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Autore: Eurydice_    28/03/2016    1 recensioni
[ Malec | ambientata dopo CoHF ]
' ‘Buon anniversario, comunque.’
La voce dello stregone lo prese alla sprovvista mentre imburrava un pezzo di pane, e all’improvviso si ritrovò le sue braccia calde intorno alla vita e le labbra sul collo.
Con un versetto a metà tra lo stizzito e il compiaciuto, Alec si girò e affrontò Magnus con un sorriso via via sempre più ampio.
‘Buon anniversario a te.’ '
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Alone’, the most awful word in the English tongue*

Un raggio di sole trapelava dalle tende tirate, illuminando il volto dei due uomini sdraiati sul letto.
Magnus non dormiva, però. Era sveglio già da qualche minuto, e da allora non aveva smesso un attimo di guardare il profilo di Alec, i capelli scuri arruffati che gli coprivano gli occhi, il petto coperto da marchi e cicatrici e la mano, rivestita anche lei da un reticolo di segni chiari, poggiata su di esso. Al dito spiccava un anello d’argento, un semplice cerchio con inciso una data: era l’anello che Magnus gli aveva regalato per il loro anniversario di matrimonio. Il primo.
Lo stregone sorrise e con un gesto delicato spostò le ciocche di capelli dagli occhi del marito. Ma quel gesto, sommato alla luce del sole svegliò Alec, che dopo essersi stiracchiato e aver fatto un paio di sbadigli, si allungò per cercare le labbra di Magnus.
Ogni mattina era così. Alec si svegliava sempre dopo Magnus, ma era sempre il primo ad alzarsi dal letto. Non amava starsene sdraiato a poltrire, anche se a fianco aveva la persona che amava di più al mondo. 
Così si alzava, preparava caffè e colazione per entrambi e aspettava pazientemente che lo stregone si desse una sistemata. Operazione che, in genere, occupava circa quaranta minuti.
‘Buon anniversario, comunque.’
La voce dello stregone lo prese alla sprovvista mentre imburrava un pezzo di pane, e all’improvviso si ritrovò le sue braccia calde intorno alla vita e le labbra sul collo.
Con un versetto a metà tra lo stizzito e il compiaciuto, Alec si girò e affrontò Magnus con un sorriso via via sempre più ampio.
‘Buon anniversario a te.’
Era il loro secondo anno di matrimonio, ma sembrava passata un’eternità da quando si erano conosciuti. Magnus avrebbe voluto che momenti come quelli durassero anni, decenni. Avrebbe voluto rimanere con Alec per sempre. Ovviamente sapeva che era impossibile, per quello si godeva ogni attimo, ogni minuto trascorso con Alexander.
Sempre tenendolo stretto in un abbraccio, Magnus si chinò a baciarlo teneramente, senza fretta. Avevano ancora del tempo prima che Alec se ne andasse all’Istituto, ma avevano già un’idea su come passarlo.

 
Qualcosa di umido e freddo premeva sulla guancia di Magnus che, con un sussulto aprì gli occhi di scatto. Un mal di testa martellante gli impediva di pensare lucidamente, non riusciva a fare mente locale. Dove si trovava? Cosa era successo? I ricordi arrivavano a sprazzi confusi, e non riusciva proprio a mettere insieme i pezzi. Si rese conto di essersi addormentato a terra, in mezzo alla neve e si meravigliò di non essere morto assiderato in quelle poche ore. Stava nevicando, i fiocchi di neve gli ricoprivano il cappotto di seta blu che aveva addosso e i capelli, ormai completamente spettinati e privati di ogni glitter.
Iniziò a ricordare con più chiarezza: la sera prima aveva alzato un po’ il gomito, ritrovandosi in strada a bisticciare con un lupo mannaro e solo l’intervento di un altro componente del branco lo aveva salvato da quella situazione. Effettivamente si sentiva un labbro gonfio, frutto probabilmente del pugno che non ricordava di aver incassato. Si alzò lentamente, massaggiandosi le tempie e cercando di non vomitare. Doveva andare da Catarina e pregarla di aiutarlo con i postumi, anche se dubitava fosse così disponibile. Mentre rifletteva sul suo immediato futuro si rese conto di dove era finito. Era circondato da lapidi e mausolei, fiori secchi e ormai appassiti spuntavano qua e là, rompendo la distesa bianca che la neve aveva creato.
Un senso di panico lo travolse, mentre leggeva con orrore la lapide su cui era svenuto; non andava là da anni, da quando avevano celebrato il funerale, e non voleva assolutamente tornarci.
Si era ripromesso di andare avanti, si era chiuso in sé stesso e non aveva permesso a nessuno dei suoi amici di andarlo a trovare. Il dolore era troppo grande da sopportare, nonostante non fosse la prima persona cara che vedeva morire.
Ma Alexander… Lui era morto solo una decina d’anni dopo il loro matrimonio, quando ancora non aveva raggiunto i trent’anni di vita, quando ancora il suo viso non si era riempito di rughe e il blu dei suoi occhi risplendeva vivace e vivo. Alexander, il Cacciatore che lo aveva amato e protetto in ogni circostanza… e che era morto lontano da lui, tra le braccia del suo parabatai, senza nemmeno dirgli addio. Questo lo aveva distrutto, non esser riuscito a proteggerlo quando lui lo aveva sempre fatto.
I ricordi della loro vita passata insieme lo colpirono al petto e lo lasciarono senza fiato, incapace di muoversi, o di piangere, o di parlare. Era come paralizzato.
Lui, uno stregone vecchio di secoli e secoli, avrebbe dovuto sapere come affrontare la solitudine, e c’era sempre riuscito magnificamente, ma Alec era riuscito a cambiare qualcosa nel profondo del suo animo che ora gli rendeva insopportabile, quasi una tortura, quella vita senza amore che stava vivendo. Aveva tentato più volte il suicidio, senza avere però il coraggio di andare fino in fondo.
Aveva paura di morire, ma gli era insopportabile vivere.
Era intrappolato nel suo inferno personale, e non sapeva se il tempo avrebbe mai guarito le ferite che lo affliggevano, come aveva sempre fatto.
Dopo minuti interminabili, riuscì finalmente a muoversi. Si chinò sulla tomba del defunto marito e posò a terra, proteggendolo con un incantesimo, l’anello che Alec portava sempre al dito, regalo fattogli dallo stregone per il loro primo anniversario, e sussurrò poche, dolorose parole.
‘Buon anniversario, amore mio.’

 
 
*è una citazione che ho trovato su tumblr: ‘Alone. Yes, that’s the key word, the most awful word in the english tongue. Murder doesn’t hold a candle to it and hell is only a poor synonym.’
Mi piaceva e l’ho usata per il titolo e come ispirazione.
  
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