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Autore: Kilian_Softballer_Ro    27/03/2016    2 recensioni
Silver è un impacciato cameriere di tavola calda, con un fratello da mantenere e una storia non proprio allegra alle spalle.
Blaze è la tranquilla figlia di due ricchi imprenditori, forse un po' viziata ma in fondo di buon cuore.
Sembrano appartenere a due mondi diversi. Ma cosa succede se questi due mondi non solo si incontrano,ma si scontrano e si intrecciano? E se tutto ciò accade fra le mura di un luogo all'apparenza tranquillissimo come il South's Diner?
Questo resta tutto da scoprire.
(AU, Human!Verse, presenza di OC e probabilmente di personaggi OOC)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Silver the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fu una lunga notte.
Blaze non riusciva a smettere di rigirarsi nel letto e pensare, pensare, pensare. Era tutto, fuorché tranquilla.
Dopo i fuochi artificiali aveva baciato Dodgeball sulla guancia e aveva salutato Silver tenendogli la mano a lungo, senza profferire parola. Poi era tornata dalle sue amiche e aveva finto che fosse tutto a posto, ma nella sua mente avevano continuato a frullare pensieri grigi. E adesso che non aveva niente a distrarla se non il leggero russare di Rouge e Amy, quei pensieri erano più vividi che mai. Il fatto stesso che si stesse preoccupando così tanto era un indice di quanto ci tenesse. Perché altrimenti avrebbe dovuti darsi tanto pensiero per un ragazzo fuori da tutte le sue abitudini, da qualunque confine fosse tracciato intorno a lei? Un confine disegnato dal suo status, dai suoi genitori, dalle sue amiche...
Aveva superato quel confine, in un pomeriggio che sembrava lontano anni luce, seduta sul pavimento del bagno. Ora voleva allontanarsi ancora di più da esso. Voleva aiutare.
Doveva fare qualcosa. Non poteva restarsene con le mani in mano e lasciare che delle persone a cui era affezionata e un luogo che aveva imparato ad amare si riducessero a nulla. Tanto più che, bisbigliava una vocina egoista nella periferia del suo cervello, se Silver avesse perso il lavoro, avrebbe perso anche l’affitto della casa, e si sarebbero chiusi tutti i canali di comunicazione fra di loro. Ma quella era una voce che lei insisteva a mettere a tacere.
Solo che...cosa poteva fare? Offrire dei soldi sarebbe stato orribile e ben poco educato. Ma da sola non avrebbe potuto risanare le finanze del South, neanche mangiando ogni pasto lì per il resto della propria vita.
Restò a rimuginarci su per un bel pezzo, ma i punti si connessero solo molto tardi, quando il sole era già sul punto di sorgere. Allora poco mancò che si mettesse a saltare sul letto.
Quello era il punto.
Non poteva farlo da sola.


Aspettò finché Amy e Rouge non furono del tutto sveglie e nutrite prima di esporre il suo piano. Aveva bisogno di solidarietà e lucidità.
Questo volle purtroppo dire che si beccò delle occhiate confuse e perplesse.
- Perché lo fai? – Chiese Rouge, aggrottando la fronte. – Non è...non è per quel ragazzo che serve ai tavoli, vero?
Blaze trattenne l’impulso di schioccarle le dita sul naso per farla svegliare ancora un po’ (dopotutto anche a lei era servito molto tempo per arrivare alla stessa considerazione), e assunse invece un’aria di superiorità. – Non ha importanza, no? E’ una cosa buona da fare, dopotutto.
- Sì, credo di sì...
- Bene. Aprite le rubriche dei vostri telefoni, ragazze.


Cominciò, come molte cose fanno, sottotono. Nessuno se lo aspettava. Nessuno si rese conto di cosa stesse accadendo finché non vi si trovarono tutti in mezzo.
Era un pigro turno del pranzo. Tikal serviva ai tavoli, Silver stazionava alla cassa e Mercedes stava dietro ai suoi pentoloni. Occasionalmente uno scherzo o un commento allegro saltava fra di loro o fra i clienti. Un vecchietto venuto a prendere un caffé rubò un foglio a Dodgeball e ne fece un aeroplanino che ogni tanto, lanciato da mani apparentemente ignote, tornava a volare sopra le loro teste. Nulla di nuovo. Ognuno seguiva i propri pensieri.
In seguito Silver avrebbe cercato di giustificare la propria distrazione con la massa di eventi delle ultime settimane che gli affollavano il cervello. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo se si fosse lasciato sfuggire qualcosa. L’estate si stava rivelando un disastro.
Solo per questo quando il primo gruppetto di ragazzi rumorosi entrò nel locale lui gli dedicò scarsa attenzione. Così con il secondo.
E con il terzo.
Al quarto gruppo, qualcosa cominciò a farlo insospettire. Il South stava iniziando a diventare affollato. Niente di eccessivo, tuttavia...
Altre tre ragazze entrarono, ridacchiando. Agitarono la mano nella sua direzione e andarono a sedersi. Il chiacchiericcio generale stava aumentando di volume.
Cosa sta succedendo?
Non ne aveva assolutamente idea, ma c’era qualcosa nell’aria. Iniziava a sentire una certa elettricità, un’eccitazione inspiegabile vibrare nell’atmosfera. Sembrava che ogni cosa stesse per cambiare. Anche Tikal doveva avere la stessa sensazione, perché si diresse in fretta verso il bancone si piegò verso di lui, parlando con un tono di voce appena sufficiente a farsi sentire. – Aspettavamo una comitiva, per caso?
Silver scosse la testa e alzò gli occhi sentendo la campanella sopra la porta suonare. Stavolta, seguite da alcune altre ragazze, ad entrare furono Blaze, Rouge e Amy. Li salutarono in modo apparentemente normale, ma Blaze incrociò lo sguardo di Silver e nei suoi occhi brillò qualcosa. Si trattò di un brevissimo istante, e poi la ragazza seguì le sue amiche verso uno dei tavoli, ma lui fu sicuro di averlo visto. Forse lei...forse lei sapeva qualcosa di quello che sta succedendo? Possibile?
Ma se nemmeno tu hai idea di cosa stia capitando!
Silver cercò di scuotere via la confusione e i commenti irritati del suo senso pratico mentre gli ordini cominciavano a piovere sulla sua testa. Non era difficile: all’improvviso le cose da fare erano così tante che mancava il tempo materiale per fermarsi a riflettere.
E intanto, la gente continuava ad arrivare. Il locale non vedeva così tanti clienti da quel giorno in cui aveva iniziato a diluviare nel bel mezzo del primo giorno di saldi e tutti si erano rifugiati nei bar. Erano tutti giovani: tutti dell’età di Silver e Tikal, anno più, anno meno. Poteva avere una spiegazione: magari era stato organizzato un evento di cui non erano a conoscenza. Eppure nessuno riusciva a liberarsi della sensazione che fosse scattato qualcosa, qualcosa di nuovo.
Non che fosse una situazione spiacevole: sarebbero entrati molti più soldi del solito in cassa, e probabilmente c’entrava anche questo con l’eccitazione che i dipendenti si sentivano nel sangue.
C’entrò anche col fatto che quando Blaze si avvicinò al bancone con passo leggero, Silver si voltò verso di lei con un sorriso gigantesco che non aveva mai osato sfoggiare in sua presenza.
- Come va? C’è un po’ di...caos, vero? - Chiese lei, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo guardava da sotto in su, sfoggiando un sorriso malizioso, ed era bellissima, ma sembrava nascondesse qualcosa. Un segreto birichino. O forse era solo l’adrenalina che gli annebbiava il cervello.
- Sì, sì, c’è...wow, c’è un po’ di gente. E’ capitato qualcosa qui intorno? Non mi aspettavo niente.
- Non lo so, io ho seguito la massa.
Mercedes scelse quel momento per sbucare dalla porta della cucina e mettersi a gridare. – Silver! Mi serve uno di voi due in cucina! Non ce la faccio da sola.
Silver aspettò prima di rispondere, in primo luogo perché il coro di “Viva la cuoca!” lanciato spontaneamente da un gruppo di maschi si estinguesse, e in secondo luogo per consentire alla donna di riprendersi. Fu solo grazie al suo fermo autocontrollo se Mercedes non spalancò la bocca alla vista di quanta gente ci fosse. – Non hai Aidan?
- Non è venuto, il maledetto! Tikal lo ha chiamato, ma si è preso il giorno libero!
- Non possiamo venire, una sola persona non può servire tutti i tavoli.
- Scusate. – La voce di Blaze lo fece trasalire. Si era quasi dimenticato della sua presenza. – Voi mi conoscete, vi fidate di me. Usatemi. Non posso andare in cucina, ma posso servire ai tavoli se...tu o Tikal dovete spostarvi.
- No, no, non potremmo mai chiederti una cosa simile, sei qui per...per mangiare e...
- Se vuol venire, ben venga! – Lo interruppe Mercedes. – Che si lavi le mani, si leghi quei capelli e si metta un grembiule! Non è il momento di fare storie! – Detto ciò, si rituffò in cucina, borbottando.
Blaze rise davanti all’espressione sbalordita di Silver. – Obbedisco. Non preoccuparti, anche noi ragazze ricche sappiamo fare i lavori sporchi . – Gli strizzò l’occhio. – Oh, e non preoccuparti per tuo fratello in questo casino. L’ultima volta che l’ho visto, stava ammaliando due ragazze con la sua abilità di parlatore.
La ragazza si mise alle calcagna di Mercedes. Silver sbatté le palpebre un paio di volte, confuso. La questione stava degenerando. Erano impazziti tutti. Non aveva idea dell’aria che avesse assunto la sua faccia, ma se quella di Tikal quanto sentì del cambio di programma poteva essere d’aiuto, doveva essere davvero un’aria sconvolta.
Il servizio riprese, sebbene con qualche variazione. Blaze, trasformata in perfetta cameriera, volteggiava fra i tavoli, servendo hamburger e patatine fritte. Rideva di fronte ai versi di apprezzamento degli avventori, e passando davanti a Amy e Rouge scacciò via con un gesto le loro espressioni stupite. Ogni tanto Silver si distraeva a guardarla, perdendo il filo di ciò che stava facendo. Di tutti i misteri di quel giorno, il perché lei stesse facendo tutto ciò era solo l’ennesimo.
Tutti i nodi, però, vennero al pettine in un attimo, con l’entrata di un volto noto nel Diner.
- La banda ha già cominciato a suonare, vedo – commentò Sonic, appollaiandosi su uno degli alti sgabelli vicino al bancone. – Oh, beh, non è la prima volta in vita mia che sono in ritardo.
- Cos...Tu sai cosa sta succedendo? – Esclamò Silver, piantandosi davanti a lui con le braccia cariche di piatti sporchi. C’era un ricambio continuo di clienti. Ogni posto liberato veniva occupato subito. Ogni tanto gli appariva qualche faccia che gli sembrava nota, ma non era ancora stato in grado di ricollegarne qualcuna a una situazione.
Il suo vecchio amico fece una smorfia. – Non so se dovrei dirtelo...non avrei dovuto dire proprio niente, in realtà.
- No, ti prego, adesso mi sto preoccupando. Cosa hai saputo?
Sonic sospirò. – Bene, te lo dirò, ma se succede qualcosa non voglio entrarci, okay? – Estrasse il cellulare di tasca e cominciò a ticchettare sullo schermo. – Ieri ha iniziato a girare questo messaggio e abbiamo pensato tutti, ehi, è una buona causa, facciamolo. Quando ho scoperto che era il locale dove lavoravi tu, poi, mi sono convinto ancora di più.
Gli mostrò lo schermo e Silver si chinò, cambiando colore a mano a mano che leggeva. Capì molte cose, in quel breve lasso di tempo. Capì perché gli sembrava di aver visto alcuni di quei giovani altrove. Capì, soprattutto, da dove fosse arrivata tutta quella clientela, tanto gradita in quel momento.
Il messaggio era allegro ma conciso, chiaramente fatto per essere diramato fra molte persone diverse. Raccontava di un locale in difficoltà economica, e della sua necessità di clienti. Invitava chi riceveva il messaggio ad andarci, in una specie di flash mob, in quel giorno, all’ora di pranzo, e a tornarci se avessero gradito. Forniva l’indirizzo, e numerose preghiere ad essere avventurosi e a tentare, per una volta. Ringraziava e concludeva con una faccina sorridente.
La firma posta in fondo, sotto la conclusione, era quella di Blaze.


Blaze era felice.
Sentiva di stare facendo qualcosa di davvero buono. Non sciocchezze, non perdite di tempo. Stava aiutando delle persone a cui teneva, e anche se loro non erano a conoscenza del suo intervento, il risultato era chiaro. Tikal, Silver e Mercedes erano eccitati e scattanti, e Dodgeball annegava nelle attenzioni di ragazzi e ragazze che lo ascoltavano chiacchierare e ridevano delle sue strane idee infantili. E pazienza se Rouge e Amy la guardavano come se fosse pazza. Non avrebbe cambiato nulla di quel momento.
Tuttavia, si rese conto di quando tutto cambiò. Scorse con la coda dell’occhio Silver che raggelava sul posto, rischiando di far cadere le stoviglie che aveva in mano. Leggeva qualcosa su un telefono e già, certo che era stato Sonic. Nessuno con una bocca meno larga avrebbe potuto rivelare come stessero le cose.
Si fermò anche lei, il vassoio sotto il braccio. Osservò Silver alzare lentamente lo sguardo e incrociare i suoi occhi, sbalordito. Attese.
Il ragazzo uscì da dietro il bancone e si diresse verso di lei, posando i piatti sul ripiano. Sembrava calmo, ma lei vedeva le sue mani tremare. La raggiunse e quando parlò sussurrava, ma era come alla fiera, i rumori erano ovattati ora, non sufficienti a dar loro fastidio.
- Perché lo hai fatto?
- Perché avevate bisogno di aiuto – replicò lei con lo stesso tono, sincera in ogni parola. – Perché non lo avrebbe fatto nessuno.
- Ma noi...come avremmo potuto meritarci questo? Siamo solo un locale di periferia, io...io sono solo un cameriere.
Si stava agitando, non sapeva cosa dire. Blaze lo vedeva, mentre gesticolava con le mani e negli occhi gli brillava qualcosa che avrebbe anche potuto essere una lacrima, e  non poteva sopportare che si sentisse così, inadeguato e confuso. Per questo decise di prendere l’iniziativa, seguendo l’istinto, così come lo aveva seguito quando aveva avuto quell’idea. Gli afferrò il viso fra le mani, gli occhi dorati fissi nei suoi. Il vassoio cadde a terra con un clang, ma lei lo ignorò. A chi sarebbe importato?
- Perché voi siete delle persone buone – mormorò. – Tu sei una persona buona.
Poi lo baciò, e non furono necessarie altre parole.
Non sentirono il silenzio improvviso della massa, né le urla di incoraggiamento e stupore che seguirono. Non sentirono nessuno dei suoni che li circondava. A lungo ebbero solo la percezione delle labbra dell’altro contro le proprie, scordando la confusione, il dovere, i problemi. Fu esplosivo come i fuochi d’artificio e importante come il loro primo incontro, e bellissimo, ed eterno, e quando finì si trovarono senza fiato, fermi l’uno davanti all’altra, tremanti.
- Dovremo parlare di molte cose più tardi – bisbigliò Silver mentre il frastuono della folla cominciava a tornare alle loro orecchie. Blaze annuì e raccolse il proprio vassoio, poi gli prese la mano e ne baciò il palmo. L’eccitazione stava crescendo dentro di lei. Aveva avuto paura di pentirsi, immaginando quel momento in attimi di fantasia, ma a tutto pensava ora tranne che a pentirsi. Lo avrebbe rifatto. Una, dieci, cento volte, all’occorrenza.
- Dopo – disse. – Prima il Diner.
Silver assentì, tornando a voltarsi verso i clienti.
– Prima il Diner.
 

Aggiornare le storie a Pasqua è uno spasso perché sono ancora piena dal pranzo con i parenti e probabilmente a causa dell'abbiocco tralascio errori terrificanti. Avvertitemi se ce ne sono, sono pronta a cospargermi il capo di cenere.
Anche il capitolo è pieno di zuccheri come una colomba pasquale <3 spero che non sia troppo melenso ma ehi, ci tengo che i miei bimbi siano felici insieme.
Fra l'altro, se pensate che sia finita qui vi sbagliate. Devono ancora capitare taaanti disastri...ma non oggi. Oggi è Pasqua e li rendiamo tutti contenti.
A presto e auguri!
^Ro
  
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