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Autore: Alexis Laufeyson    29/03/2016    1 recensioni
Non credere alle storie degli Angeli caduti: gli Angeli non cadono mai. Si colorano di nero, forse, ma continuano ad esistere e a vivere, e restano sempre bellissimi e irraggiungibili.
Il loro è il coraggio dei disperati, in fondo: non hanno nulla da perdere, ma hanno tutto da guadagnare, e sono troppo ingenui -forse anche egoisti- per sapere che tu, diversamente da loro, non puoi permetterti di perdere nulla.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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È freddo. L'Inferno, intendo.
Non è tutto fuoco e fiamme come dicono… è ghiaccio e vento, una perfetta metafora di ciò che ho dentro: un'anima arida e congelata da quella che tutti chiamano 'Morte'. Non provo niente, ormai.
Sono sola, non ci sono neanche le anime dei dannati urlanti di cui tanto si parla a ricordarmi di esistere… è una perfetta punizione, meticolosa. Sembra fatta apposta per me.
L'Inferno non si basa sul dolore "fisico", non si basa sulla legge del contrappasso. L'Inferno è freddo e paura, una landa desolata che neanche riesci a vedere, perché attorno a te è tutto buio.
Eppure sai di esserci: sai di essere morta e che il Paradiso non ti ha voluto, altrimenti dove sarebbero la luce dell'Amore, la pace eterna, gli Angeli pronti a guidarti verso una vita migliore?
Non c'è nulla di simile qui all'Inferno, non c'è calore, non c'è luce: è tutto nero, a volte è anche bianco, ma è il bianco del vuoto. Esattamente come il vuoto che sento e che è la mia dannazione.
Vuoi un consiglio? Non innamorarti mai di un Angelo, neanche se fosse la più bella creatura che abbia mai camminato sulla Terra, perché finiresti col perderti.
Loro hanno le ali, e vivono di sogni, ma tu no.
La loro luce non è fatta per te, non è fatto per te il loro Amore. Anche se tra le loro braccia c'è il mondo, due ali di morbide piume non possono reggere il peso di un peccato mortale. Gli Angeli sono l'incarnazione della purezza e dell'innocenza perfino quando si macchiano del sangue di un demone.
Gli Angeli non hanno paura di niente, eppure basta un soffio di vento a distruggerli. Combattono contro il Male mettendo a repentaglio la loro stessa anima -perché non si può parlare di "vita", quando sei immortale e tutto ciò di cui hai bisogno è la luce del tuo dio- perfetti paladini di un mondo che cade a pezzi e che di loro non si cura affatto.
Il loro è il coraggio dei disperati, in fondo: non hanno nulla da perdere, ma hanno tutto da guadagnare, e sono troppo ingenui -forse anche egoisti- per sapere che tu, diversamente da loro, non puoi permetterti di perdere nulla.
Non credere alle storie degli Angeli caduti: gli Angeli non cadono mai. Si colorano di nero, forse, ma continuano ad esistere e a vivere, e restano sempre bellissimi e irraggiungibili.
Puoi illuderti di amare un Angelo e che lui ricambi -è una bella illusione, lo ammetto- ma, come tutti i sogni, neanche questo è destinato a durare.
Prima o poi ti svegli e scopri che lui non c'è più e che il prezzo da pagare per il vostro amore clandestino è una vita all'Inferno. Letteralmente.
No, lui non pagherà, perché ha fatto semplicemente ciò per cui è stato creato: ha dispensato il proprio amore e ti ha resa felice. Sta a te, poi, scontare la pena per entrambi… alla fine, è un modo un po' bastardo per dirgli "grazie".
Non ricordo, però, se gliel'ho mai detto, "grazie", perché per me è -era- una parola un po' ipocrita, troppo di circostanza per essere capace di esprimere davvero il concetto per cui era stata creata.
Mi piaceva dimostrare il mio affetto in altri modi: a volte gli portavo da mangiare, gli davo dei vestiti puliti, lo aiutavo a nascondere quelle ali che tanto adoravo agli occhi della gente.
Era questo il mio "grazie", e credo che lui l'avesse capito, perché mi sorrideva sempre, ogni volta. E il sorriso di un Angelo è quanto di più bello esista al mondo.
Ma al Cielo non importa quanto ami… verrai punita comunque.
Suppongo sia perché tu sei solo un mortale sporco di peccato che ha osato compromettere il bianco e la luce di una creatura divina e perfetta, ma, forse, basta solo dire "grazie" per sfuggire alla dannazione eterna. Non è forse gratitudine quella che dovresti dimostrare al tuo dio e alle sue creature?
Rimpiango di non averlo mai fatto… meritava davvero di sentirselo dire, il mio Angelo. Dopotutto, lui me lo ripeteva continuo: "grazie".
Era bellissimo sentirlo parlare, perché parlava solo con me, e lo faceva per me, esattamente per lo stesso motivo per cui io mi prendevo cura di lui.
Mi aveva chiamata "Synt" -'stella' nella sua lingua- perché assieme a 'grazie' era l'unico suono che riuscisse ad articolare senza ce la sua voce angelica mi facesse del male.
Per il resto, comunicavamo con piccoli gesti… ed era meraviglioso parlare in una maniera che era tutta nostra. Ad ogni modo, eravamo sempre "noi". Mai una volta che dicessimo"io". Era "noi", tutte le volte, oppure "te", e ci andava bene così.
Mi amava, il mio Angelo… ma non era abbastanza.
L'ho perso comunque.
Mi sono svegliata una mattina e lui non c'era più. Nulla nella fredda stanza sembrava ricondurre a lui: era scomparso, e così ogni sua traccia.
Non ho pianto, no. Non piangevo mai, io.
Ho sussurrato una domanda al cielo, un "perché?" che sembrava quasi un soffio, e poi l'ho dipinto, la sua immagine impressa a fuoco nella mia mente e sotto le palpebre: stessa pelle diafana, stesse mani dalle dita affusolate, stessi occhi d'ambra pura… stesse labbra argentee.
L'ho dipinto davanti ad una cascata per illudermi di poter sentire la sua voce un'ultima volta.
"Synt" mi chiamava, la sua stella.
Mi chiedo se sapesse che anche le stelle prima o poi si spengono.
Mi hanno uccisa esattamente sette mesi e undici giorni dopo la sua scomparsa. Una congiura, credo… non lo so. È accaduto tutto troppo in fretta perché potessi rendermi conto di chi fossero i miei assassini.
In un battito di ciglia mi sono ritrovata qui, incatenata ad un luogo che neanche posso vedere.
È freddo, l'Inferno.
È tutto quello che so.
Ho voglia di urlare, di chiamare il mio Angelo, pregarlo di venire a salvarmi, ma da quando sono morta ho perso la voce, e il ricordo del suo nome. Cosa mi resta, allora? Il nulla.
A volte, però, mi sembra di sentirlo. Mi sembra di sentire le sue mani sulla mia pelle, il suo respiro, le sue labbra morbide sopra le mie...

"Synt"

La sua voce è liscia e sfuggente come lo scrosciare dell'acqua, perfino in questa illusione che continua a perseguitarmi.

"Synt… sono venuto a salvarti."
   
 
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