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Autore: MaryFangirl    24/03/2016    1 recensioni
Ian Gallagher e Mickey Milkovich fanno sesso e si innamorano l'uno dell'altro con il passare del tempo. La storia parte dalla prima volta in cui i due consumano il rapporto, nella prima stagione, e continua lungo la serie, permettendosi di interpretare il punto di vista dei protagonisti e di descrivere i momenti che la macchina da presa non ha mai mostrato.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Non riesco a smettere di guardare Ian. Cioè, non nel senso che lo guardo normalmente. Sto parlando dello sguardo da 'sono sulla fottuta luna'. Ho memorizzato il viso di Ian. Conosco la posizione di ogni fottuta lentiggine, ed esattamente quanta tonalità dorata c'è nei suoi occhi verdi, e il modo in cui arriccia il naso quando sta pensando. Conosco gli angoli del suo viso e l'inclinazione della sua mascella. Potrei chiudere gli occhi e disegnarlo, se sapessi disegnare. Conosco la grandezza delle sue mani, e i minuscoli peletti sulle sue nocche. Se Ian fosse una materia scolastica, avrei ottenuto continuamente il massimo dei voti.
"Devi calmarti, Mick" dice Ryan mentre fisso Ian che sta ballando in cucina e ascoltando il suo iPod. È nel suo piccolo mondo mentre ricopre un buco che esiste nel muro da prima che nascessi.
"Perché?" chiedo, facendo un tiro dalla sigaretta. Ian si piega per raccogliere qualcosa e ammiro il suo sedere. Il cuore mi batte come una fottuta grancassa. A malapena sento Ryan sopra il rumore del mio battito.
"Perché sei ossessionato" dice Ryan.
"Non posso essere ossessionato dal mio ragazzo. L'ossessione è per gli stalker e i pedofili" ribatto. Il bambino piange. Ryan lo culla. Dovrei essere io a badare a lui, tecnicamente, ma non riesco a prestargli attenzione quando c'è Ian nei paraggi.
"Quante stronzate che dici"
Il mio sguardo atterra sulla mascella e gli zigomi di Ian. Avverto un sospiro che sta per uscirmi e lo trattengo. Ryan ha ragione? Sono ossessionato da Ian? Sto con lui tutto il tempo ed è una cosa che adoro. Non lo ammetterei mai ad alta voce. La vita domestica non mi spaventa affatto. Pensavo che avrei esitato ad essere così aperto con Ian, ma non è così.
Posso abituarmi a questa situazione, a essere onesto. Posso abituarmi ad avere Ian intorno tutto il tempo. È meglio rispetto all'idea che non ci sia affatto. Lo so di certo e non sopporto il pensiero. Inclino la testa di lato e guardo ancora il culo di Ian.
"Fottiti, non sono ossessionato"
"Sei un bugiardo terribile, cazzo. Prenditi un po' di tempo lontano da Ian e dedica un giorno a te stess. Ancora meglio, usciamo noi due"
Ci rifletto. Non sono il tipo da 'ehi, usciamo', ma probabilmente dovrei ricompormi e smettere di essere ossessionato da Ian seguendo i piani di Ryan.
"Ehi" chiamo Ian. Non mi sente per via della sua musica, e il lieve ondeggiamento del suo culo mi colpisce dritto all'inguine e sussulto. Mi riscuoto, e do un colpetto sulla sua spalla.
"Esco per un po'" gli dico. Resisto all'urgenza di toccarlo e baciarlo.
"Okay. Vuoi che stia con Yev?" mi chiede.
"Certo" dico. Ian mi bacia sulle labbra e quasi riesco a vedere Ryan che scuote la sua fottuta testa grassa. Do una pacca sulla schiena di Ian ed esco con Ryan. Quando mi giro vedo Ian che sta preparando il latte per Yev.
Ryan decide che dovremmo andare al mini golf. Odio il golf, e rendo l'idea abbondantemente chiara. Ryan mi porge una palla da golf rosa. Gli mostro il dito medio. La sua palla è gialla.
"Ogni volta che parli di Ian o i tuoi occhi fanno capire che stai pensando a Ian, dovrai usare la palla rosa"
"Fottiti, non sono ossessionato da – non sono ossessionato" dico trattenendomi dal dire il suo nome. "Tra l'altro, credevo che fossi da parte del team Mickey/Ian" dico.
"Io lo chiamo team Gallavich, sai, Gallagher e Milkovich – Gallavich" dice Ryan. Rovescio gli occhi al cielo. "Ed è vero, ma penso che tu sia a un punto, Mickey, in cui sei un po' troppo attaccato a lui. Penso che ti debba dare una calmata. Sei così innamorati che non riesci a concentrarti su nient'altro"
"Non è vero"
"Per te è come se Ian detenesse la luna"
"Dove vuoi arrivare, Ryan? Vuoi che ammetta che lo amo? Va bene, lo amo, cazzo. Sono al settimo cielo. Contento ora? Dammi quella dannata palla" dico strappando la pallina rosa dalla mano di Ryan. Inizio la partita e infilo la mia pallina nella buca più semplice lungo il percorso al primo tentativo.
"Hai appena ammesso di amarlo"
"E allora?"
"Gliel'hai detto?"
Non rispondo. Mi muovo verso la prossima buca. Ryan mi segue. A lui ci vogliono due tentativi per infilare la pallina nella prima buca. Io ci riesco di nuovo. Ryan rotea gli occhi e aspetta che risponda. Può aspettare in eterno.
"Non gliel'hai detto. Che stai aspettando?"
"Pensi che sia facile per me? Non sono abituato a buttare fuori i miei sentimenti. Non è così che facciamo a casa mia. Nessuno dice 'ti amo'. Mi sono appena abituato a definirmi il ragazzo di Ian. Dammi un po' di tempo, cazzo, okay"
"Gli hai preso un anello" dice Ryan.
Mi volto. "Da dove cazzo esce questa?"
"Ti ho visto in gioielleria. Ian, Mandy e io ti abbiamo seguito. Ti abbiamo visto in una gioielleria e parlavi con il commesso di uno degli oggetti in vetrina. Eravamo quasi certi che avessi preso a Ian un anello"
"Non gli ho mai preso nessun cazzo di anello"
"Allora cos'hai comprato?"
"Non è affare tuo" gli dico.
"Sul serio, cos'hai comprato?"
"Ho comprato – vai a fanculo" gli lancio addosso la pallina e me ne vado. Esco e ho un'illuminazione. Non devo spiegare niente a quello stronzo. Un tizio giovane mi fissa fin da quando sono uscito.
"Che cazzo hai da fissare?" gli chiedo.
Lui si avvicina. Faccio un passo indietro per mettere un po' di distanza. Ha le dita lunghe come quelle di Ian. Lo guardo in faccia. Ha gli occhi blu e non verdi. Non sono interessato.
"Allora, le giornate si stanno facendo più calde" dice.
"Sì" dico. Sembra innocuo.
Si avvicina quando pensa che io non stia osservando. Indossa gli occhiali, a differenza di Ian che sembra avere la vista di un falco.
"Si riesce a vedere il cielo oggi. È bello. Il blu combacia con i tuoi occhi" dice. Rovescio gli occhi. Sul serio? Cazzo.
"Fottiti, amico"
"Ti va di scopare?" salta dritto al punto.
"No, non voglio scopare"
Mi tocca. Togli la tua cazzo di mano dal mio braccio o te la spingerò su per il culo così a fondo che non riuscirai mai più a cagare. Mi stringe il bicipite. Tra dieci secondi gli staccherò il braccio.
"Sei il mio tipo" dice toccandomi il pacco. Lo metto a tappeto. "Ma che cazzo?"
"Ehi, Pee Wee Herman*, vattene a fanculo o ti meno, queste sono le tue opzioni" gli dico dopo averlo afferrato per il collo. "Non sono troppo gentile con gli sconosciuti che mi saltano addosso in pubblico; sono fatto così"
"Mi dispiace, pensavo che fossi gay. Cammini come se l'avessi preso nel culo un sacco di volte" dice. Lo colpisco nello stomaco. "Il tuo ragazzo deve avere l'uccello grosso"
Lo colpisco ancora per aver parlato dell'uccello di Ian. "Senti, volevo solo un pompino" dice.
"Vai a fartelo da solo" lo libero e lui non scappa. Afferra la mia cerniera. Gli tiro una ginocchiata in faccia.
"Quale cazzo è il tuo problema?"
"Sei tu lo stronzo che hai messo la faccia all'altezza del mio ginocchio"
"Mick" mi chiama Ryan. Dove cazzo stavi? Scommetto che stava osservando.
Mi inginocchio di fronte al tizio che prenderò seriamente a calci in culo se non si allontana. Gli colpisco il culo con una manata. "Senti, non voglio doverti pestare e tu non vuoi che io ti pesti quindi perché non fai un favore a entrambi e non ti levi dalle palle?"
"Permettimi di farti un pompino, dai" supplica.
Me ne vado. Quello ha bisogno di aiuto. Non ho voglia di fargli ulteriormente male. Mi allontano e raggiungo Ryan. Ce ne andiamo senza guardare indietro. Il tizio mi sta gridando dietro dicendomi di tornare. Lo ignoro.
"Che cazzo era?" chiede Ryan.
"Che cazzo ne so. Era fatto di qualcosa"
"Doveva esserlo per voler succhiare il tuo cazzetto" dice Ryan, "L'avresti scopato?"
"Di che cazzo stai parlando?"
"L'avresti scopato?"
"No" dico prima di accendermi una sigaretta.
"Perché no?"
Non rispondo. Sbuffo intenzionalmente il fumo in faccia a Ryan.
"Abbiamo fatto un patto" gli dico.
"Cosa?"
"Io e Ian abbiamo concordato che mentre stiamo insieme, non andiamo con altri" dico ricordando il patto che abbiamo fatto, sembra passato così tanto tempo.
"Porca troia, nella tua testa sei già sposato con lui" dice Ryan. Eccolo di nuovo, a parlare di stronzate sdolcinate.
"Possiamo cambiare discorso? Un tizio mi è saltato addosso, cazzo" non è un grande argomento ma almeno non devo parlare dei miei sentimenti.
"Sei gay, non vedo il problema, a meno che nessun uomo ti abbia mai prestato quel genere di attenzione prima. Porca troia. Hai perso la verginità con Ian, vero?"
"No"
"Non ignorarmi" dice Ryan.
Questa giornata passata con Ryan mi ha scosso. Ovunque andiamo qualche stronzo ci prova con me. È strano, cazzo. C'è stato quel tizio che era così bravo a flirtare che io sono diventato un cretino balbettante quando ho tentato di dirgli di andare a fanculo. Gli ho quasi detto di scoparmi, il che sarebbe stato disastroso.
Quando io e Ryan torniamo a casa, scopriamo che Ian ha cucinato per noi. Il cuore mi si blocca in petto e vengo sopraffatto dal senso di colpa. Non lo sguardo negli occhi. Come posso dopo aver quasi permesso a un affascinante figlio di puttana di scoparmi? Gli ho permesso di mettermi le mani addosso. Non è successo niente. Mi ha solo palpeggiato un po'.
"Non posso stare con te adesso" dico a Ian. Rifiuto la cena e mi chiudo in camera. Ian bussa alla porta. Il mio cuore si spezza a sentire la sua voce fragile.
"Mickey, sei arrabbiato con me?" Cazzo, no. Sono arrabbiato con me. "Non so cosa ho fatto, ma mi dispiace" la sua voce sembra così onesta e triste. Mi tiro un calcio da solo. "Ho preparato gli spaghetti. Non posso farli passare sotto la porta"
"Non voglio gli spaghetti"
"Li lascio in forno per te" so che è ancora lì fuori. È proprio dietro la porta, mi basterebbe lasciarlo entrare. Non posso. Sbatto la testa contro la porta ancora e ancora e vorrei poter riavvolgere indietro tutta la giornata.
"Mickey" dice Ian. "Vado a dormire sul divano. Mi dispiace, okay. Mi dispiace davvero"
Tu non hai fatto nulla di sbagliato.
Alla fine esc dalla stanza e Ian sembra addormentato sul divano. Sul suo viso ci sono tracce di lacrime. Le ho causate io. Gli metto addosso una coperta. Tira su col naso nel sonno.
"Perché sei arrabbiato con Pel di carota?" sussurra Svetlana. Ha in braccio il bambino. Deve essere diventato viziato.
"Non lo sono" mormoro.
"Me lo dici o devo picchiare te?"
"Non voglio parlarne" torno in camera mia e mi stendo sul letto. È difficile dormire senza Ian. Non mi sono mai reso conto di quanto sia diventato abituato a lui. Il letto sembra vuoto senza di lui. Rotolo sul fianco e tento di dormire. Merda.
Non dormo. Mi muovo e mi giro tutta la notte. Poco dopo le tre sento qualcuno che bussa di nuovo alla porta. So che è Ian.
"Mickey" dice piano, "Sei sveglio?"
Non rispondo.
"Okay"
E non lo sento più.
Al mattino, Ian sta preparando i pancake. Ne sento l'odore dalla mia stanza. Vedo la porta che si apre appena e un braccio si allunga per posare un piatto. Conosco quel braccio. La porta si chiude. Sorrido.
"Sono per te" dice Ian da fuori. "Non hai cenato e non voglio che muori di fame"
"Ian" dico. "Entra"
Come un cucciolo Ian entra e a momenti riesco a vederlo scodinzolare. Mi alzo. Dovrò confessare, prima o poi. Non posso sopportare che lui pensi di aver fatto qualcosa. "Non sono arrabbiato con te"
"No?"
"No. Sono arrabbiato con me stesso. Alcuni tizi ci hanno provato con me ieri" dico.
"Alcuni tizi ci provano con me tutti i giorni" dice Ian. Non mi sorprende per un cazzo.
"Uno di loro mi ha toccato fuori dal mini golf, e l'ho preso a calci. Ma a un altro ho consentito io di toccarmi. Volevo che mi toccasse. Ma tutto qui. Mi ha solo palpeggiato"
"Te lo sei fatto?" chiede.
"No. Ha solo fatto scivolare la mano sui miei pantaloni. Era uno stronzo affascinante"
Ian ride. Ma quello che fa dopo mi coglie di sorpresa, avvolge le mani nella mia maglietta e abbassa il capo sulla mia spalla. Lo stringo. Mi tira la maglietta ed emette un singhiozzo.
"Pensavo di aver fatto qualcosa" dice.
"No. Ero io"
Ian si strofina contro il mio collo. Sento il mio battito aumentare. Lo stringo e inizio a ondeggiare insieme a lui. Mi lascia e mi posa un bacio gentile sulla guancia. La sua grande mano mi cinge la testa.
"Non sono arrabbiato" dice Ian.
"Io sì"
"Non esserlo. Non hai fatto nulla di male" mi dice prima di attirarmi in un bacio profondo. I nostri corpi sono così pressati che se ci avvicinassimo ulteriormente, indosseremmo gli stessi vestiti. Ian interrompe il bacio per parlarmi dei pancake.
"Li ho preparati per te"
"Li mangerò. Non devi piangere" gli dico con un sorriso. Sorride anche lui. Prendo il piatto e lo porto in cucina. Lascio che Ian reciti il ruolo della mogliettina diligente. Sembra felice.
 
 
 
 
*Personaggio di fantasia comico degli anni '80.
  
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