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Autore: AngelofDrakness    26/03/2016    0 recensioni
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La guerra è finita e Loki è stato sconfitto. Thor decide di partire il giorno dopo, ma una nuova minaccia metterà in difficoltà lui e gli altri eroi.
Dal testo: L’aria fresca della sera gli pungeva gli occhi. Thor si passò una mano sui capelli biondi, arruffati dal vento. Era sulla grande terrazza esterna della Stark Tower, e da lì poteva vedere il disastro nella quale New York era sprofondata. Strade divelte, grattacieli distrutti e pericolanti, vecchie carcasse di automobili ormai inutilizzabili. I chitauri si erano già polverizzati, lasciando solo una scia di quello che avevano fatto. Thor era uscito per prendere un po’ d’aria, perché il clima di allegria dei suoi amici stava iniziando a soffocarlo. Era stremato dalla battaglia. Quella battaglia alla quale non voleva partecipare, perché c’èra anche suo fratello Loki.
*Non sono presenti nuovi personaggi
[Thorki, Clintasha, alcuni cenni alla Stony]
Genere: Avventura, Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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RICORDI DOLOROSI

Erano tempi gloriosi quando la terra dei giganti di ghiaccio era fertile e produttiva, e il nuovo erede al trono stava per nascere. Era primavera quando Laufey aprì gli occhi sul mondo, nascendo in quel luogo inospitale e dimenticato dagli dei. Memorie dimenticate col tempo e con l’età, giochi persi nella fanciullezza di quel periodo che ognuno vive senza preoccupazioni. Cresciuto tra le ricchezze della famiglia reale, tra servi e banchetti che si susseguivano giorno e notte con l’obbiettivo di glorificare un re che nessuno conosceva. Era in quei momenti che Laufey si riprometteva di diventare come suo padre. Non importava più nulla: lui ne sarebbe diventato degno. Il tempo passava e il principe cresceva, e più la sua intelligenza si sviluppava con lo spirito, i problemi di cuore iniziavano a farsi sentire. L’amore era un concetto strano per Laufey: una perdita di tempo a cui si dedicavano solo le persone sciocche, ma a considerar bene anche i suoi genitori si amavano. Loro però sciocchi non erano, no no. C’èra un unico ricordo indelebile che ogni giorno ripercorreva con la memoria, per evitare che svanisse per sempre. Era un giovane uomo, colmo di avventura e azione come ogni ragazzo che si rispetti, e durante un allenamento lo vide per la prima volta, appartato in un angolo mentre faceva a pugni. Fu in quel preciso istante che il cuore di Laufey batté d’amore per la prima volta.
 
Un pugno volò nell’aria e il dio gemette.                                     
“Cosa vuoi veramente?” Loki squadrò il gigante di fronte a sé: “Credevo che il tuo obbiettivo fosse Asgard” Laufey rise, pulendosi la mano insanguinata.                                                                                        
“Hai ragione, il mio obbiettivo ora è la città eterna. Ma visto che passeremo ancora un po’ di tempo insieme, vista l’eternità che abbiamo davanti, che ne dici di raccontarmi qualcosa?”  Laufey era amareggiato: l’unica informazione che aveva ottenuto era solo un minuscolo portale che dava su un bosco inutile. I soldati che aveva mandato erano ritornati indietro subito come delle pecorelle inseguite da un cane. Che squallidi.                                 
Loki sorrise nonostante il labbro spaccato:“E cosa vuoi sapere da me?” Se il gigante sperava che prima o poi lui avrebbe parlato ne sarebbe passata di acqua sotto il Bifrost. Loki cercava di resistere finché non avesse capito quali erano le debolezze del padre per usarle come un’arma utile per sopravvivere. Tuttavia l’unico pensiero che aveva in testa (e si malediva per quello) era il fratello. La sua immagine si stagliava davanti a suoi occhi assonnati e lui non riusciva a concentrarsi abbastanza. Maledetto Thor!                                                                                                      
Laufey gli si avvicinò con un sorriso diabolico stampato sulla faccia: “Raccontami cosa vuol dire scoprire di essere il nemico, il piccolo mostro in mezzo agli dei”
Loki lo fulminò con lo sguardo: “Io sono un dio! E sono un asgardiano!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, marcando le parole per dare maggior enfasi e per convincersi che era vero nonostante tutto. Lui poteva solo fare affidamento sulle parole, nella speranza di farle diventare vere. Sentiva il suo cuore spaccarsi come un cubetto di ghiaccio ad ogni frecciatina che il padre gli lanciava. “Non mi pare che ti abbiano mai trattato bene, Loki. O sbaglio?”
“Cosa ne vuoi sapere, tu?”
“Ho guardato nella tua mente. So cosa provi” Loki alzò di scatto la testa e guardò il gigante con gli occhi sbarrati. “Cosa?” sussurrò flebilmente.
“Conosco ogni gesto che hai compiuto fino adesso nella tua patetica, inutile vita” Laufey si avvicinò ancora “e so di Thor”      
Loki strinse i pugni, frustrato. Il re aveva appena toccato un tasto dolente per il dio.
 
“Ti ho visto fare a pugni contro quei due” il ragazzo si avvicinò a Laufey, fermandosi davanti alla rete della stanza “Ci sai fare”    
Il giovane era più basso di lui, gli arrivava all’incirca alle spalle, portava i capelli neri corti e gli occhi rossi sfumavano lievemente sull’arancione. Sul suo corpo scorrevano spirali e linee spezzate che creavano semplici disegni sulle sue spalle e sulle braccia muscolose. Al centro del petto campeggiava una stella a otto punte.
È figlio di un artigiano! Gli artigiani erano rari a Jötunheim, perché poche erano le risorse da utilizzare come arredo o mobilio. Il principe lo guardò senza dire nulla, fissandolo con gli occhi socchiusi in cerca di risposte alle continue domande che gli ronzavano nella mente. Cosa diavolo voleva da lui?                             “Sono pochi quelli che riescono a contrattaccare dei manrovesci ben piazzati. Scusa se ho interrotto il tuo allenamento” il ragazzo fece per andarsene ma Laufey lo bloccò: Aspetta! Vieni ad allenarti anche tu, c’è posto qui”
“Non posso mi spiace. Non ho nulla da barattare con il gestore”
“Ti faccio entrare io”
“E come scusa?” il gigante gli fece un mezzo sorriso imbarazzato, non potendo più negare la sua mancanza di risparmi.
“Sono il principe, deve obbedire!” disse orgoglioso, gonfiando il petto d’orgoglio. Il ragazzo stupito, si chinò all’istante. “Mi spiace non averla riconosciuta subito, spero che mi perdoniate”.
“Alzati, odio che i miei amici si inchinino” Si erano a malapena scambiati due parole e già lo considerava un suo coetaneo. Amico… Laufey si grattò le mani, mentre sentiva che le sue gote diventavano rosse per l’imbarazzo dovuto a quella parola. Come gli era sfuggita? Proprio non lo sapeva. Il ragazzo rimase fermo, non sapendo come muoversi. Laufey si incamminò verso l’uscita e dopo pochi minuti si precipitò nell’aria gelida della città.         
“Non sei di qui vero?” gli chiese mentre entravano.                
“Vengo da molto lontano, abbiamo camminato parecchio, io e miei genitori” dal suo tono di voce, malinconico e basso, il principe capì che doveva stare zitto.                                          

“Comunque, io sono Laufey”
“Io sono Farbauti”
 
Farbauti…
 
“Non è vero!”
“Io non mento Loki, non fabbrico menzogne come te. Non ho bisogno di proteggermi o di farmi vedere, non sono un patetico approfittatore” Laufey sparì dietro un tenda, fischiettando un motivetto che Loki trovò immediatamente snervante. Tirò le catene che lo tenevano fermo nella speranza di muoverle, ma l’unico risultato che ottenne fu una fitta dolorosa ai polsi. Doveva pensare velocemente: se riusciva a stare al gioco di Laufey se la sarebbe cavata bene, qualche bugia piazzata qua e là e avrebbe vinto. Eppure, tra tutte le proposte che gli frullavano nella mente non ne trovava una abbastanza convincente. Laufey ritornò con un tirapugni di ferro inforcato nella mano destra, il solito sorrisetto diabolico stampato sulla faccia.
“Sai, ho notato che se Thor venisse a prenderti la nebbia glielo impedirebbe. Ho aggiunto anche delle guardie, non passerà mai”
“Che cosa otterresti con questo?”
Mentre guardava fuori dalla grande finestra Laufey parve pensarci attentamente, portandosi una mano a grattarsi il mento. “Odino” sussurrò, quasi parlando da solo.
Loki lo guardò senza capire: “Odino?! Cosa c’èntra?” Il padre si girò, una smorfia rabbiosa che gli turbava il viso.
 
Erano passati pochi mesi e l’amicizia tra i due ragazzi stava maturando sempre più. Farbauti era una persona dolce e allegra, in ogni situazione riusciva a vedere il lato positivo, a differenza di molti altri. A palazzo era stato accolto come un dono, una novità sotto ogni aspetto. Il re aveva acconsentito alla richiesta del figlio che, raggiunta la maggiore età, aveva bisogno di un compagno con cui vivere e governare. Grazie al lungo viaggio di Farbauti i cantastorie avevano ampliato le conoscenze, e nuovi canti risuonavano per tutta la città. Laufey adorava ascoltarlo mentre si perdeva nei ricordi, gli occhi gli brillavano come due stelle luminescenti. Non aveva più chiesto informazioni riguardo alla sua infanzia, tutta la serenità veniva spazzata via all’istante e Farbauti si rabbuiava, lasciando Laufey senza speranze. Il principe sentiva il cuore battere ogni volta che sentiva la sua risata, la sua voce risuonava come una melodia nelle sue orecchie. Laufey lo proteggeva quando andavano a caccia o a pesca, lo medicava quando si tagliava con gli attrezzi di lavoro e lo consolava. Quello che tutti e due sentivano era l’amore, ma erano troppo cocciuti per rivelarlo: anche un “ti voglio bene” sarebbe bastato. L’imbarazzo però era un ostacolo duro da superare. Così il principe si limitava a pensarlo mentre lo stringeva in un abbraccio, sognando ad occhi aperti il momento in cui l’avrebbe detto. Nessuno dei due immaginò che il momento sarebbe arrivato sulla terrazza del castello di ghiaccio, mentre l’armata di Asgard stava conquistando la loro città.
 
“È tutta colpa del padre degli dei!” Gli occhi di Laufey saettarono rabbiosi verso il dio, colmi di un odio viscerale. Loki provò un brivido improvviso al pensiero di quello che gli avrebbe fatto.    
“La mia vendetta sarà compiuta solo quando vedrò Asgard bruciare e Odino con essa. Non avrò pietà per i suoi eredi, rivendicherò il mio regno e il nostro nome e stai pur certo che farò di tutto affinché si avveri!”
Il nostro nome? Si riferisce alla sua famiglia? Mentre Laufey si avvicinava pericolosamente al suo angolo Loki tirò le catene nella speranza di spostarsi ma non ottenne risultati. Non si accorse della sua vicinanza  finché non alzò lo sguardo dalle manette. Con un movimento deciso del polso il gigante gli afferrò il collo e lo sbatté contro il muro di pietra. Preso alla sprovvista Loki gemette e boccheggiò in cerca d’aria, mentre la schiena martoriata gli lanciava tremende fitte di dolore. Il dio cercava di spostare la testa per alleviare la sofferenza ma la mano del padre non accennava a spostarsi.
“E i-io cosa centro?!” sussurrò Loki, con uno sforzo immenso.           
“Tu… tu sei solo uno sbaglio” Laufey parve calmarsi e lo mollò di scatto. Loki gemette all’impatto con il pavimento e, rialzandosi a fatica, riuscì a mettersi seduto. “Cosa vuoi? Se sei così arrabbiato con Odino perché te la prendi con me?”
“Cosa ti hanno raccontato della guerra tra Asgard e Jötunheim?”
 
Aveva visto la sua città bruciare, il suo castello, ogni casa e ogni capanna dove i suoi sudditi vivevano da generazioni. Il fuoco non aveva risparmiato niente, inghiottendo tra le fiamme tutto ciò che Laufey aveva conosciuto in tutta la sua vita. Aveva visto innocenti morire sotto le spade del nemico: quei luridi asgardiani in cerca di guerra non avevano risparmiato i bambini, uccidendo senza pietà quelle piccole anime che Laufey aveva benedetto con la sua magia. I suoi soldati avevano resistito con tenacia ma alla fine anche le porte del castello erano cedute sotto i pesanti arieti. Aveva visto morire i suoi genitori, non aveva potuto fare niente per salvarli, legato com’ era alla colonna di marmo. Ricordava gli occhi celesti dell’asgardiano mentre sfilava la spada insanguinata dai loro corpi e lo puntava. “Siete solo mostri” gli aveva detto con cattiveria e lo avrebbe ucciso se Farbauti non fosse intervenuto. Erano scappati con la coda tra le gambe. Gli unici due sopravvissuti erano loro due, il principe e il compagno che sarebbero diventati re di una città distrutta. Farbauti era riuscito a  trovare una grotta tra la neve, riparata e indiscreta. Non sapevano da quanto tempo erano lì e Laufey sentiva il desiderio di addormentarsi. La ferita al ventre gli pulsava dolorosamente, nonostante la fascia che il compagno gli aveva applicato.
“Quello che ti ho detto sulla terrazza… dimenticalo” sussurrò il principe grugnendo per il dolore.
“Cosa?” Farbauti lo guardò con gli occhi spalancati: “Non posso dimenticare! È da quando ti ho incontrato che te lo voglio dire Laufey: io ti amo. E non ti abbandonerò mai”
Laufey affondò il viso tra le braccia: “ È tutta colpa mia!”
“Laufey! Non è vero! I soldati sarebbero arrivati prima o poi”
 “E tu come lo sai?” Farbauti sbatté le palpebre, confuso. “Non potevo rimandare questa storia ancora a lungo” disse rivolto più a sé stesso. “Io e miei genitori siamo scappati perché l’esercito asgardiano incombeva sui confini. Pensavo che non sarebbero arrivati…”
“Tu! Lo sapevi e non hai detto nulla!” Laufey gli saltò addosso e lo sbatté sulla roccia, sovrastandolo con la sua mole massiccia. Iniziò a colpirlo in preda alla rabbia, accecato dal dolore. Le  parole d’aiuto del compagno gli giungevano nelle orecchie come un’eco lontano, mentre nella testa gli martellavano le urla degli innocenti. Chiuse gli occhi. Voleva morire, sparire da quel mondo crudele. Smise di lottare quando le forze gli mancarono e si accasciò vicino a Farbauti, mentre le lacrime scorrevano lentamente sulle guancie. Sentì le braccia dell’amico cingerlo in un abbraccio e dopo un po’ si calmo. “Mi dispiace io…”
“Laufey, fa lo stesso” Si girò e rimase inorridito: Farbauti aveva un occhio nero ma il sorriso che lo contrastingueva era sempre lì a scaldargli il cuore. “Mi prendo la mia piccola percentuale di colpa”
“No, tu non hai fatto nulla i-io…” come aveva potuto colpire il suo unico amico, riversando su di lui ogni responsabilità? La rabbia che lo aveva accecato prima era stata così improvvisa e violenta che al solo pensiero gli si gelava il sangue. Era davvero così brutale e violento verso gli altri?
“Non siamo stati noi” gli sussurrò Farbauti mentre stringeva la sua mano vicino al cuore. “Spostiamoci verso il bosco del Nord, avvertiamo le altre tribù e combatteremo per salvare gli innocenti”
“Combattere gli asgardiani non riporterà in vita i miei genitori”
“Aiuterà a salvare i genitori di altri bambini, Laufey” il gigante si avvicinò a lui, sfiorando assieme i loro nasi. Il principe si scostò, preoccupato e impaurito da quel gesto inaspettato. Lo guardò e vide negli occhi di Farbauti un senso di colpa immenso che riusciva a inglobare qualsiasi emozione. Laufey lo abbracciò, stringendoselo a sé per non perderlo. In quell’istante di smarrimento aveva cercato le sue labbra per dirgli che lo amava, dargli forza contro le ingiustizie del mondo. “Farbauti…” Non era pronto, Farbauti non doveva stare con lui, il principe violento. Ma lo amava ed era il suo unico parente rimasto e non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Sentì un sollievo inaspettato, era il momento di dirglielo.  “…aiuteremo nostro figlio”
 

“Caro, qualcosa ti turba?” Frigga si avvicinò lentamente al marito, poggiando una mano sulla spalla. Da quando il figlio e i suoi amici erano partiti Odino era diventato più taciturno, non che non lo fosse mai, solo un po’ più del solito. Seduto sul trono con lo sguardo fisso nel vuoto, aveva disdetto ogni appuntamento in programma e continuava a declinare il suo aiuto. Quando stava seduto a guardare i mondi leggendo e rubando ad ogni persona i pensieri nessuno riusciva a fermarlo dalle ricerche. Se era alla ricerca del figlio minore, ne dubitava fortemente che ce l’avrebbe fatta in poco tempo. Solo quando gli diede un pizzicotto sulla spalla lui lentamente si girò verso di lei e la guardò: “Sto bene, sto bene”                                                                               
“È da un po’ che mi chiedevo quando la verità sarebbe venuta a galla”
Odino corrugò le sopracciglia: “Come scusa?”
“Non fare il finto tonto, lo sai anche tu” disse lei, iniziando a scendere i gradini della grande scalinata di marmo.
“Aspetta. Parliamone”
“Non è con me che ne dovevi parlare” i tacchi delle sue scarpe fendevano il silenzio come le lancette di un orologio, ricordando al padre degli dei che ogni passo corrispondeva al tempo perso che lui aveva dedicato alla sua famiglia in quei secoli. Nulla diceva. Non hai fatto nulla.
“Pensi che Loki ora sappia la verità?” mormorò Odino, finalmente sconfitto dall’insistenza della moglie.
“Laufey farà leva sulla vendetta per mettercelo contro. Spera solo che Thor sia in grado di fermarlo”
“Non ti fidi di Loki?” L’improvviso silenzio che seguì l’arresto dei passi della regina risuonò minaccioso nella sala. Oh oh. Lei non si degnò nemmeno di girarsi, facendo intendere che non avrebbe avuto discussioni sul quel punto. Riprese a camminare, lenta e pacata come una farfalla.
Tic Tic Tic. Odino ritornò a guardare Jötunheim, cercando l’acerrimo nemico e il figlio.
Tic Tic Tic.  Se Laufey diceva la cruda verità al figlio, c’èrano molte possibilità che escludevano soluzioni pacifiche da parte di Loki. Aggravato dalle menzogne che aveva creato nell’infanzia del ragazzo Odino doveva essere cauto o tutto sarebbe crollato come un castello di sabbia sulla spiaggia. Forse avrebbe potuto ottenere l’aiuto di Thor, se solo quella testa vuota avesse capito come la situazione si stava volgendo. L’aiuto della moglie lo aveva appena perso. Doveva solo aspettare che tutto si riaggiustasse secondo i suoi piani e come lui aveva stabilito. Avrebbe rimediato a tutto.
Tic Tic Tic. Solo, un po’ più di tempo. Tutto si sarebbe riaggiustato: la sua famiglia si sarebbe riunita, il figlio maggiore sarebbe diventato re e il minore non avrebbe causato più guai. Quanto a lui, sarebbe perfino potuto andare in pensione tranquillamente con la adorata consorte che cucinava per lui.
Solo un po’ più tempo.
Tic. Tic. Tic. 



Angolino dell'autrice:
Mi dispiace un sacco per il ritardo sull'aggiornamento T-T Ma tra scuola e disegni sono davvero indaffarata.
Ho deciso di fare Farbauti maschio dopo una lunga riflessione (Maschio o femmina, questo è il problema) Spero che non turbi troppo la vostra psiche anche perchè nel film sono tutti maschi i giganti di ghiaccio, quindi...
Laufey secondo la mitologia è la madre di Loki, nel film il padre.
Ai posteri l'ardua sentenza!
Vado!

p.s. non so stimare l'uscita del capitolo, spero il prima possibile. 
AngelodDarkness
   
 
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