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Autore: Kaho    04/04/2009    3 recensioni
Raccolta di 31 one-shot di vario genere. Ispirata dalla community 31Days di LJ. Mese: Maggio 2008.
9. She was my first, she was my last, she was my friend until the end [Sakura&Ino] [AU]
«TACI!» aveva cominciato ad annaspare e, di nuovo, sentì le lacrime rigarle le guance. «Dio, Ino, perché…?»
Il sorriso smaltato di rossetto rosso tagliava il viso scavato di Ino, rendendolo una maschera spigolosa di ironia.
«Ah, non sai che esistono i vicoli ciechi in questa vita Sakura?»
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il sorriso smaltato di rossetto rosso tagliava il viso scavato di Ino, rendendolo una maschera spigolosa di ironia.

«Ah, non sai che esistono i vicoli ciechi in questa vita Sakura?»

 

 

 

 

 

9. She was my first, she was my last, she was my friend

until the end

 

 

 

 

I talloni le dolevano, proprio sul fianco dello stivale, stretti nel cuoio. E, un metro e cinquanta circa più in alto, la collana di perle sembrava voler diventare il suo cappio.

Tentò di deglutire, senza troppo successo. La saliva si impigliò a metà gola, strozzata da una perla che le premeva contro la carotide.

Ma quant’era scomoda quella collana?

Portò le dita al collo con uno scatto nervoso e allargò il pezzo di gioielleria, l’ultimo regalo che le aveva comprato Sasori. Forse era per questo che le stava stretto.

«Signora, si sente bene?»

La voce della guardia la ridestò dai suoi pensieri e Sakura alzò gli occhi verso il secondino in divisa scura, osservandone le basette tagliate con precisione poco prima dell’inizio della mascella e gli occhi scuri e piccoli, che la fissavano inquieti.

Sorrise leggermente e annuì, lasciando cadere la mano sul fianco.

«Sono solo un po’ nervosa, sto bene.»

L’uomo assentì con il capo e Sakura gli fu grata per non aver aggiunto nient’altro.

Immaginava già i pensieri di pietà che il suo stato orribile doveva aver suscitato nel secondino: famosa dottoressa laureata in neurochirurgia, brillante carriera e giovane vedova di soli ventisette anni, d’un amore che aveva fatto palpitare un’intera generazione di giovani, facendo galoppare alle elezioni il partito capeggiato da Akasuna no Sasori, brillante ingegnere e politico. Suo marito, morto da un mese.

La guardia si girò verso di lei, lanciandole un’occhiata timida che ebbe il solo effetto di irrigidirla. «Ci siamo quasi. È sicura di volerlo fare?»

Non lo degnò di alcuna risposta verbale, ma si limitò a percorrere quel passo che la separava dalla cella, dove c’era lei.

Osservò il secondino prendere un voluminoso mazzo di chiavi, che teneva attaccato al fianco, e sentì il bisogno di fumare; il che era ridicolo, perché né lei né Sasori avevano mai fumato. Non toccava una sigaretta dai tempi del liceo.

La guardia scelse una chiave e la mise nella serratura.

«Venite a riprendermi tra mezz’ora.» gli disse con tono incolore.

«È sicura?»

Tutte quelle apprensioni cominciavano ad irritarla.

«Sì.» sbottò seccamente, stringendo i pugni dentro le tasche del cappotto scuro.

Il secondino inarcò le sopracciglia ed improvvisamente si fece più schivo, probabilmente irritato dal suo comportamento.

«Ecco a lei, signorina» la porta si aprì con un cigolio sinistro. «La lascio in compagnia dell’assassino di suo marito, se vuole uscire prima ce lo segnali.»

Sakura era abituata a ben altro tipo di sarcasmo per curarsi dell’orgoglio ferito di uno sconosciuto.

«Vi farò sapere se ne sentirò la necessità.»

Entrò senza guardarsi indietro. La porta di metallo si chiuse dietro di lei con un sonoro tonfo.

Di fronte a lei, seduta su una branda sgualcita, Ino Yamanaka si pettinava con gesti lenti la lunga chioma di capelli biondi. Quando torse il collo verso di lei, ciocche di capelli si riversarono dietro la spalla, ricadendo sulla schiena nuda.

Le sorrise con quel ghigno rosso che riconosceva dall’adolescenza.

«Ti stavo aspettando, Sakura. Mi aiuti a prepararmi per l’ultimo spettacolo?»

Sakura deglutì e si sentì ancora soffocare, nonostante la collana fosse già stata allentata.

 

-

 

Tutta la freddezza riguadagnata nel piccolo colloquio con il secondino evaporò velocemente nel vedere Ino così emaciata: ad una più accurata occhiata globale, Sakura non poté fare a meno di notare le occhiaie che spiccavano quasi come ombre sotto gli occhi lucidi di stanchezza, la pelle di carta di riso, più pallida delle pareti grigie, qualche ematoma che spiccava sul pallore diffuso.

«Il tuo colore non è di certo il nero, fattelo dire Sakura.»

Sentì gli occhi farsi improvvisamente lucidi e l’assalì una voglia irreprensibile di piangere; d’un tratto sentì le gambe cedere e la maschera di indifferenza essere strappata dalla famigliarità con cui l’aveva accolta Ino.

Cominciò a singhiozzare dapprima lentamente, poi il pianto si fece sempre più isterico ed incontrollabile, tanto che il suo intero corpo sussultava.

Ino la osservò per qualche minuto in silenzio e sospirò. Si alzò, la schiena ritta e il mento alto, e in pochi balzi le fu davanti.

Lo schiaffo che la colpì con precisione le fece girare la testa, ma placò la sua crisi di pianto. Con occhi sbarrati, si toccò al guancia pulsante e si girò a guardare Ino, che a sua volta la osservava seria.

«Ehi, non fare la frignona e renditi utile

Ino piroettò su se stessa e tornò al proprio giaciglio, abbassandosi per toccare il vestito di seta gialla. Sakura fremette, alzò gli occhi al soffitto e chiuse gli occhi, prendendo grandi boccate d’aria.

Respira, Sakura, respira.

«Allora?» investigò Ino, cominciando ad infilarsi il vestito per la testa. «Sei qui per eseguire il lavoro che ti riesce meglio, Sakura, cioè assistermi. Muoviti

«Pensavo che volessi fare le tue solite entrate da superstar, in super-ritardo.»

Vide il sorriso divertito di Ino spuntare da dietro la stoffa gialla, cangiante e un po’ retrò; somigliava a quei vestiti con cui Ino riusciva a distinguersi dalla massa di studenti alle medie e alle superiori.

«All’ultimo spettacolo non si tarda mai.» commentò Ino in tono leggero, e Sakura sentì un retrogusto agrodolce in gola.

«Trucco?» domandò, avvicinandosi al letto e osservando i cosmetici sparsi su una coperta di lana a scacchi.

«Trucco.» assentì Ino, sedendosi su l’unica sedia presente nello stanzino.

Sakura si tolse il cappotto, lo piegò in due e lo appoggiò sul letto; dopo si armò di fondotinta e si portò di fronte ad Ino e ai suoi grandi occhi cerulei.

«Hai gli occhi arrossati, Fronte Spaziosa.»

«Ho pianto, Ino, non stressare.»

Ino ghignò divertita, negli occhi quel luccichio di furbizia e pazzia che allarmavano sempre Shikamaru, il quale, essendo il migliore amico di Ino da quando avevano i pannolini, non perdeva occasione di osservare che quello sguardo portava solo scocciature.

E quella volta, come quelle precedenti, non avrebbe avuto torto. Ma Sakura era quasi sicura che non avrebbe avuto la voce per commentare qualcosa.

«Non muovere il volto.»

«Prima la cipria, neh Sakura, poi fondotinta. Te lo ricordi dopo sette anni?»

Le scappò un sorriso, nonostante tutto. «Per chi mi hai presa? Quella che ti salvava sempre il culo ricordandoti tutti i tuoi innumerevoli appuntamenti sono io, mia cara. Ho un'ottima memoria.»

«Oh sì» mentre parlava, Ino chiuse gli occhi, facendo attenzione a muovere solo le labbra. «Ricordo molto bene. Grazie a te ho fatto alcune delle scopate indimenticabili della mia vita!»

Sakura sbuffò e cominciò a passare una spugnetta piena di polvere rosata sulla pelle secca di Ino. «Non ho mai capito perché ti piacesse atteggiarti da troia, quando non lo eri.»

«Il mio problema, ancora adesso, è che mi innamoro di tante persone. È più forte di me, ho troppo amore da dare!»

Sakura sorrise. «Stronzate. Volevi solo far ingelosire Shikamaru.»

«Beh, qualche volta mi sono innamorata davvero. Sasuke alle medie, Kiba per qualche mese, Sai– »

«Quello te lo filavi solo perché era innamorato di me.»

«Embé, non ero abituata che qualcuno potesse essere interessato a te e non a me.»

«Anche Naruto era innamorato di me!» si sentì in dovere di precisare Sakura, sentendosi punta sul vivo.

«Beh, Naruto non fa testo. Troppo casinista.»

«Ti rubava il pubblico.»

«Esattamente. Ehi Sakura, ti sei fatta più intelligente negli ultimi anni?»

Premette volontariamente la spugnetta un po’ più forte del dovuto.

«Lo sono sempre stata, Scrofa.»

Ino ridacchiò. «Forse a scuola, ma sei sempre stata un’ingenua in tutto ciò che riguardava le relazioni umane. Per questo ho sempre pensato che il medico fosse la tua professione ideale, così metodica e da secchioni…»

Il dolore alla gola tornò a tormentarla, come la sete. Tentò di mascherare la propria delusione cambiando argomento.

«Passo al fondotinta.»

«Vaaa bene!» squittì Ino, riaprendo gli occhi e piegando il collo all’indietro. «Uhm, avrei dovuto anche chiedere un massaggio!»

Sakura inarcò un sopracciglio. «Non credi che trucco, vestito e il tuo egoistico desiderio di avermi come schiavetta per gli ultimi istanti della tua vita non sia un’ultima richiesta abbastanza impegnativa?»

Ino socchiuse gli occhi e sorrise, piegando le labbra in quella smorfia che si prendeva gioco del mondo.

«Questo tuo sarcasmo non ferisce, Sakura. Non mi ha mai ferita.»

Si morse le labbra e aprì la boccetta di fondotinta. «Il tuo, invece, sapeva sempre affondarmi.»

La verità le uscì semplicemente dalle labbra e Sakura sapeva che Ino non l’avrebbe presa come un rimprovero; le invidiava da una vita la capacità di prendere scelte con il cuore leggero e accettare tutte le verità, anche quelle scomode come stivali di cuoio.

«Sta attenta a come stendi il fondotinta, niente macchie.»

«Sì.»

Cominciò a spalmare il liquido color carne con piccole gocce e a spanderlo sulle guance, la fronte, il piccolo naso, con movimenti lenti e circolari, in silenzio.

Sembrava che Ino stesse riflettendo; il suo volto era paralizzato. O magari voleva solo rendere meno difficoltoso il suo compito.

«Sakura» la chiamò, appena ebbe finito il suo lavoro. «Non mi chiedi perché ho voluto vederti?»

«Non sono sicura di volerlo sapere» rispose incerta, prendendo la polvere color terra per le guance e il mascara nero. «Ma tanto me lo dirai lo stesso, vero Ino?»

Quando non sentì la risposta immediata, Sakura si voltò per fissare Ino: quella la guardava con una strana ombra negli occhi e le labbra strettissime, quasi volesse cancellare la propria bocca.

«Non so se voglio, Sakura. Non so.» le sorrise dolcemente. «Credo che stavolta sia giusto che sia tua la decisione. Vuoi che te lo dica o no?»

Stavolta sentiva le perle stringere il costato e far scricchiolare le ossa; eppure era certa che tutta quella fosse solo una sua suggestione. Però il peso leggero ma reale delle perle sullo stomaco c’era.

Ino sogghignò, alzando l’indice e facendolo oscillare avanti indietro.

«Tic-tac. C’è il tempo che fugge e il labirinto di scelte: destra o sinistra, e poi si riparte.»

Si morse la guancia. «Non mi piace scegliere.»

«Sempre la solita piccola insicura Fronte Spaziosa.» Ino sospirò e chiuse gli occhi. «Mascara.»

Aprì la boccetta con un ‘plop’ e tirò fuori la spatola piena di inchiostro nero. Avvicinò la mano e le setole pregne di mascara cominciarono a coprire le ciglia dorate della Yamanaka.

L’ultima volta che aveva preso una decisione da sola, aveva litigato con Ino e l’aveva lasciata sola prima della sua audizione, scegliendo di seguire Sasuke; e lui era morto per mano del fratello pochi mesi dopo, senza che lei e Naruto arrivassero in tempo per salvarlo. Il biondo aveva compiuto il cammino di vendetta di Sasuke per la sua memoria, riuscendo nell’impresa ma uccidendo se stesso nel mentre. In quei mesi aveva conosciuto Sasori.

Aveva la stessa sensazione di ineluttabilità che aveva provato in passato, davanti al teatro, mormorando il suo primo addio.

«Dimmelo.» Lo disse fiaccamente, con un vuoto allo stomaco.

Ino si irrigidì per qualche secondo. Le fermò la mano con il polso, l’allontanò da sé e socchiuse gli occhi, come se una luce la stesse abbagliando.

Sakura rimase immobile, in attesa, nonostante da qualche parte un'eco le dicesse di scappare. Come da bambine, si stavano confidando i segreti giocando alle signore.

«O-ombretto?» balbettò infine Sakura.

«Scuro» precisò Ino, chiudendo fermamente le palpebre. «E non osare sbagliare qualcosa mentre mi ascolti, capito Fronte Spaziosa?! Altrimenti ti faccio nera anche l’altra guancia.»

«Okay.»

Un sospiro, una passata di ombretto sugli occhi, e un vuoto all’altezza dello stomaco. Così conobbe.

«Tu non sei un burattino in mano di un bastardo, Sakura. Soprattutto di uno che usa il fardello che ti sei presa dopo l’uccisione di Naruto e Sasuke solo per le sue campagne politiche. Ah, io so che ti sei promessa di salvare ogni vita umana che potevi, so che hai sofferto. Meritavi qualcuno che riuscisse a farti risorgere ogni giorno. Per questo mi fai incazzare come una bestia, hai deciso di sposarti senza amore! Tu che per amore mi hai abbandonata

Le palpebre di Ino vibravano sotto la setola dell’ombretto blu scuro, e Sakura poteva seguire le sue iridi che, sotto la pelle, fuggivano di qua e di là.

«Tu hai bisogno d’amore, amore! E guarirai!»

«Avresti potuto parlarmi invece che ucciderlo!» sbottò Sakura, buttando a terra l’ombretto in un impeto di rabbia.

Ino aprì gli occhi pigramente, osservandola con sufficienza nonostante fosse più in basso rispetto a lei.

«Avresti potuto svegliarmi, schiaffeggiarmi, Dio, Ino tu sai sempre come indirizzarmi nella direzione giusta quando mi perdo, sei sempre stata capace di farlo!»

Con lentezza, il braccio di Ino raggiunse il rossetto e, con un gesto abitudinale, se lo passò sulle labbra. Sakura ebbe l’istinto di strappargli le dita a morsi e la prese per il vestito, costringendola ad alzarsi in piedi ed affrontarla.

«Che diavolo hai in testa, Ino?! Sei pazza per caso?! Hai compiuto un omicidio inutile, irrazionale, un gesto così maledettamente stupido– sì, stupido!»

«L’hai già detto…»

«TACI!» aveva cominciato ad annaspare e, di nuovo, sentì le lacrime rigarle le guance. «Dio, Ino, perché…

Il sorriso smaltato di rossetto rosso tagliava il viso scavato di Ino, rendendolo una maschera spigolosa di ironia.

«Ah, non sai che esistono i vicoli ciechi in questa vita Sakura?»

Sakura si pietrificò e lasciò andare al presa, sentendosi improvvisamente nauseata.

«Avevi una tua vita…»

«Non mi importa.»

Le rivolse gli occhi versi pieni di lacrime. «Ma importa a me, a me, Ino! Nemmeno questo ti ha dissuasa? Nemmeno il pensiero di lasciare tuo padre, Shikamaru e Chouji?»

Ino continuava imperterrita a sorridere. «Non mi ha fermato nemmeno questo.»

Sakura ormai era di nuovo scossa da un pianto isterico e aveva appoggiato la fronte sulla spalla di Ino.

«Perché

«Perché per la mia unica amica avrei anche dato la mia vita, Sakura.»

Avrebbe voluto tanto vedere l’espressione di Ino in quel momento. Perché era sicura che le sorrideva come la prima volta che le aveva parlato, trovandola sotto una frangetta un po’ troppo lunga, sorridendo con un orgoglio istintivo e un affetto totalizzante.

 

-

 

Rimasero così per qualche tempo, con Ino che le accarezzava i capelli e Sakura che piangeva in quell’abbraccio delicato che non era nemmeno un abbraccio, a dire il vero. Il solo pensiero di staccarsi da quella spalla, però, la faceva sentire malissimo.

«Ti ricordi di Kakashi-sensei, Sakura?» cominciò Ino, con voce calma. «Eravamo in prima media. Naruto già combatteva contro Sasuke-kun per averti, tu scarabocchiavi il nome di Sasuke sul diario e io sperimentavo i primi baci con Kiba. Ricordo ancora quella lezione, credo di averne fatto il mio stile di vita.»

Ino respirò lentamente.

«Kakashi-sensi ci disse che, per resuscitare una persona, non servivano cellule staminali o un miracolo, ma bastava un gesto d’amore. E credimi Sakura: tu rinascerai. E lo farai proprio per me.»

Si staccò da Ino. Fissò le guance truccate, i capelli vagamente scarmigliati, le labbra velenose.

«Egoista

Prese il cappotto, sentendo il gelo nelle ossa, andò alla porta e bussò, facendosi aprire.

Quando uscì, Ino si buttò sul letto, sospirando.

«Ciao ciao, Sakura. Guarda la mia esecuzione e imprimiti bene in testa che la morte renderà brutta perfino me.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh what are we doing
We are turning into dust
Playing house in the ruins of us

 

Running back through the fire
When there’s nothing left to save
It’s like chasing the very last train
When it’s too late

 

(Broken Strings, James Morrison ft. Nelly Furtado)

 

 

 

 

 

 

 

Prima shot dopo tanto, tantissimo tempo che non scrivevo su Naruto seriamente. Nata dal mio bisogno di dimostrarmi che so ancora scrivere (su Naruto) e da quella bellissima canzone che trovate citata poco sopra (L).

Non ci sono molte spiegazioni. Ambientata dove c’è la pena di morte, che di sicuro per aver ucciso un potentato politico colpirà con veemenza. Ah, forse poco realistica, ma non mi importa: l’importante è il rapporto tra Sakura e Ino, che spero di aver reso al meglio!

 

Dedicata ad Ale – alias Terrastoria – perché era il suo compleanno e io non lo sapevo, perché mi ha sostenuto in questo periodo e perché mi va.

E a Tya, anche, perché probabilmente non ci sperava più nemmeno lei! XD

 

Grazie mille a chi ha commentato la HidaTema, ergo bambi88, terrastoria e Hipatya! <3

 

 

Bye,

Kaho

 

  
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