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Autore: Henya    03/04/2016    3 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“ Forza Hope, scendiamo! Kai ci sta aspettando!”.
Oggi è un giorno particolare.
Oggi sta accadendo quello che non mi sarei mai aspettata potesse succedere.
“ Mamma, perché devo dormire a casa di Kai? Tu vieni?”.
Kai Hiwatari ha ottenuto ciò che voleva: separarmi dalla mia bambina.
Potrà sembrare esagerato e patetico affermare una cosa simile, ma il fatto è che, da quando è nata, Hope non si è mai separata da me. Inoltre, sapere che andrà a vivere a casa del suo vero padre, di cui, tra parentesi, lei ancora non sa nulla, mi rende ancora più nervosa.
Kai non ha mai badato a lei per più di due ore pomeridiane, quindi mi chiedo come se la caverà, visto che sarà sotto la sua responsabilità ventiquattro ore su ventiquattro. Eva non credo sia altrettanto brava con i bambini e non so neanche come abbia preso questa faccenda. Ad ogni modo, deduco che non gli sarà per nulla di aiuto.
L’unica soluzione? Farsi aiutare dai suoi domestici: spero siano affidabili.
Senza accorgermene siamo già arrivati al piano terra.
Aperto il portone avvisto l’auto di Kai parcheggiata qui di fronte e ci affrettiamo a raggiungerlo.
“ Hey, scusa il ritardo, ma ho controllato che ci fosse effettivamente tutto l’occorrente nel borsone!” gli spiego porgendoglielo.
“ Non sta mica andando dall’altra parte del mondo, ti ricordo!” risponde acidamente, prendendo in mano il borsone per poi dirigersi verso l’auto e posarlo all’interno del portabagagli.
Quanto è simpatico!!
Un attimo, forse ho dimenticato…
“ Hey aspetta, forse ho dimenticato gli elastici per i capelli!” dico all’improvviso vedendo il cofano dell’auto chiudersi.
Ma lui lo ha già chiuso, ignorandomi e osservandomi seccato.
Grazie, Kai.
Grazie.
“ Smettila, ok?” mi ordina, seccato, portando in aria gli occhi e prendendo la mano di Hope per farla salire in macchina.
La bambina continua a guardarmi confusa, come se volesse dirmi qualcosa, del tipo: dove diamine mi sta portando?
La sistema sul sedile e le allaccia la cintura di sicurezza, sotto il mio sguardo controllore.
Vedo che ha imparato le basi.
Mentre si dirige al suo posto guida, io mi avvicino alla mia piccola.
“ Mi prometti che farai la brava?” le chiedo dolcemente.
“ Mamma, ma perché tu non vieni?”.
A questa domanda i miei occhi si alzano per incrociare quelli inespressivi di Kai.
“ Perché…” che cosa dico? Come le spiego? “ Perché… beh Kai vuole che tu trascorra un po’ di tempo a casa sua, così potete… ehm… giocare… e poi c’è il cane, vedrai che ti divertirai, capito?” le dico sorridente, mal celando nel tono una certa preoccupazione.
“ Mh- mh” annuisce contenta, non appena pronuncio il fattore-cane.
Spero solo non combini guai e che Kai la controlli mentre gioca con quel bestione.
“ Brava bambina!” mi congratulo accarezzandole i capelli.
“ Allora possiamo andare?” interviene scocciato Hiwatari, che fin’ora non ha aperto bocca.
“ Certo! Mi raccomando Hiwatari!” gli raccomando con tono pungente.
Sorride beffardamente, roteando gli occhi dall’altra parte.
Il motore si accende.
“Ciao mamma!” mi saluta allegramente la mia piccola, mentre il suo viso viene oscurato dal finestrino, che piano piano si alza fino a chiudersi. Non prima di essere riuscita ad incrociare gli occhi inespressivi di Hiwatari.
Il motore si accende e l’auto lentamente avanza, fino ad allontanarsi, per poi scomparire.
I miei occhi rimangono fissi sul punto in cui l’auto è sparita.
I miei capelli vengono scompigliati dal vento.
Mi raccomando Kai, ricorda che non è un gioco…



***





Sento la porta d’ingresso principale chiudersi e un rumore di passi.
“ Kai, posso giocare con il cane?” sento pronunciare da una vocina infantile.
“ Più tardi, non adesso!” risponde Kai.
Sono arrivati.
Non ci credo.
L’ha portata veramente!
Chiudo la rivista che tengo tra le mani e la adagio sul tavolino del salotto, per poi alzarmi e dirigermi con aria investigativa in corridoio, dove stanno a confabulare.
“ Ciao Kai!” saluto con falsa simpatia.
Cosa che a lui non sfugge, visto il modo in cui mi osserva.
“ Hernandez, non dovevi uscire?” chiede con tono altrettanto simpatico.
Sì, in effetti dovevo uscire, ma non appena mi ha detto che stava andando a prendere la mocciosetta, ho voluto rimandare. Non era così importante.
“ No, alla fine ho deciso di restare a casa!” spiego senza dilungarmi nelle spiegazioni, che lui sicuramente immagina.
“ Ciao Eva!” mi saluta la mocciosetta dal basso.
Ma guarda, si ricorda ancora il mio nome!
“ Ciao!” la saluto con superficialità, fingendo un sorriso cordiale.
Kai porta gli occhi al cielo e tenendo la mano di quella cosa lì, la trascina al piano di sopra, per mostrarle la cameretta che ha fatto preparare apposta per lei.
Tzè.
Rimango lì con le braccia incrociate al petto, osservandoli salire uno ad uno i gradini.
Sei patetico Kai.
Voglio proprio vedere quanto resisterai!




***




“ Ecco la tua stanza!”.
Apro la porta per mostrarle la sua nuova camera.
Entriamo e adagio il borsone in un angolo, mentre lei si osserva meravigliata intorno.
Forse è un po’ troppo grande per lei, ma penso non abbia importanza.
“ Ti piace?” le chiedo attirando la sua attenzione.
“ Sì!” risponde allegramente. “E’ tutta mia?” Perché non ci sono i giocattoli?” chiede sorpresa.
Beh, a questo non avevo pensato…
“ Ehm… beh li metteremo dopo!” spiego evasivo.
“ Wow questo letto è come quello di mamma e papà, è grande grande!” afferma stupefatta adagiando le mani sulla coperta.
Già…
Come quello di mamma e papà…
“ Ci sono due cuscini, sììì!” esclama buttandosi sul letto.
Che buffa…
Mi allontano qualche secondo per dire alla cameriera di disfare le sue cose e farle un bagno, se necessario.
La lascio nelle sue mani, e me ne scendo al piano di sotto dove trovo gli occhi furibondi di Eva su di me.
La ignoro e mi dirigo in cucina a bere qualcosa. Apro il frigo e tiro fuori una lattina di aranciata. Richiudo il frigo e preso un bicchiere lo poggio sul tavolo, sentendo ancora su di me gli occhi infuocati di Eva. E infatti, alzo lo sguardo e la vedo lì, vicino allo stipite della porta, con braccia incrociate al petto, ad osservarmi contrariata.
Perché è così pesante?
“Ne vuoi un po’?” le chiedo facendo un cenno verso l’aranciata, con finta ingenuità.
“ Sai cosa voglio!” risponde con tono duro.
“ Ah vero, tu preferisci il succo di carote, beh preparatelo tu quello, mi fa schifo…” rispondo con fare evasivo. Perché non vuole capire che non voglio toccare l’argomento!
“ Hiwatari, quello che dovrebbe farti schifo è guardarti allo specchio” aggiunge sarcastica.
Bevo tutto d’un sorso e riposo il bicchiere, fingendo di non avere sentito.
“ Kai perché fai così?” chiede con tono innervosito. “ Adesso che hai tua figlia qui hai deciso di ignorarmi? Se è così me ne vado, non voglio darvi fastidio!” conclude ironica.
“ Non cominciare a dire stronzate…” mi limito e dire, passandole davanti per dirigermi in salotto.
A volte si comporta come una bambina viziata.
“ Perché deve stare qui? Non pensi che possa darmi fastidio? Ti ricordo che quella figlia è nata dal tuo tradimento con Anya!” spiega, puntando furiosamente un dito verso il piano di sopra.
“ Tradimento?” ripeto ad alta voce a mo’ di sfottimento.
Quanto è esagerata!
“ Perché come vorresti definire tutto ciò? Vuoi negare di essere stato a letto con Sarizawa mentre stavi con me?” urla inferocita.
“ Esatto” rispondo con nonchalance mettendomi comodo sul divano.
Una risposta che la fa imbestialire ancor di più, visto il modo in cui sgrana gli occhi. “Eravamo in macchina, per l’esattezza!” concludo con tono beffardo, prendendo il telecomando per accendere la tv.
“ Tu non sei normale… vuoi raccontarmi anche i dettagli? Non so, fai tu!” chiede con gli occhi arrossati.
Forse ho esagerato.
“ Senti Eva, non…” . Mi alzo per avvicinarmi a lei e calmarla, ma mi scansa con rabbia e disprezzo, voltandomi le spalle. “ Dove vai adesso?”.
“ Beh visto che mi tratti così non vedo perché dovrei restare ancora qui!”.
Ora fa la vittima… oddio…
“ Kai, forse tu non capisci! Io detesto Anya e ancor di più detesto il fatto che tu tenga contatti con lei! E qual è il motivo per cui tieni contatti con lei???” domanda retoricamente “ Quella bambina!!” afferma furiosamente puntando il dito ancora una volta verso il piano di sopra. “ E per di più quella bambina, nata dal tuo tradimento deve stare qui! Sotto il mio stesso tetto!!” conclude stringendo i pugni. “ Quindi, o me o lei!!”.
Sapevo lo avrebbe detto di nuovo.
“ Eva…” inizio a dire usando questa volta un tono veramente serio “ ti ho già detto come stanno le cose! Non farmele ripetere ancora! Non posso scegliere! Hope rimarrà qui, che tu lo voglia o no, rassegnati!” le spiego una volta per tutte, nella speranza che capisca.
Allenta la tensione, scioglie i pugni e il suo petto sembra muoversi regolarmente adesso.
Non penso si sia rassegnata, ma almeno sembra essersi calmata. Per un attimo ho temuto che le vene al collo le stessero scoppiando.
“ Ti costa molto fare finta che non ci sia?” le domando avvicinandomi con cautela.
“ Sì Kai! Mi costa molto!” conclude con tono serrato, voltando i tacchi e salendo a passi pesanti i gradini delle scale.
Iniziamo bene…





***




Cala il buio della sera.
Anya versa un mestolo di minestra fumante nel mio piatto, e poi anche nel suo.
Si siede e iniziamo a mangiare, circondati da un silenzio quasi irreale.
Io ho quasi finito mentre lei continua ancora a mescolare la minestra col cucchiaio.
“ Non pensi che si sia già raffreddata da un pezzo?”.
“ Eh?”.
Come pensavo la sua mente vagava altrove.
“ Sì, hai ragione…” risponde, ricomponendosi ed iniziando a mangiare.
Si vede che lo fa svogliatamente, quasi non avesse fame.
Come dicevo, la sua mente è altrove.
E penso di sapere anche dove.
“ Sei ancora preoccupata?” le domando.
Posa il cucchiaio sul tavolo “ Sì, non faccio altro che pensare a Hope!” confessa preoccupata.
Sapevo che sarebbe andata a finire così, per questo ero contrario a tutto questo fin dall’inizio.
Ma ormai ha accettato di farlo, il danno è stato fatto.
“ Senti, sappiamo com’è Hiwatari, ma per fortuna tu stessa hai detto che ha dei domestici quindi qualcuno provvederà in qualche modo a Hope!”.
Le mie parole di conforto non sembrano scolpirla neanche un po’.
Ammetto anche io di essere preoccupato, ma cosa possiamo fare? Mettere delle telecamere in casa Hiwatari e controllarlo? Mi piacerebbe, ma non possiamo!
“Sono passate tre ore e non mi ha ancora telefonato nessuno…” afferma preoccupata.
“ Segno che le cose stanno andando bene, no?”.
“ O forse no…” .
Il suo solito pessimismo.
Sto sforzandomi in tutti i modi per farle risollevare il morale, nonostante mi costi un sacco, e lei non mi aiuta affatto, incredibile!
“ E’ solo la prima sera, Anya! Vedrai che tra due o tre giorni al massimo, Kai ti chiamerà disperato chiedendoti di andare a riprenderti Hope”.
“ Dici?”.
“ Dubito fortemente che Hiwatari regga a lungo! Sappiamo che la pazienza non è la sua miglior virtù!  E poi Hope è capricciosa, lo sai!” le ricordo, riuscendo a strapparle un sorriso.
“ E’ vero…” ammette sorridendo.
“ Dai… lavo io i piatti, tu vai a farti un bagno, ti raggiungo tra un po’!”.
“ Rai?”. Stavo dirigendomi in cucina e mi fermo al suo richiamo.
La osservo.
Lei mi osserva con un tenue sorriso stampato sulle labbra.
“ Grazie!”. L’unica parola che sembra fuoriuscire quasi in un sussurro.
Ci sorridiamo ancora una volta per poi andare in direzioni diverse.
E’ dura fingere.
Fingere di stare bene quando in realtà si vorrebbe spaccare tutto.
Se faccio tutto questo è per non vedere, ancora una volta, la sofferenza nei suoi occhi, ma a forza di fingere finirò per incrementare la mia di sofferenza.
Non voglio che pesi su di lei quello che sto provando, ma… vorrei che capisse.
Mi ha chiesto di restare a Tokyo e non partire più per la Cina.
Mi ha chiesto di sposarci qui.
Non ho ancora dato una risposta.
E sinceramente non so cosa fare.
Vivere qui significherebbe avere Hiwatari sempre in mezzo.
Ma pensandoci, anche se partissimo le cose non si risolverebbero affatto… anzi, si complicherebbero ancor di più.




***



“ Signor Hiwatari, la cena è quasi pronta!”.
“ Hope dov’è?” domando massaggiandomi le tempie e cliccando il pulsante di spegnimento del computer.
“ Sta guardando la televisione!”.
“ Ok, ed Eva?”.
“ La signorina è rimasta tutto il pomeriggio in camera, forse starà ancora riposando. Vuole che la vada a chiamare io?”.
“ No, ci vado io!” rispondo alzandomi e chiudendo il portatile.

La domestica se ne va via, per avvisare Hope, mentre io, con non grande gioia, mi dirigo in camera mia, per cercare di capire cosa stia combinando Eva.
Il mio pugno bussa con due leggeri colpi sulla porta.
Non risponde nessuno.
In teoria è anche la mia stanza, quindi potrei benissimo aprire senza tanti problemi, ma so già che…
Abbasso la maniglia della porta e…
Come pensavo: è chiusa a chiave.
“ Eva?” la richiamo con voce autoritaria.
“ Cosa vuoi?” risponde seccata.
“ La cena è pronta, scendi!” affermo, guardando un punto fisso del pavimento, attendendo una risposta, che sarà sicuramente…
“ Non ho fame!”.
Appunto. Ecco la sua risposta.
Emetto un profondo respiro.
“ Eva… non farmi incazzare e apri la porta o la sfondo!” le ordino con un tono che non ammette repliche.
Mi sembra di avere a che fare con una marmocchia.
Passano alcuni secondi di silenzio.
La porta si apre all’improvviso…
“ Ma sì, dai! Ceniamo tutti insieme! Come in un quadretto familiare: padre, fidanzata e figlia dell’amante!!” asserisce con tono alterato misto ad una risata isterica, passandomi davanti per poi scendere al piano di sotto.
Resto per un attimo lì, a osservare la sua figura che piano piano scompare, mentre nella mia mente comincia a sorgere un dubbio:perché sono circondato da matti?


***



Arrivo in sala da pranzo e la prima cosa che noto è la tavola apparecchiata per tre persone.
La seconda cosa che ovviamente non mi sfugge, è la mocciosa, seduta già a tavola che mi osserva allegramente.
Avanzo fino ad arrivare al mio posto, proprio di fronte al suo e con un falso sorriso stampato in volto, mi accomodo.
Un istante dopo arriva Kai, il quale si siede a capotavola, tra noi due,con la sua solita faccia seria.
La cena ci viene servita sotto gli occhi curiosi della bambina, che sembra osservare ogni mossa della nostra cameriera.
Iniziamo a mangiare, ma la bambina resta ferma ad osservare il suo piatto.
“ Cosa c’è? Non ti piace?” chiede con tono stranito Kai.
“ Non la so tagliare…” spiega con tono triste “ La mia mamma mi taglia sempre la carne!”.
“ Tzè… pure viziata!” mormoro tra me e me.
“ Reina? Tagliale la carne!” ordina Kai alla nostra cameriera, che esegue immediatamente ciò che le è stato appena detto.

Mentre Kai sembra mangiare per i fatti suoi, tranquillamente, io non posso fare a meno di osservarla e pensare a quanto questa situazione sia ridicola.
Ho accettato che la portasse qui qualche ora alla settimana, ma vivere con lei sotto lo stesso tetto è veramente troppo.  
Sarà malvagio da pensare.
So che non c’entri nulla, ma...
Avrei voluto che non fossi mai nata!
Almeno non avrei, oggi, di fronte la prova inconfutabile del tradimento di Kai con quella sciacquetta di tua madre.
E’ una cosa che ancora adesso mi fa rivoltare lo stomaco.
“ Hai già finito?” chiede insospettito Kai, vedendomi alzare di scatto e andare via.
“ Sì…” mi limito a rispondere con tono serio e acido, per poi scomparire al piano di sopra.



***



Non immaginavo certo che Eva prendesse questa mia decisione con entusiasmo, ma credo che con questo atteggiamento stia esagerando.
“ Dai, Hope… adesso rientriamo a casa, fa freddo!” la avverte Reina.
Mi ha pregato tutto il pomeriggio affinché uscissimo fuori in giardino a vedere il suo cane.
Ma pioveva, quindi gliel’ho negato, piazzandola davanti al televisore.
Non ha molti giocattoli qui, a parte quella bambola, quindi era l’unico modo per farla stare tranquilla e lasciare che io lavorassi in pace.
Ma poco fa, guardando dalla finestra si è accorta che non pioveva più, quindi mi ha chiesto di nuovo di uscire.
Reina mi ha consigliato di imbottirla per bene con sciarpa e cappottino, per non farle prendere freddo e così siamo usciti.
Non staremo molto, l’aria è gelida.
Giusto il tempo di finire questa sigaretta, che ovviamente sto fumando al di fuori dell’area visiva di Hope, in un angolo sperduto del giardino, da cui però, riesco a vederla, mentre accarezza quel cagnone sotto la super visione di Reina.
Ecco l’ultimo tiro.
Inspiro ed espiro, creando un’enorme nube di fumo di fronte al mio viso, a causa anche dell’aria gelida che mi circonda.
È ora di entrare.
Con un cenno avviso Reina, che immediatamente prende una mano di Hope e la invita e rientrare, mentre con l’altra saluta allegramente il suo amico peloso.

Entriamo e chiudiamo la porta.
“ Vuole che la porti io a letto?” mi chiede Reina.
“ Beh, aiutala a cambiarsi, o altro… fai tu, quando hai finito chiamami!” le spiego con fare schivo, togliendo il cappotto e sciarpa per poi prendere il telefono e controllare alcuni messaggi ricevuti.

Dopo una manciata di minuti ecco che Reina mi avvisa di avere finito  per poi congedarsi.

“ Hey, Hope!”.
Busso alla sua porta, che trovo socchiusa.
“ Sono qui!”.
Una vocina alle mie spalle mi coglie di sorpresa.
“ Dov’eri?” chiedo invitandola ad entrare.
“ In bagno!” risponde strofinandosi gli occhi e sbadigliando.
Sonno, eh? A chi lo dici!
Ma mi sa che mi aspetterà una dura nottata con Eva.
Dopo cena è sparita e non l’ho più vista: starà meditando sul fatto se soffocarmi mentre dormo o mentre sono sveglio.
Ad ogni modo.
“ Mettiti a letto, su… domani a che ora devi andare all’asilo?”.
“ Non lo so… mi sveglia sempre la mamma!” risponde come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“ Già…” dico tra me e me, essendo ignaro di tutto ciò che fa Anya.
“ Domani viene la mamma?” domanda con curiosità.
“ No, non credo… ti sveglierò io, ok?”.
“ Ma il bacino della buonanotte? La mamma non me lo ha dato!” afferma tristemente.
Beh ne farai a meno per stasera!
“ Ehm… beh, mi ha detto che te lo darà domani!” le spiego inventando una scusa.
“ Ok…” risponde rassegnata mettendo il broncio.
La aiuto a salire sul letto e lei si sistema la coperta.
Sembra ancora più piccola in un letto così grande.
Spengo la luce e mi accingo ad uscire, quando…
“ Ma io ho paura” afferma con tono docile.
“ Perché mai?” chiedo voltandomi ad osservarla stranito.
“ Perché c’è buio e sono sola…” spiega intimorita.
Ci mancava solo questa…
“ Ti lascio la luce accesa ok?”.
Annuisce, approvando in pieno la mia proposta.
“ Posso andare adesso?”.
“ S-ì…” risponde non molto convinta.
“ Ok…” rispondo io con ancor meno convinzione.

Chiudo la porta ed emetto un sospiro di sollievo.
È una sensazione veramente strana: non sono abituato a fare certe cose.
Mi dirigo in bagno, pervaso da strani pensieri e strane sensazioni, che cercherò di spazzare via con una doccia calda e rigenerante.
Ma prima…





***





*bip bip
1 messaggio: Hiwatari.
Apri: A che ora dovrebbe andare all’asilo domani?
Rispondi: tra le otto e mezza e le nove! Tutto ok?
Invio…

*Bip bip
1 messaggio: Hiwatari.
Apri: Sì...

Cosa significa sì? Gli sembrano risposte da dare?
E questi tre puntini di sospensione?
Anche attraverso i messaggi le sue risposte sono veramente odiose!
Comunque, meglio se la conversazione si concluda qui.
Se ha detto sì… sarà sì!... …

Rispondi: OK!!!
Invio…



***
 


Finita la doccia, entro in camera mia, dove trovo Eva semisdraiata sul letto col suo telefono in mano.
Passo davanti al letto, ma non mi degna di uno sguardo.
“ Ci hai messo un po’… l’hai messa a letto e raccontatole la favola della buonanotte?” chiede con tono canzonatorio.
Porto gli occhi al cielo, alzando le coperte per accomodarmi sul letto.
“ Ti sembra divertente?” ribatto con tono duro.
“ No affatto!” controribatte acidamente.
“ E allora per oggi ti pregherei di smetterla, hai già fatto abbastanza!” le spiego una volta per tutte.
“ Vedi? Sei sempre così! Prima prendi delle decisioni senza preoccuparti di informarmi e poi vuoi che faccia da madre a quella bambina?!” si lamenta adirata.
“Chi ha detto una cosa del genere? Non ti ho chiesto di farle da madre!” intervengo prontamente. “ Ti ho solo chiesto di fare finta che non esista, se ti da tanto fastidio!” le spiego in maniera chiara.
“ E quale ruolo dovrei interpretare io in questa ridicola commedia? Quella dell’amante?”.
Ma che sta dicendo…
“ Quale amante… senti, ti fai troppo film mentali tu! NON sei sua madre e NON ti ho chiesto di farlo, figuriamoci!”.
“ Ha parlato il super papà! Ma se fino all’altro ieri neanche ti ricordavi di avere una figlia!” mi ricorda con tono pungente.
La incenerisco con uno sguardo.
“ I miei non sanno neanche che tu hai una figlia, come la prenderanno?”.
“ Semplicemente non dirglielo!” le suggerisco sarcastico.
“ Beh quando ci sposeremo dovranno pur scoprirlo!”.
“ Chi ha parlato di sposarsi?” domando incredulo.
Lei rimane pietrificata da questo mio atteggiamento.
Tace per un istante, con occhi che fissano il vuoto.
Io la guardo sempre più accigliato e interrogativo.
Non ha mai parlato di matrimonio fino ad ora.
Credevo che condividessimo la stessa filosofia di vita.
Eppure sembra essere rimasta delusa.
Di punto in bianco, cambia atteggiamento.
“ Ad ogni modo, i miei dovranno pur scoprirlo prima o poi, quindi comincia a prepararti un discorso convincente…” conclude con tono piatto, sistemandosi le coperte e coricarsi, dandomi le spalle.
Rimango qualche secondo immobile, fissando la sua sagoma sotto le coperte, perdendomi in strani pensieri.
La situazione sta prendendo una piega che non mi piace affatto.
Sarà meglio chiudere gli occhi ed dimenticare questa giornataccia.
Spengo la luce e mi metto comodo sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di prendere sonno.
Solo dopo qualche minuto riesco a rilassarmi e addormentarmi.








Sento uno strano rumore…
Come se qualcuno si stesse lamentando.
O meglio, piangendo!
“ Ma che cazzo…?” sussurro tra me e me, togliendo la coperta di dosso e mettendomi seduto coi piedi a terra.
Anche Eva si alza di scatto, osservandomi assonnata.
“ Si può sapere che succede?” domanda con la voce impastata dal sonno.
“ Deve essere Hope che piange…” le spiego massaggiandomi gli occhi sbadigliando.
“ Ah… allora è un problema tuo!” afferma acida mal celando una certa soddisfazione nel tono, per poi nascondersi immediatamente sotto le coperte per riaddormentarsi.
Mi alzo osservandola con disprezzo.
E’ un tuo problema?
Quanto è stronza…

Emetto un sospiro e mi dirigo alla porta.
Arrivato in corridoio la trovo sul ciglio delle scale con una mano che strofina gli occhi. Ha il viso rossissimo, e piange disperatamente.
“ Voglio la mammaaa!” dice con voce rotta dal pianto.
Ma che ha? Da come piange sembra che qualcuno l’abbia pestata a morte!
“ Perché piangi?” domando con un tono misto tra l’arrabbiato e il disperato.
“ Voglio la maaaammaa!” ripete con tono sempre più lamentoso.
“ Ma perché?”.
“ Voglio la maaammaaa!” ripete ancora.
Ok il disco sembra essersi impallato.
Che cazzo!!!
L’avevo lasciata a dormire tranquilla, porca miseria!
Da dove si spegne!
Non è proprio il massimo sentire queste urla nel cuore della notte.
“ Senti, tua madre non c’è! Ok?? Quindi calmati, è inutile che continui a piangere!!”.
Tanto non la chiamo!
Non le darò questa soddisfazione!
E poi è notte fonda, chi vuoi che mi risponda a quest’ora.
Ma lei niente, continua a piangere disperata.
Osservo disperato il soffitto, alla ricerca di una soluzione.
Porca di quella putt…
La prendo in braccio, e lei mi si attacca al collo inondando la mia spalla di lacrime. Scendo al piano di sotto, facendo bene attenzione a non cadere e rotolare per le scale.
Insomma ha quattro anni, non dovrebbe piangere in questo modo…
Ma pensandoci bene Anya mi aveva avvertito:
“ Hope non si è mai separata da me! Ci è voluto un po’ prima che si abituasse a rimanere all’asilo…quindi preparato!"
Mi sembra perfino di sentire la sua voce odiosa!
Che diamine!
“ Hope, basta piangere!” le dico quasi in forma di ordine.
Che faccio?
“ Vuoi vedere la tv?” le propongo prendendo il telecomando in mano alla ricerca di canali decenti per bambini, che a quest’ora non sembrano esserci!! Ottimo.
“ No!” risponde arrabbiata.
“ E dai, guarda… ci sono i cosi… come si chiamano… gli elefanti!”.
Sembra essere uno di quei pallosi documentari, ma cazzo! Guardalo, almeno!
Anzi, no. Non guardarlo più… sembra  che si stiano riproducendo.
Cambio canale e casualmente trovo un qualcosa che sembra un cartone animato, di quelli che piacciono a lei, con quegli stupidi maiali rosa che dicono cazzate a raffica: ma li fanno a qualunque ora del giorno e della notte? Beh.. tanto meglio. Sembra interessata. Infatti ha staccato la faccia dalla mia spalla e lo osserva con curiosità… sebbene ancora con occhi rossi e lucidi e continuando a singhiozzare. Almeno ha smesso di piangere.
“ Ti piace questo, vero?” le chiedo per rassicurarmi.
Annuisce, anche se imbronciata.
“ Bene, allora lo guardi un po’ e poi andiamo a letto!” le propongo, mettendola sul divano e sedendomi anche io vicino a lei, nonostante stia morendo dal sonno.


Passano alcuni minuti, durante i quali lotto con tutto me stesso per stare sveglio e tenere gli occhi fissi sullo schermo televisivo.
Grugniti, maiali che parlano e cantano.
Lei sembra interessata al massimo.
Io li fisso disgustato e annoiato, mentre gli occhi mi si chiudono da soli.
La testa mi cade in avanti a causa del sonno.
No! Io non ce la faccio!
Mi alzo di scatto per correre in cucina e prendere  qualche birra, per passare il tempo, e magari un succo per lei.
Dio, che situazione.
Non avrei mai pensato di abbassarmi a tale livello.
Spero solo che Eva non si alzi o sarà la fine.
   



TO BE CONTINUED


























Suonino le trombe.
Rullino i tamburi.
In alto le bandiere.
La vostra Henya è tornata!
Tadààà!

Ciao a tutti 
Quanto tempo, eh?
Sì, ho passato un periodaccio e non ho avuto né il tempo, né la voglia di scrivere, anche se ne ho sofferto molto.
Non vi nascondo che è stata dura riprendere a scrivere dopo tutto questo tempo, ma mi sono impegnata e, incoraggiata anche da Lady Diamond ( che saluto :D), ho ritrovato la forza! U.u
Vi avevo lasciati con il famoso accordo preso tra Kai e Anya per mezzo dell’avvocato, in cui si impegnavano a dividersi Hope ( è brutto dirlo, lo so, ma in questo momento non saprei come definire ciò, scusami Hope! ^-^”) e adesso abbiamo un capitolo che narra le vicende della piccola Hope a villa Hiwatari. Doveva essere più lungo ma ho preferito lasciarlo così e aggiornare! Vi ho lasciati con questa immagine di Kai che nel cuore della notte guarda le avventure di Peppa Pig ( sempre lei, che ossessione XD) insieme alla figlioletta capricciosa, che cerca, giustamente la mammina!
Ah, se Anya sapesse che Kai le fa guardare in piena notte la tv…
spero non sia ridicola, ma mi diverte troppo, c'è poco da fare :'D
( Sta zitta, era l’unico modo per farla tacere è_é ndKai)
In verità, sono molto ansiosa e ho quasi paura di ricevere i vostri pareri XD perché è da tanto che non pubblico e non sono molto sicura di questo capitolo, ma ho preferito aggiornare ugualmente o cI avrei messo altri due secoli…
Dunque, vi aspetto con ansia e vi ringrazio tutti anticipatamente 
Alla prossima, ciaoooo!!!
   
 
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