Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: aoimotion    12/04/2016    14 recensioni
1 - Più la guardava, più Nick si stupiva di quanto Judy Hopps fosse piccola.
5 - Nick tirò indietro le orecchie, leggermente offeso. «Le tue insinuazioni mi feriscono, Judy. Quale agente di polizia darebbe la colpa agli altri per la propria malasorte?»
11 - Nel buio, una voce a lei terribilmente nota sussurrò parole divertite ad un soffio dal suo orecchio. Judy si voltò di scatto e tentò di acciuffare le tenebre, ma ottenne solo di sbilanciarsi e finire col muso per terra.
«Nick!» gridò, al colmo della misura. «Vuoi darci un taglio, sì o no?»

13 - «Tu mi farai morire» le disse, sorridendo appena. «Sei una minaccia per la mia sanità mentale, Carotina.»
16 - Ma intanto le sue zampe erano già corse al telefono con l’urgenza di chi, annegando nell’oscurità, cerca disperatamente l’interruttore della luce.
20 - «È proprio questo il punto» le disse. «Che tu non capisci. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo istante, tu non capisci.»
[Post-film] [I'm nothing but furry trash]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Coniglio~
18 - Divano (0)


 
 



L’ultima cosa che Judy ricordava di aver visto, prima che il sonno avesse la meglio, era stato il rapporto sull’ultimo caso che lei e Nick avevano risolto insieme. Una sfilza di nomi, date e numeri che la fissava senza pietà, mentre le sue palpebre diventavano sempre più pesanti e il senso del dovere tramontava oltre i colli, lasciando il posto ad una notte senza luna né stelle.
Perciò, quando ritornò lucida, Judy si aspettava che ad accoglierla ci fossero ancora i nomi, le date ed i numeri che lei aveva impunemente piantato in asso, e ne era così sicura che, prima ancora che i sensi ritornassero completamente vigili, aveva già allungato le zampe verso la tastiera con tutta l’intenzione di portare a termine il suo lavoro.
Senonché... ciò che si ritrovò a tastare e ciò che le sue pupille viola, ancora annebbiate dal sonno, intravidero da sotto le ciglia era ben lungi dall’essere la sua tastiera.
Judy deglutì, la gola improvvisamente secca.
«Nick?»
La volpe era accanto a lei. Distesa accanto a lei, ad un palmo dal suo muso.
E non andava bene, non andava bene, non andava affatto bene.
Colta un panico che di razionale non aveva neanche il vago sentore, Judy provò ad indietreggiare.
Tump. Immediatamente la schiena cozzò contro qualcosa di morbido e il suo tentativo di fuga fallì ancor prima di iniziare.
Il panico si intensificò e divenne terrore primordiale. La coniglietta sollevò una zampa ed andò a tastare il muro dietro di lei, per determinarne la natura; le ci volle meno di un secondo per realizzare, finalmente, dove si trovavano.
Judy Hopps soffocò a stento un rantolo di angoscia.
 
La prima domanda che balenò nella sua mente, non più intontita dal sonno – quale sonno? Era davvero esistito un tempo in cui Judy conosceva il sonno? – riguardava le modalità con cui lei e Nick erano finiti a dormire sul nuovo divano dell’atrio. Un brivido di natura incerta le attraversò la colonna vertebrale e lei non seppe dire quale degli approssimativamente due milioni di motivi ne fosse l’esatta causa.
‘Ok’, pensò tra sé e sé, ‘ho dormito con Nick sul divano della centrale. Non fa niente, non importa, sono cose che succedono.’
Così come poteva succedere che un coniglio morisse di arresto cardiaco a ventiquattro anni, del resto.
‘Sono cose che succedono, Judy. Sono cose che–’
Quasi come se avesse ascoltato i suoi pensieri, la volpe mormorò qualcosa di indistinto e si rannicchiò ancora di più contro di lei.
Erano così vicini da poter sentire uno il respiro dell’altro – regolare quello di lui, inesistente quello di lei. Judy tentò di mandare aria dentro i suoi piccoli polmoni, ma sembrava aver improvvisamente dimenticato come si respirasse.
Mentre soffocava nel proprio mortale imbarazzo, Nick pensò bene di chinare leggermente il capo su di lei.
I loro nasi si toccarono.
«Svegliati» gemette la coniglietta, impossibilitata a sottrarsi a quel contatto – lo schienale del divano aderiva perfettamente alla sua spina dorsale e la libertà di movimento di cui disponeva in quel momento era praticamente pari a zero.
Nick reagì alla sua supplica tirando le labbra all’insù, come se pure dal profondo del sonno potesse prendersi gioco di lei. La bocca si dischiuse appena ed alito caldo ne venne fuori.
A Judy ne bastò respirarne un soffio per impazzire.
 
Per molto tempo, il desiderio di trovarsi un compagno non l’aveva sfiorata neanche di striscio – con modesto dispiacere dei suoi genitori, i quali proprio non potevano concepire come potesse un coniglio non pensare a certe cose.
“«Siamo nati per moltiplicarci»”, aveva detto suo padre un giorno. Bonnie Hopps aveva annuito con espressione grave, Judy aveva scosso la testa ed era ritornata a leggere il suo caro libro di Diritto Civile; i suoi obiettivi erano altri, del resto, e conducevano ben lontano dall’orizzonte su cui amavano fantasticare mamma e papà, perciò non c’era proprio nulla che lei potesse fare in proposito.
Continuando a guardare dritto davanti a sé, Judy aveva perseguito i suoi scopi senza curarsi minimamente della vastità dell’universo fuori dai confini del proprio mondo. Tuttavia, dopo che la coniglietta aveva raggiunto il suo traguardo… quell’universo che aveva sempre ignorato era venuto a reclamare la sua attenzione, e lei si era improvvisamente ritrovata a dover fare i conti con altri tipi di desideri.
Alcuni dei quali non erano esattamente facili da gestire.
 
Judy allungò appena il collo verso di lui. Dentro le orecchie, l’unico suono che poteva percepire era quello causato dal proprio battito cardiaco.
‘Non puoi farlo, Judy’, obiettò la sua coscienza. ‘È una volpe.’
La lingua, che per un momento si era spinta supplichevole verso la bocca di lui, si ritrasse di colpo, colma di vergogna.
Era vero, non poteva farlo. Lui era una volpe, nonché il suo migliore – unico? – amico e lei non poteva baciarlo, sarebbe stato disgustoso, immorale, folle…
Eppure, fu esattamente ciò che fece.
Quando le sue labbra, tremanti e titubanti, si posarono su quelle di lui, un fremito di piacere la scosse dalla cima delle orecchie alla punta delle zampe, e fu così forte, magnifico, incantevole che Judy si sentì venir meno le forze.
‘Ho appena baciato Nick’, dichiarò al plotone di neuroni che si era appena schierato contro di lei, pronto a mettere a ferro e fuoco quel cervello che lei non era capace di usare in modo produttivo. ‘Non posso credere di averlo fatto…’
E, siccome non ci credeva, Judy pensò bene di rifarlo.
La bocca lo cercò di nuovo, un po’ meno incerta e un po’ più affamata, finché entrambe non si incontrarono in un nuovo bacio. La coniglietta soffocò un sospiro e si ritrovò a stringere le gambe, combattendo contro lo strano impulso che aveva cominciato a solleticarla già il secondo dopo che aveva realizzato in che situazione si trovassero.

Judy non aveva mai odiato il fatto di essere un coniglio quanto lo stava odiando in quel preciso istante. Neppure quando il mondo aveva riso di lei e delle sue ambizioni, neppure quando un piccolo e prepotente Gideon Grey l’aveva aggredita, neppure quando i suoi colleghi di polizia l’avevano trattata come una povera idiota.
Mai, mai, mai aveva odiato così tanto l’essere una sciocca, pervertita coniglietta in calore che a stento teneva a freno la lingua per impedirle di sgusciare fuori dalla sua boccuccia per insinuarsi tra… le fauci di una volpe.
Sì, esatto, le fauci di una volpe. Le terribili fauci di una volpe, di un predatore, di un animale che un tempo era suo nemico, di un mammifero che avrebbe potuto aggredirla, farle del male, strapparle via i vestiti a morsi e–
L’incendio che avrebbe dovuto domare con il buonsenso divampò come un inferno e bruciò ogni residua traccia di senno. Judy sospirò, stavolta senza controllo di sé – non che fino a quel momento ne avesse avuto poi molto – tentando con ogni mezzo di sopprimere quelle immagini ferine che le stavano contaminando il cervello come una malattia mortale. «Non posso, non posso… qualcuno mi fermi…»
E mentre lo diceva, il suo viso si protendeva ancora verso di lui, mosso da un bisogno tanto primitivo quanto inarrestabile.
Lo baciò per la terza volta. E poi per la quarta, e poi per la quinta.
Arrivata alla sesta, le emozioni che non riusciva a spiegare si tramutarono in lacrime e premettero contro gli angoli dei suoi occhi.
Judy si morse il labbro inferiore, frustrata; in tutto questo, Nick Wilde continuava a dormire beato.
«Dannato idiota» sussurrò contro il suo muso, «svegliati, ti prego…»
Ma Nick Wilde non si svegliò ed anzi si leccò le labbra – un gesto che sicuramente dipendeva dallo stato di sonno in cui si trovava, ma che i sensi di Judy interpretarono in ben altro modo. La coniglietta si dimenò, tutta presa dal proprio accaloramento, e maledisse mentalmente il suo corredo genetico.
 
D’altronde… doveva esserci un motivo se i suoi genitori avevano messo al mondo altri 275 conigli dopo di lei. Con quale ingenuità Judy aveva pensato di rimanere indifferente al richiamo della propria natura? Con quale…
La coda di Nick si frappose delicatamente tra loro due. Lei la abbracciò di riflesso, vi immerse il muso ed inspirò; prima piano, poi forte, come se volesse intossicarsi con il suo odore. «Nick» sospirò contro la morbida pelliccia arancione. «Oh, Nick…»
Stava impazzendo. Ogni parte del corpo stava letteralmente bruciando e Judy avrebbe voluto che lui si svegliasse almeno tanto quanto desiderava che rimanesse addormentato.
‘Non è questo che dovresti desiderare’, disse la coscienza, dal profondo della cella in cui Judy l’aveva relegata. ‘Stupida coniglietta in calore.’
E di nuovo la vergogna e il ribrezzo vennero a bussare alla sua porta. Per un attimo Judy provò l’impulso di spingere via la volpe dal divano – povero Nick, la sua unica colpa era stata addormentarsi assieme a lei – ma fu solo, appunto, un attimo.
E cosa è un singolo attimo di fronte alla vastità del Tempo? Cosa è un singolo attimo di lucidità in confronto al piacere che stava scorrendo dentro le sue vene come nettare peccaminoso? Avrebbe avuto il resto della giornata, della vita per comportarsi in modo corretto e ineccepibile. Non poteva, giusto per cinque minuti, abbandonarsi alle sue perversioni e dimenticare chi era lei, chi era lui, e fare semplicemente ciò che la natura la chiamava a fare?
‘La natura non ti chiama a copulare con una volpe.’
‘Dettagli’, ribatté Judy, prima di farsi strada attraverso la coda di Nick e raggiungere nuovamente la sua bocca. ‘È lui che voglio, non un coniglio qualsiasi.’
La consapevolezza di ciò che aveva appena pensato la colpì in ritardo, giusto ad un centimetro scarso dalle labbra di lui.
In che modo considerava Nick? In che termini? Aveva davvero, lei, pensato a Nick in quel modo? Aveva davvero…
«Oh.» Judy si lasciò sfuggire un sorriso. «Quindi è così che stanno le cose, Judy Hopps?»
Dal profondo del pozzo oscuro in cui marciva, la coscienza lanciò un urlo sconcertato.
Ma lei lo ignorò, perché non c’era più niente che poteva fermarla. Non dopo che aveva capito tutto quello che c’era da capire.
Che era davvero poco, in realtà; una sciocchezza da niente, una bazzecola, ma… nella sua piccolezza, quell’improvvisa consapevolezza era semplicemente immensa.
Anziché baciarlo, Judy allontanò la testa fin dove le fosse concesso… e lo osservò.
Semplicemente, lo osservò. Osservò i lineamenti del suo volto, il contorno delle labbra, la gentile curva degli occhi chiusi, e si nutrì di quella visione come se quella fosse l’ultima volta che avrebbe avuto occasione di farlo.
«Sei bellissimo» gli sussurrò, accarezzandogli una guancia. E subito la faccia divenne un falò e lei si sentì bruciare dentro, fuori e ovunque, pure dove non pensava di avere un corpo o un’anima; e di nuovo le lacrime spinsero per venire fuori e di nuovo lei dovette sforzarsi di non piangere, quasi temesse che facendolo quei sentimenti meravigliosi l’avrebbero abbandonata. «Sei bellissimo… Nick.»
La volpe ruminò nel sonno e le si avvicinò ancora di più. La coniglietta gli depositò un bacio sulla fronte, delicata come un petalo, poi un altro sul naso umido, mentre le zampine scendevano lentamente lungo il petto di lui. Sotto la divisa, Judy riuscì a sentire la morbida consistenza del pelo e si morse il labbro inferiore quando pensò a come sarebbe stato magnifico seppellirvici la faccia.
Moriva, letteralmente, dalla voglia di baciarlo ancora sulle labbra. Le sentiva così secche, le proprie, e quelle di Nick sembravano così bagnate, così morbide, così invitanti e lei le voleva come un assetato reclama l’acqua, ma allo stesso tempo voleva continuare a guardarlo, voleva riempirsi gli occhi di lui, voleva, voleva…
«Ti amo» bisbigliò, rantolò, singhiozzò, gridò – non aveva più alcun controllo sulla voce, non sapeva che tipo di suono stesse producendo, non capiva più niente, la mente piena solo dello spasmodico desiderio di lui. «Così tanto che mi sembra di impazzire.»
E stava impazzendo sul serio, Judy.
E la voce non era l’unica cosa su cui non aveva più controllo, constatò, quando avvertì uno strano formicolio all’altezza dell’addome. Un calore sconosciuto si irradiò da laggiù e la invase come una marea.
La coniglietta si aggrappò a lui con uno slancio disperato – troppo disperato – e represse a malapena un gemito contro il suo petto.
Se Nick avesse potuto sentire la voglia che Judy aveva di lui, se avesse potuto vedere le immagini che la sua mente stava sfornando per lei, se avesse potuto sapere quanto amore provava nei suoi confronti – era assurdo, inconcepibile, folle, meraviglioso – probabilmente avrebbe avuto paura di lei.
Se solo Nick avesse sentito, veduto, saputo… di sicuro l’avrebbe mandata via. Avrebbe mandato via quella coniglietta deviata perché, beh, si è mai vista una volpe con un coniglio? Che razza di idee le passavano per la testa? Era pazza? In quale universo una volpe avrebbe mai potuto provare attrazione per un coniglio?
«Mh…» Il partner mormorò, gli occhi che tremavano sotto le palpebre ancora abbassate. Judy soppresse un rantolo di terrore e si allontanò da lui per quanto la sua posizione glielo permettesse.
Pochi istanti dopo, un lieve bagliore verde fece capolino proprio di fronte al suo muso.
«Nick…?»
La volpe aprì gli occhi di colpo e la fissò, lo stesso identico terrore dipinto sul volto. «Judy?»











__________________
Angolino dell'autrice:
LE COSE CHE DEVO SCRIVERE NEL PROSSIMO CAPITOLO.
LE FOTTUTE COSE.
I cliffhanger sono vita :^) 

 
   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: aoimotion