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Autore: Holy Hippolyta    04/04/2016    4 recensioni
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" Adesso siamo ad un altro livello di gioco e bisogna spiegare le regole nuove... per correttezza. Le ho imparate di recente anche io. Non ero mai arrivato fino a questo punto."
Quando si vogliono delle risposte si deve scendere in profondità... chi ne avrà il coraggio?
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Chapter 2
FOOL’S MASK

Chiusa la porta della nuova casa ( assegnata loro dal sindaco della città, così come era successo per gli altri mostri ), camminò lentamente per le strade di Dengleen osservando la frenesia degli Uomini e il loro stupore quando incrociavano qualche ex abitante del Monte Ebott intento ad esplorare quel nuovo mondo.
Non era stato facile per Frisk farsi ascoltare dalle autorità locali quale ambasciatore, non solo per la sua giovane età ma soprattutto per la visione di quelle creature che erano state relegate alle leggende dalla memoria collettiva. Dopo tante insistenze del bambino e di fronte fatto che i Mostri parevano presenze innocenti , il Sindaco decise di adottare un protocollo straordinario di convivenza come momentaneo provvedimento per iniziare a regolarizzare la vita urbana: ad esempio assegnando alcuni appartamenti  o case alle creature dell’Underground e permettendo loro di aprire alcune attività commerciali per promuovere il loro inserimento. Il Sindaco pareva una buona persona, disponibile, aperta di mente ma i suoi consiglieri erano molto sospettosi e perplessi riguardo a quelle creature dall’apparenza disturbante. E come poteva essere il contrario? Non era certo normale vedere sui mezzi pubblici, insieme ad avvocati ed imprenditori, Doggo che andava a fare shopping o simili.
Dengleen era la città più vicina all’entrata dell’Underground e per questo praticamente tutti i Mostri decisero ( alcuni provvisoriamente ) di abitarvi. Era graziosa: c’era molto verde tra parchi ed aiuole nonostante la grande cementificazione, le abitazioni e i locali erano decorati con pitture che ricordavano trifogli appena nati o rami nodosi intrecciati tra loro assieme a boccioli variopinti. Non era una metropoli e forse per questo aveva conservato un’aria pittoresca da paese di provincia, prossimo però all’assorbimento della modernità incalzante ed investita della grande responsabilità di integrare un popolo diverso. Era dunque vero che l’aspetto esteriore influenzava l’occhio umano; senza accorgersi che spesso l’aspetto innocente è il più falso… Sans lo percepiva ma non gli dava importanza proprio perché sapeva che non sarebbe durato. Era solo questione di tempo.
Fedele alle sue vecchie abitudini, lo scheletro si diresse  presso il pub appena aperto da Grillby che si trovava solo a qualche chilometro di distanza dal suo quartiere, verso il centro della città.
Facendo suonare il campanello posto sull’ingresso  Sans respirò l’aria familiare degli hamburger cotti alla piastra, delle patatine che danzavano friggendo nell’olio bollente ma vi era anche qualcosa di differente: sugli scaffali e negli espositori vi erano bevande e altri generi di ristori in voga tra gli  Umani, benché ne venissero pochi. Il buon Grillby, sempre aggiornato ed intraprendente per il suo amato locale, era pronto ad accattivarsi  nuova clientela e rimettersi al lavoro. Quanto sforzo che non gli sarebbe stato riconosciuto!
: “ Ehi Grillby! Il solito, per favore.” Disse mentre si sedeva su uno degli sgabelli imbottiti, i medesimi  che c’erano a Snowdin.
Con la testa fiammeggiante, il proprietario annuì e servì all’affezionato cliente una bottiglia di ketchup per poi tornare a sistemare la merce nella cantina posta dietro al bancone. Sans nel frattempo sorseggiava mestamente, tentando di concentrarsi sul sapore agrodolce per non pensare.
: “ Come mai tutto solo? “ Una voce lo distolse da quel suo tentativo e lo fece sobbalzare sullo sgabello dalla sorpresa.
: “ Ciao Toriel.  – La salutò, voltandosi ed invitandola a sedere accanto a lui con un gesto della mano – A Papyrus non piace molto questo posto. Dice che non trova bevande di suo gradimento.”
: “ Peccato! Io mi trovo molto bene.” Aggiunse lei appoggiando la grossa borsa marrone a tracolla sulla superficie lignea, stando attenta che nulla uscisse.
: “ Non ti ho mai vista, ci vieni spesso?” Le domandò bevendo a tratti.
: “ Ogni tanto, quando ho la pausa pranzo più lunga. Essendo così vicino alla scuola per me è comodissimo.” Vedendo Grillby, la capra antropomorfa lo fermò e gli chiese gentilmente dell’insalata mista.
: “ Vero… e come va? Ti piace il lavoro da maestra?”
: “ Davvero tanto! Questi bambini umani sono così intelligenti e simpatici! – Era radiosa e glielo si leggeva nello sguardo, tanto che non si accorse nemmeno che le era stata servita la pietanza ordinata – All’inizio erano sospettosi ma si sono abituati presto. Sono i genitori un po’ più difficili da convincere sulle mie capacità. Però sono certa che i figli dimostreranno loro che bisogna andare oltre l’apparenza! E tu, Sans? Che lavoro fai?”
: “ Io? Faccio il comico. – Il muso di Toriel si illuminò per un breve momento, diventando serio quando egli concluse – Ma senza portafogli.”
: “ Dovresti provare a vedere se fanno qualche audizione al Teatro delle arti. Penso tu sia portato! “ Lo incoraggiò ella iniziando a mangiare.
: “ Nah – Fece lui, sorridendo e facendo spallucce – Non amo mettermi in mostra, lo sai. E poi ho una comicità troppo…. sottile, se capisci cosa intendo.” E con l’indice indicò le proprie ossa.
: “ Ahah! – Rise lei. Aveva una risata piacevole da ascoltare, piena e sincera. Era l’unica ad apprezzare le sue brutte battute e di farne a sua volta. Se le scambiavano spesso in passato, quando ancora non sapevano i rispettivi nomi ed erano separati dalla porta delle rovine nell’Underground – Dai, sul serio! Devi pensare a cosa farai in futuro. Tu e tuo fratello dovrete pur vivere di qualcosa, non ti pare? “
Sans rispose con un verso per indicare che non c’era fretta, dando un altro sorso alla bottiglia. Aveva uno sguardo cupo che non sfuggì all’attenzione sensibile di Toriel, la quale gli si accostò ulteriormente ed abbassò la voce in tono confidenziale: “ Sans… c’è qualcosa che non va?”
: “ Affatto. Perché? “
: “ Scusami, ma ho come la sensazione che non ti importi nulla di questa vita. – Quell’affermazione lo irrigidì, colto in una verità profonda – Nel senso… pare che tu non voglia vivere qui, come se non lo accettassi o aspettassi di andartene da un momento all’altro. Il fatto che non cerchi lavoro ad esempio… non vuoi prenderti impegni. Lo capisco, sai? Lasciare la sicurezza del nostro mondo chiuso per affrontare qualcosa di ignoto può spaventare. Anche io temevo di non riuscire ad integrarmi tra gli Umani, di venire derisa per il mio essere beh, quella che sono, di non essere accettata... Però sai cosa ho pensato? Anche Frisk è un Umano e se lui è stato capace, piccolo com’è, di compiere così tante buone azioni e di volerci bene andando oltre la barriera dei nostri stessi limiti, perché non potrebbero essercene altri come lui? Mi rendo conto che non sia facile crederci se uno ricorda che furono gli Umani a costringerci nell’Underground… ma concedi loro una possibilità! Datti la possibilità di vivere felice qui.”
Il discorso di Toriel era intenso e materno, proprio da lei, e quel moto di protezione che ebbe verso di lui gli fece piacere giacché raramente si sentiva veramente protetto da qualcuno. In parte ella aveva anche sfiorato alcuni suoi timori nascosti, eppure non poteva svelarle l’oscuro tormento della sua anima come avrebbe voluto per cui mentì, indossando la sua solita maschera buffa per non farla sospettare.
: “ Grazie del consiglio, Tori. Non preoccuparti, sono solo abituato a starmene con … l’osso in bocca e fare poco o niente. Dovrò darmi una … m-ossa altrimenti mio fratello mi farà passare un brutto quarto d’ora! “
: “ Ahahah !! Sans, sei spassosissimo! Non esagerare con le battute … altrimenti perdi… la vena ! “
Risero forte all’unisono, divertiti dai rispettivi moti di spirito che per tutti erano stati decisamente orribili, infatti alcuni avventori si erano discostati dai due per non udire altro.
: “ Va bene, se lo dici tu… - Soggiunse Toriel per concludere l’argomento precedente ed iniziandone un altro – Ascolta, perché non vieni da noi per cena? È da tempo che non passi… Frisk chiede sempre di te e gli manchi. ”
: “ Massì, vengo volentieri. In effetti non vedo il marmocchio da un po’… Posso portare anche Papyrus? ”
: “ Ovviamente! Sarà l’anima della festa! Potrei invitare anche gli altri amici, per fare una bella serata tutti insieme. So già cosa preparare per dolce… – L’occhio le cadde sull’orologio appeso ad una parete del locale e si scosse frettolosa – Accidenti, devo andare! La mia pausa è quasi finita! Ci conto eh, non mancare! A dopo!” Pagò Grillby e corse rapidamente verso l’uscita in direzione della scuola per le lezioni pomeridiane, saltellando per la contentezza all’idea della cena.
Sans disse tra sé e sé che Toriel era donna stramba e adorabile. Incamminandosi anch’egli verso l’uscita disse: “ Metti sul mio conto!” e quegli annuì nuovamente, ricambiando il saluto con un cenno, come di consueto.
Sortito, si sistemò la felpa celeste chiudendo la cerniera lampo fino a coprirlo sotto alla cavità nasale per nascondere la bocca che s’era ripiegata in un’agghiacciante sorriso. La sua maschera da buffone lo aveva aiutato in molte occasioni a sfuggire a domande stringenti sui suoi sentimenti, a spostare l’attenzione da un discorso scomodo, ad evitare di lasciarsi avvolgere dal pesante mantello delle sue misteriose angosce. Era talmente fissa in lui che la sentiva incastonata sul volto e non riusciva facilmente a cambiare espressione per liberarsene, divenendo un’inquietante seconda faccia. Si dette un pugno in testa per impedire di pensarci e tornò a casa per avvisare Papyrus.

   
 
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