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Autore: Euthymia    04/04/2016    1 recensioni
«Wendy?»
La voce di Peter la riscosse dai suoi pensieri. Si scambiarono uno sguardo, intenso e vivo, e ciò che passò in quell'istante fra i loro occhi non poté davvero esser colto, quantomeno non in maniera razionale, da nessuno dei due – il ragazzo mai cresciuto e la giovane che fu bambina.
«Sì, Peter?»
Lo guardò a lungo, un misto di tristezza e dolcezza nei suoi occhi così consapevoli da un lato, e così smarriti dall'altro.
«Wendy, ritorna sull'Isola che non c'è. Con me. Un'ultima volta.»
(cap. III)
Questa è una storia di crescita. È una storia di scelte e insicurezze, di timori e gioie. È una storia per tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti al tempo stesso troppo grandi e troppo piccoli per la vita, che si sono scontrati col diventare adulti sentendo di non avere gli strumenti per affrontarlo. Questa è la storia di Wendy Darling, e del suo ultimo viaggio sull'Isola che non c'è.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Quasi tutti, Wendy Darling
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V: Lost friends' stories.
 

 

It's more than a dream,
I need you to see.
A place where no one seems to sleep
y
ou know it's more than a dream.
I need you to see,

hold my hand and come with me.
(*)

 





 

Volavano da ore, o forse da pochi istanti, quando a un tratto si trovarono a ridacchiare sommessamente, finendo ben presto per ridere a crepapelle: candidi lembi di nuvole soffici e dalle forme più disparate solleticavano dispettose i loro piedi scalzi, celando a tratti la vista dell'ormai vicina costa dell'Isola. Era l'alba, e i colori cangianti del cielo mutavano e si scambiavano in una danza silenziosa d'inaudita bellezza.

Proprio quando ebbero superato una grossa nuvola a forma di teiera, Peter cercò la mano di Wendy e la intrecciò alla propria, mentre con l'altra si portava un dito alle labbra facendole allegramente segno di rimanere in silenzio. Tutto ciò a cui Wendy riuscì a pensare era la sensazione che le dava il contatto con la sua pelle, tiepida e liscia. Era come se dall'istante in cui l'aveva rivisto poche ore prima quei cinque anni trascorsi senza vederlo, senza pensare a lui, si fossero volatilizzati nel nulla, e lei fosse tornata a essere la Wendy quattordicenne che a Peter aveva donato, di sé, più di quanto lui potesse anche solo lontanamente immaginare. Stupida, la rimbeccò una vocina dentro la sua testa.

Mentre cercava con scarso successo di riprendere il controllo dei propri pensieri, si accorse che si erano fermati. Erano nascosti dietro un grosso cumulo bianco panna, e il protagonista dei suoi tormenti guardava assorto in basso, giù, verso l'acqua brillante di sole.

Lì, fiero e imponente, ancorato a poca distanza dalla baia, si ergeva un veliero. Aveva tre alti alberi e numerose vele ammainate e in cima all'albero più alto, oltre la coffa, ampia e pigra nel suo sventolare all'aria tiepida una bandiera nera si stagliava inconfondibile sull'indaco aranciato del cielo. Al centro spiccava l'immagine di un teschio accompagnato da due sciabole incrociate. Il cuore di Wendy perse un battito, e istintivamente serrò la stretta nella mano di Peter.

«Uncino!» sussurrò d'impulso, gli occhi sgranati per la paura.

Trilli, sospesa a pochi centimetri dalla sua testa, scosse il capo con l'aria di chi la sa lunga.

«Nossignora» rispose Peter con un misto di amarezza ed eccitazione nella voce, senza distogliere lo sguardo dalle piccole sagome che si muovevano tranquille a bordo della Jolly Roger. «Chi adesso comanda quella marmaglia di zotici bucanieri è dieci volte più meschino e malvagio di Capitan Giacomo Uncino. Vieni.»

Senza lasciarle la mano Peter la condusse oltre la nuvola, riprendendo il volo in direzione opposta rispetto al punto in cui ormeggiava la nave. Doveva tenere Wendy al sicuro, ora che era tornata. Doveva accertarsi che non le capitasse nulla di male, e ciò significava tenerla il più possibile lontana da lui. Un moto di collera gli salì alla gola a quel pensiero, ma svanì in pochi istanti. Non doveva dimenticare il punto fondamentale della faccenda, la ragione per cui era andato fino a Londra e per cui ora, assurdamente, si trovava ancora una volta a volare sull'Isola che non c'è mano nella mano con Wendy.

Uno strano senso di disagio si fece strada dentro di lui, e all'improvviso tutto ciò che lo circondava fu risucchiato magicamente dalla sensazione di tepore e morbidezza sprigionata dal contatto con la mano della fanciulla. Anche il pensiero del dono perduto svanì com'era apparso, di fronte all'enormità di queste sensazioni così concrete, e Peter si limitò a volare in silenzio, combattendo senza alcun successo fra l'impulso di lasciare immediatamente la sua mano e volare il più lontano possibile da lei e la più totale incapacità di muovere le dita.

Wendy, dal canto suo, si lasciò trascinare via – non senza gettare alla Jolly Roger un'ultima occhiata di timore e curiosità. Si diressero verso l'entroterra dell'Isola, abbassandosi sempre di più, e man mano che scendevano l'aria si faceva più calda e profumata di tutti i fiori e le piante che abitavano quei luoghi. Trilli li distanziò ben presto, desiderosa come non mai di fare ritorno a casa, e si lasciò dietro una scia dorata e luccicante di polvere fatata.

Mentre rallentavano, ormai prossimi a sfiorare le fronde degli alberi più alti, la mente di Wendy riprese a vagabondare. L'aveva fatto davvero. Era davvero tornata sull'Isola che non c'è, e adesso poteva sentire l'Isola gridarle il suo bentornata in tutte le maniere possibili: attraverso il canto degli uccelli, nei colori della foresta che sembravano farsi d'improvviso più sgargianti e vivi che mai, nel vento che svegliava le foglie e i fiori col suo sussurro di salsedine… Era tornata ed era felice, e in quell'istante scoprì che forse non aveva tutta questa voglia di compiere gli anni, di diventare adulta, di partecipare a eleganti balli e debutti in società. Forse si meritava davvero di rivivere ancora una volta le emozioni della fanciullezza, e forse, in fondo, non c'era tutta questa fretta di lasciarsele alle spalle per mai più ritrovarle.
 

§

 

Si erano inoltrati nella foresta a tal punto che Wendy non riusciva più a orientarsi. Continuava a guardarsi intorno, confusa ma al tempo stesso elettrizzata, mentre il cielo sopra di loro andava schiarendosi sempre di più. Ora una luce pallida e quieta si faceva strada tra le sporadiche nubi e l'aria fresca che tipicamente segue l'aurora, andando a velare di riflessi di un dorato color pesca ogni roccia, albero, spiaggia dell'Isola.

Una volta raggiunta una strana roccia a forma di chiocciola a lato di una radura, Peter si fermò. Wendy era talmente persa nella contemplazione di tutto ciò che la circondava che non se ne accorse affatto, e gli finì rovinosamente addosso.

«Ahia!»

«Guarda dove metti i piedi, o finiremo per attirare l'attenzione!»

«Ma non l'ho mica fatto apposta, sono…»

«Wendy, shh!»

Lei stava giusto per ribattere, le labbra serrate per lo sdegno, ma l'espressione di Peter la convinse a tacere. Stava scrutando con aria guardinga l'ambiente circostante, e intorno a loro – Wendy se ne accorse soltanto in quel momento – regnava un silenzio quasi surreale. Peter prese a camminare in cerchio, lentamente, e a guardarsi intorno mentre uno strano cipiglio cadde ad adombrargli il viso fanciullesco. A un tratto si bloccò, assunse la sua tipica posa da sbruffone con le mani sui fianchi, ed emise una sorta di basso fischio. Ci fu qualche istante di completo silenzio, e poi fu il caos.

Un'ondata di grida infranse il silenzio, e da sei diversi punti della piccola radura in cui si erano fermati sbucarono altrettante sagome rotolanti e rumorose, che nel modo meno composto possibile si catapultarono verso Peter e Wendy senza nessuna esitazione.

«Peter, sei tornato!»

«Ma dove accidenti ti eri cacciato? Ti abbiamo cercato dappertutto!»

«Dov'eri, Peter?»

«Abbiamo ricevuto un messaggio dagli indiani Peter, è importante!»

«Ma lei chi è?»

«Non ci hai neanche avvisati che te ne andavi!»

«Ma chi hai portato, Peter?»

«SILENZIO!»

La voce di Peter Pan, tonante, mise a tacere tutte le altre, che avevano gridato contemporaneamente cercando invano di imporsi le une sulle altre. Wendy era rimasta dietro di lui, anche se in realtà lo superava in altezza di qualche centimetro, e cercava di trattenere un sorriso che spontaneo le era salito alle labbra. Anche Peter sorrideva, ma era un sorriso tutto fatto d'occhi, perché le sue labbra erano ancora intente a imbastire un'espressione di credibile severità. Trilli spuntò fuori dal nulla, e si librò nell'aria fino a posarsi tintinnando sulla sua spalla.

«Numero uno: siete dei pessimi soldati, signori miei!» esclamò con ostentata indignazione, minacciandoli con l'indice alzato. Il suo sguardo di un verde acceso scrutò i volti sporchi e tutto sommato allegri dei Bimbi Sperduti uno a uno. «Non vi ho insegnato niente?!»

«Ma Peter, lei…?» provò a inserirsi Tootles, timidamente, indicando Wendy con una mano paffuta.

«Numero due!» lo interruppe Pan, scoccandogli un'occhiataccia. «Non è affatto questo il modo di presentarsi a una signora. E voi dovreste saperlo, o sbaglio… Wendy?» chiese, voltandosi verso la ragazza, e qui non si preoccupò più di nascondere il sorriso divertito che ormai gli aveva invaso tutta la faccia.

Il silenzio calò nella radura, e tutti gli sguardi furono su Wendy. Lei prese un gran respiro e fece un passo avanti, dedicando ai suoi amici di un tempo un sorriso dolce. Imitando la tipica posa di Peter si portò le mani ai fianchi, osservandoli con attenzione.

«Ebbene, quindi nessuno si ricorda di me?»

Fece a malapena in tempo a finire la frase che tutti le furono addosso.

«Wendy, sei proprio tu!»

«Sei tornata!»

«Sarai ancora la nostra mamma?»

«Ma non puoi essere Wendy, sei grande

«Bentornata Wendy!»

«Dove sono John e Michael?»

«Calma, bambini, parlate uno alla volta!» fece Wendy. Sommersa dall'infinità di domande e dalle piccole mani sporche con cui i Bimbi Sperduti continuavano ad aggrapparsi al suo vestito, a prenderle le mani, a toccarle il viso per osservarla meglio, non poté fare altro che scoppiare a ridere, di una risata di pura felicità, di liberazione e libertà. Erano tutti lì, tutti quanti. Tootles, Piumino, Curly, i Gemelli e il piccolo Nibs. Per l'ennesima volta da quando aveva messo piede sull'Isola – o sulle sue nuvole – si ritrovò a pensare un solo, forte, intenso pensiero. Un vero pensiero felice. Sono tornata.

Quando tutti si furono calmati, chi più e chi meno, Wendy si sedette a terra con le gambe incrociate. Peter fu il primo a imitarla, prendendo posto accanto a lei – molto accanto a lei, notò la ragazza, ma cercò di scacciare quel pensiero e di concentrarsi sui bambini che si sistemarono davanti a loro formando una specie di semicerchio scomposto.

«Dunque», esordì Wendy, «purtroppo John e Michael non sono potuti venire con me questa volta…»

Le sue parole furono accolte da un'accozzaglia di “Nooo!” e “Aaaah!” e “Ma daaai!” pieni di disappunto, e lei attese pazientemente che si acquietassero prima di riprendere. Parlarono a lungo. Wendy raccontò loro dei suoi fratelli e della vita londinese, ma soprattutto ascoltò le migliaia di avventure che Peter e i Bimbi Sperduti avevano vissuto durante gli anni in cui erano stati separati. Ascoltò degli indiani e dei guai con le sirene, sebbene fossero le vicende riguardanti gli scontri con i pirati a rapire di più Wendy. Ciascuna di esse era accompagnata da brividi di paura e occhi grandi d'adrenalina, e lei cominciò a nutrire una curiosità quasi ossessiva nei confronti di questo nuovo Capitano.

«…e lo chiamano LamaNera, ma fidati, non vuoi sapere perché!» aveva appena concluso uno dei Gemelli scuotendo il capo con fare ambiguo.

«Vuoi saperlo?» aggiunse il secondo Gemello, ammiccante, e si avvicinò ancora un po' strisciando il sedere per terra.

Wendy annuì velocemente, e con la sua testa si mossero soffici e liberi i lunghi capelli color miele. Peter era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma ora tutti i Bimbi Sperduti stavano guardando lui. Certe cose non possono essere dette da chiunque. Tirò su col naso, fintamente indifferente, e poi si voltò a guardare Wendy seduta al suo fianco.

«LamaNera possiede una lunga spada che affila ogni sera con cura. È una spada completamente nera, del nero più nero che tu possa immaginare… ed è nera per una ragione.» Peter fece una pausa ad effetto e alzò il dito indice, puntando gli occhi verde smeraldo in quelli azzurrissimi di Wendy. Lei, col fiato sospeso, non si azzardò a distogliere lo sguardo.

«Diglielo Peter!»

«Dille perché è così nera!»

Le voci dei Bimbi Sperduti erano adesso soffocate, basse, e sei paia d'occhi sgranati fissavano il viso enigmatico di Pan, pendendo dalle sue labbra nonostante avessero non soltanto sentito, ma anche fatto esperienza delle conseguenze di questa storia un milione di volte.

«Un giorno, rendendosi conto che per quanto si sforzasse non sarebbe riuscito a diventare più forte e crudele di quanto già non fosse, LamaNera prese la sua spada, si sedette sul suo sporco trono pirata, e si recise di netto l'ombra! Zac!» esclamò Peter, seguito da sei “Ah!” spaventati e uno affascinato, mentre con il braccio mimava una lama che affetta. Le ombre dei Bimbi Sperduti rabbrividirono dietro di loro, e si guardarono intorno con circospezione. Peter continuò il suo racconto, con voce misteriosa e gesticolando ampiamente.

«Poi imprigionò l'ombra dentro la spada, così da liberarsi delle sue emozioni – perché sapete, la nostra ombra contiene tutta la nostra capacità di provare emozioni, insomma, di essere ciò che siamo! – e da allora la sua lama fu più nera della notte, e divenne più letale di qualsiasi arma si sia mai vista sull'Isola che non c'è. Ecco chi è il Capitano Ezra Morgan», concluse Peter, la voce carica di disprezzo. «Ecco chi è LamaNera.»

 

§

 

Quella notte Wendy non riusciva a prendere sonno. Era stata adibita per lei una specie di stanza, nel Nascondiglio di Pan, separata dal resto dell'ambiente da una parete formata da un gran numero di lenzuola verdi e marroni, per “lasciarle i suoi spazi da femmina”, avevano detto i ragazzi. Distesa sulla sua amaca, ancora vestita con lo stesso abito grigio con cui era partita – già meno lindo e stirato – ascoltava i loro respiri più o meno silenziosi, ma la sua mente non riusciva a darsi pace.

Chissà se la mamma si era accorta della sua assenza, si chiedeva. Chissà se aveva trovato il suo biglietto. Se tutto fosse andato come doveva, allora quel biglietto l'avrebbe trovato lei stessa una volta tornata a casa, e tutto sarebbe andato per il meglio. L'aveva scritto solo per precauzione, perché era una ragazza prudente e non si poteva mai sapere. Ma se si fosse svegliata e avesse deciso di andare a controllare le stanze? L'ultima cosa che Wendy desiderava era far impensierire sua madre. La sua dolce mamma, che quando tanti anni prima era tornata entrando dalla finestra l'aveva stretta così forte, così tanto forte che in quella stretta Wendy aveva colto tutto l'amore che una madre può nutrire nei confronti dei suoi figli.

Si ostinava a chiedersi come le fosse mai venuto in mente di andarsene così, proprio quella sera, ma in realtà Wendy conosceva benissimo la risposta. Peter. Una volta incrociato lo sguardo con quegli occhi di foresta le era stato impossibile pensare ragionevolmente, da persona adulta, perché niente di adulto può sopravvivere a contatto con Peter Pan. Cercava di non pensare alle sensazioni che le dava stare in sua presenza, continuava a ripetersi che lui era sempre lo stesso, non era cresciuto come lei. Ma non poteva dimenticare ciò che era successo tanto tempo prima, quando il suo bacio nascosto aveva salvato Peter da morte certa e gli aveva permesso di sconfiggere Uncino una volta per tutte. Avrà pur voluto dire qualcosa… E intanto, a intervalli brevi e regolari, un nome continuava a saltarle in mente senza lasciarle tregua: Ezra Morgan. Faceva fatica a immaginarsi un Capitano troppo diverso da Uncino, coi suoi lunghi capelli neri, elegante e malvagio, di un fascino impossibile da accettare. Non poteva negare di esserne incuriosita fino all'eccesso, doveva vederlo. L'indomani avrebbe proposto a Peter di portarla in perlustrazione, e se avesse avuto fortuna forse si sarebbero imbattuti nella Jolly Roger.

 

§

 

«E così Pan è tornato stamattina.»

La voce che aveva parlato era profonda e fredda, graffiante. Una mano piena di anelli e strani simboli faceva roteare una moneta su un tavolo di legno rovinato, continuamente, producendo un rumore vibrante che andava a infrangersi sul quieto accarezzarsi delle onde contro lo scafo della nave.

«E non era solo, Capitano.» rispose un'altra voce, più bassa, in tono ossequioso e riverente.

«Molto bene, Spugna. Avvisa gli uomini, domani si va in perlustrazione.»


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Stavolta sono più di una le persone che dovrei ringraziare, e lo farò con ciascuna di loro. Eccomi qui con un nuovo capitolo, pian piano la storia comincia a farsi più viva. :)
Ci tenevo anche a informarvi che come le fate si salvano credendo nella loro esistenza, gli autori si salvano recensendo le loro storie. In parole povere, se mi lasciate una recensione mi fate più che felice! Un bacio a tutti :*

(*) Parole tratte da Neverland dei VanLadyLove.

  
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