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Autore: LittleDreamer90    03/04/2016    7 recensioni
Un'antica profezia ed un principe dagli occhi color dell'oro.
Il prospero regno d'Egitto, funestato da morti ed inganni, è nelle mani di un empio usurpatore, ma la vendetta dei legittimi eredi non tarderà.
Il destino è in agguato.
Il vento del deserto spingerà il principe verso il compimento di quanto è stato scritto o lo condurrà verso la felicità di una nuova vita tra sabbie e dune?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6        Frammenti di verità


Una bambina di non più di otto anni e dall'aspetto scarmigliato era inginocchiata sul pavimento, spazzolando un tappeto Macchiato di vino.

Le mani screpolate e piene di tagli e graffi le dolevano, ma lei non si lasciò sfuggire nemmeno un lamento. Aveva imparato a sue spese che era meglio non farlo.

Si concesse un unico sospiro, nel vedere di aver terminato il suo compito. Doveva sbrigarsi, era quasi l’ora del bagno della signora e avrebbe dovuto pulirle i vestiti sporchi.

Una lieve smorfia sarcastica le increspò le labbra. Sporchi. Feh, se i vestiti di Kikyo erano sporchi, lei in confronto era ridotta peggio di una mendicante.

Si faceva praticamente tre bagni al giorno, la signora!
Per quello che le riguardava, invece, era già un lusso se poteva in qualche modo sciacquarsi nell’acqua usata per i panni.

Persa com’era nelle sue riflessioni, non si accorse della presenza che era sgattaiolata silenziosamente alle sue spalle.

Un calcio e il secchio d’acqua sporca si riversò sul tappeto.

- Ops! Che sbadata che sei, serva! Ti conviene rimediare, e in fretta anche, altrimenti la Signora Kikyo ti darà una bella punizione… come al solito, d’altronde! Ihihihi – sghignazzò Hakudoshi.

La bambina gli lanciò uno sguardo carico d’odio. Quanta cattiveria era insita in quel moccioso di solo un paio d’anni più grande. Perché, perché non la lasciava in pace? Era colpa sua se veniva sempre punita ingiustamente!

Hakudoshi si accigliò, prendendola per i capelli e facendola gemere di dolore: - Cos’è quello sguardo, eh, pezzente?!? Devi portarmi rispetto, hai capito, mulatta? – sibilò sprezzante, scaraventandola malamente sul pavimento, prima di uscire dalla stanza con aria soddisfatta.

La bambina si morse le labbra per non dargli la soddisfazione di sentirla lamentarsi dal dolore.
Attese mezzo minuto, poi, in silenzio, si rialzò, ricominciando il suo lavoro.

Solo dopo molte ore poté trascinarsi stancamente verso l’angolo delle cucine che costituiva la sua stanza, gettandosi sullo sgangherato giaciglio di secca paglia.
Con le ultime forze che le restavano mangiò il tozzo di pane che costituiva la sua cena.

Quando fu sicura che tutti fossero andati a coricarsi, strisciò fino all’angolo del muro, tastando la base.
Sfilò un piccolo mattone, rivelando la piccola nicchia che faticosamente aveva scavato con le unghie, estraendone una striscia di stoffa.
Se la portò al petto, dopo aver rimesso al suo posto il mattone e andò a stendersi di nuovo sul giaciglio.

Chiuse gli occhi, accarezzando la fredda e liscia superficie dei lapislazzuli di cui era fatto il braccialetto.

Due anni. Erano passati due anni.

Un miagolio e una pelosa carezza strusciante.

Nel più completo silenzio la piccola Kagome versò la sua quotidiana dose di lacrime, stringendo a sé il gatto: - Cosa devo fare, Buyo? Non ce la faccio. Aiutami, aiutami tu. Sono da sola. La mamma è morta l’anno scorso e io non so più cosa fare.  InuYasha. Vieni a prendermi, ti prego! InuYasha – singhiozzò.

Si addormentò un’ora dopo, provata, come tutte le sere, dalle lacrime e dalla fatica, stringendo al petto il suo tesoro e immaginando che il calore del gatto accoccolato al suo fianco fosse invece quello del corpo di un bambino che la abbracciava nel sonno.





Boccheggiando Kagome si mise a sedere di scatto, il fiato grosso e il cuore che le batteva all’impazzata.

Si accorse di essere sudata fradicia e di rabbrividire.
Contemplò con sguardo assente la coperta che le si era aggrovigliata intorno alle gambe.

Le sfuggì un singhiozzo che si affrettò a tacitare, coprendosi le labbra con una mano, nel timore di svegliare Midoriko.

L’essersi lasciata andare con InuYasha doveva aver riportato involontariamente a galla brutti ricordi.

In un automatico gesto accarezzò le pietre del bracciale che la sera precedente lo stesso InuYasha le aveva messo al polso.
Con un sospiro lo slacciò, infilandolo di nuovo nel sacchettino, rimettendoselo al collo.
Era una cosa sciocca e insensata, lo sapeva, ma le mancava percepire il leggero e rassicurante peso di quell’oggetto appoggiato nell’incavo dei seni. Preferiva tenerlo così, come sempre, vicino al cuore.

Si alzò ed uscì dalla tenda senza far rumore, avvertendo il bisogno di detergersi il sudore.
Dovevano essere all’incirca le sei passate e l’accampamento dei figli del Deserto stava iniziando a destarsi, appurò.
 


InuYasha sbirciò verso l’esterno della tenda. Di lì a poco avrebbe dovuto parlare agli amici e a quella che era diventata la sua nuova famiglia. Ed era terrorizzato.

Kaede tentò di rassicurarlo, posandogli una mano rugosa su una spalla: - Andrà tutto bene, ragazzo. Non temere. Capiranno sicuramente -.

Il giovane sogghignò, tentando di smorzare la tensione: - Feh. Certo. Alla peggio cosa mi potrà mai capitare? Ah, giusto. Essere assalito da un branco di Figli del Deserto infuriati. Quisquilie – ironizzò.

L’anziana sbuffò, divertita: - Ragazzo… - lo ammonì.

- Giusto! Posso comunque far finta di aver perso la memoria e dare tutta la colpa a te. Ci sei dentro anche tu fino al collo, nel misfatto, dopotutto, vecchia! -  gongolò InuYasha – Sono un genio – scherzò.

La matriarca gli diede uno schiaffetto sulla nuca. – Smetti di fare il pagliaccio, InuYasha. Tra tutto, credo proprio che questa sia la prova che tu debba temere meno – considerò.

Il ragazzo si fece cupo.
Già. Ancora stentava a crederlo ma… Sesshomaru. C’era il suo zampino. E, a quanto pareva, a breve lo avrebbero raggiunto. Dove, ancora non lo sapeva.
Di una cosa era però certo: appena lo avrebbe rivisto, nessuno gli avrebbe impedito di tirargli un bel pugno su quel suo brutto muso altezzoso!

Prese un respiro profondo, notando che i componenti del clan si erano tutti radunati al centro dell’oasi, come era stato chiesto loro di fare la sera precedente.

Il momento della verità era giunto.

Lo avrebbero accettato, oppure avrebbe perso tutto una seconda volta?




Shippo sbadigliò, assonnato, osservando distrattamente la sorella compiere i suoi consueti esercizi per riattivare i muscoli.
Era la migliore guerriera del clan, forte e coraggiosa anche più di alcuni maschi -se maschi si potevano definire quei mollaccioni di Ginta ed Hakkaku-  ed esserlo costava fatica e strenuo e costante esercizio.

Miroku sbuffò, lamentandosi per il caldo: - Sono solo le sette e qualcosa e già fa un caldo da morire. Stupido deserto -.

Sango gli lanciò un’occhiata di sufficienza: - Ogni tanto mi domando se tu sia davvero figlio di un egiziano. Sei di una lagna continua -.

Il giovane si risentì: - Scusami tanto, eh, se sono solo un mezzo Numida*, abituato al clima della costa e non un fiero Nubiano** come vossignoria, abituata al Grande Deserto – ribatté acido.

La ragazza addolcì lo sguardo, contrita. Era così abituata ad averlo attorno, a considerarlo parte del gruppo che tendeva a dimenticarsi del fatto che il suo Miroku fosse praticamente un “esterno” al clan, proprio come InuYasha.
Entrambi erano entrati a far parte della famiglia dei Figli del Deserto da piccoli, certo, ma non così tanto da non ricordare la loro vita precedente.

Era una storia triste, quella di Miroku: figlio illegittimo e non voluto di un sacerdote e di una prostituta, aveva vissuto fino all'età di sei anni con la madre, a Cirta***
Alla morte della donna il padre si era rifatto vivo, per educarlo alla vita sacerdotale, ma durante il viaggio attraverso il Deserto Bianco, nei pressi dell’oasi di Farafra, Miroku era scappato, imbattendosi in loro.

Rammaricata, si avvicinò al ragazzo, ad occhi bassi, mormorando: - Scusami. Non volevo essere così brusca o irrispettosa. È che… sono nervosa. Questa nuova situazione è… strana. Sento qualcosa nell’aria – ammise, posandogli una mano all'altezza del petto.

Il giovane la strinse a sé: - Scuse accettate, mia dea – bisbigliò – Oh, mio tesoro! Che meraviglia! – sospirò appagato.

Un nervo pulsante fece capolino sulla tempia di Sango. Con una mossa fulminea pizzicò la mano morta che le stava accarezzando alacremente la curva dei glutei e lo atterrò nella sabbia, mettendosi a cavalcioni sullo stomaco di Miroku, trucidandolo con sguardo tetro.

- Ouch! – sibilò lui – Mossa eccellente, Sanguccia! – il suo sguardo si illuminò, lasciando la ragazza confusa – Inoltre devo dire che questa posizione non mi dispiace per nulla, tesoro. Non ti facevo così intraprendente! -.

Giusto un minuto prima InuYasha era comparso nello spiazzo, accompagnato da Kaede che lo guidava ad andare avanti, tenendogli una mano in mezzo alle scapole.
Kagome gli era subito corsa incontro, sorridendogli timida e lui le aveva rivolto uno sguardo teso, mentre Kaede li lasciava soli, continuando ad avanzare. Il giovane si irrigidì ancor di più nel notare una certa ed improvvisa atmosfera tetra e grondante di furia, nonostante l'occhiata rassicurante che l'anziana matriarca gli aveva rivolto.

- Oh, merda! – gli sfuggì all'improvviso.
Con una mossa fulminea agguantò il braccio di una confusa Kagome, affrettandosi a scansarla appena verso la sua destra.

Nel giro di qualche secondo un polverone preceduto da un tonfo si levò accanto a loro, facendoli tossicchiare.

Quando la polvere si fu diradata, Kagome notò sorpresa un ammaccato e dolorante Miroku alzarsi dalla sabbia, su cui era atterrato con il viso rivolto verso il basso.
Sentendo InuYasha sospirare, lo fissò interrogativa, ma l'amico si limitò a fare spallucce: - Avrà dato aria alla bocca come al solito. Tutto regolare. È meglio non chiedere, fidati – le disse, per poi aggiungere: - Bel lancio, Sango! -.

La diretta interessata si spazzolò con le mani i pantaloni in pelle, facendo oscillare la lunga coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli, sorridendo malignamente.
- Visto? Grazie InuYasha. Complimenti anche a te per la prontezza di riflessi – gli rispose – Perdonami, Kagome. Non vi avevo proprio visti. L'avrei lanciato dall'altro lato, altrimenti, senza rischiare di colpirvi – si scusò.

Shippo zampettò verso i due amici, calpestando senza remore il povero Miroku: - Buongiorno Kagome! Ciao Inu! – li salutò.

- Come mai sei così gioviale tutto d'un tratto tu, eh? Che stai macchinando, marmocchio? – gli domandò il ragazzo.

- Sto bene, eh! Non aiutatemi, tranquilli! – ansimò intanto Miroku.

Kaede riportò in fretta l'ordine, avanzando verso i componenti del clan sparpagliati nello spiazzo a formare uno scomposto semicerchio: - Miei cari. Vi starete chiedendo perché io vi abbia radunati qui. Come avete notato, abbiamo accolto tra noi due nuove ospiti, la venerabile Midoriko e la dolce Kagome. Ebbene, non è un caso se sono arrivate fino a qui. Pare che sia giunto per me il momento di onorare una promessa fatta anni orsono, promessa che coinvolge anche voi tutti – fece una pausa, sospirando grave – Molti di voi erano ancora piccoli, altri non erano neppure nati quando, ormai dieci anni fa, giurai sull’onore del clan e con la complicità del tuo defunto padre, Koga, di rendere i miei servigi al Signore d'Egitto – proferì, cercando per un attimo con lo sguardo il giovane Yoro.

Un vociare perplesso si levò tra gli uomini più anziani.

La matriarca alzò una mano, riportando il silenzio: - Giurai all’erede del Grande Faraone Gentile di prendermi cura di una persona a lui cara – continuò, lasciando ancora più perplessi i presenti – Senza essere al corrente della verità, voi lo avete accolto, aiutato a diventare un uomo. L'avete apprezzato, amato, sostenuto come si fa con un fratello. È giunto però il tempo di riportare le cose al loro stato originario, così come avrebbero dovuto essere, affinché il destino si compia e tutto torni alla normalità -.

Kagome percepì InuYasha farsi sempre più teso, mano a mano che il discorso dell’anziana andava avanti. Senza dire nulla, gli strinse una mano, facendolo sussultare.
Lui la guardò e lei gli sorrise, incoraggiante: “ Andrà tutto bene. Tranquillo. Io sono qui” sembravano dirgli le iridi castane di lei.

InuYasha deglutì ritornando a guardare in avanti.

- Per questo vi chiedo se siete disposti ad intraprendere un nuovo cammino, un viaggio che sarà impervio, temo, e non mi riferisco solo al sentiero fisico da percorrere –  sentenziò solenne Kaede. Un sorriso furbetto le spuntò però tra le labbra, un momento prima di aggiungere: - Sempre ammesso che il contributo di un gruppo di nomadi del deserto sia accettato. Questo spetta a voi deciderlo, non è vero, principe InuYasha? – domandò retorica, facendo sussultare il ragazzo è tutti i presenti ad eccezione di Kagome e Midoriko.

“Questa me la pagherai, dannata vecchiaccia!” pensò allarmato il ragazzo, vedendo l'espressione attonita degli amici.

Dopo un momento di silenzio, Koga riuscì a tartagliare: - Tu… tu… sei cosa!?!? P-p-p-principe!?! -.

Perfino Ayame lo stava fissando ad occhi sgranati!

- Non ci posso credere! – sussurrò Sango sgomenta.

InuYasha nascose per un momento gli occhi dietro la frangia scura, borbottando: - Delicata come sempre, vecchia! Avresti fatto prima a far girare un proclama! -.

- Ma pensa! E chi l'avrebbe mai detto! Furbo, amico mio! È una buona carta da giocare con le fanciulle, questa! – sogghignò Miroku, mettendogli un braccio al collo – Sai come capitolerebbero a dir loro “ah, a proposito… non sono solo bello da far paura, ma anche un principe”? -.

L'amico alzò la testa, furente, già pronto a tirargli un pugno per l'assurdità che aveva appena pronunciato, ma rimase interdetto di fronte al sorriso e all'occhiolino che lui gli fece.
InuYasha sgranò gli occhi, comprendendo. L'aveva fatto apposta, il cretino, per sdrammatizzare e aiutarlo ad uscire dall’impasse.

Sospirò, raddrizzando le spalle che aveva inconsciamente ingobbito, assumendo una posizione di difesa e osservò i compagni radunati.
- Credo proprio di dovervi una spiegazione – affermò risoluto.

Kagome sorrise, orgogliosa dell'espressione determinata e della luce fiera che gli lesse negli occhi.

Eccolo lì il principe dei suoi ricordi, scanzonato e pungente, a volte impacciato, ma all'occorrenza serio e deciso, totalmente sincero e convincente, in grado di ispirare istantanea fiducia come lui solo era in grado di fare.

Osservando un punto imprecisato nel cielo, InuYasha raccontò sommariamente loro della sua fuga da palazzo.

Kagome sentì gli occhi riempirsi di lacrime nell’udire di come si fossero gettati nel Nilo.

- Il resto lo sapete – concluse il giovane – Da allora io sono rimasto tra voi, e, a questo proposito, vi devo ringraziare. In voi tutti ho trovato una seconda famiglia. Mi dispiace avervi mentito ma io stesso sono praticamente stato tagliato fuori da tutto, non ho idea di cosa sia successo in questi anni in Egitto, se non per le sporadiche e sussurrate voci che sono circolate – ammise con un sospiro – Anche perché la vecchiaccia qui, ha sempre tenuto la bocca cucita su tutto – borbottò sprezzante.

- Ehi! Vecchiaccia a chi, giovanotto! – si risentì quella.

- Mhhhh – mugugnò Shippo, fermandosi davanti ad InuYasha e osservandolo concentratissimo. La sua espressione seria era quasi inquietante.
- Kaede? – chiamò poi.

- Sì, Shippo? Dimmi -.

Il bambino squadrò ancora InuYasha, infine domandò: - Ma sei proprio sicura? Non ha mica la faccia da principe, lui! – appurò, facendo arrossire il giovane.

- Razza di…. Come ti permetti, dannato! – si arrabbiò InuYasha, afferrandolo per la collottola, mentre gli altri ridevano.

- Ma è vero! – ribadì il bambino.

- Ah,  sei insopportabile, marmocchio! Quasi più di Kagome quando aveva la tua età! Lei almeno mi portava rispetto -.

La ragazza chiamata in causa sbuffò, rubando Shippo dalla presa di InuYasha: - Ti portavo rispetto? Ma quando mai! – gli fece la linguaccia – Tuo fratello sì che incuteva timore, non tu! -.

L'amico la guardò male, incrociando le braccia con espressione offesa: - Irriverente! – bofonchiò.

- Ma allora è vero che siete amici da tanto! Era così irritabile anche da piccolo, quindi? – chiese a Kagome il fratellino di Ayame.

Prima che la giovane potesse rispondere ed InuYasha arrabbiarsi di nuovo, proprio Ayame intervenne: - Basta fare il buffone, Shippo! La questione è seria, ricomponiamoci – li rimbrottò – Dunque, se le cose stanno così, la mia domanda ora è: che dovremmo fare noi, quindi? Cosa intendi per “onorare la promessa” di preciso, Kaede? Che ruolo avremmo noi in tutto questo, a parte fare da balia a lui? – domandò, indicando InuYasha con un cenno – Nemmeno il diretto interessato sembra sapere alcunché. Perciò credo proprio che tocchi alle due nuove arrivate rispondere alle nostre domande – concluse, fissando con sospetto Midoriko.

La donna, rimasta fino ad ora in disparte avanzò: - Mi congratulo con te, guerriera. Hai una mente arguta e attenta. Tuttavia ci sono particolari che non mi è permesso rivelarvi. Non spetta a me. La vostra Matriarca ne è stata informata. Io posso solo chiedervi di fidarvi – affermò.

Koga la guardò in cagnesco, mentre Sango sbuffò, sprezzante: - Bell'affare! Non mi pare né equo né tantomeno vantaggioso per noi, andare allo sbaraglio. Concordo con Ayame. Qualcosa ancora non quadra -.

Kaede sospirò. In cuor suo era orgogliosa dell'arguzia dei suoi ragazzi. E si era aspettata delle rimostranze.

- Ayame. Sango. Il mio compito non era solo quello di “fare da balia” ad InuYasha, bambine, ma anche – iniziò l'anziana.
La voce di Koga la precedette, facendola sussultare: - “Noi siamo i Figli del Deserto. Siamo liberi, ma la nostra fedeltà e riconoscenza va al sovrano d'Egitto, a colui che ci ha concesso di vagare liberamente tra le sue terre, chiedendoci in cambio di sostenerlo nel momento del bisogno, che sia in pace o in guerra” – recitò – Mio padre me lo ripeteva ad ogni occasione. E sono d'accordo, su questo. Noi dobbiamo aiutarlo, e fin qui ci siamo – rifletté – Tuttavia chi è il sovrano, ora? Chi dobbiamo sostenere? A chi dobbiamo essere fedeli? Come tutti ben sappiamo, il faraone è morto dieci anni fa. Sono rimasti i suoi figli, ok. Però ora è come essere tra due fuochi, anzi, tre -.

Kaede gli sorrise: - Tuo padre sarebbe fiero di te, Koga. Sei cresciuto – constatò, facendolo arrossire.

- Comprendo le vostre perplessità – intervenne ancora Midoriko – Da un lato abbiamo il reggente in carica, dall'altro gli eredi del precedente sovrano, ossia il giovane InuYasha che voi conoscete e il primogenito che -.

- Tsk! Primogenito che fino ad ora si è limitato a fare il coniglio – la interruppe InuYasha con rancore.

La donna gli rivolse un'occhiata di rimprovero: - Non dovreste sputare sentenze riguardo ciò che non conoscete – lo redarguì.

Lui distolse lo sguardo.

“InuYasha” pensò preoccupata Kagome.

- Se credi davvero che lui ti abbia abbandonato, ti sbagli, ragazzo mio – intervenne grave Kaede – Non te l'ho mai detto, e ti concedo di essere arrabbiato con me per questo. Tuo fratello ti ha sempre tenuto d'occhio, InuYasha. Nei limiti del possibile, ovviamente, attento a non farsi scoprire, ha intrattenuto con me una corrispondenza spiccia – confessò.

Il ragazzo spalancò gli occhi: - Cosa!?! -.

- Per non destare sospetti bruciavo immediatamente le sue missive – continuò.

- Ma certo! Gli intrugli medicinali che barattavi in cambio di stoffe, tele e sacchi di iuta – realizzò Sango – Ecco perché il mercante, in quei casi non era mai lo stesso! -.

Kagome dovette sforzarsi di nascondere un sorriso triste. InuYasha pensava che Sesshomaru non si fosse curato di lui… quanto di sbagliava! Pur ostentando la solita indifferenza ed impossibilità, il principe aveva sempre avuto un pensiero per lui e lei lo sapeva bene! Lo dimostrava il fatto che, a differenza di Kaede, avesse conservato gelosamente le missive in cui l'anziana gli illustrava i progressi del fratello!

- La questione mi pare chiara, comunque – s’intromise Miroku – Per quel che mi riguarda, per ora la mia “fedeltà” non va ad alcun fantomatico sovrano, ma all'amicizia che ho instaurato con questo brontolone – affermò, ammiccando verso InuYasha – Lui dovrebbe mettersi in cammino per ricongiungersi al fratello? Bene, se mi vuole, lo accompagnerò ed ascolterò cosa quello avrà da dire a lui e a noi. Il resto si vedrà -.

- Giusto! Io sono con Miroku – concordò Kohaku.

- Dì la verità, ragazzino! Sei solo ansioso di affrontare chissà quale mirabolante avventura! – lo prese in giro uno degli uomini del gruppo.

- Perché tu no? – lo punzecchiò a sua volta un altro.

- Allora, gente? Che ne dite? Il pensiero di Miroku è anche il mio, ma non voglio obbligare nessuno – vociò Koga.

- Ma sì, un po' di movimento non mi farà male, e poi sono davvero curiosa di vedere in faccia quel tale fratello di Inu – decise Ayame.

In breve tempo mormorii di assenso si levarono tra i presenti.

- Bene, sembra che siamo giunti ad una decisione – tirò le somme Sango – Però abbiamo fatto i conti senza l'oste – sorrise, voltandosi verso InuYasha – Nessuno ha chiesto cosa tu voglia, amico mio. Vuoi partire? E se sì, desideri portarci con te? – gli chiese con la sua consueta schiettezza.

- Che razza di domande, Sanguccia! Ovvio che sì – affermò Miroku – Dove vuoi che vada questo qui, senza di noi? Siamo la sua ombra – lo prese in giro, facendo l’ occhiolino.

InuYasha sentì il proprio cuore riempirsi di calore. I suoi amici!
Arrossì, spintonando poi Miroku che gli si era avvicinato per dargli qualche colpetto sulla spalla: - Per la miseria, vuoi piantarla di farmi l’occhiolino tu? Devo forse iniziare a preoccuparmi? Non è che la scoperta che io sia un principe ti ha fatto cambiare... gusti? – lo sbeffeggiò, togliendoselo di dosso.

La faccia scandalizzata ed inorridita dell'amico, che indietreggiò perfino di un paio di passi, con una mano premuta all'altezza del cuore, lo fece ridere, così come gli altri.

Koga in particolare si stava tenendo la pancia a causa dei singulti: - Questa te la sei proprio cercata! -.

Rimasta in disparte, Kagome si asciugò una lacrima di commozione. Era felice che lui avesse trovato degli amici così cari.
Lo osservò interagire con loro, rimanendo sempre composto, ma senza quella rigidità nervosa che gli aveva visto addosso da quando era arrivata.

La voce del piccolo Shippo, che si era dimenticata di tenere ancora in braccio, la riscosse: - Perché piangi, Kagome? Sei triste? – le domandò.

La ragazza lo rimise giù, sorridendogli: - Affatto! Anzi, sono felice – lo rassicurò, ma il bambino la guardò non troppo convinto.

- Direi che è andata bene, non trovi? – osservò Kaede, avvicinandosi a lei.

Kagome le sorrise appena, annuendo.

- Bene, ragazza. Ora tocca a te e alla somma Midoriko guidarci verso la nostra destinazione. Siamo nelle vostre mani – affermò per poi aggiungere: – Andiamo, Shippo. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a sistemare ed impacchettare i vari recipienti che ho nella tenda. Posso contare su di te? – e senza attendere risposta, prese per mano il bambino, trascinandolo con sé.





Seduta all'ombra, Kagome osservava gli uomini mentre finivano di preparare i bagagli in vista del viaggio dell'indomani. Era pomeriggio inoltrato e, dopo essersi concessi un buon pranzo ristoratore, si erano tutti rimessi al lavoro.
Anche le ragazze avevano aiutato, e in verità sia Ayame che Sango si erano stupite della caparbietà di Kagome nel voler dare una mano.

Sebbene fosse stata abituata alla fatica, una cosa era sfacchinare al chiuso, un'altra farlo sotto il sole cocente! Beh, non che nei tre anni precedenti avesse disdegnato l'aria aperta, anzi, tuttavia non era abituata ai ritmi serrati dei Figli del Deserto.
Cocciuta come sempre, aveva voluto strafare fino a quando, barcollando, aveva rischiato di cadere scompostamente a terra.

La prontezza di riflessi di InuYasha e il fatto che la tenesse sempre inconsciamente d'occhio avevano fatto sì che l'amico la prendesse al volo, per poi andare a posarla sotto una palma, intimandole con sguardo di rimprovero, di starsene lì buona.

Così aveva fatto, riposandosi ed osservando di tanto in tanto gli uomini al lavoro.
Dopo un po' vide InuYasha tornare verso di lei, tergendosi il sudore da fronte e collo con l'ausilio di un panno di lino.
Sospirando, il giovane le si sedette accanto; - Uff, che lavoraccio. Stupido caldo torrido – borbottò, passandosi una mano tra i capelli corvini appiccicati e scostandoli dal collo.

Una strana ed incomprensibile sensazione si agitò in Kagome, che distolse lo sguardo.
- Hai sete? Vado a prenderti dell'acqua? – gli domandò.

- Non serve, ma grazie. Tra poco vado a buttarmi nel laghetto dell’oasi, non appena ci sarà un po' meno folla – le rispose lui – Tu come stai? Non avresti dovuto strafare, cocciuta! -.

Lei sorrise appena, in un misto di sarcasmo e tristezza: - Strafare… che novità. Gli ultimi tempi sono stati una vacanza, in confronto a... – sussurrò, sussultando nel rendersi conto di aver parlato troppo.

InuYasha la osservò cupo, il cuore stretto dall’angoscia: - Raccontami. Per favore – disse – Voglio sapere. Devo, altrimenti non smetterò di pensarci ed immaginarmi che… -.

La giovane si irrigidì, ma l'amico non demorse, prendendole il viso tra le mani e guardandola dritta negli occhi: - Kagome - sussurrò.
Continuando a non ottenere risposta, chiuse gli occhi, prendendo in sospiro. Infine si alzò, lo sguardo basso: - Scusami. Io… non importa. Non posso obbligarti, se non te la senti -.

Trasalì nel sentirsi abbracciare da dietro.

- Sto bene. Io… te ne parlerò. Ora però concentriamoci sulle cose più immediate. Abbiamo un viaggio da intraprendere – gli disse lei, la voce attutita.

InuYasha sospirò di nuovo, stringendole le mani ancora allacciate intorno alla sua vita. Sulle labbra gli si formò un sorriso sghembo: “La mia piccola forte Kagome. Non è cambiata, ostinata e cocciuta anche di fronte alle difficoltà e al dolore. La creatura più caparbia e insieme fragile che io abbia mai conosciuto” pensò – Hai ragione. Non che sia poi così impaziente di rivedere la brutta faccia granitica di quello là, sia chiaro! – borbottò voltandosi verso di lei e stringendola tra le braccia.

Kagome si rilassò nell’inaspettato abbraccio dell'amico: “Sì, certo! Qualcosa mi dice che hai paura di rivederlo, invece” rifletté, mordendosi appena il labbro nello sforzo di non esternare quel pensiero.

- Cavolo, quanto puzzi! – disse invece.

- Cosa!?! Razza di… Guarda che anche tu non profumi certo di aloe – iniziò a brontolare, ma li raggiunse la voce di Sango, che chiedeva a Kagome un aiuto per la preparazione della cena.




L’alba del nuovo giorno arrivò lesta. Il momento di mettersi in viaggio era giunto.

Come di consueto nei loro spostamenti da un luogo all'altro, i più piccoli, tra cui Shippo, erano stati posti nella parte centrale della carovana, quella più protetta, insieme alle provviste e vettovaglie. Accanto al bambino, seduta sul carro, viaggiava l'anziana matriarca, accompagnata da Kohaku.
Gli uomini più prestanti chiudevano la fila in funzione di difesa, mentre i giovani, battaglieri e veloci, cavalcavano in testa alla carovana.
Tra di essi, Sango ed Ayame non avevano ancora smesso di scrutare Midoriko, che fungeva da apripista a tutti loro. Accanto a lei stavano Koga e Miroku, uno per lato, seguiti dalle due ragazze.

Appena dietro non mancavano i cugini compari del giovane Yoro ed InuYasha.

Kagome osservò, davanti a lei,  il giovane principe che cavalcava fiero, la schiena dritta.
Il sole cominciava a bruciare sulla pelle e a far sì che la schiena del giovane iniziasse ad essere solcata da minuscole gocce di sudore.

Serrò gli occhi, deglutendo. Che diavolo le prendeva?

La voce di Midoriko che la chiamava la costrinse a tornare alla realtà.
Spronò il cavallo, galoppando agilmente in testa al gruppo.

InuYasha la osservò scambiarsi veloci frasi con la donna.

Alzò gli occhi verso il cielo azzurro, osservandone la calma.

A quanto pareva avrebbero dovuto viaggiare per almeno sei giorni come minimo, pur mantenendo i cavalli al trotto per non farli stancare troppo e, secondo i suoi calcoli, si stavano dirigendo in direzione Nord Est.

Solo a metà pomeriggio si concessero una meritata pausa, stremati dal sole.

- Temo ci vorrà più tempo del previsto – disse Midoroko a Kaede – Confido però di poter essere in vista di Ain Umm Dabadib**** entro la prossima sera. Potremmo accamparci nei pressi del piccolo bacino d'acqua, per prepararci alla parte più dura del viaggio, quella in pieno deserto -.

E il viaggio continuò tra cavalcate e soste.




Erano passati ormai quattro giorni da quando Kagome era arrivata a scombussolare la realtà di InuYasha e la ragazza era stata per lui una continua fonte di sorprese.

Prima di tutto si era stupito di quanto bene sapesse cavalcare. Era aggraziata, non si lamentava mai. E pensare che da piccola i cavalli la terrorizzavano!

Cosa ancor più sconvolgente, qualcuno doveva averle insegnato a maneggiare le armi o per lo meno a conoscerle; non si spiegavano altrimenti le giuste osservazioni che aveva mosso a Ginta ed Hakkaku durante una delle soste, osservandoli mentre uno affilava i coltelli e l'altro controllava lo stato delle corde dell'arco.

Notando come lei si stesse asciugando il sudore dalla fronte, spronò appena il proprio destriero, affiancandolesi: - Acqua? – le domandò, porgendole la propria borraccia.

La ragazza la accettò di buon grado, con un sorriso.

Nel bere, una goccia le scappò, scendendole lungo la curva della gola, terminando il percorso oltre il bordo del mantello.

InuYasha si stranì nel rendersi conto di aver notato quel particolare e dello strano effetto che quella vista aveva avuto in lui.

Poco più avanti Ayame borbottò: - Uffa! È quasi il tramonto. Dove cavolo è quella stramaledetta cittadella con oasi? -.

- Sei stanca, piccola? – le domandò Koga, che procedeva accanto a lei.

- Piantala! – gli rispose con un occhiataccia – Piantala con quel nomignolo. E con le domande sceme. Per la cronaca, no, non sono stanca. Non è quello. È che sono stufa del sole, non vedo l‘ora di concedermi un bagno rinfrescante - gli rispose, scrocchiandosi collo e spalle.

Nell’udire quel veloce scambio di battute tra i due, Kagome ridacchiò.

L'amico d'infanzia le rivolse uno sguardo incuriosito, a cui lei rispose facendo spallucce, restituendogli la borraccia: - Niente. Pensavo solo… commento pervertito di Miroku sul bagno in arrivo tra tre… due… uno… -.

- Un bagno? Sarei più che lieto di farvi compagnia, ragazze. Potrei lavarvi la schien- Ahia! – disse infatti Miroku, puntuale come il sole che sorge.

InuYasha ridacchiò, seguito da Kagome che commentò tra le risate: - Visto? Ho iniziato a conoscerli un po' – affermò felice.

Ed era vero. Nonostante i pochi giorni passati, aveva davvero iniziato a legare con gli amici di InuYasha. Erano simpatici, nonostante tutto.

- Pff! Non è che ci voglia un colto scriba per comprendere quel maniaco mentecatto, eh! – ribatté InuYasha – E neanche per indovinare che, se continuerà così, finirà per essere scuoiato da Sango -.

- O da Koga – aggiunse Kagome – Lo sta guardando malissimo! -.

- Ci siamo quasi – osservò Midoriko, scrutando l'orizzonte – Bene, il piano è accamparsi nei pressi della piccola oasi, senza farci vedere, rimanendo ad una ragionevole distanza dalla cittadella. Tutt'al più, domani mattina potremmo inviare qualcuno oltre le mura, vedendo se sia possibile commerciare o barattare qualcosa. Che ne pensate? – domandò, fissando Koga ed Ayame.

“Ma perché lo chiede a me?” pensò il giovane, a disagio, facendo per chiamare Kaede, rimasta chissà dove nella parte più consistente del gruppo di viaggiatori.

- Che ne dici di renderti utile, maniaco dei miei stivali? Forza, vai a dare un'occhiata all’oasi! – si intromise Sango, dando una sonora pacca al cavallo di Miroku.

L’animale, spaventato, partì al galoppo, prendendo in contropiede il suo cavaliere: - Sango!!! Accidenti a te! – sbottò Miroku, mentre la compagna sghignazzava.

Con un agile scatto, Kirara balzò giù dal cavallo di Sango, seguendo Miroku. Nel passare accanto a Midoriko miagolò, come a volerle comunicare di star andando in avanscoperta.

Kagome, avvicinatasi alle ragazze, domandò: - E lo fate andare da solo? Può essere pericoloso -.

- Certo cha va da solo! Non preoccuparti, sa badare a se stesso. Ora dobbiamo solo aspettare il segnale -.

“Il segnale?” si chiese la ragazza, perplessa.

- E poi c'è Kirara, con lui – concluse Sango, lanciando però un’occhiata in tralice a Midoriko.

Lo scoprire che quella che credeva essere la sua gattina fosse in realtà fedele a quella donna, e che fosse stata inviata apposta presso di loro come sorvegliante, non le era per niente piaciuto. Tuttavia Midoriko le aveva assicurato che la gatta le si fosse affezionata, e la aveva esortato a considerarsi la nuova custode del felino.

Nel giro di poco, Kagome notò un bagliore intermittente, come di una luce riflessa su una superficie di metallo.

- Via libera, gente! Possiamo andare ad accamparci – annunciò Ayame.

- Se la zona è praticabile, quello è il segnale. Basta rivolgere la lama della sciabola verso il sole affinché faccia riflesso. Se al contrario ci fossero stati dei pericoli o delle altre persone già accampate, l'esploratore sarebbe tornato silenziosamente indietro – disse Kohaku a mo’ di spiegazione, raggiungendo la sorella.

Così il gruppo raggiunse la tappa stabilita, rispettando inaspettatamente le tempistiche predette da Midoriko.
Avevano già percorso un terzo del tragitto.



InuYasha osservò pensieroso la cittadella che si stagliava a non più di un chilometro e mezzo da loro.

Le ragazze si erano concesse un bagno e gli altri stavano allestendo l'accampamento notturno sotto la supervisione di Kaede.

- Però! Non sembra male. In effetti domani mattina si potrebbe anche fare una scappata nella cittadina. Qualcosa di utile si trova sempre – disse Koga, raggiungendo l'amico.

InuYasha sbuffò: - Ehi! Si può sapere perché mi segui ovunque? Sei il mio cagnolino, per caso? Capirei Shippo, ma tu? – gli disse.

- Prego?! Abbassa la cresta, principe dei miei stivali! – si risentì l'altro – Bah, che roba! Vedi che si ricava, a preoccuparsi degli amici? – sbottò, dandogli le spalle e facendo per andarsene, incrociando le braccia sulla nuca.

- Koga – lo chiamò InuYasha, rimanendo girato di spalle – Grazie -  disse semplicemente.

I due si capivano al volo ormai, e il giovane Yoro era diventato un abile interprete dei silenzi e delle espressioni corrucciate del riservato amico.

- Sono nervoso, lo ammetto. Questa incertezza, il non sapere cosa ci sia in serbo per me. Rivedere mio fratello dopo anni. Mi spaventa – gli confessò in un impeto di sincerità.

Koga fece spallucce: - Quanti problemi! Su cosa ci riserverà il futuro, beh, si vedrà. Basta attendere, senza fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Riguardo a tuo fratello – sogghignò – Se mi ricordo bene il tipo, alla peggio ti darà della mezza calzetta. Non c'è nulla di cui preoccuparsi, insomma -.

InuYasha lo guardò male: - Divertente, mr. simpatia! – ribatté, ottenendo in cambio solo un sorrisino canzonatorio da sopra la spalla.

All'improvviso però un urlo di ragazze squarciò la quiete.

- Che cavolo… - sibilò Koga.
I due giovani si fissarono per un attimo negli occhi: - Miroku! – dissero all'unisono.

- Dannazione! Avevo chiesto a Shippo di tenerlo d'occhio! Me la pagherà! – borbottò Koga, correndo verso il bacino d'acqua. “Insomma, non è giusto! Io non ho mai visto la mia Aya nuda. La precedenza ce l’ho io, non Miroku!”.

- Aya! Che è successo? – gridò, sopraggiungendo dove si trovavano le ragazze.

- Eh? Ah, ci sei anche tu a fare il guardone? Resta lì, razza di debosciato, non ti azzardare, altrimenti ti gonfio! – ringhiò la rossa, furente, finendo di allacciarsi la tunica che aveva sostituito l'impolverato completo maschile da viaggio.

Nel frattempo InuYasha aveva sorretto per un braccio, sottraendolo a Sango, un malconcio Miroku, che esibiva fiero una serie di bernoccoli in testa e il segno di una bella cinquina su una guancia: - Deficiente! Sei proprio masochista, eh? – lo sgridò.

Quello sospirò: - Ah, Inu! Ne è valsa decisamente la pena! Sapessi cosa ho… Uh? Che succede? – si interruppe, sentendo il giovane diventare rigido come una statua.

InuYasha rimase immobile, pietrificato, rifiutando di credere a ciò che, per un breve ma interminabile istante, i suoi occhi avevano intravisto.

- Kagome! – vociò.

La giovane sussultò, tentando goffamente di uscire dall'acqua e contemporaneamente finire di avvolgersi il corpo nel telo. Maledizione! Nell'imbarazzo del momento aveva solo pensato a celare i seni alla vista di Miroku, voltandosi di spalle, dimenticandosi che…

Sotto gli sguardi straniti e confusi degli amici, InuYasha la raggiunse a grandi falcate, afferrandola per un braccio, impedendole di fuggire.

- Kagome – ripeté tremando e sentendola tremare a sua volta.

- No. Lasciami, per favore! InuYasha! – singhiozzò, serrando gli occhi invasi dalle lacrime nel sentirlo scostarle appena dalla schiena i capelli grondanti d'acqua insieme alla stoffa umida del telo.

Il ragazzo quasi smise di respirare mentre il mondo sembrava vorticargli attorno. Deglutì con forza, serrando gli occhi, mentre la presa delle sue dita sul braccio di lei perdeva forza, lasciandola andare.

Piangendo Kagome si lasciò cadere in ginocchio.

Sulla sua schiena le cicatrici ormai sbiadite dei soprusi del passato sembrarono bruciarle come fossero vive.














* Mi rendo conto che è un anacronismo anche piuttosto consiatente, questo, dato che il termine Numidia si forma verso il IV-III sec. a.C. mentre la mia storia si colloca alla fine del XIII secolo a.C. ^^' chiedo scusa. >_<
Cooomunque .. Numida = abitante della Numidia. Numidia è la denominazione, nell'antichità, di quella parte del Nordafrica compresa tra la Mauretania (all'incirca l'attuale Marocco) e i territori controllati da Cartagine (la zona dell'attuale Tunisia). Corrispondeva quindi, grosso modo, alla parte nord orientale dell'attuale Algeria (anche se spesso nella storia i suoi confini mutarono anche di molto). Essa ospitò diversi regni berberi e divenne in seguito una provincia dell'Impero romano.
Il termine Numidia andò precisandosi nella sua determinazione geografica in età romana. Da principio, esso indicava genericamente i territori a occidente di Cartagine: Polibio ed altri storici lo usavano per indicare tutto il territorio fino al fiume Molochat (oggi Moulouya), a circa 150 km a ovest di Orano.
Era abitata dai Numidi, nome che probabilmente riproduce un nome locale di popolazione, ma che molti hanno interpretato come equivalente alla parola greca Nomades indicante "pastori" nomadi, e ne hanno dedotto che i Numidi erano in origine popolazioni nomadi dedite alla pastorizia.

** abitante della Nubia.
La Nubia è una regione comprendente l'Egitto Meridionale ("Bassa Nubia") lungo le rive del Nilo e la parte Settentrionale del Sudan ("Alta Nubia"), approssimativamente dalla Prima Cateratta alla Quarta Cateratta del Nilo. Il clima è fortemente continentale con ampie escursioni termiche tra il giorno e la notte. La regione si presenta montuosa e desertica. A parte il Nilo ed i suoi affluenti, data la scarsità delle precipitazioni, i corsi d'acqua sono a carattere torrentizio stagionale (widyān).
Etimologicamente, il termine "Nubia" deriva dall'antico egizio "NWB", che significava "oro", essendo concentrata nella regione l'estrazione di gran parte del prezioso metallo, dai tempi più remoti fino ai primi secoli dell'era cristiana. Nel periodo arcaico e nel periodo classico, è praticamente impossibile separare la civiltà nubiana da quella egizia, in quanto la Nubia fu più volte vassalla (ed - in certuni periodi - pure annessa al potente regno egizio). Fino al 280 a.C., addirittura, la scrittura nubiana era il geroglifico. Tutte le fonti storiche di cui disponiamo sul paese sono di provenienza egizia. Dai dati più recenti sembra emergere che, prima dell'avvento del regno unitario del faraone Narmer, o Menes, nel 3200 a.C. circa, l'Egitto fosse diviso in due regni, quello settentrionale e quello meridionale. Quello meridionale estendeva il suo territorio circa fino alla Terza Cataratta, quindi comprendente gran parte della Nubia classica e l'intero Dodecascheno, e fu proprio questo regno che procedette all'annessione del suo omologo settentrionale.

In sintesi, l'idea che volevo esprimere qui, tirando il ballo tutti questi nomi, è che Miroku non è un abitante “autoctono”, a differenza di Sango XD

*** Cirta è un'antica città dell'attuale Algeria che fu capitale del regno di Numidia e poi romana e bizantina. Corrisponde all'odierna città di Costantina, Algeria.

****A circa 40 km a nord-ovest di el-Kharga, alla base della scarpata nord, Ain Umm el-Dabadib è in una remota regione dell'oasi che si trovava sul Darb Ain Amur, l'antico percorso di Dakhla Oasis. Qui, una piccola ma imponente fortezza con un tempo circondato da un grande insediamento che doveva essere ben popolato, rimane uno dei luoghi più suggestivi del Nord Kharga. Il sito comprende un tempio in stile egizio, una chiesa cristiana, diversi cimiteri e un vasto sistema di irrigazione.
Il territorio altopianeggiante su cui Ain Umm el-Dabadib spicca era attraversato da almeno tre tracce antiche, propaggini del Darb Ain Amur. La prima traccia portava dalla fortezza di el-Labekha, passando el-Dabadib e proseguiva verso ovest in direzione di Ain Amur e Dakhla Oasis, mentre un secondo attraversava la pianura direttamente verso Tempio Hibis. Una terza pista attraversava el-Dabadib e da nord-ovest sopra la scarpata, portando alla fine a un percorso che collega la valle del Nilo con Dakhla.


Angolo autrice

Immagino sarete un po' confusi, riguardo a Kagome XD nel capitolo precedente e in incipit di questo si allude ad una sua permanenza nel palazzo di Menfi, ma poi sembra anche conoscere particolari su Sesshomaru che... O.O è onnisciente? Mah u.u chissà XD avanti con le elucubrazioni :-P
E che diavolo le sarà successo? Prima che andate in panico, tranquille! Niente di troppo brutto. Diciamo che è ancora come mamma l'ha fatta, se è questo che vi preoccupa :-P :-P :-P 
Sono stata cattiva ad interrompere il capitolo così ^^' ma sarebbe stato troppo lungo e pesante, poi!
Piccola precisazione: per motivi di continuità, questa volta non ho messo indicazioni temporali. È vero che l'inizio è un flashback, ma è anche un ricordo/sogno di kagome, ed interrompere con la noticina del "oasi di Dahkla, anno.."Eccetera, mi sembrava straniante. Spero si sia capito che l'inizio è un " palazzo di Menfi, 10 anni prima", comunque! ^^'
Che altro... Uff, in questo capitolo non succede quasi nulla :/ ma dal prossimo vi assicuro che una certa ragazza inizierà un po' a raccontare. U.U *era ora!!! Nd.tutti* o.o ^^'''''''
Concludo con un doverosissimo ringraziamento alle ormai indispensabili Serena e Serena (mettiamole uguali, va, così non litigano per il primo posto XD) che sono sempre pronte ad aiutarmi con i loro preziosi e fruttuosi consigli (ma, soprattutto, a sopportarmi XD)  :-*  :-* 
Beh, se vi va, esponetemi pure pareri, dubbi, perplessità, critiche, teorie... ^.^ tutto è ben accetto ^^
Alla prossima ^^
   
 
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