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Autore: crazy lion    16/04/2016    7 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 6.

RIFIUTO

Una settimana dopo a Demi venne assegnata come assistente sociale la signora Gladis Richardson.
Ora la ragazza si trovava nel suo ufficio, molto simile a quello di Holly. Gladis era una donna sulla quarantina, dal volto duro e austero. A Demi incuteva un certo timore reverenziale. Ne aveva un po' paura, ma sapeva che non le era permesso provare quel sentimento. Avrebbe dovuto fidarsi ciecamente della sua assistente sociale, altrimenti il bambino che tanto desiderava non sarebbe mai arrivato. Gladis, con la sua voce roca e grave, le fece le stesse domande che le aveva posto Holly. Demi rispose portando pazienza. Le sembrava che le venissero fatte sempre le stesse domande e di dover dare continuamente le identiche risposte da un po' di tempo  a questa parte, ma probabilmente avrebbe dovuto farci l'abitudine.
"Verrò da lei la settimana prossima per vedere la sua casa" le disse alla fine Gladis, guardandola e sorridendo appena, per la prima volta dopo
un'ora.
Erano passati più di tre mesi da quando Gladis aveva cominciato a fare quei controlli. Demi aveva fatto tutti gli esami clinici che le erano stati richiesti e parlato con uno psicologo, uno psichiatra e molti medici per dimostrare che non era più autolesionista. Era andata da un dietologo che l'aveva pesata e le aveva detto che la dieta che stava seguendo andava bene, che non era né anoressica né bulimica, tutte cose confermate anche dai dottori. Sua mamma, Dallas, Madison, Addie, i colleghi di lavoro, gli amici erano stati interrogati dall'assistente sociale più di una volta. Tutti avevano detto che Demi aveva un cuore grande e che sarebbe stata una brava madre. Anche Dianna, che all'inizio non aveva condiviso molto la scelta della figlia, col tempo si era convinta che la ragazza avesse invece preso la decisione giusta, anche se non avrebbe saputo dire cosa le aveva fatto cambiare idea. Demi aveva anche partecipato a 30 incontri nei quali altri assistenti sociali avevano parlato dei vari tipi di adozione, delle età dei bambini che si trovavano in affidamento e di come l'adozione potesse influire positivamente su di loro, facendo notare però che, a volte, quelli più grandi vedevano i genitori adottivi come delle persone delle quali non ci si poteva fidare. Questa loro reticenza, però, scompariva generalmente dopo poco. Demi era andata volentieri a quegli incontri. Erano state ripetute cose che lei sapeva già ma, da quando aveva deciso di adottare un bambino, aveva imparato che ripetere gli stessi concetti, le identiche spiegazioni e sentir dire quello che già si sapeva non faceva mai male. A quegli incontri aveva conosciuto coppie giovani o un po' più anziane e anche un'altra donna single e un uomo, sulla trentina, che cercava di adottare un bambino pur sapendo che, per lui, il percorso sarebbe stato ancora più difficile. Tutti l'avevano riconosciuta, ma a quegli incontri ogni persona era uguale ad un'altra, quindi nessuno le aveva mai scattato una fotografia o chiesto un autografo. Demi si era sentita bene in mezzo a quelle persone, che l'avevano trattata e considerata loro pari, lasciando da parte la sua fama per concentrarsi invece sulla sua sensibilità e sul desiderio di adottare un bambino, che accumunava tutti. Eppure, nonostante i controlli, le testimonianze dei suoi colleghi, amici e familiari e gli incontri ai quali Demi aveva partecipato più che volentieri, la signora Richardson non sembrava mai essere abbastanza convinta della sua capacità di poter fare la mamma.
"Secondo me mi odia" disse una sera la ragazza a sua madre. "Mi guarda sempre male o  volte neanche lo fa. Continua a girare per la casa come se pensasse che da qualche parte nascondo una bomba o qualcosa di pericoloso. Guarda dappertutto, in ogni stanza e angolo, persino nel mio armadio, anche se ha già visto tutto questo molte altre volte e poi fa sempre le stesse identiche domande, come se temesse che potrei cambiare idea da un momento all'altro e decidere di non volere più un bambino."
"Non credo che ti odi" le disse Dianna. "Lei sta solo cercando di fare il suo lavoro al meglio."
"Sì, Demi," intervenne Eddie, "è normale che lei voglia andarci piano. Gli assistenti sociali devono essere molto cauti nel valutare i genitori adottivi per assicurarsi di stare per dare un bambino alle persone giuste."
"Lo so," replicò la ragazza sospirando, "ma le ho già dato tutte le informazioni di cui ha bisogno. Ha fatto domande a voi e a coloro che lavorano con me più di una volta e anche a Selena, Andrew, Joe e Nick. Le ho dimostrato che non mi autolesiono più, che non sono né anoressica né bulimica. Cos'altro vuole?"
In quel momento ricordò che Holly le aveva detto che ci sarebbe voluto molto tempo per essere approvata, anche sei o otto mesi, quindi non poté far altro che rassegnarsi ad
aspettare.
I giorni passavano.
Demi continuava la sua vita, passando tutto il giorno allo studio per cantare e prepararsi per i suoi futuri concerti. La sua voce era sempre bella, ma tutti vedevano che a volte era distratta. Si scordava le parole delle canzoni, oppure cantava prima una strofa che invece veniva dopo. Nessuno, però, le faceva alcun tipo di osservazione. Lei ce la stava mettendo tutta per dare il meglio di sé e i suoi colleghi lo sapevano.
"Forse lo sto facendo nella maniera sbagliata" disse una sera al suo manager e a Selena, mentre erano tutti e tre a cena insieme in un ristorante nella West side di Los Angeles.
"Cosa?" le chiese l'amica, che non riusciva a capire.
"In questi mesi non ho fatto altro che pensare all'adozione. Mi sveglio con quel pensiero e vado a letto pensando alla stessa cosa."
Demi non era affatto lontana dalla verità: quello era diventato ormai il suo unico argomento di conversazione con amici, colleghi di lavoro, conoscenti e familiari. Si distrasse per un momento e osservò le persone attorno a lei. C'era molta gente quella sera, tutta benestante a giudicare dai vestiti che portava. Demi poteva vedere le signore vestite di marca e gli uomini portare cravatte che sicuramente costavano una fortuna. D'altra parte, quello era un ristorante rinomato.
"Forse a Gladis non piaccio perché mi vede troppo stressata," continuò la ragazza mandando giù un boccone di insalata e uno di bistecca, "perché metto l'adozione troppo al centro della mia vita. Magari se mi rilassassi un po' darei un'impressione diversa... Voi che ne dite?"
Entrambi furono d'accordo nel ritenere che Demi aveva ragione e, la sera successiva, uscirono tutti e tre per andare al cinema.
Era il 30 aprile. Demi aveva appena finito di mangiare quando suonò il campanello. Batman si avvicinò alla porta camminando lentamente. Era sempre piuttosto tranquillo e non abbaiava quasi mai in presenza di sconosciuti, cosa molto insolita per un cane. Demi aprì la porta i il cancello e vide che Gladis era venuta a trovarla. Stava attraversando il grande giardino della villa e dirigendosi verso di lei. Non l'aveva chiamata come invece aveva fatto fino a quel momento per dirle quando sarebbe venuta. Demi aveva sempre rispettato i suoi orari e i giorni che lei le aveva detto. Non aveva mai fatto obiezioni per paura che Gladis avrebbe potuto arrabbiarsi e, a volte, era stata costretta a lasciare il lavoro per tornare a casa in tempo per l'arrivo della donna. Non le era dispiaciuto farlo, ma a volte le aveva creato qualche piccolissimo litigio con il suo manager o la band, cheperò si era risolto subito.
"Non era mia intenzione chiamarla" disse Gladis quando le fu davanti.
"Vuole entra..."
"No no, non voglio entrare" disse interrompendola. "Sono solamente venuta a dirle che parlerò con l'agenzia e dirò che la sua richiesta di adozione per me non può essere approvata."
"Cosa?" chiese Demi, furiosa.
Aveva alzato la voce senza nemmeno rendersene conto. Le sue guance diventarono improvvisamente rosse. Se le toccò: erano bollenti. Batman, che le stava vicino, iniziò ad agitarsi.
"Lei è single. Non può adottare un bambino. Non sarà mai in grado di dargli tutto l'amore che potrebbero offrirgli un papà e una mamma. Inoltre ha avuto diversi problemi e, anche se li ha superati, potrebbe ricaderci in futuro. Vuole che un bambino abbia una madre anoressica, bulimica o autolesionista? Immagino di no, quindi capirà. Buona serata."
"Aspetti un momento! "Buona serata"? Tutto quello che riesce a dirmi è: "Buona serata"?" urlò. "Lei non mi può trattare così!" continuò. "Sono mesi che viene qui e mi fa sempre le stesse domande, guarda dappertutto, ha interrogato più volte la mia famiglia e i miei amici e adesso, dopo che ho fatto tutto quello che mi era stato chiesto, lei mi dice che non approverà la mia richiesta di adozione perché sono single e perché ha paura che possa stare ancora male? Io ho fatto delle visite, non sono più autolesionista, né anoressica, né bulimica e gliel'ho dimostrato. Non faccio più pensieri tanto brutti da portarmi a nuocere alla mia salute fisica e mentale. Sto bene ora. Come si permette di dirmi quelle cose?"
"Io agisco nell'interesse dei minori, signorina Lovato e non c'è bisogno di urlare" le rispose Gladis, rimanendo tranquilla.
Demi odiava quel suo atteggiamento sempre così calmo. Sembrava che la donna non conoscesse altro sentimento se non la serenità e che non ruscisse ad alzare la voce dato che aveva sempre un tono pacato.
"Certo, è ovvio che lei agisca così, è il suo lavoro, ma non credo di aver mai detto nulla che potesse far pensare che voglio ferire un bambino né fisicamente, né psicologicamente, o che non potrei essere una brava madre."
Gladis si allontanò senza dire una parola. Chiuse con forza il cancello. Demi urlò per richiamarla e provò ad avvicinarsi alla sua auto, ma la donna chiuse la portiera con un colpo secco, mise in moto, sgommò, poi frenò e ripartì subito dopo, sfrecciando sulla strada come un
bolide.
La ragazza non poteva credere a quello che era appena successo. Le parole di Gladis le rimbombavano nella testa come fossero state un suono assordante e terribile. Visse quel momento  come uno dei peggiori della sua intera esistenza. Era come se Gladis l'avesse catapultata fuori da un aereo senza paracadute e lei stesse precipitando al suolo, dove si sarebbe schiantata e
distrutta.
Rientrò in casa e si sdraiò sul divano. Scoppiò in singhiozzi sempre più violenti. Piangeva e tremava. Batman le si mise accanto iniziando a leccarle la faccia.
"Cos'ho fatto di sbagliato? Che ho fatto?" continuava a ripetere Demi.
Dopo due ore si accorse di aver inzuppato il cuscino di lacrime e il tessuto del divano di sudore. Si fece schifo da sola. Si alzò e salì al piano di sopra a farsi una doccia, anche se controvoglia. Uscita, si infilò il pigiama e poi chiamò sua madre, l'unica con la quale aveva voglia di parlare in quel momento.
"Come? Ha detto che non ha accettato la tua richiesta?" chiese la donna, allibita.
"Esatto. Mi ha interrotta mentre stavo parlando e se n'è andata."
"Che maleducata!"
"Sì, infatti."
"Non ha avuto un briciolo di rispetto" disse ancora Dianna, alzando il tono della voce.
"Già" rispose Demi, con voce rotta. "Io mi sono messa ad urlare, ma forse non avrei dovuto, non..."
"Demi, non è colpa tua. Io ti capisco, piccola, ti sei trovata in una situazione un po' particolare, non ti saresti mai aspettata una risposta del genere da parte sua e hai agito d'istinto. Lei non ti aveva accettata comunque, quindi tu non hai fatto niente perché ciò avvenisse, ma non ti devi arrendere, Demi."
"Sì invece, mi arrendo" disse la ragazza con un sospiro e in tono funereo.
"No, è proprio ora che devi lottare ancora più duramente! Non puoi lasciar perdere tutto perché quella cretina ti ha detto che non approverà la tua richiesta."
"Non lo so, mamma... Ora voglio solo mettermi a letto e cercare di dimenticare tutto per un po'. Domani penserò con calma a cosa fare. Grazie, comunque, per essermi sempre così vicina."
"Sono tua madre, amore mio. Ti starò sempre accanto, qualsiasi cosa accadrà."
Demi salutò sua mamma e mise giù il telefono.
Poco dopo sentì il bisogno improvviso di telefonare ad Andrew.
Lui era in ufficio a lavorare. Quando gli squillò il cellulare, rispose, un po' distratto.
"Pronto?"
Sentì un pianto sommesso e dei singhiozzi. A volte gli capitava che qualche cliente, disperato, gli telefonasse per parlare della sua situazione o di come si sentiva in quel determinato momento. Lui ascoltava sempre tutti volentieri e cercava di aiutarli, per quanto possibile.
"Chi sei?" chiese, non riconoscendo la voce da quel pianto. Poco dopo, però, capì di chi si trattava. "Oh mio Dio, Demi, sei tu?"
"Sono io" disse la ragazza, cercando di calmarsi.
"Cara, che cosa ti succede? Sto lavorando, ma se vuoi vengo a casa tua e parliamo."
"No, resta pure al lavoro. Io ho solo bisogno di parlare, di dirti quello che è successo."
Gli raccontò tutto e gli disse ciò che la madre le aveva suggerito di fare.
"Che ne pensi, Andrew?" gli chiese alla fine.
"Penso che abbia ragione tua madre. Non ti devi arrendere. Se vuoi adottare un bambino, se lo desideri con tutta te stessa, allora non mollare alla prima difficoltà. Credo, però, che tu debba prenderti tutto il tempo che ti serve per tranquillizzarti e pensare. Non sei costretta ca hiamare Holly domani, né a decidere immediatamente se vuoi adottare un bambino o no. Puoi prenderti qualche giorno per riflettere, stare tranquilla e poi, a mente più lucida, prendere la tua decisione." Forse Andrew aveva ragione. Tempo, questo era ciò che le serviva.
"Penso che farò come mi hai detto" sussurrò, stanca.
“Bene. Ad ogni modo, ci sono stati alcuni casi di coppie non approvate per ragioni a mio parere ridicole, come per esempio a causa del fatto che erano gay.”
“E cos’hanno fatto? Non so se mi è permesso provare con un’altra agenzia o farmi assegnare un altro assistente sociale di questa.”
“Qualche coppia l’ha cambiata ed è stata approvata, ma forse se spiegherai le tue ragioni e il Direttore vedrà il tuo file con tutte le valutazioni fisiche e psicologiche potrebbe farti seguire da qualcun altro. Per ora riposati, comunque.”
Andrew avrebbe voluto parlare ancora con lei, cercare di calmarla, di consolarla, ma Demi era provata, così dopo poco la lasciò andare.
Per qualche momento la ragazza si sentì meglio, ma ben presto quella sensazione di sollievo svanì.
Si mise a letto, ma non riuscì a prendere sonno. Continuava a guardare l’orologio, aspettando non sapeva nemmeno lei cosa. A mezzanotte si alzò e si fece una camomilla, ma nemmeno quella la aiutò. All'una bevve una tazza di latte, ma il sonno sembrava non voler venire. Alle 3:30, sfinita, ma troppo stanca perfino per addormentarsi, scese in cucina e prese un sonnifero. Non l'aveva mai fatto nella sua vita e non sapeva nemmeno quando avesse comprato quella roba, ma al momento ne aveva un disperato bisogno. Poco dopo crollò addormentata, con il suo cane vicino. Sognò una bambina che la chiamava:
"Mamma! Mamma!"
Sorrise nel sonno. Quando si svegliò, dopo quel sogno, si sentì serena e il peso che aveva avuto sul cuore fino a qualche momento prima, per un attimo sparì. Decise comunque di ascoltare il consiglio di Andrew che, tra i due che aveva ricevuto quella sera, le pareva il più saggio.



NOTA:
non ho trovato informazioni su quello che si può fare se un’adozione viene negata dopo l’home study (gli esami, i colloqui e le visite della casa si chiamano così complessivamente in inglese). So che alcune persone hanno cambiato agenzia e sono state approvate, non ho idea se si possa riprovare con la stessa e un altro assistente sociale né quanto tempo ci voglia (forse tutto dipende dalle motivazioni del rifiuto). In fondo, ci sono davvero pochissimi assistenti sociali come Gladis che rifiutano dei genitori adottivi per motivazioni ridicole, ma purtroppo esistono. Lo so perché ho letto varie testimonianze a riguardo. Perciò, dato che lei si era trovata bene con Holly Joyce, ho deciso che proseguirà la strada con lei. Per quanto io voglia essere il più realistica possibile e ci tenga, in questo caso ho dovuto inventare un po’.
 
 

ANGOLO AUTRICE:
prima del titolo del capitolo non ho scritto nulla perché non l'ho revisionato quasi per niente. Ho solo sistemato qualche frase, ma per il resto secondo me andava bene così, quindi non ho ritenuto necessario apportare ulteriori modifiche.
In queste pagine ho raccontato la prima, grande difficoltà che Demi incontrerà durante l'iter adottivo. Ovviamente ora è disperata anche se alla fine ha deciso cosa fare. Per lei non essere approvata è stato un duro colpo, anche se sembra riuscita a riprendersi un po', ma secondo voi riuscirà davvero ad andare avanti o no? Incontrerà altre difficoltà? Quali potrebbero essere?
Infine volevo dirvi che le parole in corsivo sono sia i pensieri dei personaggi (e in futuro anche ciò che una di loro scriverà, capirete più avanti di cosa parlo), sia certe parole che, nei dialoghi, questi pronunciano in maniera più forte, per marcarle (ce n'è un esempio in una frase di Demi quando parla con Gladis). Domani pubblicheròun altro capitolo, l'ultimo fra quelli che avevo già postato tempo fa.
crazy lion
   
 
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