Il
sorriso smaltato di rossetto rosso tagliava il viso scavato di Ino, rendendolo
una maschera spigolosa di ironia.
«Ah,
non sai che esistono i vicoli ciechi in questa vita Sakura?»
9. She was
my first, she was my last, she was my friend
until the
end
I
talloni le dolevano, proprio sul fianco dello stivale, stretti nel cuoio. E, un
metro e cinquanta circa più in alto, la collana di perle sembrava voler
diventare il suo cappio.
Tentò
di deglutire, senza troppo successo. La saliva si impigliò a metà gola,
strozzata da una perla che le premeva contro la carotide.
Ma
quant’era scomoda quella collana?
Portò
le dita al collo con uno scatto nervoso e allargò il pezzo di gioielleria,
l’ultimo regalo che le aveva comprato Sasori. Forse era per questo che le stava
stretto.
«Signora,
si sente bene?»
La
voce della guardia la ridestò dai suoi pensieri e Sakura alzò gli occhi verso
il secondino in divisa scura, osservandone le basette tagliate con precisione
poco prima dell’inizio della mascella e gli occhi scuri e piccoli, che la
fissavano inquieti.
Sorrise
leggermente e annuì, lasciando cadere la mano sul fianco.
«Sono
solo un po’ nervosa, sto bene.»
L’uomo
assentì con il capo e Sakura gli fu grata per non aver aggiunto nient’altro.
Immaginava
già i pensieri di pietà che il suo stato orribile doveva aver suscitato nel
secondino: famosa dottoressa laureata in neurochirurgia, brillante carriera e
giovane vedova di soli ventisette anni, d’un amore che aveva fatto palpitare un’intera generazione di giovani, facendo galoppare alle elezioni il
partito capeggiato da Akasuna no Sasori, brillante ingegnere
e politico. Suo marito, morto da un mese.
La
guardia si girò verso di lei, lanciandole un’occhiata timida che ebbe il solo
effetto di irrigidirla. «Ci siamo quasi. È sicura di volerlo fare?»
Non
lo degnò di alcuna risposta verbale, ma si limitò a percorrere quel passo che
la separava dalla cella, dove c’era lei.
Osservò
il secondino prendere un voluminoso mazzo di chiavi, che teneva attaccato al
fianco, e sentì il bisogno di fumare; il che era ridicolo, perché né lei né Sasori
avevano mai fumato. Non toccava una sigaretta dai tempi del liceo.
La
guardia scelse una chiave e la mise nella serratura.
«Venite
a riprendermi tra mezz’ora.» gli disse con tono incolore.
«È
sicura?»
Tutte
quelle apprensioni cominciavano ad irritarla.
«Sì.»
sbottò seccamente, stringendo i pugni dentro le tasche del cappotto scuro.
Il
secondino inarcò le sopracciglia ed improvvisamente si fece più schivo, probabilmente
irritato dal suo comportamento.
«Ecco
a lei, signorina» la porta si aprì con un cigolio sinistro. «La lascio in
compagnia dell’assassino di suo marito, se vuole uscire prima ce lo segnali.»
Sakura
era abituata a ben altro tipo di sarcasmo per curarsi dell’orgoglio ferito di
uno sconosciuto.
«Vi
farò sapere se ne sentirò la necessità.»
Entrò
senza guardarsi indietro. La porta di metallo si chiuse dietro di lei con un
sonoro tonfo.
Di
fronte a lei, seduta su una branda sgualcita, Ino Yamanaka si pettinava con
gesti lenti la lunga chioma di capelli biondi. Quando torse il collo verso di
lei, ciocche di capelli si riversarono dietro la spalla, ricadendo sulla
schiena nuda.
Le
sorrise con quel ghigno rosso che riconosceva dall’adolescenza.
«Ti
stavo aspettando, Sakura. Mi aiuti a prepararmi per l’ultimo spettacolo?»
Sakura
deglutì e si sentì ancora soffocare, nonostante la collana fosse già stata
allentata.
-
Tutta
la freddezza riguadagnata nel piccolo colloquio con il secondino evaporò
velocemente nel vedere Ino così emaciata: ad una più accurata occhiata globale,
Sakura non poté fare a meno di notare le occhiaie che spiccavano quasi come
ombre sotto gli occhi lucidi di stanchezza, la pelle di carta di riso, più
pallida delle pareti grigie, qualche ematoma che spiccava sul pallore diffuso.
«Il
tuo colore non è di certo il nero, fattelo dire Sakura.»
Sentì
gli occhi farsi improvvisamente lucidi e l’assalì una voglia irreprensibile di
piangere; d’un tratto sentì le gambe cedere e la maschera di indifferenza essere
strappata dalla famigliarità con cui l’aveva accolta Ino.
Cominciò
a singhiozzare dapprima lentamente, poi il pianto si fece sempre più isterico
ed incontrollabile, tanto che il suo intero corpo sussultava.
Ino
la osservò per qualche minuto in silenzio e sospirò. Si alzò, la schiena ritta
e il mento alto, e in pochi balzi le fu davanti.
Lo
schiaffo che la colpì con precisione le fece girare la testa, ma placò la sua
crisi di pianto. Con occhi sbarrati, si toccò al guancia pulsante e si girò a
guardare Ino, che a sua volta la osservava seria.
«Ehi,
non fare la frignona e renditi utile.»
Ino
piroettò su se stessa e tornò al proprio giaciglio, abbassandosi per toccare il
vestito di seta gialla. Sakura fremette, alzò gli occhi al soffitto e chiuse
gli occhi, prendendo grandi boccate d’aria.
Respira, Sakura, respira.
«Allora?»
investigò Ino, cominciando ad infilarsi il vestito per la testa. «Sei qui per
eseguire il lavoro che ti riesce meglio, Sakura, cioè assistermi. Muoviti!»
«Pensavo
che volessi fare le tue solite entrate da superstar, in super-ritardo.»
Vide
il sorriso divertito di Ino spuntare da dietro la stoffa gialla, cangiante e un
po’ retrò; somigliava a quei vestiti con cui Ino riusciva a distinguersi dalla
massa di studenti alle medie e alle superiori.
«All’ultimo
spettacolo non si tarda mai.» commentò Ino in tono leggero, e Sakura sentì un
retrogusto agrodolce in gola.
«Trucco?»
domandò, avvicinandosi al letto e osservando i cosmetici sparsi su una coperta
di lana a scacchi.
«Trucco.»
assentì Ino, sedendosi su l’unica sedia presente nello stanzino.
Sakura
si tolse il cappotto, lo piegò in due e lo appoggiò sul letto; dopo si armò di
fondotinta e si portò di fronte ad Ino e ai suoi grandi occhi cerulei.
«Hai
gli occhi arrossati, Fronte Spaziosa.»
«Ho
pianto, Ino, non stressare.»
Ino
ghignò divertita, negli occhi quel luccichio di furbizia e pazzia che
allarmavano sempre Shikamaru, il quale, essendo il migliore amico di Ino da
quando avevano i pannolini, non perdeva occasione di osservare che quello
sguardo portava solo scocciature.
E
quella volta, come quelle precedenti, non avrebbe avuto torto. Ma Sakura era
quasi sicura che non avrebbe avuto la voce per commentare qualcosa.
«Non
muovere il volto.»
«Prima
la cipria, neh Sakura, poi fondotinta. Te lo ricordi dopo sette anni?»
Le
scappò un sorriso, nonostante tutto. «Per chi mi hai presa? Quella che ti
salvava sempre il culo ricordandoti tutti i tuoi innumerevoli appuntamenti sono
io, mia cara. Ho un'ottima memoria.»
«Oh
sì» mentre parlava, Ino chiuse gli occhi, facendo attenzione a muovere solo le
labbra. «Ricordo molto bene. Grazie a te ho fatto alcune delle scopate
indimenticabili della mia vita!»
Sakura
sbuffò e cominciò a passare una spugnetta piena di polvere rosata sulla pelle
secca di Ino. «Non ho mai capito perché ti piacesse atteggiarti da troia,
quando non lo eri.»
«Il
mio problema, ancora adesso, è che mi innamoro di tante persone. È più forte di
me, ho troppo amore da dare!»
Sakura
sorrise. «Stronzate. Volevi solo far ingelosire Shikamaru.»
«Beh,
qualche volta mi sono innamorata davvero. Sasuke alle medie, Kiba per qualche
mese, Sai– »
«Quello
te lo filavi solo perché era innamorato di me.»
«Embé, non ero abituata che qualcuno potesse essere
interessato a te e non a me.»
«Anche
Naruto era innamorato di me!» si sentì in dovere di precisare Sakura, sentendosi
punta sul vivo.
«Beh,
Naruto non fa testo. Troppo casinista.»
«Ti
rubava il pubblico.»
«Esattamente.
Ehi Sakura, ti sei fatta più intelligente negli ultimi anni?»
Premette
volontariamente la spugnetta un po’ più forte del dovuto.
«Lo
sono sempre stata, Scrofa.»
Ino
ridacchiò. «Forse a scuola, ma sei sempre stata un’ingenua in tutto ciò che
riguardava le relazioni umane. Per questo ho sempre pensato che il medico fosse
la tua professione ideale, così metodica e da secchioni…»
Il
dolore alla gola tornò a tormentarla, come la sete. Tentò di mascherare la
propria delusione cambiando argomento.
«Passo
al fondotinta.»
«Vaaa bene!» squittì Ino, riaprendo gli occhi e piegando il
collo all’indietro. «Uhm, avrei dovuto anche chiedere un massaggio!»
Sakura
inarcò un sopracciglio. «Non credi che trucco, vestito e il tuo egoistico
desiderio di avermi come schiavetta per gli ultimi istanti della tua vita non
sia un’ultima richiesta abbastanza impegnativa?»
Ino
socchiuse gli occhi e sorrise, piegando le labbra in quella smorfia che si
prendeva gioco del mondo.
«Questo
tuo sarcasmo non ferisce, Sakura. Non mi ha mai ferita.»
Si
morse le labbra e aprì la boccetta di fondotinta. «Il tuo, invece, sapeva
sempre affondarmi.»
La
verità le uscì semplicemente dalle labbra e Sakura sapeva che Ino non l’avrebbe
presa come un rimprovero; le invidiava da una vita la capacità di prendere
scelte con il cuore leggero e accettare tutte le verità, anche quelle scomode
come stivali di cuoio.
«Sta
attenta a come stendi il fondotinta, niente macchie.»
«Sì.»
Cominciò
a spalmare il liquido color carne con piccole gocce e a spanderlo sulle guance,
la fronte, il piccolo naso, con movimenti lenti e circolari, in silenzio.
Sembrava
che Ino stesse riflettendo; il suo volto era paralizzato. O magari voleva solo
rendere meno difficoltoso il suo compito.
«Sakura»
la chiamò, appena ebbe finito il suo lavoro. «Non mi chiedi perché ho voluto
vederti?»
«Non
sono sicura di volerlo sapere» rispose incerta, prendendo la polvere color
terra per le guance e il mascara nero. «Ma tanto me lo dirai lo stesso, vero
Ino?»
Quando
non sentì la risposta immediata, Sakura si voltò per fissare Ino: quella la
guardava con una strana ombra negli occhi e le labbra strettissime, quasi
volesse cancellare la propria bocca.
«Non
so se voglio, Sakura. Non so.» le sorrise dolcemente. «Credo che stavolta sia
giusto che sia tua la decisione. Vuoi che te lo dica o no?»
Stavolta
sentiva le perle stringere il costato e far scricchiolare le ossa; eppure era
certa che tutta quella fosse solo una sua suggestione. Però il peso leggero ma
reale delle perle sullo stomaco c’era.
Ino
sogghignò, alzando l’indice e facendolo oscillare avanti indietro.
«Tic-tac. C’è il tempo che fugge e il
labirinto di scelte: destra o sinistra, e poi si riparte.»
Si
morse la guancia. «Non mi piace scegliere.»
«Sempre
la solita piccola insicura Fronte Spaziosa.» Ino sospirò e chiuse gli occhi.
«Mascara.»
Aprì
la boccetta con un ‘plop’
e tirò fuori la spatola piena di inchiostro nero. Avvicinò la mano e le setole
pregne di mascara cominciarono a coprire le ciglia dorate della Yamanaka.
L’ultima
volta che aveva preso una decisione da sola, aveva litigato con Ino e l’aveva
lasciata sola prima della sua audizione, scegliendo di seguire Sasuke; e lui
era morto per mano del fratello pochi mesi dopo, senza che lei e Naruto
arrivassero in tempo per salvarlo. Il biondo aveva compiuto il cammino di
vendetta di Sasuke per la sua memoria, riuscendo nell’impresa ma uccidendo se
stesso nel mentre. In quei mesi aveva conosciuto Sasori.
Aveva
la stessa sensazione di ineluttabilità che aveva provato in passato, davanti al
teatro, mormorando il suo primo addio.
«Dimmelo.» Lo disse fiaccamente, con un
vuoto allo stomaco.
Ino
si irrigidì per qualche secondo. Le fermò la mano con il polso, l’allontanò da
sé e socchiuse gli occhi, come se una luce la stesse abbagliando.
Sakura
rimase immobile, in attesa, nonostante da qualche parte un'eco le dicesse di
scappare. Come da bambine, si stavano confidando i segreti giocando alle
signore.
«O-ombretto?» balbettò infine Sakura.
«Scuro»
precisò Ino, chiudendo fermamente le palpebre. «E non osare sbagliare qualcosa
mentre mi ascolti, capito Fronte Spaziosa?! Altrimenti ti faccio nera anche
l’altra guancia.»
«Okay.»
Un
sospiro, una passata di ombretto sugli occhi, e un vuoto all’altezza dello
stomaco. Così conobbe.
«Tu
non sei un burattino in mano di un bastardo, Sakura. Soprattutto di uno che usa
il fardello che ti sei presa dopo l’uccisione di Naruto e Sasuke solo per le
sue campagne politiche. Ah, io so che ti sei promessa di salvare ogni vita
umana che potevi, so che hai sofferto. Meritavi qualcuno che riuscisse a farti
risorgere ogni giorno. Per questo mi fai incazzare come una bestia, hai deciso
di sposarti senza amore! Tu che per
amore mi hai abbandonata!»
Le
palpebre di Ino vibravano sotto la setola dell’ombretto blu scuro, e Sakura poteva
seguire le sue iridi che, sotto la pelle, fuggivano di qua e di là.
«Tu
hai bisogno d’amore, amore! E
guarirai!»
«Avresti
potuto parlarmi invece che ucciderlo!» sbottò Sakura, buttando a terra
l’ombretto in un impeto di rabbia.
Ino
aprì gli occhi pigramente, osservandola con sufficienza nonostante fosse più in
basso rispetto a lei.
«Avresti
potuto svegliarmi, schiaffeggiarmi, Dio, Ino tu sai sempre come indirizzarmi
nella direzione giusta quando mi perdo, sei sempre stata capace di farlo!»
Con
lentezza, il braccio di Ino raggiunse il rossetto e, con un gesto abitudinale,
se lo passò sulle labbra. Sakura ebbe l’istinto di strappargli le dita a morsi
e la prese per il vestito, costringendola ad alzarsi in piedi ed affrontarla.
«Che
diavolo hai in testa, Ino?! Sei pazza per caso?! Hai compiuto un omicidio inutile,
irrazionale, un gesto così maledettamente
stupido– sì, stupido!»
«L’hai
già detto…»
«TACI!»
aveva cominciato ad annaspare e, di nuovo, sentì le lacrime rigarle le guance.
«Dio, Ino, perché…?»
Il
sorriso smaltato di rossetto rosso tagliava il viso scavato di Ino, rendendolo
una maschera spigolosa di ironia.
«Ah,
non sai che esistono i vicoli ciechi in questa vita Sakura?»
Sakura
si pietrificò e lasciò andare al presa, sentendosi improvvisamente nauseata.
«Avevi
una tua vita…»
«Non
mi importa.»
Le
rivolse gli occhi versi pieni di lacrime. «Ma importa a me, a me, Ino! Nemmeno questo ti ha dissuasa?
Nemmeno il pensiero di lasciare tuo padre, Shikamaru e Chouji?»
Ino
continuava imperterrita a sorridere. «Non mi ha fermato nemmeno questo.»
Sakura
ormai era di nuovo scossa da un pianto isterico e aveva appoggiato la fronte
sulla spalla di Ino.
«Perché?»
«Perché
per la mia unica amica avrei anche dato la mia vita, Sakura.»
Avrebbe
voluto tanto vedere l’espressione di Ino in quel momento. Perché era sicura che
le sorrideva come la prima volta che le aveva parlato, trovandola sotto una
frangetta un po’ troppo lunga, sorridendo con un orgoglio istintivo e un
affetto totalizzante.
-
Rimasero
così per qualche tempo, con Ino che le accarezzava i capelli e Sakura che
piangeva in quell’abbraccio delicato che non era nemmeno un abbraccio, a dire
il vero. Il solo pensiero di staccarsi da quella spalla, però, la faceva
sentire malissimo.
«Ti
ricordi di Kakashi-sensei, Sakura?» cominciò Ino, con
voce calma. «Eravamo in prima media. Naruto già combatteva contro Sasuke-kun
per averti, tu scarabocchiavi il nome di Sasuke sul diario e io sperimentavo i
primi baci con Kiba. Ricordo ancora quella lezione, credo di averne fatto il
mio stile di vita.»
Ino
respirò lentamente.
«Kakashi-sensi ci disse che, per resuscitare una persona,
non servivano cellule staminali o un miracolo, ma bastava un gesto d’amore. E
credimi Sakura: tu rinascerai. E lo
farai proprio per me.»
Si
staccò da Ino. Fissò le guance truccate, i capelli vagamente scarmigliati, le
labbra velenose.
«Egoista.»
Prese
il cappotto, sentendo il gelo nelle ossa, andò alla porta e bussò, facendosi
aprire.
Quando
uscì, Ino si buttò sul letto, sospirando.
«Ciao
ciao, Sakura. Guarda la mia esecuzione e imprimiti bene in testa che la morte
renderà brutta perfino me.»
Oh what are we doing
We are turning into dust
Playing house in the ruins of us
Running back through the fire
When there’s nothing left to save
It’s like chasing the very last train
When it’s too late
(Broken Strings, James Morrison ft. Nelly Furtado)
Prima shot
dopo tanto, tantissimo tempo che non scrivevo su Naruto seriamente. Nata dal mio bisogno di dimostrarmi che so ancora
scrivere (su Naruto) e da quella bellissima canzone che trovate citata poco
sopra (L).
Non ci sono molte
spiegazioni. Ambientata dove c’è la pena di morte, che di sicuro per aver
ucciso un potentato politico colpirà con veemenza. Ah, forse poco realistica,
ma non mi importa: l’importante è il rapporto tra Sakura e Ino, che spero di
aver reso al meglio!
Dedicata ad Ale – alias Terrastoria – perché
era il suo compleanno e io non lo sapevo, perché mi ha sostenuto in questo
periodo e perché mi va.
E a Tya,
anche, perché probabilmente non ci sperava più nemmeno lei! XD
Grazie mille a chi ha
commentato la HidaTema, ergo bambi88, terrastoria e Hipatya! <3
Bye,
Kaho