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Autore: DanieldervUniverse    27/03/2016    9 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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A\N: Ritorniamo a combattere per il destino di Spira.

DII\N: E nel modo più coinvolgente possibile.


Le grida di terrore si diffusero con rapidità eccezionale, e fu il panico.

I mostri assalivano gli spettatori, che correvano uno sull'altro, spingendosi a vicenda incontro alla morte; le forze di sicurezza erano ostacolate dalla massa di persone e totalmente impreparate ad un attacco dall'interno, trovandosi inermi di fronte all'offensiva, venendo rapidamente annientati o incapacitati ad opporre una resistenza accettabile.

-Maestro Seymour! Maestro Mika! Trovare immediatamente riparo...!- ordinò lo stregone, prima di essere interrotto da un grido disumano di rabbia.

Jecht, che era rimasto pietrificato per quasi dieci secondi, era esploso tutto d'un colpo, e dopo una breve rincorsa spiccò un balzo poderoso, raggiungendo la schiena di un Garuda che stava planando sull'arena, cercando di colpire gli spettatori inermi.

L'interferenza dell'uomo lo fece deviare bruscamente, mandandolo a sbattere verso il fondo dello stadio, ma a quel punto egli era già saltato ancora, mirando ad una seconda bestia che stava scendendo in picchiata in quel momento.

Yuna era ancora prigioniera tra i suoi artigli, e nulla avrebbe impedito al vecchio uomo di fare a pezzi il mostro.

La fortuna girò dalla sua e la bestia lo vide, deviando la sua corsa per intercettarlo.

-Fatti sotto bestiaccia!- esclamò quello, fendendo l'aria con il gigantesco spadone.

-Sir Jecht no!- lo chiamò Yuna, mentre il Garuda afferrava l'arma con il proprio becco, scuotendo il guerriero in aria come fosse una bambola e scagliandolo via.

La situazione si faceva disperata di secondo in secondo, le vittime si accumulavano e la furia dei mostri si scatenava sotto di lei.

Quello era il vero terrore che Sin spargeva, quello era il male da cui doveva proteggere le persone di Spira; il più grande flagello del mondo si stava scatenando davanti ai suoi occhi.

Alcune bestie si erano avvicinate anche al palco dei Maestri, ma avevano trovato Golbez a contrastarli: i fulmini piovevano a raffiche, carbonizzando qualsiasi tipo di offensiva.

-Dov'è l'evocatrice!?- gridò Seymour, intento a colpire un demone particolarmente tenace con un Fire.

-Ancora tra gli artigli di quel mostro!- replicò Golbez, scagliando via un nemico con un gesto delle mani.

-Allora va a prenderla, qui ce la caviamo da soli!- ordinò il Guado, scatenando un feroce Tundaga contro un Garuda, che crollo esanime sul fondo dell'arena.

In quel momento uno squadrone di guardie del Clero sopraggiunse, disponendosi a ventaglio attorno ai due maestri, dando allo stregone la rassicurazione per alzarsi in volo e inseguire l'immenso uccello.

All'interno della sfera, intanto, la battaglia era già cominciata: i mostri, come Sin, non temevano l'acqua, e quindi si erano gettati immediatamente all'assalto, smaniosi di assaggiare il sangue dei giocatori.

Quello che non si aspettavano erano la strenua resistenza che questi opposero: l'acqua era anche il loro territorio, e in un certo senso anche loro erano eroi di Spira.

Kuja era il più avvantaggiato in combattimento, dato che alcuni suoi incantesimi riuscivano anche a funzionare se immerso, ma la risorsa più grande era la sua velocità, in grado di contrastare quella degli aggressori.

Gabranth lottava come una furia, a forza di pugni e calci, ma aveva bisogno di recuperare le proprie armi, altrimenti avrebbe rischiato di essere esposto al rischio di attacchi.

Proprio in quel momento una delle creature affusolate fece per colpirlo al collo ma uno dei suoi compagni di squadra deviò il colpo con una spallata, facendogli segno di muoversi: lì ci avrebbero pensato loro.

Jecht, sugli spalti, si risollevò dalle macerie ringhiando.

Un mostro davanti a lui balzò addosso ad un ragazzo, facendo per sbranarlo con la sua testa felina, prima di essere violentemente colpito dal guerriero con un pugno duro quanto un macigno.

Dopo di quello l'ex-campione si ritrovò a confrontare diverse di quelle creature, alcune più piccole altre vagamente più grandi, ma non si arrese e si buttò nella mischia senza pensarci due volte, scatenando la sua furia e la sua esperienza sui nemici, che crollarono quasi inermi sotto i suoi terribili colpi.

Nel frattempo Yuna ricominciò a prendere il controllo della situazione, percorrendo con gli occhi il territorio sottostante e i movimenti della creatura.

Il Garuda era enorme e molto resistente, ma se fosse riuscita a colpirlo in un momento di distrazione, avrebbe potuto sfuggire alla presa.

In quel momento Golbez riuscì a raggiungere la bestia alata, e con un possente Tundaga la colpì agli occhi, causando un forte scossone.

Yuna ne approfittò immediatamente ed evocò Valefor, che con una planata improvvisa la strappò letteralmente dagli artigli della bestia e la riportò in alto.

-Ben fatto- sussurrò l'evocatrice al suo orecchio, soddisfatta, prima di tornare seria e osservare con occhio attento il combattimento.

Jecht era facile da individuare, il suono dei pezzi di costruzione che andavano ad infrangersi violentemente l'uno con l'altro e le sue grida potevano sentirsi anche in mezzo a quel caos.

-Evocatrice, state bene!?- la chiamò lo stregone, arrivando ad affiancarla, mentre con un gesto della mano scagliava nel vuoto alcuni nemici che stavano facendo strage di spettatori.

-Si, grazie! Adesso devi pensare a salvare i Maestri!

-Quelli sono al sicuro!- replicò Golbez, indicandole con un cenno della testa le squadre di Miliziani e Guardie del Clero che si erano radunate con successo attorno al palco e che ora avanzavano, anche se con grosse perdite.

-Allora cerca di portare in salvo quanta più gente possibile!- gridò la ragazza, calando contro un mostro che stava per sbranare una bambina e facendolo incenerire dall'attacco dell'Eone.

-Ma...

-È un ordine!- fece decisa, per poi riconcentrarsi sulla battaglia e comunicare a Valefor di compiere ampi giri lungo a linea degli spalti, aprendo il fuoco contro i mostri al suo comando.

-Si signora- rispose con calma Golbez, per poi scagliarsi a tutta velocità su un Garuda che stava calando dall'alto in quel momento, il becco sporco di sangue.

All'interno della sfera Kuja, dopo alcuni intensi minuti di combattimento scorse la figura di Valefor stagliarsi in cielo, e capì che Yuna era nel mezzo della lotta.

Wakka annuì convinto, facendogli segno di andare, prima di colpire un altro nemico con un calcio, per poi cingergli il corpo con le proprie possenti braccia.

Kuja esegui una mossa simile a quella sulle spiagge di Besaid, quando lottò contro l'estrattore, ruotando su se stesso a gran velocità, per poi schizzare verso l'alto, sollevando un vortice d'acqua, sfiorando appena la punta del cono con quella del proprio piede.

Seguì un istante di calma ed immobilità, prima che il mago invertisse il movimento del proprio corpo, lasciando sprofondare l'acqua e scagliando decine di sfere magiche contro i mostri, colpendo ferocemente i loro corpi maledetti e annientandoli senza riserve.

Quindi, eseguito il suo compito, schizzò in aria, puntando Valefor ed inserendosi nella sua scia.

-Principessa!- la chiamò, raggiungendola.

-Non è il momento di distrarsi Kuja, dobbiamo condurre la gente al sicuro!- disse la ragazza, gli occhi che mandavano lampi per la determinazione.

-Agli ordini!- rispose prontamente il mago, deviano la traiettoria; l'Eone sorvolò una serie di mostri che si erano radunati sui corpi di alcuni Miliziani, incenerendoli, ma uno di questi scampò al colpo e fece per scagliarsi sulla ragazza, venendo centrato in pieno da un Sancta di Kuja.

Quello era il suo ruolo: lei combatteva, lui la difendeva.

E così fecero, in sincronia, ripercorrendo lo stadio ancora e ancora, lei distruggendo con gli assalti di Valefor i nemici più numerosi e più in vista, mentre Kuja finiva quelli che si avvicinavano troppo o che scampavano alla sua furia.

Golbez dominava l'aria, scagliando potenti incantesimi contro i nemici che impotenti cadevano sotto il suo sguardo, o li disperdeva usando i propri poteri cinetici, colpendoli con pietre, massi o addirittura scagliandoli gli uni contro gli altri.

Quando un Garuda si avvicinava dall'aria, lo stregone lo travolgeva con i propri incantesimi, senza mancare mai il bersaglio, carbonizzandoli prima che potessero toccare terra o respingendoli.

Jecht dal canto suo non era meno temibile: imperversava come un folle, ferito ad un braccio da un morso e con il sangue che colava dalla fronte per aver urtato una pietra, sembrava quasi che volesse finire i nemici a morsi.

Un suo pugno era capace di spezzare anche le scaglie più dure o il carapace più spesso, le sue braccia era in grado di stritolare la bestia più forte, la sua spada era inarrestabile, e calava inesorabile, spezzando la terra.

Era avvolto dalla furia, e ogni suo muscolo dava il suo massimo, più di quanto avesse mai fatto in vita sua, perché oggi non combatteva più per se stesso, non era più disperso in un bar ignoto a bere perché non trovava di meglio da fare, oggi combatteva per la figlia di un amico e per tutte le persone che si trovavano su quegli spalti.

L'aveva vista librarsi con il suo Eone in mezzo alla ressa, impavida e indomabile, e aveva sentito le forze crescere in egual misura al carisma che aveva emanato quella figura così fragile e innocente fino ad un istante prima.

Poi, dalla parte opposta, lì dove tra le braccia di una donna morente una bambina piangeva, lì dove un mostro stava dispiegando le proprie letali fauci per colpire inesorabile, una lama di fuoco calò, disegnando un rosso arco per aria.

Gabranth, ricoperto della sua sgargiante armatura, si era finalmente unito alla battaglia.

Fermamente ma con gentilezza, prese in braccio la bambina e la diede ad un miliziano che l'aveva seguito, facendogli segno di portarla al sicuro; poi unì i manici delle proprie lame, facendo ruotare l'arma per pochi istanti tra le proprie mani, attendendo che il prossimo nemico si facesse abbastanza vicino per tranciarlo in due con un semplice movimento fluido.

Un altro lo assalì alle spalle, venendo falciato a sua volta, e poi un altro, e un altro; avanzò deciso, tracciando disegni in aria con le proprie scie di fuoco, mietendo i nemici senza posa; niente riusciva ad andare oltre il raggio d'azione della sua arma, venendo inevitabilmente consumato.

Balzò di lato, verso gli spalti più in alto, evitando il soffio di Valefor, mentre una sfera bianca si abbatté su un nemico che si era avvicinato pericolosamente a lui.

Kuja e Yuna, e tutti erano lì a coprirgli le spalle.

Il mago aveva uno stile elegante e fluido, nobile e appariscente, questo era vero, ed era in grado di danzare in aria.

Ma lui no, lui combatteva con i piedi per terra, e ballava una danza di morte: i suoi movimenti erano sciolti e rapidi, precisi, alternando potenti salti a feroci sequenze di affondi e azioni della propria lancia a due punte, che disegnava come una sfera di fuoco attorno a lui, impossibile da attraversare.

E così combattevano, tutti, indomiti e indomabili.

Le creature di Sin andavano a scontrarsi inevitabilmente contro la forza di Jecht, i lampi di Golbez, i possenti affondi di Gabranth, i leggiadri incantesimi di Kuja o la potenza dell'Eone di Yuna.

Ovunque servisse aiuto, uno di loro accorreva.

Golbez venne assalito a sorpresa da un altro demone alato, che rischiò d'inghiottirlo senza successo; Jecht lo vide e staccò un immenso masso da terra per lanciarlo allo stregone, che lo raccolse con i propri poteri e lo abbatté contro il mostro.

La bestia precipitò, e Gabranth fu lesto a balzare, intercettandola e aprendola in due con un potente fendente, per poi raggiungere la parte opposta dello stadio, dove Jecht combatteva senza posa.

I due collaborarono, stringendosi fianco a fianco, proteggendo un uomo rimasto intrappolato sotto un masso caduto e liberandolo dalla trappola mortale.

Yuna e Kuja sorvolavano lo scontro senza pietà, la loro velocità era spaventosa e la copertura che gli forniva Golbez dall'alto era ideale, permettendogli di concentrarsi solo sui nemici che venivano dal basso.

La ragazza vide un ragazzo in difficoltà, che correva inseguito da una belva, e senza indugio lo soccorse, prendendolo al volo e lasciando l'eliminazione del nemico al mago; virò immediatamente, portandolo dietro le linee dei combattenti che avanzavano sotto la guida di Mika e Seymour, lasciandolo atterrare in pace prima di tornare all'attacco con furia.

Ma stavolta non si accorse di una pietra vacante, che la colpì alla tempia mentre virava con Valefor, travolgendo un gruppo di nemici con il suo attacco esplosivo.

La ragazza perse la concentrazione e cadde, mentre l'Eone spariva.

Kuja andava troppo veloce per intercettarla e con orrore la vide cadere, temendo il peggio, ma all'ultimo instante Gabranth riuscì ad afferrarla, proteggendo il suo corpo con il proprio.

-Lady Yuna! State bene!?- la chiamò, prendendole il volto tra le mani

-Si- replicò lei, quasi lucida -È stato un attimo.

-Vi prego, tornate dietro le linee, al sicuro. Qui possiamo pensarci noi...

-NO!- lo gelò sul posto, rimettendosi in piedi e piantando con sicurezza il proprio scettro a terra -Io sono Yuna, figlia di Braska. Mio padre era un membro della chiesa di Yevon, mia madre era una Albhed, e io ho scelto di diventare un Evocatrice! Questo è il mio compito, proteggere Spira, anche a costo della vita!

Un nemico fece per assalirla alle spalle, protendendosi in un balzo contorto e spiegando gli artigli, prima di assere travolto ed annientato dal possente braccio artigliato di Ifrit, che sbucò da terra con incredibile tempismo, squarciando la creatura e ruggendo al sole.

-E tu dimmi, Gabranth, chi sei?- domandò Yuna, mentre il demone del fuoco le permetteva di salirgli sulla spalla.

Il ragazzo rimase interdetto a fissarla, prima di risollevarsi dignitoso -Io sono il Giudice Gabranth, e sono il tuo Guardiano- declamò, battendosi una mano sul cuore.

Annuirono in accordo, poi ad un comando dell'evocatrice Ifrit partì all'assalto, ruggendo impetuoso, e Gabranth lo seguì.

Kuja l'aveva affiancata quando volava con Valefor, ora sarebbe stato Gabranth a proteggerla, aprendosi la strada fianco a fianco.

Il Guardiano sentì un nuovo fuoco ardergli dentro, potenziava i suoi muscoli e guidava il suo braccio alla vittoria, inarrestabile; tutti potevano sentirlo, tutti erano catturati dallo spirito forte che era Yuna, l'occhio del ciclone.

Gli incantesimi di Kuja si abbatterono senza pietà sui nemici, aiutando l'avanzata dei combattenti, che gridavano ormai in preda alla frenesia, caricando i demoni di Sin senza esitazione; Golbez dall'alto aveva vegliato sui propri compagni fino a quel momento, ma non riuscì a sottrarsi nemmeno lui al richiamo dell'evocatrice, ed usò tutte le proprie forze, improvvisamente centuplicate, per sollevare il terreno.

Se c'era un ostacolo sul suo cammino, lo Stregone l'avrebbe rimosso, sollevandolo o spostandolo, altre volte favorendo il suo spostamento e permettendole di saltare tra varie piattaforme, mettendo a segno attacchi invidiabili e rimanendo al sicuro da improvvise offensive.

Jecht, dall'altra parte dello stadio, corse loro incontro, sudato fracido eppure gonfio di orgoglio ed energia, travolgendo i nemici e calpestandoli senza pietà.

Uno dopo l'altro i demoni di Sin caddero, sparendo in sfere di luce e venendo assorbiti dal flusso del mondo, inesorabilmente in rotta, divorati dalla forza dei combattenti, dotati di un coraggio nuovo che li guidava alla vittoria.

S'incontrarono al margine estremo, tutti, l'Evocatrice, il Giudice, il Mago Bianco, l'Eroe e lo Stregone Nero, come un unica forza: gli animi ardenti e i cuori pulsanti uniti in un unica danza di guerra, impavidi e invincibili, quasi mitici, sotto gli occhi di tutti.

Colpi piovvero come una tempesta, nulla sopravviveva, e Yuna si erse al centro di quella lotta, solenne e luminosa della propria forza.

Un ultimo Garuda scese in picchiata dal cielo puntando su di loro, e lei quasi senza voltarsi congedò Ifrit lasciando spazio a Valefor, che si alzò in volo, incontro alla creatura alata.

Le grida del demone non la sfiorarono nemmeno, lei si limitò a rimanere eretta sulle spalle dell'Eone, fissando il nemico dritto negli occhi, quasi a volerlo trafiggere con il proprio sguardo.

Gli occhi di tutti si alzarono a seguire il suo volo, attratti dall'aura che emanava, un faro nel buio, una speranza e una forza per tutti, ogni animo su quegli spalti era proteso verso di lei, risucchiato da lei.

Il Garuda spalancò le fauci, e Valefor sparò il proprio attacco, trapassandolo da parte a parte e facendolo esplodere in un inferno di fiamme; sotto gli occhi di tutti Yuna lo attraversò impavida, senza piegarsi, ed emerse indenne dall'esplosione, eretta e invincibile, come doveva essere.

Le grida di vittoria esplosero come un tornado, incontrollabili, riempiendo l'intera costruzione con la loro intensità, rimbombando così forte da essere udite fino ai cieli, forse per tutta la città.

E questo grazie a lei, che si era ersa a difesa del suo mondo senza esitazione, a lei che aveva combattuto fin oltre i propri limiti per la gente che amava, a lei che quel giorno aveva vinto.

Valefor andò a depositarsi lentamente affianco a Seymour, sul palco, dove la calma dopo la battaglia era già arrivata, e la lasciò scendere con calma e grazia.

Il Maestro di Yevon non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, catturato anche lui dalla forza di lei, pervaso da qualcosa di incredibile, qualcosa che mai prima di allora Spira aveva avuto modo di sperimentare.

Yuna inspirò, calmandosi, trovano il proprio equilibrio, prima di voltarsi a guardare la distruzione di quel giorno: il sangue era ancora fresco sulle gradinate, e la costruzione si mostrava distrutta, piegata, sconfitta, martoriata e squartata; mentre le grida di vittoria e di giubilo calavano i suoi occhi si riempirono di tristezza.

-Oggi...- mormorò, cadendo in silenzio per un istante, prima di alzare la voce -Oggi era un giorno di gioia. Oggi era un giorno di pace e bellezza, un giorno di amore e fratellanza. Un giorno per cantare le nostre lodi a Yevon per la sua grazia e la sua benevolenza, un giorno di festa- fece una pausa, lasciando che le sue parole pervadessero l'aria -E invece ora è un giorno di sangue, un giorno di morte. Un giorno di dolore e sofferenza per noi tutti. Un giorno in cui l'unica cosa che si potrà festeggiare è il trionfo di Sin. Ancora una volta, ci ha colpiti al cuore.

S'interruppe con voce rotta, sentendo le lacrime rigarle le guance.

Era davvero questo quello che avrebbe lasciato Spira? Sofferenza e morte? Era questo che i suoi discorsi avrebbero ricordato alla gente? Che non c'è speranza contro Sin? Che anche nei momenti migliori sarebbe giunto a distruggere la loro felicità?

-Si- intervenne Seymour, rivolgendosi a tutti -Oggi sarà un giorno in cui ricorderemo, in cui festeggeremo, ma non per le vittime che oggi Sin a mietuto, non per gli amici, i figli, i padri e le madri che abbiamo perso, non per il sangue versato! Oggi noi festeggeremo le vite che sono state salvate, di coloro che ancora possono gioire in questo momento! Per coloro che tu- indicò Yuna con un dito, facendola voltare verso di lui -Oggi hai salvato! Oggi potremo festeggiare perché tu, Lady Yuna, ti sei sollevata sopra tutti, e hai combattuto per proteggerli! E diremo grazie, grazie Lady Yuna!- mosse le mani una verso l'altra.

Yuna quasi si aspettò che volesse eseguire il saluto di Yevon, ma invece i due palmi si incontrarono, una, due volte, dieci.

-Grazie ora e per sempre!

L'applauso di Seymour si contagiò, uno dopo l'altro i guerrieri e i miliziani deposero le proprie armi e iniziarono ad applaudirla; in poco tempo lo stadio scrosciava di applausi.

Poi tornò la gente, arrivando a riempire le gradinate e i corridoi ancora una volta, inneggiandola ed applaudendola; io giocatori, feriti o stanchi, le madri con i propri figli, i padri, i mariti, le mogli, tutti.

E in quel mentre si alzò un gridò, sempre più forte, che ad ogni ripetizione aumentava d'intensità, una parola piena di significato e di forza quel giorno, una parola che diceva speranza.

-YUNA! YUNA! YUNA! YUNA! YUNA! YUNA!

Per le strade, nei balconi, nei bar, nelle case, nei portoni, alle banchine, ovunque quella parola risuonava senza posa, sempre più forte e sempre più alta, sfidando apertamente Sin ovunque egli fosse, perché quella era la voce di un popolo, anzi dei popoli di un mondo che si ribellavano al proprio flagello, invitandolo ad opporsi loro.

Yuna rimase immobile, di nuovo al centro di tutto, di nuovo come una luce nel buio; vide lontano Kuja, Gabranth, Jecht... perfino Golbez, che applaudivano con addirittura maggior vigore, gli occhi ancora infiammati dall'emozione.

Per un attimo pensò di essersi smarrita, ma fu solo un attimo, un frammento della vecchia Yuna che si consumava nel fuoco ardente della nuova.

Lei, coperta dalla polvere e dal sudore del combattimento, era ancora lì, eretta e bellissima, una furia e un delicato fiore, un perfetto contrasto.

In silenzio iniziò ad eseguire la danza del Rito del trapasso, un movimento dietro l'altro, seguendo la corrente di quelle voci.

“Chi sono io? Beh mi chiamo Yuna, sono una qualsiasi ragazza di diciassette anni, qui su Spira. Ho sempre voluto aiutare il prossimo, ho sempre pensato di poter fare del bene per le persone attorno a me. Amo l'uomo che mi ha cresciuta come un padre, amo Kuja come un amico e qualcosa di più, amo Gabranth come un fratello e forse oltre, amo Rikku come una sorella, e amo tutta Spira, perché è la mia casa, e ci sarà sempre per me. Amo Jecht e i suoi sorrisi, amo i Ronso e il loro sguardo, amo gli Albhed e la loro testardaggine, amo tutti gli abitanti di questo mondo perché so che sono parte di me, sono coloro che mi guidano lungo le vie del destino. Si, se a Spira serve il mio aiuto sarò lì per aiutarla, se anche solo il più misero degli uomini chiederà il mio aiuto accorrerò in suo soccorso. Perciò Sin, dovessi portare via la mia vita non ti temerò, ricordatelo. Perché io sono Yuna, Guardiana di Spira”.


A\N: E adesso mi dispiace devo interrompermi perché mi stanno scendendo lacrime di commozione e non penso di poter andare avanti. Alla prossima. Ciao.

  
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