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Autore: Persefone3    04/04/2016    6 recensioni
SPOILER per chi non segue la quinta stagione americana!!
Hook ha appena sacrificato la sua vita per salvare la città ed Emma dall'Oscurità che stava riportando dagli Inferi. Il gesto che Emma ha dovuto compiere l'ha distrutta e a malincuore ha dovuto lasciare andare l'uomo della sua vita, il suo unico e vero amore dopo aver fatto di tutto per tenerlo in vita. Non ha più ll'Oscurità dentro, ma da essa qualcosa ha imparato: lottare ostinatamente per quello a cui tiene. Sarà quest'ostinazione a spingerla verso il viaggio più insidioso di tutti, quello verso l'Averno per riprendersi il suo amore. Se ci riuscirà o meno questo sarà tutto da vedere.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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XV.  Our Future is Now
 
Pesantezza. Dopo essere riuscito finalmente a provare di nuovo tutto, Killian si era sentito improvvisamente debole. Il corpo e le sue ferite lo avevano investito in pieno. Le ferite dell’anima erano state trasformate nelle ferite del corpo. Si appoggiò ad Emma per non cadere.
 
- Che succede? – chiese lei spaventata
- A quanto pare riavere il corpo non è una passeggiata.
 
Non erano le ferite che aveva inflitto Ade a preoccupare Emma, ma due che sentiva in un certo senso come proprie e che erano state inflitte dalla stessa arma, Excalibur: quella sul collo di Killian che aveva segnato la loro caduta nell’Oscurità e quella al fianco che li aveva liberati entrambi da quello stesso male, anche se a un prezzo altissimo.
 
- No, no! Di nuovo no!
- Stai calma amore, non sono più ferite mortali, starò bene.
- Ma le avevo curate, perché sono riapparse?
- Hai guarito quelle della mia anima, Swan, e hai fatto un qualcosa di magico. Sono sicura che saprai prenderti cura di me anche ora.
 
Emma lo fece sedere appoggiato ad un albero.
 
- Spero solo non restino troppi segni, Ade si è divertito a prendere a pugni il mio fascino.
- Nessuno è così potente – rispose Emma sorridendo.
 
Facendo appello alle sue ultime forze, la salvatrice guarì anche le ferite del corpo.
 
- Ecco fatto, ora non ci resta che materializzarci in città
 
Un capogiro fece vacillare Emma.
 
- Amore – chiese Killian sorreggendola – che ti succede?
- Mi sento esausta, non ho la forza per usare la magia.
- Il viaggio deve avere provato anche te, credo sia normale. Appoggiati a me.
- Credo che non riusciremo ad arrivare in città prima dell’alba. Ho anche freddo.
 
Killian aumentò la stretta attorno a lei. Nell’Underworld non era riuscito a lenire quella sensazione di freddo, ma ora poteva eccome: aprì la giacca e la avvolse attorno alla donna che amava più di ogni altra cosa.
 
- Ti scaldo io
- Sarà meglio chiamare mio padre per farci venire a prendere o finiremo congelati.
 
Emma prese dalla tasca il telefono e compose il numero.

David e Snow erano seduti sulla scala che portava al soppalco del loft, entrambi con un bicchiere di whiskey in mano. Il piccolo Neal dormiva tranquillo nella sua culla da ore, ma loro non erano riusciti a chiudere occhio. Da quando avevano lasciato Emma e Liam all’Antro do Zolfo, non avevano fatto altro che contare le ore. Avevano raggiunto gli altri da Granny e lì Snow aveva spiegato a tutti cosa era realmente accaduto nella cripta di Gold e del piano con Demetra.
 
- È un piano molto rischioso – commentò Regina a fine racconto
- Lo so, ma non avevamo altra possibilità. Serve una lacrima di Ade per liberare Proserpina.
 
Henry era rimasto muto accanto alla madre con gli occhi sgomenti. Regina circondò il figlio con un braccio per rassicurarlo.
 
- Stai tranquillo, vedrai che Emma saprà cavarsela anche stavolta.
- Dici? A me sembra che questa volta sia stata troppo avventata
 
Si alzò di scatto e uscì dalla tavola calda senza voler ascoltare una sola altra parola.
 
- Quando fa l’adolescente così non vuole parlare con nessuno.
- Magari non vuole parlare con sua madre – replicò David alzandosi per seguire fuori suo nipote.
 
Lo trovò al parco, seduto su una panchina, pensieroso.
 
- Cosa sta facendo il mio nipote preferito qui? – esordì sedendosi accanto al ragazzo.
- Nulla. Sto pensando.
- E se pensassimo insieme? Spara, qual è l’argomento?
- Non prendermi in giro, lo sai cosa mi preoccupa. Non voglio parlarne però.
- Va bene allora parliamo di me. Anche io sono preoccupato, però …
- Ti prego, non iniziamo con la paternale.
- Troppo tardi. Comunque voglio che tu sappia che qualunque cosa accada, avrai sempre qualcuno con cui parlare. Ma se preferisci startene qui come un adolescente qualunque andrà bene lo stesso.
- Il fatto è che sono preoccupato per il piano e sono anche pieno di frustrazione. Ho sempre vissuto nell’ombra di tutti. Ho visto mia madre diventare l’Oscuro, ho visto Hook morire e non ho potuto fare niente. Sono stanco di rimanere a guardare, voglio essere un eroe e salvare la situazione.
- Ma lo hai già fatto Henry. Chi è stato che a soli dieci anni ha preso un pullman con nient’altro che un libro di favole per portare Emma a casa?
- Non è la stessa cosa.
- E invece sì. Perché per essere un eroe non occorre una spada lucente o un’armatura scintillante, ma un cuore disposto al sacrificio e al coraggio. E credimi questo non ti manca.
 
David era riuscito così a calmare Henry e riportarlo dagli altri. Da quel momento in poi il tempo era trascorso con una lentezza snervante. E nel cuore di David e Snow, si stava insinuando un’atroce preoccupazione: quella lunga attesa non era un buon segno.


Fu il cellulare di David a svegliare Neal e i suoi genitori. Snow si precipitò alla culla e David a rispondere.
 
- È lei! – esclamò quando lesse il nome di sua figlia sul display.
 
Snow si avvicinò immediatamente con il piccolo in braccio.
 
- Cosa aspetti, rispondi!
- Emma, pronto! Stai bene? … ce l’avete fatta! Sia ringraziato il cielo! … ma certo che vengo a prendervi! … siete sulla riva del lago. Non muovetevi, sarò lì tra quaranta minuti al massimo.
 
Dopo aver attaccato, l’uomo afferrò il cappotto e le chiavi del furgoncino. Un veloce bacio a sua moglie e suo figlio e poi si precipitò fuori dalla sua primogenita.

Trenta minuti dopo, David trovò Emma e Killian seduti accanto a un albero e stretti in un tenero e protettivo abbraccio, soprattutto quello di Hook.

Su un punto Emma era stata assolutamente inamovibile: voleva portare Killian a casa, la loro casa. David aveva cercato di far cambiare idea alla figlia ma inutilmente. Li lasciò davanti al porticato, non prima di averli rassicurati su un punto: avrebbe pensato lui ad avvisare tutti.
Quando rimasero soli, Emma afferrò la mano di Killian e la strinse forte.
 
- Sono felice di essere qui con te in questo momento.
- Anche io – rispose Killian – non sai quante volte mi sono immaginato questo momento.
- Basta immaginarlo, ora è tempo di viverlo.
 
Emma si diresse verso la porta di casa e infilò la chiave nella toppa. Quando la porta si aprì, un filo di luce illuminò il corridoio ancora celato dall’oscurità.
 
- Benvenuto, anzi bentornato a casa amore mio.
 
L’alba stava sorgendo quando Killian afferrò Emma e la attirò a sé per avvolgerla in un impetuoso bacio.
 
- Non sai quanta voglia ho di te. Stavo impazzendo là sotto. Amarti e non poterlo fare con tutto me stesso, sarebbe stata questa la mia condanna eterna. Ma ora sento tutto di te e non voglio perdere ancora un solo minuto.
 
Si rituffò sulle sue labbra. Emma fece passare le braccia dell’uomo attorno alla sua vita e lui la sollevò leggermente da terra per manifestare la sua gioia e poi la rimise giù, senza mai smettere di baciarla. Uno dei suoi piedi però urtò qualcosa.
 
- Ma cosa diavolo era?
 
E fu solo in quel momento che lui si accorse degli scatoloni in corridoio.
 
- E questi? – chiese guardando Emma interrogativo
- Già. Devo chiederti scusa Killian
- Tu a me? e per cosa mai?
- Ho già rimproverato Henry e pretendo che chieda scusa anche a te.
- Rallenta, cosa c’entra Henry con questi scatoloni? E poi chiedermi scusa di cosa?
- In mia assenza voleva sentirsi utile e così ha portato qui le tue cose. È andato da Granny a prenderle, credeva ti avrebbe fatto piacere averle già qui.
- È così infatti.
- Mi ha assicurato che non ha aperto o toccato nulla. Aspettava te per disfarli.
- È stato molto carino.
- Ma questo non lo giustifica.
 
Hook spinse dolcemente Emma contro una delle pareti del corridoio.
 
- Ne parliamo dopo, adesso c’è qualcosa di più urgente.
 
Aveva appena insinuato una mano sotto la felpa bianca di Emma, quando si sentì Henry chiamarli dal giardino.
 
- Mamma! Killian!
 
Quando il ragazzino fece irruzione in casa, i due avevano avuto giusto il tempo di darsi una risistemata.
 
- Allora è vero! – disse al settimo cielo.
- Certo che è vero! – rispose Emma.
 
Henry si precipitò a stringere i due in un abbraccio.
 
- Prima che mamma attacchi con il suo discorso, scusa Killian se ho portato qui le tue cose. So che non dovevo toccarle senza il tuo permesso.
- Non fa niente, ragazzo, sono contento che siano qui.
- Mamma, che ne dici di fare colazione?
- Ma perché che ore sono?
- Le nove e mezza.
- Non l’hai già fatta?
- No, quando il nonno mi ha avvertito sono corso qui!
- E allora facciamo colazione!
- Sai Killian, mamma fa delle uova strapazzate che sono la fine del mondo!
- Davvero?
- Hai fame anche tu? – chiese Emma
- Be’ sono proprio curioso di assaggiare queste uova! – rispose sospingendo madre e figlio nella cucina.
 
Il resto della giornata era stato scandito da un andirivieni di persone senza sosta. Erano tutti ansiosi di dare il bentornato al pirata e alla salvatrice in città. Le prime ovviamente erano state le persone più strette, ma poi piano piano, quando la voce si era sparsa, erano venuti davvero tutti a trovarli.

Nel primo pomeriggio Emma e Killian si erano dati da fare per sistemare il corridoio e le cose di Killian. Poco prima di sera avevano sistemato tutto. Erano stati poi trascinati da Granny, che era stata chiusa per l’occasione, per festeggiare la fine di quell’ennesima avventura. Quando rientrarono mano nella mano, Henry si precipitò subito nella sua stanza.
 
- Bene io vado a dormire! Buona notte! – disse salendo le scale di corsa.
- Buonanotte Henry! Lavati i denti mi raccomando! – disse Emma di rimando  
 
Sentirono i passi di Henry in corridoio e poi in bagno, lo scroscio dell’acqua del bagno e poi di nuovo passi verso la stanza da letto.
 
- Che dici capitano, andiamo anche noi?
 
Non appena la porta si fu chiusa dietro le loro spalle, la passione riesplose frenetica tra loro. Avevano passato l’intera serata a scambiarsi sguardi languidi, frasi a mezza bocca, a sfiorarsi dolcemente sotto il tavolo quando credevano di passare inosservati. Ma quando si ritrovarono soli nella loro stanza, poterono finalmente lasciarsi andare alla passione dei loro sentimenti.
 
- Promettimi che non mi chiederai più una cosa del genere – disse Emma tra un bacio e l’altro
- Chiederti cosa? – rispose lui nell’ultimo barlume di lucidità
- Di ucciderti, fosse anche per un bene superiore.
- Te lo prometto.
 
I corpi premuti stavano avidamente cercando di venire in contatto tra loro oltre i vestiti.
 
- Spero che questo letto sia silenzioso amore, o dovremmo scappare da Granny.
- Credo che a quest’ora la tua stanza sia già stata affittata a qualcun altro
- Io non ci giurerei
- Cosa intendi?
- Che magari l’ho lasciata a mio nome per le evenienze.
 
Risero in silenzio prima di riprendere a baciarsi e accarezzarsi con crescente frenesia.
 
- Comunque lo spero anche io. La verità è che non ho mai dormito in questo letto.
 
Hook la guardò stupito.
 
- Sarebbe a dire?
- Che aspettavo te. Volevo che per una volta condividessimo uno spazio e non adattarci l’uno a quello dell’altro.
 
Emma si rituffò vorace sulle sue labbra senza lasciare a Killian la possibilità di replicare.

La prima volta si amarono in maniera impaziente, incontenibile, come se quel futuro che tanto avevano agognato non fosse alle porte. La seconda volta, invece, si amarono senza fretta, prendendosi i loro tempi, sfiorandosi, assaporandosi con tutti i sensi e lasciando che il tatto la facesse da padrone. Nell’Underworld era stata sancita in maniera definitiva la fusione delle loro anime, nel mondo dei vivi anche i corpi stavano sancendo lo stesso intenso legame.

A notte fonda, Emma non riusciva a staccare gli occhi da un addormentato Killian. L’immagine dell’uomo, sereno e appagato, con la testa appoggiata sul suo seno, era offuscata dalle lacrime che non avevano mai smesso di scendere copiose e silenziose dai suoi occhi. Per la prima volta, da quando tutta quella storia era iniziata, non erano lacrime di tristezza, ma di gioia. Una gioia profonda, viscerale, selvaggia e intensa: lui era vivo e al sicuro tra le sue braccia. I loro corpi erano ancora avvolti dal calore dell’incontenibile passione che li aveva uniti quando lui si era addormentato. Con le braccia intorno al suo collo, Emma sentì che finalmente potevano lasciarsi tutto alle spalle e concentrarsi davvero solo sul loro futuro. Un futuro che era iniziato nell’esatto momento in cui avevano varcato la soglia della casa. Insieme.
 
  
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Eccoci qui, siamo giunti alla fine di questa pazza storia che mi è frullata in testa a Dicembre. Personalmente mi sono divertita molto a scriverla e spero che il mio entusiasmo sia giunto anche a voi. Sto adorando questa 5b quanto ho adorato la 5a. Non potevo non includere il bacio che ci hanno spoilerato … me lo sto guardando a manetta da giorni e niente io non vedo l’ora di gustarmi tutta la scena! Un ringraziamento particolare va a tutti quelli che in questi 15 capitoli hanno sempre voluto farmi sapere i loro pensieri e le loro osservazioni. Grazie davvero. Non resta altro che goderci il resto della 5 e iniziare a disagiare su quello che ci aspetterà nella 6!
Ci leggiamo in giro!
Un bacione enorme
Persefone
  
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