Amaranth dream
8.
-Erano giorni che non mangiavo così bene!- disse
Jane, ormai dimentica della rabbia provata qualche ora prima. Emma pensò con
una certa soddisfazione che la scelta del ristorante era stata fondamentale:
una cena fatta bene era capace di far dimenticare qualunque dispiacere. Almeno
per qualche momento.
-Puoi dirlo forte, Jane.- disse, ridacchiando.
–Quell’aragosta era.. era una gioia per il palato!-
-E il risotto ai frutti di mare?- continuò Jane,
con gli occhi che luccicavano. –Oh, erano
giorni che non mangiavo così bene!-
Emma si lasciò andare ad una risata liberatoria
che fu capace di far uscire un po’ della tensione accumulata nei giorni
precedenti: decise che si sarebbe concessa altri momenti come quelli insieme
alla sorella. Senza ombra di dubbio.
-Emma?- sussurrò Jane ad un tratto, facendo
risuonare la voce per la via praticamente vuota. –Tu credi che Sif abbia una cotta per Thor?-
La ragazza si bloccò al centro del marciapiede,
mordendosi un labbro. Se Sif aveva una cotta per
Thor? Sif stravedeva per il principe Asgardiano, senza ombra di dubbio.
-Beh, io credo.. credo di si. Insomma, è
abbastanza palese. E credo che Loki una volta mi abbia detto che la loro madre
sperava nella loro unione. Ad ogni modo- aggiunse in fretta, vedendo la sorella
intristirsi. –Thor è famoso per non fare mai quello che gli si dice. E comunque,
è sincero il sentimento che prova per te, non hai motivo di dubitare per
questo: anche un bambino noterebbe il modo in cui ti guarda.- sussurrò,
sentendo un’immensa nostalgia per qualcosa che nemmeno ricordava.
-Lo so, credo. Ma nel profondo non riesco a fare a
meno di odiare quando gli si avvicina troppo..-
Emma annuì. –Come ti capisco..-
-Dici davvero?- chiese lei, con una punta di
speranza nella voce. –Credevo non ti piacesse per niente. Che ne avessi paura.-
Era ovvio che si stesse riferendo a Loki: aveva
sempre fatto di tutto per farglielo vedere sotto una luce positiva.
-Mi inquieta molto infatti e mi ha spaventata in
un paio di occasioni. E mi fanno venire i brividi le cose che ha fatto. Ma mi
ha anche mostrato la sua parte fragile, una volta, e poi ci sono queste cose
che sento e che non so spiegare.- scosse le spalle. –Spero solamente di
giungere ad una conclusione dopo aver recuperato la memoria.-
-Io non credo che…-
-Bene,
bene.. guarda un po’, due pecorelle smarrite.-
Le due sorelle sobbalzarono a quella voce,
innaturalmente alta, e si guardarono intorno per capire da dove provenisse.
Emma, con un brivido di paura, si rese conto che la strada era deserta e molto
lontana dalle vie affollate e brulicanti di persone: non avrebbero dovuto isolarsi
così tanto, accidenti a loro!
-Due
pecorelle smarrite in vena di confessioni. Oh, ma vi prego, continuate: sono
curiosa di sapere cosa si cela dentro i vostri cuoricini innamorati.-
-Chi sei? Fatti vedere!- disse Jane, prendendo la
mano della sorella e stringendola forte.
-Dietro di voi.- disse la voce, troppo vicina. Le due si voltarono di
scatto e videro la sagoma di una donna: ciò che colpiva maggiormente, erano
senza dubbio i capelli ricci spettinati e la pelle nivea, quasi trasparente.
Emma alzò lo sguardo sul suo viso ed ebbe un capogiro: avrebbe riconosciuto
ovunque la bocca rossa e sottile e gli occhi. Occhi neri e troppo grandi per
quel viso, che la guardavano con un misto di divertimento e malizia.
-Ti ricordi di me, non è vero?- le chiese, mentre
un ghigno le deformava il viso.
Jane si voltò verso di lei, con gli occhi
spaventati. –Emma?- sussurrò, con voce flebile: anche lei si era resa conto che
l’essere davanti a loro non era umano. –Tu sai chi è?-
-Si.- rispose, piantando le unghie nel palmo della
mano di Jane. –Mi ha buttata giù dal palazzo.-
Il ghigno della donna si ampliò ed Emma si rese
conto che il cuore le stava uscendo dal petto, tanto forte batteva. Tutti i
muscoli del suo corpo la spingevano a voltarsi e a correre via più velocemente
possibile o, in alternativa, a rannicchiarsi in un angolino e nascondere la
testa tra le braccia. Il terrore le serrava la gola.
Tuttavia, si rese conto quasi all’improvviso, non
era sola: c’era Jane con lei e nessuno poteva fare del male a Jane. Doveva
mantenere la calma, cercare un modo per andarsene di lì con sua sorella sana e
salva.
-Cosa vuoi?- sussurrò, cercando di mandare giù il
nodo in gola. –Se gli Avengers sapessero che sei qui..-
-Non minacciarmi, mortale. Tu più di tutti
dovresti sapere di cosa siamo capaci.-
-Certo, gran forza prendersela con gli indifesi!-
esclamò Jane, rivolgendo alla donna un’occhiata di fuoco. Quella, per tutta
risposta, scoppiò a ridere.
-Nessuno di voi umani è indifeso. Con le vostre
macchine distruggete il vostro mondo, senza rimorsi di coscienza. Siete tutti
assassini e meritate tutti di morire.-
Emma strinse le labbra e diede uno strattone a
Jane, facendola andare di un paio di passi dietro di lei. –E questo vi sembra
un buon motivo per voler conquistare la Terra?- chiese, mente spostava
leggermente il piede sinistro in avanti, come le aveva insegnato Natasha. Non
si sarebbe fatta prendere dal panico un’altra
volta.
-Divertente detto da te, che sei diventata la
compagna di un dio che ha cercato di conquistare questo pianeta in modo molto
più crudele e con più crudeli fini.- le rispose quella, dandole prova di una
dialettica parecchio avanzata.
Emma strinse il pugno, sentendo la rabbia salirle
dentro. –Loki vale mille volte più di ognuna di voi. Non devi neanche provare a
paragonarlo a voi.- sbottò, suo malgrado.
La strega rise e, in un battito di palpebre,
scomparve. Emma non riuscì nemmeno a formulare un pensiero coerente che sentì
Jane strappata dalla sua stretta e la vide letteralmente
volare addosso al muro alla sua destra. Fece per correre da lei, di nuovo
presa dal panico, ma fu voltata con forza e una mano ossuta le cinse forte il
collo.
La ragazza si trovò il ghigno della donna a pochi
centimetri dal viso. –Questo è quello che meritate. E i vostri amici lo capiranno
ben presto.-
-Ti.. ti uccideranno.- disse Emma, con l’ultimo
filo di fiato che aveva in corpo. Dopo di che, sentì la testa iniziare a girare
e la vista si oscurò; strinse entrambe le mani sul polso della strega, cercando
di costringerla a lasciarla andare, ma sentiva le forze venirle meno.
Poi si ricordò dei bracciali: con l’ultimo grammo
di forza puntò la mano destra conto il petto della donna e accese il reattore,
facendola schizzare immediatamente lontana da lei. Si accasciò subito al suolo
e prese una serie di grosse boccate d’aria, sentendo l’ossigeno riempirle i
polmoni nuovamente.
Non appena il suo cervello si snebbiò, si alzò di
scatto e corse verso la sorella, che era ancora accasciata addosso al muro. Un
rivolo di sangue le colava da una tempia e la testa era abbandonata su una
spalla.
-Jane.. Jane, svegliati, dobbiamo andare
via!- sussurrò affannata: sapeva che
aveva solo pochi secondi prima che la strega tornasse all’attacco. Ed era
abbastanza certa che non avrebbe avuto altrettanta fortuna in un’altra
occasione.
-Emma? Dove.. dove?..-
-Attaccati a me.- disse lei, aiutando la sorella
ad alzarsi e passando le sue braccia attorno al collo. Gemette: doveva avere un
ematoma non indifferente.
Non si voltò nemmeno a cercare il loro aggressore ed
attivò i reattori, portando lei e Jane sopra i tetti della città. All’inizio fu
un po’ difficile bilanciare sia il suo peso con quello della sorella, ma in un
modo o nell’altro riuscì ad arrivare al quartier generale degli Avengers senza
essere seguita.
Entrambe crollarono sul tetto quasi di peso ed
Emma sentì la sorella gemere irritata. –Stai.. bene?- sussurrò trascinandosi
verso di lei. Si accorse di avere il fiatone.
-Si, credo. Mi sono presa una bella botta.- disse
lei, cercando di trascinarsi in piedi. –Sei pallida come un lenzuolo, Emma.-
Lei annuì, continuando ad ansimare. –Quella.. stronza.. voleva strozzarmi.-
Jane si accucciò e le prese il mento, sfiorandole
leggermente il collo. –Ti ha lasciato l’impronta delle dita…- sussurrò ed Emma
ebbe paura che scoppiasse a piangere. –Non mi sono resa conto di nulla, devo
essere svenuta..-
-Ci credo, ti ha fatto fare un volo di parecchi
metri.- rispose Emma, passandola une mano su un braccio. La sorella scosse la
testa e la abbracciò forte.
-Mi hai salvato la vita. Grazie, sorellina.-
-Per te questo ed altro, Jane.-
Ad un tratto sentirono dei passi e poi la porta si
aprì. Entrambe le donne si voltarono verso l’entrata e vennero accolte dall’ampio
sorriso di Thor –a quanto pare dimentico dell’incazzatura di quel pomeriggio-
-Ragazze, siete torn.. amore mio, che cosa vi è successo?- sbraitò, non appena le mise a fuoco. Emma era convinta
che l’avessero sentito a più di un isolato di distanza.
Thor corse verso Jane e la fissò con attenzione,
passandole un dito sul rivolo di sangue che le era scivolato sulla guancia. Poi
spostò lo sguardo su Emma e spalancò gli occhi alla vista del pallore e degli
ematomi sul collo.
-Per il Padre degli Dei.. chi vi ha fatto questo?-
chiese, aiutando la sua ragazza ad alzarsi e stringendosela al fianco. Poi
porse una mano ad Emma, che afferrò con forza a causa del capogiro che la colse
non appena riuscì ad alzarsi da terra.
-Ce la faccio da sola, grazie.- disse Emma,
lasciando quasi subito la mano di Thor e avviandosi lentamente verso l’interno
dell’edificio. Doveva tenere duro per qualche altro minuto, doveva raggiungere
la sua camera: poi si sarebbe potuta lasciare andare.
Sentì sua sorella chiamarla debolmente, ma lei si
voltò solo il tempo necessario per rivolgerle un sorriso tirato. –Io vorrei
andare a letto.. potresti raccontare tu come sono andate le cose?-
Jane annuì ed Emma entrò in casa, sperando di non
incrociare gli altri: la sua meta fissa era la sua camera. Sfortunatamente –anche se ormai sarebbe
dovuta esserne abituata- Loki, Tony e Lady Sif erano
riuniti tutti nella sala da pranzo e lei dovette passarci direttamente davanti.
Chiaramente, si accorsero tutti di lei.
-Fiorellino, come è andata la serata?- le chiese
Tony, facendola bloccare sul posto. Emma fece un grande sospiro e strinse i
pugni, sentendo le mani iniziare a tremare violentemente, ma si costrinse a
stamparsi in faccia un sorriso quanto meno credibile.
-In realtà,- sussurrò guardando Tony negli occhi
–sono parecchio stanca. Ci vediamo domattina, ok?-
Si voltò subito, sparendo dalla loro vista il più
in fretta possibile, dato che sentiva di essere sull’orlo di una crisi di
panico. Iniziava a non vedere più dove andava e a sentirsi tremare anche le
gambe: non credeva sarebbe riuscita a raggiungere la sua camera integra, ma
d’altro canto non voleva farsi vedere in quello stato da nessuno.
Ad un tratto, al contrario di quello che si
aspettava e sperava, fu afferrata per il polso da una mano gelida, ma non ebbe
la forza di voltarsi. Istintivamente, sapeva benissimo a chi apparteneva.
-Lasciami..- sussurrò, riuscendo, finalmente, ad
afferrare il pomello della porta della sua stanza. Fece per girarla, ma fu
strattonata leggermente all’indietro e perse l’equilibrio all’istante. Per
fortuna Loki la prese al volo e le evitò altre contusioni, ma a quel punto il
danno era fatto: Emma non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere a
dirotto, affondando il viso nel petto del dio.
Sfogò tutta la frustrazione e la tensione e, dopo
giorni, affrontò il terribile momento in cui era stata gettata giù dal terzo
piano di un palazzo mezzo distrutto e aveva sentito lo schianto della sua testa
sull’asfalto, prima di perdere conoscenza; affrontò la terribile paura che
l’aveva colta quando aveva capito di essere spacciata, quella sfiancante
rassegnazione, che le aveva tolto le forze per cercare di reagire; ricordò come
aveva mandato un ultimo pensiero all’amata sorella –lontana anni luce, protetta
dalla dorata aura di Asgard- e come aveva rimpianto di non averle dato un
ultimo abbraccio fatto bene; ricordò la fitta di dolore che aveva provato
all’idea di lasciare Loki –il suo amato e dolcissimo marito- di nuovo solo e di
come aveva sperato con tutto il cuore che Jane e Thor avessero la pazienza e
l’affetto sufficienti a non farlo precipitare di nuovo nel baratro dell’odio e
della vendetta.
Si lasciò sommergere da tutte quelle emozioni e le
rivisse cinque, dieci volte, tremando, singhiozzando e stringendo le coperte e
i vestiti di Loki per tutta la notte.
Solo quando fu troppo stanca anche per tenere gli
occhi aperti, finalmente, si concesse qualche respiro profondo e cadde tra le
braccia di Morfeo.
Quando, il mattino dopo, Emma aprì gli occhi ci
mise qualche minuto per rendersi conto di avere un braccio estraneo attorno al
busto. Si girò lentamente e mise a fuoco la figura di Loki profondamente
addormentato a fianco a lei.
E’ rimasto
con me tutta la notte, pensò e un sorriso le comparve spontaneo sul volto:
le era rimasto a fianco durante la crisi di panico peggiore di tutta la sua vita
e lei si era aggrappata a lui come se fosse l’unico scoglio durante una
tempesta.
Si accoccolò sotto le coperte, stando bene attenta
e non svegliarlo, e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta: nella
penombra della stanza aveva la pelle ancora più pallida e, sapeva per
esperienza, che sarebbe stata fredda come il ghiaccio, date le sue origini.
Passò delicatamente un dito lungo la sua
guancia e sulle labbra –sperò che non si svegliasse, altrimenti l’imbarazzo
l’avrebbe fatta sprofondare- e sentì un brivido di piacere correrle lungo la
schiena nel ricordare quanto amava baciare quelle labbra, anche se molte volte
le rivolgevano ghigni e sorrisini soddisfatti che la facevano andare su tutte
le furie.
Ridacchiò a bassa voce nel ricordare la prima volta
che aveva avuto occasione di parlare con lui e di che nervoso le aveva lasciato
addosso la sua espressione di sufficienza.
Non se ne
parla. Come diavolo può mia sorella pretendere che riesca a ricordarmi tutti i
volti e i nomi degli amici di Thor? Certamente, non sono persone che passano
inosservate, ma mi confondo in maniera quasi ridicola. L’unica che, forse,
riuscirò a ricordarmi è una tale Lady Sif, ma
semplicemente perché è l’unica donna in un esercito di uomini. Coraggiosa la
ragazza.
-Non sarà un
suo amico, Emma.- mi dice Jane, distogliendomi dai miei ragionamenti.
Benissimo. –Ricordi Loki? Il fratello di Thor, contro cui ha combattuto a New
York e che mi ha salvata nella lotta contro gli elfi oscuri?-
Ancora
meglio, gente! Questa volta tocca al fratello psicopatico di Thor. Quale onore.
-Oh, Emma,
togli quell’espressione scocciata dal viso. Stanno arrivando.-
Mi volto
lentamente e, da lontano, riesco a scorgere Thor con un altro uomo vicino. Più
si avvicinano, più riesco a distinguere con precisione i lineamenti di Loki: ad
onor del vero, le televisioni satellitari della Terra
non avevano mai reso giustizia al volto del dio. I capelli sono di un nero pece
inesistente in natura, i lineamenti decisi e allo stesso tempo delicati, la
pelle pallida e gli occhi di un verde smeraldo praticamente indescrivibile.
E’ un dio, Emma. E’ perfetto per ovvi motivi
che di certo non è necessario sottolineare.
L’unica cosa
che, mi rendo conto, stona in quel volto perfetto è l’espressione di evidente
fastidio. Non appena la noto –anche se ormai i due ci sono praticamente di
fronte e Thor ha già fatto in tempo a rivolgere un sorriso sornione a Jane-,
non posso fare a meno di alzare un sopracciglio capendo che quell’espressione è
rivolta a noi.
-Emma, ti
presento mio fratello, Loki. Loki, lei è Emma.- dice l’omone, afferrando
dolcemente la mano della sua fidanzata e guardandomi con un sorriso talmente
ampio da far girare la testa.
Fisso Loki,
per vedere la sua reazione –ho come la sensazione che questo tipo sia
leggermente pieno di sé: dopotutto, voleva conquistare il mio pianeta.- e
l’unica cosa che fa è alzare ironicamente un angolo della bocca.
-Si, me ne
ero reso conto.- sibila quasi, ben poco brillantemente.
-Accidenti
alla mia fantasia, che delusione.- rispondo di rimando io, calcando l’ironia.
–Quasi mi aspettavo di vedervi con quello strano copricapo dotato di corna e il
mantello verde che tanto hanno fatto tremare la popolazione di New York. Devo
ammettere, che anche io ho provato qualche brivido di paura a quel tempo, ma
vedendovi così mi devo per forza ricredere.- sogghigno nel vedere il sorrisino
sparire dalle labbra di Loki e la mascella stringersi. Se non sbaglio, ha
promesso al papà e al fratellino di comportarsi bene fino alla fine dei suoi
giorni, no?
-In ogni
caso, è un piacere fare la vostra conoscenza, principe Loki.- concludo con un
piccolo inchino e abbassando il capo in segno di rispetto. L’occhiata divertita
che gli lancio, però, deve avere sottolineato maggiormente il carattere
canzonatorio delle mie parole.
-Qualcosa ti diverte?-
Emma spalancò gli occhi di scatto e si ritrovò a fissare due pozze verde smeraldo.
Angolino dell’autrice: Scusate, mi rendo conto che sono in ritardo di MESI e che sono imperdonabile. Purtroppo la maturità mi sta risucchiando tutte le energie e, devo ammetterlo mio malgrado, anche la voglia di scrivere e di stare dietro alle mie storie. In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia e che riuscirete lo stesso a lasciarmi una piccola recensione. Un abbraccio e grazie a chiunque si prenda la briga di leggere questo capitolo.
Sami