La
cappella era di forma quadrangolare, stile gotico. Al suo interno erano
presenti tredici file di sedie e di leggii, adattati alla lettura dei
salmi. Ma
non era la chiesa in sé ad attirare la gente: era la storia
dell’edificio, dei
suoi abitanti. Ancora una volta il posto d’onore sembrava
riservato alla storia
e per buon motivo. Dentro quelle mura infatti si dice che abbiano
compiuto i
loro riti segreti i Cavalieri del San Greal, o Templari, che dir si
voglia.
Tutt’ora, dopo mille anni, sui capitelli e sulle colonne si
possono notare le
lievi scritte in oro che probabilmente indicano il nascondiglio segreto
della
Grande Eredità e della Regola originaria, il codice che ogni
fratello si impegnava
a rispettare con decisione e fermezza all’inizio del percorso
ecclesiastico. Certamente
due opere di un valore inestimabile, che già in
più occasioni erano state
cercate senza successo da ogni sorta di storici. Anche nel rosone e
sotto l’altare
era riportata quella parola, in francese d’oil, un
informazione che, arrivato
il momento giusto, sarebbe stata usata come punto chiave della ricerca
all’immenso
tesoro. Il prescelto avrebbe dovuto decidere se continuare a mantenere
il
segreto o divulgare la sua scoperta e distruggere così il
lavoro di mille anni.
La prospettiva era però allo stesso tempo molto allettante.
Riviste
storico-scientifiche avrebbero riportato questa notizia, sarebbe
diventato l’uomo
più ricco del pianeta e il suo nome sarebbe stato scritto
nella storia, a
caratteri di fuoco. Questa parola era il grido di battagli
dell’Ordine, l’unica
parola che un fratello poteva, con un po’ di fortuna,
pronunciare mentre stava
spirando: ‘Beauseant’.
Il
siniscalco uscì dalla sua stanza, accompagnato dal
maresciallo, colui che aveva
il compito di mantenere le casse dell’abbazia sempre pronte
ad ogni eventuale
necessità. Era sera, il sole stava tramontando, le nuvole
erano rosate, tutto
era pronto. Il bel volto del siniscalco ed i suoi capelli aurei
brillarono per
l’ultimo sole, all’ora sesta, mentre tutti i
fratelli pregavano nella grande
cappella. Si voltò ed esclamò: <<
Sei pronto? Non potrai mai tornare
indietro, la ricerca inizia e deve finire con la nostra vittoria. Come
dovresti
sapere le nostre casse non sono piene come ai tempi, tutta colpa di
Filippo IV.
>> Il maresciallo rispose: << Sai, sono
sempre stato dalla tua
parte, sempre, non ho intenzioni di mancare d’onore ad
un’alta carica come te.
Fratello, sono pronto. In quanto alle casse, in effetti un aiutino
farebbe bene
… >>.
Dicendo
ciò lasciarono le mura spesse dell’abbazia,
abbandonando la loro effettiva
casa, le loro idee, i loro diritti, tutto ciò che si erano
costruiti e per cui
avevano lottato negli anni. Niente amori, né di donne
né di uomini. Immacolati.
Beata innocenza. Questo era quello che avevano scelto e stavano per
abbandonarlo, forse per sempre. Dopo circa un miglio di strada si
addentrarono
nel bosco verde, dato che erano in primavera. << Scusa
fratello, ma da
dove iniziamo di preciso? Quali sono le nostre fonti? >>
disse ancora il
maresciallo. << Al di là delle Alpi, in Italia
dobbiamo andare. Non ne so
molto più di te, siamo i soli dell’Ordine a voler
portare alla luce il tesoro.
>> il tono del siniscalco era assolutamente calmo.
<<
Perfetto. Ora che sono a conoscenza di tutto quello che mi serve, tu
rappresenti solo un problema. Sei inutile, un intralcio.
>> disse ciò e,
tirata fuori una Beretta dalla fondina, sparò cinque colpi.
Uccise il
siniscalco, lo nascose tra i rovi ed iniziò a correre.
Destinazione Italia.