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Autore: poison spring    04/04/2016    10 recensioni
Prendete la figlia del Salvatore del Mondo Magico, appioppatele una cuginetta a cui fare da baby sitter e mettetela sulla strada di una folle impresa suicida alla ricerca di fortuna e gloria. Datele una migliore amica con l'intelligenza della madre, l'astuzia del padre e il carattere della nonna paterna. Datele un ex ragazzo inopportuno, un mistero o due da risolvere e un paio di fratelli da schiantare.
Agitate, non mescolate e spruzzate tutto con un bel po' di Malfoy, Lucas Malfoy.
NG Post Bellezza del Demonio. [Lucas Malfoy/Lily Luna Potter]
[I personaggi di Lucas Altair Malfoy, Lyra Joanne Narcissa Malfoy non sono presenti nella Saga della Rowling per motivi più che ovvi e sono da considerarsi di proprietà dell'autrice]
Lyra sorrise. «Sei stata grande, li hai zittiti tutti».
«Non mi si avvicinerà nessuno per il resto dell’anno, ma ne è valsa la pena. Non credo di essermi mai sentita tanto bene».
Lyra le strizzò l’occhio e la prese sottobraccio. «È genetico. Non puoi farci niente».
«Stai ancora parlando del fattore Potter?»
«E di che altro?» rise Lyra, trascinandola su per le scale.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo della Bellezza'
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XIII


Il lavoro del Diavolo


Who's that younder all in flames

Dragging behind him a sack of chains

Who's that younder all in flames

Up jumped the Devil and he staked his claim.


- Nick Cave and the Bad Seeds, Up jumped the Devil -


«Whitestone».

Lily gonfiò le guance e sbuffò, ripiegando le ginocchia sulla panca per sedersi più comoda.

«Whitestone» ripeté Lyra, incapace di soprassedere. Era sempre stata poco incline alla diplomazia, rifletté Lily pensando alle sue stoccate velenose nei confronti delle appartenenti al Club del Tè di Mary Ann, ma se si trattava di un Gryffindor goffo e impacciato la sua perfidia poteva sfiorare livelli mai visti prima. Incredibilmente, invece, Lyra si rifiutava di commentare oltre.

«Beh, è un bel gesto, sicuramente lo hai fatto felice» commentò Aura, neutrale, posando il vassoio con l’Acquaviola sul tavolo. La locanda di Madama Rosmerta era un tripudio di colori, sciarpe tirate sul naso e fumo che si alzava dai boccali di Burrobirra calda. Un paio di cadetti accanto alla porta scherzavano con Mandy Montague e la sua corte: quel sabato pomeriggio le Green Girls avevano scelto un completo composto di un golfino verde chiaro e gonna al ginocchio. Lily le osservava con una punta d’invidia girare fra i tavoli con leggiadra indifferenza e distribuire inviti per quello che loro chiamavano l’antiballo. I volantini erano stati dipinti con una tempera particolare che cambiava colore a seconda della superficie su cui poggiavano, per dar loro la massima visibilità in qualunque condizione. 

«Non dovrebbero portare la divisa, fuori dalla scuola?» chiese, afferrando una manciata di salatini. 

«Oh, ma ce l’hanno». Lyra si alzò e indicò la mantella col blasone di Slytherin sul petto che le ragazze indossavano aperta e morbida sulle spalle. «Hanno solo cambiato il maglione. Non è poi così grave» sorrise, mentre Mandy lasciava sopra il loro tavolo un invito che, a contatto con la tovaglietta lilla assunse immediatamente una vibrante tonalità di arancione. 

«Supportate le Green Girls, partecipate al vero ballo degli Studenti. Oh» mormorò Mandy, «ciao, Potter, sei stata grandiosa con quella pozione. È un vero peccato che tu debba presenziare a quella barba del Ballo ufficiale. Il nostro sarà molto meglio. Tu verrai, vero, Aurie?» 

«Non saprei, non vado matta per le feste clandestine. Di solito sono sinonimo di guai».

«Abbiamo preso tutte le precauzioni del caso, non preoccuparti. Malfoy, spero che almeno tu non ci deluderai» cinguettò Mandy, prima di allontanarsi col suo fascio di volantini sotto braccio. 

Lyra arricciò il naso. «Tanta faccia tosta dovrebbe essere premiata. Qui in giro è pieno di professori, potrebbero essere scoperte da un momento all’altro» fu il suo commento, velato di disapprovazione. «Chissà cos’hanno architettato, quelle matte, ho sentito che vogliono fare le cose in grande. È quasi un peccato perderselo».

«Non pensarci neanche, non puoi scappare. Vasily ti aspetta» la minacciò Lily, brandendo il bicchiere vuoto come un’arma. 

«Pensa per te» Lyra fece spallucce. «Come ti salta in testa di andare al ballo con Whitestone, dico io. Persino l’invito di Mickey era meno fuori luogo». Le lanciò un salatino alla pancetta e Lily lo prese al volo ridacchiando.

«Per prima cosa, non ho nessuna voglia di ritrovarmi con una fattura e Devonne sarebbe capace di farmela se accettassi. Secondo, mi ha invitata solo per farsi bello. Quest’anno niente Quidditch, la sua fama è in ribasso. Povero Mickey, nessuno vuole più giocare con lui». Sporse il labbro inferiore nell’imitazione di una smorfia patetica, guadagnandosi le risatine delle compagne. «Wilford invece è stato molto gentile e detto fra noi credo che a lui piaccia Cee. Vuole solo mettersi in mostra con lei, si allena col valzer da settimane, e almeno non ci proverà con me».

«Wilford? Davvero si chiama Wilford Whitestone?» domandò Lyra, posando il bicchiere. «E io che credevo che la prozia Belvina fosse sfortunata».

Aura si morse il labbro, pensosa. «Continui a nominarla, devi avere un debole per lei. Cee chi sarebbe» domandò, poi a Lily, «la Copperhead? Lei gira con le Vipere, dubito che la impressionerà con qualche giravolta».

«Vipere?»

«Le sette stelle della nostra squadra di Quidditch». Aura fece un sorrisetto. «Non ho idea di dove abbiano trovato questo nome, ma a loro piace. Santo cielo, Potter, dove vivi?»

Lily fece spallucce. «Quando l’ho incontrata erano solo in tre, lei e due bionde. Non me le ha presentate».

«Quelle sono Beatrix e Elle. Ti sei persa Lucy, Sofie e Budd. E Bill, ovviamente, che è il Capitano da quando Lucas ha finito la scuola». Un sospiro. «Oh, vorrei tanto che mi invitasse lui, ma è uno molto fedele, anche se Beatrix l’anno scorso gli ha spaccato una mazza sulla testa. Davvero, non capisco come tu faccia a non saperlo».

«Non vado matta per il Quidditch».

Aveva smesso di andare alle partite quando Lucas aveva finito il suo settimo anno. Persino quand’era stata fidanzata con Mickey non si era presentata spesso a fare il tifo, tantomeno contro Gryffindor o Slytherin: i suoi fratelli non gliel’avrebbero perdonato. D’altra parte, non essere presa in squadra era stata una delusione tanto cocente da creare in lei una sorta di repulsione per lo sport. Prima di assistere all’allenamento dei ragazzi della W.A.T.S. non frequentava il campo da quasi un anno. 

Prima che Lucas tornasse, sconvolgendo di nuovo la sua esistenza con la forza di un uragano e la precisione di un tiratore scelto.

Non lo vedeva da una settimana, dalla sera della prova. Lily si passò la lingua sulle labbra secche, il sapore dolciastro dell’Acquaviola le dava la nausea. Avrebbe voluto alzarsi e uscire ma così le altre le avrebbero seguita e non era sicura di poter sopportare le domande che le avrebbero fatto. Mangiò un altro paio di salatini, lasciando lo sguardo libero di scorrere da una parte all’altra della Locanda, mentre Aura snocciolava a ruota libera le coppie già formate per il Ballo del Ceppo. Naturalmente, Mickey aveva ripiegato su Devonne, che doveva aver deciso di fargliela pagare più avanti.

«Penso che Carmichael l’abbia chiesto a Coleen Davies» intervenne Lyra, rovistando nella borsa alla ricerca dei fazzoletti. «A quanto sembra, lei lo trova fantastico. Io invece vorrei trovarlo muto, sarebbe già un miglioramento».

Mandy doveva aver finito la distribuzione degli inviti, perché oltrepassò il loro tavolo ancheggiando e si voltò solo per un momento per rivolgere a lei un sorriso cortese, quasi amichevole, e consegnarle un volantino ripiegato. Le fece l’occhiolino e Lily ricambiò, confusa, mentre Mandy si allacciava il mantello e prendeva sottobraccio due delle sue Green Girls, che sembravano in vena di civetterie. Uscirono dai Tre Manici di Scopa scoccando baci volanti a destra e a manca. 

Aura aggrottò la fronte. «Esibizioniste».

«Un bel po’». Lyra giocherellava con la ciotola delle noccioline, rimbalzandola da una mano all’altra senza curarsi delle occhiatacce di Madama Rosmerta. «Ma non sono male. Mandy è simpatica. Che cos’è quello?» domandò a Lily, che aveva infilato distrattamente l’invito in tasca. 

«Non ne ho idea, non volevo essere scortese». Rimase a guardare la porta e quella si aprì, lasciando entrare Cassandra, avvolta in mantello foderato di pelliccia bianca. Un refolo di vento capriccioso le spostò una ciocca di capelli dorati nell’occhio e Cassandra rise, facendo immediatamente voltare gli avventori di sesso maschile che si produssero in un sospiro quasi all’unisono nel contemplarla mentre scioglieva il legaccio che teneva fermo il colletto con tranquilla sicurezza. Il serico manto bianco le scivolò lungo le braccia con tanta levità che ci si sarebbe aspettati di vederlo fluttuare o che qualcuno si alzasse per andare a raccoglierlo al posto suo; lei invece lo afferrò prima che cadesse e se la ripiegò nell’incavo del gomito, camminando fra i tavoli con l’indifferenza consumata che poteva avere soltanto qualcuno che non facesse neppure caso alle attenzioni che suscitava.

«Oh, mio Dio, no» borbottò Lily a denti stretti.

Il volto di Cassandra si illuminò. «Ragazze, come va? Fa un freddo terribile, fuori».

«Qui invece fa caldo». Lily sbuffò, era troppo nervosa per fingere di essere gentile.

Aura mascherò una risatina con un colpo di tosse, abbassando le palpebre sui grandi occhi blu. «Cugina, è bello vederti. Stai sempre incollata a quella mummia del tuo capo». Non le fece cenno di accomodarsi né di unirsi a loro per una bevuta, ma diede di gomito a Lyra, che sembrava persa a contemplare qualcosa al di là dei vetri appannati di condensa.

«Ehm» la pungolò vedendo che non si girava.

«Oh, ciao Cassie. Scusami, mi sembrava di aver visto qualcuno che conosco».

Cassandra fece un gesto noncurante con la mano. «Non preoccuparti. Senti, hai visto tuo fratello? Dio solo sa se non lo cerco da giorni, sembra scomparso nel nulla».

Lyra si strinse nelle spalle. «Ha dei turni di guardia orribili, l’hanno spedito di piantone sul Lago ad aiutare il Professor Paciock con… »

«La cosa con le spine, sì».

«Stellata Mortalis» la riprese Lyra, poco incline a soprassedere su una definizione così poco accurata. 

«Accidenti». Cassandra arricciò il naso piccolo e aggraziato, scostandosi di lato i capelli perfettamente acconciati. «È per il ballo. Beh» sorrise, rischiarandosi, «immagino che dovrò riferire a qualcun altro». 

Lily batté i pugni sul tavolo. «Già, forse è meglio». 


***


O poor heart

I was doomed from the start.

 

«Merda».

Lyra alzò il bavero del mantello per proteggersi dal freddo. «Credo che tu stia equivocando» mormorò senza troppa veemenza. 

«Oh, io non credo. L’hai vista anche tu. Oh, è per il ballo, oh, lo dirò a qualcun altro. Come mi dispiace». Lily diede un calcio al pietrisco, che si sollevò con un gran polverone. «L’ho detto dall’inizio che quella non mi piaceva e non mi sbagliavo. Mi toccherà vederla ballare con lui tutta la sera. Che strazio». 

«Ti ripeto…»

«Un corno!» esclamò. Le mani le tremavano e le nascose all’interno della fodera per non sentirsi così esposta. Lo sguardo impassibile che Lyra le restituì prima di abbassarlo sui ciottoli lungo la strada ebbe l’effetto di farla arrossire. Impacciata e furibonda, si staccò dal suo fianco e deviò verso una panchina coperta di foglie.

Avrebbe dovuto concentrarsi sul Torneo, invece che tormentarsi con quelle sciocchezze; tenersi occupata la mente per non concederle neppure la distrazione di inciampare nel ricordo dei momenti trascorsi con lui nella Foresta.

Attimi di tempo dilatato e denti sulla gola, a lambire il battito folle del cuore che le rimbombava in tutto il corpo spandendosi dal petto schiacciato contro il suo.

Ad un certo punto aveva creduto che quella tensione meravigliosa l’avrebbe fatta impazzire o scoppiare in lacrime e lui le aveva chiuso le mani nelle proprie, palmo contro palmo in una morsa spasmodica che l’aveva costretta a spalancare le palpebre per guardarlo.

Se non l’avesse baciata e stretta in quel modo, se lei non avesse scorto quell’ombra cupa nei suoi occhi quando l’aveva lasciata andare, non si sarebbe neppure concessa di abbandonarsi a sogni che ora le apparivano una terribile presa in giro. Poggiò la fronte sulle ginocchia e represse un singhiozzo che sentiva di aver incastrato in gola da troppo tempo.

«Avanti, dimmi che succede».

La panchina scricchiolò mentre Lyra si sedeva accanto a lei.

«Niente, sto bene». Alzò la testa, sfregandosi le guance bollenti. «Non devi preoccuparti per me, davvero. È una stupida cotta, passerà». 

«Suppongo che sia per questo che hai accettato l’invito di Whitestone. Per non aspettare lui, giusto?»

Lily si morse la lingua. «Volevo solo… Togliermi il pensiero. E Wilford non è quello che si potrebbe definire una fonte di possibili problemi, non so se capisci cosa intendo».

Una scintilla si accese negli occhi di Lyra; durò solo un secondo e si spense nell’abbassarsi delle ciglia scure. «Sicuro. Ti tratterà come una principessa e non proverà ad allungare le mani, sentendosi fortunato soltanto a guardarti respirare» commentò, dura. 

«Dio, la fai suonare una cosa orribile».

«Un po’ lo è, ma una ragazza deve fare anche questi calcoli, non è così?» Lyra gettò all’indietro la testa, poggiandosi contro lo schienale. «Inoltre, immagino che se mio fratello si facesse vedere quel poveretto non alzerebbe neppure un dito per impedirti di ballare con lui».

«A lui piace Cee, te l’ho detto». 

«Questo lo so. Ma dubito che la Copperhead rimarrà molto, immagino farà giusto una comparsa prima di fuggire altrove». Un sorriso le illuminò il volto severo, spazzando via l’ombra di rimprovero che aveva sulle labbra. «E fra parentesi credo che tu abbia fatto un’ottima cosa, quel ragazzo ha bisogno di sciogliersi un po’». Si passò la mano fra i capelli scompigliati, l’espressione del suo viso rimandava a pensieri che portavano altrove, lungo la strada spazzata dal vento aspro di novembre. Poggiò il mento sul palmo e si voltò a guardare oltre la frotta di studenti che affollava le vetrine dei negozi, verso una via fra due edifici che apriva su un largo spiazzo lastricato.

Un soriano grigio a strisce marroni balzò dal davanzale di una finestra facendosi strada fra le gambe dei passanti fino a confondersi nell’ombra complice di un muretto a secco, l’unica traccia della sua presenza era lo scintillio di due occhi verdi e penetranti. L’animale trotterellò verso di loro e raggiunse una macchia di sole fra due vasi di petunie; si sdraiò mollemente e cominciò a leccarsi una zampetta.

«Perché guardi quel gatto?»

Lyra sollevò le sopracciglia e fece una smorfia. «Per lo stesso motivo per cui guardavo dalla finestra prima».

«E sarebbe?»

«Ha qualcosa di familiare, non pensi?»

«Sì, credo». Lily ci pensò su. «L’hai visto anche fuori dai Tre Manici di Scopa?»

«No» Lyra scosse la testa, «ma ho visto una persona, o almeno credo di averla vista, che forse potrebbe averci qualcosa a che fare. O forse è solo lo stress, il pensiero degli esami… »

«Ma sono l’anno prossimo!»

«Non significa che non ci pensi».

«Oh, non avevo dubbi». Lily fece un sorrisetto, abbandonandosi contro lo schienale sbeccato della panca. Le parve che i baffi del gatto vibrassero come per una risata silenziosa, poi la bestiola si leccò il labbro superiore e l’impressione svanì. «È meglio andare, credo. Tua madre ci aspetta e a noi serve un vestito».

Lyra annuì. «Madama McClan è da quella parte» disse, indicando una vetrina luminosa gremita di ragazze. 


*** 


Soffiate via le nubi che si ammassavano all’orizzonte il vento si era acquietato mutandosi in brevi folate che portavano con sé tutto il gelo della stagione imminente. Le sagome alte e affusolate delle torri di Hogwarts svettavano come neri ritagli nella luce morente del crepuscolo. Lungo la via sterrata che da Hogsmeade si inerpicava lungo le colline e portava ai confini della scuola camminavano gruppi isolati di ragazzi che portavano con sé grossi involti di tela. L’annuncio del Ballo d’Inverno che si sarebbe tenuto di lì a poco più di un mese aveva infranto l’apparente calma che era seguita dal termine della prima prova del Torneo: la popolazione studentesca era in fermento come un calderone sul fuoco e i vapori che aleggiavano su quella singolare mistura di eccitazione e pettegolezzi avevano il profumo penetrante della curiosità.

Lily si sfregò le mani intirizzite soffiandovi sopra. Aura, che camminava al suo fianco, era una delle poche senza un vestito in mano: i suoi gliel’avevano spedito dal Dorset, le aveva raccontato ponendo l’accento su quanto fosse assolutamente perfetto. 

«Comunque» si lamentò, chinandosi a raccogliere lo strascico del suo, che sfiorava il selciato, «temo che nessuno di interessante sia più libero per questo ballo. A meno che non accetti l’invito di Schaatz, di Durmstrang, ecco, ma preferivo di no. Il suo modo di camminare mi fa temere per i miei piedi».

«Forse dovresti, invece. Suggeriscigli di mettere delle scarpe morbide, però». 

«Oh» Aura sbuffò. «Non penso possano ballare davvero con quegli stivaloni. Però le loro divise hanno un certo fascino, non posso negarlo, e si intonano col mio vestito. Tu che ne pensi?»

«Ah, ehm. Sì?»

«Non mi stai neppure ascoltando, non è così?» Per nulla offesa, Aura fece una giravolta e, continuando a camminare all’indietro, si rivolse a Lyra che camminava a pochi passi da loro, vicino a sua madre. «Tu che ne pensi, Malfoy? Dovrei accettare l’invito di Andreas Schaatz?»

Lyra fece spallucce. «Chi è, quello biondo?» domandò, mentre Hermione rideva in sottofondo. 

Prima di voltarsi per tornare con lo sguardo fisso sul profilo maestoso del castello, Lily vide Aura che annuiva e rallentava per affiancare l’amica. Grata per quel momento di inaspettata quiete, allungò il passo ripiegandosi il vestito sul braccio. Improvvisamente le chiacchiere le sembravano un inutile riempitivo, le risate che giungevano alle sue orecchie un insieme cacofonico e senza senso. L’unico rumore gradevole era lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi: si concentrò su quello inspirando a fondo, ignorando la sensazione di fastidio che le procuravano gli sguardi alle sue spalle. Lyra parlava a bassa voce e le raffiche di vento tramutavano le sue parole in una cantilena senza senso. 

Raggiunsero senza fatica la parte del sentiero che si apriva spaccando in due la Foresta Proibita; in fondo, i cancelli di Hogwarts si stagliavano maestosi contro l’indaco pallido del cielo. Due figure maschili stazionavano di fronte alle sbarre. Lily riconobbe i due cadetti che avevano partecipato all’allenamento di Quidditch che a loro volta le rivolsero un cenno di saluto e battendo i tacchi si scansarono di lato, permettendo alle inferriate di spalancarsi per lasciarle entrare.

«Signorine» disse Weyland e poi, scorgendo Hermione aggiunse: «Signora».

«Cadetto» ribatté quella sorridendo. «Come procede con l’infestazione?»

Era un modo come un altro per chiedere di Lucas. Lily chinò il capo, riconoscendo la sfumatura di apprensione in quella domanda, e attese. Weyland strisciò i piedi nella polvere e si schiarì la voce prima di rispondere.

«Io sono rimasto di guardia qui tutto il giorno, signora. Però» disse, guardando il suo commilitone, «Coop, qui, ha dato il cambio al Sergente stamattina. Pare che ci sia qualche novità».

Lily si strinse l’abito al petto. Hermione sembrava calma, il suo sguardo appena increspato da piccole rughe attorno agli occhi si soffermò per qualche secondo sul viso imberbe e infantile di Weyland e poi si posò sul secondo cadetto che abbozzò un sorriso nervoso. 

«Sì, signora. Il professor Paciock e il Sergente Malfoy hanno trovato le radici del primo fusto vicino alle rive del Lago Nero. Sembra che siano lì da un bel po’, ma il Professore pensa che sia impossibile. Dice che qualcuno se ne sarebbe accorto, soprattutto quando era ancora preside la Professoressa McGranitt. Eppure è strano» borbottò, guardandosi con insistenza la punta degli anfibi graffiati, «ho visto anch’io le radici: sono grandi e nodose. Confrontandole con i modelli sui manuali di Erbologia si direbbe che abbiano almeno tre anni di vita. I semi devono essere finiti lì in qualche modo». Si sfregò il mento con le dita, i suoi caldi occhi scuri erano lucidi e confusi. «Ma non sappiamo come. Paciock voleva consultare il Preside stanotte stessa, ma non l’ha trovato. ».

«Capisco». La fronte di Hermione si aggrottò. «È strano davvero. Il Comandante Potter cosa ne pensa?»

Coop allargò le braccia. «È andato via in fretta e furia stamattina. Richiamato d’urgenza a Londra dal Ministro della Magia in persona, sembra ci sia stata un’altra…»

«La Skeeter è ancora qui?» lo interruppe Hermione.

 Il cadetto le rivolse un sorriso abbagliante. «Signorsì, signora. Trattenuta a viva forza dal Capitano Lance, sembra che abbia insistito per rilasciare un’intervista proprio in questi giorni. Naturalmente non ha detto quando» ghignò, mentre il volto di Hermione si rilassava e Lily udiva il respiro di Lyra farsi più regolare e profondo. 

Si voltò a guardarla: il velluto scuro dei suoi occhi era una pozza nera e insondabile, ma le labbra strette tremavano ed erano quasi bianche. «Che succede?» bisbigliò, avvicinandosi a lei. 

«C’è stata un’altra violazione della segretezza, ecco che succede. E dall’inizio dell’estate a oggi sono almeno quindici. Quindici violazioni nelle zone più varie, tutte con alta concentrazione di Babbani. Roba appariscente che non passa inosservata». Lyra scosse la testa. «Di solito queste cose succedono in presenza di Maghi molto giovani, ma un bambino non sarebbe in grado di far esplodere tutte le finestre di un grattacielo. Non è affatto normale» disse, mentre la guardia si spostava per lasciarle passare. 

Hermione si voltò, la fronte aggrottata e il viso pallido e serio. «Cerchiamo di non creare allarmismi, anche se siamo tutti molto preoccupati» confermò. «Riguarda anche voi ragazzi, se la situazione sfuggisse di mano sareste i primi a dover stare attenti».

«Potrebbe succedere?» Lily si leccò nervosamente le labbra rallentando il passo per lasciarsi affiancare da Aura, che era rimasta indietro a parlare con i cadetti. Quando l’ebbe raggiunta, le batté sulla spalla a mo’ d’incoraggiamento, mentre Lyra raggiungeva la madre.

«È un’eventualità molto remota».

«Ma se succedesse?»

Hermione scosse la testa. «In quel caso, immagino che faremo tutti del nostro meglio». Arcuò le sopracciglia e il suo cipiglio si distese come per un automatismo involontario. Le braccia le scivolarono morbide lungo i fianchi. «Ma non è una cosa a cui dobbiate pensare adesso» aggiunse nel notare l’espressione corrucciata che Lily aveva assunto senza avvedersene. «Tu hai un Torneo da vincere e un impegno irrinunciabile la vigilia di Natale».

Lyra sospirò vistosamente. «E pensa» intervenne, «ancora non sa ballare!»


***


Consumare il resto della salita lungo il declivio lento che dai cancelli portava alla soglia di Hogwarts fra le chiacchiere leggere delle ragazze e i bonari rimproveri di Hermione l’aveva aiutata a stemperare la tensione degli ultimi minuti, ma aveva lasciato intatte le sue preoccupazioni più prosaiche. Lily camminava con gli occhi bassi: si era di nuovo isolata, concedendo alle altre lo spazio e il lusso di una spensieratezza che sentiva di non possedere. Di quando in quando tutte e tre le lanciavano occhiate rapidissime e poi si voltavano, quasi non volessero, con domande troppo invadenti, turbare il silenzio in cui si era rifugiata.

Gli schiamazzi allegri delle comitive di studenti erano echi lontanissimi. Lily alzò la testa e si rese conto di essere rimasta indietro di una quindicina di passi: le altre erano già sbucate nel grande piazzale, lei ancora arrancava lungo il sentiero polveroso. Si affrettò a raggiungerle accennando qualche passo di corsa, stringendosi l’involto del vestito contro il petto. 

Sbucò nel largo piazzale che fronteggiava il portone e andò quasi a sbattere contro le spalle di Aura che si era fermata a chiacchierare con un gruppo di Slytherin, tra le quali Lily riconobbe Cecile, che la salutò sventolando le dita.

«Ciao, Potter, come ti va?» Un sorriso cordiale era comparso sul suo volto grazioso. Volteggiò su se stessa e la prese sottobraccio. «Hai bisogno di aiuto col vestito?»

«No, ehm» bofonchiò Lily presa alla sprovvista. «È solo un po’ ingombrante».

La risatina di Cee riecheggiò nel silenzio del crepuscolo. «Così, vai al ballo con un Gryffindor, eh?» Era un commento neutrale che pareva nascere da una sincera curiosità e Lily non trovò nulla di male nel rispondere di sì. Il sorriso di Cecile si allargò. «Spero che non ti annoierai. Mandy ti ha dato un invito per la nostra festa speciale?»

«Sì, ma non so se riuscirò a…»

«Oh, ma tu devi! Devi assolutamente».

 Quell’obiezione era giunta così in fretta che Lily si strinse nelle spalle, a disagio. L’altra dovette notare qualcosa nel suo sguardo, perché accennò una smorfia di scuse. «Naturalmente» aggiunse con altrettanta veemenza, «solo se ne hai voglia».

Lily annuì, rilassando i muscoli. «Farò del mio meglio per passare».

«Fantastico. Le istruzioni sono sul volantino». Le batté sul dorso della mano e si allontanò volteggiando in direzione delle sue compagne. Si voltò giusto per un secondo per lanciarle un altro dei suoi saluti volanti, mentre Lily già riprendeva la via verso il portone, domandandosi dove fossero finite le altre. Udì le loro voci in lontananza e ne seguì l’eco fino a raggiungere il piazzale. Lyra e sua madre erano una di fianco all’altra e oltre le loro figure minute svettava quella più alta e robusta di Lucas. Parlavano fittamente e Lily pensò di allontanarsi per lasciarli tranquilli; poi si accorse della bionda che teneva il braccio mollemente agganciato a quello di lui e per qualche secondo - uno o due soltanto - smise di respirare.

Di sottecchi osservò la scena, Lucas con la testa ritta e gli occhi fissi cerchiati di scuro e Cass che gli poggiava la testa contro la spalla. D’improvviso lei si drizzò sulle punte e gli sussurrò qualcosa che lui accolse con un sorriso distratto, nient’altro che un lieve arricciarsi dell’angolo delle labbra. Lily voltò loro le spalle e si diresse spedita oltre la soglia.

Un rumore di passi la indusse ad affrettarsi, tenne gli occhi bassi per non incrociare lo sguardo di chiunque la stesse sorpassando, ma dovette rialzarli poco dopo sentendo una pressione sulla schiena. 

«Ti senti bene?»

Albus doveva essersi accorto di come si era comportata e l’aveva seguita. Lily annuì sforzandosi di sorridere. «Il vestito mi impiccia».

Una smorfia di improvvisa empatia comparve sul viso di suo fratello. «Ti do una mano» disse e raccolse da terra l’estremità dell’involto che lei stava lasciando penzolare. «Vieni, ti accompagno fino alle scale».

«Non serve, Al, posso fare da me».

«Credo di sì» annuì lui di rimando, «ma penso che non dovresti. Non ti fa bene portare certi pesi da sola».

Lily lo guardò senza capire. «È solo un vestito. Ecco». Un rapido svolazzo della bacchetta fu sufficiente a farlo galleggiare a mezz’aria. «Visto?» Gli rivolse un’occhiata piena di imbarazzo, sperando che lui la lasciasse sola, ma con suo grande stupore Albus, invece di tornare da Katia, chinò il capo e si arruffò i capelli sulla nuca. 

«Non parlavo di questo» disse, come se avesse percepito la sua perplessità. «Parlo di… Quello che è successo prima. Malfoy e la sua…»

«Non è la sua ragazza».

Albus sollevò un sopracciglio. «Ah no?»

«No».

«Lo sei tu?»

Il vestito cadde per terra con un tonfo e Lily, confusa, abbassò lo sguardo sul telo bianco da cui spuntavano i mille veli del suo abito da festa. «Smettila, Al, che sciocchezze» disse, cercando di suonare perentoria, ma quando alzò gli occhi si accorse che suo fratello non aveva intenzione di darle tregua.

«Oh, per piacere: papà era sconvolto, quando siete tornati dalla Foresta e tu hai appena reagito come se avessi visto Voldemort reincarnato» sbottò. 

Lily si strinse nelle spalle. «Non è niente» ribatté, dopo un tempo troppo lungo perché la sua reazione potesse risultare credibile. «Ho solo voglia di tornarmene in camera e mettere questa giornata nel dimenticatoio».

Aveva parlato senza pensare. Al le rivolse un’occhiata eloquente e si chinò a raccogliere il suo abito. «Sai» disse, rialzandosi con un lungo sospiro, «io e Jamie ci chiedevamo quando questa storia sarebbe venuta fuori. Quando eravamo piccoli non ti perdeva di vista un attimo».

Lily si irrigidì. Era un’affermazione strana, che scavava una ferita in un punto della sua anima ancora ricoperto di cicatrici, alcune delle quali dolorosamente recenti.

«Che cosa stupida». Scosse la testa, seguendo suo fratello che già si incamminava lungo il corridoio che portava alle scale. «Probabilmente voleva solo evitare una punizione». Si morse il labbro, lasciandosi trafiggere dal ricordo recidivo della sua caduta dalla scopa. Il modo in cui Lucas l’aveva guardata quella volta e molte altre era parte di una memoria fatta di respiri mozzi e battiti di cuore fuori controllo, una fiamma che aveva coperto con i cenci dei giorni spesi a dimenticare, finché rincontrarlo non l’aveva fatta divampare più violenta di prima. 

I suoi baci e le sue carezze come armi che debellavano ogni sua resistenza al primo fendente.

Si riscosse, cercando di scrollarsi di dosso quella rete pericolosa di pensieri, e imboccò la rampa che conduceva al dormitorio. Davanti a lei, Albus camminava disinvolto, il gancio dell’appendiabiti che penzolava dall’indice della mano destra. Si girò per scoccarle un’occhiata in tralice. «A volte voi ragazze siete completamente cieche» sbuffò, prima di riprendere il proprio cammino. 

Lily aggrottò la fronte. «Adesso non stai più parlando di me, non è vero?»

La reazione di Al la sorprese; qualunque cosa si aspettasse da lui, suo fratello semplicemente scoppiò a ridere. «Quando reagisci così significa che ho indovinato» commentò, cedendole il passo perché potesse raggiungere la porta. «Ma almeno tu hai un vantaggio» aggiunse, mentre lei già gli dava le spalle. 

«E quale sarebbe?»

Suo fratello sollevò entrambe le sopracciglia. «Ma tu davvero non lo sai?»

«Non ne sono sicura» ammise lei, afferrando il proprio vestito, pronta alla ritirata. 

Albus tossì. «Non posso crederci. Senti, lo sanno tutti che Lucas Malfoy…»

Mentre parlava la sua voce, già bassa, fu sovrastata da un tonfo sordo che riecheggiò per la tromba delle scale. Pochi istanti dopo la porta del dormitorio si spalancò e Chalista ne uscì strillando una serie di improperi irripetibili. Rossa in viso, si voltò prima da una parte e poi dall’altra con una smorfia furibonda, finché non incrociò lo sguardo perplesso di Albus, che era rimasto a bocca aperta.

«Caposcuola Potter, vieni con me».

Al si schiarì la voce e pensò bene di darsi un tono. «Che cosa succede, Appleseed?»

«Mary Ann, è stata lei!» berciò Chalista battendo a terra i piedi che calzavano graziose scarpette a punta. 

«A fare cosa?» domandò Lily educatamente.

Chalista si chinò e si raccolse i capelli sulla sommità del capo, mettendo in mostra la nuca completamente rasata. Lily soffocò una risata, mentre Albus scuoteva la testa, paonazzo. «Vuoi sfoggiare un look alternativo per il ballo?»

«Accidenti!» sbottò quella rialzandosi, «se continuano a cadere in questo modo andrò alla festa completamente pelata!» Si voltò di scatto cogliendo il bel faccino di Mary Ann che si affacciava dalla soglia. «Ti ammazzo!» urlò, partendo alla carica.



Non ci credete? Nemmeno io.

Ma sono riuscita a riprendere.

Sarò molto più lenta di prima e ve lo dico col cuore, mi dispiace, ma il lavoro mi tiene impegnata per ore e ore al giorno, com’è ovvio, e la sera ho poco tempo.

Ma se continuerete ad esserci voi, continuerò ad esserci io. Vi chiedo anche scusa se non rispondo alle recensioni, fate conto che vi abbracci forte e abbiate fede, prima o poi ce la farò.


Non riesco neppure a scrivere le note, quindi vi sollecito a chiedere qualora qualcosa vi risulti oscuro. 

Specifico solo una cosa: siccome in molte mi hanno chiesto se fra Lucas e Lily ci sia già stato un qualcosa, la risposta è NO. Non nel senso convenzionale, almeno. Sarà tutto più chiaro più avanti suppongo, ma per farvela chiara lei gli va scema dietro da anni e lui fino ad ora si è sempre mantenuto a una certa distanza.

E no, Albus e Lyra non faranno tanti bambini. 

Grazie mille dei commenti, delle recensioni, dei like.

Di aver atteso.




   
 
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