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Autore: Euthymia    31/03/2016    1 recensioni
«Wendy?»
La voce di Peter la riscosse dai suoi pensieri. Si scambiarono uno sguardo, intenso e vivo, e ciò che passò in quell'istante fra i loro occhi non poté davvero esser colto, quantomeno non in maniera razionale, da nessuno dei due – il ragazzo mai cresciuto e la giovane che fu bambina.
«Sì, Peter?»
Lo guardò a lungo, un misto di tristezza e dolcezza nei suoi occhi così consapevoli da un lato, e così smarriti dall'altro.
«Wendy, ritorna sull'Isola che non c'è. Con me. Un'ultima volta.»
(cap. III)
Questa è una storia di crescita. È una storia di scelte e insicurezze, di timori e gioie. È una storia per tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti al tempo stesso troppo grandi e troppo piccoli per la vita, che si sono scontrati col diventare adulti sentendo di non avere gli strumenti per affrontarlo. Questa è la storia di Wendy Darling, e del suo ultimo viaggio sull'Isola che non c'è.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Quasi tutti, Wendy Darling
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IV: We all have our own battles to fight.





 

Please don't see just a boy caught up in dreams and fantasies,
please see me reaching out for someone I can't see.
Take my hand let's see where we wake up tomorrow…

(*)


 




 

 

«Su… sull'Isola che…»

Più che una risposta, quella di Wendy fu una specie di rantolo soffocato. Le parole di Peter l'avevano colpita come un pugno dritto dritto nello stomaco. Come uno schiaffo al cuore. Come se una bomba le fosse scoppiata nelle viscere. Come se un sogno di tanto tempo prima, ormai dimenticato in un cassetto abbandonato della sua memoria, le fosse ripiombato davanti all'improvviso nelle vesti di un ragazzo mai diventato grande. Ritornare sull'Isola che non c'è? Le sembrava un'idea folle, completamente fuori da ogni grazia divina. Tempo mezz'ora e sarebbe ufficialmente entrata a far parte del mondo degli adulti, della vita vera, quella reale. Non aveva più l'età per queste cose, erano passati secoli dall'ultima fiaba che aveva raccontato a John e Michael.

Eppure… Eppure una parte di lei, così piccola ma altrettanto combattiva, provò un senso di frenesia all'idea di volare ancora. Un'ultima volta. Verso la seconda stella a destra e poi dritto, dritto fino al mattino, fino a scorgere da lontano quel luogo di magia e le sue acque cristalline, solcate da velieri pirata, abitate da volubili sirene e altre innumerevoli, fantastiche creature. Rivedere i Bimbi Sperduti… Si sarebbero ricordati di lei? L'avrebbero riconosciuta, nonostante quei cambiamenti così ovvi e al contempo così strambi che comporta diventare grandi?

Mentre rifletteva, e già nella mente volava solitaria verso l'Isola che non c'è, Wendy guardava il vuoto con occhi grandi, finestre spalancate sul cielo più azzurro che Peter avesse mai visto. Persino più azzurro dei cieli perfetti del regno che milioni di volte, padrone e re, aveva sorvolato. Per la seconda volta, quella sera, il suo stomaco si era accartocciato su se stesso, ma questa volta la sensazione che lo accompagnava era diversa: era desiderio, un desiderio viscerale e terrorizzato all'idea di cadere nel nulla, all'idea che lei rifiutasse il suo invito. Che rifiutasse lui. Distolse gli occhi dai suoi, così intensi, e dileguò lo sguardo verso la finestra.

Trilli, ancora appollaiata sul pomello di bronzo del letto, alternava occhiate perplesse fra l'uno e l'altra, e per lunghi attimi si limitò a fare da muta spettatrice a quegli eterni minuti di silenzio pesante che gravavano sulla stanza come un velo di fumo. A un tratto si stancò, e con uno sbuffo scocciato fece trillare le ali delicate, spandendo nell'aria un vivace tintinnio che riscosse Wendy. La ragazza sospirò, congiungendo le mani, e intrecciò le dita fra loro con aria solenne.

«Peter.»

La sua voce trovò vita all'improvviso, e suonò talmente perentoria alle orecchie del diretto interessato che il giovane, ancora nella stessa posizione di pochi attimi prima, non fece altro che chiudere gli occhi e serrare i pugni, mentre un insopportabile senso di sconfitta si faceva strada dentro di lui. Il suo cuore sembrava diventato un campo di battaglia, in cui si fronteggiavano senza pietà due eserciti rivali. Da un lato la delusione per il rifiuto di Wendy, quando così ciecamente aveva creduto, solo pochi attimi prima, che l'avrebbe seguito senza batter ciglio. Dall'altro una rabbia infastidita: come era potuto arrivare a questo? Come era potuto accadere che lui, Peter Pan, si lasciasse condizionare in maniera così profonda dai capricci insensati di una femmina? Come aveva potuto relegare in un angolo il ricordo di Wendy a tal punto da dimenticare ciò che era stato così importante, così vitale…

«Un'ultima volta.»

Peter, furiosamente impegnato nella propria lotta interiore contro i suoi altrettanto guerriglieri sentimenti contrastanti, faticò a registrare le parole di Wendy, tanto stonavano con il vortice di tristezza in cui si era lanciato. Ma quando riuscì a coglierne appieno il significato e alzò lo sguardo su di lei, la vide esibire uno dei più radiosi sorrisi che avesse mai incontrato. E allora, senza bisogno di ulteriori spiegazioni, quel sorriso si rifletté sulle sue labbra, e nel suo cuore le riottose emozioni si dichiararono un'allegra tregua dando inizio a una festa piena di musica, danze e risate.

Per Peter niente di tutto ciò era strano o insolito: lui, l'eterno fanciullo, era l'emblema dell'incostanza e degli impulsi vitali, i sensi sempre all'erta e l'umore più ballerino che si fosse mai visto in tutto l'universo. La tristezza che fino a pochi attimi prima gli attanagliava le viscere svanì com'era arrivata, lasciando posto a un'euforia tutta nuova costellata di un enorme numero di progetti e idee per quando lui e Wendy fossero finalmente tornati sull'Isola.

 

§

 

Maybe if you wanna go home
tell me if I'm back on my own
giving back a heart that's on loan,
just tell me if you wanna go home.

(**)

Doveva essere impazzita. Doveva aver perduto completamente il lume della ragione. Questo pensava Wendy, una volta pronunciate quelle parole folli e ormai impossibili da ritirare. Eppure ci aveva ragionato su, aveva valutato la situazione e si era resa conto che ormai non avrebbe più avuto senso tornare indietro, ormai era grande, aveva responsabilità cui fare fronte. L'Isola che non c'è non aveva più nulla da darle, e lei non aveva più nulla da dare all'Isola. Non era reale.

Allora perché le pareva quasi di sentire ancora addosso il profumo di salsedine misto a resina che permeava tanti dei luoghi che più aveva amato durante i suoi viaggi laggiù? Perché quando alzando lo sguardo sul viso di Peter, già pronta a spiegargli le irremovibili ragioni per cui non sarebbe andata con lui, le era sembrato tutto così sbagliato davanti all'indescrivibile tristezza che emanava? Perché non era stata capace di relegare in un angolo la vocina che, nella sua testa, la incitava ad andare con lui, e a lasciarsi alle spalle il peso di tutte quelle responsabilità e tutti quei doveri che l'aspettavano con l'alba della mattina dopo? Sarebbe stata completamente fuori luogo sull'Isola che non c'è, lei, così grande, cresciuta, così sbagliata. La sua condizione di quasi adulta le era sembrata un tangibile, terrificante motivo di vergogna. Cos'avrebbero detto vedendola i piccoli abitanti dell'Isola? Avrebbero riso di lei, l'avrebbero additata, l'avrebbero cacciata via urlandole di andarsene dai Pirati, perché gli adulti solo quello possono fare.

Ma quando si ritrovò sull'orlo del dirupo, quando non ci fu più spazio per i tentennamenti, Wendy scoprì che tutte le sue paure – sia quelle sensate che quelle completamente irragionevoli – non avrebbero avuto alcuna possibilità di sconfiggere ciò che il cuore cercava di urlarle con tutta la sua forza: doveva andare.

«…assolutamente vedere la nostra nuova tana, questa volta quegli stoccafissi di pirati non ci troverebbero neanche con una mappa segnata. Poi dovremo andare a salutare Giglio Tigrato, sarà sicuramente felicissima di sapere che sei tornata!…»

«Sicuramente!» replicò Wendy, forse un po' più sarcastica che ironica, con le sopracciglia inarcate.

Se c'era qualcosa di cui certamente poteva dubitare, era senz'altro la felicità di quella smorfiosa pellerossa piena di sé nello scoprire del suo ritorno. Se possibile, questo la rese quasi più impaziente di partire, ma c'erano un milione di preparativi da fare, e il continuo chiacchiericcio di Peter riguardo visite, giochi, avventure e pirati la distraeva. Si domandò fra sé e sé chi fosse a capitanare quella tremenda ciurma di fuorilegge, da quando Pan aveva definitivamente sconfitto Uncino, ma la questione fu presto dimenticata. C'erano troppe cose da fare.

«Ci sono troppe cose da fare!» esclamò infatti, dando voce ai propri pensieri, e balzò giù dal letto con tanta foga da spaventare Trilli, che fece uno scampanellante salto in aria e ricadde malamente sul pomello, rifilandole un'occhiataccia assassina da far morire d'invidia qualsiasi pirata. La totale noncuranza con cui Wendy ignorò l'accaduto fece inviperire ancora di più la piccola fata, che profondamente offesa andò a rintanarsi sul davanzale della finestra ancora aperta con la schiena appoggiata al muro, le braccia incrociate sul petto e il viso ostentatamente rivolto verso la quieta notte londinese.

Wendy, dal canto suo, non si accorse minimamente della minuscola, enorme catastrofe provocata. Se ne stava in piedi davanti all'armadio, sotto lo sguardo allibito di Peter, e mentre con una mano si sosteneva un gomito, con l'altra si picchiettava indecisa le labbra. Che vestiti avrebbe dovuto portarsi? Non poteva mica affrontare il suo ultimo viaggio sull'Isola in camicia da notte! Rimase a fissare gli abiti ordinatamente appesi davanti a lei per svariati minuti, borbottando frasi sconnesse in merito a cappelli da passeggio e ombrelli per il sole, quando un'esclamazione improvvisa e piuttosto scocciata la indusse a fermarsi.

«Wendy!»

«Che c'è?!» chiese sbrigativa, pronta ad accatastare una motivazione valida sull'altra davanti all'espressione imbronciata di Peter, ma nel voltarsi l'occhio le cadde sull'orologio a pendolo appeso accanto alla porta. Segnava le undici meno sei minuti.

«Oh, cielo! È tardi! Peter, dobbiamo andare, o sarà troppo tardi!» esclamò, portandosi le mani sulle guance morbide e rosate.

Afferrò un abito a caso – o forse no – e corse a nascondersi dietro il paravento a tinte vellutate azzurre e lilla, cominciando a svestirsi.

Peter seguì in un silenzio attonito lo svolazzare della fanciulla di qua e di là, finché non la vide sparire dietro il paravento. Lì rimase come bloccato, e una nuova battaglia cominciò dentro di lui, un po' più in giù del cuore, tanto da provocargli un senso di nausea. Ma che accidenti gli stava succedendo quella sera? Possibile che avesse mangiato troppi lamponi prima di andare a dormire?

Fu quando la camicia da notte volò leggera fino a posarsi a cavallo del bordo in legno del paravento che il ragazzo si riscosse. Arrossì violentemente, e di questo imbarazzante e brevissimo momento fu unica testimone Trilli, che con una smorfia disgustata tornò a voltare le spalle alla stanza.

Peter fu davvero svelto a distogliere lo sguardo dalle stoffe che coprivano Wendy, prendendo a fissare ostentatamente un anonimo punto del muro. Che angoscia le femmine. Sempre piene di problemi, di chiacchiere, di capricci, e quando crescono diventano pure peggio. Per un attimo la sua sicurezza nel voler riportare Wendy sull'isola vacillò. Ne sarebbe stata in grado? Ora che ci pensava, non era neanche sicuro che sapesse ancora volare. Beh, affari suoi. Lui ci aveva provato in ogni caso. E se alla fine non fosse riuscito a ritrovare il suo… ricordo perduto, niente, tanto peggio per lui. Alla fine se lo sarebbe anche meritato, stupido che non era altro.

In quel frangente Wendy uscì finalmente da dietro il paravento, e l'umore di Peter fece un'ennesima capriola. Non era proprio la bambina che aveva combattuto i pirati di Uncino al suo fianco tanto tempo prima, ma finalmente riusciva a scorgere tra i fronzoli di quella figura così flessuosa ed estranea qualche stralcio della Wendy che ricordava. L'abito che indossava era di un grigio perla chiaro e le arrivava al ginocchio in una gonna non troppo ampia; aveva un corpetto abbastanza morbido, dietro cui il seno soffice e leggero di adolescente si adagiava senza far grande mostra di sé. In sostanza aveva già più l'aspetto di qualcuno che sta per volare verso un altro mondo, e Peter, ignorando deliberatamente l'ultimo dettaglio, decise di potersene ritenere soddisfatto.

«Forse così i Bimbi Sperduti riusciranno addirittura a riconoscerti!» esclamò, col suo inconfondibile sorriso sbilenco, e batté forte le mani alzandosi in piedi. «Forza, è ora di andare!»

«Ma non ho neanche…»

«Oh, basta, Wendy! Andiamo! Trilli, vieni qui, c'è bisogno di un po' di aiuto fatato.»

Trilli parve combattuta fra la totale mancanza di voglia di sprecare la sua preziosa polvere per lei e l'ardente desiderio di tornarsene a casa. Al termine di una profonda lotta interiore prevalse il secondo, e lei se ne volò altezzosa fino a sorvolare la testa bionda di Wendy. Scrollò un po' le ali e le spalle con fare disinteressato, e una nuvola di polvere dorata, luccicante, si sparse nella penombra fino a cospargere i capelli della fanciulla, che si arricchirono di riflessi d'oro. Peter sorrise.

«Sai cosa fare.»

E Wendy non ebbe neppure bisogno di pensarci. Le bastò guardare quel sorriso e avvertire ancora una volta una strana fitta allo stomaco per sentire i piedi sollevarsi da terra. Peter Pan esultò, allegro e giocoso, e si fiondò fuori dalla finestra regalando al cielo il suo inconfondibile canto di gallo.

 

§

 

Volavano, ridenti e leggeri, oltre i tetti di una Londra cui il vento freddo cantava la ninnananna. Ma loro non sentivano alcun freddo: col cammino illuminato dalle stelle, e guidati dalla scia dorata di una piccola fata permalosa, si lasciavano alle spalle un mondo fatto di verità scomode e problemi complicati, quel mondo cui fino a poco prima la giovane Wendy era tanto impaziente di cominciare a far parte. Fino a poco prima che un fanciullo volubile e contagioso in ogni sua sfaccettatura facesse il suo ingresso nella sua camera da letto e, per l'ennesima volta dopo tanto tempo, nella sua vita.

Mentre il Big Ben cominciava a scoccare le undici, Wendy lo guardò e sorrise. Sorrise uno di quei sorrisi vividi che si fanno in faccia agli errori migliori, nel momento in cui non si è neanche più così certi che siano errori sul serio. Un'ora. Aveva ancora un'ora prima che il taciturno, altero guardiano di Londra battesse gli ultimi rintocchi della mezzanotte, e Wendy sapeva benissimo che un'ora, nel luogo in cui stava andando, poteva durare un'eternità. Perché sull'Isola che non c'è il tempo non esiste, o esiste quando e come tu vuoi che lo faccia.

Il vento le sferzava i capelli biondi, morbidi e lunghi, e una risata di brio e libertà si librò oltre le sue labbra come una rondine alle prime avvisaglie della primavera. Peter non poté fare altro che unirsi a lei, e in quel momento tutto parve loro semplice e giusto. Erano Peter e Wendy, ancora una volta, e niente e nessuno avrebbero potuto spezzare la perfezione di quegli attimi notturni.

Quando la seconda stella a destra fu superata, e il mattino fu l'ultimo ostacolo a frapporsi tra loro e l'agognata meta, per la prima volta i due si scambiarono uno sguardo. La stella verso cui puntavano il loro volo da minuti che, dilatandosi sempre di più, avevano finito per bloccarsi del tutto – addormentandosi, quieti, in attesa che i loro giovani avventori fossero pronti a far ripartire il tempo e tutto ciò che in esso sopravvive e armoniosamente ondeggia in quella culla burrascosa che è l'esistenza – si faceva sempre più vicina, sfilandosi man mano di dosso quell'aria fulgida e brillante di astro lucente per assumere pian piano le sembianze di un piccolo, lontano lembo di terra accarezzato da acque cristalline.

In quello sguardo che passò fra i loro occhi, tra le migliaia di parole non dette e certamente non necessarie, sbocciò il virgulto di un nuovo sorriso. Sorrisero, sì, ma se sul volto di Peter vivevano ancora la spensieratezza folle del viaggio e l'entusiasmo tipico di chi instancabile rinasce a ogni più imprevedibile svolta della vita, il viso di Wendy questa volta si tinse di un colore meno incosciente e più reale, venato di una sorta di malinconica consapevolezza. Per un istante il pensiero dei suoi fratelli la trafisse: non li aveva neppure salutati. Non li aveva neppure invitati ad andare con lei... No, non questa volta. Questa volta era soltanto sua. Perché in quel sorriso prendeva vita l'aurora di quella che, lei lo sapeva, sarebbe stata la sua ultima avventura sull'Isola che non c'è.

 

 

Now we're back to the beginning,
it's just a feeling and no one knows yet.
But just because they can't feel it too

doesn't mean that we have to forget.
(***)

 

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Diciamo che la vita si è un po' presa gioco di me nell'ultimo anno, e mio malgrado mi sono trovata ad abbandonare questo piccolo progetto appena nato senza neppure dargli una possibilità. Ho visto centinaia di visualizzazioni ai primi, solitari tre capitoli, e di questo vi ringrazio sinceramente. <3
Grazie a una spintarella inaspettata di una di voi, a cui rinnovo la mia gratitudine, oggi cerco di ridar vita alla mia fantasia, nella speranza di poter condividere con voi le emozioni che già ora mi sta regalando. Baci :*

(*) Parole tratte da Lost stars di Adam Levine.
(**) Parole tratte da Tell me if you wanna go home, cantata da Keira Knightley.
(***) Parole tratte da The call di Regina Spektor.

  
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