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Autore: WishfulThinking    01/04/2009    3 recensioni
Raccolta di fic a ispirazione, a richiesta...comunque, sempre dedicate a qualcuno. Carte sparse legate da fili rossi: impacchettate o solo frutto di un legame. La prima è per El, la seconda per Paccy, la terza per Eleanor, la quarta per Blackie e la quinta per Luly, la sesta per Vale
““Io so fare di molto meglio” affermò allora la kunoichi spingendolo via.
Shikamaru alzò un sopracciglio.
“Io so fare di molto meglio”. Ribadì Ino, convinta.
“Mmm”, rispose Shikamaru.
Ino si tolse la gonna indignata, dopodiché – con qualche remora non espressa da parte del suo compagno – si cinse i fianchi con la fascia che Sakura non aveva indossato, rimanendo in intimo e foulard tintinnante dinanzi a Shikamaru.
“Già questo ti dovrebbe fare più effetto di Sakura” affermò Ino spavalda, incrociando le mani all’altezza del seno e facendole poi scorrere lungo i suoi fianchi.
Questa volta non giunse nessun “Mmm”.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Una saracena, tre quattro stagioni e due quattro formaggi”

A Ele, e non è un pesce d’aprile.

Il bello è che scrivendo queste fic, mi viene da imitare gli autori.

Così ne è uscita una one shot à la eleanor: lunghissima (per lo meno per i miei parametri).

E no, purtroppo: non ugualmente ironica, non ugualmente spassosa.

Ma denuncio il mio handicap: ancora una volta, il pairing.

Anche se ammetto che, tutto sommato, non mi dispiace.

Spero piaccia anche a te, Ele, perché è la tua…auguroni lollosa zia!

 

 

“Una saracena, tre quattro stagioni e due quattro formaggi”

“Ce l’ho”

“Ripeti”

“Una saracena, quattro formaggi…”

“Quante?”

“Tre, e due quattro stagioni”

“Sbagliato, il contrario”

“Tre stagioni e due formaggi?” fece Kiba con tanto d’occhi e un largo sorriso, ma Ino non lo calcolò.

“E dai, ridi Yamanaka” la provocò il ragazzo allungando una mano verso i suoi capelli setosi. Invitanti.

“Ho quattro tavoli che mi aspettano, Inuzuka. Datti una mossa” fu la risposta serafica di lei, che si allontanò ancheggiando vistosamente mentre sul viso dell’Inuzuka si disegnava lentamente un ghigno profondo. Ino Yamanaka non era la creatura più gentile sulla faccia della terra, ma se continuava ad accorciare la gonna un centimetro al giorno, la cosa passava magicamente in secondo piano.

 

 

 

 Pizza hot

 

 

 

È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo senza un solido patrimonio abbia un solo argomento: le donne. Il problema era che Kiba tendeva a prendere quelle degli altri. E ad avere un pessimo tempismo. Tenten ad esempio, sarebbe stata un ottimo boccone se solo non ci fosse stato Neji Hyuuga di mezzo, con la sua mustang fiammante e la sua aria da so tutto io, faccio tutto io, ho tutto io.

Che palle.

Poi la settimana prima il nostro eroe aveva per sbaglio incrociato gli occhi con quell’angelo sceso in terra della Hyuuga, ma il suo cognome gli aveva fatto ricordare che non era destino, come avrebbe detto mister destino in persona, ovvero il suddetto Neji Hyuuga, d’ora in poi anche chiamato “il guastafeste”. Ma a cominciare da adesso, Kiba Inuzuka aveva un nuovo obiettivo, un obiettivo che gli ancheggiava davanti con fare invitante e un paio di…occhi calamitanti, decisamente. Sì, Kiba Inuzuka aveva deciso di fare colpo su Ino Yamanaka, la bionda dalle cui labbra non uscivano altro che insulti, che lui avrebbe mutato volentieri in mugugni senza significato. Oh, sì.

Kiba, hai mica cinque euro?”. Sakura: quasi se ne stava dimenticando. Altra croce e delizia della sconquassata vita dell’Inuzuka.

Naturalmente, la rosa non gli diede il tempo di rispondere: “Kiba, mi hai sentita?”. Croce e basta, decise Kiba.

“Sto facendo una cinque stagioni e tre mani non ce le ho” rispose quello. Coi numeri, non aveva mai avuto una grande familiarità. Fortunatamente, per la rosa non sembrava essere un problema: da quando lei e Ino si erano messe in società con lui, doveva ammettere che gli affari non andavano per nulla male. Ora, risollevarsi da quel disastro economico che era la sua pizzeria sarebbe stato facile anche per un bambino con una conoscenza base delle tabelline, ma Sakura stava davvero facendo un miracolo economico; una donna da sposare. Ovvero, il genere di donna che non faceva per Kiba Inuzuka.

 

“Vado subito” Ino concesse l’ennesimo sorriso della serata al cliente in attesa, per poi dirigersi a passo spedito verso lo sgabuzzino dove tenevano le bevande: peccato che le coca cole stessero così in alto, avrebbe dovuto dire a Kiba di spostarloh.

Improvvisamente il turbinio di pensieri Yamanaka si interruppe per lasciare spazio alle immagini neurali. Viva la retina, pensò la bionda. Davanti a lei, piegato per prendere quelle che dovevano essere le bibite omaggio di un’ordinazione, c’era il ragazzo delle consegne, Shikamaru Nara, che visto da quell’angolazione non era affatto male.

E che in quell’istante di voltò. “Ohi, Ino, non ti avevo vista…Yo” la salutò per poi riprendere il suo lavoro.

“Shikamaru…” cominciò quella ancheggiando. D’un tratto non aveva più fretta.

Il ragazzo continuò a scartare confezioni, finché lei non gli posò una mano sul polso.

“Shikamaru” ripeté formando un’adorabile smorfia “Mi prenderesti una coca cola dallo scaffale?”

“E tu mi daresti duecento euro?” rispose a tono quello.

La Yamanaka si ravvivò i capelli. “Non ci arrivo” argomentò.

“Ho da fare” rispose il ragazzo, mentre sentiva la mano di lei risalirgli il braccio e si sforzava di ignorarla.

“Oh, avanti Nara”

“Sono pagato per fare il mio lavoro, non il tuo, Yamanaka” ribatté esasperato il ragazzo, abbassandosi la visiera del cappellino.

“Beh, si dà il caso che io sia il tuo capo, signorino, e che questa non fosse una richiesta, ma un ordine” lo gelò lei.

“Se è un ordine allora” per la prima volta gli occhi castani di Shikamaru incontrarono i suoi per poi fuggire allo scaffale; prese la coca cola e gliela passò per poi andarsene con fare torvo.

Complimenti, Yamanaka!

 

“Ehi, Ino, ti ha mangiato la lingua il gatto?” tra il pomodoro e la mozzarella, anche Kiba aveva notato che nella bionda c’era qualcosa che non andava. Il che era dire qualcosa.

“Vaffanculo, Kiba”. Per l’appunto.

A Sakura venne da ridere. “È solo agitata, non ce l’ha con te…” sussurrò posando una mano sul braccio dell’Inuzuka. Kiba strabuzzò gli occhi a quell’inaspettata gentilezza. “E se ce l’ha con te, evidentemente te lo meriti!” concluse la rosa convinta, studiando l’andatura nervosa dell’amica per poi rispondere al telefono senza battere ciglio. Wonderwoman.

“Pizza Hot, buonasera?” la sentì cinguettare. A Kiba venne da sorridere mentre infornava le pizze. Tre quattro stagioni e due quattro formaggi. O era il contrario?

“Sì, sì…mi dà il suo indirizzo, per cortesia? D’accordo, saremo pronti tra…” fissò il suo sguardo in quello di Kiba. Se solo avesse tenuto un po’ di più a se stessa quegli occhi verdi avrebbero fatto strage.

Kiba mi hai sentita?” ripeté Sakura.

“No” confessò candidamente quello.

“Cinque pizze tra mezz’ora va bene?”

“Sì, ce la faccio”

“Bene”. Già, con quegli occhi verdi e quel sorriso, Sakura avrebbe fatto faville.

Kiba?”

…Se solo non fosse stata così dannatamente rompiscatole.

“Hai visto Shikamaru?”

“Se n’è andato cinque minuti fa” la informò Ino contrariata. “E – Sakura? Ti devo parlare” aggiunse prendendo la rosa e trascinandola nello sgabuzzino.

“Sì, sì, andate pure, tanto qui faccio tutto io, vero?” urlò Kiba esasperato. Le sue socie erano dei geni dell’economia, ma restavano principalmente delle donne. Sakura si sporse dallo stipite della porta per scusarsi, e mentre Ino la tirava per la maglia, Kiba ebbe modo di scorgere le forme della rosa lottare con la maglietta, ora di colpo attillata. Be’, avere socie donne aveva anche i suoi vantaggi.

 

“Non mi considera!” Ino sbuffò mandando le mani all’aria, mentre con un piede assestava un calcio alla scaffalatura delle bibite.

“Fossi in te non lo farei” rimarcò Sakura, osservando l’oscillazione del mobile “E comunque, mi sembrava che la tua gonna non gli dispiacesse…”

Ino fece tanto d’occhi: “Ma se mi insulta appena può! Eppure sono il suo capo”.

“Socio” la corresse Sakura.

“Capo” rimarcò Ino.

“Socio”

“L’ultima volta che ho controllato, Shikamaru non era nostro socio!” sbuffò la bionda “Adesso non mi considerate nemmeno più per le promozioni, eh? Grazie, grazie davvero!”.

“Shikamaru?” d’un tratto a Sakura venne da ridere. Si sentiva, chissà perché, liberata d’un peso “Shikamaru come il ragazzo delle consegne?”.

“Shikamaru fa Fisica, Sa, non è uno stupido” la corresse Ino.

“E tu come lo sai?”ora il tono di Sakura era curioso.

Ino alzò le spalle: “Gliel’ho chiesto, quando ancora mi parlava”

“Così non vi parlate più? Già litigato prima ancora di mettervi insieme? Ti superi, Ino” fece Sakura con una pacca sulla spalla dell’amica. Ino si sedette su una cassa: “Sa, così non mi aiuti”.

Eddai, vedrai che le cose si mettono a posto: devi solo essere un po’ più gentile con lui” sorrise la rosa con fare bonario “Non conosco un uomo che ti direbbe di no, anche se…Ino?”

“Sì?”
“Non mi pare per nulla il tuo tipo”

“Lo so. Ed è questo che mi preoccupa!” Ino affondò di nuovo le mani nei capelli, fin quando non udì la porta sbattere e Sakura andarsene repentina con un “Buona fortuna!”.

Si voltò per incontrare il volto baciato dal sole del ragazzo delle consegne. Ecco, tanto per cominciare quel “baciato dal sole” doveva sparire dalla sua mente.

“Shikamaru!”  sorrise approcciandolo. In risposta ebbe un grugno seccato. E tante lodi alla cortesia. Beh, se c’era una cosa di cui Ino Yamanaka era sicura, era che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, neppure da Shikamaru “apprezzabile sui due lati” Nara.

“Porta una scatola di conserva a Kiba, ne ha bisogno” ordinò secca.

Il ragazzo annuì chinandosi per prendere quanto gli era stato richiesto. Ino sorrise: lato 1 conquistato!

“E…Shikamaru? Porta anche qualche sacco di farina, ho la gonna nera e non vorrei sporcarmi…ah, e poi porta anche del basilico, così non deve tornare Sakura tra poco”.

“Ino?” fece il ragazzo alzandosi, il suo volto d’improvviso tanto vicino al suo.

“Sì?” chiese quella mordendosi un labbro.

“Tu, se non è troppo pesante…porta pazienza” propose lui alzando un sopracciglio, e detto questo, si sistemò il cappellino sulla testa e se ne uscì con un sorriso mozzo sulle labbra mentre Ino se ne stava imbambolata a pensare che, per quanto non fosse assolutamente il suo tipo, avrebbe dovuto necessariamente indagarne a fondo ogni perché.

 

Sakura era silenziosa quella sera.

“Vado” si udì Shikamaru di sottofondo; Kiba lo salutò con un cenno della mano, poi tornò a guardare Sakura. Non che a lui importasse, ma caspita…perché le ragazze dovevano sempre essere così dannatamente complicate? Ino sì che era una senza problemi, o almeno così pensava.

“Vado a casa” annunciò la bionda sbattendo la porta.

Kiba sbuffò e sorrise: “Va bene, Ino, prendi la capricciosa prima però…”

Kiba, sono seria, vado a casa” fece Ino appoggiando il taccuino delle ordinazioni sul banco con fare stizzito.

“Infatti hai una capricciosa” annuì l’Inuzuka, divertito dalla sua stessa ironia.

“Crepa”

“Hai le tue cose?” domandò l’Inuzuka stralunato.

Kiba!”. Sakura. Forse non era stata la migliore delle domande possibili, d’accordo.

“Faccio io, ok?” disse poi la rosa con disinvoltura, “Tanto c’è l’ultimo cliente e basta”.

“Sakura” la riprese Kiba “come fai a fare la cassa e la cameriera?”

“Manca solo una pizza, e lei è stanca. Non mi scoccia, davvero” fece appoggiandogli la mano sul braccio. “Ino, mi presti la camicetta?” domandò poi all’amica.

“Sicura che la riempi, Sakura?” scherzò Ino. Perché con lei era tranquilla? Che gli aveva fatto lui di male?

“Sparisci, prima che ci ripensi!”.

 

Shikamaru si sistemò la visiera del cappellino, partendo in vista di casa sua – finalmente.

“Shikamaru?” alle sue spalle arrivò una voce che aveva imparato ben presto a conoscere, in pochi giorni: d’altronde, Ino non faceva altro che parlare. Il ragazzo si voltò distrattamente: “Che c’è?” domandò.

“Mi dispiace” sussurrò Ino avvicinandosi e guardando per terra.

“Eh?” chiese quello, sorpreso.

“Mi dispiace, scusami” ripeté lei alzando incerta lo sguardo “Siamo partiti col piede sbagliato, e non voglio che tu pensi che io sono antipatica, perché non lo sono, voglio dire: potremmo essere ottimi amici, sai? Voglio dire, a me piacciono…vabbè, non importa, mi piacerebbe che ci…”

“Ino, Ino” la fermò lui “ok” fece fermando il fiume di parole Yamanaka.

“Ok…e basta?” domandò lei, stranita.

“Vuoi che ti faccia dire tre padre nostro in segno di pentimento?” chiese allora lui sarcastico.

“No, ma…dato che mi sono scusata pensavo mi offrissi qualcosa” alzò le spalle lei.

“Una coca domani al lavoro” la mimò lui sorridendo, e dando gas al motorino fece per andarsene.

“Shikamaru!” gli urlò dietro Ino.

Il giovane sospirò: “Eh?”

“Non mi accompagni a casa?” domandò Ino con ovvietà.

“Sei sempre così sottile nelle tue proposte? E poi non ho un altro casco”

“Ce l’ho io” sorrise lei.

Mendokuse…”.

 

“A me pare un maniaco” sussurrò Sakura mentre tamburellava impaziente le dita sul bancone, avvicinatasi a Kiba.

“Solo perché porta gli occhiali da sole alle nove di sera” alzò le spalle quello, sorridendo.

“E perché viene ogni sera, alla stessa ora, ordinando la stessa pizza. Ah, per la cronaca, si spaccia per amico tuo” sogghignò la rosa posandogli una mano su un fianco e passandogli da dietro per ordinare le ultime cose.

“Probabilmente spaccia anche altro, e ne usufruisce anche”, rise Kiba voltandosi a scrutare Sakura. D’accordo, non era prorompente come la Yamanaka, ma quei capelli rosa scatenavano strane fantasie in lui, il che era un problema dato che ci teneva al suo lavoro e anche all’incolumità delle sue parti basse, attenzioni che al momento gli sembravano inconciliabili. Poi, mentre Sakura si chinava a raccogliere uno straccio, la seconda ebbe il sopravvento: “Una birra, Haruno? Offre la casa!” terminò allegramente. E, se il cliente con gli occhiali da sole fosse stato davvero un maniaco, forse gli avrebbe pure lasciato la mancia.

 

“Ecco, abito qua” fece Ino stringendosi senza necessità a Shikamaru.

“Grazie del passaggio” fece togliendosi il casco per un migliore effetto drammatico dei suoi capelli dorati nella notte. Shikamaru deglutì. Centro. Ino sorrise.

“Allora ci vediamo domani al lavoro” continuò lei con un sorriso sempre più smagliante. E sì, Shikamaru Nara si trovò a pensare che Ino potesse essere anche una creatura gentile, quando lo voleva. O forse, sempre e solo una maledetta manipolatrice. In entrambi i casi,la sua strategia era vincente. Senza pensarci oltre, sgommò verso casa sua: lo aspettava un bel letto caldo, e prima, decisamente, un’ottima doccia fredda.

 

“E così lei è sempre stata la prima, la più bella, la più brava.” Sakura alzò l’ennesima bottiglia di birra, la quarta di quella serata “E io quella patetica, comunque la si rigirasse.” Sospirò abbassando la bottiglia insieme con la testa.

Kiba sorrise: “Non è vero” proclamò.

“Cosa?” Sakura alzò il capo, d’un tratto interessata.

“Io” annunciò solennemente Kiba alzandosi in piedi “ti trovo altamente scopabile, sai?” terminò con un sorriso e un inchino. “Sua scopabilità” concluse teatralmente.

“Grazie, immagino” borbottò Sakura arrossendo a vista d’occhio.

“Beh” fece allora Kiba inginocchiandosi di fronte a lei e sollevandole il viso con una mano “a richieste come questa si dice sì o no, di solito” mormorò a pochi centimetri dal volto di lei.

“Pensavo fosse solo un complimento” mormorò Sakura, sempre più imbarazzata. Adorabile.

“Anche” ammise Kiba. “Allora?” chiese poi, d’un tratto eccitato.

“Siamo ubriachi, Kiba, e domattina manco ce ne ricorderemo” sospirò Sakura, pesando le sue possibilità.

“È questo il bello!” esplose in una risata l’Inuzuka.

“Grazie dell’offerta Kiba, ma ne ho abbastanza dei rimasugli di Ino”. Detto questo Sakura si alzò triste, cominciando a riordinare le ultime cose e preparandosi per andare a casa.

Kiba la guardò sconcertato.

“Dì che non hai mai pensato di fartela!” lo accusò allora la rosa, sentendo il suo sguardo su di lei.

“Beh…io sono piuttosto elastico” ammise lui.

“Anche io, ma non su questo” ribatté acida lei.

“Sakura?” fece allora lui prendendola per un polso.

“A domani, Kiba”. E detto questo, sparì oltre la soglia.

 

Rossella O’Hara non gli era mai piaciuta: storie strappalacrime a parte, il fatto che “domani è un altro giorno” era una panzanata assurda, per Kiba Inuzuka: Sakura stava sempre alla cassa, Ino ancheggiava ritimicamente con la gonna vertiginosamente corta, lui se ne stava a sfornare pizze e Shikamaru andava avanti e indietro. Che pizza, era il caso di dirlo. Sempre la solita routine: così Kiba, per vivacizzare la questione, si era messo in testa di far capitolare Sakura Haruno: cha la Yamanaka non lo considerasse era chiaro, pareva avere la testa altrove, ma anche la scenata da santarellina dell’Haruno non lo convinceva: proprio come faceva con le sue curve, doveva tenere qualcosa di nascosto sotto quell’aria compita. E magari anche di perverso, il che non gli sarebbe dispiaciuto per niente.

“Sbronza della serata?” propose quella sera alla rosa. Ino e Shikamaru se ne erano andati, lei che aveva costretto per l’ennesima volta il ragazzo delle consegne a portarla a casa. E la cosa strabiliante era che lui l’accompagnava davvero a casa, né più né meno. Kiba non avrebbe mai capito certa gente.

“Domani mattina devo studiare psichiatria” si lamentò Sakura, raccogliendo le sue cose.

“Senti Haruno, facciamo una scommessa” propose allora lui sedendosi a cavalcioni su una sedia “io sto uscendo pazzo, va bene? Ho gli ormoni a mille…” si giustificò.

Sakura rise: “Kiba, hai del pomodoro sulla guancia…” annunciò scuotendo la testa.
“Dove?” domandò allora lui.

“Entrambe” rise Sakura. Kiba si passò un dito sulla guancia e assaggiò il contenuto.

“Sì” approvò “È proprio pomodoro”, sentenziò. E veloce si alzò prendendone un pugno dal barattolo e spiaccicandolo in faccia a Sakura. “Ora sei della mia stessa tribù”.

Eddai, levami questa roba di dosso, Kiba!” fece lei, mentre Kiba la afferrava da dietro: “Tutto?” le sussurrò all’orecchio mentre una mano già si avventava sul primo bottone della sua camicetta.

“Crepa” rise lei.

Vabbè che il pomodoro è acido” fece allora lui lasciando scivolare la mano sul petto di lei “Ma diventare rossa e acida per solidarietà mi pare eccessivo, Sakura…”

“Sono acida perché…” cominciò lei dimenandosi, ma lui la tenne stretta tra le braccia: “Dimentichi rossa, che è la parte principale e più gradita…” le sussurrò all’orecchio “Che ne dici di essere rossa e dolce, come una fragola?” propose allora Kiba con fare seducente.

Sakura si sentì avvampare: la lingua di Kiba aveva preso a correre calda sulla sua guancia destra, con lentezza e maestria; avrebbe voluto urlare, tirargli qualcosa contro, ma tutto quello che finì per fare fu chiudere gli occhi, assaporando il momento.

Kiba, non sono ubriaca” sussurrò quando riprese controllo di sé “Domani mattina mi ricorderei tutto”.

“Bene, per me non è un problema” approvò il ragazzo mentre la voltava verso di sé e lentamente risaliva il suo collo con una scia di baci.

Kiba?” gli domandò Sakura con fare incerto, tenendolo a una distanza ragionevole quanto intima.

Mmm?” sussurrò lui guardandola con fare famelico.

“Non sei per niente il mio tipo” sussurrò.

“Lo so”.

 

“Oh, che carini…” la voce di Ino arrivò stridula insieme con un fastidiosissimo raggio di sole “eccetto per la nudità, orribile. Su, alzatevi”. Kiba d’istinto strinse a sé Sakura, che coprendosi con un grembiule non perse occasione per ribattere: “Che ci fai qui, maia…”

“Ah, fossi in te non userei quella parola, Fronte Spaziosa” rise Ino.

Sakura sbuffò mentre sentiva un braccio di Kiba stringerla a sé: “Buongiorno fragolina” fece assaltandole il collo con la bocca. D’improvviso si sentì avvampare.

Occhei, questo è qualcosa che non volevo vedere.” Annunciò Ino scuotendo il capo “Facciamo che ora esco, voi vi mettete decenti e io torno, va bene?”

“Va bene” si rispose da sola mentre dubbi rumori assaltavano le sue orecchie. Ma la Yamanaka non aveva intenzione di indagare oltre.

 

Kiba, Kiba c’è un problema” fece Sakura liberandosi dalle braccia del ragazzo e guardandolo negli occhi.

Lui la fissò con aria interrogativa. Doveva ammettere che era adorabile.

Mmm?” domandò poi fregandosi gli occhi.

“Rivestiti” gli ordinò Sakura girandosi dall’altra parte.

“Io e te…non possiamo funzionare…” argomentò poi la rosa “Tu sei così impulsivo, e…” si bloccò sentendo le zanne di Kiba posarsi fameliche sul suo collo.

“No, Kiba, così non andiamo da nessuna parte!” si sfogò.

“Sakura” fece lui voltandola verso di sé e avvicinandosi per sussurrarle all’orecchio “A me va benissimo se non ci muoviamo da qui” fece riprendendo a baciarla.

E chissà perché, sentì Sakura sorridere sulle sue labbra.

 

Shikamaru Nara era appena arrivato alla pizzeria, assonnato e pronto come sempre. Non si curò neppure di nascondere uno sbadiglio mentre Ino gli correva incontro, trafelata: “Shikamaru!”

Lui alzò lo sguardo si di lei, interrogativo.

“Hai già fatto colazione?” gli domandò lei dal nulla “Io no e c’è questo bar…”

“Non faccio colazione” tagliò corto Shikamaru, dirigendosi verso la porta d’ingresso.

“Beh, potresti accompagnare me…” tentò la bionda.

“Sì, così Sakura mi toglie un’ora di stipendio…no, grazie mille” fece riprendendo la via della porta.

“Shikamaru!” lo fermò Ino prendendolo per un polso.

“Si può sapere che hai stamattina?” le chiese lui, disorientato.

“Niente” squittì Ino con un risolino acuto.

“Sarà…” fece Shikamaru prendendo la via del retro.

“Non possiamo andare!” fece allora Ino parandosi davanti all’entrata.

“Perché no?” domandò Shikamaru, per nulla impressionato.

“Perché c’è un gran disordine, lascia che vada io e sistemi…” tentò Ino, disperata.

“Beh, se vedessi camera mia non ti faresti tanti scrupoli…” rispose il ragazzo.

“Oh, insomma Shikamaru” urlò Ino esasperata “ci sono Kiba e Sakura, va bene?”

“Non ci vedo niente di strano” fece lui passandole avanti.

Ino non resistette e gli stampò una mano sul sedere. Quello lo scosse.

“Ino che diavolo…” fece lui voltandosi. Ino arrossì vistosamente.

“Io…scusa, non…non volevo…” mormorò facendosi più indietro.

“Non volevi?” domandò Shikamaru alzando un sopracciglio.

Ino scosse il capo, rifugiandosi contro lo scaffale delle bibite.

“Attenta!” gridò Shikamaru mentre il mobile ondeggiava pericolosamente, prendendo Ino per un polso e tirandola a sé. Quando la ebbe tra le braccia, ne approfittò per toccarle il fondoschiena.

“Scusa, non volevo” la imitò poi.

Ino lo guardò con tanto d’occhi, sconvolta: “Ogni maschio che mi conosca, vuole.” Rimarcò.

“Ah sì?” domandò Shikamaru, avvicinandosi.

“Sì” confermò Ino, sfidandolo a pochi centimetri dal volto di lui.

“E tu, vuoi?” chiese allora lui, pericolosamente vicino al suo viso.

Ino non rispose.

“Lo prendo come un sì”

Shikamaru non le lasciò articolare verbo, mentre con foga reclamava le sue labbra, le circondava il viso con le mani per poi farle scorrere in giù, lungo il suo collo e poi i fianchi, fino a prenderla in braccio mentre con la mano tentava di aprire la porta.

“Shikamaru, aspetta!” fece lei mentre sentiva le mani di lui insinuarsi sotto la sua maglietta “Il bancone è già occupato!”.

 

“Per quanto tutto questo sia molto gradito” ridacchiò Sakura mentre Kiba non si staccava dalle sue labbra “È ora di cominciare a lavorare” annunciò mentre passava una mano tra i capelli scombinati del ragazzo.

“Sissignora, vado a prendere le mie cose in sgabuzzino” obbedì Kiba pizzicandole il sedere.

Sakura lo guardò storto, ma senza che le dispiacesse, seguendo il ragazzo con lo sguardo mentre tentava di aprire la porta dello sgabuzzino.

“Che c’è?” domandò allora Sakura.

“Non si apre” proclamò lui.

“Lascia provare a me” tentò Sakura, per poi confermare: “È vero, non si apre.”

D’un tratto arrossì.

“Che c’è?” domandò allora Kiba.

“Forse la domanda più appropriata è chi c’è” puntualizzò Sakura. Kiba si mise a ridere, e la rosa con lui.

“Oh beh, in tal caso suppongo che in qualche modo dovremo pure ingannare il tempo…” argomentò il ragazzo facendole una carezza con fare suggestivo.

“Maniaco” rise lei.

“Ossessivo e compulsivo” confermò Kiba prima di baciarla di nuovo.

“Dovrò studiarti, allora” rise lei tracciando il contorno del suo volto con un dito.

“Per tutto il tempo che vuoi, fragolina”.

 

All’esterno del locale, Shino sospirò consultando il suo orologio: eppure il negozio avrebbe dovuto aprire due ore prima…vabbè, per quel giorno niente capricciosa.

 

 

Mi prendo questo spazietto finale per rispondere alle bellissime recensioni che mi avete lasciato!

Paccy: Ma…ma io non volevo farti piangere! Però sono felice, felice davvero che ti sia piaciuta, perché l’ho scritta per te e perché in fondo piace anche a me…Ino e Kakashi non sono poi così impossibili, in fondo, anche se il mio animo ShikaIno è sempre più forte di qualunque cosa! Kakashi militare ci sta di brutto, vero? Lo sapevo che non ti saresti accorta che i pezzi del libro erano presi da una tua fan fiction, e te l’ho scritto apposta, baketta <3 Sei troppo modesta… E sono proprio contenta che, dopo la commozione, tu ti sia intenerita nel finale: come tutte noi MB ben sappiamo, Shika e Ino si amano tantissimo!!! Grazie della rece, del tuo affetto e dei complimenti esagerati che mi fai sempre…Orgogliose Mosche Bianche, sempre! Un mega abbraccio anche a te! Ah, e della tua idea geniale voglio la realizzazione, mi raccomando!

Hachi92: Kiki, ciao! Non ti preoccupare per i commenti: ovviamente fanno sempre piacerissimo, ma non voglio che tu ti senta in obbligo! Eh sì, per quanto mi sforzi non riesco a non far finire qualunque cosa in ShikaIno, che ci vuoi fare, sono Mosca Bianca dentro! XD Grazie, grazie, grazie! Ps questa non ti avrebbe dovuto far commuovere, almeno!

Sakurina: Lulls, tu sei troppo buona. Specialmente con me. E non dimenticherò mai come questa shot venne fuori, baka! Kakashi è figo, concordo, e sono sicura che concordi anche la Paccy!B XD In effetti non sapevo bene come rappresentarlo, ma il misto che ne è uscito non mi dispiace per nulla, alla fine! E lo ShikaIno…in quanti modi si possono amare due persone? Con loro, si tende davvero all’infinito…come dimostrano talune conversazioni ù.ù

Bravesoul: Ehi, un nome nuovo! Piacere, e piacere che ti sia piaciuta la fan fiction: era un pairing esperimento, ma sono felice che sia risultato un esperimento gradito! Grazie ancora e ciao!

 

 

 

  
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