A Ele, e non
è un pesce d’aprile.
Il bello è che scrivendo queste fic, mi viene da imitare gli autori.
Così ne è
uscita una one shot à la eleanor:
lunghissima (per lo meno per i miei parametri).
E no, purtroppo: non ugualmente
ironica, non ugualmente spassosa.
Ma denuncio il mio handicap: ancora
una volta, il pairing.
Anche se ammetto che, tutto
sommato, non mi dispiace.
Spero piaccia anche a te, Ele, perché è la tua…auguroni lollosa zia!
“Una
saracena, tre quattro stagioni e due quattro formaggi”
“Ce l’ho”
“Ripeti”
“Una
saracena, quattro formaggi…”
“Quante?”
“Tre, e
due quattro stagioni”
“Sbagliato,
il contrario”
“Tre
stagioni e due formaggi?” fece Kiba con tanto d’occhi
e un largo sorriso, ma Ino non lo calcolò.
“E dai,
ridi Yamanaka” la provocò il ragazzo allungando una
mano verso i suoi capelli setosi. Invitanti.
“Ho
quattro tavoli che mi aspettano, Inuzuka. Datti una
mossa” fu la risposta serafica di lei, che si allontanò ancheggiando
vistosamente mentre sul viso dell’Inuzuka si
disegnava lentamente un ghigno profondo. Ino Yamanaka
non era la creatura più gentile sulla faccia della terra, ma se continuava ad
accorciare la gonna un centimetro al giorno, la cosa passava magicamente in
secondo piano.
Pizza hot
È cosa
nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo senza un solido patrimonio
abbia un solo argomento: le donne. Il problema era che Kiba
tendeva a prendere quelle degli altri. E ad avere un pessimo tempismo. Tenten ad esempio, sarebbe stata un ottimo boccone se solo
non ci fosse stato Neji Hyuuga
di mezzo, con la sua mustang fiammante e la sua aria da so tutto io, faccio
tutto io, ho tutto io.
Che palle.
Poi la
settimana prima il nostro eroe aveva per sbaglio incrociato gli occhi con
quell’angelo sceso in terra della Hyuuga, ma il suo cognome
gli aveva fatto ricordare che non era destino, come avrebbe detto mister destino
in persona, ovvero il suddetto Neji Hyuuga, d’ora in poi anche chiamato “il guastafeste”. Ma a
cominciare da adesso, Kiba Inuzuka
aveva un nuovo obiettivo, un obiettivo che gli ancheggiava davanti con fare
invitante e un paio di…occhi calamitanti, decisamente. Sì, Kiba
Inuzuka aveva deciso di fare colpo su Ino Yamanaka, la bionda dalle cui labbra non uscivano altro che
insulti, che lui avrebbe mutato volentieri in mugugni senza significato. Oh, sì.
“Kiba, hai mica cinque euro?”. Sakura: quasi se ne stava
dimenticando. Altra croce e delizia della sconquassata vita dell’Inuzuka.
Naturalmente,
la rosa non gli diede il tempo di rispondere: “Kiba,
mi hai sentita?”. Croce e basta,
decise Kiba.
“Sto
facendo una cinque stagioni e tre mani non ce le ho” rispose quello. Coi
numeri, non aveva mai avuto una grande familiarità. Fortunatamente, per la rosa
non sembrava essere un problema: da quando lei e Ino si erano messe in società
con lui, doveva ammettere che gli affari non andavano per nulla male. Ora,
risollevarsi da quel disastro economico che era la sua pizzeria sarebbe stato facile
anche per un bambino con una conoscenza base delle tabelline, ma Sakura stava
davvero facendo un miracolo economico; una donna da sposare. Ovvero, il genere di
donna che non faceva per Kiba Inuzuka.
“Vado
subito” Ino concesse l’ennesimo sorriso della serata al cliente in attesa, per
poi dirigersi a passo spedito verso lo sgabuzzino dove tenevano le bevande:
peccato che le coca cole stessero così in alto, avrebbe dovuto dire a Kiba di spostarl…oh.
Improvvisamente
il turbinio di pensieri Yamanaka si interruppe per
lasciare spazio alle immagini neurali. Viva
la retina, pensò la bionda. Davanti a lei, piegato per prendere quelle che
dovevano essere le bibite omaggio di un’ordinazione, c’era il ragazzo delle
consegne, Shikamaru Nara, che visto da quell’angolazione non era affatto male.
E che in
quell’istante di voltò. “Ohi, Ino, non ti avevo vista…Yo”
la salutò per poi riprendere il suo lavoro.
“Shikamaru…”
cominciò quella ancheggiando. D’un tratto non aveva più fretta.
Il ragazzo
continuò a scartare confezioni, finché lei non gli posò una mano sul polso.
“Shikamaru”
ripeté formando un’adorabile smorfia “Mi prenderesti una coca cola dallo
scaffale?”
“E tu mi
daresti duecento euro?” rispose a tono quello.
La Yamanaka si ravvivò i capelli. “Non ci arrivo” argomentò.
“Ho da
fare” rispose il ragazzo, mentre sentiva la mano di lei risalirgli il braccio e
si sforzava di ignorarla.
“Oh,
avanti Nara”
“Sono
pagato per fare il mio lavoro, non il tuo, Yamanaka”
ribatté esasperato il ragazzo, abbassandosi la visiera del cappellino.
“Beh, si
dà il caso che io sia il tuo capo, signorino, e che questa non fosse una
richiesta, ma un ordine” lo gelò lei.
“Se è un
ordine allora” per la prima volta gli occhi castani di Shikamaru incontrarono i
suoi per poi fuggire allo scaffale; prese la coca cola e gliela passò per poi
andarsene con fare torvo.
Complimenti, Yamanaka!
“Ehi, Ino,
ti ha mangiato la lingua il gatto?” tra il pomodoro e la mozzarella, anche Kiba aveva notato che nella bionda c’era qualcosa che non
andava. Il che era dire qualcosa.
“Vaffanculo,
Kiba”. Per l’appunto.
A Sakura
venne da ridere. “È solo agitata, non ce l’ha con te…” sussurrò posando una
mano sul braccio dell’Inuzuka. Kiba
strabuzzò gli occhi a quell’inaspettata gentilezza. “E se ce l’ha con te,
evidentemente te lo meriti!” concluse la rosa convinta, studiando l’andatura
nervosa dell’amica per poi rispondere al telefono senza battere ciglio. Wonderwoman.
“Pizza
Hot, buonasera?” la sentì cinguettare. A Kiba venne
da sorridere mentre infornava le pizze. Tre quattro stagioni e due quattro
formaggi. O era il contrario?
“Sì, sì…mi
dà il suo indirizzo, per cortesia? D’accordo, saremo pronti tra…” fissò il suo
sguardo in quello di Kiba. Se solo avesse tenuto un po’ di più a se stessa quegli occhi verdi
avrebbero fatto strage.
“Kiba mi hai sentita?” ripeté Sakura.
“No”
confessò candidamente quello.
“Cinque
pizze tra mezz’ora va bene?”
“Sì, ce la
faccio”
“Bene”. Già, con quegli occhi verdi e quel sorriso,
Sakura avrebbe fatto faville.
“Kiba?”
…Se solo non fosse stata così
dannatamente rompiscatole.
“Hai visto
Shikamaru?”
“Se n’è
andato cinque minuti fa” la informò Ino contrariata. “E – Sakura? Ti devo
parlare” aggiunse prendendo la rosa e trascinandola nello sgabuzzino.
“Sì, sì,
andate pure, tanto qui faccio tutto io, vero?” urlò Kiba
esasperato. Le sue socie erano dei geni dell’economia, ma restavano
principalmente delle donne. Sakura si sporse dallo stipite della porta per
scusarsi, e mentre Ino la tirava per la maglia, Kiba
ebbe modo di scorgere le forme della rosa lottare con la maglietta, ora di
colpo attillata. Be’, avere socie donne aveva anche i suoi vantaggi.
“Non mi
considera!” Ino sbuffò mandando le mani all’aria, mentre con un piede assestava
un calcio alla scaffalatura delle bibite.
“Fossi in
te non lo farei” rimarcò Sakura, osservando l’oscillazione del mobile “E
comunque, mi sembrava che la tua gonna non gli dispiacesse…”
Ino fece
tanto d’occhi: “Ma se mi insulta appena può! Eppure sono il suo capo”.
“Socio” la
corresse Sakura.
“Capo”
rimarcò Ino.
“Socio”
“L’ultima
volta che ho controllato, Shikamaru non era nostro socio!” sbuffò la bionda
“Adesso non mi considerate nemmeno più per le promozioni, eh? Grazie, grazie
davvero!”.
“Shikamaru?”
d’un tratto a Sakura venne da ridere. Si sentiva, chissà perché, liberata d’un
peso “Shikamaru come il ragazzo delle consegne?”.
“Shikamaru
fa Fisica, Sa, non è uno stupido” la corresse Ino.
“E tu come
lo sai?”ora il tono di Sakura era curioso.
Ino alzò
le spalle: “Gliel’ho chiesto, quando ancora mi parlava”
“Così non
vi parlate più? Già litigato prima ancora di mettervi insieme? Ti superi, Ino”
fece Sakura con una pacca sulla spalla dell’amica. Ino si sedette su una cassa:
“Sa, così non mi aiuti”.
“Eddai, vedrai che le cose si mettono a posto: devi solo
essere un po’ più gentile con lui” sorrise la rosa con fare bonario “Non
conosco un uomo che ti direbbe di no, anche se…Ino?”
“Sì?”
“Non mi pare per nulla il tuo tipo”
“Lo so. Ed
è questo che mi preoccupa!” Ino affondò di nuovo le mani nei capelli, fin
quando non udì la porta sbattere e Sakura andarsene repentina con un “Buona
fortuna!”.
Si voltò
per incontrare il volto baciato dal sole del ragazzo delle consegne. Ecco,
tanto per cominciare quel “baciato dal sole” doveva sparire dalla sua mente.
“Shikamaru!”
sorrise approcciandolo. In risposta ebbe
un grugno seccato. E tante lodi alla cortesia. Beh, se c’era una cosa di cui Ino
Yamanaka era sicura, era che non si faceva mettere i
piedi in testa da nessuno, neppure da Shikamaru “apprezzabile sui due lati”
Nara.
“Porta una
scatola di conserva a Kiba, ne ha bisogno” ordinò
secca.
Il ragazzo
annuì chinandosi per prendere quanto gli era stato richiesto. Ino sorrise: lato
1 conquistato!
“E…Shikamaru?
Porta anche qualche sacco di farina, ho la gonna nera e non vorrei
sporcarmi…ah, e poi porta anche del basilico, così non deve tornare Sakura tra
poco”.
“Ino?”
fece il ragazzo alzandosi, il suo volto d’improvviso tanto vicino al suo.
“Sì?”
chiese quella mordendosi un labbro.
“Tu, se
non è troppo pesante…porta pazienza” propose lui alzando un sopracciglio, e
detto questo, si sistemò il cappellino sulla testa e se ne uscì con un sorriso
mozzo sulle labbra mentre Ino se ne stava imbambolata a pensare che, per quanto
non fosse assolutamente il suo tipo, avrebbe dovuto necessariamente indagarne a
fondo ogni perché.
Sakura era
silenziosa quella sera.
“Vado” si
udì Shikamaru di sottofondo; Kiba lo salutò con un
cenno della mano, poi tornò a guardare Sakura. Non che a lui importasse, ma
caspita…perché le ragazze dovevano sempre essere così dannatamente complicate?
Ino sì che era una senza problemi, o almeno così pensava.
“Vado a
casa” annunciò la bionda sbattendo la porta.
Kiba sbuffò
e sorrise: “Va bene, Ino, prendi la capricciosa prima però…”
“Kiba, sono seria, vado a casa” fece Ino appoggiando il
taccuino delle ordinazioni sul banco con fare stizzito.
“Infatti
hai una capricciosa” annuì l’Inuzuka, divertito dalla
sua stessa ironia.
“Crepa”
“Hai le
tue cose?” domandò l’Inuzuka stralunato.
“Kiba!”. Sakura. Forse non era stata la migliore delle
domande possibili, d’accordo.
“Faccio
io, ok?” disse poi la rosa con disinvoltura, “Tanto c’è l’ultimo cliente e
basta”.
“Sakura”
la riprese Kiba “come fai a fare la cassa e la
cameriera?”
“Manca
solo una pizza, e lei è stanca. Non mi scoccia, davvero” fece appoggiandogli la
mano sul braccio. “Ino, mi presti la camicetta?” domandò poi all’amica.
“Sicura
che la riempi, Sakura?” scherzò Ino. Perché
con lei era tranquilla? Che gli aveva fatto lui di male?
“Sparisci,
prima che ci ripensi!”.
Shikamaru
si sistemò la visiera del cappellino, partendo in vista di casa sua –
finalmente.
“Shikamaru?”
alle sue spalle arrivò una voce che aveva imparato ben presto a conoscere, in
pochi giorni: d’altronde, Ino non faceva altro che parlare. Il ragazzo si voltò
distrattamente: “Che c’è?” domandò.
“Mi
dispiace” sussurrò Ino avvicinandosi e guardando per terra.
“Eh?”
chiese quello, sorpreso.
“Mi
dispiace, scusami” ripeté lei alzando incerta lo sguardo “Siamo partiti col
piede sbagliato, e non voglio che tu pensi che io sono antipatica, perché non
lo sono, voglio dire: potremmo essere ottimi amici, sai? Voglio dire, a me
piacciono…vabbè, non importa, mi piacerebbe che ci…”
“Ino, Ino”
la fermò lui “ok” fece fermando il fiume di parole Yamanaka.
“Ok…e
basta?” domandò lei, stranita.
“Vuoi che
ti faccia dire tre padre nostro in segno di pentimento?” chiese allora lui
sarcastico.
“No,
ma…dato che mi sono scusata pensavo mi offrissi qualcosa” alzò le spalle lei.
“Una coca
domani al lavoro” la mimò lui sorridendo, e dando gas al motorino fece per
andarsene.
“Shikamaru!”
gli urlò dietro Ino.
Il giovane
sospirò: “Eh?”
“Non mi
accompagni a casa?” domandò Ino con ovvietà.
“Sei
sempre così sottile nelle tue proposte? E poi non ho un altro casco”
“Ce l’ho
io” sorrise lei.
“Mendokuse…”.
“A me pare
un maniaco” sussurrò Sakura mentre tamburellava impaziente le dita sul bancone,
avvicinatasi a Kiba.
“Solo
perché porta gli occhiali da sole alle nove di sera” alzò le spalle quello,
sorridendo.
“E perché
viene ogni sera, alla stessa ora, ordinando la stessa pizza. Ah, per la
cronaca, si spaccia per amico tuo” sogghignò la rosa posandogli una mano su un
fianco e passandogli da dietro per ordinare le ultime cose.
“Probabilmente
spaccia anche altro, e ne usufruisce anche”, rise Kiba
voltandosi a scrutare Sakura. D’accordo, non era prorompente come la Yamanaka, ma quei capelli rosa scatenavano strane fantasie
in lui, il che era un problema dato che ci teneva al suo lavoro e anche
all’incolumità delle sue parti basse, attenzioni che al momento gli sembravano
inconciliabili. Poi, mentre Sakura si chinava a raccogliere uno straccio, la seconda
ebbe il sopravvento: “Una birra, Haruno? Offre la
casa!” terminò allegramente. E, se il cliente con gli occhiali da sole fosse
stato davvero un maniaco, forse gli avrebbe pure lasciato la mancia.
“Ecco,
abito qua” fece Ino stringendosi senza necessità a Shikamaru.
“Grazie
del passaggio” fece togliendosi il casco per un migliore effetto drammatico dei
suoi capelli dorati nella notte. Shikamaru deglutì. Centro. Ino sorrise.
“Allora ci
vediamo domani al lavoro” continuò lei con un sorriso sempre più smagliante. E
sì, Shikamaru Nara si trovò a pensare che Ino potesse essere anche una creatura
gentile, quando lo voleva. O forse, sempre e solo una maledetta manipolatrice.
In entrambi i casi,la sua strategia era vincente. Senza pensarci oltre, sgommò
verso casa sua: lo aspettava un bel letto caldo, e prima, decisamente,
un’ottima doccia fredda.
“E così
lei è sempre stata la prima, la più bella, la più brava.” Sakura alzò
l’ennesima bottiglia di birra, la quarta di quella serata “E io quella
patetica, comunque la si rigirasse.” Sospirò abbassando la bottiglia insieme
con la testa.
Kiba
sorrise: “Non è vero” proclamò.
“Cosa?”
Sakura alzò il capo, d’un tratto interessata.
“Io”
annunciò solennemente Kiba alzandosi in piedi “ti
trovo altamente scopabile, sai?” terminò con un sorriso e un inchino. “Sua scopabilità” concluse teatralmente.
“Grazie,
immagino” borbottò Sakura arrossendo a vista d’occhio.
“Beh” fece
allora Kiba inginocchiandosi di fronte a lei e
sollevandole il viso con una mano “a richieste come questa si dice sì o no, di
solito” mormorò a pochi centimetri dal volto di lei.
“Pensavo
fosse solo un complimento” mormorò Sakura, sempre più imbarazzata. Adorabile.
“Anche”
ammise Kiba. “Allora?” chiese poi, d’un tratto
eccitato.
“Siamo
ubriachi, Kiba, e domattina manco ce ne ricorderemo”
sospirò Sakura, pesando le sue possibilità.
“È questo
il bello!” esplose in una risata l’Inuzuka.
“Grazie
dell’offerta Kiba, ma ne ho abbastanza dei rimasugli
di Ino”. Detto questo Sakura si alzò triste, cominciando a riordinare le ultime
cose e preparandosi per andare a casa.
Kiba la
guardò sconcertato.
“Dì che
non hai mai pensato di fartela!” lo accusò allora la rosa, sentendo il suo
sguardo su di lei.
“Beh…io
sono piuttosto elastico” ammise lui.
“Anche io,
ma non su questo” ribatté acida lei.
“Sakura?”
fece allora lui prendendola per un polso.
“A domani,
Kiba”. E detto questo, sparì oltre la soglia.
Rossella
O’Hara non gli era mai piaciuta: storie
strappalacrime a parte, il fatto che “domani è un altro giorno” era una panzanata assurda, per Kiba Inuzuka: Sakura stava sempre alla cassa, Ino ancheggiava ritimicamente con la gonna vertiginosamente corta, lui se
ne stava a sfornare pizze e Shikamaru andava avanti e indietro. Che pizza, era il caso di dirlo. Sempre
la solita routine: così Kiba, per vivacizzare la
questione, si era messo in testa di far capitolare Sakura Haruno:
cha la Yamanaka non lo considerasse era chiaro,
pareva avere la testa altrove, ma anche la scenata da santarellina dell’Haruno non lo convinceva: proprio come faceva con le sue curve,
doveva tenere qualcosa di nascosto sotto quell’aria compita. E magari anche di
perverso, il che non gli sarebbe dispiaciuto per niente.
“Sbronza
della serata?” propose quella sera alla rosa. Ino e Shikamaru se ne erano
andati, lei che aveva costretto per l’ennesima volta il ragazzo delle consegne
a portarla a casa. E la cosa strabiliante era che lui l’accompagnava davvero a
casa, né più né meno. Kiba non avrebbe mai capito
certa gente.
“Domani
mattina devo studiare psichiatria” si lamentò Sakura, raccogliendo le sue cose.
“Senti Haruno, facciamo una scommessa” propose allora lui sedendosi
a cavalcioni su una sedia “io sto uscendo pazzo, va bene? Ho gli ormoni a
mille…” si giustificò.
Sakura
rise: “Kiba, hai del pomodoro sulla guancia…”
annunciò scuotendo la testa.
“Dove?” domandò allora lui.
“Entrambe”
rise Sakura. Kiba si passò un dito sulla guancia e
assaggiò il contenuto.
“Sì”
approvò “È proprio pomodoro”, sentenziò. E veloce si alzò prendendone un pugno
dal barattolo e spiaccicandolo in faccia a Sakura. “Ora sei della mia stessa
tribù”.
“Eddai, levami questa roba di dosso, Kiba!”
fece lei, mentre Kiba la afferrava da dietro: “Tutto?”
le sussurrò all’orecchio mentre una mano già si avventava sul primo bottone
della sua camicetta.
“Crepa”
rise lei.
“Vabbè che il pomodoro è acido” fece allora lui lasciando
scivolare la mano sul petto di lei “Ma diventare rossa e acida per solidarietà
mi pare eccessivo, Sakura…”
“Sono
acida perché…” cominciò lei dimenandosi, ma lui la tenne stretta tra le
braccia: “Dimentichi rossa, che è la parte principale e più gradita…” le
sussurrò all’orecchio “Che ne dici di essere rossa e dolce, come una fragola?”
propose allora Kiba con fare seducente.
Sakura si
sentì avvampare: la lingua di Kiba aveva preso a
correre calda sulla sua guancia destra, con lentezza e maestria; avrebbe voluto
urlare, tirargli qualcosa contro, ma tutto quello che finì per fare fu chiudere
gli occhi, assaporando il momento.
“Kiba, non sono ubriaca” sussurrò quando riprese controllo
di sé “Domani mattina mi ricorderei tutto”.
“Bene, per
me non è un problema” approvò il ragazzo mentre la voltava verso di sé e
lentamente risaliva il suo collo con una scia di baci.
“Kiba?” gli domandò Sakura con fare incerto, tenendolo a una
distanza ragionevole quanto intima.
“Mmm?” sussurrò lui guardandola con fare famelico.
“Non sei
per niente il mio tipo” sussurrò.
“Lo so”.
“Oh, che
carini…” la voce di Ino arrivò stridula insieme con un fastidiosissimo raggio
di sole “eccetto per la nudità, orribile. Su, alzatevi”. Kiba
d’istinto strinse a sé Sakura, che coprendosi con un grembiule non perse
occasione per ribattere: “Che ci fai qui, maia…”
“Ah, fossi
in te non userei quella parola, Fronte Spaziosa” rise Ino.
Sakura
sbuffò mentre sentiva un braccio di Kiba stringerla a
sé: “Buongiorno fragolina” fece assaltandole il collo con la bocca.
D’improvviso si sentì avvampare.
“Occhei, questo è qualcosa che non volevo vedere.” Annunciò
Ino scuotendo il capo “Facciamo che ora esco, voi vi mettete decenti e io
torno, va bene?”
“Va bene”
si rispose da sola mentre dubbi rumori assaltavano le sue orecchie. Ma la Yamanaka non aveva intenzione di indagare oltre.
“Kiba, Kiba c’è un problema” fece
Sakura liberandosi dalle braccia del ragazzo e guardandolo negli occhi.
Lui la
fissò con aria interrogativa. Doveva ammettere che era adorabile.
“Mmm?” domandò poi fregandosi gli occhi.
“Rivestiti”
gli ordinò Sakura girandosi dall’altra parte.
“Io e
te…non possiamo funzionare…” argomentò poi la rosa “Tu sei così impulsivo, e…”
si bloccò sentendo le zanne di Kiba posarsi fameliche
sul suo collo.
“No, Kiba, così non andiamo da nessuna parte!” si sfogò.
“Sakura”
fece lui voltandola verso di sé e avvicinandosi per sussurrarle all’orecchio “A
me va benissimo se non ci muoviamo da qui” fece riprendendo a baciarla.
E chissà
perché, sentì Sakura sorridere sulle sue labbra.
Shikamaru
Nara era appena arrivato alla pizzeria, assonnato e pronto come sempre. Non si
curò neppure di nascondere uno sbadiglio mentre Ino gli correva incontro,
trafelata: “Shikamaru!”
Lui alzò
lo sguardo si di lei, interrogativo.
“Hai già
fatto colazione?” gli domandò lei dal nulla “Io no e c’è questo bar…”
“Non
faccio colazione” tagliò corto Shikamaru, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
“Beh,
potresti accompagnare me…” tentò la bionda.
“Sì, così Sakura mi toglie un’ora di stipendio…no, grazie
mille” fece riprendendo la via della porta.
“Shikamaru!”
lo fermò Ino prendendolo per un polso.
“Si può
sapere che hai stamattina?” le chiese lui, disorientato.
“Niente”
squittì Ino con un risolino acuto.
“Sarà…”
fece Shikamaru prendendo la via del retro.
“Non
possiamo andare!” fece allora Ino parandosi davanti all’entrata.
“Perché
no?” domandò Shikamaru, per nulla impressionato.
“Perché
c’è un gran disordine, lascia che vada io e sistemi…” tentò Ino, disperata.
“Beh, se
vedessi camera mia non ti faresti tanti scrupoli…” rispose il ragazzo.
“Oh,
insomma Shikamaru” urlò Ino esasperata “ci sono Kiba
e Sakura, va bene?”
“Non ci
vedo niente di strano” fece lui passandole avanti.
Ino non
resistette e gli stampò una mano sul sedere. Quello lo scosse.
“Ino che
diavolo…” fece lui voltandosi. Ino arrossì vistosamente.
“Io…scusa,
non…non volevo…” mormorò facendosi più indietro.
“Non
volevi?” domandò Shikamaru alzando un sopracciglio.
Ino scosse
il capo, rifugiandosi contro lo scaffale delle bibite.
“Attenta!”
gridò Shikamaru mentre il mobile ondeggiava pericolosamente, prendendo Ino per un polso e tirandola a sé. Quando la ebbe tra le
braccia, ne approfittò per toccarle il fondoschiena.
“Scusa,
non volevo” la imitò poi.
Ino lo
guardò con tanto d’occhi, sconvolta: “Ogni maschio che mi conosca, vuole.” Rimarcò.
“Ah sì?”
domandò Shikamaru, avvicinandosi.
“Sì”
confermò Ino, sfidandolo a pochi centimetri dal volto di lui.
“E tu,
vuoi?” chiese allora lui, pericolosamente vicino al suo viso.
Ino non
rispose.
“Lo prendo
come un sì”
Shikamaru
non le lasciò articolare verbo, mentre con foga reclamava le sue labbra, le
circondava il viso con le mani per poi farle scorrere in giù, lungo il suo
collo e poi i fianchi, fino a prenderla in braccio mentre con la mano tentava
di aprire la porta.
“Shikamaru,
aspetta!” fece lei mentre sentiva le mani di lui insinuarsi sotto la sua
maglietta “Il bancone è già occupato!”.
“Per
quanto tutto questo sia molto gradito” ridacchiò Sakura mentre Kiba non si staccava dalle sue labbra “È ora di cominciare
a lavorare” annunciò mentre passava una mano tra i capelli scombinati del
ragazzo.
“Sissignora,
vado a prendere le mie cose in sgabuzzino” obbedì Kiba
pizzicandole il sedere.
Sakura lo
guardò storto, ma senza che le dispiacesse, seguendo il ragazzo con lo sguardo
mentre tentava di aprire la porta dello sgabuzzino.
“Che c’è?”
domandò allora Sakura.
“Non si
apre” proclamò lui.
“Lascia
provare a me” tentò Sakura, per poi confermare: “È vero, non si apre.”
D’un
tratto arrossì.
“Che c’è?”
domandò allora Kiba.
“Forse la
domanda più appropriata è chi c’è”
puntualizzò Sakura. Kiba si mise a ridere, e la rosa
con lui.
“Oh beh, in
tal caso suppongo che in qualche modo dovremo pure ingannare il tempo…” argomentò
il ragazzo facendole una carezza con fare suggestivo.
“Maniaco”
rise lei.
“Ossessivo
e compulsivo” confermò Kiba prima di baciarla di nuovo.
“Dovrò
studiarti, allora” rise lei tracciando il contorno del suo volto con un dito.
“Per tutto
il tempo che vuoi, fragolina”.
All’esterno
del locale, Shino sospirò consultando il suo orologio:
eppure il negozio avrebbe dovuto aprire due ore prima…vabbè,
per quel giorno niente capricciosa.
Mi prendo questo spazietto
finale per rispondere alle bellissime recensioni che mi avete lasciato!
Paccy: Ma…ma io non volevo farti piangere! Però sono felice, felice davvero che
ti sia piaciuta, perché l’ho scritta per te e perché in fondo piace anche a
me…Ino e Kakashi non sono poi così impossibili, in
fondo, anche se il mio animo ShikaIno è sempre più
forte di qualunque cosa! Kakashi
militare ci sta di brutto, vero? Lo sapevo che non ti saresti accorta che i
pezzi del libro erano presi da una tua fan fiction, e te l’ho scritto apposta, baketta <3 Sei troppo modesta…
E sono proprio contenta che, dopo la commozione, tu ti sia intenerita nel
finale: come tutte noi MB ben sappiamo, Shika e Ino si amano tantissimo!!! Grazie della rece, del tuo
affetto e dei complimenti esagerati che mi fai sempre…Orgogliose Mosche
Bianche, sempre! Un mega abbraccio anche a te! Ah, e della tua idea geniale
voglio la realizzazione, mi raccomando!
Hachi92: Kiki,
ciao! Non ti preoccupare per i commenti: ovviamente fanno sempre piacerissimo, ma non voglio che tu ti senta in obbligo! Eh
sì, per quanto mi sforzi non riesco a non far finire qualunque cosa in ShikaIno, che ci vuoi fare, sono Mosca Bianca dentro! XD
Grazie, grazie, grazie! Ps questa non ti avrebbe
dovuto far commuovere, almeno!
Sakurina: Lulls, tu sei troppo buona. Specialmente con
me. E non dimenticherò mai come questa shot venne
fuori, baka! Kakashi è figo, concordo, e sono sicura che concordi anche
Bravesoul: Ehi, un nome nuovo! Piacere, e piacere che ti sia piaciuta la fan
fiction: era un pairing esperimento, ma sono felice che
sia risultato un esperimento gradito! Grazie ancora e ciao!