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Autore: Elpis Aldebaran    31/03/2009    5 recensioni
Raccolta di fanfiction per voglia mia, per compleanni, per eventi, per qualsiasi cosa.
1. Prefazione
2. NejiTen
3. ShikaIno
4. ShikaIno
5. MinatoKushina - Seconda Classificate al contest "MinatoKushina Genin" indetto da Mala_Mela e Rory-chan.
6. NejiTen
7. KibaHina
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kushina Uzumaki, Yondaime | Coppie: Kiba/Hinata, Neji/TenTen, Shikamaru/Ino
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note: ShikaIno, sempre AU, con accenni NaruSaku. Rating giallo con presenza di qualche parolaccia.

Si ringrazia WishfulThinking per il betaggio.

 

B r i o c h e s

 

 

 

 

 

 

A te, Mimi,

per il tuo compleanno,

ovviamente in ritardo.

Spero di aver reso giustizia ad ogni singolo

personaggio e situazione.

Grazie, per ascoltare le mie lamentele,

i miei dubbi,

i miei sfoghi

quando tutto mi va storto.

Grazie di esserci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ino sbatté la porta di camera, buttandosi sul letto in lacrime.

Suo padre, rimasto chiuso fuori nel corridoio, cercava di parlarle piano, calmo, senza essere troppo invadente.

«Ino, tesoro?»

La voce di Inoichi Yamanaka fu coperta dai pesanti singhiozzi della figlia.

«Ino, che è successo?» chiese ancora entrando silenzioso nella stanza, avvicinandosi al letto. Ino stringeva il cuscino, affondando il viso nella federa viola.

«Piccola, non è che quel Nara ti ha fatto qualcosa, vero?» insistette, sedendosi accanto al corpo tremante della ragazza.

Non era la prima volta che Ino tornava a casa in quelle condizioni, ma solitamente c’era sua moglie ad occuparsi di tutto, di informarsi sui fatti, di rassicurarla, di consigliarla. Inoichi era sempre stato uno spettatore esterno e adesso, nonostante avesse visto la moglie all’opera un sacco di volte, non sapeva che fare.

«Ino, puoi dirlo al tuo papà…»

«Non ne voglio parlare!» rispose finalmente la ragazza, urlando contro il cuscino.

«Dimmi almeno cosa ti turba, se posso fare qualcosa…»

«Non puoi fare nulla! Se quell’imbecille ha il cervello delle dimensioni di una nocciolina, la colpa è solo sua!»

Inoichi collegò l’epiteto imbecille al nome Shikamaru Nara, e non poté che sospirare rassegnato.

Quante volte aveva detto al suo piccolo fiore che quel ragazzo non era adatto a lei? Quante volte le aveva fatto notare che erano troppo diversi perché la loro storia potesse andare avanti? Quante?

«Ino…»

«Papà, ti prego, esci! Non ho voglia di sentire nessuno adesso!»

Inoichi non protestò, uscendo silenziosamente come era entrato e ripromettendo a se stesso che alla prima occasione in cui avesse visto il ragazzo, gli avrebbe fatto pagare ogni singola lacrima versata da sua figlia.

Quando sentì la porta richiudersi, Ino si liberò del cuscino, guardando il soffitto col volto bagnato e devastato; Nara ne aveva fatte tante da quando stavano assieme, tra sbronze, dimenticanze di appuntamenti, compleanni, San Valentino. Ma quella le batteva tutte, stavolta non ci sarebbe stata una sfuriata e via, tutto passato, tutto come prima.

I tradimenti non si perdonano con un niente.

Aveva sempre pensato che lui fosse diverso, era irritante e menefreghista; forse era stato proprio quello ad averla affascinata.

Glielo aveva presentato Sakura, quando aveva iniziato a frequentare Naruto; la prima volta che lo aveva visto, vestiva con pantaloni scoloriti e consumati, una maglietta con un gruppo metal sopra, scarpe da tennis rovinate e una sigaretta tra le dita. In un modo strano e incomprensibile, era bello, meglio di tutti gli altri ragazzi montati con cui era uscita.

Shikamaru era semplicemente diverso.

Erano usciti insieme qualche mese dopo. Quel pomeriggio si erano divertiti entrambi, come non avrebbero mai immaginato; litigavano, bisticciavano, si prendevano in giro, ma poi risolvevano subito con una risata, una battuta.

Ino non avrebbe mai scordato, poi, la prima volta che si erano baciati.

 

La sua macchina si fermò davanti casa, ma nessuno dei due diede cenno di voler scendere.

Ino si slacciò la cintura di sicurezza, ridendo ancora dell’ultima uscita folle del ragazzo mentre guidava.

«Non ci salgo più in macchina con te, sei un pirata!»

«E tu sei una seccatura! Ti pare che uno come me possa perdere il controllo della macchina?!»

«Hai fatto una manovra a pelo, è solo fortuna!»

«Te lo ha mai detto nessuno che sei un impiastro, Yamanaka?»

Ino era nuovamente scoppiata a ridere mentre Shikamaru scuoteva la testa, divertito. Appena le risate si dissolsero nell’abitacolo, il silenzio li colse all’improvviso; non era imbarazzante, né scomodo. Solo carico di cose non dette, di sentimenti nascosti che loro conoscevano bene.

«Senti, Ino…» aveva iniziato lui giocherellando con le chiavi del veicolo. Lei distolse lo sguardo, un po’ perplessa, notando però che le portiere erano state bloccate.

«Qualsiasi cosa tu mi debba dire, non credo che sarà così tremenda, Nara!»

«Come?»

«Le portiere… hai paura che scappi?»

«Non lo so, ho preso una piccola precauzione…»

«Adesso sì che sono tranquilla!»

Shikamaru non aveva più risposto, tornando a giocare col portachiavi.

«Non so se lo hai capito, ma tu mi piaci.»

Glielo disse con tutta la naturalezza del mondo, senza impappinarsi, balbettare, arrossire o altro.

Erano semplicemente loro due, nella macchina di lui, accanto l’uno all’altra e si guardavano.

Ino aprì la bocca per dire qualcosa, ma dopo aver boccheggiato per almeno cinque secondi pieni, decise di richiuderla, cominciando anche lei a giocare col portachiavi di casa.

Shikamaru ancora la guardava, apparentemente tranquillo, ma un po’ in ansia; uscivano insieme ormai da tre settimane, ed era abbastanza sicuro di piacerle un po’, altrimenti non si spiegava come avesse accettato tutti i suoi inviti.

Ma adesso, con quel silenzio, lo stava mettendo nel dubbio.

«Devo dire, Nara…» iniziò Ino alla fine con calma, «…che questa dichiarazione è stata proprio il massimo del romanticismo, davvero!» dichiarò ridendo.

Il ragazzo si sciolse anche lui in una risata, pensando che loro, di romantico, non avevano proprio niente.

«E che, sì… ecco, anche tu mi piaci, già.»

Nessuno dei due stava arrossendo, perché erano sicuri dei loro sentimenti, erano decisi e felici di scoprire le carte in tavola.

«Vuoi una storia seria?» chiese lui allora dopo poco, guardandola dritta negli occhi azzurri.

Ino era la prima ragazza che gli piaceva veramente, dopo essere stato scaricato dalla sua ex. Non gli interessava avere una storiella di una sera con lei; voleva qualcosa di più, voleva poter dire con certezza che lei era la sua ragazza, molte e molte volte, a chiunque glielo chiedesse.

Non si sarebbe accontentato.

«Bhe, Nara, non sono ancora pronta per il matrimonio.»

«Ci penseremo poi. Non posso piombare in casa del parroco in due minuti. Senza contare che tuo padre mi ucciderebbe.»

Ino gli sorrise, sfoderando una delle sue migliori occhiate maliziose.

«Se il matrimonio non si fa entro due anni, volentieri.»

Shikamaru si era definitivamente sciolto, e impaziente le si era avvicinato con tutto l’intento di baciarla, finalmente.

Ma loro, come detto, non amavano particolarmente le cose romantiche, e qualcosa doveva pur succedere a interrompere quell’atmosfera.

Le chiavi della macchina che teneva in mano si impigliarono nei capelli di Ino, facendole fare una smorfia di fastidio.

«Nara! Ma sei un disastro!»

«Accidenti, seccatura, sta ferma!»

«Voglio il divorzio!»

«Momento…»

«Sei un marito degenere!»

Lui riuscì a liberare le chiavi dai suoi fili d’oro, e senza lasciarle il tempo di dire, o pensare altro, finalmente la baciò.

«Domani ti porto le brioches, così mi faccio perdonare.»

Lei sorrise e lo attirò nuovamente a sé.

Uscì dalla macchina solo molti minuti più tardi.

 

Non si erano mai detti Ti amo, ricordava adesso la ragazza, mentre con disgusto stava buttando via tutte le foto che la ritraevano insieme a Shikamaru.

Non erano di quelle coppie che mostravano al mondo il loro amore, sbaciucchiandosi in pubblico, prendendosi per mano mentre camminavano, o cose simili.

Quelle cose le facevano Sakura e Naruto, ormai prossimi al matrimonio, ci scommettevano tutti.

A Nara non piaceva parlare dei proprio sentimenti; in verità non gli piaceva proprio parlare, ma lei era abbastanza loquace e chiacchierona per tutti e due. Lui ogni giorno le aveva fatto capire quanto l’amasse, solo con piccoli gesti, occhiate, sorrisi che le rivolgeva quando nessuno prestava loro attenzione.

Anche quando erano usciti una sera con degli amici di Naruto, andando a cena in un ristorante.

Un tizio alto, dagli scompigliati capelli castani e il fisico atletico le si era avvicinato ammaliatore, circondandole le spalle con un braccio.

Allora, tesoro, quando usciamo insieme?, le aveva chiesto malizioso. Ino, già un po’ su di giri per via dell’alcool, si era messa a ridere come sempre, non pensando che il ragazzo facesse sul serio.

Ma la risposta che arrivò da Shikamaru fu abbastanza chiara da dimostrarle che sì, il bel moro ci aveva appena provato con lei sotto gli occhi del suo ragazzo.

Io direi mai, Kiba. Perché non giri un po’ a largo?

Fu in quel momento che Ino ebbe l’ennesima conferma che Nara, con tutti i difetti che poteva avere, l’amava davvero; non per il suo corpo, non per i suoi occhi azzurri, non per i suoi capelli biondi. Anche per tutte queste cose. Ma soprattutto perché la rispettava, la proteggeva e riusciva a farla divertire con poco: questa era la cosa più importante.

Ino cercò di reprimere un altro attacco di pianto, perché pensare a tutte quelle cose la faceva star male.

E si maledì quando le venne in mente la prima volta che avevano fatto l’amore.

 

Shikamaru stava al parco, seduto su una panchina con i soliti quattro idioti che si ritrovava per amici.

Era un pomeriggio come tanti, faceva caldo e loro non avevano niente da fare di utile per la società. Sakura li aveva raggiunti poco dopo, sfoggiando un vestito primaverile verde, che s’intonava perfettamente con i suoi occhi; Naruto l’aveva accolta a braccia aperte, in uno stato di contemplazione assoluta.

Prima che potessero appartarsi per scambiarsi le coccole quotidiane, la ragazza dai capelli rosa si era avvicinata a Shikamaru, con sguardo serio.

«Hai sentito Ino, oggi?»

«No, non le ho ancora telefonato.»

«Ah.»

Il ragazzo osservò Sakura che adesso si guardava attorno spaesata, quasi preoccupata, avrebbe osato dire.

«Haruno, è successo qualcosa?»

«Non lo so.» ammise, sospirando.

«E allora che ti preoccupi?»

«Proprio perché non lo so. Stamattina Ino stava litigando con suo padre, ho parlato con lei solo per poco. Ecco perché sono in ansia, non l’ho più sentita da stamattina.»

Shikamaru osservò la figura di Sakura che si allontanava con Naruto, e senza pensarci troppo, si avviò verso la sua macchina.

Guidò più velocemente del solito, parcheggiando malissimo vicino casa Yamanaka. Tirò fuori il cellulare, componendo a memoria il numero di telefono della ragazza.

«Ehi…» la sentì sussurrare dall’altro capo dell’apparecchio telefonico.

Aveva la voce spenta, sembrava quasi che si stesse sforzando per non scoppiare a piangere.

«Ehi, come stai?»

«Bene, come dovrei stare?»

«Ho visto Sakura, mi ha raccontato della vostra telefonata di stamattina.»

Sentì Ino sospirare. Evidentemente non voleva che lui sapesse.

«Non… non era necessario che ti raccontasse, sono cose da niente.»

«Dal tuo tono non si direbbe.»

«Shikamaru…»

Sentiva che le cose non stavano andando bene, proprio per niente. Anche solo il fatto che lei lo chiamasse per nome, era un chiaro segno che qualcosa non andava.

«C’è tuo padre in casa?»

«Sì, è in salotto.»

«Ce la fai a uscire?»

«Shikamaru, non credo che sia…»

«Ce la fai sì o no?»

Ino, se solo non fosse stata così tanto orgogliosa, probabilmente avrebbe iniziato a piangere come una bambina. Sbirciò dalla fessura della camera la figura di suo padre, intento a leggere il giornale comodamente seduto sul divano.

«Non so se lo hai capito, tesoro, ma se non esci da sola, giuro che entro io in casa e ti porto via. Sono qui sotto con la macchina, lo faccio, Ino.»

La ragazza non aveva più pensato.

Aveva spento la comunicazione e come un razzo si era precipitata fuori, con le urla di suo padre nelle orecchie e la porta di casa che sbatteva.

Aveva subito trovato l’auto blu di Shikamaru e ci si era buttata dentro, mentre lui ripartiva veloce, per non dover vedere Inoichi che gli bestemmiava contro.

Ino finalmente si sciolse in un pianto liberatorio, prendendosi il viso fra le mani; il ragazzo tolse una mano dal volante e l’avvicinò a sé, lasciando che piangesse sulla sua spalla, sfregando una mano sulla sua testolina bionda per rassicurarla.

«Sei veramente una seccatura, Ino.»

 

Arrivarono a casa Nara in una decina di minuti.

Tutto era buio e silenzioso all’interno, le strade erano colorate dalla luce soffusa del sole al tramonto, l’afa del giorno stava scomparendo lasciando spazio a una brezza leggera.

Entrarono nell’abitazione senza dire niente, perché non c’era da dire niente.

Shikamaru le si avvicinò, guardandola negli occhi e prendendo una ciocca di capelli biondi fra le dita, sentendo con i polpastrelli la loro morbidezza.

«I miei sono fuori città, puoi stare qui quanto vuoi, se non vuoi tornare a casa da tuo padre. Almeno finché non gli sarà passata l’incazzatura.»

Più lo guardava, più Ino desiderava che in quel momento Nara la baciasse.

Lo voleva con tutta se stessa, voleva sentirsi al sicuro fra le sue braccia, aveva bisogno di sentirlo vicino ora più che mai.

Si alzò in punta di piedi, lentamente le loro bocche si accostarono, le loro mani si trovarono, i loro corpi di toccarono.

Shikamaru le abbracciò la vita, la sollevò di pochi centimetri da terra e cercando di non andare a sbattere contro qualche muro, riuscì a portarla vicino al divano.

La lingua di Ino giocava con la sua, lo stuzzicava, gli parlava, gli faceva capire quello che voleva, lo invitava ad andare oltre.

Si staccarono per pochi secondi, i loro sospiri che si confondevano, le fronti che si poggiavano l’un l’altra; Ino si distaccò leggermente, guardò il ragazzo che aveva davanti, e con un gesto fluido si tolse la maglia.

 

Al mattino, quando si risvegliò nuda nel suo letto, coperta dalle lenzuola che sapevano di lui, trovò accanto al comodino un sacchetto di brioches.

Alla fine, gliele aveva portate sul serio.

 

«Giuro che non mangerò mai più una singola brioche in tutta la mia vita, maledetto verme!» bofonchiò Ino, prendendo il cuscino e lanciandolo contro la finestra, in un impeto di rabbia.

Shikamaru l’aveva tradita.

T r a d i t a.

Con la sua ex fidanzata: più grande, più bella, più affascinante.

Il solo pensiero le fece salire il vomito, tanto che dovette precipitarsi al bagno, per il disgusto.

Non avrebbe mai pensato che un giorno le sarebbe capitato, non avrebbe mai immaginato che Nara potesse farle una cosa del genere, non dopo tutto quello che avevano passato assieme.

Per lei, adesso, era un uomo morto.

Sentì il campanello suonare e di corsa si affacciò alla finestra che dava sulla strada, vedendo proprio il traditore davanti alla sua porta.

Corse giù per le scale, cercando di fermare suo padre.

«Papà non apri-!»

«Che sei venuto a fare?»

Troppo tardi, la voce di Inoichi Yamanaka era dura e severa.

«Devo parlare con sua figlia.» rispose Shikamaru, non facendo una piega.

«Non credo proprio. Girale al largo, se non vuoi che ti rispedisca a casa a calci nel sedere. Io non scherzo, Nara.»

Il ragazzo sostenne per pochi attimi lo sguardo ammonitore dell’uomo, poi piegò la testa, facendo dietro front.

«Come desidera, signor Yamanaka.»
Inoichi, soddisfatto, richiuse la porta, mostrando il pollice in segno di vittoria alla figlia. Lei sorrise, seppur amareggiata, e lentamente strascicò i piedi fino alla sua camera.

E per poco il cuore non le si fermò.

«Che cazzo ci fa lì?!»

Shikamaru era sul suo balcone, e le chiedeva di farlo entrare. Come aveva fatto a salire fino al primo piano?

«Dall’albero.» rispose quando Ino, turbata, gli aprì la porta finestra.

«Tu non sei normale, hai qualche rotella fuori posto!»

«Bhe, al cellulare non rispondi, tuo padre fa il cane da guardia alla porta, mi dici come faccio io a parlare con te?»

«Errore, io non voglio parlare con te! Evapora!»

Shikamaru entrò del tutto nella stanza, mentre Ino indietreggiava. Non voleva nemmeno stargli troppo vicino: in quel momento provava solo ribrezzo nei suoi confronti.

«Ascoltami, io non sono bravo con le parole e lo sai. Però una cosa te la devo dire: mai, mai, ti tradirei. Sei tutto quello che un ragazzo possa desiderare, perché mai dovrei cercare appagamento in un’altra?»

«Ah, non lo so. Questo me lo devi dire tu.»

«Ino, accidenti! In questi mesi che siamo stati assieme, mi sembra di avertelo dimostrato quanto tenga a te! Preferisco diventare gay che stare con qualcun'altra!»

La ragazza strabuzzò gli occhi, dandogli le spalle.

«Ino, per favore, devi credermi!»

Mai, in tutta la sua vita, Shikamaru aveva supplicato qualcuno.

Mai aveva seppellito il suo orgoglio e il suo menefreghismo per farsi perdonare da qualcuno.

Shikamaru Nara non guarda in faccia nessuno.

Forse fu per questi motivi, che Ino si voltò di nuovo verso di lui, mettendo per un momento da parte il rancore.

«Vorrei crederti, ma non ci riesco. Questa volta non basterà un abbraccio o un sorriso per farmi dimenticare.»

«Lo so.»

«Ti sei ubriacato. Sei andato a letto con la tua ex, hai-»

«Io non sono andato a letto con nessuna!»

«Come credi che mi sia sentita quando ti ho telefonato per sapere se stavi bene, e invece di sentire la tua voce, mi ha risposto una donna?»

«Non è come pensi. L’abbiamo incontrata per caso, con me c’erano anche gli altri.»

«Non mi importa degli altri!»

Ino lo guardava non furiosa, solo tremendamente delusa e amareggiata.

Non sopportava che qualcuno le negasse l’evidenza, era una delle tante cose che non tollerava in un rapporto.

«Ti dovrai faticare la mia fiducia, Shikamaru. Io devo poter fidarmi di te di nuovo.»

Lui sorrise, annuendo.

Non aveva fatto veramente niente, la sera prima. Aveva solo avuto la sfortuna di incontrare la persona sbagliata al momento spagliato; non avrebbe più cercato di spiegare questo a Ino. Conoscendola, conoscendosi, non avrebbe risolato niente.

Sperava solo che col tempo lei riuscisse a capire, comprendesse che prima di farle del male in qualsiasi modo, avrebbe preferito mille volte ferirsi da solo.

Ino era diventata troppo importante, per poter permettere che un fraintendimento la allontanasse da lui.

Gli serviva la sua presenza come l’aria, non avrebbe più potuto farne a meno.

«Domani ti compro le brioches.»

«Non ti farai perdonare prendendomi per la gola, sai?»

«Bhe, ci ho provato, seccatura.»

Passo dopo passo, piano, senza fretta, avrebbe riconquistato Ino, come la prima volta.

 

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

Si ringraziano celiane4ever(aka Vale),

Wishful Thinking (aka Sil)

e Mimi18 per aver recensito la scorsa shot. <3

 

 

 

 

 

Alla prossima…

 

Lee

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Brioches © Coco Lee – Mimi18

   
 
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