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Autore: tylersanchor    25/03/2016    1 recensioni
Sapete, ogni storia ha una morale. Quella che sto per raccontarvi, infatti, è un avvertimento. Non innamoratevi mai. Comprate un cane, un gatto, un dromedario, ma non cedete mai alla tentazione di pensare che magari non sarebbe così male stare insieme a qualcuno. No, porterà dolore e devastazione che a confronto l'uragano Katrina sembrerà un venticello leggero e prima che ve ne rendiate contro vi troverete in mutande a cantare Taylor Swift per dar sfogo alla vostra disperazione.
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Ovvero, come Theo Raeken gestì disastrosamente il suo primo amore e di come non tutti i mali vengano necessariamente per nuocere. O forse no.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Theo Raeken, Tracy Stewart
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le ragioni per cui Lydia Martin non dovrebbe esistere



 

*


 

Quella sera, probabilmente perché Corey mi aveva rimbambito per mezza giornata con le sue stronzate sulla pace nel mondo e sull'essere gentile, quando trovai Stiles seduto al tavolo del soggiorno che stava studiando, nonostante lui mi avesse salutato con una sequela di insulti come al solito, mi fermai lì a guardarlo mentre leggevo pigramente qualche capitolo dal mio libro di patologia.
Dopo un'ora e tre quarti durante la quale, a parte i momenti in cui alzava la testa per insultarmi in modo decisamente molto creativo invitandomi ad andarmene se andava bene nella mia stanza, se andava male a quel paese, era rimasto sulla stessa pagina, osai avvicinarmi e sbirciare oltre la sua spalla.
Non che fossi interessato al fatto che probabilmente non riusciva a capire il paragrafo e volessi aiutarlo, ero semplicemente curioso e patologia alla lunga era pesante.
- Non stai rispettando la distanza di sicurezza, - mi ringhiò lui addosso, - cos'è, non riesci a contenere l'attrazione e mi vuoi baciare?
- Guadavo cosa studi. Non capisci Freud?
Stiles mi guardò come avrebbe guardato un cadavere in putrefazione: - Come se tu ci capissi qualcosa.
- Veramente, - replicai, - ci capisco eccome.
Stiles alzò le sopracciglia e tornò al suo libro.
- L'impatto che ha avuto la teoria di Freud, dal punto di vista filosofico, - iniziai a spiegare, - è enorme. Nel periodo in cui l'anima era considerata un rifugio, un luogo sicuro, questo tizio se ne esce con “ehi, in realtà non è una cosa unitaria, ma è tripartita” e tutta l'altra roba che ha detto e praticamente i romantici dell'epoca vogliono spararsi, perché ha distrutto tutte le loro certezze.
Stiles ci rimuginò sopra qualche secondo, rilesse rapidamente il paragrafo e se ne uscì con un: - Ah.
Siccome era la cosa più gentile che mi aveva detto durante tutta la sua permanenza, lo considerai un passo avanti e decisi che Corey, forse, non doveva essere soppresso proprio immediatamente dalla faccia della terra.
Andai a sedermi sulla poltrona, continuando a leggere il mio libro e rimasi lì per ore, mentre Stiles prima studiava poi cazzeggiava col telefono fingendo di star continuando a studiare, senza che mi fossero rivolti insulti o minacce di alcun genere. E okay, a onor del vero, lessi davvero poco quella sera e ancora oggi il ruolo dell'epigenetica nello sviluppo delle patologie è ostico per me rimasi la maggior parte del tempo a godermi la calma. Non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto stare seduto a guardare Stiles studiare. Insomma, nelle mie fantasie eravamo molto più vicini, molto meno vestiti e occupati in attività molto diverse dal sottolineare un libro e non avevo mai pensato che Stiles potesse procurarmi una piacevole compagnia anche da vestito. Rimasi lì a osservare il modo in cui mangiucchiava l'evidenziatore mentre leggeva e come si grattava la nuca quando qualcosa non gli era chiaro. Era piacevole in un certo senso, osservarlo fare quei gesti, forse addirittura intimo, perché mi chiesi chi era che sapeva tutte quelle cose su di lui, chi si era mai fermato a guardarlo quando era troppo assorto per rendersene conto.
Per fortuna, prima che quei pensieri degenerassero e io mi ritrovassi a pensare se c'era qualcuno che amava il modo in cui Stiles compiva quei gesti, lui si alzò e iniziò a cucinare la cena senza neanche rivolgermi uno sguardo, mentre io mi chiedevo che accidenti mi stesse succedendo. Insomma, dopo tutte le stronzate hippy su amare il prossimo e in particolare Stiles di Corey dovevo essermi proprio fumato il cervello, perché i miei ultimi pensieri erano decisamente fuori luogo, neanche mi fossi fatto chissà quante canne – il bello di essere una chimera è che alcool e fumo fanno effetto e alcune delle serate migliori della mia vita le ho passate fatto come una pigna. In effetti, anche alcune che a quanto pare non sono state le migliori della mia vita, come quella in cui mi sono ritrovato mezzo nudo a cercare di limonarmi Deucalion e per poco non ci ho rimesso la pelle o quando mi sono arrampicato su un albero per sfuggire a Tracy che mirava a Theo junior e non sono riuscito a scendere finché non mi è passata -. Forse era semplicemente che dovevo disintossicarmi dalla compagnia di minorati mentali quali i componenti del mio branco, quindi feci per alzarmi e andare a farmi un giretto per il campus alla ricerca di forme di vita intelligenti, quando Stiles mi sbatté sulle ginocchia un piatto di spaghetti con la carne.
Lo fissai.
- La cena, - disse lui, come se parlarmi gli costasse un enorme sforzo, rigorosamente guardando dalla parte opposta rispetto a me, - mangia.
Io non mangio carboidrati a cena, onestamente penso che sia un suicidio la sola idea di un piatto di pasta che non smaltirò mai siccome il metabolismo dopo le tre rallenta, e avrei voluto dirgli tutto questo, insieme al fatto che la cena potevo benissimo cucinarmela da solo e sono un cuoco nettamente migliore di lui. Però, forse perché avevo ancora in testa i deliri di Corey, forse perché avevo fame o forse perché semplicemente quella notte avevo sbattuto forte la testa nel sonno e avevo un trauma cranico che comprometteva le mie abilità intellettive, mi limitai a ringraziarlo e a sorridergli.
- Non ti ci abituare, - mi disse lanciandomi un'occhiataccia.

 

 

 


 

*

 

 

 

In realtà, mi ci abituai eccome. Stiles, senza dire una parola, aveva iniziato a cucinare anche per me. Quando tornavo da lezione mi aspettava sempre qualcosa da mangiare e quando la mattina uscivo dalla doccia, la colazione era lì ad attendermi insieme a lui che, a parte qualche raro insulto, raramente mi rivolgeva la parola.
Corey, che in qualche modo sapeva sempre tutto, aveva considerato la cosa come un gigantesco progresso e aveva continuato a rompere le palle alternativamente a me e Stiles, cercando di convincerci a uscire insieme, cosa che a me provocava indifferenza e a lui un attacco isterico di risate. Per fortuna le lezioni al MIT erano cominciate e quindi il suo tempo libero a tramare su come crearmi una vita sentimentale assolutamente non richiesta era passato in secondo piano rispetto alla mole di studio che lo aspettava, della quale si stava appunto lamentando alla serata branco, mentre un Mason più esausto del solito gli stava accoccolato in grembo.
Io, felicissimo che l'attenzione di fosse spostata da progetti matrimoniali che riguardavano il sottoscritto e Stiles, che tra parentesi era uscito, fingevo di compatirlo con dei mugolii strategici, ben attento a cosa faceva Tracy che mi fissava come se fossi ricoperto di Nutella.
- Sai, Theo, - stava dicendo Corey, - tutto questo studio mi sta veramente distruggendo. Ma non preoccuparti, ho pensato a un sacco di cose per te e Stiles!
Sperai che cadendo le mie palle non avessero fatto troppo rumore.
Tracy guardò Corey mentre probabilmente le passavano in testa tutti i modi in cui avrebbe potuto ucciderlo e per una volta mi trovai d'accordo anche io.
- Allora, Theo, - iniziò Mason, che evidentemente aveva uno spiccato desiderio di morire, - avevamo pensato …
Grazie a Dio, Allah, Buddah o chiunque lassù mi amasse, in quel momento la porta si spalancò e Stiles fece il suo ingresso nel nostro appartamento. Stavo giusto ringraziando le sopracitate divinità per l'interruzione quando mi accorsi che non era solo e la voglia di ringraziare mi passò completamente, sostituita da un impellente bisogno di bestemmiare.
Lydia Martin lo accompagnava e, per la precisione, gli afferrò un braccio e disse: - Non mi avevi detto che c'erano tutti!
Lydia si fermò a salutare tutti, persino me, mentre una strana sensazione albergava nel mio petto.
Non avevo mai considerato molto Lydia Martin, il fragile fiorellino vittima delle circostanze che l'unica cosa che sapeva fare era farsi rapire o mettersi nei guai, aspettando che i suoi amichetti la andassero a salvare. Era bella per alcuni, ma decisamente non per i miei canoni – troppo bassa e troppo poco magra, e a me piacciono i capelli castani, - popolare non si sapeva bene per cosa e, da quello che ricordavo dalle medie, una stronza patentata. A quanto mi avevano detto era migliorata, ma a me aveva comunque continuato a stare sul cazzo senza particolari ragioni. Non in modo eccessivo, semplicemente la trovavo uno spreco di ossigeno e la ignoravo gran parte del tempo. Tuttavia, quella sera, quando mi salutò, riuscì appena a risponderle perché l'istinto di strangolarla e fare a pezzi il suo corpo mi faceva prudere le mani.
Brutta troia, lurida puttana, sgualdrina …
Non era un odio immotivato, sapevo benissimo perché la odiavo. Perché respirava, per il modo in cui camminava, per come aveva salutato Corey, Mason e Tracy, perché aveva chiesto un bicchiere d'acqua, perché aveva proposto a Stiles di sedersi con noi, perché quando lui aveva detto no lo aveva seguito in camera. Bastò la sua presenza a rovinarmi la serata, che passai raggomitolato sulla mia sedia Ikea, stretto al cuscino e impegnato a dare rispostacce a Corey e Mason che si erano improvvisati psicologi e mi chiedevano cosa non andasse. Mi tolsi anche l'enorme soddisfazione di mandare a quel paese Tracy che mi aveva toccato una spalla per confortarmi.
- Dai, Theo, non essere geloso. Se seguiremo il mio piano Lydia o non Lydia Stiles si metterà con te!
- Fotte il cazzo di Stiles! - dissi, non sapendo perché queste parole mi sembrassero così false.
Era assurdo, perché era a Lydia che pensavo, Lydia che odiavo. Stiles non era minimamente coinvolto nell'equazione se non perché aveva portato quell'arpia nella mia casa. O almeno così credevo.



 

 

*

 

 

 

La mattina dopo ero ancora di pessimo umore. Neanche la colazione preparata da Stiles, che di solito mi metteva di buon umore, sortì alcuni effetto, anzi, non avevo fame e vedere Stiles mi ricordò Lydia, quindi mi incazzai ulteriormente. Giusto per non offenderlo afferrai una fetta di pane tostato, ci misi sopra un quintale di marmellata e tirai giù un sorso di caffè senza neanche dare il buongiorno a Stiles. Non notai che, a differenza delle altre mattine a quell'ora, quando di solito vagolava in pigiama lamentandosi della mia esistenza, era già vestito e reattivo e mi fissava.
- Hai intenzione di rivolgermi la parola? - mi domandò.
Per una volta fui io a lanciargli un'occhiataccia.
- Dobbiamo parlare, - mi disse e una spiacevole voglia di vomitare il pane tostato appena ingurgitato si impadronì di me.
- Fai pure la roba che devi fare con Lydia, okay? Avvisa solo, metti un calzino sulla porta o che so io, buona giornata.
Afferrai il mio zaino e feci per uscire insieme al mio pessimo umore, ma Stiles mi urlò dietro: - Ma guarda che tra me e Lydia non c'è niente!
Fu come se mi avessero scambiato gli occhi con quelli di Corey, perché da quel momento iniziai a vedere il mondo rosa pieno di coniglietti e arcobaleni, e il malumore di prima, per ragioni inspiegabili, era completamente svanito.
Avevo voglia di abbracciare qualcuno. Avevo voglia di ballare e cantare e fare le capriole. Mi fermai un attimo a riflettere e mi resi conto che ciò che pensavo, a meno che lo spirito di Corey non mi avesse posseduto per qualche arcana ragione, era decisamente anormale. Probabilmente Stiles aveva avvelenato la marmellata e mi si stava fondendo il cervello.
- Volevo dirti, - continuò Stiles, stranamente esitante, - che se ti piaccio, insomma …
- Tu ti fai di crack, - lo liquidai, mascherando il cinguettio con cui l'avevo detto con un colpo di tosse, - non mi piaci. Hai mangiato anche tu la marmellata stamattina?
Stiles mi guardò storto.
- Non ho fatto colazione, non ho lezione all'alba, io.
- Ah, beh, penso sia tipo avvelenata, quindi sarebbe stata una giustificazione per le cose senza senso che hai detto.
- Per fortuna ne hai mangiata, allora, - mi disse, - non vedo l'ora che tu muoia.
Repressi l'istinto di sorridere come un ebete – quanto accidenti era difficile? Ecco perché Corey e Mason avevano sempre quelle facce felici da imbecilli, reprimere questa dannata gioia era praticamente impossibile – perché adoravo il modo in cui Stiles, che non stava con Lydia, mi insultava come al solito. Adoravo la mia routine, adoravo Stiles, adoravo il mondo e Tracy non faceva così schifo come al solito.
- Lo so benissimo! - trillai e mi costrinsi a uscire dalla porta prima di cedere ai miei istinti e dare un appassionato bacio sulla guancia a Stiles.
Nemmeno l'aver incontrato Corey due passi fuori dalla porta – aveva la mania, siccome al MIT evidentemente non avevano abbastanza lezione, di venire da me nel tempo libero – in compagnia del suo degno compare Mason che osò persino abbracciarmi.
- Siamo venuti a tirarti su il morale! - esclamò orgogliossimo Corey, abbracciandomi anche lui.
Di norma avrei tirato qualche bestemmione e li avrei scaricati con una scusa, o almeno, ci avrei provato, siccome sono più appiccicosi del superattaccatutto e per liberarsi di loro l'unico modo sicuro è il duplice omicidio. Forse, se fossi stato davvero giù di morale come Corey professava, li avrei uccisi quel giorno, ma ero così felice che neanche essere abbracciato da quei due imbecilli mi guastò il buonumore o cancellò il sorriso dalla faccia.
Cosa che probabilmente, nonostante avessero le capacità di osservazione di un bradipo mummificato, i due fidanzatini ritardati notarono.
- Ehi Theo, - disse Mason, mentre il suo degno compare mi osservava da vicino, - sei … felice?
- Ma Theo! - esclamò Corey, - Stiles e Lydia …
Alzai gli occhi al cielo, cercando di smettere di sorridere, per quanto non ci riuscissi: - Non stanno insieme, - dissi quasi cantandolo.
Corey e Mason, da bravi imbecilli, si scambiarono uno sguardo complice.
- Sono così felice per te!
Corey mi abbracciò per la seconda volta in dieci minuti e per la seconda volta di troppo e Mason abbracciò entrambi. Se non avessi avuto l'imbarazzante voglia di cantare le canzoni di Come d'incanto, probabilmente li avrei uccisi, perché se c'è una cosa che detesto è i contatto fisico non autorizzato con la mia regale persona. Ma era una mattina stupenda, il sole splendeva, gli uccellini cantavano, ero ad Harvard, Stiles era single e probabilmente mi si stava fottendo il cervello, quindi gliela lasciai passare.

 

 


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I'm just gonna shake shake shake shake shake, I shake it off! Salve gente e scusate il ritardo nel postare: giovedì mi è successo un casino e ho dovuto cambiare nick su twitter (@theogitsune) e account di ask (mi chiamo sempre theogitsune) e alla fine era verament veramente tardissimo. 
Comunque, in questo capitolo vedete la questione Lydia, che probabilmente vi stranirà perché Stiles ha subito chiarito che non c'è nulla fra di loro, e questo poteva essere un buon punto di partenza per il triangolo. MA STILES AVEVA I SUOI MOTIVI lolololololol. Comunque, per farmi perdonare cercherò di essere puntuale, giovedì prossimo o magari, ma non assicuro nulla, di postarlo mercoledì. Ultimamente non sto dormendo niente e praticamente chi vi scrive è un nogitsune e mi scuso se il capitolo fa pena o ci sono errori ma sto davvero dormendo sulla tastiera, ho riletto due volte ma probabilmente avrò lasciato 2345 errori. 
  
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