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Autore: WickedSwan    29/03/2016    3 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 21 HOME

CAPITOLO 21 – HOME

"And I want to wake up with the rain
Falling on a tin roof
While I'm safe there in your arms
So all I ask is for you
To come away with me in the night
Come away with me "

(cOME AWAY WITH ME - nORA jONES)

(EXTERNAL POV – tanto ormai i segreti sono svelati)

“No, ragazzi, non so chi siate ma se non avete un appuntamento, non potete entrar- ehi, vi ho detto di no! Il dottore è occupato adesso, non può ricevervi!”

Senza ascoltare minimamente le parole dell’infermiera, Liam si avvicina alla porta dello studio a grandi falcate, aprendola con violenza.

“Ma che cosa fa? E’ impazzito? Dica qualcosa al suo amico! Lo fermi!” Urla la donna, sconvolta, rivolgendosi a Zayn.
“Oh no signora. Io non fermo proprio nessuno” Risponde il moro, con sguardo truce “Per la prima volta in quasi tre anni stiamo facendo qualcosa di buono e stia sicura che dopo questa conversazione niente sarà più come prima”.

Adesso che sanno.
Adesso che possono fare qualcosa.

Lei lo guarda con il terrore negli occhi, senza capire assolutamente niente di quello che sta accadendo e Zayn decide che è il momento di fare il suo ingresso nello studio del ‘rinomato dottore’.

“Ah. Sappia che il mio amico lì dentro è una furia quando si incazza. E indovini un po’? Adesso è incazzato nero”, conclude, lasciandola con la bocca aperta e le lacrime agli occhi.

Che la festa abbia inizio.

“Dr. Burke, credo che sia arrivato il momento per lei di fare una bella chiacchierata con noi.” Sente dire a Liam, perentorio.

 Il medico è in piedi, di fronte alla scrivania, con uno sguardo ancora più terrorizzato di quello della sua assistente.

“Chi siete voi? Chi vi ha dato il permesso di entrare?” Chiede il ‘dottore’, cercando di ritrovare la sua compostezza.

“Chi siamo, dice? Beh vediamo..il cognome Tomlinson le dice niente, signore?” Risponde Liam, con un sorriso nient’altro che rassicurante.

Zayn lo vede impallidire, creando un contrasto notevole con la faccia rossa e contratta di Liam.
Era davvero tanto che non lo vedeva così arrabbiato.
Era davvero tanto che non lo vedeva combattere per qualcosa.

Era davvero tanto che qualcuno di loro non faceva la cosa giusta.

Dall’altra parte, su un lettino, un uomo dalla faccia triste –il malcapitato paziente del momento, evidentemente- sta osservando la scena con espressione interdetta e corrucciata.
L’espressione vuota, di chi ha smesso di sperare.

Anche Liam deve accorgersi dell’uomo sul lettino, dato che dopo aver lanciato un’ultima occhiata di fuoco al ‘medico’ – tanto per sottolineare che questo è soltanto l’inizio – si rivolge a lui, con tono sbrigativo.

“E lei – continua, rivolto proprio all’uomo dalla faccia triste- farebbe meglio a trovarsi un nuovo dottore, in fretta anche”.

Quello, capendo la situazione, decide in fretta e furia di raccogliere le sue cose e lasciare lo studio, senza neanche preoccuparsi di prendere un nuovo appuntamento o salutare il dottore.
Bene, forse l’hanno spaventato a dovere.
Speriamo solo di poterlo fare anche con Burke, pensa Zayn.

“Che cosa volete da me? Vi ha mandati Tomlinson? Non avete nessun diritto di entrare nel mio studio e cacciare i miei clienti! Mary! Mary, chiama la sicurezza!” Grida il medico, barricandosi dietro la propria scrivania.

Codardo.

 “Se cerca l’infermiera qui fuori..credo se ne sia andata, insieme a quel tipo dalla faccia triste. In effetti sembravano entrambi spaventati a morte. Poverini, non vorrei essere nei loro panni”, risponde  Zayn, sorridendo.

“In realtà io non vorrei essere nei suoi, di panni.” Sottolinea Liam, indicando il dottore, sempre più livido di rabbia e paura.

I due ragazzi si avvicinano ancora; la scrivania, l’unico oggetto che separa il povero medico dalla loro furia.

“Allora, le va di parlare adesso?” Chiede Liam, di nuovo, dopo aver recuperato almeno una parte della sua solita compostezza.

“Ma di che cosa volete parlare?” Risponde il medico, arrogante.

“Ah beh non so, vediamo. Forse del fatto che sia dando delle pillole ad un suo paziente per non farlo guarire? O che abbia un qualche accordo con la signorina Eleanor Calder? Le dice niente questo nome?” Riprende Liam, dopo aver ritrovato un po’ della sua solita compostezza.

“Queste sono accuse pesanti, ragazzini! Avete idea di cosa state dicendo?” Sbraita il dottore, con uno sguardo a metà, tra il diffidente e lo spavaldo.

Sa benissimo chi siano quei tre ragazzi e sa benissimo cosa siano venuti a chiedere.
In fondo Eleanor l’ha vista proprio ieri e crede di aver già capito cosa sta succedendo.
Ma sa anche che senza prove e senza testimonianze nessuno potrebbe mettere in dubbio la sua professionalità.

Nessuno.

Così, mentre i due sembrano sempre più arrabbiati, il medico decide di giocarsi la carta dell’uomo maturo, cercando di sembrare molto più sicuro di quanto in effetti sia.

“Allora? Non parlate più? Avete delle prove per confermare quello che state dicendo? In più non vedo il signor Tomlinson qui con voi. Deduco quindi che non sia d’accordo con questa pantomima?” Incalza il dottore, senza il minimo scrupolo.

Ricorda bene il ragazzo, Louis.
Lo ricorda perso ed impaurito, quando a gennaio si era presentato davanti a lui raccontando tutti quei sogni ed i mal di testa.

Aveva capito subito che erano i segnali di una possibile guarigione; i segnali che molti dei pazienti nelle sue condizioni avrebbero accettato con entusiasmo.

Ma lui no, sembrava soltanto confuso ed arrabbiato.
E, in fondo, era quello per cui lui e la signorina Calder avevano lavorato tutti quei mesi.
Il ragazzo non avrebbe dovuto ricordare, su questo si basava il loro accordo e su questo si basava il suo introito mensile di molte migliaia di sterline.

“Lo faccio per il suo bene, dottore. Lei non sa cosa ha dovuto passare quel ragazzo prima dell’incidente. Ho bisogno che non ricordi. Devo proteggerlo da quelle cose. Per questo ho chiesto che fosse trasferito sotto le sue cure, so che di lei posso fidarmi”, gli aveva detto Eleanor, presentandosi nel suo studio dopo un paio di mesi dall’incidente.

A lui non importavano molto le sue motivazioni, in realtà.
Gli bastava fregare un importante cliente al suo rivale e se nel farlo otteneva anche un po’ di soldi in più e poteva far felice una ragazzina innamorata..beh tanto meglio per tutti.

“Lei è sicuro che non abbiamo le prove, signor Burke?” Chiede allora Zayn, risvegliandolo da quel tuffo nei ricordi.

“Oh, ma con chi credete di avere a che fare? Se aveste avuto anche la minima prova per tutte le vostre accuse, adesso non sareste qui a parlare con me. Il fatto è che sapete di non poter vincere contro di me. E’ la vostra parola contro quella di un medico illustre e riconosciuto. E ora scusate, ma se non avete altro da aggiungere vi prego di lasciare subito questa stanza. Avete già causato abbastanza problemi” Conclude, freddo, pensando di aver chiuso finalmente questa spiacevole parentesi.

“No!” Urla ancora Liam, sbattendo il pugno sulla scrivania e facendo persino scorrere un brivido lungo la schiena di Zayn.
“Noi non ce ne andiamo da qui finché lei non ammetterà che cosa ha fatto!”

Nessuno, a parte Zayn, si accorge della porta dello studio che si apre lentamente.
Liam è troppo preso dalla sua rabbia, mentre il medico ha iniziato a ridere di gusto, sentendosi troppo protetto e invincibile.

“Io non ammetterò mai niente, tutte le vostre accuse sono infondate. Tomlinson ha bisogno di quelle pillole, per controllare la propria instabilità psichica e questo è quanto.  E a meno che uno di voi non abbia una laurea in neurologia, credo che non possiate far altro che accontentarvi delle mie spiegazioni.” Conclude il dottore, beffardo, incastrando i propri occhi in quelli di Liam.

Ed è allora che Zayn scoppia in una fragorosa risata.

“Ma che?” Chiede Burke, allarmato.

“Beh forse loro non avranno nessuna laurea, ma io sì. E credo proprio che dovrò dare una controllata alle cartelle del signor Tomlinson, non credi Richard?” Chiede una terza voce, molto più adulta e profonda.

Lo sguardo del medico scatta verso la porta e soltanto in questo momento si accorge dell’ingresso di altre due persone nella stanza.
Un ragazzo biondo, ed un uomo sulla cinquantina, brizzolato e dallo sguardo particolarmente profondo.

“Dr. Fleming, cosa ci fa lei qui?” Chiede Burke, allarmato, mentre le gambe iniziano a cedere ed il sudore inizia ad imperlare la sua fronte prima di capelli.

“Diciamo che prima di venire da lei i ragazzi sono passati da me. Purtroppo dovevo concludere alcune visite e soltanto adesso sono riuscito a venire qui da lei. Ma ho ascoltato abbastanza per capire che forse hanno ragione.” Risponde l’uomo, inchiodando lo sguardo in quello del collega.

Niall, nel frattempo, si avvicina ai due amici, che finalmente possono tirare un sospiro di sollievo.

“Ti giuro che ci hai fatto perdere dieci anni di vita” sussurra Zayn al biondo, “Ad un certo punto ho avuto paura che Liam stesse per scoppiare.”

“Lo so, scusa, ma quello non si muoveva. Menomale che siamo arrivati in tempo”, risponde Niall, con un sorriso rassicurante.

“Allora, dottore. Posso vedere le cartelle del signor Tomlinson? In fondo era un mio paziente, prima che lei prendesse misteriosamente il mio posto.” Riprende Fleming, avvicinandosi al computer dell’altro.

“Ma veramente, ecco io..” Balbetta Burke, sconfitto.

“Non si preoccupi dottore. Sicuramente non troverà niente di irregolare, giusto? Tutto quello che abbiamo detto è un cumulo di bugie, giusto?” Chiede Liam, con un sorrisetto impertinente sul volto, ormai completamente calmo.

“Allora, preferisci raccontarci tu Gerald, o devo davvero cercare la cartella del paziente?” Domanda Fleming, appoggiandosi alla scrivania.

L’uomo è ormai circondato.
Sa che in un modo o nell’altro la verità salterà fuori.

E sa anche che, molto probabilmente, dovrà presto emigrare in un paese dove non sia concessa l’estradizione.

“Va bene, va bene. Parlo.”

 

 

Louis si sveglia, lentamente.

In lontananza, ancora il rumore della pioggia.

Prima ancora di aprire gli occhi, sente una sensazione nuova nel petto.
Qualcosa che, nel suo stato di semi incoscienza, può definire di pienezza e calore e..casa.

Louis si sente a casa.

Piano piano torna a sentire tutte le parti del suo corpo, il letto, il lenzuolo, il cuscino e quel soffio di aria calda che colpisce il suo collo scoperto.
Un soffio leggero, regolare, rilassato.

E’ un respiro.
E’ il suo respiro.

Solo adesso si accorge dei capelli che gli solleticano il mento e della mano calda abbandonata sul suo petto.
Della gamba che lo trattiene con una morsa gentile, in un gesto tanto intimo quanto familiare.

Le sue dita, nel frattempo, hanno già iniziato a muoversi involontariamente sulla striscia di pelle su cui erano appoggiate; è una schiena liscia e infreddolita, che loro si divertono a venerare, in modo semplice.
In modo naturale.

Apre gli occhi lentamente nella luce offuscata della camera, inizialmente incapace di distinguere niente.

La prima cosa che riesce a mettere a fuoco sono dei ricci ribelli e incasinati, che ricadono un po’ sul suo collo e un po’ sul profilo della persona rannicchiata contro di lui.

Oh, Harry.
Harry ovunque, sopra, sotto, intorno a lui.

Harry è lì, insieme a tutti i suoi ricordi.
Custode della sua felicità.

Il calore unico della sua mano ed il respiro inconfondibile che si infrange sulla sua pelle.
Il respiro che gli provoca brividi, ancora, ancora, ancora.

La consapevolezza cala su di lui come una liberazione: nessun mal di testa, nessuna sensazione di vuoto o di mancanza, nessun sogno terrificante, nessun desiderio di scappare o sparire per sempre dalla faccia della terra.

Tutto quello che prova è una calma quasi totale.
La consapevolezza che, sì, in fondo il peggio è passato.

Non dovrà più avere paura.
Non dovrà più sentirsi solo.
Mai più.

Si sposta lentamente, stando attento a non svegliare il ragazzo addormentato accanto a sé, in modo da poterlo guardare meglio.
Osservare colui che, ancora una volta, lo ha riportato a casa.

Adesso sono sdraiati, l’uno di fronte all’altro, ognuno sul proprio fianco, mentre gli occhi di Louis possono finalmente riscoprire tutti i più piccoli particolari del ragazzo che ancora dorme profondamente.

Lo sguardo scende, marchiando a fuoco nella sua mente l’immagine del suo nuovo inizio.
L fronte distesa e rilassata, come non la vedeva da tanto tempo; il naso che sfiora il cuscino, la bocca leggermente aperta, le labbra carnose e la linea della mascella marcata e perfetta.

Gli era mancato.
Gli era mancato così tanto e neanche se ne era reso conto.
Neanche lo sapeva.

Aveva vissuto mesi, anni, nell’attesa di potersi sentire di nuovo completo, arrivando addirittura a dubitare di esserlo mai stato.
Aveva perso se stesso, insieme ad Harry.
Aveva brancolato nel buio più assoluto, in preda della paura, delle false sicurezze, di una realtà che si era rivelata completamente falsa.

Le sue spalle larghe, i tatuaggi sulla pelle diafana, i due capezzoli in più di cui sembrava tanto vergognarsi.

Erano tutti dettagli che adesso ricordava ma che aveva riscoperto, finalmente senza paura.
Il sorriso sghembo, la camminata un po’ storta e la risata improvvisa e quasi esagerata che aveva sempre riservato solo a lui.

La risata che quella notte aveva ritrovato più roca, più vissuta, ma comunque bellissima.
La risata che, ne era sicuro, si era portato via, il giorno che tutto era andato distrutto.

E di nuovo, le lacrime di colpa e tenerezza tornano a riempirgli gli occhi, come molte volte durante la notte appena passata.

E’ Harry, Harry soltanto che ha continuato a portarlo lontano dal baratro.
Sono sempre io.

Guarda il magnifico uomo che ha davanti a se e continua a chiedersi come possa averlo aspettato, come possa aver accettato tutto quello che gli ha fatto passare in questi mesi, come-

“Lou..” E’ un sussurro leggero, quello di Harry.

Un sussurro che basta, per riportare Louis alla realtà e impedirgli di finire di nuovo nel turbinio del senso di colpa.
Sono sempre io.

“Freddo..” Continua Harry, inconsapevole dell’amore che il ragazzo sdraiato accanto a lui sta provando in questo momento.
Sembra un bambino, in questo modo.

Rannicchiato su se stesso nel cercare il calore che il corpo di Louis ha smesso di donargli.

Harry lo sta chiamando nel sonno, nonostante si siano ritrovati da così poche ore, e Louis non può fare a meno di chiedersi se abbia, in effetti, mai smesso di farlo.
Probabilmente no.

Dopo qualche attimo di stupore, proprio quando la fronte di Harry si aggrotta e i suoi occhi sembrano pronti ad aprirsi, Louis decide che sì, quel ragazzo si merita decisamente altre ore di sonno.
E dopo la giornata di ieri se le merita anche lui.

Senza pensarci ancora, si riavvicina al più piccolo e lo riprende tra le proprie braccia, così come accadeva sempre prima e così come spera che accadrà ogni notte, da adesso in poi.
I loro colpi coincidono come pezzi di uno stesso puzzle e si adattano perfettamente, modellati l’uno sulle curve dell’altro, come se fossero cresciuti nella presenza e nell’assenza, nell’attesa di potersi ritrovare e riconoscere anche dopo anni di lontananza.

E mentre Harry torna a scaldarsi, mugolando di piacere sotto le sue cure, la mente di Louis torna veloce a quello che è successo durante la notte precedente.

La loro notte.
Il loro nuovo inizio e il suo ritorno a casa.

-LA SERA PRIMA-



Harry si avvicina al cancello con urgenza e lo apre con sicurezza,mentre la pioggia continua a scrosciare imperterrita su di loro.
Ormai sono completamente bagnati, dalla testa ai piedi.
Ma non se ne accorgono, impegnati come sono in quel loro camminare un po’ convulso, fatto di soste e sospiri, di passi veloci e baci bagnati.

Attraversano il giardino così, senza preoccuparsi di inciampare o restare bloccati, in quel groviglio di carezze, morsi, baci e membra.
E’ assurdo quanto due anime, rimaste distanti così a lungo, possano arrivare a desiderarsi.
Quanto quel desiderio riempia tutto in un attimo.

Dove prima c’era il vuoto, dove prima vivevano incontrastati dubbi e paure, adesso non c’è altro se non la voglia di esplorare l’altro, ritrovare l’altro, di imprimerselo sulla pelle in modo che questa volta non se ne possa più andare.

La voglia di riconoscersi ed amarsi di nuovo.
Non esiste niente se non l’altra persona e la sua bocca e la sua pelle.
Quella pelle che un tempo sapeva anche di te e che adesso sembra avere un sapore nuovo, ma che profuma sempre come la prima volta.

In Louis i ricordi ancora freschi si mischiano con queste nuove sensazioni, così simili ma allo stesso tempo così diverse.
Harry è così cambiato, è così cresciuto, che in alcuni momenti stenta quasi a riconoscerlo.

Arrivati alla porta, il riccio si abbassa a prendere le chiavi da sotto lo zerbino e con mani tremanti si affretta ad aprirla, mentre Louis lo osserva, cercando di trovare delle vere somiglianze con il suo piccolo.

E non sa neanche perché, ma di nuovo la paura gli attanaglia la gola e le parole stentano ad uscire.
E se fosse passato troppo tempo?
E se fosse comunque troppo tardi?
E se Harry fosse davvero ormai troppo lontano?

E’ così uomo.
E’ così forte.
E’ così completo.

Harry spalanca la porta e si volta con un sorriso sporco verso il suo compagno, che sembra essersi bloccato di nuovo, sotto la pioggia torrenziale.
L’amore della sua vita è lì, di fronte a lui, finalmente con tutti i suoi ricordi.

“Lou?” Chiede, speranzoso, spostandosi dalla porta per lasciarlo entrare per primo.

Ma il ragazzo sembra essersi immobilizzato, il suo sguardo è vacuo e corrucciato, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante e doloroso.

Sembra così indifeso, così confuso tutto bagnato e assorto.
Vorrebbe solo poterlo stringere a sé per sempre e sussurrare al suo orecchio un mantra di ‘ti amo’ e ‘mi sei mancato’ e ‘sposami’ e ‘torna a vivere con me’, ma ha capito che qualcosa non va e sa che solo le parole giuste riuscirà a riportare Louis da lui.

Si avvicina con cautela e sfiora la mano del ragazzo, in un modo completamente opposto da quanto non avesse fatto fino a quel momento.
Louis sta tremando e Harry sa benissimo che non è colpa della pioggia.

Gli prende la mano con più sicurezza, ma sempre con la massima cautela, e lo accompagna dolcemente all’interno della casa, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

Louis è ancora silenzioso, ma il suo sguardo adesso è fisso su di lui, come se stesse studiando ogni suo movimento..come se stesse cercando di capire qualcosa, stando bene attento a non incrociare mai il suo sguardo.
Harry si ferma e aspetta, mentre le gocce d’acqua limpida cadono dai capelli e dai vestiti, bagnando il pavimento dell’ingresso.
Passa una mano tra i capelli, spingendoli indietro, in modo che non gli cadano davanti agli occhi ed è a quel movimento che il silenzio di Louis si spezza improvvisamente.

Un singhiozzo riverbera nella stanza e nelle ossa di Harry, che spalanca gli occhi stupito, mentre nuove e copiose lacrime sgorgano dagli occhi arrossati di Louis.

Ti prego, fa che non l’abbia spezzato.

“Sono così lunghi..” Mormora Louis, tra un respiro e l’altro, mentre stringe entrambe le braccia intorno al busto, come a volersi proteggere.

Ha paura di me?

“Lou, cosa..?” Chiede Harry, senza avvicinarsi troppo per paura di fare qualche mossa azzardata.

Cosa c’è che non va?

Io..Oddio..mi dispiace così tanto..così tanto..” Continua Louis, senza smettere per un attimo di singhiozzare.

“Louis te l’ho già detto, non c’è nessuna colpa da perdonare. Cazzo, io..sono io che dovrei scusarmi..” Cerca di rispondere Harry, senza sapere davvero cosa fare.

Aiutami Louis. Aiutami a capire.

“No no..tu sei così grande e..io..Harry io ho perso così tanto tempo, ho perso così tanto di te in questi anni..”
“Louis ti prego, non pensiamoci più adesso, almeno per stanotte..ho bisogno di stare con te..” Prova di nuovo il riccio.
“No!” Urla improvvisamente Louis, senza lasciarlo finire. “Harry tu..sei così diverso adesso! Come puoi volermi ancora? Come puoi essere ancora il mio piccolino? Sei così forte e sei un uomo ed io..io cosa sono? Mi sembra di essermi appena risvegliato da un brutto sogno e avere di nuovo diciannove anni!” Esplode Louis, mostrando finalmente ciò che davvero lo sta logorando.

Oh no amore mio, no.

Harry guarda il meraviglioso uomo che ha di fronte continuare a spezzarsi e spezzarsi ancora proprio di fronte a lui e non riesce più a stare zitto.
Torna a premere la sua fronte su quella di Louis, prendendo fra le mani il suo viso delicato come poco prima e le parole cominciano a fluire come spinte da una forza sconosciuta.

“Louis. Guardami.” Chiede, con un ordine che sembra più una preghiera.

“No..no Harry non ce la faccio. Ho paura..”
“Di cosa? Lou, di cosa hai paura?”
“Ho paura che non saremo più come prima..ho paura che sia troppo tardi. E se non ci riconoscessimo più?” Chiede, tremante e testardo, senza ancora alzare gli occhi da terra.

Harry vorrebbe dire così tante cose, ma se non riuscirà ad avere la sua attenzione potrebbero essere completamente inutili.

“Lou.. ti prego guardami. Per favore, amore, guardami. Boo..”

Ed è quella piccola parola, quella sillaba, quel soprannome che finalmente cambia tutto.

Gli occhi di Louis si spostano reclutanti sul viso di Harry; sul mento, sulla bocca, sul naso, fino ad incrociare il suo sguardo, finalmente.

“Boo, guardami negli occhi, okay? Sono sempre io, mi vedi? Sono più alto, ho qualche anno di più ma sono sempre io.” Riprende Harry, con voce rotta ma sicura.
“Sono io che inciampo sui tappeti, sono io che stiro le camicie e sono io che ti guardo da lontano e non posso far altro che ammirarti. Sono io che ti ho aspettato e che ho sbagliato molto più di te. Sono io che ho bisogno di qualcuno -no ma cosa dico, di te- te che mi abbracci di notte, perché anche se adesso sono il più alto questo non cambia il fatto che tu e soltanto tu mi faccia sentire davvero protetto.”

Louis è immobile, mentre i singhiozzi sembrano essersi fermati.

Ti prego amore resta, resta, resta.

“Sono sempre io Lou. Sono sempre il tuo piccolo. Sempre. E adesso ho davvero bisogno di te.” Conclude Harry, senza mai spostare lo sguardo da quello del ragazzo distrutto fra le sue braccia.

Passano secondi che sembrano anni, mentre Louis scruta e affonda negli occhi di Harry, in quelle iridi profonde e nitide dove si era sempre potuto specchiare.

E, in quel momento, Louis riesce a vedere il suo Harry.
Non quello meraviglioso, bellissimo ma irraggiungibile che gli era sembrato di vedere; ma quello strano, dolce e genuino che aveva paura di aver perso per sempre.

Harry, che adesso ha bisogno del suo Louis tanto quanto Louis ha bisogno del suo Harry.

“Hazza..” E in un attimo unisce la sua bocca a quella di Harry, in un bacio ancora diverso da tutti quelli che si sono scambiati fino ad ora.

Perché in questo momento non è paura, non è speranza, non è confusione.
Adesso è realtà.

Perché Louis sta assaporando davvero il suo Harry; l’ingenuità di ieri e la sicurezza di oggi, la tenerezza di ieri e la passione di oggi.
La persona che prima non riusciva ad identificare, adesso sembra così vicina al ragazzino che conosceva.
Nel modo in cui gli accarezza le guance, nel modo in cui la sua lingua curiosa si fa strada nella sua bocca, perfino nel suo modo di ridacchiare compiaciuto tra un bacio e l’altro.

“Sono qui Harry. Sono qui davvero, stavolta. Piccolo..”

E continuano a baciarsi, stavolta con meno impazienza e più scioltezza, mentre le sensazioni di ieri e di oggi si fondono in un meraviglioso groviglio di emozioni.

Il dolore, il desiderio, la frustrazione, la speranza, la gioia, la consapevolezza di essere di nuovo loro e di nuovo insieme.

Sempre noi.
Sempre insieme.

“Letto Lou..” Mormora Harry, dopo alcuni minuti durante i quali non sono riusciti a staccarsi un attimo l’uno dalla pelle dell’altro.

“Okay okay” Bacio “Andiamo” Bacio “Ma..” Bacio

“Dai Lou, smetti di parlare..” Lo interrompe Harry, spazientito.

“Stai calmo tigre” risponde Lou, ridacchiando “Pensavo solo che visto che adesso sei decisamente più alto di me potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio..”  Bacio

“Cioè?” Chiede Harry, prima di scendere a lasciare una serie di leggeri morsi sul collo umido di Louis.

“Cristo, lasciami concentrare..” Sospira Louis, mentre le sue mani tirano leggermente i ricci di Harry, provocandogli un mugolio di piacere.
“Sì, sei ancora decisamente il mio piccolo..” Commenta Louis, vedendo quanto Harry sia ancora così pronto, a rispondere al suo tocco.

“Lou ti prego..” Piagnucola il riccio “Dimmi cosa vuoi e andiamo..”

“Io..voglio..” Riprende Louis, con  tono basso e roco –dannatamente roco- facendo voltare Harry, in modo da far aderire la sua schiena e le sue curve al proprio corpo “Voglio che..”

“Cosa vuoi Lou? Cazzo..” Sospira Harry, mentre il suo cervello inizia a vacillare, offuscato dalle migliaia di sensazioni che sta provando.

“Voglio che tu mi porti in collo!” Urla, all’improvviso, risvegliando Harry dal momento di estasi e montando sulle sue spalle come un koala.

“Lou!” Sbuffa il riccio, incapace di trattenere una risata.

Ecco il Louis che ama.
Quello che gli è mancato in tutto questo tempo.

Il ragazzo che in un attimo passa dalla sensualità più estrema alla pazzia pura, trasformandosi in un orsacchiotto di peluche bisognoso di attenzioni e affetto.

Harry cerca di mantenere l’equilibrio, mentre Louis continua ad essere un pericolo sulle sue spalle e lo mordicchia, senza lasciargli tregua.

“Muoviti Harry su, usa quei muscoli..” Sospira, mentre inizia a passare le piccole mani sul suo petto lasciato scoperto dalla camicia, rendendo ancora più difficile la sua impresa.

Ora che si è tranquillizzato, sembra apprezzare questo nuovo lato di Harry.

“Lou se non ti calmi adesso credo che non arriveremo neanche a metà di queste scale.” Risponde Harry, cercando di mantenere un tono credibile e fermo.

Ma quando mai.

Con non poca difficoltà – e un paio di soste per riprendere fiato- arriva finalmente alla camera da letto, letto sul quale Louis si getta senza nessun problema.

La loro camera.
Il loro letto.
Le loro foto.
L’unico luogo dove erano sempre stati completamente liberi.

Gli occhi dell’uno negli occhi dell’altro, entrambi limpidi finalmente, entrambi consapevoli.

Louis è sdraiato sul letto, i capelli arruffati e la felpa verde che gli cade addosso quasi come una coperta; Harry in piedi, di fronte a lui, con il petto che ancora si alza e si abbassa per la fatica.

Il silenzio intorno a loro è assordante di immagini e suoni e ricordi.

“Cazzo Harry, dovrò aggiustarla un po’ questa casa. Troppo pulita e troppo ordinata per i miei gusti.” Lo prende in giro Louis, cercando di smorzare l’emozione che entrambi stanno provando in questo momento.

Harry lo guarda sbalordito, mentre un sorriso incredibilmente luminoso si affaccia sul suo viso.

“Queste sono le..”
“Le prime parole che ho detto quando abbiamo arredato la casa. Lo so.” Conclude Lou, fiero.

Harry si lancia sul letto, baciando Louis in modo casto, ma convincente.

“Mi sei mancato.”
“So anche questo.”
“Ora che facciamo, Boo?”
“Ricominciamo a vivere, amore.”

E’ Louis a prendere l’iniziativa, togliendosi la felpa bagnata ed appoggiandola in terra, delicatamente, dimostrando ad Harry quanto ancora valga per lui.
Harry sorride, mentre con calma sbottona la camicia e la lascia cadere sopra la felpa, dove piano piano vanno ad accatastarsi gli indumenti di entrambi.

“No. Aspetta”, mormora Louis, fermando le mani del riccio prima che si avvicinino ai suoi boxer.

Ora che entrambi sono rimasti in intimo, sembra essere deciso a prendere l’iniziativa e spinge delicatamente Harry, finché non si ritrova supino, sul letto.

“Lou?” Chiede Harry, disorientato.
Non pensava che sarebbe riuscito ad essere subito così sciolto.
Cazzo quanto lo ama.

“Shhh..hai detto che avevi bisogno di me? Quindi, ora zitto e lasciami fare.” Lo ammonisce Louis, ammiccando, prima di sedersi a cavalcioni su di lui, creando subito una piacevole frizione.

“Mhhmm” Mugola Harry, quando Louis inizia a sfregare con più decisione, mentre inizia a mordere e baciare il suo collo scoperto.

“Anzi”, gli sussurra all’orecchio, “Fatti sentire. Mi ha sempre fatto impazzire ascoltarti godere”.

Harry rilascia un altro sospiro profondo, mentre la scia di baci e morsi scende, passando per le clavicole, il petto e i quattro capezzoli che hanno sempre affascinato Louis.

“Oh, eccoli qui, i due intrusi..vediamo se sono sempre sensibili come una volta?” Chiede Lou, prima di iniziare a lavorare su entrambi, con i denti e con le dita.

“Cazzo, cazzo, cazzo Lou mi uccidi” Sibila ancora Harry, la testa tirata indietro ed i muscoli del collo in tensione.

Louis alza gli occhi, per osservare quella maestosa visione; i capelli di Harry, così lunghi e selvaggi, sono sparsi sul cuscino e i suoi occhi, socchiusi, lo stanno fissando in trepidante attesa.

“Calma curly, che piano piano ci arriviamo.” E scende, ancora, soffiando sulla pancia di Harry e lasciando un languido bacio sull’ombelico.
Harry è percorso da un brivido profondo, perché sente nelle viscere di essere davvero completamente e irreparabilmente di Louis.

Tuo, tuo, tuo.
Nessuno riesce a farmi sentire così.

Louis, che continua con la sua tortura; che accarezza i suoi fianchi; che assaggia la sua pelle; che con un ultimo sguardo reverente e malizioso abbassa i boxer di Harry, lasciando libera la sua erezione.

E resta così, ad un soffio da lui, meravigliato.

Bellissimo.

“Oh, sì.” Commenta, prima di abbassarsi su di lui e dedicarsi alla dolce tortura a cui da troppo tempo non sottoponeva Harry.

E mentre ricorda i punti deboli del suo amore; mentre ritrova la sua vena sporgente e lo vede sciogliersi sotto il tocco della sua lingua e delle sue labbra, torna davvero a scoprire quanto possa essere bello fare l’amore con qualcuno.

Prendersi cura di quel qualcuno, del suo qualcuno, mentre lui si abbandona completamente ai suoi tocchi e alle sue provocazioni, rispondendo con la stessa necessità di un uomo che trova acqua nel deserto.

Harry è in sua completa balia, le mani aggrappate ai suoi capelli, e Louis deve toccarsi attraverso i boxer, cercando un po’ di sollievo, per poter completare la sua opera di disfacimento.

E quando lascia che i denti sfiorino la pelle sensibile di Harry, il riccio non riesce a trattenersi e dà una forte spinta col bacino, mentre inarca la schiena e mugola ripetutamente il suo nome.
Louis si ferma un attimo e alza gli occhi verso il viso del riccio, quasi trasfigurato dal piacere.

“Sei bellissimo”, sussurra, proprio sulla punta, in modo che le labbra sfiorino la sua pelle e il respiro caldo si infranga su di lui, aspettando che gli occhi del riccio si abbassino su di lui per incastrare gli sguardi.

Harry respira forte e i suoi occhi sono così lucidi e la sua bocca aperta e Louis potrebbe venire in quel preciso istante anche solo guardandolo.

Harry. L’unico che risponde così al suo tocco.
L’unico che conosce alla perfezione ogni angolo della sua anima.

“Lou.” Lo chiama il riccio, risvegliandolo dalla contemplazione. “Non voglio venire così..io..voglio te.” Gli dice, prima di sollevarlo su di sé e tornare a baciarlo, assaggiando il suo stesso sapore.

“Okay, okay piccolo. Come mi vuoi?” Chiede Louis, mentre il riccio scaraventa i propri boxer e quelli di Louis il più lontano possibile da loro.

“Così Lou.” Soffia Harry, prima di aprire le gambe e baciare Louis con tutta la dolcezza possibile, nonostante il desiderio e la voglia del momento.

“Sono pulito.” Continua Harry, spiegando meglio cosa questo ‘così’ voglia dire.

Harry ha bisogno di sentirlo davvero, pelle contro pelle, senza alcuna barriera a separarli.
Io e te e basta.

Louis lo guarda, prima di dargli un bacio a stampo e rispondere che, sì, anche lui è pulito.
Le ultime analisi le ha fatte a gennaio e dopo..beh fino ad ora non è più stato con nessuno.

Mai più nessuno.

Per un attimo fugace l’immagine di Eleanor attraversa i suoi occhi, ma fa presto a cacciarla.
Ci sarà tempo per pensare a lei.
Adesso deve dedicarsi completamente ad Harry.

Harry.

Tre anni, o poco meno.
Tre anni di sofferenza e mancanza e rassegnazione.
Tre anni di speranze nascoste e ricordi e sguardi da lontano.

E ora Louis è qui, di fronte a lui, sopra di lui, mentre lo prepara meticolosamente e dolcemente, con un’espressione concentrata ma allo stesso tempo felice.
Ed Harry è talmente affascinato dall’uomo che ha davanti, che neanche se ne accorge del dolore iniziale, procurato dalla mancanza di lubrificante.

L’uomo che ha abbandonato tutte le certezze che sembrava avere e che ha accettato la verità, con tutto il dolore e la malinconia che avrebbe portato con sé.
L’uomo con i capelli folli e lo sguardo innamorato che adesso lo sta penetrando, sempre lentamente, sempre senza staccare un attimo gli occhi da lui.

Lo stesso che la pioggia gli aveva portato via e che adesso glielo ha restituito.

E quando, alla fine, sono completamente uniti, rimangono immobili.
Immobili, la fronte di Louis appoggiata sulla sua, i respiri che si fondono, i petti che si alzano ed abbassano contemporaneamente e le gocce di sudore che scendono regolari sulla pelle di entrambi.

E’ l’unione di quello che è stato e di quello che sarà.
E’ tutto quello che esiste in questo momento, tutto quello che ha importanza.

Io e te e basta.

“Ci sei piccolo?”
“Sì. Sempre.”

E sono tanti i significati di questa risposta, ma adesso non è il momento di parlarne.

Louis esce da lui, quasi completamente, prima di iniziare a spingere in modo lento e regolare.

Lo farà impazzire.
Harry sa che lo farà impazzire.

Era sempre stato bravo ad essere il maestro d’orchestra; a dirigere il ritmo e spingerlo oltre ogni possibile limite.

Le spinte si fanno sempre più veloci e le mani di Harry si aggrappano alla schiena di Louis, per poterlo avere più vicino e unire le loro bocche i baci sporchi, fatti di denti e nasi che si scontrano e piccole risate sommesse.

Harry continua a ripetere parole senza senso, litanie confuse, dichiarazioni d’amore ed è convinto di essere ridicolo, così assorto e così incapace di formulare un pensiero che non sia ‘Louis, Louis, Louis’.

Harry
Louis
Harry
Louis
Harry
Louis

Io e te e basta.

Ed è così che entrambi vengono, prima Harry e subito dopo Louis, con l’uno il nome dell’altro sulle labbra.

Harry
Louis

Quei nomi, urlati e sussurrati, che contengono così tante emozioni che portano entrambi sull’orlo delle lacrime, di nuovo.

Louis esce da lui lentamente e si abbandona sul suo corpo, senza neanche preoccuparsi di pulirlo, prima di respirare forte tra i suoi capelli ed aggrovigliare le sue gambe a quelle del riccio.

Il tuo odore Haz, il tuo odore.

“Ti amo Louis. Non ho mai smesso. Neanche per un attimo.”

Harry è ancora tremante, ma la sua voce è decisa e limpida quando dice queste parole.
Louis sbuffa una risata di felicità fra le sue ciocche bagnate, perché cazzo, è tutto il giorno che piange ed Harry deve davvero smettere di dire queste cose.

Restano zitti entrambi, per un po’.
Mentre tutto, in quella stanza, racconta di loro.

Louis sente le parole di Harry che si fanno strada nel suo sangue e nelle sue ossa, riempiendole di verità e vita; Harry lo aspetta, come ha sempre fatto, mentre inizia ad accarezzare la sua schiena contratta, provocandogli nuovi brividi di piacere.

Quando entrambi hanno ritrovato il fiato, Louis si sdraia accanto ad Harry, fissando il soffitto con un sorriso sereno dipinto sul volto.
Harry non può far altro che imitarlo, mentre si gira su un lato, per osservarlo meglio.

“Io..” Inizia Louis, prima che una risata nervosa gli riverberi nel petto.

Harry resta in silenzio, avendo imparato che in questi momenti Louis ha bisogno solo di essere ascoltato. Sposta solo una delle sue mani, cercando quella di Lou ed incrociando le loro dita, in modo da rassicurarlo senza dover parlare.

Louis la stringe subito, come se non avesse aspettato altro, iniziando a muovere il pollice, in un gesto automatico e naturale.

“Lo so che forse non  vorresti sentire queste cose..insomma ti capirei se adesso ti venisse voglia di chiudermi la bocca con un cuscino ma..volevo solo dirti che –oddio, non so neanche come spiegarlo cazzo”, Riprende Louis, rosso in viso e a corto di parole.

“Lou. Niente di quello che mi dirai potrà farmi cambiare idea su questo. Su di noi. Ti amo, te l’ho detto.” Lo rassicura Harry, stavolta anche con le parole.

“Pensavo che fare sesso fosse una cosa meccanica. Che l’orgasmo fosse solo fisico e che insomma..non fosse neanche così speciale. Con Eleanor era così.” Dice Louis, tutto d’un fiato.
“Però, io lo sentivo. Sentivo che non poteva essere così. Io..lo sapevo che in quel modo era sbagliato. Era come se in qualche modo avessi la certezza che si poteva provare di più, molto di più..ma senza sapere come.”

Harry apre la bocca per dire qualcosa, ma Louis si volta e lo ferma con un bacio veloce.

“Fammi finire, che è già abbastanza imbarazzante così. Ma ho bisogno di farti capire.”
E Harry, di nuovo, aspetta.

“Era come se una parte di me mi fosse stata strappata. E la cosa peggiore è che non avevo idea di cosa fosse quella parte. Cioè, stavo bene per la maggior parte del tempo, poi rimanevo solo, abbassavo le difese, mi guardavo allo specchio e nei miei occhi vedevo la sofferenza.
Passavo le giornate con quel vuoto sempre lì e continuavo a chiedermi se non fosse un problema mio. Se non stessi completamente impazzendo. Avevo una paura fottuta, Harry. Mi sentivo solo quando ero circondato da persone.” Continua Louis, con voce tremante.

Harry cerca di trasmettergli tutto l’amore possibile con un solo sguardo.

“Avevo una fidanzata, una famiglia, degli amici e per quanto ne sapevo era tutto quello di cui avevo sempre avuto bisogno, no? Eppure stavo male e mi odiavo per questo. Poi..cazzo Harry poi c’eri tu. Eri sempre lì e credevo di non- Credevo che il nostro rapporto non fosse mai andato oltre la semplice conoscenza. Eppure non potevo non guardarti, non potevo non restare per ore a pensare a te. Non riuscivo ad abbandonare l’idea di voler sapere di più su di te.”

La mano di Harry stringe ancora di più le dita tremanti del più grande.
Lo so.

“E tu eri sempre così distante, così irraggiungibile in qualche modo. Eppure potevo prevedere i tuoi movimenti a volte. Sapevo quale fosse la tua torta preferita. Io..quando mi hai abbracciato, sulla terrazza, la sera del mio compleanno..quel calore io lo conoscevo a memoria. E questo mi faceva ancora più paura di tutto il resto.”

Louis si ferma, per riprendere fiato, ed Harry è così innamorato di lui che vorrebbe poter cancellare tutto per farlo stare bene.

“La sera del tuo compleanno è stato il momento in cui ho ricominciato a crederci.” Sussurra, piano, per spronare Louis a continuare.
Io c’ero Louis. Anche se non ti guardavo, anche se ti ho lasciato solo.
Io ero sempre lì.

“Poi mi sono presentato a casa tua come una furia e tu mi hai lasciato dormire sul tuo divano e il giorno dopo..beh è successo quello che è successo.” Riprende Louis, sorridendo amaramente.

“Il peggior Natale della mia vita, senza dubbio.” Risponde Harry, sincero.

“Mi dispiace.”
“Non importa. Sai come la penso. Sono stato io a lasciarti andare per primo.” Lo rassicura Harry.

“Sì ma tu eri pronto a dirmi tutto e io ti ho tirato un pugno. Un pugno Harry!” Urla Louis, imbarazzato.

Sfiora il viso di Harry con le dita, proprio nel punto in cui lo aveva picchiato molti mesi prima.
Come faccia a ricordare il luogo esatto, questo proprio non lo sa, ma è contento che non sia rimasta nessuna traccia del suo passaggio.

“Comunque, non ti ho creduto. Io..non lo so, avevo paura perché darti ragione avrebbe significato considerare falsa tutta quella che era stata la mia vita negli ultimi due anni. E non solo, anche tutti i ricordi che pensavo di avere e che in realtà non sono reali.”

“Non eri pronto.”

“No, non ero pronto. Per questo..Harry mi dispiace ma..ho iniziato a prendere delle pillole e pensavo mi avrebbero aiutato ma ero così confuso, sempre più confuso e ti ho trattato malissimo e..”

“Lou.” Lo interrompe Harry.

“Sì okay okay, tutto perdonato. Lo so. Va bene. Però lascia almeno che ti dica questo” Riprende Louis, rassegnato al fatto che Harry sia davvero troppo buono per essere un normale umano.

Gli prende il viso fra le mani, dolce ma deciso, e torna ad unire le loro fronti in una posa che, ne è sicuro, diventerà quella dei momenti importanti.

“Nonostante tutto il casino che avevo in testa, io non ho mai smesso di amarti. Neanche un secondo. E non lo sapevo ma lo sentivo. Devi credermi perché è così”, mormora, mentre Harry fatica a respirare.

“Ti amavo quando stavo con lei e non mi bastava.
Ti amavo quando cantavamo uno accanto all’altro e la mia testa continuava a girarsi verso di te, come se volesse dedicarti ogni canzone ed ogni parola di quei testi.
Ti amavo quando mi svegliavo la mattina e riuscivo ad alzarmi dal letto solo dopo aver indossato quella felpa.
Ti amavo quando non ti ascoltavo e ti trattavo male e cercavo di ignorarti perché avevo paura.
Ti amavo sempre, perché quando ero solo cercavo qualcuno ma non sapevo chi.”

I suoi occhi sono così sicuri che Harry non può far altro che credere ad ogni parola e tatuarsela nel cuore.

“E quando prima mi è tornato tutto in mente e il mal di testa è scomparso, tutti i pezzi del puzzle sono tornati al loro posto. Lei non bastava perché non eri tu e la felpa era tua e la paura che provavo era quella di scoprire la verità e quel qualcuno che cercavo non eri altro che tu.”

Il silenzio nella stanza regna sovrano e Harry è convinto che Louis possa sentire il battito, fortissimo, del suo cuore.

“Sei sempre stato tu.” Conferma Louis, prima di tirarsi addosso Harry e ricominciare a baciarlo, in mezzo alle lenzuola e nonostante l’appiccicaticcio che hanno addosso.

Io e te e basta.

Si baciano come hanno sempre fatto, assaporandosi e memorizzando ogni respiro, ogni suono ed ogni sguardo.
Louis lo ama, l’ha sempre amato ed Harry capisce che no, non sarebbe giusto cancellare quel periodo dalle loro vite.

Perché tutto quel dolore l’ha portato a lottare e combattere per il suo amore e l’ha fatto crescere e maturare.

E ora sono di nuovo insieme, stretti in un letto che profuma di loro, quindi forse è stato giusto così.

“Harry?” Chiede Louis dopo qualche minuto, “Ti andrebbe di..insomma..”
“Cosa Lou?” Domanda Harry, prima di tornare a dedicarsi al suo collo.
“Vorrei provare a fare il passivo. Mhhm, per- per favore?”

E se fosse un altro, ad Harry verrebbe da ridere.
Perché, insomma, non è proprio così che uno si aspetterebbe di sentirselo chiedere.

Ma il ragazzo che sta arrossendo sotto di lui è Louis e gli ha appena chiesto di fare il passivo.
E ha detto per favore.

“Sei sicuro?” Chiede Harry.
In fondo Louis era sempre l’attivo prima.
Questa sarebbe la sua prima volta.

“Sì Harry. Sono sicuro. Ti ho detto che avremmo sfruttato la tua crescita..” Risponde Louis, ridacchiando per nascondere l’evidente imbarazzo.

“Okay.” Mormora Harry, prima di prendere in mano la situazione.
In questo momento è lui l’esperto, suo malgrado.

“Okay” risponde Louis, nervoso.

Ma Harry non può e non vuole fargli troppo male, così si alza velocemente dal letto e senza una parola esce dalla stanza completamente nudo.

Louis resta pietrificato sul posto, mentre sente il rumore dei passi del riccio, che veloci scendono e risalgono le scale.
Per un attimo aveva avuto paura che se ne sarebbe andato; ma quando lo vede rientrare con in mano il suo giaccone, capisce che deve esserci dell’altro.

Harry scava nell’enorme tasca laterale, tirando fuori il portafoglio e sorride compiaciuto.

“Trovato!” esclama, estraendone una bustina blu troppo grande per essere quella di un preservativo.

Il giaccone viene abbandonato in terra, insieme al resto dei vestiti, mentre Harry torna a buttarsi sul letto sventolando vittorioso la bustina.

E’ lubrificante.

“Harry?” Chiede Louis, interdetto.
Non per il fatto che Harry avesse del lubrificante nel portafoglio, non può certo biasimarlo, ma per il fatto che gli sia venuto in mente soltanto adesso.

Harry non sembra voler rispondere alla sua domanda implicita, così Louis decide di chiedere apertamente.
Benedetta curiosità.

“Perché non  l’hai preso prima? Ti avrei fatto molto meno male.” Osserva, pratico.

Harry lo guarda per poi baciarlo dolcemente, prima di rispondergli con l’aria di chi sta dicendo la più grande ovvietà del mondo.

“Prima cosa, sapevo che non mi avresti fatto male. Ero così preso da te che non me ne sono neanche accorto. E poi..non so, è che è la tua prima volta e stavo cercando un modo per farti soffrire il meno possibile. Ed eccolo qui.” Conclude, strappando la bustina e ridacchiando fra sé.

Louis è estasiato dall’uomo che ha davanti.
Harry ha appena fatto uno dei gesti più protettivi che potesse fare e neanche se n’è accorto.

Cazzo se ti amo.

“Voltati..è..è più semplice le prime volte.” Lo istruisce Harry, mentre lascia che Louis gli dia le spalle e si pieghi sulle ginocchia, lasciando a mezz’aria quel dono del cielo che è il suo sedere.

Harry lo osserva, imbambolato e sognante.
Non pensava di potersi innamorare anche delle parti del corpo, ma da oggi in poi dovrà ricredersi.

“Louis sono innamorato del tuo culo.”
Di te, del tuo culo, dei tuoi occhi, dei pancakes schifosi che fai e anche del fatto che se dormi girato a destra sbuffi tutta la notte.

“Styles, smetti di sbavare e muoviti che sono un attimo nervoso.” Lo riprende Louis, con la voce che tradisce aspettativa e tensione.

Harry si avvicina a lui, sovrastandolo da dietro.

“Devi stare tranquillo Lou. Andrà tutto bene. Devi solo rilassarti.” Gli dice, prima di lasciargli un bacio sulla nuca e tornare a dedicarsi alla sua precedente attività contemplativa.

Ma Louis è ancora teso ed Harry inizia a posare baci leggeri su tutta la sua colonna vertebrale, mentre massaggia ogni muscolo della schiena, passando le sua dita sulla pelle tremante del più grande.
Con lentezza estenuante arriva fino alla curva del fondoschiena per perdersi completamente in esso.

Quando lo morde e sente Louis ridacchiare, capisce che è arrivato il momento di passare allo step successivo.
Vuole che sia tutto perfetto.

Avvicina un dito all’entrata del più grande, e inizia a spingere lentamente, stando attento ad ogni minimo movimento.
Sa che questo è un momento importante per Louis e non vuole assolutamente fargli più male del necessario.

“Rilassati Lou. Respira e rilassati.” Lo ammonisce, continuando ad accarezzargli il fianco e a spingere dentro.

“Cazzo Haz..” Sospira Louis, sorpreso dalla sensazione di bruciore.

Louis non riesce più a sentire niente, se non il battito martellante del proprio cuore e quell’intrusione strana e particolare che ancora non sa definire.

“Rilassati..” Ripete Harry, mentre in pochi minuti cerca di far abituare il più grande alla sensazione, in modo da poter aggiungere un secondo dito.

Quando lo fa, Louis viene colto di sorpresa e rilascia un grugnito infastidito, mentre stringe fra le mani il lenzuolo e cerca di rilassarsi più che può.
Sa che Harry sta facendo il massimo per farlo stare bene.
Si fida completamente.

E’ Harry.
E lo sta toccando con così tanta delicatezza e attenzione da lasciarlo ancora senza fiato.

Harry si sta prendendo cura di lui, senza egoismo e senza fretta.

Io e te e basta.

Quando Harry sforbicia per la prima volta, a Louis scappa un ‘vaffanculo’ involontario ed Harry non può far altro che ridacchiare, anche se il desiderio continua ad aumentare e tutto là sotto è di nuovo completamente sveglio.

Serve solo un attimo.

Un attimo solo, in cui Harry riesce finalmente a toccare quel punto e Louis diventa letteralmente burro fra le sue mani.

“Cazzo Harry, sì!” Urla, quando finalmente il piacere inizia ad unirsi a quella sensazione costante di bruciore e fastidio.
Harry esulta dentro di sé e torna a battere su quel punto una, due, tre volte, finché Louis comincia a chiedere di più e a spingersi contro le sue dita, spasmodicamente.

Louis che si fida ciecamente e si abbandona alle sue mani.
Ti amo.
Anch’io.

“Ci sono Harry. Sono pronto.” Mugugna Louis, la faccia affondata nel cuscino ed il corpo che inconsciamente chiede sempre di più.

Harry recepisce il messaggio e toglie le dita lentamente.
La sensazione di vuoto che segue lo lascia insoddisfatto e quei secondi di attesa sembrano non passare mai.

Ancora.

Harry si prepara, respira e lo penetra in modo deciso e secco; il petto del riccio aderisce completamente alla schiena nuda di Louis ed i suoi capelli vanno a mischiarsi a quelli del più grande, mentre lo avvolge con un braccio e lo tiene stretto a sé.

La sua mano stretta sullo stomaco del più grande, a sciogliere definitivamente quella morsa che per anni lo aveva stretto.

Louis blatera un altro vaffanculo nel cuscino, più per la velocità della mossa che per il dolore vero e proprio.
In effetti, non gli è dispiaciuto affatto.

“Scusa.” Mormora Harry nel suo orecchio, con un tono che sa di tutto tranne che di pentimento.

Gli affondi di Harry non sono affatto lenti e regolari, ma si susseguono sempre più forti uno dopo l’altro, togliendo il respiro e le forze al Louis.

Dopo pochi colpi, Harry trova ancora il suo punto debole e Louis non riesce più a trattenere mugolii ed urli di piacere, che riempiono la stanza e –sospetta- anche il resto della casa.

“Cazzo Harry, non pensavo fosse così..”
“Ti piace?” Chiede il riccio, consapevole dell’effetto che tutto questo sta avendo sul più grande.

Erano anni che desiderava di farlo; anche da prima dell’incidente, e spera che da ora in poi possa diventare una pratica abbastanza costante.

“Porca troia se mi piace!” Risponde Louis, quasi ululando, mentre ormai tutti e due stanno raggiungendo l’apice.

Harry ride nei suoi capelli e cerca di avvicinarsi ancora di più a Louis.

Uniti in una danza maestosa e indimenticabile; l’ultima di mille e la prima di altre infinite, in una nuova affinità, in un nuovo mondo.

Il sesso che si confonde con l’amore e che lascia entrambi senza fiato.
Come sempre e per sempre.

“Pensi di poter venire senza essere toccato?” Chiede, speranzoso.
Vuole distruggerlo completamente; renderlo davvero suo, in tutto i sensi.

Io e te e basta.

Louis non risponde; non ha più la lucidità per farlo, mentre si spinge all’indietro, seguendo i movimenti di Harry, finché improvvisamente, non si riversa sul lenzuolo, sporcandolo di sé.

Harry viene subito dopo, trasportato dall’orgasmo del più grande, e si accascia su di lui coprendolo completamente.

Restano lì, sdraiati uno sull’altro; distrutti, stanchi e soddisfatti, a godersi i loro respiri irregolari e mormorarsi milioni di

‘tuo’,

‘mio’,

‘ti amo’,

‘mi sei mancato’,

‘ti prego, non andartene mai più’.

La stretta di Harry si fa sempre più debole, mentre la pioggia torna a battere costante sul tetto ed il giorno lascia spazio alla notte.

“Questo lenzuolo fa schifo, dovremmo cambiarlo”, mormora Louis con la testa sul cuscino e gli occhi socchiusi.
“In realtà dovremmo anche lavarci, altrimenti domattina restiamo appiccicati”, risponde Harry, direttamente fra i capelli del più grande.

“Beh, su quello non avrei obiezioni”, ridacchia Louis, spostandosi da sotto il riccio e accaparrandosi un altro cuscino.

Harry lo guarda, già mezzo addormentato, con un sorriso ebete sul volto e gli occhi limpidi.

“Vieni qui piccolo”, lo invita teneramente Louis, aprendo le braccia.

Harry gli si rannicchia contro, intersecando le loro gambe e rannicchiandosi su se stesso, in modo da infilarsi completamente nel suo abbraccio.

“Mettiamo in ordine domani, okay?” Chiede, con il broncio e la voce di chi sta già sognando.

“Certo. Buonanotte Hazza.” Gli risponde Louis, con un bacio sulla tempia e la voce impastata.

“Notte Boo”.

A casa.
Louis è a casa.

FINE FLASHBACK



 

 

 

   
 
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