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Autore: RedStar12    05/04/2009    4 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, perciò siate clementi!
Una ragazza, rimasta da poco orfana, scopre di essere la figlia di una Dea indisolubilmente legata ad Athena.
Un'altra ragazza, figlia di uno scienziato della Fondazione Kido misteriosamente scomparso, è l'inconsapevole proprietaria di un oggetto che potrebbe segnare la fine della Dea della Giustizia.
Diverse una dall'altra, ma amiche per la pelle, verranno entrambe prese sotto l'ala protettiva dei Cavalieri d'Oro di Atene, scopriranno cosa vuol dire amare veramente e impareranno a combattere sempre per ciò che amano e in cui credono.
Dal 13° capitolo: Camus a Lavinia : << Perdonami, ma non potevo concepire l'idea che tu morissi. Anche se non lo sapevi, eri diventata parte integrante del mio cuore, della mia anima, e non osavo immaginare di poter andare avanti senza la tua generosità, la tua solarità, il tuo sarcasmo, la tua risata argentina. Avevo una totale dipendenza da te, e avrei sacrificato la mia stessa vita pur di non farti morire. >>
Milo e Ruriko: << -Come sei ingenua, Ruriko- mi rimprovera languidamente, avvicinando ancora di più il suo viso, le sue labbra a pochi millimetri dalle mie -Io mi riferivo a te-. E' l'ultima cosa che dice, prima che le sue labbra si posino dolcemente sulle mie, avvolgendole totalmente in un bacio carico di amore e dolcezza. [...] Non riesco quasi a crederci... Milo mi sta... baciando?
Dei della Cina e del Giappone... se questo è un sogno... Non svegliatemi! >>
AVVERTENZA!!!Fanfiction sospesa a tempo indeterminato!!!
Genere: Azione, Song-fic, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 15 - Ciò che le foto dicono di noi Capitolo 15: Ciò che le foto dicono di noi...

Lavinia's POV

-Ahahah, ma davvero quei tre erano paralizzati dal terrore?- mi domanda Ruriko, ridendo di gusto. Le ho appena raccontato di quando avevo beccato Shura, Dite e Deathy a rompere le scatole al mio Camus e li avevo "fulminati" alla maniera di mia madre. Inutile dire che Ruriko sta ridendo come una matta immaginandosi le loro facce. Sì, è proprio la mia migliore amica. E pensare che se non le fosse successa quella... quella... cosa a quattoridici anni non l'avrei mai conosciuta. Quando Ruriko mi ha raccontato cosa le era successo sei anni fa ho avuto l'impulso di volare in Giappone e di tirare il collo a quel brutto maniaco approfittatore. Fortuna che Ruriko è più calma di me e mi ha bloccato prima che facessi qualche cazzata!

Tornando a noi: è passata una settimana da quando siamo tornati dalla missione al Tempio di Zeus, e tutto fila liscio: i Cavalieri sono praticamente guariti e ieri hanno tempestato me e Ruriko di domande su di noi e i nostri ragazzi; Milo e Ruriko non possono stare uno lontano dall'altra per dieci minuti di fila, idem per me e Camus... ah sì, il mio Camus. Ho approfittato di un momento in cui la febbre lo ha sfinito per fare qualche pulizia generale. Responso di oggi: 40°.

Tabella delle temperature:
1° giorno di febbre: 37°-38.5°-39.5°
2° giorno: 39°-39.5°
3° giorno: 38°
4° giorno: 39.5°
5° giorno: 39.5°-39°
6° giorno (ovvero ieri): 40°. Povero tesoro, è per questo che adesso, alle due di pomeriggio, è stanchissimo e ridotto ad uno straccio, è rimasto tutta la notte sveglio in preda alla febbre alta. Non capisco come faccia io, però, ad essere sveglia e pimpante quando pure io sono rimasta sveglia a vegliare sul mio povero paziente. Sarà la febbre...

Nel pieno delle mie riflessioni, qualcosa di bianco e umido mi si schianta in faccia -Sveglia Bella Addormentata, non sono venuta qui per fare tutto io-. Quando ritorno definitivamente sulla Terra, mi rendo conto che si tratta di uno straccio bagnato d'acqua, e che a lanciarmelo è stata Ruriko. -Pardon, pensavo a Camus- mi scuso, asciugandomi la faccia bagnata d'acqua e usando lo straccio "gentilmente" passatomi da Ruriko per togliere la polvere dalle ante dell'armadio.

Pulisco e sistemo le cianfrusaglie sparse nell'armadio ancora per qualche minuto, finchè la mia attenzione non è attirata da un oggetto rettangolare e duro, coperto da un fazzoletto bianco. Tolgo il fazzoletto e scopro che l'oggetto è un cofanetto di legno intagliato con intarsi greci raffiguranti alberi d'ulivo e le onde del mare. Osservandolo più da vicino noto che sul coperchio c'è inciso qualcosa, delle lettere: M-I-L-O e C-A-M-U-S. Oh... merda... non dirmi che...

-Ruriko, presto, vieni qui!- esclamo al colmo della sopresa, scattando all'indietro con il cofanetto tra le mie mani tremanti, sedendomi a terra. -Pelchè cavolo fai tutto 'sto casino? Sono qui, non a Singapole!- ribatte Ruriko, parlando alla maniera asiatica, poco dopo, uscendo dal bagno e acciambellandomisi vicino -Che cos'è?- domanda, indicando il cofanetto che tengo in mano. Non le rispondo, ancora troppo scossa per parlare, limitandomi a indicare la scritta sul coperchio. Inutile dire che anche Ruriko strabuzza gli occhi leggendo i nomi dei nostri ragazzi.
-Per te che cosa contiene?- la sento mormorare, la voce che trema dall'emozione. Per tutta risposta porto la mano al gancio in oro bianco che chiude il cofanetto, lo apro, sollevo il coperchio con deliberata lentezza...

....e dal cofanetto saltano fuori delle fotografie che ritraggono... proprio i nostri ragazzi da piccoli! Dire che le nostre mascelle toccano terra in quel momento è puro eufemismo! Questo è oro, oro stampato su carta fotografica!

-Guarda questa che carina, Lavy!- esclama improvvisamente Ruriko, pescando una fotografia dal mucchio e mettendomela davanti al viso. La foto in questione ritrae un ragazzo di circa quindici anni, dai lunghissimi capelli blu-viola e gli occhi verdi con indosso l'armatura dei Gemelli (sicuramente è Saga), inginocchiato sotto un albero di ulivo, con le braccia intorno alle spalle di due bambini di circa sette anni, accarezzando loro i capelli. Il bambino a sinistra è sicuramente Milo, riconoscerei quei capelli violacei che non stanno mai a posto dovunque, mentre il bambino a destra è Camus, i capelli lisci appena sotto le scapole. Milo è solare e sorridente, perfettamente disinvolto, mentre si nota ad un miglio di distanza che Camus è imbarazzatissimo, rigido, le guance rosso pomodoro. Sorrido intenerita, accarezzando l'immagine di Camus con la punta delle dita, poi rimetto la foto nel cofanetto, che ho appoggiato per terra, e ne estraggo un'altra a caso. Stavolta non posso fare a meno di trattenere un risolino: la foto raffigura Milo e Camus, stavolta adolescenti (avranno all'incirca dodici-tredici anni), abbracciati stretti, guancia a guancia, Milo come al solito sorridente, incurante del rossore purpureo sulle guance di Camus, che lo fissa con la coda dell'occhio, come per dire "Ma tu guarda questo cosa mi fa fare".

Anche d'estate nevica
Se la tua mente immagina
Se la tua casa è un albero
Di gommapiuma e canapa

-Per un ragazzino timido come il mio Camus non doveva essere facile essere amico di Milo- commento, sorridendo intenerita, seguita a ruota da Ruriko, che non stacca per un secondo gli occhi da Milo. Peschiamo e commentiamo qualche altra foto, soffermandoci a commentare in particolare tre: una raffigura Milo adolescente in cima ad un ulivo, con l'elmo dell'Armatura di Aquarius sottobraccio, che sorride beffardo con tanto di linguaccia, ad indirizzo di un arrabbiatissimo Camus, ai piedi dell'albero, che lo minaccia con un pugno circondato da cristalli di ghiaccio ("Camus mi aveva detto che Milo era uno scavezzacollo, ma fino a questo punto..." commento mio); un'altra è una foto di gruppo dei cavalieri d'Oro, fatta eccezione per Kanon, Sion e Dohko, vestiti con le tute da allenamento: i Cavalieri più grandi (Micene, Saga, Shura, DeathMask e Aphrodite) sono in piedi dietro ai cavalieri più piccoli, inginocchiati, fatta eccezzione per Ioria, avvinghiato alla gamba di Micene, che sorride dolcemente accarezzandogli la testolina, Camus e Milo, il primo che tenta in tutti i modi di nascondersi dietro al secondo, che sorride come suo solito, disinvolto e furbo ("Che carino Ioria in versione "fratellino minore"! Vedendolo così non sembra il Cavaliere di Leo. E guarda Milo e Camus, assolutamente dolci!" commento di Ru-chan); l'ultima infine ritrae Camus bambino (circa dieci anni) rincantucciato all'ombra di un ulivo, le ginocchia raccolte al petto, che osserva con un'espressione mesta Milo che corre allegro su un prato all'inseguimento di una libellula
(Non sono proprio certa che in Grecia ci siano le libellule, quindi se sbaglio chiedo venia! NdRedstar12).

Senti l'aria del mattino
Che sa d'incenso e di primula
Ti rivedi in quel bambino
Che rincorre una libellula

-Dopotutto i nostri ragazzi non sono cambiati molto da quando erano piccoli, Milo è sempre un ragazzo allegro e sorridente e Camus... è sempre Camus- commenta Ruriko, rimettendo le foto nel cofanetto e chiudendolo, alzandosi per andare a rimetterlo nell'armadio dove l'ho trovato. Io invece rimango seduta per terra, a riflettere: nelle foto Camus appariva come un bimbo timidissimo che si attacca al ben più disinvolto Milo, mentre quando l'ho conosciuto io era freddo e rigido, inattaccabile, e sembrava immune a qualsiasi forma di imbarazzo, felicità o tristezza. Il Camus che conosco adesso invece è sì ancora un po' rigido, ma esprime molto di più le sue emozioni e si dimostra molto meno freddo di quanto mi fosse sembrato all'inizio.

Alzando le sua braccia verso il cielo
Come simbolo di libertà
Del diritto naturale che ogni uomo ha
Sentendo sulla faccia un vento nuovo
Bell'istinto che non se ne va
L'esigenza che oggi provo e che grida già

Nel pieno delle mie riflessioni Ruriko ha la stupenda idea di lanciarmi in faccia una spugna umida, cosicchè adesso non solo il mio viso è bagnato, ma lo sono anche i miei capelli e i miei vestiti. Rialzo la testa fissando in cagnesco Ruriko, che indietreggia intimorita, biascicando un -Ops...-. Sa infatti che non sopporto essere bagnata quando ho i vestiti addosso, ne sa ben qualcosa mia cugina Lea quando, l'estate scorsa, mi aveva tirato addosso un gavettone gigante in spiaggia mentre mi stavo cambiando, bagnandomi tutti i vestiti che avevo ancora addosso.

In libertà

-Ruriko Mizuki Hakase- inizio a dire, alzandomi lentamente in piedi -lei sa che con questo gesto ha firmato la sua condanna a morte?- le chiedo, afferrando intanto una seconda spugna umida da un secchio vicino a me, passandomela da una mano all'altra, come per rimarcare il concetto. Al che Ruriko sorride e afferra una spugna per mano, impugnandome come se fossero degli shuriken ninja -Combatterò con le unghie e con i denti per difendere la mia vita- dice, sollevando un braccio. E' come un segnale per dire "via". Pochi secondi dopo ci bombardiamo reciprocamente di spugne umide, sbuffi di schiuma e stracci umidi, col risultato che alla fine siamo fradice come pulcini appena nati. Ci guardiamo negli occhi ancora qualche secondo, poi scoppiamo a ridere senza alcun ritegno. Oh cielo, speriamo che Camus non si svegli con tutto questo casino!

-_-_-_-_- Due giorni dopo Milo's POV

-Lavinia?-

Spingo cautamente la porta socchiusa della camera di Lavinia, osservandomi attorno con aria circospetta. Se mi vedesse Aphrodite, direbbe che somiglio ad un agente segreto che sonda il territorio nemico. Infatti con le ragazze, specialmente se per ragazze si intendono Lavinia e Ruriko, è meglio stare molto attenti!

La stanza è deserta, di Lavinia neanche l'ombra. Il letto è a posto, così come il pigiama piegato sul cuscino. Non un singolo libro della libreria di legno è fuori posto. Lavinia è il ritratto della perfetta casalinga, anche se non sembra. Mh, chissà dove terrà le forbici... instintivamente mi guardo alle spalle, come se mi aspettassi di vedermi comparire Lavinia alle spalle da un momento o l'altro. Ma la porta rimane socchiusa.

-Ok, vediamo un po': Lavinia dove le tiene le forbici?- mi chiedo ad alta voce, squadrando fin nei minimi dettagli la camera tirata al lucido. Infine adocchio la sua scrivania di legno, completa di molteplici cassetti e ripiani su cui sono posati altri libri. Magari le forbici sono là. Mi avvicino alla scrivania iniziando a spiare cautamente dentro i cassetti, alla ricerca di un benedetto paio di forbici, ma niente da fare. Zero assoluto. Solo allora la mia attenzione viene catturata dal libro posato sul ripiano più basso della scrivania: è una specie di album dalla copertina rossa con decori oro che si intrecciano sugli angoli, e una scritta in un vivace blu zaffiro davanti: "Album-diario di Lavinia Gavriela Coronis. Giornale di famiglia" Vuoi vedere che...

Senza ricevere un ordine diretto dal cervello, la mia mano si sposta sulla copertina rigida dell'album e la solleva, mostrando la prima pagina, decorata con una cornice simile ad edera, con all'interno la scritta "Album di famiglia dei Coronis. Fotografi vari. Commentatrice Lavinia Coronis e in extremis una delle cugine o Ruriko". Sfoglio anche le altre pagine osservando le varie foto che vi sono attaccate, poi richiudo il libro, accorgendomi solo ora che le tanto sospirate forbici sono sempre state sotto il mio naso, seminascoste da un ripiano rialzato della scrivania. Le prendo in mano e mi metto l'album sottobraccio, uscendo dalla stanza quatto come una pantera e chiudendomi la porta alle spalle, cercando di rimetterla alla stessa distanza di prima che io entrassi, e ritorno il più velocemente possibile alle stanze di Camus, sperando nel frattempo di non incrociare Lavinia.

Entro nella stanza dove Camus è praticamente segregato da più di una settimana, senza chiedere il permesso, chiudendomi poi frettolosamente la porta alle spalle. Vi sembrerà esagerato, ma con Lavinia è meglio essere prudenti, quando si incazza diventa peggio di una pantera, ne sono testimoni Shura, Dite e Deathy.

-Non si usa bussare?- commenta Camus pacatamente, seduto sul letto e coperto dalla vita in giù dal lenzuolo, alzando gli occhi dal libro che sta leggendo (Il conte di Montecristo, di Alexander Dumas), probabilmente trafugato dalla sostanziosa e strapiena libreria di Lavinia. Ah già, Lavinia... probabilmente vi starete chiedendo come mai la nostra cara semidea si sia scollata da Camus e adesso mi ritrovi a fargli da balia... Dunque: dato che oggi la temperatura di Camus è scesa a 37.5, Lavinia, che aveva giurato solennemente di stargli appiccicata fino a che non fosse migliorato, lo ha considerato "fuori pericolo di avvelenamento" (sue testuali parole) e si è concessa una salutare giornata di shopping e turismo al Villaggio Rodorio, a pochi passi dal Santuario (dato che Saori le ha categoricamente proibito di uscire al di fuori dei confini del Grande Tempio senza almeno un Cavaliere a farle da scorta, e Lavinia odia le guardie del corpo), e mi ha chiesto per piacere di tenere sott'occhio il Ghiacciolino Ammalato nel caso la febbre gli salga di nuovo.

Mi limito a sorridere in risposta alla domanda retorica di Camus, appoggiando le forbici e l'album sul comodino vicino al letto e lasciandomi cadere sul bordo del letto. -Fatto buona pesca nella stanza di Lavy?- domanda Camus, alzando un po' il libro per coprirsi la faccia, nascondendo quello che scommetto essere un sorrisino divertito. Ma puntualmente il veleno (o virus, qualunque cavolo di cosa sia) che ancora vegeta nel corpo di Camus mi vendica, facendolo scoppiare in uno starnuto piuttosto rumoroso. -Salute- commento, leggermente divertito, passando a Camus un fazzoletto. Camus borbotta qualcosa d'incomprensibile e si asciuga il naso, masticando una serie d'insulti sul virus-veleno. -Odio essere malato- sbotta poi, gettando il fazzoletto usato nel cestino a pochi passi dal letto. -Se ti da tanto fastidio passala a me, la febbre, così convinco Ruriko a farmi da crocerossina!- ribatto, ridacchiando, guadagnadomi un'occhiataccia -Lo farei più che volentieri, ma purtroppo la mia febbre è causata dal veleno contenuto nella freccia, e non da virus o batteri. Cosa che la rende incontagiabile, purtroppo- mi spiega, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi con aria infastidita alla testata del letto.

-Tornando alle cose serie, Lavinia ti ha dato le forbici?- mi chiede dopo una pausa, arrossendo. Mi concedo una risatina prima di rispondergli -Più che altro sono stato io a prenderle dalla sua stanza- in difesa dalla sua occhiata infastidita gli dico -Ehi, non è colpa mia se non è ancora tornata, anche se sono già le cinque. Colpa della mania dello shopping, immagino- concludo la mia brillante arringa in mia difesa con un'occhiata complice che quando ero piccolo ero solito rifilare a Camus per spiegargli una mia bravata. L'effetto è immediato, perchè Camus scioglie la sua espressione accigliata in una rassegnata. Solo allora il suo sguardo si posa sul tomo che ho portato con me. -E quello cosa sarebbe?- chiede, aggrottando un po' le sopracciglia. -Un libro infinitamente più interessante di quello che stavi leggendo poco fa- gli rispondo, allundendo al libro semi sepolto dalle lenzuola -L'album di fotografie di Lavinia.-

Sentendo la mia risposta, Camus spalanca gli occhi -Che cosa?- esclama, riprendendo a fissarmi con severità. -Che posso farci, lo sai che la mia curiosità è pari solo alla mia testardaggine- gli dico a mo' di risposta, prendendo il libro e aprendolo sulla prima pagina. Automaticamente Camus chiude gli occhi e gira di scatto la testa per non guardare -Io non sbircio negli album altrui- afferma, perentorio, ma dal tremito del suo occhio capisco che sta facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non guardare. Ridacchio e volto la pagina dell'introduzione, scoprendo una pagina dove capeggia la foto di una bimba di circa quattro anni, con una folta chioma di ricci color rame e i grandi occhi verdi spalancati che fissano l'obbiettivo, in braccio ad una ragazza di circa dieci anni, con una lunga chioma color caramello, che invece sorride radiosa. La didascalia sotto la foto, scritta con un'elegante calligrafia, dice: "Io (4) in braccio a mia cugina Rachele (10). Agosto 1994". -Ohoh, c'è una foto di Lavinia da piccola- dico, ridacchiando, cercando di stuzzicare Camus, i cui occhi, dopo una piccola reticenza, si aprono e la testa si volta verso di me, che però perfidamente chiudo di scatto il libro, tenendo un dito tra le pagine per non perdere il segno.

Anche l'inverno illumina
Se il tuo pensiero naviga
Se ti lasci trasportare 
Oltre il male di chi giudica

-Uff!- sbuffa Camus, incrociando le braccia e fissandomi infastidito. Per tutta risposta sfodero lo sguardo più innocente del mio repertorio -Avevi detto tu che NON sbirci negli album altrui- lo provoco, aggiungendo nella mia voce una nota di sarcasmo. Camus aggrotta le sopracciglia -Smettila di fare il cretino e fammi vedere!- sbuffa, rivolgendomi uno sguardo eloquente. Ridacchio e riapro l'album alla pagina della foto di Lavinia con l'altra ragazza. Sulle labbra di Camus si disegna un accenno di sorriso intenerito.

Oltre il muro di un frastuono
Senza voce senza musica

Volto con un gesto rapido la pagina: stavolta sulla pagina è incollata una lettera, con la data 24 luglio 1990, firmata da un certo Chris Adrianos Coronis. -Il padre di Lavinia!- esclama Camus, riconoscendo il nome dell'uomo amato da Meti. La lettera è indirizzata ad un certo Alex (presumibilmente uno degli zii di Lavinia), e il mittente non fa altro che parlare della sua "piccola Lavinia", descrivendone l'aspetto fisico e la difficoltà del parto. Ad un certo punto Chris scrive "Dovresti vedere Lavinia. Essendo nata con mezzo mese d'anticipo è ancora un po' debole e più piccola dei bimbi nati dopo nove mesi, ma le infermiere hanno detto che l'incubatrice non serve e che basta tenerla per qualche ora sotto una lampada. E' tenerissima. Ti mando una foto che ho scattato, così puoi vederla". L'ultima frase è cerchiata in rosso e una freccia la collega ad un commento scritto con la solita calligrafia elegante: "Foto trovata e sequestrata. Nascosta da qualche parte in camera mia. Troppo imbarazzante". Entrambi scoppiamo a ridere immaginandoci Lavinia in versione bebè sotto una lampada.

Alzando mille braccia verso il cielo
Come simbolo di libertà
Del diritto di sognare che ogni uomo ha
Sentendo sulla faccia un vento nuovo
Una nuova possibilità
L'esigenza di cercare una rivincita

Nella pagina seguente è incollata una foto che ritrae la famiglia Coronis al completo: nonni, zii e zie, nipoti, genitori e figli. Lavinia è riconoscibilissima al centro del gruppo, i capelli color rame sempre ricci e lunghi e un sorriso radiosa stampato sul viso. Dimostra circa sedici anni. Camus sfiora l'immagine di Lavinia con la punta del dito, sorridendo intenerito.

Che grida già
Un'altra via ora sarà
L'alternativa sola e unica
Da oggi sia in libertà
ogni centimetro dell'anima

La foto seguente ritrae invece Lavinia insieme a Ruriko: lo sfondo è un prato sulle rive di un lago dalle acque azzurre, il sole luminoso nel cielo senza nuvole, luminoso quanto il sorriso di Lavinia (in questa foto appena quindicenne) che osserva una ragazzina asiatica emergere da una delle due tende piantate sull'erba, con un sorriso timido e appena accennato. Pure Ruriko in questa foto dimostra appena quindici anni, e ha i capelli più lunghi, circa fino alle scapole, con un ciuffo che le ricade sul viso a coprirle l'occhio destro. La didascalia sotto la foto dice "Io e Ruriko (15) in campeggio. Lago di Garda, Agosto 2005".

Liberamente alzandomi
Oggi sia in libertà
Con tutta l'anima

La foto nella pagina seguente è sicuramente la più bella è interessante: la data riportata è il 20 febbraio, e nella foto sono ritratte Ruriko e Lavinia vestite per Carnevale: Ruriko ha il capelli, molto più lunghi, acconciati in uno chignon sopra la testa, trattenuto da due bacchette rosse, indossa un kimono lungo fino ai piedi, rosso e viola, con una cintura larga color caramello che si chiude a fiocco sulla schiena, e tenta di coprirsi in viso imporporato con il ventaglio giapponese, puntualmente rimosso da una allegra Lavinia, vestita da cow-girl con tanto di lazo, pistola e stivali, che sorride radiosa all'obbiettivo, facendo l'occhiolino. "Ruriko, devi essere più disinvolta" dice la rpima didascalia sotto la foto, scritta in inchiostro blu, "E tu meno invadente!" dice invece la seconda didascalia, scritta in inchiostro rosso (ci deve essere sicuramente lo zampino di Ruriko, lei adora il rosso).

-Dopotutto Lavinia e Ruriko non erano molto diverse da noi quando erano piccole, anche se sono cresciute come ragazze normali: Lavy è sempre stata una ragazza solare e un po' invadente, e Ruriko una ragazza timida e sensibile. In pratica una l'esatto opposto di noi- commento, chiudendo l'album e posandolo sul comodino, con grande disappunto di Camus, che sicuramente voleva vedere qualche altra foto. Ma anche perchè...

-Forza Camus, ti aiuto a sistemarti- dico, prendendo le forbici, che fino a questo momento erano rimaste posate sul comodino. Camus rabbrividisce. -Nooo...- mugugna, nascondendosi sotto il lenzuolo e il cuscino. Ridacchio, scostando entrambi e facendolo riemergere, imbronciato -Andiamo Camus, non fare il bambino. E poi ti ricordo che sei stato tu a chiedermelo- lo rimprovero bonariamente, posando per un secondo le forbici sul comodino. Camus sbuffa e incrocia le braccia al petto, lanciando alle forbici uno sguardo di puro odio -Chissà come m'è saltato in mente di prendere quello stupido vasetto... chissà cosa c'era dentro...- si chiede Camus, lanciando una fugace occhiata al barattolino di plastica sul pavimento, che contiene un liquido non identificato, causa di tutto questo casino. Poi si passa una mano sul viso, masticando una serie d'insulti verso i presunti colpevoli.

Soffoco a malapena una risata, riprendendo le forbici e accingendomi a cominciare -Prometto che sarò veloce e indolore...-. Camus sospira -Soprattutto indolore...- mormora, mordicchiandosi il labbro inferiore, calcando con maggior premura l'ultima parola. Okay Camus, messaggio ricevuto.

Lavinia's POV

L’empreinte d’une tête sur un oreiller blanc
Le dandinement des tous premiers pas d’un enfant
Pour le regard qui parlera
Pour une main qui se tendra
Pour l’ami que tu retrouveras…
Pour tout ça et ce qui viendra je chante…
Pour tous les temps je chante…
Pour les enfants je chante…
Pour les amants je chante…

Passeggio al settimo cielo per le stradine del Villaggio Rodorio, (un villaggetto ai piedi del Santuario, all'interno della barriera che lo protegge)
, canticchiando il versetto in francese di una canzone molto famosa in Italia. Finalmente fuori dal Grande Tempio! Beh, non del tutto, consderando che sono ancora dentro la barriera... oh, ma chi se ne frega?! L'importante è che finalmente possa darmi alla pazza gioia dello shopping senza nessun Cavaliere che mi stia attaccato come un gemello siamese! Infatti la clausola se volevo uscire dalla barriera era che almeno un Cavaliere doveva farmi da scorta... non che mi sarebbe dispiaciuto se il Cavaliere in questione fosse stato Camus, ma dato che è malato...

-Lavinia!- mi chiama improvvisamente una voce possente, facendomi ritornare bruscamente coi piedi per terra (giusto in tempo per non sbattere contro un muro bianco, tengo a precisare) e sobbalzare dallo spavento. Mi volto e riconosco in Al il proprietario della voce. -Al, mi hai spaventato!- esclamo, portandomi una mano al petto, dove il cuore ha preso a battere più velocemente. Al si strofina la nuca, sorridendo -Stavi per andare a sbattere contro un muro...- si giustifica. Sorrido, è impossibile arrabbiarsi con una sagoma come Al. Solo allora mi accorgo della ragazza stretta al braccio possente del Cavaliere del Toro. Non è molto alta, ma neanche troppo bassa, penso sia poco sotto il mio metro e settantacinque, ha i capelli castano chiari, lisci e legati a coda di cavallo, ed enormi occhi celesti, allegri ed espressivi. Notando il mio sguardo fisso su di lei, la ragazza molla il braccio di Al e mi viene incontro con un sorriso smagliante -Piacere Lavinia, io sono Europa
(1), la ragazza di Al!- si presenta, senza smettere di sorridere. Ricambio il suo sorriso, alzando una mano per salutarla -Piacere mio- mi limito a dire. Europa sorride nuovamente e ritorna saltellando verso Al, che manco a dirlo è diventato color pomodoro maturo quando Europa ha ammesso di essere la sua ragazza.

-Al, non dirmi che Saori ti ha detto di tenermi d'occhio senza farti notare!- esclamo improvvisamente, più per levare Al dall'imbarazzo che per saperlo veramente (infatti so che non è vero, perchè Al è senza armatura). Al ritorna pian piano del suo colorito abbronzato originale -In verità...- inizia a dire, ma viene interrotto da Europa, che gli afferra nuovamente il braccio muscoloso -In realtà Al mi aveva promesso di portarmi a fare un giro!- esclama, facendomi l'occhiolino e strattonando via un Aldebaran senza parole.

Ridacchio, pensando che Al ed Europa sono proprio una bella coppia, e riprendo il mio pellegrinaggio in cerca di qualche negozietto interessante. Solo dopo due ore, e sottolineo DUE ORE (sono ormai le quattro e mezza) riesco infine a trovare un bazar che mi sconfinferi, pieno di bigiotteria, libri sulla mitologia greca e tutte quelle altre cianfrusaglie che si vendono nei negozietti di souvenir e per cui io vado matta. Passo il seguente quarto d'ora ad esaminare minuziosamente ogni oggettino che attiri la mia attenzione e tutti, e dico TUTTI, i libri che trattano la mitologia greca e l'astronomia. Infine decido di comprarmi un grazioso annellino in oro bianco in filigrana ("Autentica filigrana sarda" afferma la commessa, una simpatica signorina sulla ventina, abbronzata e sorridente, quando glielo porgo per farmi dire il prezzo), e mentre estraggo il portafogli dalla borsetta che porto a tracolla, le mie narici vengono invase da un famigliare profumo di rose. Non parlo però di quell'odoraccio dolciastro che assumono le rose quando vengono essicate (quel genere di odore mi fa venire la nausea), quando dico rose intendo dire proprio rose fresche appena sbocciate. Conosco una sola persone che profuma così...

-Buongiorno nobile Aphrodite!- cinguetta infatti la commessa, arrossendo nonostante l'abbronzatura. Mi volto giusto in tempo per vedere Dite appoggiarsi al banco e rivolgere un sorriso radioso alla ragazza, salutandola con un semplice -Buon pomeriggio Electra-, prima di rivolgersi a me e salutarmi con un più allegro -'Giorno Lavy, passato una bella mattinata?-. A quelle parole l'espressione della commessa, che ho capito chiamarsi Electra, si fa prima stupefatta, poi improvvisamente dura e fredda quando si rivolge di nuovo a me, sbattendo il resto dei soldi sul tavolo con un gesto ben poco fine.

-Strano...- borbotto, uscendo dal negozio, seguita da Dite, mentre mi infilo l'anellino bianco-argentato all'indice destro, allontanando poi la mano per osservarlo meglio. -Cosa è strano?- mi domanda Dite, osservando con occhio critico il gioiello che brilla al mio dito -L'improvviso cambiamento di Electra, la commessa: prima era gentile e sorridente, poi quando mi hai salutata è diventata improvvisamente fredda e distante, come se fosse arrabbiata con me ma non volesse darlo troppo a vederlo- gli rispondo, voltandomi per guardarlo, vedendolo sorridere furbescamente -Probabilmente si sarà sentita gelosa perchè prestavo più attenzione a te che a lei. Electra è una delle tante ragazze che mi vengono dietro- mi spiega Dite -E se non sapesse che tu sei la ragazza di Camus sicuramente avrebbe pensato che noi due stessimo insieme- conclude, facendomi l'occhiolino. Spalanco gli occhi -Come sarebbe a dire? Sa che Camus è il mio ragazzo?- esclamo, sorpresa. Dite si limita ad annuire, senza smettere di sorridere in modo furbo -E non è certo l'unica. I pettegolezzi girano qui al villaggio, soprattutto tra le ragazze. Non hai notato gli sguardi omicidi di alcune ragazze?- mi domanda, indicandomi con un ampio gesto del braccio un gruppetto di ragazze abbigliate con una tunica bianca, che parlottano fitto fitto. Scuoto la testa in segno di diniego e mi fermo vicino alle ragazze, che quando si accorgono che le sto osservando mi rivolgono un'occhiataccia di puro disprezzo e se ne vanno via con aria sdegnosa, riprendendo a borbottare.

Dite ridacchia, probabilmente divertito dall'espressione sorpresa che mi si è stampata in faccia -Camus era uno dei ragazzi più ambiti qui, a pari merito con quel marpione di Milo. Molte ragazze sbavavano dietro di lui. Sicuramente di saranno offese perchè a te è bastato vederlo una volta per averlo ai tuoi piedi, mentre loro hanno fatto di tutto per attirare la sua attenzione, invano- mi spiega, senza smettere di ridacchiare. Impiego circa due minuti buoni a riprendere il controllo della mia faccia e a ristabilire un contatto con la mia materia grigia, poi improvvisamente mi ritorna in mente una frase che Aphro ha detto poco fa: "I pettegolezzi girano qui al villaggio...". Mi lasciò sfuggire un piccolo ringhio e mi volta verso Dite, stringendo gli occhi in maniera minacciosa -Spero caldamente che non sia stato tu a spifferare tutto...- gli dico, la voce ridotta praticamente ad un sibilo basso. -Ehi, io non centro niente!- afferma Dite, alzando le mani davanti a sè in segno di difesa -Non sono stato io a spifferare tutto, nè so come l'abbiano saputo loro. Ma posso dirti che non centro niente!-

Sciolgo la mia espressione rabbiosa in un sorriso rassegnato e mi passo una mano sul volto, borbottando un -Odio i pettegolezzi-. Dite si stiracchia e inizia ad allontanarsi -Meglio che vada, sono quasi le cinque e comincia a fare buoi. Di questo passo non arriverò per cena- dice, salutandomi con la mano. Come le cinque? Estraggo in fretta e furia il cellulare della tasca dei miei jeans a pinocchietto e osservo l'ora sul display per assicurarmi di non essermi sbagliata. -Oh porca paletta, ma è tardissimo!- esclamo, ficcandomi nuovamente il cellulare in tasca e prendendo a correre a perdifiato in direzione del Grande Tempio, attraversando a tutta birra le prime dieci Case, fermandomi davanti all'Undicesima con il fiatone e i muscoli doloranti. Cacchio che corsa che mi sono fatta! Cerco di riprendere il ritmo regolare del mio respiro, mi asciugo il sudore che mi imperla la fronte e il collo e varco la soglia dell'Undicesima. Quasi quasi mi pento di aver deciso di prendermi una giornata di relax dal mio ruolo di infermiera, Camus mi manca da morire adesso, ma è pur vero che non lo vedo da sette ore.

Quando raggiungo la porta della camera di Camus, le prime cose che noto sono che è socchiusa e che dall'interno provengono strani rumori e borbottii vari, come di persone che parlano fitto fitto. Spingo cautamente la porta per vedere cosa succede e la scena che mi si presenta è...


La canzone che fa da sfondo alla visione delle foto è "Mille braccia" di Laura Pausini, mentre la canzone che Lavinia canticchia mentre passeggia per il Villaggio Rodorio è il ritornello di "Je chante" ("Io canto") sempre di Laura Pausini.


Spiegazioni

(1) Europa è la ragazzina che nella saga di Hades Sanctuary offre il fiore ad Aldebaran nel suo flashback. Il suo nome è ispirato a quello della principessa greca che nella mitologia Zeus, sotto le spoglie di un magnifico toro bianco, rapì per farne la regina di Creta, avendo da lei tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedone.

Scrittoio dell'autrice

RITARDOOOOOOOOOOO! Scusate, scusate, SCUSATEEEEEEEEE! *si prostra ai piedi di tutte le lettrici invocando perdono* Che ritardo pazzesco per pubblicare questo chap, ma proprio non riuscivo a concentrarmi sulla scrittura, la Signora Ispirazione mi aveva mandato via a calci in culo e ho dovuto spremermi per benino le meningi per cavarne fuori qualcosa di buono *sorseggia spremuta di meningi fresca con tanto di ghiaccio e ombrellino*. Già so che il chap sarà venuto una schifezza massima!

Vabbè, lascio perdere lo sclero e ringrazio sentitamente tutti quelli che hanno letto "The owl. The lily. The vellum." senza commentare e mando un bacio gigante a Calia che ha messo questo patatrac tra i suoi preferiti, SMACK!

Ora passiamo a rispondere alle recensioni:


miloxcamus: ...e la prima a tagliare il traguardo è la mia Socia! *RedStar12 sventola bandiera a scacchi* Sono arcicontenta che il modo in cui sto manovrando le coppiette ti piaccia, ma per favore non mi morire sulla tastiera, non voglio essere la responsabile della tua morte! Eheh, scherzi a parte, ti mando un grosso bacionissimo, perchè senza di te a quest'ora la fic sarebbe ad un punto morto! Tu continua a recensire!
P.S. Non è vero che il lavoro è tutto mio, almeno metà dei capitoli cazzeggio me li hai suggeriti tu, quindi io continuo a dire che questa è una fic "a due mani, a due menti"! *Redstar testarda Made On*

Snow Fox: non preoccuparti se arrivi in ritardo, sapessi io quante volte ritardo nel recensire una storia che mi piace! Noto che l'idea dei capitoli cazzeggio è piaciuta a molti, sono contentissima! Hai ragioni volpina, ogni tanto anche questi poveri cavalieri hanno il diritto di godersi un po' di pace e tranquillità. Infatti vedere Milo monogamo è strano per chi è abituato a vederlo flirtare con tutte le ragazze nel raggio di dieci chilometri, ma sono contenta che ti piaccia, così come il modo in cui manovro Saori e il "pestaggio" di Seiya. Dio quant'ho goduto nello scriverlo! Muahahahahah!
Continua a recensire e a leggere, volpina, a presto!

Gufo_Tave: lascia stare Hyoga, che è già stato sufficentemente gentile nell'indicare a Lavinia dove si trovava Camus, e lascia Lavinia svolgere il suo ruolo di infermiera. Se facevo guarire Camus così poi dove stava il divertimento, eh?
Sul modo che Ruriko usa per abbattere il ronzino di bronzo hai ragione però, addormentarlo era l'unica cosa da fare, ma gli ho fatto comunque prendere qualche bella botta!
Per quanto riguarda l'errore, i'm sorry, mi ero distratta, ma come puoi vedere l'ho corretto!
Dimmi cosa pensi di questa schif... ehm, capitolo.

roxrox: che entusiasmo roxy, non sapevo ti piacessero le scenette piene di miele. Ecco un'altra buongustaia che adora i capitoli cazzeggio, di questo passo potremmo fondare il club "Amanti del cazzeggio"! Eheh, scherzi a parte, don't worry, vedrò di far recitare a Lavinia il ruolo di infermiera in qualche altro chap, dato che ti piace così tanto! A presto!

whitesary: Uhuh, lo so che hai scritto una valanga di capitoli cazzeggio, li ho letti tutti, dal primo all'ultimo. Sono felicissima che ti piacciano le coppie e i capitolo dove abbondano il miele e la melassa! Non preoccuparti, ne scriverò ancora tanti tantissimi, tu intanto fammi sapere cosa ne pensi di questo!


  
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