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Autore: eugeal    28/03/2016    0 recensioni
Lo sceriffo di Nottingham ha organizzato un complotto per andare in Terra Santa a uccidere il re, ma quando Guy di Gisborne si ammala gravemente prima della partenza, è costretto a partire senza di lui.
La storia inizia poco dopo l'episodio 2X11: Guy ha scoperto che Marian è il Guardiano Notturno e lo sceriffo sta organizzando il viaggio per andare a uccidere il re.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Guy si sentì sprofondare. Aveva sempre saputo che quel periodo di pace non sarebbe durato, che prima o poi o lo sceriffo, o Robin Hood o il re sarebbero tornati in Inghilterra, ma aveva volutamente ignorato quella possibilità, aveva fatto finta che quei giorni sereni potessero durare in eterno.
Ma ora le parole di Marian avevano infranto quell'illusione: in ogni caso per lui era la fine. Non guardò la ragazza.
- Congratulazioni. - Disse in tono tetro. - Mi perdonerai se non verrò al tuo matrimonio.
Marian lo guardò, addolorata.
Il messaggio di Robin, breve e fin troppo freddo non le aveva dato la felicità che si sarebbe aspettata, ma le parole amare di Guy la ferivano profondamente.
- Guy…
Gisborne alzò lo sguardo su di lei e vide che Marian aveva gli occhi lucidi di lacrime. Si sentì in colpa e la strinse tra le braccia, d'impulso.
- Scusami. Non avrei dovuto parlarti così, non ne ho alcun diritto. - Fece un sospiro. - Lo sceriffo? Hood diceva qualcosa in proposito nel suo messaggio?
Marian rimase appoggiata col viso al petto di Guy, confortata dal calore del suo abbraccio. Avrebbe dovuto allontanarsi da lui, Robin non avrebbe capito quella confidenza, ma non voleva. Sapeva che la notizia che gli aveva dato era una fonte di grande sofferenza per Guy e ne era sinceramente dispiaciuta.
Ascoltò i battiti del suo cuore per qualche attimo prima di rispondergli.
- Non ne parlava. Non ha scritto molto in effetti, solo che stava tornando. - Disse, un po' abbattuta.
Il messaggio di Robin, breve e freddo l'aveva delusa. Dopo tanti mesi di assenza si sarebbe aspettata qualche parola in più, qualche frase affettuosa o almeno il racconto del periodo che aveva passato lontano da lei, ma Robin si era limitato ad avvisarla del suo ritorno senza aggiungere altro.
Guy la lasciò andare e fece un passo indietro e Marian sentì freddo ora che non era più tra le sue braccia.
- In fondo non fa molta differenza. - Disse Guy, in tono triste. - Che torni Vaisey o solo Hood, per me non cambia molto. In nessun caso potrò restare qui. Ma è stato bello finché è durato e devo ringraziare te per questo.
- Non puoi restare?
- Se Vaisey è vivo, no di certo. Non tornerò più sotto il suo giogo.
- Forse Robin lo ha ucciso… Potresti prendere il suo posto definitivamente, in questi mesi hai fatto un ottimo lavoro, nessuno potrebbe negarlo.
Guy le sorrise.
- Sarebbe bello. Ma Hood non lo permetterebbe mai.
- Potrei parlargli, convincerlo.
- Marian, tu sei l'ultima che potrebbe farlo.
- Perché?
- Per questo.
Guy le appoggiò una mano sulla guancia e si chinò a baciarla. Le toccò le labbra con un bacio dolce e tenero e Marian non si tirò indietro, ma rimase a guardarlo, spaurita.
- Anche se ho accettato la tua amicizia, non significa che io abbia smesso di amarti. Posso accontentarmi, se non mi ami io non posso farci niente se non accettarlo ed essere contento lo stesso di quello che puoi darmi, ma Hood non lo capirebbe. Qualunque parola positiva che tu potrai spendere per me, per lui sarebbe solo un ulteriore motivo per odiarmi.
La ragazza rimase in silenzio. Sapeva che Guy aveva ragione.
Gisborne le voltò le spalle e fece per rientrare nel castello.
- Guy? Dove vai?
Il cavaliere le rivolse un sorriso triste.
- Devo sistemare le mie cose. Quando Hood tornerà dovrò essere pronto a partire.
Si allontanò da lei e Lupo lo seguì all'interno del castello.
Rimasta sola, Marian si lasciò cadere sulla panchetta ai piedi dell'albero, si prese il viso tra le mani e scoppiò a piangere.

Allan legò il proprio cavallo dietro al carro, accanto a quello di Guy, poi salì a cassetta e prese le redini.
Fece partire il carro a passo lento e lo fece uscire dalla città, lanciando di tanto in tanto uno sguardo preoccupato a Guy, seduto in silenzio accanto a lui.
Il cavaliere nero aveva il cane accucciato ai piedi e gli teneva una mano sul capo, accarezzandolo distrattamente.
- Ne sei sicuro, Giz? Andare via così, di nascosto?
- Se devo andare via, a che servirebbe fare tante scene? E comunque non importerebbe a nessuno.
- A Marian importerà.
- Lei sposerà Hood. È meglio così, credimi.
- Mi dispiace, Giz.
Proseguirono il cammino senza parlare per un po', poi Guy si voltò verso il giovane.
- Sei sicuro di voler venire con me? Al castello avresti una posizione sicura.
- Con Robin che mi considera un traditore? No, grazie.
- Marian garantirebbe per te.
Allan alzò le spalle.
- Con tutte le sue buone intenzioni, temo che finirei a penzolare da una forca e vorrei evitarlo. No Giz, preferisco venire con te.
- Mi fa piacere. - Disse Guy, semplicemente e Allan si rese conto che quello era un ringraziamento.
- A questo servono gli amici, no?
Guy lo fissò, sorpreso. Allan lo considerava davvero un amico?
Era un pensiero strano, ma anche una piccola scintilla di calore nel freddo che sentiva dentro di sé.
Gli sorrise.
- Già.
- Allora, dove andremo ora?
- Non lo so. Da qualche parte dove non mi conoscono. In qualche posto dove possa costruirmi una vita che sia mia e non dello sceriffo, né di nessun altro.
- Non mi sembra male come piano.
Guy annuì, ma avrebbe voluto gridare che invece era un piano orribile, inaccettabile perché lo avrebbe separato per sempre dall'unica luce della sua vita.
Il suo cuore gli diceva di tornare indietro, ma sapeva che era meglio così. Una volta tornato Hood, la sua presenza avrebbe solo creato problemi a Marian e che senso aveva rimanere quando conosceva già la scelta della ragazza?
Almeno poteva vivere sapendo di essere riuscito ad ottenere la sua amicizia e la sua stima invece del disprezzo meritato dal cane dello sceriffo.
Avevano percorso un bel pezzo di strada quando videro una nuvola di polvere in fondo alla strada.
- Cos'è, Giz?
- Uomini a cavallo. Tanti.
- Possiamo evitarli?
- Non credo, non ci sono posti dove nascondersi e comunque ormai ci avranno visti. Tieniti pronto, potremmo doverci difendere.
Li raggiunsero poco dopo e Guy impallidì nel vedere chi era al comando di quegli uomini, ma si sforzò di restare impassibile.
- Oh, ma guarda che strani incontri che si fanno a volte. - Disse Robin, smontando di sella e puntando l'arco contro i due uomini. - Gisborne e il nostro Giuda. Che strano Allan, ancora non hai tradito anche lui?
Allan divenne rosso in volto, ma non disse nulla, mentre Guy guardò Robin freddamente.
- Cosa vuoi, Hood? Lasciaci passare.
- Perché, per lasciarti libero di raggiungere il tuo padrone?
Guy si sentì gelare.
- Vaisey è vivo?
- Come se non lo sapessi, Gisborne.
- No, non ne so nulla!
- E allora che ci fai a quest'ora su un carro diretto chissà dove? - Robin salì sul carro e tirò via il telo che copriva il carico. - Con sopra mezzo castello a quanto pare. Ma guarda, qui dentro ci sono anche parecchie monete d'argento. Cosa te ne fai? Lo sceriffo ha bisogno di fondi?
- Giù le mani, Hood, non è roba tua!
- Nemmeno tua! Questi soldi appartengono al popolo di Nottingham!
Guy fece per estrarre la spada e Robin lo fissò.
- Davvero, Gisborne? Siete in due contro venti uomini. Credo proprio che ti convenga consegnarmi la spada e arrenderti.
Si avvicinò per togliergli l'arma e lo afferrò per la giacca, avvicinando il viso a quello di Guy.
- Non ho ancora fatto il tuo nome al re a proposito del tentativo di ucciderlo, se non vuoi finire appeso a una forca ti conviene collaborare.
- Non hai fatto il mio nome solo perché non hai le prove!
- Credi che il re crederebbe più facilmente a me o a te? Vuoi rischiare, Gisborne?
- Cosa vuoi da me, Hood? - Chiese stancamente.
- Voglio Vaisey e tu di certo sai dov'è.
- No, non lo so. Tu dovresti saperlo meglio di me visto che lo hai inseguito in Terra Santa.
- Scendi dal carro.
Allan guardò gli altri due, preoccupato dal tono minaccioso di Robin Hood.
- Robin? Cosa vuoi fare?
- Non ti riguarda, Allan. E tu scendi.
- Non ho intenzione di ostacolarti, Hood. Anzi, se hai intenzione di far fuori lo sceriffo faresti un favore anche a me.
- Risparmia il fiato, Gisborne, ne riparleremo a Nottingham. Magari al cospetto del re.
Guy lo guardò, stupito. Il re era tornato in Inghilterra?
Robin gli legò le mani e fissò la corda alla sella del proprio cavallo.
Guy non fece nulla per ribellarsi: tempo prima aveva fatto la stessa cosa quando aveva arrestato Robin Hood ed era chiaro che ora l'ex fuorilegge aveva intenzione di ripagarlo con la stessa moneta.
Il cavallo si mosse e la corda si tese con uno strattone, obbligando Guy a muoversi per non cadere.
Iniziò a camminare dietro al cavallo, cercando di non inciampare e dopo un po' Robin si voltò a guardarlo, con un sorriso ironico.
- Scommetto che ora non ti sembra più tanto divertente, non è vero?
Guy non gli rispose.
No, non era affatto divertente, ma la cosa peggiore era che Robin Hood lo stava riportando a Nottingham in quel modo umiliante e che Marian lo avrebbe visto così.
   
 
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