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Autore: Mana Sputachu    26/03/2016    3 recensioni
Ero convinta della bontà delle nostre leggi, che sposare l’uomo che mi avrebbe battuta fosse la cosa migliore, senza accorgermi di come il nostro modo di vivere funzionasse finché limitato a quelle montagne.
Ero libera come un uccello in gabbia, ma per rendermene conto avevo, ironicamente, dovuto attendere il momento in cui mi avrebbero davvero dato quella libertà.
Non perché la meritassi, ma perché era la mia punizione.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cologne (Obaba), Mousse, Shan-pu
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2. Never ever

 

A few questions that I need to know

how you could ever hurt me so?


 

2 Marzo 1990

 

È passato un po’ di tempo dalla prima volta che ho scritto, convinta che non avrei più ripreso in mano questo quaderno.

Non so cosa fosse scattato dentro di me in quel momento.

Forse è stata quella sensazione di… leggerezza che ho provato, dopo aver messo tutto su carta. È stato quasi come togliermi un macigno dal cuore.

Certo, i miei attuali problemi sono ben lontani dall’essere risolti, ma avere una valvola di sfogo sembra lenire la mia sofferenza. In fondo non è che abbia qualcuno con cui sfogarmi… per cui mi farò andare bene il diario. E cercherò di mantenere questi buoni propositi, provando a scrivere tutto ciò che è successo da circa una settimana a questa parte.

Kami, non so nemmeno da dove cominciare… dalla notte brava con conseguenze disastrose?  Dagli sguardi colmi di delusione della bisnonna? Da Mu-Si, che è l’unico che ancora mi parla?

Ok, Shan-Pu. Respira. Calma.

Cominciamo dall’inizio.

Era l’inizio di febbraio, un mese fa circa.

La giornata era cominciata uguale a tutte le altre: sveglia presto, pulizie della sala ristorante, preparativi in cucina per l’apertura a mezzogiorno, Mu-Si già fuori per la spesa. La bisnonna era fuori chissà dove, a sbrigare faccende di cui noi non venivamo mai informati.

Come sempre, avevo deciso di presentarmi al Furinkan per l’ora di pranzo nella vana speranza di riuscire a vedere Ranma; due suoi compagni di classe, quelli con cui lo vedevo spesso a scuola, mi avevano informata che quel giorno né lui né Akane erano presenti. Così decisi di andare direttamente a casa Tendo.

 

Sospira, poi riprende a scrivere.

 

Beata la mia stupidità.

 

***

 

“Ranma?”

Saltato il muro di cinta, Shan-Pu si aggira per il giardino alla ricerca del ragazzo; sembra non esserci nessuno in casa, così decide di dirigersi in palestra.

Ed è lì che li trova, seduti sul pavimento, forse a parlare.

“Ranma?” chiama, stranamente cauta. Per la prima volta da quando lo conosce, reprime l’istinto di saltare addosso al ragazzo. Sente che qualcosa non va.

Quando Ranma si volta verso di lei, sul suo viso c’è qualcosa che non riesce a decifrare: è stranito nel vederla lì, ma c’è anche altro.

“Shan-Pu? Cosa ci fai qui?”
“A scuola mi hanno detto che eri a casa, e volevo vederti…” balbetta, mentre i suoi occhi si posano ora sul ragazzo ora su Akane, che a sua volta sembra stranamente a disagio. I rapporti tra lei e la minore delle Tendo sono sempre stati belligeranti, e vederla così… sfuggente le fa scattare un campanello d’allarme in testa.

“Qualcosa non va, Ranma?” chiede. “Tu sembra… strano. Tutto è strano. Mi nascondi qualcosa?”
Ranma scambia uno sguardo silenzioso con Akane, poi si volta verso la cinesina.

“Volevo cercare un modo migliore per dirtelo ma… probabilmente non esiste un modo giusto per farlo. E quindi tanto vale che lo faccia adesso…”

Un brivido percorre la schiena della ragazza.

Non ha bisogno di chiedere a Ranma cosa sta per dirle, perché lo sa.

Ha temuto quel momento per tantissimo tempo, covando il terrore che il codinato facesse finalmente i conti con i suoi sentimenti; e quel momento tanto temuto è infine giunto.

“Shan-Pu, io...” borbotta lui, forse cercando le parole più giuste. “Shan-Pu, io ho riflettuto molto dopo quello che è successo sul Monte Hooh. Ci ho pensato tanto e…”

“No… no” scuote la testa, rifiutandosi di ascoltare.

“Ti prego, non rendere tutto più difficile…”
“No! Ranma deve sposare Shan-Pu! È legge amazzone!”
“Maledizione Shan-Pu, proprio non capisci?!”
“Non c’è niente da capire! Tu ha battuto Shan-Pu e deve sposarla!”
“No che non devo! Non siamo a Joketsuzoku, le vostre leggi qui non valgono!”
“Nostre leggi sempre valide, tu non può sottrarti e-”
“Io AMO AKANE!”

È un’affermazione improvvisa, urlata, eppure sincera e sentita: Ranma è rosso dall’imbarazzo, ma per una volta non sembra voler rimangiarsi quelle parole; Akane lo guarda con occhi increduli e trattiene il fiato, quasi tema che quel testone finisca per negare tutto come suo solito.

Shan-Pu è stordita e desidera solo che una voragine le si apra sotto i piedi e la inghiotta.

Quelle parole l’hanno colpita in pieno stomaco e fanno male quanto un calcio ben assestato, ma non può dire che l’abbiano colta di sorpresa: nessuno a Nerima credeva che Ranma e Akane si odiassero sul serio, e non era certo lei quella che il ragazzo correva a salvare nei momenti di pericolo, quella con cui litigava fino allo sfinimento, ma da cui cercava in ogni modo di farsi perdonare. Non era lei la ragazza che guardava di nascosto, convinto di non essere notato.

Mentre le lacrime scendono sulle sue gote paffute, Shan-Pu inizia a tremare.

“Tu… maledetta Akane Tendo…” ringhia, e le si avventa contro. Akane è già in posizione di difesa, ma Ranma intercetta l’amazzone e la blocca.

“Shan-Pu! Calmati!”
“No! Io distrugge lei! Io uccide Akane e tu sposa me!” urla, cercando di divincolarsi dalla stretta di Ranma, che fatica a contenere la sua furia.

“Ma ti senti? Credi davvero che potrei stare con te se uccidessi Akane?!”
“Non m’importa! Devo farlo, ne va del mio onore!”
Shan-Pu continua a dimenarsi, e da quel momento le cose nella sua testa si fanno confuse: ricorda la stretta di Ranma sempre meno salda, ricorda quello stupido maschiaccio urlargli di fare attenzione e di non farle male. Ricorda il momento in cui riesce a sfuggire alle braccia di Ranma (oh, l’ironia!) e correre verso Akane; ricorda il ragazzo che riesce nuovamente a placcarla, afferrandola saldamente per la vita. Ricorda la colluttazione, sgomitate da parte sua cercando di farsi largo, e un calcio al basso ventre.

Ricorda di essersi accasciata al suolo, le urla di Akane e le scuse di Ranma; dice che non voleva farle male, che spera non sia nulla di grave e che se maledizione l’avesse ascoltato senza scaldarsi tutto questo non sarebbe successo.

Ricorda poi di essersi rimessa in piedi e di averli guardati entrambi un’ultima volta, piena di odio e rancore, per poi trascinarsi verso casa.

Del tragitto invece non ricorda nulla, a parte la vista annebbiata dalle lacrime e quel dolore alla pancia. Sperava non rimanesse un ematoma.

 

***

 

Il pizzicore agli occhi si fa fastidioso, e afferra un fazzoletto sulla scrivania. Ormai ha imparato

a tenerne una scatola di scorta.

 

Così è cominciato il calvario.

Con la dichiarazione d’amore di Ranma ad Akane.

Non voglio più prendermi in giro, ho sempre saputo che non aveva occhi per nessuna se non per quel maschiaccio, o non avrei mai fatto uso dei trucchetti più infimi per conquistarlo. Non avevo mai avuto alcuna speranza, leggi o non leggi, ma… come si suol dire, occhio non vede cuore non duole.

Anche se in quel caso era la pancia a farmi un male del diavolo. Non potevo credere che Ranma mi avesse dato un calcio, pur trattandosi di un incidente! Ma finii per aggrapparmici inconsciamente come unico appiglio per odiarlo e allontanarlo da me… e, stranamente, alla lunga sembrò funzionare.

Non sapevo ancora cosa sarebbe successo dopo.

Non potevo neanche immaginarlo.

 

***

I'll take a shower, I will scour, I will rub

To find peace of mind

The happy mind I once owned, yeah.


 

Quando rientra, il locale è stranamente silenzioso. Sembra non esserci nessuno.

Shan-Pu si trascina verso la cucina, il dolore alla pancia che ancora non la lascia in pace. Impreca mentalmente contro Ranma mentre decide esattamente il da farsi: l’istinto le urla di cercare qualche intruglio tra le pozioni della nonna, come rimedio miracoloso a tutti i mali. Ma la parte razionale di sé le sussurra che non serve a nulla, che è tempo sprecato.

Così vaga per la cucina alla ricerca di qualcosa da fare, qualcosa da distruggere per sfogarsi, quando un dettaglio attira la sua attenzione: lì, nel ripostiglio delle provviste, nota delle bottiglie. Decine e decine di bottiglie di sakè, di quelle che servono ai clienti danarosi. Shan-Pu rimane per un attimo a fissarle: l’unica volta in cui si è ubriacata era stato con Ranma (ancora, maledetta ironia!), durante la corsa ad ostacoli alle terme. Non è abituata a bere, né le interessa provare… ma in quell’istante le sembra l’idea migliore del mondo. Tutto pur di cancellare quanto è appena successo, anche solo per qualche ora.

 

***

 

Era la prima volta che bevevo per la pura voglia di farlo.

La mia prima sbronza, se così possiamo definirla.

I miei ricordi sono un po’ annebbiati, so solo che ad un certo punto mi sentii chiamare, e quando mi voltai Mu-Si mi guardava dalla porta che dava sul cortile.

Da quel momento la situazione mi sfuggì totalmente di mano.

 

***

 

Non sa quanti bicchieri di sakè ha mandato giù o da quanto è seduta sugli scalini del cortile, né le interessa: quello che sa è che la sua testa è leggera, libera dai brutti pensieri e dalla rabbia; gli avvenimenti accaduti (da quanto? Un’ora? Un giorno?) prima sembrano solo un ricordo, e persino il dolore al basso ventre sembra decisamente più sopportabile. Probabilmente, quando gli effetti dell’alcol saranno passati, ne pagherà le conseguenze riversa sul water dandosi dell’idiota tra un conato di vomito e l’altro, ma ci penserà a tempo debito.

«Shan-Pu? Cosa stai facendo?»
Ci mette qualche secondo a realizzare che la voce sta parlando con lei. Si volta e alle sue spalle vede Mousse che la osserva stranito.
Shan-Pu strizza un attimo gli occhi, poi semplicemente torna ad ignorarlo.

«Figurati, non rispondermi, fa proprio come se non ci fossi» è la piccata risposta del ragazzo, che si limita a sedersi sullo scalino vicino con un cesto di patate da pelare. Shan-Pu non sa cosa rispondere, o se magari è meglio star zitta; nel dubbio, beve ancora.

«Quello è sakè?»

La voce di Mousse la desta di nuovo dall’assenza di pensieri. Questa volta si gira a guardarlo e annuisce, porgendogli instintivamente il bicchiere.

Il ragazzo inarca un sopracciglio: «Non mi piace particolarmente bere… soprattutto se è appena mezzogiorno.»

«Che importa di che ora è» risponde lei, biascicando un po’, «ho solo bisogno di non pensare.»

«Shan-Pu sei… ubriaca?»
La ragazza si limita a fare spallucce, non essendo sicura se possa definirsi solo un po’ brilla o totalmente sbronza.

«Che diamine ti prende?»

«Te l’ho detto, non voglio pensare.»
«E qual è la novità rispetto al solito?» borbotta Mousse, credendo di non venir sentito, o forse non gli importa proprio.

Shan-Pu soffoca un ringhio, rivolgendo al ragazzo uno sguardo torvo: «Non mi sembra che tu abbia mai brillato per acume, quando ordivi stupidi piani per conquistarmi Mentalmente, si congratula con se stessa per non aver biascicato come un’ubriacona.

«Hai ragione, forse non è stato particolarmente intelligente da parte mia correrti dietro fin dall’inizio» borbotta lui; se non fosse così brilla, Shan-Pu troverebbe ancora più strane le battutine al vetriolo del ragazzo, quasi volesse ripagarla di tutti gli insulti che lei gli ha rivolto negli anni.

«Già. Nemmeno io sono stata poi tanto furba, quando mi sono incaponita nel voler sposare Ranma a tutti i costi» sussurra, osservando la bottiglia già mezza vuota.

«Passa quel bicchiere, và» sbuffa Mousse alla fine; e Shan-Pu, desiderosa di dimenticare e di non rimanere sola, non se lo fa ripetere due volte.

Mousse osserva il liquido con un’espressione indecifrabile, difficile dire se abbia qualche ripensamento in merito oppure non lo veda. Poi semplicemente lo butta giù tutto d’un fiato: il suo viso si fa rosso e tossisce un paio di volte, probabilmente perché non è abituato, ma qualche istante dopo allunga di nuovo il bicchiere verso la ragazza, chiedendo altro sakè.

Mentre lo serve, Shan-Pu si scopre a guardare Mousse con una strana curiosità; sarà l’alcol forse, ma comincia a fare strani paragoni con Ranma: entrambi mori, entrambi combattenti, entrambi affascinanti seppur in maniera diversa; Ranma è muscoloso e fiero, ma Mousse è più alto cosa che non le dispiace, e in quanto al fisico scolpito non ha nulla da invidiare al giovane Saotome...

Per un attimo si chiede se non sia realmente ubriaca: non ha mai avuto di questi pensieri, non sul goffo, fastidioso Mu-Si che le urla amore eterno da quand’erano bambini. La sua mente decide di giocarle un altro tiro mancino, riportando a galla tutti i momenti in cui, per un motivo o per un altro, aveva visto il ragazzo senza quella ridicola tunica larga come una tenda da circo. In effetti è carino, si dice, osservando le maniche arrotolate che lasciano scoperti gli avambracci muscolosi.

È decisamente carino, si ripete, guardando Mousse togliersi per un istante gli occhiali e lasciare scoperti i suoi occhi chiari...

Se fosse stata nel pieno delle sue facoltà mentali si sarebbe sicuramente data della stupida per aver formulato un simile pensiero. Ma quel giorno aveva deciso di non pensare, di distrarsi… e aveva trovato in lui quella distrazione tanto desiderata.

 

***

 

Ancora oggi non mi capacito di quanto successo dopo.

So solo che quell’errore mi è costato la mia vita per come la conoscevo, e che nulla sarebbe più stato come prima.

 

Never ever have I had to find

I've had to dig away to find my own peace of mind.



Soundtrack: Never ever - All Saints


***

Come promesso, ecco il secondo capitolo!
Il primo era davvero troppo corto per lasciar passare una settimana intera: così adesso potrete cominciare a farvi un'idea di ciò che è successo e che ha portato alla situazione dello scorso capitolo.
Non ho altro da aggiungere al momento, se non che spero che questa storia possa intrigarvi e piacervi! Fatemelo sapere, ci conto! :D
Come sempre potete trovarmi su FB e nel mio gruppo, se vi andasse di conoscermi e fare quattro chiacchiere. :)
Ci aggiorniamo la prossima settimana!
Sempre vostra,
Mana

   
 
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