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Autore: Bloody Alice    07/04/2016    2 recensioni
“Fanfiction partecipante al contest “I non-toni dell’amore” indetto dagli Shiri Sixteen sul forum di EFP”
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mini-long | Midorikawa Ryuuji, Suzuno Fuusuke | het, shonen-ai | H/C
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Midorikawa scosse il capo e afferrò un paio di magliette sistemate nella valigia, riponendole in ordine sui ripiani che Fuusuke gli aveva lasciato liberi. Passò i successivi venti minuti a ordinare abiti nell’armadio, pensando che se avesse trascorso più tempo lì sarebbe riuscivo a passarne di meno in compagnia degli altri, evitando emicrania ancora più forti nel tentativo di ricordare eventi passati che forse, ormai, erano del tutto perduti.
E Ryuuji si sentiva davvero perduto, senza i suoi ricordi.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: ringrazio coloro che hanno recensito i precedenti capitoli, ricevere pareri, anche se brevi, è sempre un piacere *v*
Ringrazio inoltre Roby (happley) per aver betato il capitolo!
Ultima cosa: nello scorso capitolo, la parte iniziale in corsivo è ripresa dal videogioco per Nintendo ds di Inazuma Eleven 2
Parole: 1267





 
Capitolo 3 / 8
Crash.
 
 
Midorikawa attraversò velocemente il corridoio fino alla camera. Quando entrò, raggiungere la porta del bagno e aprirla gli sembrò uno sforzo impossibile da compiere per lui, così fece un paio di passi verso il suo letto e si lasciò cadere in ginocchio accanto alla testiera.
Appoggiò una mano sul petto e percepì il suo cuore battere all’impazzata, era come se gli fosse salito in gola. Gli mancò il respiro per alcuni secondi e vide il pavimento iniziare a girare vorticosamente, i colori delle piastrelle si mescolarono e divennero un massa confusa.
Ryuuji annaspò in cerca d’aria e strinse convulsamente la testiera del letto: aveva caldo e la testa gli scoppiava, mentre un forte senso di vertigine gli fece venire la nausea, ma quando tentò di alzarsi per arrivare al bagno non ci riuscì, come se le sue gambe si fossero addormentate.
Chiuse gli occhi e li strinse, tremando per via dei forti brividi che gli percorrevano la spina dorsale.
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimase accovacciato ai piedi del letto in quello stato.
Dopo un po’ sentì tutte quelle sensazioni farsi più intense e, impotente, con l’ultimo briciolo di lucidità che gli era rimasto, a Ryuuji non rimase altro che pregare che, qualsiasi cosa fosse, passasse il prima possibile.
Aprì nuovamente gli occhi solo quando udì un rumore indistinto che percepì come lontano, ma in realtà vide che si trattava della porta della camera che si apriva.
La persona che entrò gli parve una figura sfocata e irreale, lontana, che rimase immobile per alcuni istanti in piedi nel mezzo della stanza, come incerta sul da farsi, fino a quando non lo raggiunse.
Solo allora sentì un braccio avvolgergli le spalle e una mano posarsi sulla sua bocca.
«Midorikawa, ascoltami.» riconobbe la voce di Suzuno «Calmati. Respira piano con il naso».
Ryuuji tentò di concentrarsi il più possibile sulla voce dell’altro, seguendo le sue indicazioni. Fuusuke lo fece sedere meglio per terra. Midorikawa sentì le gambe deboli e formicolanti a causa del tempo trascorso in ginocchio, eppure si rese conto che quello era il minore dei suoi problemi.
«Va tutto bene.» sussurrò l’albino «Tra poco passa. Respira, Midorikawa».
Ryuuji appoggiò la mano su quella di Suzuno e alzò leggermente la testa, appoggiandola al legno della testiera. Chiuse nuovamente gli occhi e si rilassò quando Fuusuke lo strinse di più a sé: l’albino rimase lì accanto a lui, senza mostrare l’intenzione di volersi allontanare. Intrecciò le dita con le sue e attese, mormorando di tanto in tanto il suo nome quando lo vedeva agitarsi nuovamente.
Passò ancora molto tempo prima che il respiro di Midorikawa tornasse regolare.
Quando accadde, Suzuno lo aiutò ad alzarsi e a farlo sedere sul letto: Ryuuji sentiva ancora le gambe deboli.
«Per quanto…» iniziò piano, alzando lo sguardo verso l’albino.
Fuusuke lo osservò attentamente, prima di parlare. «Una ventina di minuti, immagino. Gli attacchi di panico di solito non durano molto, ma il tuo è stato abbastanza forte».
«Un attacco di panico…» ripeté. Si sentiva un idiota per essersi ridotto in quel modo. Per cosa poi, non lo capiva nemmeno.
Suzuno gli appoggiò una mano sulla spalla. «Credo sia stato per via della partita. Ti sei bloccato davanti a Saginuma, non mi stupirei se al posto suo avessi visto Desarm. È una reazione normale, Midorikawa.» constatò, sedendosi accanto a lui «Molto probabilmente non sei ancora pronto ad accettare tutti i tuoi ricordi e la tua mente reagisce in questo modo… devi solo capire cosa scatena questa paura e controllare la situazione. Prima sei stato bravo, credevo ci avresti messo molto di più per calmarti, considerati i sintomi».
Fuusuke parlava piano e con un tono basso. Sembrava conoscesse l’argomento abbastanza bene e Midorikawa si chiese se non avesse letto a riguardo in uno di quei tomi che teneva sulla scrivania.
«Vorrei poter essere più forte, non avere paura per dei semplici ricordi…» rimuginò, deluso «Come fai a sapere tutte queste cose sugli attacchi di panico, Suzuno–san?» gli chiese.
L’altro si voltò e sul suo viso si dipinse la stessa espressione stanca del giorno precedente. «Mi è capitato di averne. Quando sono tornato qui al Sun Garden, mi sono chiuso in camera per una giornata intera. Non sono sceso nemmeno per cenare.» confessò «A confronto, tu non hai nulla per cui biasimarti: sei stato molto più coraggioso di quanto non sia riuscito ad esserlo io».
«Suzuno… io… grazie.» mormorò Midorikawa tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, non sapendo cos’altro dire. Si sentiva ancora stordito e i rumori gli giungevano distanti, ma riuscì a sentire Suzuno sospirare.
In qualche modo, Midorikawa era felice di non essere l’unico ad aver avuto attacchi di panico. Non ricordava di essere mai stato così male in tutta la sua vita e non era sicuro che altri avrebbero compreso, perciò era confortante sapere che Suzuno sapeva, capiva cosa aveva provato. Lo capiva perfettamente, Ryuuji lo notò dallo sguardo che l’altro gli rivolse prima di parlare.
«È quasi ora di cena.» constatò Fuusuke, osservando l’orologio sul comodino «… Andiamo?» chiese, indeciso. Ryuuji annuì, alzandosi. Gli parve di sentire la forza di gravità crollargli sulle spalle tutta in un colpo solo, però si disse che non poteva assolutamente permettersi di lasciarla vincere. Rivolse un sorriso sghembo a Suzuno, che ricambiò con un’occhiata un po’ apprensiva, prima di incamminarsi.
 
Lungo il tragitto dalla loro stanza fino alla sala mensa nessuno dei due parlò. Midorikawa si accorse che camminavano così vicini che le loro spalle si toccavano – Suzuno rimaneva comunque più basso di Midorikawa di alcuni centimetri, ma Ryuuji si accorse che l’albino amava portare scarpe con la suola alta.
Quando arrivarono davanti alla porta del refettorio, Ryuuji strinse la manica della felpa dell’altro.
Fuusuke si irrigidì, voltandosi. «Tutto bene?» domandò, appoggiando la mano sulla sua.
«Sì. Sì, sto bene. Volevo solo ringraziarti».
Suzuno sbuffò e si passò una mano tra i capelli. «Lo hai già fatto. Non serve che ti ripeti.» lo ammonì, ma Ryuuji scosse la testa. «Non mi riferivo a prima» spiegò «ma a quello che è accaduto undici anni e mezzo fa. Quando mi hai trovato. Prima non lo ricordavo, è stata Hitomiko a dirmelo. Volevo ringraziarti–».
«Se non ti avessi trovato, non saresti entrato nel programma Aliea.» proruppe invece l’albino, crucciando le sopracciglia «Non ti sarebbe successo… questo.» mormorò, alludendo ai suoi ricordi.
Midorikawa scosse nuovamente la testa «Se tu non mi avessi trovato, sarei rimasto solo. Molto probabilmente sarei anche morto, è una possibilità che non escludo. In un certo senso, mi hai salvato la vita.» sospirò. Suzuno lo guardava in un modo che pareva dire “Non ho fatto nulla di che. E comunque, non sono riuscito a proteggerti fino alla fine.”, però Ryuuji non la pensava in quel modo e si sentiva a disagio sapendo di dovergli chiedere di salvarlo – o quantomeno aiutarlo – una seconda volta.
«Non credo di poter tornare alla vita di prima senza qualcuno.» mormorò allora «Mi serve qualcuno… io…».
«Senti.» disse Fuusuke, atono «Non sono troppo bravo con le smancerie di questo tipo, perciò mi limiterò a dirti che ci sarò. Qualsiasi cosa, ci sarò.» rimase in silenzio per alcuni secondi, osservandolo attentamente «Ti basta o devo dire altre cose sentimentali?».
Midorikawa ridacchiò. «Mi basta».
Era anche più di ciò che sperava. Molto di più.



 

   
 
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