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Autore: Enedhil    26/03/2016    3 recensioni
È il primo Marzo dell'anno 3019 della Terza Era della Terra di Mezzo. La notte è scesa su Minas Tirith e il nuovo Re di Gondor, dall'alto delle mura, è in attesa di quell'alba che darà inizio al suo regno. Ma non è solo. Al suo fianco, come sempre, l'amico che l'ha accompagnato fino a quel momento e che, ancora una volta, gli terrà la mano ricordando con lui il loro passato, prima che il nuovo giorno cominci.
[Prima parte della serie "Dall'Oscurità Alla Luce"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Eomer, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'Oscurità Alla Luce'
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Grazie, mio signore!” esclamò lo stalliere prima di richiudere le pesanti porte di legno dietro alle spalle di Legolas che, lentamente, si avviò per attraversare il cortile.
Erano passati due giorni da quando Gandalf aveva lasciato il palazzo di Meduseld a cavallo, insieme a Pipino, per raggiungere il regno di Gondor e avvertire il sovrintendente Denethor del piano che, inconsciamente, il piccolo hobbit era riuscito a scorgere nei momenti in cui la sua mente era stata in contatto con quella dell'Oscuro Signore.

A Edoras invece la vita era ricominciata più o meno regolarmente, ad eccezione dei cavalieri che, su ordine dello stesso Gandalf, stavano sempre all'erta come se da un momento all'altro dovessero ripartire. Ed in quel clima all'apparenza tranquillo, Merry, privato dell'amicizia dell'altro hobbit, passava il tempo a parlare con Gimli delle usanze della Contea, dei metodi utilizzati per cucinare il cibo e dell'erba pipa tanto cara ad entrambi.

L'elfo di Bosco Atro, invece, era solito passeggiare per i cortili e passare le ore nelle stalle o al cospetto dei tanti uomini feriti al Fosso di Helm che ancora necessitavano di cure. Ed anche quella giornata l'aveva trascorsa in quel modo, conscio che al calare del sole le sue attenzioni si sarebbero rivolte a quell'amico che necessitava di una cura diversa rispetto a quelle portate con erbe e infusi medicinali.

Percorse il cortile, guardando il cielo che di lì a poco si sarebbe costellato delle prime stelle della sera, e raggiunse il porticato che l'avrebbe condotto a quella dimora ormai disabitata e usata come deposito di oggetti non necessari; quelle quattro pareti di legno che da qualche giorno erano diventati un rifugio per lui ed Aragorn, dove poter discutere senza la preoccupazione di affliggere gli altri amici coi loro pensieri.
Ad un tratto rallentò e voltando la testa verso le stalle che aveva appena lasciato, vide sopraggiungere proprio Aragorn con la pipa accesa in una mano e, accanto a lui, la bionda nipote di Re Theoden che rigirava tra le dita dei piccoli fiori bianchi di campo.
L'uomo indossava solo una lunga camicia rosso scuro con dei lacci aperti sul petto e con le maniche che, libere dai consueti bracciali di pelle che portava, scendevano morbide sulle braccia fino alle nocche delle mani. Su di essa, una cintura marrone legata in vita con un sacchetto che pendeva sul fianco dove sicuramente teneva l'erba pipa. Un abbigliamento semplice, completato dagli stretti pantaloni scuri che finivano all'interno degli stivali, adeguato all'abito della donna che lo affiancava. Un lungo vestito azzurro con una leggera scollatura sul petto, le maniche arricciate dal polso al gomito per renderle meno ingombranti e due nastri di qualche tonalità più scura, intrecciati sulla linea del bacino che sottolineavano la sua figura all'apparenza esile.
Un sorriso sulle labbra di entrambi lasciava intuire l'argomento leggero che stavano trattando in quella discussione che, probabilmente, già intrattenevano da tempo.

Restò a fissarli come se non riuscisse a distogliere lo sguardo, mentre nel suo cuore si faceva strada un sentimento misto di rammarico, delusione e al tempo stesso una lieve gelosia che non aveva mai provato. All'improvviso la sua attenzione venne attirata da una voce profonda alle sue spalle.

Principe Legolas!”

Accennò un sorriso sorpreso e si voltò, ritrovandosi di fronte Éomer, il maresciallo del Mark, col quale aveva scambiato qualche parola solo alcune sere prima, durante i festeggiamenti per la vittoria al Fosso di Helm. Nonostante il loro primo incontro fosse stato piuttosto burrascoso, aveva visto il suo animo nobile, la sua forza di volontà e la fedeltà verso quel regno che serviva con devozione.
Lo osservò mentre si avvicinava con addosso dei pantaloni di un marrone scuro, stretti sui polpacci dagli stivali e una leggera tunica nocciola chiusa sul davanti da un laccio intrecciato lasciato lento. I lunghi capelli castano chiaro che ricadevano in modo scomposto sulle spalle e la barba incolta, gli davano quel tocco di rude semplicità tipico degli Uomini che all'inizio aveva notato anche in Aragorn, al tempo in cui si faceva chiamare solo Grampasso.

Principe Legolas... ti ho disturbato?” disse l'uomo, fermandosi davanti a lui e notando la sua espressione pensierosa.

No, al contrario,” rispose subito l'elfo, chinando la testa in segno di saluto. “Riflettevo solo sul fatto che da tempo non udivo il mio titolo pronunciato da un Uomo.”

Gimli me lo ha accennato prima di sfidarti a quella gara l'altra sera e mi è sembrato corretto rivolgermi a te in questo modo, nonostante tu mi abbia puntato una freccia alla testa la prima volta che ci siamo visti!”

Ti chiedo perdono,” mormorò Legolas, guardandolo negli occhi. “Non è mia abitudine attaccare chi ci è alleato ma...”

Lo immagino, non devi scusarti!” lo interruppe Éomer facendo un cenno con la mano. “Eravate in pena per i vostri amici, lo posso comprendere.” Restò per qualche attimo in silenzio come se si fosse dimenticato del motivo per cui l'aveva seguito, ma poi distolse lo sguardo da quell'oceano eterno in cui aveva guardato e si riprese. “Beh, io... volevo ringraziarti per quello che stai facendo per i miei uomini e per la popolazione. Fino ad ora i nostri curatori hanno sempre fatto un ottimo lavoro ma in tempi come questi la tua esperienza, la tua conoscenza e la tua...” cercò le parole, ma guardando l'elfo davanti a sé risplendere degli ultimi raggi di sole che tramontava alle sue spalle, gli venne in mente solo una cosa “...luce, sono state un dono e una benedizione.”

Legolas lo guardò sorridendo, compiaciuto nel sentire quel ringraziamento del tutto inaspettato e pronunciato col cuore.
Non è necessario Éomer, figlio di Éomund. Ci state donando riparo e cibo, e questo è di per sé gratitudine. Esiste di nuovo tra noi quell'Alleanza che un tempo ci ha unito, e come in passato un aiuto reciproco non è altro che un modo per onorarla.”

L'uomo aggrottò le sopracciglia nell'udirlo pronunciare quelle parole e gli chiese sorpreso:
Conosci il nome di mio padre?”

Conosco molte cose, non solo l'utilizzo degli unguenti che danno sollievo alle ferite del corpo e dello spirito!”

Da quanto tempo percorri queste Terre?” gli domandò allora d'istinto Éomer, ma poi scosse la testa con un sorriso imbarazzato. “Perdonami, non intendevo...”

Sono quasi tremila dei vostri anni mortali,” rispose Legolas, sorridendogli divertito. “Non è una domanda sconveniente, è solo che noi non percepiamo lo scorrere del tempo al vostro stesso modo.”

Oh, lo vedo bene!” esclamò l'uomo indicandolo. “Voglio dire... sembri poco più che un ragazzo ai miei occhi e invece apparivi già così quando io ero ancora nel grembo di mia madre!”

Ti spavento, Éomer?” gli sussurrò l'elfo, percependo il suo disagio ma anche il suo interesse. “Non dobbiamo continuare ad affrontare questa discussione se non lo desideri.”

No!” rispose subito il cavaliere di Rohan, passandosi la mano tra i capelli con un sorriso. “Al contrario, mi affascini e avrei centinaia di domande da porti... alcune alquanto stupide, oserei dire.”

Non giudicare la tua curiosità, perché appropriata o sfrontata che sia, è un modo per apprendere cose che altrimenti ci resterebbero ignote.”

Éomer gli sorrise, appoggiandosi con la spalla a una delle travi di legno che sostenevano il porticato e incrociando le braccia.
Ebbene, allora preparerò uno scritto da sottoporre al tuo giudizio e sarai tu a decidere quali delle mie domande meritano risposta, ma ti avverto che avrai bisogno di un'intera serata solo per...” si interruppe quando notò che l'elfo, nonostante gli stesse sorridendo, concedendogli attenzione, continuava a lanciare delle occhiate in direzione delle stalle, verso quelle due persone che lui stesso aveva notato poco prima, così si spostò maggiormente verso di lui e con un cenno del capo glieli indicò. “Vedo che anche tu li hai notati. Ora, la domanda che ti farò non fa parte della lista di cui ti parlavo ma sono comunque curioso di conoscerne la risposta.” Lo vide aggrottare le sopracciglia e proseguì. “Il tuo amico Aragorn ha forse un interesse verso mia sorella?”

Legolas lo fissò per qualche momento, indeciso su come rispondere, prima di mormorare:
Il cuore di Aragorn appartiene già a qualcuno e non credo che possa concedere altro che un'amicizia a tua sorella, ma l'animo di voi Uomini è vulnerabile, tanto quanto lo è il vostro interesse.” Guardò le due persone che si erano fermate uno di fronte all'altra e gli parve di scorgere lo sguardo di Aragorn indugiare nella sua direzione. “Non posso non riconoscere che i loro spiriti siano simili, forti e desiderosi di libertà, inclini a cercare la fuga se imprigionati dietro sbarre fatte di regole e doveri.” Sospirò e riportò l'attenzione sul cavaliere davanti a sé. “D'altro canto, Aragorn ha fatto delle scelte per amore e quando questo è lontano o negato, è facile cedere alle lusinghe della carne, ma sono convinto che in fondo sia ancora legato a quel sogno che crede ormai perduto.”

Éomer alzò un sopracciglio divertito durante il suo discorso e non riuscì a trattenere una debole risata.
Se queste sono le tue risposte, non ti basterà una sola serata per colmare la mia sete di sapere!” si rialzò dall'appoggio e tirò indietro i capelli con una mano, raggruppandoli nel pugno per poi lasciarli ricadere sulla schiena. “Mi sarebbe bastato un semplice sì o no! Mia sorella è in grado di decidere da sola a chi concedere la propria attenzione ed Aragorn è un uomo d'onore, per quanto ho potuto conoscere di lui. Temo solo che il loro avvicinamento sia dovuto al momento che stiamo vivendo e non a un sentimento che può maturare col tempo. Ma non ci resta che stare ad osservare e attendere.” Sorrise e avanzò ancora, mettendosi ad un passo da lui. “Nel frattempo avrei un'altra domanda...” e vide l'elfo sorridergli.

Aragorn riportò l'attenzione sulla donna davanti a sé, annuendo, anche se gran parte del suo discorso gli era sfuggito da quando aveva notato Legolas che si intratteneva con Éomer, sotto al porticato poco distante da dove loro si trovavano. Gli era anche sembrato che l'amico guardasse spesso nella sua direzione e già immaginava quali sarebbero state le sue parole di rimprovero più tardi. Quello che ora lo incuriosiva maggiormente, però, erano gli argomenti che l'elfo stava trattando col cavaliere di Rohan, visto che non aveva mai notato tutta quella sintonia tra loro e, da una parte, quei sorrisi continui, gli sguardi che si scambiavano e quella vicinanza, lo infastidivano.

Ti sto annoiando, mio signore?”

La voce di Éowyn attirò nuovamente i suoi pensieri... almeno per qualche istante.
No, perdonami. Sono solo stato distratto da...” guardò ancora in lontananza e li vide più vicini.

Se sei stanco possiamo fare ritorno. Io sono solita fare queste passeggiate quando il tempo me lo permette ma forse...”

Non è la stanchezza,” posò lo sguardo su di lei, sorridendole per tranquillizzarla. “Sono solo stato distratto da...” lo ripeté, tentando di concludere, questa volta, ma rialzò gli occhi verso il porticato e li spalancò per la sorpresa, mormorando quasi tra sé: “Legolas che sta tentando di soffocare tuo fratello!”

Non fece in tempo a vedere l'espressione stupita di Éowyn, perché all'istante si mise a correre in quella direzione, mettendosi la pipa ormai spenta, nella cintura, pronto a separare l'amico dal nipote del Re.
Legolas! Daro! Renio i chaim lîn! (Fermati! Allontana le mani da lui!)”
Si precipitò sotto il portico, ma appena li raggiunse col respiro rapido per la corsa, vide le loro espressioni perplesse mentre l'elfo allontanava il braccio che aveva premuto alla gola dell'uomo, ora bloccato dal corpo del suo assalitore contro la colonna di legno alle sue spalle.

Era solo una dimostrazione,” sussurrò Legolas, guardando l'amico che già gli aveva afferrato la spalla per allontanarlo con la forza, poi girò la testa verso Éomer, cercando il suo appoggio, e l'uomo di Rohan si mise a ridere, massaggiandosi però il collo.

Temo sia stata mia la colpa del malinteso! Ho chiesto a Legolas di mostrarmi come, in battaglia, si rende conto dei nemici che lo attaccano alle spalle grazie ai suoi sensi e il risultato è stata la mia sconfitta, come tu stesso hai potuto vedere.”

Aragorn rimase basito ad osservarli, in parte imbarazzato per l'equivoco, e ringraziò l'intervento di Éowyn che dopo poco li raggiunse, ridendo divertita dell'accaduto e rompendo quel silenzio nel quale era piombato.

Se uno di voi ha intenzione di prendere a calci mio fratello vorrei tanto assistere perché, se non ricordo male, sono stata l'unica a riuscire a farlo quando eravamo bambini!”

Éomer le lanciò un'occhiataccia ma poi sospirò.
In parte ha ragione, ma non ricorda che la lasciavo vincere solo per vederla felice.”

Bugiardo!” esclamò la donna dandogli un colpo al petto. “Ti battevo perché ne ero meritevole!”

Mi battevi perché non volevo vederti piangere!” la corresse il fratello con un sorriso. “Ma ora andiamo e concediamo ai nostri amici un po' di tregua!” e così dicendo mise una mano dietro la schiena della sorella, invitandola a precederlo.

Ci rivedremo a cena, dunque,” disse Éowyn accennando un inchino verso Aragorn e sorridendo aggiunse: “E non sarò io a cucinare, lo prometto!”

Aragorn le sorrise dolcemente, chinando la testa ma poi strinse le labbra, come seccato, quando udì le parole che Éomer aveva rivolto a Legolas, prima di allontanarsi definitivamente.

E per quanto riguarda il nostro accordo... preparati, perché un'intera notte non sarà sufficiente!”

Restò in silenzio fino a quando i due fratelli furono distanti, poi si rivolse all'amico al proprio fianco.
Di che accordo stava parlando?” Non ottenne risposta e lo ripeté con un tono più irritato. “Che accordo hai fatto con Éomer che necessita di un'intera notte?”

Legolas sospirò e, cercando di nascondere un sorriso, si avviò per raggiungere l'abitazione, come aveva intenzione di fare prima di essere fermato.
Quell'erba pipa deve averti annebbiato la ragione. Come hai potuto credere che avrei attaccato il nipote del Re in quel modo se non me l'avesse chiesto lui stesso?”

È quello che ho visto... e non ero nemmeno al corrente della vostra conoscenza, mi sembra normale allarmarmi per quel tuo atteggiamento nei suoi confronti... e dove stai andando? Stiamo parlando!”

L'elfo si fermò di scatto quando l'uomo si parò davanti a lui con un'espressione adirata sul viso.
Non possiamo parlare anche là dentro?” gli mormorò indicando la porta a pochi passi da loro.

No, io andrò prima a cenare!” gli rispose Aragorn, fissandolo in attesa di una sua reazione e di una risposta che non aveva ancora ottenuto, ma quando udì solo quelle parole:

Come desideri..”

Si limitò a stringere le labbra e bisbigliare con una punta di delusione:
E tu non verrai?”
Non gli servì una risposta, gli bastò lo sguardo quasi indifferente del compagno, così scuotendo la testa si voltò, proseguendo verso il palazzo.

Passarono diverse ore, durante le quali Legolas rimase seduto sull'ultimo scalino che portava a quella porta rimasta ancora chiusa.
La schiena appoggiata alla trave dalla quale partiva il parapetto anch'esso di legno, che delimitava quella costruzione. La gamba destra distesa verso i gradini e l'altra piegata, col braccio posato stancamente sul ginocchio. Gli occhi blu erano screziati dall'argento di quella luna che stavano osservando ed un pallido chiarore circondava il suo corpo, a partire dagli stivali, percorrendo le gambe fino a salire lungo la tunica verde oliva, ricamata con disegni dorati sui quali potevano confondersi i fili d'oro dei lunghi capelli, adagiati scompostamente sulle spalle, che l'elfo aveva sciolto, poco prima, dalle trecce che li tenevano spesso legati.
Ma nonostante quel bagliore che lo faceva apparire come quella creatura di luce che molti uomini ritenevano, il suo spirito era inquieto e in attesa di dipanare quelle nubi che lo facevano fremere alla ricerca di aria.
Aveva smesso di riflettere sul proprio comportamento e su quello di Aragorn già da diverso tempo ed ora stava solo aspettando quella sensazione di piacevole stordimento che significava l'arrivo dell'unica persona in grado di placare la sua anima tormentata.
E ad un tratto abbassò le palpebre, sospirando:
Quante portate sono state servite alla vostra cena per protrarla fino a quest'ora tarda?”

Non più delle dovute,” rispose Aragorn, raggiungendolo alle spalle e fermandosi a un passo dalla trave alla quale l'amico era appoggiato. “Non è stato il cibo a prolungare la mia permanenza a quel tavolo, ma l'assenza di qualcuno che mi avrebbe aiutato nelle discussioni che mi sono state proposte.” Respirò profondamente e si chinò in avanti, appoggiando i gomiti al parapetto di legno. “Mi sono dovuto destreggiare da solo tra le lusinghe di Éowyn, gli sguardi interrogatori di Re Theoden... ed Éomer che più di una volta ha elencato le tue qualità...” sussurrò debolmente “...come se già non le conoscessi.”

Legolas accennò un lieve sorriso e riaprì gli occhi, restando però immobile, senza voltarsi verso il compagno.
Non hai bisogno del mio aiuto per affrontare discussioni che riguardano la tua persona o le usanza del mio popolo, conosci già anche quelle... e il nipote di Theoden è solo incuriosito da ciò che la sua mente non conosce e che non gli è famigliare.”

Non parlava del tuo popolo. Parlava di te... e di quello che tu gli hai promesso. Quella serata per soddisfare la sua sete di conoscenza... e quando avresti intenzione di privarmi della tua compagnia per intrattenerti con lui?”

L'elfo aggrottò le sopracciglia incuriosito da quel tono di voce e quelle parole, ma poi respirò intensamente e mormorò:
È la birra a parlare, non sei tu. Posso sentirne il profumo da qui.”

Due calici di birra non cambiano quello che ho udito!” ribatté l'uomo lanciando un'occhiata verso di lui. “Se non avessi il controllo dei miei pensieri, forse ora sarei dove il mio corpo mi stava portando poco fa.” Si accorse di aver detto intenzionalmente quella frase per provocargli una reazione ma sentì solo silenzio e non vide che l'amico aveva stretto gli occhi come se l'udire quelle parole l'avesse, in qualche modo, ferito. “Sono fatto di carne e sangue come tutti gli altri uomini che abitano questo luogo e non è facile resistere alle adulazioni di una dama che non aspetta altro che un gesto per concedere il proprio amore.”

Tu hai già...” iniziò Legolas, deglutendo come se quelle parole non riuscissero a lasciare la sua gola. “Hai già qualcuno che ti ha concesso il proprio amore... e l'uomo che conosco non è così debole da cedere alla seduzione di una promessa!”

Non ho altro che un ricordo ora. Possiedo solo un gioiello posato vicino alla mia tunica.”

Perché le hai detto di andare e che non saresti tornato, ma non conosci qual'è stata la sua scelta, sei solo tu a...” l'elfo però si fermò e i suoi occhi vagarono, come alla ricerca di qualcosa... un ricordo passato inosservato... fino a quando si rese conto di ciò che non aveva notato poco prima, durante il loro fugace incontro al calare del sole “...dubitare. Non porti più il suo dono al collo.”

È giusto che sia così.”

Per chi? Per te... o per Éowyn?” sospirò Legolas, scuotendo la testa debolmente. “Éomer ha detto che si fida di te perché sei un uomo d'onore. Dimostra a tutti quanti questo onore e resta fedele al tuo cuore!”

Aragorn strinse i pugni prima di unire le mani e alzare gli occhi verso quella stessa luna che anche il compagno stava osservando.
E ora scopro che col tuo nuovo amico parlate anche di me! Allora dimmi, visto che siete diventati così vicini da scambiarvi opinioni sui miei sentimenti, c'è qualcosa d'altro che devo sapere?”

Non stiamo discutendo del legame tra me ed Éomer.”

Sì, lo stiamo facendo!” lo interruppe bruscamente l'uomo, sentendo di nuovo quella gelosia che gli aveva fatto ribollire il sangue qualche ora prima. “Sono le tue parole che mi disorientano, il tuo atteggiamento verso di lui, così simile a quello che tieni con me, e le tue continue richieste di...” strinse i denti, rendendosi conto di parlare come se ci fosse una rivalità tra lui e il maresciallo del Mark. “Non riesco ad essere sempre l'uomo che vorresti. Non ce la faccio a restare saldo ogni singolo momento. Mi sento...” fece un intenso respiro e guardò di nuovo verso il compagno, sperando di incrociare i suoi occhi. “Mi sento perso quando mi volti le spalle e la mia mente è così... confusa.”

Nel sentire quelle parole, Legolas perse tutta la determinazione nell'attaccare il suo comportamento e all'istante rialzò, con un gesto estremamente lento, il braccio sinistro che teneva piegato sul ginocchio, allungando la mano all'indietro verso l'amico.
Non devi essere confuso. Sai comprendere i tuoi sentimenti e sei in grado di scegliere tra ciò che è giusto e cosa è sbagliato.” Attese e sorrise dolcemente quando sentì la mano dell'uomo stringere la sua. “Nessuno ti giudica per essere stato tentato dall'avvenenza di una donna che ti ha offuscato la ragione. Devi solo ritornare sui tuoi passi ed ascoltare il tuo cuore.”

Aragorn accennò un debole sorriso e si spostò davanti a lui. Senza lasciargli la mano, cercò di tirarlo verso di sé per farlo rialzare e quando sentì che l'elfo non faceva resistenza e assecondava la sua richiesta mormorò:
Non sono i tentativi di seduzione di una donna a confondermi.” Attese che l'amico fosse in piedi e lo attirò a sé, tenendogli saldamente la mano, palmo contro palmo, nella propria, entrambe premute tra i loro due corpi ormai quasi in contatto. “Sei tu...” lo guardò intensamente quando percepì lo stupore sul suo viso “...e questa irrazionale gelosia che mi afferra lo stomaco e mi impedisce di ragionare!”

Legolas sostenne il suo sguardo per cercare di comprendere cosa realmente affliggesse il suo spirito perché non trovava un senso alle sue parole.
Aragorn... non riesco a capire,” gli sussurrò. “A cosa ti stai riferendo? Discutevamo di Éowyn e...” si interruppe quando si sentì sospinto all'indietro contro la porta di legno e solo quando la raggiunse, con le spalle contro di essa, capì qualcosa nello sguardo dell'uomo che lo teneva bloccato. “Éomer? Ti riferisci a quello che è accaduto al tramonto?”

Aragorn respirò profondamente e appoggiò la fronte alla sua, stringendogli, se possibile, ancora di più la mano nella propria.
A te non importa se passo del tempo con Éowyn?”

Non credo sia giusto, ma non spetta a me decidere con chi devi passare il...”

Ti prego!” lo fermò, scuotendo la testa e rialzandola per guardarlo di nuovo negli occhi. “Non parlo del torto che potrei fare al ricordo di Arwen... ma di noi due... della nostra amicizia.”

Legolas socchiuse le labbra quando iniziò a capire il suo discorso e si sentì in parte sollevato nel percepire che l'amico aveva provato lo stesso senso di fastidio nel vederlo scherzare con Éomer che lui stesso aveva sentito nell'osservarlo passeggiare con la dama di Rohan. Fece per rispondergli qualcosa ma sentì in lontananza delle voci che si stavano rapidamente avvicinando... e le riconobbe subito.
Il nipote di Theoden si sta dirigendo da questa parte e sua sorella è con lui.” Vide l'incertezza negli occhi del compagno che ancora lo teneva fermo contro la porta così aggiunse: “Cosa vuoi fare?” e allungò la mano libera per raggiungere la maniglia.

Non è solo una mia scelta,” gli sussurrò Aragorn notando però il suo gesto e in quel momento udì a sua volta le voci avvicinarsi.

Io ho già fatto la mia,” rispose allora l'elfo, stringendo il pugno sul pomello di legno.

Apri la porta!”

I due compagni entrarono rapidamente, giusto in tempo per evitare di essere scorti dai due fratelli che, ridendo tra loro, stavano raggiungendo quell'abitazione.
L'uomo si appoggiò di schiena alla porta, una volta richiusa, e posò subito lo sguardo sull'amico che era rimasto a pochi passi da lui. Fece per parlare ma non appena un sibilo lasciò le sue labbra, vide Legolas fiondarsi su di lui e posargli una mano sulla bocca per zittirlo.
Restò immobile, percependo negli occhi blu che lo fissavano quell'eventualità alla quale non aveva pensato, ed allora udì le due voci ormai vicine, soffermarsi proprio all'esterno del luogo dove loro si trovavano.

Voglio solo augurargli una buona notte!”
Non sai nemmeno se si è diretto qui, Éowyn! Concedigli un po' di pace e verrà lui a cercarti!”
Se non sbaglio anche tu avevi intenzione di salutare il suo amico Elfo. Possiamo solo passare qualche ora tutti insieme... è ancora presto!”
L'avrei fatto se ne avessi avuto occasione ma, come vedi, non c'è nessuno qui fuori. Ora andiamo a riposare come anche loro staranno già facendo!”

Legolas percepì i passi che lentamente si allontanavano ed allora lasciò libera la bocca del compagno, appoggiando però entrambe le mani alla porta, ai lati della testa dell'uomo, come se ancora avesse timore che da un momento all'altro qualcuno potesse aprirla ed entrare.

Questo l'hai fatto per Arwen... o per te?” disse infine Aragorn, dopo un lungo momento passato a perdersi in quegli occhi profondi che lo guardavano, in attesa di qualcosa che ancora non riusciva a capire. “Rispondimi, te ne prego. È solo per questa sorta di... protezione che senti di dover dare a quell'amore che la lega a me o è perché sei tu a non volere che passi il mio tempo con quella donna?”

Non è importante, Estel!” sussurrò l'elfo, abbassando lo sguardo e voltandosi. “Quello che conta è che non dovresti illudere il suo cuore quando il tuo è...”

In pena per qualcosa che non riesco a comprendere!” lo interruppe l'uomo, alzando la voce. “Non sarà importante per te, ma per me lo è! Ti sto solo chiedendo...”

A quel punto Legolas strinse gli occhi e di scatto si voltò verso di lui, perdendo quel controllo che fino a quel momento era riuscito a tenere.
Mi stai chiedendo se provo fastidio nel vederti ridere e divertire con quella dama? Sì... è questo che vuoi sentire?” lo fissò intensamente e, senza riuscire a farne a meno, chiuse i pugni sulla sua camicia, all'altezza del petto e lo strattonò verso di sé. “E no... non è solo per la mia lealtà verso colei che considero una sorella, perché troppo a lungo ho visto entrambi angosciarvi per il vostro amore ostacolato e non desidererei altro che vedervi felici, insieme o con qualcun altro. Ma... io non posso fare altro che guidarti e consigliarti, è nelle mani dei Potenti la decisione definitiva, non nelle mie!” fece un intenso respiro prima di continuare. “La sola cosa di cui devo avere il controllo è...” deglutì e abbassò la voce “...questa incoerente gelosia che provo quando passi il tuo tempo con la nipote del Re invece che con me!”

Le labbra di Aragorn si incurvarono in un lieve sorriso.
Quanto ti è costato rivelarmelo?” gli sussurrò, alzando le mani per posarle sulle sue braccia e fargli allentare la presa. “Non capisci che vivo anche di questo? Ho bisogno di sentire quello che ci lega, ora più che mai, e mi disorienta la tua indifferenza o questa tua continua lotta per riportarmi a ciò che ormai ho lasciato indietro. Io... devo sentire la nostra amicizia per andare avanti e quando ti vedo scherzare con un altro uomo come sei solito fare con me, quando vedo i tuoi sguardi e i tuoi sorrisi per lui e non per me... e quando mi tieni nascosti dei segreti, riservati solo a qualcun altro...” vide che l'elfo stava per ribattere qualcosa ma non glielo permise alzando leggermente la voce: “Non parlare, ascoltami! Quando mi metti da parte, perdo di vista il mio cammino e mi sembra di vagabondare alla ricerca della giusta via e solo ora mi sono accorto di provare questa... delirante gelosia nei tuoi riguardi ogni volta che dai attenzione a qualcun altro perché..” fece una pausa come per decidere se fosse necessario proseguire ma quando vide quegli occhi blu in attesa delle sue parole, sussurrò con un misto di dolcezza e apprensione “...perché sei mio.”

Legolas non riuscì a trattenere un tenero sorriso nel sentire l'amico aprire il proprio cuore come non aveva mai fatto, rivelandogli quei pensieri tanto simili a quelli che lui stesso aveva nella mente. Per una strana ragione, forse un insieme di paura e di apparire troppo fragile ai suoi occhi, non riuscì a rispondergli come il suo spirito avrebbe voluto fare, e cercò di allentare quella tensione che provava e che avrebbe potuto portarlo di nuovo a perdere il controllo.
Da quando sono una tua proprietà, Aragorn di Gondor?” gli disse allora, sorridendogli per fargli intendere le proprie intenzioni ma tutto si sarebbe aspettato, fuorché la reazione singolare dell'amico.

Aragorn sospirò e scosse la testa prima di lasciarsi cadere lentamente in ginocchio davanti all'elfo, la testa chinata all'indietro per riuscire comunque a guardarlo negli occhi, mentre dalle sue labbra uscì un debole sussurro.
Vorrei che tu lo fossi.”
Vide il suo sguardo attonito e, forse sul serio spinto anche dalla birra che aveva bevuto a cena, non si trattenne dal proseguire quel discorso che aveva iniziato lui stesso.
E vorrei comprendere questa accecante gelosia che mi spinge a parlarti così e a temere di perdere anche solo un tuo sorriso! Non capisco perché mi sento così... guardami!” alzò le braccia, allargandole ai lati come per dimostrare la debolezza che sentiva pervadergli l'anima. “Siamo in guerra contro un nemico invincibile e rischiamo di essere sconfitti ogni giorno che passa. Le nostre speranze di vittoria si assottigliano ed io... non riesco a far altro che restare qui, inginocchiato davanti a te a guardarti dal basso e ad aspettare un tuo gesto che mi riporti in alto verso quel cielo che tante volte abbiamo osservato insieme. Spiegami perché mi sento così!”

Legolas chinò di lato la testa nell'ascoltare le sue parole mentre il suo cuore batteva più forte ad ogni singola frase, e quando l'altro terminò, restando in quella posizione di totale abbandono in attesa di una risposta, lui non riuscì a fare altro che compiere l'unica azione che si sentiva spinto intensamente a fare.
Si piegò su lui e, mettendogli le mani sulle guance, avvicinò il viso al suo e posò le labbra su quelle dell'uomo, il quale, nell'istante stesso in cui sentì quel contatto, chiuse gli occhi.
I lunghi capelli dell'elfo, scivolarono sulla sua spalla, ricadendo su un lato come una tenda che si chiude per impedire a sguardi indiscreti di osservare ciò che stava avvenendo; un lieve tocco che creò in entrambi i compagni una potente ondata di calore in tutto corpo.
Una semplice unione di labbra che non chiedevano altro che restare in contatto come per trasmettersi qualcosa che non poteva essere detto o provato altrimenti.

Aragorn richiuse allora le braccia e appoggiò le mani sui fianchi dell'elfo come se cercasse un appiglio per ritornare a terra dopo essersi sentito spinto prepotentemente verso l'alto in quel cielo che voleva raggiungere. Rimase in balia di quelle sensazioni contrastanti che da un lato lo spingevano ad allontanarsi mentre dall'altro lo trascinavano a chiedere di più da quel caldo velluto che tante volte aveva lambito la sua fronte e le sue guance, ma che mai si sarebbe aspettato di sentire in quel modo molto più intimo. Non si rese conto di aver lasciato libere le mani di scivolare lungo il corpo dell'amico e di risalire fino a raggiungere la sua testa, e lì, di fermarsi, immerse in quei capelli di seta che stava sentendo anche sul viso.

Fu in quel momento che Legolas percepì la pressione sulle proprie labbra aumentare, come se l'uomo stesse bevendo da lui quella luce e quell'amore dai quali temeva di essere privato e dei quali non riusciva più a fare a meno, così fece fronte a tutte le proprie forze e si discostò leggermente dal suo viso, sussurrandogli con un filo di voce:
Alcune cose non devono essere spiegate. Devi solo sentirle e viverle perché fanno parte di ciò che sei. Non permettere al tuo cuore di dubitare della nostra amicizia perché è certa, forte e indistruttibile come il potere del sole che ogni giorno sorge per riscaldare questa Terra... ed anche se a volte ti sembra celata o distante come la pallida luna che compie il suo viaggio imperituro, tu sai che continua ad esistere e niente e nessuno le impedirà di tornare, per cingerti nel suo abbraccio e accarezzarti coi suoi raggi lucenti ogni volta che ne sentirai il bisogno.”

Continuò a fissarlo intensamente come se volesse, anche con quello sguardo e quel silenzio, rimarcare le parole che aveva appena pronunciato, e vide l'azzurro degli occhi che aveva davanti illuminarsi di un ardente bagliore come una fiamma ravvivata a nuova vita.
Gli accennò un dolce sorriso e fece per rialzarsi ma si rese conto che le mani di Aragorn, tra i suoi capelli, lo stavano ancora trattenendo mentre quelle labbra che aveva sfiorato pochi istanti prima erano ancora socchiuse come in attesa che qualcosa dovesse ancora avvenire.

Ora è giunto il momento che tu vada a riposare,” gli bisbigliò prima di tentare nuovamente di sollevarsi, e questa volta anche l'uomo seguì il suo movimento, rimettendosi in piedi mentre lasciava scivolare le dita tra i capelli dell'elfo fino a liberarle completamente da quelle sottili corde di seta nelle quali si erano volutamente imprigionate.

Restarono entrambi in silenzio. Solo dei lunghi sguardi legarono i loro spiriti mentre i corpi erano distanti, intenti ad eseguire quei rapidi preparativi necessari per poi potersi coricare su quel materasso adattato alla bene e meglio alla situazione. A lato di esso era già presente parte dell'abbigliamento di viaggio dei compagni, e presto Aragorn posò anche la camicia che aveva ancora addosso e gli stivali.
Rimasto solo coi pantaloni scuri che ormai erano diventati una seconda pelle, si infilò sotto la coperta marrone lasciata in maniera scomposta vicino ai cuscini la notte prima. Si distese mettendosi a fissare il compagno che, con lenti ma abili movimenti delle dita scioglieva i lacci della propria casacca per poi posarla vicino al mantello elfico. Ad essa seguirono gli stivali, ma quando Legolas arrivo ad aprire tutti i ganci della tunica azzurra e la cinta finemente lavorata che gli fasciava la vita, Aragorn si rialzò dal materasso, appoggiando i gomiti ad esso come per riuscire a guardare l'amico che, pur notando quel movimento, gli lanciò solo un'occhiata.

Legolas,” mormorò l'uomo intenzionato ad attirare l'attenzione del compagno, e quando questo avvenne, sul suo viso apparve l'espressione stranita di chi si accorge solo in quel momento di quel qualcosa di gradevole ma al tempo stesso imprevisto appena verificatosi. “Tu mi hai appena baciato!”

L'elfo inarcò un sopracciglio, sorpreso nel sentire quell'affermazione palesemente ovvia ad entrambi e gli bisbigliò divertito
Oh, te lo ricordi?” gli sorrise e scosse il capo provocando un lieve movimento oscillatorio nei lunghi capelli. “Ora posa quella testa confusa e affaticata sul cuscino e dormi!”

L'uomo abbassò lo sguardo quasi dovesse ancora esaminare quel gesto che invece, poco prima, gli era sembrato naturale e inevitabile. Un qualcosa di cui, forse, entrambi sentivano il bisogno e che era legato soltanto a quel forte sentimento che univa le loro anime in un connubio perfetto di lealtà, rispetto e devozione... e di un estremo affetto che ogni giorno di più cercava la maniera e le occasioni per essere esternato.
Mentre ancora quei pensieri lo facevano indugiare dall'adagiarsi ed accontentare la richiesta dell'amico, sentì un lieve aumento di peso alla sua destra e si rese conto che Legolas si era inginocchiato al suo fianco, con ancora la tunica aperta sul petto, e si stava chinando verso di lui, avvicinando il viso al suo come era successo in quell'attimo di eterno durante il quale aveva assaporato la morbidezza delle sue labbra.
Stai per baciarmi di nuovo?” gli sussurrò senza nemmeno riflettere sulle proprie parole e sul tono invitante che inavvertitamente aveva usato. Sussultò nel sentire lo stesso velo di apparente seduzione nella voce già solitamente ammaliante dell'elfo.

Lo vorresti?”

Si perse nei suoi occhi ormai così vicini che sembravano volerlo incatenare e per un istante, nella sua mente, balenò l'intenzione di dire quel sì che non avrebbe mai creduto di poter desiderare di pronunciare.

Ma fu Legolas a impedirgli di rispondere. Con un tenero sorriso rialzò la testa e gli posò un dolce bacio sulla fronte mentre con le dita chiudeva quella sottile catena dietro al suo collo.
Dormi, Estel. Lascia che i sogni ti riportino la serenità che stai cercando.”

Aragorn si distese come se quel nuovo bacio così innocente gli avesse tolto ogni forza per ribattere e si portò una mano sul petto nel sentire quello che prima non aveva compreso: l'elfo gli aveva di nuovo legato al collo quel dono d'amore dal quale aveva tentato di allontanarsi.
Sorrise tra sé e si voltò su un fianco, tenendo però gli occhi aperti fino a quando sentì quello che avrebbe atteso anche tutta notte. Legolas si distese dietro di lui, premendo il petto alla sua schiena e circondando il suo corpo con le braccia per avvolgerlo in quell'abbraccio diventato per entrambi l'unico modo possibile per attendere l'alba.

 
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“...è perché vuoi farlo.” concluse allora in un sussurro Aragorn con un sorriso complice.
Non una parola era stata usata per quel ricordo perché nei loro occhi si poteva già leggere candidamente tutto il necessario. Quindi si schiarì la voce, rialzandola leggermente. “E dunque anche quando rimanesti a stringermi tra le braccia dal tramonto all'alba per tutte quelle notti prima della partenza per Minas Tirith è stato perché...”

“Volevo farlo... o forse non volevo restare ad ascoltare Gimli russare nella stanza che ancora divideva con Merry!”

L'uomo scoppiò a ridere, scuotendo la testa per poi tirare l'amico verso di sé per farsi cingere la vita e poterlo a sua volta abbracciare.
“Era un'ottima motivazione!” gli mormorò, baciandogli la testa e continuando però con un tono affettuoso. “Io lo volevo più di te. Non avrei riposato una sola ora senza il tuo calore. Tutti quei pensieri che crescevano nella mia mente mi avrebbero fatto perdere la ragione.”

Legolas chiuse gli occhi e posò la guancia contro al suo petto, cullato dal respiro regolare del compagno.
“Io rammento una notte dove la ragione la perdesti quasi veramente... per un fatto che avvenne mentre ci trovavamo all'accampamento dove Re Theoden aveva radunato gli uomini che sarebbero accorsi con noi in aiuto del popolo di Gondor..”

 
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