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Autore: GirlFromTheNorthCountry    16/04/2016    2 recensioni
Le donne sono le migliori psicanaliste fino a quando non si innamorano.
“Io ti salveró” di Alfred Hitchcock
“Pronto, Alison Stone.”
“Sono Axl Rose, vorrei un appuntamento”. Disse una voce al telefono convinta che quella breve presentazione spiegasse tutto.
“Come prego?”
“Axl, l'amico di Izzy”
“Scusi, ma proprio non capisco cosa stia dicendo”
“Oh cristo! Ieri è venuto Izzy da lei per parlare di un suo amico, ecco quell'amico sono io”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono rapporti che sono destinati a sopravvivere nonostante il destino faccia di tutto per spazzarli via. Si erano ricontrarti per caso, anzi, per puro utilitarismo, ma era bastato poco tempo a far si che il termostato del loro rapporto si stabilizzasse nuovamente ai gradi più alti. Riprendere le vecchie abitudini e crearne di nuove era quanto di più fisiologico potesse esserci tra di loro.     

“Immagina se Axl scoprisse che mi inviti a cena di mercoledì sera”
“E tu non dirglielo” 
“Ma mi spieghi perché non vuoi vederlo in serate come questa?”
“Perché mi agita vedermelo girare per casa. Tu mi metti tranquillità, è come invitare a cena mio fratello”
“Certo, ora ci chiama agitare. Finirete male vuoi due se continuate così, da retta a uno stupido”

Purtroppo erano ancora piccoli quando si erano dovuti dire addio, non avevano potuto condividere a pieno le gioie e i dolori dell'adoloscenza, ad Alison avrebbe fatto comodo avere un amico come lui. Era sempre stato così: schietto e diretto.
Quando Alison si innamorò per la prima volta di un bambino della sua classe, fu a Izzy che lo confessó. Lui le consiglió di farsi baciare e toccare, ma di non farselo ficcare dentro. Ficcare. Neanche aveva capito cosa volesse dire, ma annuí per non sembrare stupida. 

“E poi ti invito a cena perché hai bisogno di mangiare, guardati, sei pelle e ossa!”
“Quella è la droga...”
“Può essere, ma anche questa tua dieta a base di birre e noccioline non mi convince per niente”
“Perché? Ci sono grassi, proteine, carboidrati: é equilibrata”
“Ti sentisse tua madre...”

Alison ricordava alla perfezione quel cucinino lindo e pulito di Lafayette, i colori, l'odore. Era come fosse passato solo un giorno dall'ultima volta che era seduta a quel tavolo a mangiare l'hotdish della signora Isbell. Sopra la cappa del forno c'era una targhetta di latta che recitava: “Chi ama suo marito cucina con lo strutto". Chissà se Izzy avrebbe mai trovato qualcuno che cucinasse per lui, anche senza strutto. E chissà se quella targhetta era ancora lì, nonostante tutto quel tempo, nonostante il divorzio, aspettando anche lei paziente che quel marito tornasse a casa.

“Quindi, mi dicevi, che ti ha chiesto scusa, e poi? Fine della faccenda?”
“Che altro doveva dirmi? No fermo, non ci provare nemmeno! Non è ancora pronto”
“Non lo so -disse Izzy posando la forchetta- qualunque cosa. Sembrava un uomo distrutto domenica. Senti, io non ci capisco niente, non ci voglio entrare nei cazzi vostri, so solo che è una posizione di merda quella dove mi avete messo”
“Dove ti avremo messo, scusa?”
“Nel mezzo!”
“Ti ci sei messo da solo...”
“No! Perché se entrambi mi dite cose ed entrambi mi chiedete di non dire queste cose, siete voi ad avermici messo. Solo che un giorno magari mi stuferò e vi sputtanerò a vicenda, ecco cosa farò”
“Povero caro”
Stronza” 
“Piuttosto, parlando di cose serie, come va il lavoro?”
“Insomma, ai piani alti iniziano a fare pressione, per questo stallo, è quasi sei mesi che non combiniamo niente“
“Diciamo che il 1989 non verrà ricordato come il vostro anno migliore”
“Già, grandi scopate e poche suonate, tu invece?”
“Mmm tralasciando il teenager alle prese con l'omosessualità e con manie suicide, tutto alla grande”
“Giura?”
“Beh, in tre mesi ha minacciato più e più volte di farla finita, non è una situazione semplice”
“Intendevo il fatto che è gay!” 
Alison lo incenerì con lo sguardo.
“Scherzavo dai, pessima battuta lo so, volevo fare l'Axl della situazione!”
“Lo odio quando fa l'omofobo a quel modo! Chissà perché ha quest'odio smisurato...”
“Ha paura glielo picchino nel culo”
“E ti sembra una cosa normale?”
“E Axl ti sembra una persona normale?”
“Mangia che si raffredda”

Mangiarono in silenzio, un silenzio privo di imbarazzo, un silenzio gratificante e condiviso. Il ronzio del frigorifero era l'unico rumore che gli teneva compagnia, fino a quel brusco battito sulla porta, che brutta interruzione! Era Amanda, si era dimenticata le chiavi, entró trafelata e ansimante, aveva gli occhi rossi di pianto.
“È ufficiale -disse- andiamo a convivere e presto ci sposeremo!”

Era arrivato quel momento. Presto avrebbero iniziato a guardare case insieme, a ispezionare agenzie immobiliari, Amanda si sarebbe preoccupata dei colori delle pareti, dell'arredo della camera da letto, di quale modello di lavastoviglie facesse più al caso loro, mentre Duff si sarebbe preoccupato del lato economico.
In giro per il mondo c'era pieno di ragazzi di venticinque anni che si sposavano, eppure Alison e Izzy continuavano a fissarsi a bocca aperta come se quella fosse l'assurdità più grande che avessero mai sentito. Erano felici per loro, eppure non riuscivano a vederla come una cosa plausibile. Dov'era finito lo spirito ribelle del batterista di Seattle? Il ragazzo con quello sguardo pungente ed affilato che riusciva ad incantare ogni sconosciuta gli si parasse davanti? O la ragazza instabile e spregiudicata con cui Alison aveva vissuto per tutti quegli anni? Era improvvisamente cresciuta e diventata consapevole di ciò che voleva dalla vita? Forse tutte quelle cose, le paure e i vizi, erano ancora lì, ma erano stati sommersi dalla voglia di superare tutto insieme, dalla voglia di confermare quella fragile unione con un per sempre. Come se bastasse un per sempre a salvare una relazione.   

“Quanto tempo ho per fargli cambiare idea?”
“Non ci provare nemmeno Stradlin!” Disse Amanda dandogli una pacca sulla spalla.
“Sto scherzando dai! Vieni qui, fatti dare un bacio, sono felicissimo per voi! Se per caso tutti i fratelli e sorelle di McKagan fossero occupati quel giorno sarei felice di fare da testimone!”
“E tu? Che mi dici?”
“Io sto ancora cercando di realizzare...”
“Non vedevi l'ora, di la verità! Finalmente non troverai più tutti i miei capelli ammassati nella spazzola!” Disse sorridendole dolcemente.
“Che scema che sei! Vieni qui piccoletta -disse tirandola per la mano- ho bisogno di un abbraccio”.


 
Fu Duff a fare l'annuncio in pubblico, il venerdì sera successivo.
Slash si alzò in piedi e sbattè con forza una bottiglia di spumante contro il muro: “Grandi cazzo, vi adoro! Qui c'è da festeggiare”. Axl si alzò in piedi a sua volta facendo un discorso molto profondo di auguri e felicitazioni, troppo profondo perché se lo fosse preparato in quei pochi secondi, probabilmente Izzy non era riuscito a tenere la bocca chiusa.
Continuarono a brindare aspettando insieme l'ora del concerto, sentivano intanto il vociare sempre più forte della folla provenire dai piani inferiori.

“Come stai?” Le chiese Axl andandosi a sedere vicino a lei. C'era sempre qualcosa di strano nel modo in cui glielo chiedeva. Non era il come stai di cortesia, frettoloso e privo di significato che domandava la maggior parte delle persone. Sembrava gli importasse veramente della risposta.
“Bene, sono felice per loro, anche se ammetto che la casa ora sarà molto più vuota”
“Puoi avere tutta la compagnia che vuoi...se vuoi!”
“Lo ricorderò! Tu invece?”
“Bene, nella norma, in realtà c'è una cosa che mi assilla...però vabbè, possiamo parlarne lunedì”
“No, dimmi pure, ci mancherebbe”
“Ma è una di quelle cose mie, sai, delle mie stranezze”. 
“Dimmi dai, ci allontaniamo un attimo se vuoi”
Si avvicinarono alla ringhiera del soppalco, Axl si mise davanti a lei cercando il più possibile di restare al nascosto da sguardi indiscreti.
“Questa cosa dei ricordi, no...voglio dire, anche nei sogni, boh, non lo so, io non sono un fottuto psicologo e ho paura di dire stronzate”
“Ehi, tranquillo, se dici quello che pensi o quello che provi non dirai mai stronzate”
“E se dico quello che sogno?”
“Ne dirai ancora meno”
“E che vuol dire sognare una siringa?”
“Ah beh, dipende da un sacco di cose...solo questo non basta! Non vorrai mica un'interpretazione da Cosmopolitan?” 
“Mmm direi di no! Ma quindi dici che dai sogni si può capire qualcosa? Sogni poi, incubi è più appropriato”
“Si può capire molto...”
“Il problema è che finisco sempre per dimenticarli! Non rimane niente, un niente che però mi riempie di angoscia. Se mi sveglio la notte ricordo qualcosa, ma la mattina dopo sparisce tutto”
“Tieni un foglio sul comodino e prova a scriverli appena ti svegli”
“Buona idea, o magari dovrei trovare una psicologa disposta a dormire con me così da poterli raccontare direttamente a lei”
“Anche, avvisami se la trovi”
Axl scoppiò a ridere e la tiró a sè per abbracciarla “Mamma mia che permalosa che sei stasera!”. Gettò un'occhiata sotto di lui e tra la folla vide un viso conosciuto.
“Ehi -le disse- ma quello non è Travor?” 
“Il mio Travor? Dove?”
Axl la fece girare e le indicó un gruppetto di ragazzi vicino al bancone. 
“Cazzo sembra proprio lui”
“Hai capito il ragazzino timido ed ingenuo”
“Ma che ci fa qui? Non è un posto per quattordicenni”
“Magari quelli con lui sono i genitori”
Alison lo guardò storto.
“Scherzavo” disse alzando le mani in segno di resa. “Dai Ally fregatene” disse cingendola per il bacino e facendola girare verso di lui “Di venerdì sera sono io l'unico paziente a cui puoi pensare”
“No, aspetta. Non mi convince questa faccenda, voglio vederci chiaro; vado giù a prendere da bere e controllo che sia tutto ok”
Axl la trattenne stretta ancora per un po' poi decise di mollare la presa.
“Come vuoi, vengo con te?”
“Meglio di no tesoro, tu dai troppo nell'occhio”
Axl le fece l'occhiolino e la guardò allontanarsi da lui, aveva qualcosa di diverso quella sera, era più bella quella sera, o forse, semplicemente aveva realizzato quanto la volesse sua quella sera. No, non avrebbe funzionato dormire con lei, se mai avesse dormito con lei di incubi non ne avrebbe avuti. 
Continuó a seguirla con lo sguardo mentre scendeva le scale e si avvicinava al bancone. Dedusse che Alison avesse ricevuto una sola palpata al sedere, perché fu solo una la volta che la vide girarsi e sbraitare contro il mal capitato di turno. Non perdonava nessuno: il culo era il suo, decideva lei da chi farselo toccare.

Si avvicinò a Travor e, per fortuna fu lui a chiamarla, togliendola da un grande imbarazzo.
“Signorina Stone?”
La ragazza si girò fingendo stupore.
“Travor, ciao, sei qui per il concerto?”
“Non proprio, e lei?”
“Sí, sono qui con alcuni amici”.
I due ragazzi vicino a Travor iniziarono a squadrarla con aria interrogativa. Guardandoli da vicino Alison realizzó che dovessero essere almeno cinque anni più grandi di lui.
“Piacere sono Alison” disse “Un'amica della sorella di Travor”
Il ragazzo la guardò con profonda gratitudine per quella biga a fin di bene, non aveva né confessato di essere la sua psicologa, nè l'aveva sputtanando davanti ai suoi amici con qualche cazziatone. 
“Beh, allora buona serata ragazzi, divertitevi” 
Alison prese il cocktail e si allontanò da loro, nonostante quella situazione non la convincesse minimamente. 

Ci mise un secondo a realizzare che il ragazzo a cui aveva rovesciato addosso tutto il gin tonic fosse Charles.
“Che cazzo! Stai attenta...Alison?”
“Buonasera! Scusami, ma anche tu devi stare più attento a dove metti i piedi”
“Io?!”
“Tieni dai, asciugati” disse porgendogli un pacchetto di fazzoletti.
“Che ci faccio con questi?” Disse togliendosi la giacca e rimandando in camicia. Tra le tante cose che Alison non aveva mai capito di lui era il perché non avesse mai outfit adatti a serate come quella.
“Come stai?” Le chiese tamponandosi con il kleenex la stoffa azzurra.
“Abbastanza bene”
“Visto? Ormai neanche te lo chiedo più perché sparisci da me senza dirmi niente”
“Facciamo progressi” disse accennando un sorriso.
“Però se me lo vuoi dire non mi offendo”
Alison alzò gli occhi al cielo.
“Piuttosto, che ci fai tu da queste parti?”
“Perché? Non ti sembra un posto adatto a me?”
“Beh, il rock non ti è mai piaciuto”
“Sono qua con alcuni colleghi di San Franscisco, morivano dalla voglia di sentire i Guns n' Roses in un locale che gli permettesse di vedere qualcosa di più di cinque puntini lontani”
“Mi sembra un buon motivo”
“E tu?”
“Non è strano che io sia qui”
Lui le sorrise scuotendo la testa.
“Ma è vero quello che si dice in giro?”
“Non so, che si dice in giro?”
“Che Amanda stia uscendo con il bassista dei Guns, cos'è spera che così finalmente qualcuno risolverà i suoi problemi economici?”
“Fanculo Charles”
“Aspetta!" disse trattenendola per un braccio "Scusa, lo sai che da parecchi anni Mandy non la posso soffrire” 
“Se magari la smettessi di vederla come la causa principale della nostra rottura ti passerebbe”
“Lo sai che non ci riesco, dare la colpa a qualcuno mi aiuta”
“Lo so”
“Sei con lei stasera?”
“Più o meno”
“E con chi sei?”
Alison alzò lo sguardo per indicare il soppalco.
“Ah, certo, ora Mandy ti ha dato le chiavi per il paradiso”
“Charles, per favore...”
“No, no, tranquilla, ora è fin troppo chiaro perché sei sparita”
“Lo stai facendo di nuovo!”
“Cosa?”
“Cercare un colpevole! Ma non c'è nessun colpevole e se anche ci fosse quel colpevole sarei certamente io” 
“Non è che io non ci provi a levarti dalla mente...”
“Ti sbagli invece! Non ci provi per niente”
“Certo che ci provo”
“Chi è l'ultima ragazza con cui sei uscito?”
“Cazzo c'entra?”
“Che non ti rendi conto del tuo potenziale”
Lo prese per mano e lo trascinò per la pista.
“Che vuoi fare?”
Alison battè con la mano sulla spalla di una ragazza e questa sí girò stupita.
“Ciao, scusa il disturbo”
“Ally! Per favore...”
“Secondo te com'è questo regazzo?”
La ricciolina ammiccò divertita.
“Direi che è un gran bel ragazzo”
“Grazie!”
Si allontanarono.
“Sei una stronza”
“E tu una noia mortale”
“Cosa c'entra la normalità con la noia?”
“Che ti sta uccidendo questo sogno della normalità! Hai 26 anni puoi ancora concederti di divertirti senza inseguire tutti i giorni la normalità, un lavoro, una relazione seria”
“Quindi cosa vuoi? Che mi metta a fare il cazzone, il drogato? A sbattermene una diversa tutte le sere come i tuoi nuovi amici? Se vuoi un tipo così posso esserlo”
“Charles, tu puoi essere ció che vuoi, ma non devi esserlo per me. Devi fare ciò che ti rende felice non ciò che piace a me”

Quanto gli voleva bene, troppo. Era il fratello che non aveva mai avuto, avrebbe voluto vederlo felice, tante volte si sforzava di essere lei quella felicità, e tante volte pensare di esserla la faceva essere felice a sua volta. Tuttavia sapevano entrambi di non essere più fatti par stare insieme.

Dall'alto del soppalco qualcuno osservava curioso e preoccupato la scena.
“Slash, qui qualcuno ha voglia di rogne” disse Axl indicando Alison nella pista sotto di loro.
“Chi è?”
“Il suo ex”
“E quindi? Stanno solo parlando”
“Si, ma anche con Will l'altra sera stava solo parlando, poi però hai visto com'è finita”
“Vabbè, questo è pazzo come Will?”
“E io come faccio a saperlo? Vorrei solo evitare di non fare niente anche questa volta”
“Che vuoi fare? Mica possiamo scendere ora con tutta quella gente”
“Noi no” disse e si allontanó verso l'uomo della sicurezza per bisbigliargli alcune direttive. Si avvicinò alla balaustra e Axl continuó a dargli ordini. Alla fine l'uomo annuì rassegnato e si allontanò.
“Hasta la vista baby” disse Axl guardando dritto sotto di lui.
“Sei un bastardo” disse Slash scoppiando a ridere.
“Peccato non possa farlo io in persona”
“Che fregatura essere delle star, ci toglie parecchio divertimento”

Videro la guardia di sicurezza invitare gentilmente Charles ad uscire. Alison iniziò a gesticolare infastidita opponendo resistenza.
“Non mi sembra sia molto d'accordo” suggerì Slash
Il rosso continuava ad osservare la scena impassibile.
“Forse non le stava dando noia”
“Ci stai zitto?! Cazzo”

Ora Charles veniva tirato per un braccio verso l'uscita mentre Alison continuava a sbraitare frasi che non riuscivano a sentire. Capendo che non c'era più nulla da fare si girò verso il soppalco indemoniata.
“Ok amico, io ti saluto”.

Alison salì le scale velocissima, la sentirono urlare già da metà rampa.
“Chi cazzo è stato? Eh? Chi ha avuto questa brillante idea?”
Slash indicó Axl senza nessun pudore.
“Axl! Ovvio, avrei dovuto immaginarlo, ma che cazzo ti è saltato in mente di fare?”
“Pensavo ti stesse infastidendo...”
“Pensavi? E scusami tu fai sbattere fuori una persona sulla base delle tue supposizioni?”
“Non volevo si ripetesse la scena di sabato scorso”
“Porca puttana! Sei un deficiente, stavamo solo parlando”
“Si, ma anche sabato scorso...”
“E lascia perdere sabato scorso!”
“Davvero Axl! Non è che puoi recuperare il mancato tempismo di sabato scorso facendo fuori tutti i futuri ragazzi che si avvicinano ad Alison” disse Slash.
Tempismo mi sembra un eufemismo” commentó Izzy. 
“Nessun stava parlando con voi due” disse Alison stizzita.
“Brava, diglielo” disse Axl convinto che automaticamente lei fosse tornata dalla sua parte.
“E tu non fare il furbo!” Disse puntandogli il dito contro. “Basta, stasera non vi sopporto più” prese la borsa e si allontanò spedita fuori dal locale.
“Alison! Torna subito qui!” Urló Axl 
“Quanti ne abbiamo oggi?” Chiese pacatamente Izzy.
Axl si girò verso di lui e lo guardò perplesso “Sedici, perché?”
“Ah, ecco, è mestruata”
“Tu tieni il conto del ciclo di Alison?” Chiese Slash sbalordito.
“Io tengo il conto del ciclo di tutte le donne con cui devo avere a che fare, e vi assicuro che fareste meglio a farlo anche voi!”
“Fanculo! Mestruata o meno io non la sopporto più, mi cura in terapia e mi fa uscire di testa nella vita vera”
“Calmati Axl, ricordati che abbiamo un concerto”
“Lo so cazzo! Ma quella stronza non può fare la comprensiva solo quando le gira a lei, ora che motivo aveva di reagire così? Era una cosa per ridere! Si faccia sbattere a dovere da quel damerino del cazzo, io non la sopporto più! Che cazzo devo fare?”
“Sai almeno cosa vuoi fare?” 
“Andare a spaccare la faccia a quel frocio vale?”
“No. Forza, ora basta stronzate! Recuperiamo Duff e steven, dobbiamo iniziare”


Gli sembrò di non aver mai cantato così male, ma tanto la gente urlava lo stesso. Alison non entrò nel locale e Axl si sentì aumentare l'acido nello stomaco. Era fuori con lui, preferiva stare con quel ritardato anzi che godersi il concerto, e lui ancora che stava ad aspettarla?
If I can't have you right now, I wait dear.....BULLSHIT!” 
Gli uscì dalla bocca senza controllo, col cazzo che ti aspetto! Lo disse sopra pensiero, eppure ebbe un successo pazzesco. Il pubblico lanció un fortissimo urlo di approvazione e i ragazzi non riuscivano più a contenersi dalle risate. Avrebbe dovuto usarla più spesso quella battuta.

Quando il concerto finí, Axl aveva solo una gran voglia di ubriacarsi. Sapeva bene che gli altri non si sarebbero limitati al bere e sapeva bene che anche per lui quella sera sarebbe stato fin troppo facile cedere. Solitudine, ecco cosa gli ci voleva. Rum e solitudine. Si diresse nella stanza di rimessa degli strumenti musicali, un'oasi di pace e tranquillità.
Le sue aspettative di beatitudine vennero interrotte da una scena vista e rivista in posti come quelli: un ragazzo seduto per terre, appoggiato alla porta mezzo svenuto. Roba all'ordine del giorno, peccato che quello era il ragazzetto che incontrava ogni lunedì pomeriggio da Alsion. Poteva girare i tacchi, andarsene, ignorarlo. Poi cambiò idea.
Gli si avvicinò e con lo stivale gli mosse leggermente la gamba.
“Sei sveglio?”
“Sul tetto...”
“Certo, come no. Senti stronzetto sei da solo?”
Non rispose e si girò dall'altra parte del muro. Axl sbuffò domandandosi che diavolo gli fregasse di badare a uno sconosciuto qualunque, eppure gli sembrava disumano lasciarlo lì. 
“Vuoi che ti chiami Alison?”
“...”
“Aspettami qui, ok? Vabbè, come se avessi alternative, arrivo”

No, forse non gliene fregava veramente un cazzo di quel ragazzetto, era solo una scusa come un'altra per andare a vedere che diavolo stesse combinando Alison, tra l'altro una scusa che gli avrebbe permesso di non passere nemmeno per spione.
Raggiunge la sala principale dove aveva lasciato i ragazzi e fu sollevato da trovarla li, senza Charles intorno.
 
“Alison...eccoti”
“Che vuoi ancora?!”
Sapeva che era ancora piuttosto arrabbiata e che non aveva la minima intenzione di perdonarlo, per lo meno (come al solito) fino a lunedì.
“Devi venire con me, è urgente”
“Senti non è aria, ok?”
“Vieni un attimo, c'è una cosa che devi vedere”
“No”
“Alison, per favore, non te lo direi se non fosse importante”
La sembrava piuttosto agitato, ma lei era troppo furiosa per dargli retta. Si girò nuovamente verso Amanda.
“Ok, dolcezza, l'hai voluto tu” disse Axl e stringendola da dietro la sollevò di peso.
“Mettimi giu! Mollami!!”
“Quando sarà il momento ti farò scendere”
Axl si fermò davanti al corridoio che portava agli stanzini.
“Mi prendi per il culo? Fammi scendere!”
Il rosso proseguì ignorandola e quando furono arrivati le fece appoggiare i piedi a terra.
Alison si girò di scatto seguendo il dito di Axl e lo vide.
Era seduto per terra, il volto emacciato e stampato in faccia un sorriso spento. Sorrideva come un bambino che sta male.
“Ma che cazzo...”
“È ubriaco marcio, dice frasi sconnesse”
“Era da solo quando l'hai trovato?”
“Sì, penso cercasse il tetto” disse Axl ridendo.
“Il tetto?”
“Te l'ho detto stava delirando. Che faccio? Chiamo l'ambulanza?”
“Assolutamente no! I suoi lo ucciderebbero se lo vedessero in queste condizioni, avete più cose in comune di quanto immagini. Aiutami ad alzarlo lo portiamo da me”
Axl non rispose, esitò un attimo, non gli sembrava per niente una buona idea, ma nemmeno discutere con Alison la era. Durante il tragitto si fermarono un paio di volte per farlo vomitare.
  
“Quante birre hai bevuto Travy, una o due?” Disse Axl canzonandolo in modo bonario.
“Te le sarai bevuto tu le birre, stronzo” disse biascicando come meglio poteva.
“Piselletto, io alla sua età reggevo molto di più”
“Axl, giuro che se non lo lasci in pace ti faccio scendere qui”
“Comodo avere la spicologa dalla tua parte, eh Travy?” 
“Fottiti pel di carota” 

Arrivarono all'appartamento di Alison e salirono le scale cercando di fare meno rumore possibile, cosa alquanto difficile dato che Travor non la finiva di cantare a ripetizione la stessa strofa di una canzone a loro sconosciuta: “If you wouldn't mind, I would like to leave”. 
Lo misero nel letto di Amanda, con un bacinella vicino.
“Se hai bisogno chiamami, io sono di là”
“Sei forte per essere una strizzacervelli” le disse e si girò dall'altra parte.

Tornó in salotto, Axl si era già accomodato sul divano e le face segno di andargli vicino.
“Me lo regalerai mai un fine settimana tranquillo dolcezza?”
Alison non rispose, si tolse le scarpe e si sedette vicino a lui, gli prese il braccio e se lo portò intorno alle spalle.
"Sta zitto e abbracciami"
Axl la cinse con il braccio e la fece appoggiare al suo petto
"ti ha detto qualcosa?"
“No, ma penso volesse ammazzarsi stasera”
“Che stai dicendo? E' così grave?”  
“Assurdo no? Uno a quattordici anni dovrebbe avere altre cose per la mente”
“Beh, io a quattordici anni non pensavo ad altro, poi però ho deciso di scappare di casa e lasciare morire gli altri in quell'inferno”
“Ma uno dove scappa se abita già nel posto dove tutti scappano?”
“Posso proporre uno scambio interculturale con Lafayette”
 Alison scoppiò a ridere e si sistemò più comodamente vicino a lui.
 
A volte c'è più imbarazzo nel muovere un dito che nel fare sesso davanti a degli sconosciuti. Perché quel semplice gesto potrebbe essere spezzato sul nascere e tutti i sentimenti che si porta dietro potrebbero essere distrutti. Voleva che la baciasse? Tocasse? Voleva fare l'amore o voleva essere scopata? La verità era che lui non sapeva nemmeno se lei lo volesse. Forse lei non sentiva la stessa attrazione che provava lui, forse a lei quella situazione andava bene così com'era. Pensò alla sera precedente quando con la massima tranquillità chiese a quella certa Amber di girarsi e di darle il culo. Normalmente non sapeva cosa fosse la vergogna, eppure li su quel divano, muovere un dito era più difficile di chiede a una sconosciuta di essere inculata. Avrebbe potuto vederla scostarsi diffidente, allontanarlo, respingerlo e quella sarebbe stata la fine, i suoi sentimenti sarebbero stati calpestati alla luce del giorno.
A volte ci si sente più nudi con le mutande addosso. 
   
 
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