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Autore: Lily Liddell    04/04/2016    4 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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Aria estiva – 8x04
 
L’aria estiva entrava dalla finestra del salotto, riscaldando e rallegrando l’atmosfera.
Sophia era sul tappeto, a giocare tranquillamente con i suoi giocattoli, davanti al caminetto spento. Haymitch, che stava cercando di ridurre il bere al minimo, la sorvegliava con un occhio sonnolente dal divano, con un libro aperto poggiato sullo stomaco.
Pan era fuori con degli amici, un compagno di classe lo aveva invitato a passare del tempo insieme e lui aveva accolto la richiesta con molto entusiasmo, così ho deciso di acconsentire.
Dopo l’incidente del mese scorso sono stata sempre sulla difensiva. Ogni incontro con gli altri genitori e con le insegnanti mi sembrava un processo rivolto a me e mio figlio. Con il passare dei giorni e delle settimane, la situazione è fortunatamente migliorata.
Haymitch ha spiegato a Pan che non deve reagire con violenza, che al giorno d’oggi non c’è bisogno di fare a pugni e “mettere a tappeto l’avversario” per batterlo. Avrei scelto un diverso modo di esprimermi, ma il concetto c’era. Certe volte le parole possono fare molto più male di un pugno.
Con l’estate, il caldo è diventato insopportabile e non avere un sistema di aereazione in casa mi rende le giornate sempre più complicate.
Cerco di non pensare alle elezioni che si avvicinano. Mancano solo quattro mesi a novembre, e tutti i distretti stanno cominciando a schierarsi.  Come avevo previsto, la presenza di Celestia Snow nel nuovo team di Paylor non ha avuto molto successo da parte dei distretti, ma così facendo si è guadagnata il sostegno di almeno metà della popolazione della Capitale.
L’altra metà sostiene Manchot Currency, il capitolino che intende riportare Capitol City alla vecchia ricchezza, ridando ai cittadini tutto ciò che avevano perso durante la guerra. Una veloce chiacchierata con mia sorella mi ha fatto comprendere che lei ha intenzione di sostenerlo. Vorrei poter farle capire quanto sia insensata l’idea di poter tornare alla ricchezza di un tempo, ma lei pende dalle labbra di quell’uomo – che promette ricchezza e prosperità, e ancora una volta io e Allie ci troviamo in disaccordo.
La quantità di tasse che saranno costretti a pagare i distretti, nel caso lui salisse al potere, sarebbero infinite. Io ed Haymitch, con la sua pensione a vita e le agevolazioni in quanto ex-vincitore ci permetterebbero uno stile di vita agiato, nonostante le tasse, ma moltissime persone nei distretti vivono ancora in condizioni da non potersi permettere una tale spesa mensile.
A Currency questo ovviamente non importa, e nemmeno a mia sorella.
Il Distretto 2, così come il 13, l’8, il 4, il 6 e il 12, sono in gran parte dalla parte di Parker Hodge – la militare del 13 che vuole portare uguaglianza fra tutti i distretti, e spostare la capitale al 13. Ho cominciato anch’io a pensare che le idee della Hodge non siano tanto malvage. Sicuramente meglio degli ideali politici di Currency. Per quanto vorrei che Paylor restasse al potere, se dovessi scegliere qualcun altro, sicuramente sceglierei Hodge.
Blaze Harsh ha l’appoggio dell’11, del 10, del 9 e del 7. Le sue posizioni estremiste non sono cambiate e continuo a trovare il tutto molto ridicolo. L’abolizione dei distretti vorrebbe dire creare un unico stato governato dal caos. Togliere gli ultimi diritti ai capitolini sarebbe una mossa vendicativa e inutile, facciamo parte anche noi della nuova nazione, e nel bene e nel male abbiamo avuto ciò che ci spettava.
Tutti i miei beni, quelli di mia sorella, dei miei genitori… sono passati allo stato per ricostruire i distretti, non hanno più nulla da toglierci. Se lui salisse al potere potrei essere costretta a tornare a Capitol City, e l’idea mi dà il voltastomaco.
Per quanto io provi a non pensarci, è qualcosa che ormai fa costantemente parte della nostra quotidianità. La televisione non parla d’altro, i giornali non parlano d’altro. Le strade sono piene di manifesti e volantini. E so che a breve i candidati cominceranno a fare propaganda personalmente all’interno dei distretti. Mi chiedo se chiederanno la collaborazione anche dei vecchi vincitori.
Non credo che Haymitch, Katniss e Peeta saranno contenti di partecipare. È un po’ che non vediamo Annie e Johanna, dal compleanno di Sophia. Probabilmente quest’estate riusciremo a vederci solo verso la fine di agosto, dato che Pan avrà la scuola. Sicuramente andremo a trovarli durante le vacanze estive.
I miei pensieri vengono interrotti dal campanello della porta che suona. Dal tavolo della cucina allungo il collo per vedere se Haymitch ha intenzione di andare ad aprire, ma noto che si è appisolato sul divano, quindi chiudo la mia rivista, poggio la tazza di caffè che ho fra le mani e mi appresto ad andare alla porta.
È Katniss, con il suo sacco da caccia sulle spalle. Ha la fronte imperlata di sudore e dalla sua cintura penzolano due lepri morte. La sua vista non è proprio una meraviglia, ma le sorrido comunque. « Come posso aiutarti, cara? » le chiedo, facendomi da parte per farla entrare.
Katniss resta sulla soglia, infila la mano nel suo sacco e io mi aspetto che tiri fuori un altro animale morto – invece, prende un recipiente di plastica e me lo porge. « È un pezzo di torta che Peeta ha fatto ieri per cena, mi aveva chiesto se potevo portarvelo » spiega, « poi questa mattina sono andata a caccia e me ne sono dimenticata, ma dovrebbe essere ancora buona… »
Le sorrido, accettando volentieri la torta. « Ho appena fatto del caffè, sei sicura di non volerne una tazza? » le offro, ma lei scuote al testa.
Katniss porta una mano alla cintura, battendo un colpo sulle lepri appese a testa in giù. « Devo portare questa a casa » spiega, e poi i suoi occhi cadono su qualcosa alle mie spalle, in basso.
Mi volto e vedo Sophia camminare barcollante verso la porta, allungando le braccia verso me e Katniss. « Zia ‘atniss » dice, e io la sollevo da terra. Lei si sporge verso Katniss, che la prende in braccio un po’ riluttante.
« Oh, quasi dimenticavo » aggiunge, tenendo in braccio la bambina che comincia a giocare allungando le mani verso l’arco che Katniss ha poggiato sulla spalla, « Peeta ha detto che potete lasciarci lei e Pan quando volete ».
Non c’è bisogno che me lo dica, so benissimo che se fosse per lui, si terrebbe i bambini anche tutto il giorno. Sto per declinare l’offerta con un sorriso quando arriva una voce dalle mie spalle, e mi volto per trovare Haymitch che si avvicina a noi. « Perché non ti porti a casa la marmocchia per un paio d’ore, Dolcezza? »
Con un’espressione incuriosita, lo osservo mentre incita Katniss ad andare via con Sophia.
« Okay, » dice semplicemente la ragazza, con una scrollata di spalle, e si allontana con la mia bambina fra le braccia, ancora troppo interessata a giocare con le piume delle frecce per capire cosa stesse succedendo; sono sicura che sarà felicissima di passare del tempo con Peeta, è follemente innamorata di lui.
Chiudo la porta e mi volto verso mio marito, con la stessa espressione confusa sul volto. Lui non dice nulla, si limita a prendere dalle mie mani il recipiente con la torta di Peeta, lo poggia sul mobiletto all’ingresso e poi mi poggia le mani sui fianchi, spingendomi contro la porta e poggiandomi un bacio sulle labbra – piano, sapendo che non mi sono ancora del tutto ripresa dall’attacco del mese scorso.
Quando le nostre labbra si allontanano, lui continua a tenermi premuta contro la porta d’ingresso, e le sue pupille sono dilatate dall’eccitazione. I suoi bellissimi occhi grigi brillano di malizia, quando mi rifila uno dei suoi sorrisi sghembi. « Allora, Principessa? » mi chiede, « Che ne dici? »
Con una sensazione che mi riscalda lo stomaco, gli passo una mano sul petto e una dietro la nuca, sporgendomi in avanti per dargli un altro bacio. È quella la mia risposta, e lui la prende chiaramente come un “sì”.
Ha ancora la forza di prendermi in braccio, cominciando a fare le scale verso la nostra camera da letto. Sono sicura che se ne pentirà domani, ma mentre una risata spontanea mi sfugge dalle labbra, lascio che la sua schiena faccia quello sforzo, per non intaccare il suo ego.
Le sue carezze e i suoi baci sono una delle poche cose che ancora riesce a farmi sentire viva, dopo tutto quello che ho passato.
Ogni bacio sa di qualcosa di familiare, e nonostante questo anche di qualcosa di nuovo ogni volta che le nostre labbra s’incontrano.
Fra le sue braccia mi sento al sicuro, e ignoro il caldo estivo che ci opprime. Ogni volta che la sua pelle sfiora la mia, il mio corpo è attraversato da brividi.
Sentire Haymitch che sussurra il mio nome poggiando le labbra contro la mia spalla mi fa quasi morire, e mi abbandono completamente a lui e al suo amore.
*
Sono seduta sul letto, con le ginocchia portate al petto e un sottile lenzuolo a tenermi coperta. Haymitch è dietro di me, e mi accarezza la schiena, tracciando disegni intricati con la punta delle dita.
È silenzioso, ma non c’è bisogno che dica nulla. Vorrei che tutte le giornate potessero essere così tranquille e serene. Vorrei che la mia vita potesse essere sempre così.
Non mi sembra di chiedere molto.
Ancora una volta il campanello della porta mi distrae dai miei pensieri.
« Chi diavolo è? » chiede Haymitch alle mie spalle, in tono burbero.
Gli lancio un’occhiata obliqua, mentre mi allungo a prendere la mia vestaglia e la infilo velocemente, allacciandola stretta. Mi avvicino alla finestra e cerco di guardare chi sia da lì, ma il portico mi copre la vista.
Infilo le pantofole e mi affretto a scendere le scale, per evitare che chiunque sia alla porta, non aspetti ulteriormente.
Appena mi avvicino, la apro quanto basta per infilare il naso fuori e controllare chi sia. Pan non sarebbe tornato prima di stasera, e Peeta avrebbe sicuramente tenuto Sophia il più possibile.
È un ragazzo di all’incirca vent’anni. Ha qualcosa di familiare, ma non lo riconosco subito. È quando parla e mi saluta che mi rendo conto che di fronte ho mio nipote Alexandre, e il mio cuore si riempie di gioia.
Apro del tutto la porta e lo abbraccio calorosamente, mentre lui ricambia l’abbraccio.
È così cresciuto che non l’ho nemmeno riconosciuto. Mi chiedo come stiano le sue sorelle.
Dall’alto delle scale, Haymitch nemmeno riconosce subito il ragazzo, ma lo saluta con un mezzo sorriso, quando lui si fa riconoscere.
Ha una valigia con sé, e quando gli chiedo il motivo, mi chiede se può passare qualche giorno da noi. Do il mio consenso immediatamente, senza nemmeno pensarci due volte. Haymitch sembra un po’ contrariato, ma so che è tutta scena.
Solo a cena, quando sono tornati i bambini, ci racconta cosa è successo e il motivo della sua visita. A quanto pare lui ed Allie hanno avuto un brutto litigio dovuto a motivi di politica. Lui sostiene fortemente il governo di Paylor, ottenendo un’immediata approvazione di Haymitch – mentre mia sorella, non era affatto d’accordo con le sue scelte.
Ci racconta di come il vivere sotto lo stesso tetto era diventato particolarmente stressante, finché un giorno, dopo l’ennesimo litigio – lui aveva minacciato di andarsene dove sapeva che sarebbe stato capito, e quando Allie non ha voluto credergli, lui ha fatto le valigie e ha preso il primo treno per raggiungerci.
Ancora non sa per quanto tempo potrà restare, né cosa potrà fare… l’unica cosa a cui riesco a pensare è che per l’ennesima volta, per colpa della politica, la mia famiglia è stata divisa.

A/N: volevo ringraziare tantissimo chi ha continuato a seguire la storia, e a lasciare recensioni.
Sono sempre felice di condividere le vostre impressioni, e di chiacchierare con voi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un abbraccio e alla prossima!

x Lily
 
   
 
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