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Autore: Wladimir    14/04/2016    23 recensioni
Avevo nove anni e il mio mio più grande desiderio era quello di andare a fare un giretto in gondola, ma papà fi esplicito: non c'erano soldi.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voglia di gondola


 
 
Nonno si è preso una brutta bronchite e per non lasciarlo solo io e Alex abbiamo deciso di portarcelo a casa nostra, dove possiamo curarlo, e dove una piccola tavoletta di cioccolato la troverà sempre.

“Wladi quanto sei affettuoso, tu sei il nipote del cuore, il mio preferito. Lo sai che quando muoio non lascio tutto a te, siete quatto nipoti e lascio quattro parti uguali. Vedi a stare con me ci rimetti”.

“No nonno, io invece ci guadagno più degli altri e lo sai perché. Perché io sto tutti i giorni con te e questa compagnia mi arricchisce, mi aiuta, mi ha incoraggiato, mi ha maturato. Loro non hanno tutto questo.”

“Quanto sei caro vieni che nonno ti abbraccia. Come posso ricompensarti?”

“Semplice, raccontandoci una storiella della tua vita”.


 
Sedetivi qui vicino a me, si Alex vieni.

Avevo nove anni quando i miei genitori mi misero su di una corriera carica di bambini della mia età e diretta a Jesolo dove saremmo rimasti per circa un mese in colonia.

Fummo divisi in gruppi con una signorina a capo di ogni gruppo. I primi giorni furono molto duri per me come anche per gli altri. Non conoscevo nessuno e mi era difficile ambientarmi anche a causa della mia timidezza.

Il giorno più bello era la domenica quando arrivavano i genitori per la visita. Tutti aspettavamo com ansia l’arrivo del vaporetto.
Dopo tanto attendere, finalmente vidi spuntare il viso di mio padre. Ma quello più atteso, della mamma, con c’era. Mio padre mi spiegò poi che la mamma non era potuta venire per la malattia dei nonni.

Era già una piccola delusione che mi colpiva nel cuore molto vivamente perché la mamma era molto e molto attesa. Ma poi, vedendo una mia amica che piangeva perché nessuno era venuta a trovarla, trovai da consolarmi. Almeno qualcuno io l’avevo. La signorina cercava di consolarla. Ma era difficile convincere la mia amica che aveva tanto atteso anche lei. Io avevo tanto atteso la mamma anche per chiederle l’esaudimento di un mio desiderio antico e che avevo sempre tenuto dentro il mio cuore: un viaggetto in gondola. Dato che la mamma non c’era, pensai di dirlo al papà. Appena glielo dissi, vidi il suo viso cambiare colore.

Mi spiegò, in tono dolce ma di convinzione, che faceva già un sacrificio per venirmi a trovare la domenica perché il viaggio era caro e lui di soldi da gettare non ne aveva affatto.

Allora piansi in silenzio mentre egli prendeva la mia mano nella sua per meglio persuadermi della verità di quanto mi aveva detto. Io non sapevo che il papà stentava a guadagnare e che si trovava in difficoltà: per me egli doveva essere alla stessa altezza degli altri che guadagnavano più di lui. Non ci arrivavo a quelle differenze tanto gravi per una famiglia.

Cercai comunque di trattenere le lacrime anche per non dargli un dolore maggiore di quello che provava nel negarmi un piacere che di sicuro sarebbe stato lieto di farmi con tutto il cuore.

Dalla sua stretta di mano però capii che, nonostante il mio riserbo, egli si era accorto: il mio sogno lungamente accarezzato, era così svanito nel nulla.

Quando partì ed era già nel vaporetto con la mano  in alto per porgermi l’ultimo saluto, volevo dirgli che se anche non avremmo fatto  il viaggio in gondola, ero contento lo stesso: a me sarebbe bastato che fosse ritornato la prossima domenica senza lasciarmi abbandonato come la mia compagna che non si era affatto  consolata nonostante tante carezze.

Ma ormai era lontano e non avrebbe più capito quello che volevo dirgli. Che lunga settimana fu quella che seguì!



 
Poi mi sono sposato, e ho avuto la fortuna di avere dei  figli, prima di tutto non li ho mandati in colonia che è una specie di esilio. In secondo luogo non ho mancato di portarli  a fare un giretto in gondola anche perché le possibilità finanzierie erano aumerntate rispetto al tempo di mio padre. Ed infine penso che un sogno lungamente accarezzato è giusto che venga premiato, costi quello che costi.

All’età di nove anni ho portato anche  te, il mio dolce nipotino a fare il giretto in gondolla.

“Ti ricordi Wladimir quel giorno? Io si, come eri felice, ricordavi me da piccolo. Dimmi cosa ti è rimasto impresso di quel giorno?

“Ti ricordi in piazza San Marco tutti quei piccioni? Quella stangona tedesca che era abbassata e i piccioni che mangiavano nella sua mano? Tu nel passare le hai toccato il culo, e lei ti ha tirato il mais addosso”, ah ah ah

“Brutto sporcaccione”, diventando rosso, “ma non pensi ad altro? Alex per favore mi dai il bastone?”




 
 
Scusate gli errori l’ho scritto velocemente e neppure riletto Grazie.
 

   
 
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