L’arte della guerra e della strategia
Era
meglio mettersi al lavoro.
Shen
tornò rapidamente e con naturalezza al ruolo di principe che dominava il campo
di battaglia così come era tornato con naturalezza alla veste di seta e agli
speroni.
Esaminare
la situazione nei minimi dettagli per trovare il modo di arrivare alla vittoria
con il minore sforzo possibile era semplicemente parte di lui come il fatto di
essere albino, solo che adesso stava cercando di usare questa sua
caratteristica per fare qualcosa senza tornaconto, e quello decisamente non era
parte della sua natura.
La
sera del loro arrivo avevano potuto riposare, ma già dal mattino dopo
cominciarono dei veri e propri consigli di guerra, in cui Shen
fece un sacco di domande a Lao e agli anziani del villaggio.
Erano
in cinque, oltre al padre di Po, e quando Shen stava
seduto al tavolo con loro poteva sentire chiaramente su di sé uno strano misto
di paura, rabbia, rifiuto ed una punta di curiosità.
Gli
sembrava di sentire nell’aria i loro pensieri “Sarà vero che è qui per
aiutarci? O sta architettando qualcosa per distruggerci definitivamente”
L’unica
cosa che garantiva per lui era la parola del guerriero dragone e dei cinque
maestri di kung fu, e lui non aveva nessuna intenzione di tradire quella parola.
Stava
sotto i loro sguardi a disagio, sì, ma non spaventato, perché ormai non aveva
più niente da nascondere.
Si
fece dare più informazioni possibile sui nemici che
avrebbe dovuto affrontare, e alla fine di ogni incontro c’erano sempre più
dettagli che formavano nella sua mente uno schema ben preciso.
La
banda da briganti era formata da cinghiali, erano una ventina ed attaccavano il
villaggio una volta ogni mese o due, ed il loro metodo era sempre lo stesso:
sfondavano le porte a colpi di armi da fuoco, sbaragliavano senza problemi la
debole resistenza di quel gruppo di contadini ed entravano nelle case, ma senza
lasciarsi andare a saccheggiare tutto, il loro obbiettivo era un altro: i loro
piccoli.
Bastava
che riuscissero a prendere in ostaggio un paio di cuccioli di panda e gli
adulti smettevano immediatamente di opporre resistenza, ed il capobanda poteva
ordinare loro tutto quello che voleva, che in genere era consegnare le
provviste di cibo e gli oggetti preziosi.
Non
che oggetti preziosi ce ne fossero molti, perché quello era un villaggio di
gente semplice, ma quel poco che avevano lo sacrificavano senza esitazione per
i loro figli.
Shen
evitò accuratamente di esprimere il suo parere su quella strategia, perché era
certo che non avrebbero apprezzato il sentirsi dire che i banditi avevano
escogitato un ottimo metodo.
Scopri
i punti deboli del tuo avversario ed usali contro di lui.
Chiaramente
i legami affettivi verso i cuccioli erano il punto debole dei panda che già una
volta si erano visti quasi sterminati, e fare leva su quelli era un metodo
rapido ed efficace per piegare gli altri.
Gli
venne in mente Peonia, la piccola che involontariamente aveva convinto Lao a
lasciarlo rimanere al villaggio, e si chiese se lui avrebbe provato qualcosa
nel vederla minacciata.
La
risposta gli arrivò sottoforma di un dolore acuto tra
le costole.
Lui
voleva proteggerli.
Dopo
quattro giorni era pronto per esporre la sua strategia.
-Voi
lascerete questo villaggio-
Come
era prevedibile un coro di disapprovazione lo accolse già dalla prima frase.
-Noi
non abbandoneremo mai il nostro villaggio!-
-Ci
abbiamo messo tanto impegno per ricostruirlo e tu non riuscirai a portarcelo via!-
Quell’accusa
lo offendeva profondamente e gli fece perdere la pazienza che già di norma non
aveva.
-Voi
farete quello che dico io se non volete…-
-Aspettate!- si intromise Tigre -Nobili anziani, per favore,
finite di ascoltate la proposta di Shen-
L’atmosfera
rimase comunque tesa, ma nessuno lo interruppe più.
-Voi
dovete lasciare questo villaggio perché chiusi qui dentro siete troppo
vulnerabili, in particolare i cuccioli. Andate via, sulle montagne, e restateci
tutto il tempo necessario. Noi resteremo qui ad aspettare la banda di briganti.
Quando arriveranno troveranno qualcuno in grado di combatterli-
Ancora
percepiva mormorii di disapprovazione, ma in fondo la sua strategia aveva un
senso logico: i panda non sapevano combattere, era un dato di fatto, quindi la
cosa migliore era che si mettessero al sicuro e lasciassero fare a loro.
-E
come farete a sconfiggerli? Loro sono in venti ed hanno le armi che sputano
fuoco, mentre voi siete in sei e siete a mani nude-
-Non
siamo a mani nude! Siamo armati di giustizia, onore, volontà… cos’altro diceva Shifu?-
Shen non
sapeva se ridere o essere infastidito dall’ennesima inettitudine del panda.
Un
silenzio pesante era calato attorno al tavolo, con tutti che guardavano Po con
espressioni scettiche, a parte Tigre che avrebbe potuto farlo a pezzetti.
Shen
decise di aiutarlo.
-Il
nostro vantaggio è che conosciamo… che io conosco quelle armi. So quali sono i
loro punti deboli e posso sabotarle. Da voi ho bisogno solo che stiate lontano-
-Così
esponiamo ugualmente il villaggio al rischio di essere distrutto-
All’ennesima,
inutile opposizione di Lao, Shen esplose senza
controllo.
-Se
sarà distrutto lo ricostruirete! Se invece morirete tutti come bestie al
macello non ci sarà miracolo salverà la vostra specie questa volta!-
Tacque
ansimante e arruffato, tutti gli sguardi sgomenti puntati su di lui.
Fu
certo che anche i Cinque cicloni adesso lo vedevano come quando era stato loro
nemico.
-Adesso
ascoltatemi. Io voglio aiutarvi ma voi dovete permettermelo. Se non vi fidate
di me posso capirlo, ma mettetevi bene in testa che io sono l’alternativa
migliore che avete. L’unica. Se non vi va bene abbandonare il villaggio allora
restate e moriteci dentro, ma rimpiangerete di non avermi dato ascolto-
-Per
te è facile parlare. Da quello che ho sentito tu preferisci demolire edifici
piuttosto che costruirli, quindi non posso pretendere che tu comprenda il
valore di quello che siamo riusciti a ricostruire-
Lao
era di nuovo arrabbiato con lui, e se non fosse riuscito a calmarsi… Shen non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo.
-Hai
ragione, io preferisco demolire le cose. Non me ne importa nulla degli edifici
perché una costruzione non è altro che mattoni, legno e malta, le persone sono
quello che sono. Po è il guerriero dragone anche quando si trova lontano dal
palazzo di Giada, io sono Lord Shen, principe della
città dei Gong anche se ho distrutto il trono di mio padre e demolito a
cannonate il palazzo della mia famiglia. Voi non avete ancora capito di essere
in guerra e che dovrete sacrificare comunque qualcosa. Sacrificate il villaggio
o sacrificate i vostri figli. Pensateci bene e comunicatemi la vostra
decisione-
Lasciò
il tavolo ed uscì dalla stanza ignorando i guerrieri che lo richiamavano indietro.
Aveva
detto esattamente tutto quello che doveva dire, adesso non poteva fare più
niente.
Nell’aria
chiara del mezzogiorno i colori di quell’angolo di mondo risaltavano puri ed
ancora più belli nella loro semplicità.
Verde
dei campi, azzurro del ruscello, rosso della lacca con cui erano dipinti gli
architravi di legno.
Il
punto non era che lui non desse valore a quelle cose, solo riusciva a rendere
il loro valore relativo alla situazione.
I
panda che gli passavano davanti lo scrutavano con curiosità, ma bastava un suo
sguardo a farli scappare via.
Sapeva
come dovevano vederlo: un fantasma.
Il
cattivo uscito dalla favola, un demone che diceva di volerli aiutare ma di cui
non si fidavano.
Tutta
la situazione lo stizziva oltremodo.
E se
lui non avesse potuto fare niente per quel villaggio? E se non avesse compiuto
la profezia?
Doveva
pagare un debito. Era chiaro che doveva proteggere quei panda come una volta
aveva cercato di distruggerli, gli sembrava quasi giusto che fosse così. E
allora perché diavolo non glielo permettevano! Che accidenti pretendevano di
più?
Più
che sentirne il fruscìo avvertì la sua presenza con
il suo sesto senso affinato in anni di combattimenti.
Vipera
lo aveva raggiunto e si era arrampicata su uno steccato per essere alla sua
altezza.
-Pensavi
davvero le cose che hai detto?-
-Ha importanza?-
-Molta-
-Sì,
lo penso. Sono convinto che mandarli via sia la soluzione migliore, perché
comunque anche se restassero non potrebbero fare nulla per il loro villaggio-
-Anche
noi la pensiamo così. Ma tu glielo hai detto in un modo!-
-La
diplomazia non è mai stata il mio forte-
-Tigre
sta cercando di convincerli. Shen-
Lui
trasalì quando si sentì chiamare per nome.
-Sei
un ottimo stratega, ma cerca di lavorare anche sulla delicatezza, va bene?-
Shen
scrollò le spalle. Quando mai una battaglia era stata vinta dalla delicatezza o
dalla gentilezza o da qualcosa che non fossero forza ed astuzia?
Vipera
scivolò via silenziosa come era arrivata e o lasciò solo ad osservare il
paesaggio.
In
lontananza vide una figura di panda piccola, un cucciolo, che gli sembrava fare
cenni di saluto nella sua direzione. Sicuramente uno scherzo della sua
immaginazione.
**
Alla
fine fu Lao ad andarlo a cercare.
-Pare
che tu sappia quello che fai. Guardami-
Shen
sostenne il suo sguardo ancora una volta.
Negli
occhi dell’anziano panda c’era determinazione, una certa amarezza ma anche
preoccupazione.
-Se
noi accettiamo il tuo piano e lasciamo il villaggio, ho la tua parola che farai
tutto quello che è in tuo potere perché non venga distrutto?-
-Hai
la mia parola. Farò tutto il possibile, te lo giuro-
-Va
bene. Mi rendo conto che non possiamo fare altrimenti. Noi andremo via e voi…
voi farete tutto quello che ritenete necessario-
Lao
gli tese la mano e Shen la strinse per sigillare il
patto.
I
lavori per lo sgombero cominciarono quello stesso pomeriggio dopo pranzo.
Lao
radunò tutto il villaggio e spigò ai panda la loro situazione.
Molti
erano riluttanti o addirittura contrari a lasciare il villaggio, ma visto che
Lao e gli altri anziani avevano ormai deciso si convinsero a fare altrettanto.
Ogni
famiglia radunava i suoi averi su un carretto assieme alle provviste e ai
cuccioli più piccoli che non potevano ancora camminare per lunghe distanze.
Tutti
lanciavano occhiate alle loro case, convinti che non le avrebbero più riviste
intere.
I
cinque cicloni e Po aiutavano in quelle operazioni e confortavano i panda più
malinconici, promettendo loro che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero
potuti tornare presto, stavolta per vivere in pace.
Shen si
tenne ben lontano da tutte quelle scene lacrimevoli.
Voleva
che se ne andassero più in fretta possibile per cominciare con la parte
veramente importante del piano, ovvero il contrattacco.
-Peonia!
Santo cielo, Peonia, smettila di fare i capricci! Dobbiamo andare via! Non vedi
che tutti se ne stanno andando?-
-No!
Non voglio!-
Peonia?
Non era il nome della nipote del capo? Quella cucciola di panda che lo aveva
incrociato la sua prima sera al villaggio?
Si
diresse incuriosito verso la casa da cui proveniva il baccano, e non appena
girò l’angolo vide una scena che avrebbe potuto essere comica: una mamma panda
tirava dalle zampe posteriori la sua cucciola, che invece era saldamente
abbracciata alla colonna del portico della sua casa e sembrava intenzionata a
staccarla e portarla con sé piuttosto che lasciarla andare.
-Posso
intromettermi?-
Chiese
Shen.
La
signora non si aspettava un’intrusione, e men che meno si aspettava di vedere
lui, così per la sorpresa lasciò andare le gambe della figlia che finì a terra
con un tonfo.
-Che
sta succedendo?-
“E
piantala di guardarmi come se fossi un mostro!”
Aggiunse
mentalmente rivolto alla donna.
-Shen! Io non voglio andare via! Perché hai detto che
dobbiamo andare via tutti quanti?-
Oh,
no! Pure la piccola che piangeva e dava la colpa a lui no!
-Vuoi
restare qui quando arriveranno i banditi?-
-E
perché no? Lo zio Po è un panda e combatte per il nostro villaggio, perché noi
dobbiamo andarcene?-
-Oh,
tu vuoi combattere? Benissimo-
Shen si
avvicinò a lei con un salto, planando proprio sopra l’architrave e sopra
Peonia.
Fu
facile staccarla dalla colonna e buttarla a terra prima che sua madre potesse
reagire.
La
lama luccicava vicino al musetto sorpreso della piccola.
-Vuoi
combattere? Allora avrai bisogno di questa-
Gliela
porse con più decisione, ignorando le proteste della madre.
-Se
ci sarà da combattere preferisci farlo per difendere tua madre ed i tuoi
fratelli o per difendere un pezzo di legno? Vai con loro. Combatti per loro e
difendili-
Nessuno
avrebbe approvato la sua decisione di affidare una lama affilata da entrambi i
lati ad un cucciolo, tuttavia a Shen non importava.
Era quello
di cui Peonia aveva bisogno per decidersi a lasciare la sua casa senza avercela
con lui e senza vivere l’esperienza come se fosse stata cacciata o strappata a
qualcosa che amava.
La
cucciola si alzò, tirò su col naso un paio di volte, si spazzolò la polvere dai
vestiti e poi prese il coltello con uno strano misto di timore ed orgoglio
negli occhi.
-Usala
se sarà necessario. Non farti nessuno scrupolo-
Le
disse severo.
-Ora
potete andare-
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Cantuccio dell’Autore
He-hem… salve a tutti? C’è rimasto ancora qualcuno? Spero di
sì.
Ho
abbandonato questa storia per troppo tempo non so bene neanche io perché,
comunque adesso sono intenzionata a potarla a termine.
Ringrazio
tutte le persone che hanno lasciato qualche recensione anche se la storia era
sospesa, ringrazio i vecchi lettori che ancora la seguono ed in generale
chiunque abbia la pazienza di non farsi scoraggiare dai miei ritardi.
Grazie
a tutti, cercherò di non deludervi.
Makoto