hai detto “Dopo passo da te” pensavo intendessi qualcosa di più piccante di questa scena puerile,
Alexander.»
Alec,
dal canto proprio, riuscì appena a sventolare una mano nell’aria prima di
affondare nuovamente il volto in preda all’ennesimo spasmo. Fu in quell’istante
che Magnus posò le dita fredde sulla fronte del giovane, scostando il ciuffo di
capelli color ebano dalla fronte, espirando piano.
«In salute ed in malattia dicono i
Mondani,» pronunciò appena, ed Alec sorrise.
Prima
che l’ennesimo conato di vomito lo colpisse, almeno.
(O)scurità
Se tu affondassi
nell’oscurità più totale, Magnus, chi sarebbe pronto a cadere con te?
Lo
stregone spalancò gli occhi di colpo, inspirando a pieni polmoni e rumorosamente,
cercando con il palmo sudato il corpo ora sveglio di Alec.
Portando
la mano a stringere quella spasmodica di Magnus, il giovane sbatté
ripetutamente le palpebre, le iridi d’un blu oltremare che s’abituarono
facilmente al buio della notte – dopotutto, gli Shadowhunters
combattevano le ombre, quello era il suo elemento.
«Un
altro sogno?» Domandò con voce arrochita dal sonno, quasi dolorosa. Il pallore
delle proprie dita risplendeva contro la pelle dorata di Magnus.
Quest’ultimo,
massaggiandosi il petto, annuì seccamente. «L’oscurità mi avvolgeva, ero solo –
completamente solo e – »
Alec
baciò la sua bocca, costringendolo a tacere, le dita affondate nei capelli
umidi e sciolti sulle spalle. Magnus si rilassò appena a quel contatto, senza
chiudere tuttavia gli occhi, assicurandosi che il ragazzo fosse realmente ad un
passo da sé.
«Non
sarai mai solo.»
Bruciavano,
le sclere, quando Magnus si rifiutò di sbattere le palpebre.
«E
se tu dovessi affondare in qualche pozzo
oscuro, ci sarò anche io, Magnus.»
Ed
infine, lo stregone annuì, rilassando le spalle e portando la fronte a posarsi
contro la spalla di Alec.
Il
suo Alexander, così coraggioso.
(P)arole
«Ti
amo.»
Magnus
sollevò lo sguardo dai fogli sparsi sul tavolino, le palpebre sgranate appena,
risaltando così le occhiaie violacee che deturpavano il volto avvenente.
Osservò Alec, appoggiato allo stipite della porta e a piedi scalzi, chiedendosi
se la mancanza di sonno non gli stesse giocando un brutto scherzo.
Quando
il cacciatore ridusse gli occhi a fessure, forse domandandosi se non avesse
osato troppo, pronto a chiudersi nuovamente in se stesso – Magnus scattò in
avanti, afferrando le sue braccia muscolose tra le proprie mani, baciandolo con
una foga ed una forza che non pensava di possedere ancora dopo tre giorni di
indagini ininterrotte.
Non
pensava avrebbe mai udito tali parole senza provare, all’unisono, il dolore
provocato della certezza della perdita. Alexander non lo avrebbe mai abbandonato.
(Q)ualcosa
Isabelle
sventolò i piedi nudi nell’aria fresca dell’Istituto, osservando con un sorriso
dannatamente irritante la figura longilinea del fratello, seduto con la schiena
dritta su una scomoda seria quasi fosse stato sotto interrogatorio.
«Così,
tu e Magnus Bane – » Lasciò scivolare la frase con
dannata sensualità ed Alec sbuffò, sonoramente.
«Izzy, siamo solo
amici.»
«Amici
che fanno qualcosa, viste le proporzioni enormi del succhiotto sul tuo collo.»
Alec
ebbe la decenza di arrossire, all’accusa, portandosi una mano a coprire il
marchio lasciato da Magnus soltanto la sera prima.
«E
non rifilare anche a me la scusa del “Sono caduto”,» Izzy
rotolò a pancia insù, ridacchiando.
(R)una
Quando
Clary ebbe finito di disegnare la Runa sul proprio
avambraccio Alec si ritrovò a sbattere le palpebre in confusione. Laddove la
rossa si era esposta all’intero consiglio riunito degli Shadowhunters,
ora stava Magnus.
Lo
stesso Magnus che, ovviamente, rimaneva anche in piedi al suo fianco.
«Per
l’Angelo,» sussurrò, passandosi una mano sulla faccia, cercando in qualche modo
di cancellare l’illusione di ciò che stava accadendo dinanzi alle iridi
stanche. Solamente quando i sussurri attorno a lui divennero chiare parole – nomi – comprese quale Runa Clary avesse scelto, come dimostrazione del proprio potere,
e questo, forse, lo portò a spalancare maggiormente la bocca in un segno di
muto stupore.
Guardò
nuovamente Magnus che, a propria volta, aveva gli occhi puntati in preda all’incomprensione
su Alec.
Il
pensiero che la Runa mostrasse la persona più amata e che Magnus stesse
guardando Alec a ripetizione, cercando chiarezza, portò il cacciatore a
rilassarsi completamente ed ad incurvare le labbra in un sorriso sereno.
Ora
capiva cosa Jace avesse voluto dirgli, con le sue
dure parole.
(S)esso
Non
era semplicemente sesso.
Alec
percepiva la verità in questo pensiero mentre Magnus tracciava la lingua lungo
la lunghezza del suo membro, costringendolo a chiudere gli occhi, stringere le
palpebre così forte da provare intenso dolore tanto quanto intenso piacere.
Soffocò appena il gemito quando le dita dello stregone lo sfiorarono, una
carezza audace e mozzafiato, che lo ebbe completamente e indissolubilmente suo,
ricercando i capelli per afferrare la nuca, trascinandolo a sé.
Cozzarono
le bocche, voracemente, i denti sbatterono appena prima di chiudersi sulle
labbra. Le pelli sfregarono l’una contro l’altra, la frizione dei corpi sudati
e delle mani febbrili, mosse da un desiderio intenso che la distanza di qualche
giorno aveva soltanto accresciuto maggiormente.
Non era
semplicemente sesso,
ripeté Alec con una cantilena, la mano che corse lungo la curva dei fianchi di
Magnus, toccando l’osso sporgente del bacino, ed infine chiudendo gli occhi –
scacciando via ogni pensiero, scacciando via ogni preoccupazione.
Il
sapore di Magnus forte sulle labbra, quanto lo era l’odore sulla pelle.
(T)rucco
Lo
vide struccato per la prima volta dopo una doccia, l’odore di sandalo ovunque
attorno a loro, i vetri appannati a causa del calore pungente. Gocce d’acqua
scivolavano dai lunghi capelli sciolti ed Alec si ritrovò a pensare quanto
Magnus riuscisse ad essere ugualmente attraente, tanto da fargli perdere
completamente l’uso della parola.
«Alexander!»
Squittì quasi lo stregone, sconvolto dalla sua presenza, un asciugamano stretto
attorno alla vita sottile. «Non ti aspettavo prima delle cinque!»
Alec
sbatté appena le palpebre. «Sono le sei meno un quarto,» fu l’unica cosa che
riuscì a dire e, a quel punto, Magnus parve ancor più inorridito.
Iniziò
a gesticolare, febbrile, ricercando quelli che Alec comprese fossero trucchi,
creme e qualche bigodino. Lo fermò con un gesto secco della mano, afferrandogli
il polso, tirandolo contro di sé con uno strattone.
Così
vicino, il profumo lo inondò completamente, facendogli perdere per un istante
la ragione.
«Mi
piaci anche così, Magnus.»
Lo
stregone parve un istante stupito, prima di sorridere maliziosamente. «Certo che ti piaccio anche così,
Alexander, sono pur sempre il Magnifico Stregone di Brooklyn.»
«Sommo.»
«Hai
ragione, Sommo e Magnifico mi si
addice di più.»
(U)mano
Magnus
accarezzò con la punta delle dita il profilo addormentato di Alec. Accasciato
sulle sue gambe, su quel divano rosa e troppo stretto forse per entrambi, il
cacciatore dormiva quieto e indifferente a tutto ciò che gli aleggiava attorno.
Il
respiro calmo solleticò i polpastrelli di Magnus, le palpebre del ragazzo che
baluginarono appena, temendo d’averlo svegliato con quel suono spontaneo. Non si
era mai sentito così umano, esposto
al punto tale ai propri sentimenti da temere che, con la fine di quella storia,
sarebbe giunta persino la sua morte.
Magnus
aveva una terribile paura di ciò che Alec potesse fare, il suo cuore tra le
mani, fatto per essere cullato o distrutto.
Aveva
riposto in uno Shadowhunters non solo la sua vita, ma
anche la fiducia che raramente lo stregone concedeva, consapevole di giocare
una partita con il principe dell’inferno stesso contro quell’angelo dagli
espressivi occhi blu che ricordavano il mare.
Avrebbe
perso od avrebbe vinto il suo amore, per tutta l’eternità che ad Alec era stata
concesso? Soltanto il tempo – un vecchio amico, ormai, per Magnus – poteva definirlo.
(V)estiti
«Non
è mio desiderio criticare il tuo modo di vestire, Alexander, ma – »
Alec
inarcò un sopracciglio, improvvisamente all’erta quasi come se Magnus fosse un
demone pronto a sbranarlo da un istante all’altro. «No.»
«Alexander!
Non sai nemmeno quello che stavo per dirti!»
Magnus
parve oltraggiato e ferito dalla risposta, ed il cacciatore roteò appena gli
occhi, affondando maggiormente nei sedili dell’auto a noleggio. Parigi si
stagliava oltre i finestrini, magica come lo stregone stesso l’aveva definita,
seppur non specificando alcun aneddoto sul passato trascorso in quella città.
«Volevi
propormi un nuovo guardaroba.»
Magnus
arricciò la bocca: l’aveva colorata con del lucidalabbra alla ciliegia, quella
mattina, ed Alec ancora non lo aveva baciato a sufficienza da cancellarne il
colore. «Quantomeno le magliette bucate, mio caro.»
Alec
incrociò le braccia al petto, un broncio sontuoso sul viso giovane, che lo
rendeva agli occhi di Magnus ancor più carino.
«Perché
comprare magliette che poi finirò per rompere alla prima battaglia con un
demone?» Sbottò logico, ponendo a suo parere fine alla questione, e Magnus
sospirò.
Allungò
la mano, intrecciandola a quella di Alec, sfiorandone il dorso con il pollice.
«Oh,
Alexander,» pronunciò quel nome come una carezza che fece rabbrividire il
ragazzo. «Vorrà dire che ti presterò i miei!»
Il
gaudio di Magnus non si spense nemmeno quando un’espressione d’orrore si
dipinse sul viso di Alec.
(Z)ittire
Esistevano
molti modi in grado di zittire Magnus. Per esempio, Alec avrebbe potuto
scaraventare ogni suo vestito vintage dalla finestra e per le strade di
Brooklyn. Questo avrebbe costretto lo stregone ad accasciarsi a terra, in preda
agli spasmi, indeciso per ore se uccidere o meno il proprio fidanzato.
Il
modo tuttavia più efficace era quello di baciarlo sino a sentire male alle
labbra, alla mascella, alle dita che scorrevano sul petto e sotto i vestiti,
alla ricerca ossessiva della carne. Lo facevano spesso, Alec conosceva a
memoria ormai i movimenti della lingua di Magnus nella propria bocca, o come
gli piacesse tirare le ciocche d’ebano dei capelli così da chiedere di più.
Affondavano
tra i cuscini del divano, rischiando spesso di perdere l’equilibrio, ed Alec
dimenticava persino che esso fosse rosa. Intrecciavano le gambe, si
incastravano alla perfezione e pericolosamente, divenendo il puzzle completo
che Magnus aveva cercato di completare da quasi settecento anni. O forse erano
ottocento?
Baciarlo
era semplice quanto respirare.
Amarlo,
forse, era più complicato – più pericoloso, più tutto. Eppure Alec non avrebbe
comunque rinunciato a nulla, nemmeno alla sofferenza, se significava vivere
accanto a Magnus.
N/a: ci sono un sacco
di riferimenti ai libri, lo so, ma non ho resistito. Volevo provare a riempire
quei piccoli buchi di scene che non ci sono state date – Cassie, me la pagherai
per questo, sallo.
Spero
vi piaccia. Ci ho messo quasi una settimana a scriverla a causa della mia
pigrizia!