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Autore: Enedhil    17/04/2016    1 recensioni
È il primo Marzo dell'anno 3019 della Terza Era della Terra di Mezzo. La notte è scesa su Minas Tirith e il nuovo Re di Gondor, dall'alto delle mura, è in attesa di quell'alba che darà inizio al suo regno. Ma non è solo. Al suo fianco, come sempre, l'amico che l'ha accompagnato fino a quel momento e che, ancora una volta, gli terrà la mano ricordando con lui il loro passato, prima che il nuovo giorno cominci.
[Prima parte della serie "Dall'Oscurità Alla Luce"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Eomer, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'Oscurità Alla Luce'
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~ 6 ~

Legolas raggiunse rapidamente il lungo corridoio che portava alla sala del trono, cercando ancora di trovare una spiegazione al perché Aragorn non l'avesse avvertito che proprio quella sera avrebbe dato inizio al piano per portare l'attenzione dell'Oscuro Signore lontano da Frodo e dall'Anello.

Ehi... orecchie a punta, fermo!”

Era così soprappensiero che si rese conto di aver raggiunto Gimli ed Éomer solo quando il nano lo fermò, afferrandogli un braccio.

Gandalf ha detto di restare qui mentre Aragorn entra là dentro!”

Guardò per un istante l'amico e strinse i denti, posando poi lo sguardo sullo stregone che, a diversi passi di distanza da loro, stava parlando sommessamente proprio con Aragorn davanti alla porta della stanza dove era custodito il Palantír.

Non dovrebbe farlo... è troppo pericoloso,” mormorò, cercando di percepire qualche parola dal loro discorso.

È la nostra unica possibilità,” ribatté Éomer guardandolo “Nessun altro potrebbe tendere una trappola al Nemico se non l'uomo che lui più teme.”

Lo so!” esclamò subito l'elfo voltandosi di scatto verso di lui con un'espressione irritata sul viso. “Sono consapevole che questo è l'unico modo!” fissò il cavaliere di Rohan per un momento ma poi chinò la testa quando si rese conto di aver reagito in maniera aggressiva. “Ti chiedo perdono.”

Éomer lanciò un'occhiata a Gimli e lo vide sospirare, palesemente ansioso quasi quanto Legolas, come se anche il nano fosse a conoscenza di qualcosa che però a lui sfuggiva, così mise una mano sulla spalla dell'elfo e gli fece fare un passo indietro per parlargli.
Perché sei così preoccupato? Cosa deve accadere in quella stanza?”

Legolas lo fissò, indeciso se fosse stato il caso di rispondergli o meno, ma poi mormorò:
Tu conosci il potere dell'Oscurità. Sai quanto può penetrare nello spirito e imprigionare il cuore e la mente di un uomo senza che quasi lui se ne accorga. Un'empia voce che annebbia la ragione.” Vide il suo sguardo disorientato e proseguì. “Tu l'hai visto... tuo zio era schiavo di quell'Oscurità.”

Éomer allora annuì, respirando intensamente e guardando verso la fine del corridoio.
Aragorn sa quello che fa... non l'avrebbe proposto se non fosse stato in grado di contrastarla.”

Questa non è la prima volta che entra in contatto con l'arma del nemico.”

A Edoras,” intervenne allora Gimli che, pur dando le spalle ai due compagni, stava ascoltando la loro conversazione. “Quando il piccolo hobbit ha scorto quell'immagine che ci ha portato qui.”

Legolas annuì, pur continuando a guardare l'uomo davanti a sé.
Quella volta ha solo sfiorato l'Occhio del nemico e il Male l'ha quasi prosciugato, come è successo all'hobbit... ricordi il suo viso?”

Éomer vide con la coda dell'occhio Gimli annuire e aggrottò le sopracciglia.

Ora dovrà guardarlo e aprirgli la mente per rendere credibile il nostro diversivo... e Pipino non era altro che una pedina per l'Oscuro Signore. Aragorn invece...” si fermò con le labbra socchiuse come se non riuscisse a proseguire.

...è il Re,” concluse allora Éomer, respirando profondamente quando anche su di lui calarono tutti i timori che già angosciavano gli altri due compagni.

Ad un tratto videro Gandalf posare una mano sulla spalla di Aragorn per poi fargli cenno di andare.

Legolas non riuscì a controllare le proprie gambe che gli fecero fare alcuni passi in quella direzione, lo sguardo fisso sull'amico lontano... e incrociò i suoi occhi.
Aragorn voltò la testa nella sua direzione prima di aprire la porta e gli accennò un debole sorriso, per poi sparire all'interno della stanza.

Quei momenti interminabili passarono nell'assoluto silenzio da parte dei quattro compagni che aspettavano senza quasi muovere un muscolo, fatta eccezione per l'elfo che all'improvviso spalancò gli occhi, appoggiando una mano alla parete di pietra accanto a sé con un gemito.

È qui...” guardò il pavimento e i suoi occhi si mossero rapidamente “...un'ombra... dolore... e rabbia.” Abbassò le palpebre come se avesse sentito un peso su di sé. “Aragorn...”

Gimli strinse i pugni lungo i fianchi ed Éomer posò una mano sulla schiena dell'elfo come per sostenerlo e gli mormorò
Non dubitare del suo cuore... lo batterà anche questa volta.”

In quel momento la porta si riaprì ed Aragorn uscì lentamente dalla stanza, fermandosi di fronte a Gandalf.
I tre compagni guardarono subito nella loro direzione e videro lo stregone bianco posare una mano sulla fronte dell'uomo per qualche istante ma poi sorridergli e voltarsi per incamminarsi verso di loro.

Andiamo!” esclamò Gandalf raggiungendoli. “Abbiamo armi e uomini da preparare e poco tempo per farlo. Al sorgere del sole marceremo su Mordor.” Guardò Gimli ed Éomer. “A quanto sembra, Sauron non ha dimenticato la spada che l'ha fatto cadere in passato ed ora starà pensando al modo per distruggere ancora una volta il suo possessore.” Spostò gli occhi su Legolas e notò il suo sguardo fisso sull'uomo che era rimasto immobile davanti alla sala del trono, così si chinò verso di lui e gli mormorò: “Ha bisogno di un amico, resta con lui. Il potere del tuo popolo può ancora aiutare gli Uomini... ha bisogno di te.” e con quelle parole proseguì, voltando l'angolo. “Gimli, coraggio! Éomer!”

Il nano non se lo fece ripetere e lo seguì, dando una pacca sul braccio a Legolas prima di allontanarsi ed anche il cavaliere di Rohan fece qualche passo in quella direzione ma poi si voltò, osservando l'elfo che quasi correndo raggiunse l'amico.

Perché?Avresti dovuto dirmelo!”
Non era necessario, Legolas.”
Cos'hai visto?”
Lui ha visto me.”

Riuscì a sentire solo qualche parola ma aggrottò le sopracciglia quando li vide voltarsi per dirigersi dalla parte opposta del corridoio, e si accorse che l'andatura di Aragorn era barcollante.

No, stai mentendo... cosa hai visto?”
Quello che già conoscevo... quello di cui Elrond mi ha già messo a conoscenza.”
Arwen? Ha solo cercato di distruggere le tue certezze... non permetterglielo! Avrei dovuto essere lì dentro con te.”
Così oltre a lei avrebbe colpito anche te... no, tu dovevi essere ovunque tranne che con me!”

Fece qualche passo nella loro direzione chiedendosi come fosse possibile che Legolas non notasse i passi incerti che l'uomo stava facendo... ed infatti dopo pochi attimi vide il futuro re di Gondor fermarsi all'improvviso e accasciarsi a terra, sorretto solo all'ultimo momento dalle mani dell'elfo che gli impedirono un impatto violento col pavimento.

Aragorn!” gridò allora Legolas, tenendolo tra le braccia mentre con la mano gli accarezzava la fronte. “No... torna alla luce! Non cedere!” percepì la pelle fredda del viso contro il palmo e il sudore che lo bagnava e per un attimo sentì il proprio respiro venirgli a mancare, come stretto in una morsa di terrore e impotenza.

Legolas! Che succede?”

La voce di Éomer lo riportò prepotentemente alla realtà e appena vide l'uomo chinarsi di fianco a loro ritrovò all'istante la determinazione e la lucidità.

Dobbiamo portarlo nelle sue stanze. Ha perso le forze. Puoi aiutarmi?”

Il cavaliere di Rohan annuì, dando una mano all'elfo a sollevare Aragorn ma, mentre lo trasportavano insieme, tenendogli le braccia sulle loro spalle, si rese conto che Legolas sarebbe riuscito a portarlo anche da solo visto che tutto il peso dell'uomo era praticamente su di lui.

La porta...” mormorò l'elfo quando arrivano alla stanza e non appena Éomer la aprì, trascinò dentro Aragorn, facendolo adagiare sul grande letto di legno ancora intatto.
Ai piedi del materasso erano ripiegate le coperte di pesante cotone nero e le lenzuola con ricami anch'essi neri e oro, mentre sui cuscini era posata la spada di Aragorn che, prontamente, il cavaliere di Rohan spostò.

Devo chiamare i guaritori? Forse...”

No, so già cosa fare,” lo interruppe Legolas, andando rapidamente verso il camino per mettere dell'altra legna e ravvivare quella fiamma che stava per spegnersi. “Ha solo bisogno di calore e riposo... e ho con me le erbe per un infuso.”

Éomer si chinò sull'altro uomo mettendogli la mano sulla fronte e sospirando.
Non ha febbre ma sta sudando freddo... i suoi vestiti ne sono intrisi e il respiro è debole. Se non avessi visto con i miei occhi l'accaduto, giurerei che sia veleno.”

L'elfo gli lanciò un'occhiata compiendo il più rapidamente possibile quei gesti necessari per mettere dell'acqua a scaldare sul fuoco mentre portava dei panni bianchi sul comodino.
Lo so. È il suo spirito ad essere, come dici tu, avvelenato, ma starà bene!” tornò al letto e con le mani iniziò a sciogliere i lacci che tenevano chiusa la tunica dell'amico. “Dobbiamo togliergli questi abiti bagnati e metterlo al caldo sotto le coperte!”

Sì, d'accordo.” mormorò l'uomo cercando di aiutarlo come riusciva visto che il corpo di Aragorn sembrava essere diventato pesante come una pietra. “Tu lo sapevi... per questo eri così preoccupato prima. Sapevi che sarebbe potuto accadere.”

Legolas gli accennò un debole sorriso mentre gettava a terra gli abiti che aveva sfilato.
Te l'ho detto che conosco molte cose. Questa era una paura che purtroppo s'è rivelata fondata.” Quando anche i pantaloni finirono sul pavimento, afferrò le lenzuola e ricoprì il corpo dell'amico fino al petto, sfiorandogli il viso con le dita prima di allontanarsi per tornare al camino. “Puoi andare ora... andrà tutto bene.”

Éomer si rialzò dal letto e guardò con una certa indecisione verso l'elfo, intento a mettere dell'acqua calda in una bacinella.
Sei davvero sicuro? Ormai il sole è calato e la notte sarà fredda. Forse uno dei guaritori potrebbe aiutarti.”

Che cosa può sapere uno dei tuoi guaritori che io non ho già appreso in tremila anni di pellegrinaggio in lungo e in largo su queste Terre?” lo interruppe bruscamente Legolas voltandosi verso di lui per portare l'acqua accanto al letto.

Hai ragione... io...”

Perdonami,” gli sussurrò allora nel notare la sua espressione dispiaciuta. “So che sei preoccupato quanto me, ma credimi, all'alba sarà di nuovo l'uomo che hai conosciuto e che rispetti.”

Éomer gli sorrise annuendo e fece qualche passo verso la porta.
Ad ogni modo, se avessi bisogno di qualsiasi cosa, sarò in fondo al corridoio e...” aggrottò però le sopracciglia incuriosito quando vide l'elfo sfilarsi rapidamente i bracciali, la tunica verde che indossava e con la stessa lestezza aprire i primi ganci dell'abito azzurro che già gli aveva visto addosso la sera dei festeggiamenti dopo la vittoria al Fosso di Helm. “Beh, sarò lì... devi solo...”

Legolas alzò lo sguardo su di lui, dandogli quell'attenzione che per tutto quel tempo aveva dedicato solo ad Aragorn .
Grazie, lo ricorderò,” sorrise e chinò la testa in segno di saluto. “Fidati di me... lo salverò.”

Restò immobile fino a quando il cavaliere di Rohan si voltò e lasciò la stanza, ma non appena la porta si richiuse, tornò di scatto al letto e si sedette accanto all'amico.
Non mi ascolti mai quando serve,” gli bisbigliò mentre con la mano bagnava uno dei panni bianchi nell'acqua calda. “Ti avrei solo aiutato.” Iniziò a passarglielo sul suo viso e sul collo, scendendo poi sul petto e sulle spalle. “Quante volte te l'ho ripetuto?” spostò di più le coperte per liberare il suo corpo fino al bacino. “Non sei tu a dovermi proteggere.” Bagnò di nuovo il panno e scese con la mano sul ventre, facendogli compiere un movimento lento e circolare. “Sono io a proteggere te,” sorrise debolmente e con l'altra mano gli spostò delle ciocche bagnate dalla fronte. “Sono io quello forte, anche se non lo sembro. Tu sei quello avventato che finisce sempre nei guai... e mi ci trascina.”
Posò di nuovo il panno nella bacinella quando finì, abbassò le palpebre respirando profondamente e, con una mano, si aprì completamente la tunica sul petto.
Ed ora è il momento di tirarti fuori dai guai... ancora una volta.”

Si rialzò in piedi per togliersi tutti gli abiti, lasciandoli a terra come se in quel momento non contassero niente e, per un momento, restò immobile, di fianco al letto dove Aragorn giaceva ancora privo di sensi.
Una pallida figura che si stagliava nella penombra della stanza.
La pelle candida, di una tonalità tanto simile a quella della luna che era appena apparsa nel cielo, su di un corpo completamente glabro dove le fattezza maschili si univano ai tratti delicati di una creatura in grado di nascondere, dietro a quell'apparenza fragile, infiniti anni di forza, coraggio e determinazione.
Anni che potevano essere scorti solo guardando attraverso gli zaffiri preziosi dei suoi occhi che, in quel momento, erano fissi su quell'uomo disteso sotto le coperte. Un semplice uomo per molti, che era però riuscito ad ottenere qualcosa riservato a pochi: il cuore di una fanciulla elfica che per lui aveva scelto una vita Mortale e l'amicizia, la devozione e l'amore di un altro essere eterno pronto a dare la propria luce per vederlo sorridere ancora una volta.

Tirò un profondo respiro per riempire i polmoni d'aria come se non avrebbe più potuto farlo per ore e si sedette nuovamente sul letto, questa volta scivolando sotto le lenzuola.
Si mise sul fianco e con un movimento deciso voltò Aragorn verso di sé, facendo in modo che le braccia dell'uomo circondassero il suo corpo e a sua volta fece scorrere le proprie attorno a lui per riuscire a stringerlo a sé.
Sospirò nel sentire la pelle gelida contro la propria ma con la mano gli spostò delicatamente la testa per fargliela posare contro il proprio petto e avvertì il respiro debole uscire dalle labbra dell'amico.
Quando sarai sveglio,” gli sussurrò, accennando un sorriso, “te la farò pagare cara per questo.”

Per qualche momento restò in silenzio come se cercasse di entrare in contatto con l'uomo non solo fisicamente ma anche attraverso quello spirito che sentiva distante e ottenebrato.
Avrebbe desiderato udire anche solo una parola da parte del compagno perché quel corpo inerte che sentiva contro al proprio, quelle braccia che lo circondavano senza la minima forza e il battito irregolare del suo cuore stretto nell'ombra, gli facevano provare quell'angoscia e frustrazione che già altre volte l'avevano fatto vacillare.

Ma poi chiuse gli occhi e in quel silenzio, turbato solo dallo scoppiettare del fuoco, risuonarono dei sussurri mai uditi da quelle pareti di pietra.
Lasto i ganed allen, caro tôl sen i ant en gwait nîn.
Tan i el onech anim anno anhen.
Tolo ho dan. Pathro e galad nîn i faer în.
(Ascoltate il mio richiamo, fate che il dono del mio popolo arrivi a lui.
Quello che voi mi avete concesso, datelo a lui.
Riportatelo indietro. Riempite il suo spirito della mia luce.)”


Le deboli fiammelle delle candele rimaste accese vibrarono e all'improvviso si spensero, come se un alito di vento le avesse fatte estinguere... e in quella stanza, dove solo il fuoco era rimasto a concedere calore e luminosità, si levò un'altra luce.

La pelle diafana dell'elfo iniziò a risplendere di un bagliore etereo che crebbe, istante dopo istante, fino a far impallidire quelle fiamme che, a confronto, sembravano aver perso ogni efficacia.
Da quel corpo disteso si sprigionò una luce accecante che poteva essere paragonata forse solo al chiarore di una stella, ed un calore devastante in grado di sciogliere anche il ghiaccio del più gelido inverno.

E fu in quel momento, quando il centro di quella stanza iniziò a risplendere come un astro incandescente, che le labbra dell'uomo stretto tra le braccia di quella creatura immortale, si dischiusero contro il suo collo, in un grido silenzioso seguito da un profondo sospiro che giungeva dalle profondità dell'animo.

Quelle mani mortali fino a poco prima abbandonate come senza vita sul materasso, vennero percorse da una nuova forza e di scatto si rialzarono sulla schiena dell'elfo. I palmi premuti contro di essa come per evitare di essere allontanate da quella sorgente di calore, mentre le dita quasi graffiavano la pelle luminosa alla ricerca di ottenere ancora di più.

Legolas sentì quel corpo inerme ritrovare il vigore che aveva sempre posseduto e non fece resistenza quando l'amico cercò ancora più contatto. Si spinse contro di lui e intrecciò le gambe con le sue mentre le labbra di Aragorn pressate contro il suo collo sembravano bere quell'ardente dono di vita che stava ricevendo.

Restarono in quella posizione a lungo, senza che nessuno dei due si accorgesse del tempo o dello spazio attorno a loro.
I cuori iniziarono a battere all'unisono in un'unione di estrema purezza che andava oltre ogni legame fisico, come se quella stella ardente si fosse gettata nel mare impetuoso, permettendo alle sue onde di lambirla e avvolgerla ma senza mai perdere lo splendore che le appartiene.
Una stella di immortale bellezza che concedeva al burrascoso mare di fare l'amore con lei, per fondere la propria luce in quelle acque profonde e insidiose e riportarlo alla limpidezza che doveva possedere.

Allo stesso modo, l'elfo teneva stretto a sé l'uomo mentre sentiva quelle mani, rinnovate da una nuova linfa vitale, percorrere il suo corpo quasi volessero possederlo nella foga di poter continuare ad assaporare quella intensa sensazione di pace e amore che l'avevano pervaso.

Lentamente però sentì quella forza irrequieta placarsi mentre il corpo di Aragorn tornava tranquillo tra le sue braccia come se un piacevole sonno lo avesse colto all'improvviso.
Sorrise e dolcemente gli accarezzò i capelli. Quel bagliore che l'aveva fatto risplendere nella notte si spense, riportando di nuovo la sua pelle al tenue chiarore che sempre possedeva.
In quel momento riaprì gli occhi e si discostò leggermente dall'amico per poterlo guardare... ed allora si sentì debole, estremamente debole, come se quel gesto l'avesse in qualche modo prosciugato.

Passarono alcune ore durante le quali Legolas non smise mai di tenere lo sguardo fisso su di lui quasi temesse che chiudere gli occhi significasse lasciarlo di nuovo tra le mani dell'Oscurità. Poi, finalmente, Aragorn rialzò le palpebre.

Mi stai guardando dormire?” mormorò debolmente, perdendosi poi per un lungo momento nei suoi occhi blu.

Sto vegliando su di te,” gli rispose l'elfo con un filo di voce. “Dovevo sapere che stavi bene... che eri tornato.”

I tuoi occhi sono spenti,” continuò allora l'uomo, spostando lentamente una mano per sfiorargli il viso. “Sei stanco... cos'è accaduto? Ricordo la tenebra e il dolore che pressavano il mio spirito, mi sono sentito debole e il buio mi ha sopraffatto... ma poi...” sospirò e sorrise “...una luce accecante mi ha avvolto. Mi è sembrato di volare circondato da un cielo d'amore e serenità.” Vide anche le labbra dell'amico incurvarsi in un sorriso. “Sentivo quella luce entrare in me e risvegliare la mia anima e il mio cuore. Sentivo...” aggrottò le sopracciglia e passò le dita sulle sue labbra “...sentivo te. Ti sentivo dentro di me... la tua luce mi ha salvato.” Respirò profondamente e sul suo viso comparve un'espressione preoccupata. “Cosa hai fatto, Legolas?”

Non importa. Quello che conta è che sei di nuovo qui,” ribatté l'elfo, cercando di tenere aperti gli occhi, “e che domani sarai pronto per affrontare quella battaglia.”

Io lo sarò... ma non tu, se non recupererai le forze!” esclamò Aragorn, allontanandosi leggermente da lui per liberargli le braccia e permettergli di distendersi. “Hai bisogno di riposare!”

Legolas appoggiò la schiena sul materasso e si passò una mano sulla fronte, incontrando quella dell'amico che dolcemente gli stava accarezzando i capelli.
Ho solo bisogno di... qualche momento... ma tu sei sicuro di stare bene?”

Chiudi quegli occhi per una volta e dormi... ed io starò bene!” gli mormorò l'uomo, sorridendo nel vedere che, dopo solo pochi istanti, le palpebre dell'elfo si abbassarono pesantemente e il suo respiro divenne più lento e costante.

Si rialzò su un gomito per riuscire ad osservarlo in quella situazione in cui raramente era riuscito a scorgerlo. Il più delle volte l'aveva visto riposare per qualche ora con gli occhi aperti, in quella specie di trance in cui cadono gli appartenenti a quel popolo; una sorta di sogno in cui la loro mente si perde per ritrovare le forze sia del corpo che dello spirito. Un'usanza che all'inizio aveva sempre trovato alquanto strana e che aveva appreso solo dopo essere entrato in contatto con gli Elfi di Lórien e del Reame Boscoso perché, per quanto ricordava, i Mezzelfi di Granburrone erano soliti riposare all'apparenza in un modo del tutto simile al suo.

Ma ora, mentre guardava l'amico addormentato accanto a sé, con un braccio steso lungo il fianco e l'altro piegato di lato sul cuscino con quell'espressione serena sul volto, gli sembrò di avere vicino un giovane uomo crollato in un sonno profondo dovuto alla stanchezza di un giorno di fatiche, e non una creatura eterna che lo aveva appena salvato da una forza oscura.
Respirò profondamente e sorrise quando un caldo brivido gli percorse il corpo. Riusciva ancora a sentirla scorrere dentro di sé... la sua luce. Come un infuocato fiume d'oro e d'argento che lo percorreva insieme al suo sangue e faceva vibrare ogni fibra del suo essere, riempendolo di una sensazione di euforia e appagamento.
Non capiva come fosse stato possibile ma Legolas gli aveva trasmesso quel suo dono per aiutarlo ad uscire dal baratro in cui era caduto, qualcosa di unico e infinitamente prezioso che un Mortale poteva solo sognare.

Allungò una mano e delicatamente spostò alcune ciocche dei lunghi capelli biondi che erano rimaste intrecciate alle dita del compagno e nel farlo, sfiorò il palmo della mano aperta adagiata sul cuscino... e la sentì di nuovo. Un altro brivido più potente lo scosse come se l'elfo, nel sonno, stesse riempiendo di nuovo il proprio corpo di quella luce e lui, nel toccarlo, l'avesse potuta percepire ancora ma con minore intensità, rispetto al momento in cui Legolas stesso gliela stava donando volutamente.

E si ritrovò a desiderarla.

A desiderare che l'elfo si svegliasse e lo stringesse nuovamente a sé per poter assaporare quell'unione in modo consapevole questa volta.
A desiderare quel corpo incredibilmente caldo e vellutato contro al proprio, non per saziare la bramosia della carne ma per provare quell'attimo di eterna passione nel quale si era perduto senza esserne totalmente conscio.

Chiuse gli occhi per qualche momento, cercando di riprendere possesso della propria mente per allontanare quella tentazione che lo faceva sentire come un ladro davanti a un prezioso tesoro che, solo una volta, ha tenuto tra le mani e che ora anela più di prima.

Ti sbagli, Legolas,” mormorò tra sé con un sospiro mentre nascondeva il viso contro il cuscino. “Non sai quanto sono debole..”

Voltò di nuovo la testa verso di lui e lo vide respirare intensamente mentre gli angoli delle sue labbra si incurvavano in un debole sorriso.

Vorrei conoscere i tuoi sogni. Un tempo me ne parlavi ma da quando il Male s'è fatto strada su queste Terre, sembra non essercene più il tempo. Lo troveremo di nuovo? Tempo per noi due?”

Restò a fissarlo in silenzio a lungo, cercando di evitare ogni contatto col suo corpo per impedire a quel desiderio di impadronirsi ancora di lui e senza quasi accorgersene si addormentò. Se ne rese conto solo quando spalancò gli occhi per dei colpi alla porta e la stanza stava iniziando ad essere illuminata dai primi raggi di sole.

Legolas!”

D'istinto spostò le coperte e si rialzò, indossando rapidamente i pantaloni e la camicia rimasti ai piedi del letto. Si guardò brevemente attorno, passandosi una mano tra i capelli ma quando udì di nuovo qualcuno bussare si diresse scalzo all'entrata della stanza ed aprì, ritrovandosi di fronte il nipote di Re Theoden.

Éomer!” esclamò stupito, spostandosi poi di qualche passo all'indietro per farlo entrare. “Cos'è successo?”

Aragorn! E dunque stai bene! Sono stato uno sciocco a dubitarne!” disse il cavaliere di Rohan sorridendo e proseguendo all'interno della stanza. “Ti ho visto cadere la scorsa sera e ho aiutato Legolas a...” a quel punto si fermò quando il suo sguardo scorse la figura dell'elfo distesa sotto le lenzuola e i suoi abiti a terra di fianco al letto.

Aragorn notò la sua espressione stupita e si voltò a sua volta. Solo allora si ricordò quello che era accaduto e che non era solo in quella stanza.
Ah... Éomer... non...” deglutì, spostandosi istintivamente davanti all'uomo per distrarlo da quello che aveva davanti agli occhi, sia per attirare la sua attenzione e sia per un senso di protezione per l'amico ancora seminudo e addormentato. “In effetti...” ma si rese conto di non avere parole per spiegare quella situazione abbastanza imbarazzante.

Non mi devi spiegazioni, Aragorn!” mormorò allora Éomer, senza però riuscire a nascondere un sorrisino. “Non sono affari miei quello che accade nelle tue stanze. Legolas ha detto che saresti tornato l'uomo che sei sempre stato... e così è.” Lanciò ancora un'occhiata verso il letto come se non potesse evitarlo e udì subito il richiamo dell'altro uomo.

Dovevi dirmi qualcosa?”

Sì, gli uomini...” si schiarì la voce e riportò l'attenzione su di lui. “Gli uomini stanno iniziando a sellare i cavalli, quando ti senti pronto, nella sala del trono ti aspettano dei cavalieri con la tua armatura. Ora è meglio che vada.” Con quelle parole si voltò, uscendo rapidamente dalla stanza.

Aragorn richiuse la porta e rialzò gli occhi al soffitto sospirando prima di tornare al letto e sedersi per indossare gli stivali, ed allora sentì il materasso muoversi dietro di sé.

È l'alba... ma il sole è tiepido e timoroso come se ancora qualcosa gli impedisse di sorgere. È in attesa del cambiamento... sta aspettando...”

Non hai pensato di avvertirmi che...”

...Éomer era a conoscenza del mio stato di ieri sera...

Non riuscì a terminare la frase. Aveva interrotto le parole di Legolas ancora scosso dal momento imbarazzante di poco prima, ma non appena aveva voltato la testa verso di lui, tutto quel nervosismo e quella gelosia che ancora una volta aveva provato nei confronti del cavaliere di Rohan per i suoi sguardi indiscreti, erano svaniti.

L'elfo lo stava fissando con un'espressione ancora dolcemente insonnolita con le palpebre semi abbassate su quegli occhi blu che ora poteva veder risplendere di una nuova luce, e a quella visione tutto gli era sembrato futile e assurdo rispetto a quello che era accaduto quella notte.

Non è importante,” mugugnò allora, finendo di sistemare gli stivali. “Devo andare a controllare gli uomini e poi nella sala del trono. Quando tutto sarà pronto, partiremo.”

Legolas si mise seduto, muovendo le spalle come per stiracchiarsi e accennò un sorriso.
Non temere per i pensieri di Éomer... il suo cuore è nobile.”

Aragorn fece qualche passo per raggiungere l'anfora con l'acqua e versarne un po' nella tinozza per lavarsi il viso.
Non conosco il suo cuore, ma non importa se crede che tu sia il mio amante.”

Oh... a dire il vero potrebbe credere che tu sia il mio,” sussurrò l'elfo divertito mentre scivolava fuori dalle lenzuola per indossare i propri abiti. “Per il mio popolo non è inconsueto avere donne e uomini come amanti per appagare i desideri fisici, ma non sono a conoscenza di qualcuno di noi diventato semplice amante di un Mortale.”

Ma... non è la stessa cosa?” ribatté l'uomo, voltandosi verso di lui con le sopracciglia aggrottate dopo essersi asciugato il viso. “Non è chi è amante di chi ma... l'esserlo.” Incrociò il suo sguardo incuriosito e scosse la testa. “Lascia perdere. Credo sia più importante pensare alla battaglia che stiamo per affrontare, ora.”

Sì, sicuramente.”

Possiamo essere amanti dopo,” andò vicino al letto per prendere la spada e solo quando rialzò la testa e incrociò i suoi occhi si rese conto di ciò che aveva detto. “Per Éomer... voglio dire...” vide l'elfo ridere debolmente e sospirò. “Intendevo... quando sarà terminata la battaglia, se ne usciremo vivi, potremo pensare a cosa dirgli riguardo questa cosa degli amanti.”

Heniannen, Estel, (Avevo compreso, Estel)” gli sussurrò Legolas, sorridendogli mentre finiva di allacciare la tunica azzurra. “Si bado, hyn le darthar. (Ora va, ti stanno aspettando)”

Aragorn rimase qualche istante a fissarlo come se sentisse il bisogno di dire e fare qualcosa, ma poi chinò la testa leggermente con un debole sorriso, per poi dirigersi alla porta e uscire dalla stanza.
Legolas terminò di indossare gli abiti che aveva lasciato sul pavimento la sera precedente poi andò a recuperare anche le proprie armi per essere pronto alla partenza.

Uscì all'esterno per sellare Arod e tranquillizzarlo ma, nel tragitto di ritorno, vide in lontananza il maresciallo del Mark intento a parlare coi propri uomini. Sorrise tra sé nel ripensare a quello che era successo perché, non per sua scelta, quell'uomo ultimamente si trovava sempre nelle discussioni tra lui ed Aragorn.
Alzò lo sguardo verso il cielo e respirò intensamente l'aria del mattino. Era il momento di rientrare a palazzo.

Aragorn era immobile a pochi passi dal trono mentre tre cavalieri attorno a lui, erano intenti a stringere le parti dell'armatura attorno al suo corpo. Lo sguardo era fisso davanti a sé e sul suo viso si poteva scorgere l'impazienza e il disagio per dover restare in quella situazione piena di convenevoli che trovava inutile e seccante. Ma sapeva che per quegli uomini era un onore e un dovere vestire il loro futuro sovrano prima di una battaglia, così non li interruppe e solo quando terminarono inclinò la testa con un sorriso per ringraziarli e congedarli.

Ed ora che si ritrovava di nuovo solo, davanti a quel trono che aveva sempre visto come una prigione, sentì di nuovo il cuore cadere in quella fitta rete di dubbi e timori.
Un forte impulso di scappare lo pervase e fece un passo indietro, ma una voce all'improvviso spazzò via quei pensieri, come un forte vento d'estate porta via con sé le nubi che cercano di oscurare il cielo di un limpido pomeriggio.

Li guardavi come se stessero per attentare alla tua vita! Loro erano nervosi quanto te.”

Si voltò e sorrise lievemente nel vedere Legolas avvicinarsi a lui con la solita tranquillità e sicurezza che lo contraddistingueva.
Ti sei già preparato alla partenza?” sospirò scuotendo la testa. “Io devo ancora andare a sellare Brego e a cercare Gandalf.”

Il tuo cavallo è già pronto nelle stalle e Gandalf sta incoraggiando gli uomini. Gli hobbit e Gimli in attesa del tuo arrivo,” rispose l'elfo avvicinandosi lentamente a lui con gli occhi fissi nei suoi “Ed io non ho bisogno di tre uomini che mi mettano i vestiti addosso!”

Aragorn annuì e rise debolmente indicandosi.
Per la verità nemmeno io, o almeno non ho mai creduto di averne bisogno! Lo trovo alquanto ridicolo.”

Legolas lo raggiunse e socchiuse le labbra per ribattere ma abbassò di scatto lo sguardo a terra come se qualcosa avesse attirato improvvisamente la sua attenzione e aggrottò le sopracciglia.
I frammenti della Stella del Vespro sono sparsi sul pavimento,” bisbigliò. “Non me ne hai parlato.”

È scivolata dal mio collo mentre guardavo nel Palantír la scorsa notte,” mormorò l'uomo respirando profondamente. “Forse è un segno della volontà di Sauron per provocare il mio cuore e spingermi a desistere.”

Era solo un gioiello,” replicò subito l'elfo, rialzando gli occhi nei suoi. “Non è legato realmente alla vita di Arwen, anche se la sua luce si stava esaurendo, lei è forte e sta attendendo la tua vittoria! L'Oscuro è stato colto alla sprovvista e ha tentato di intimorirti in questo modo ma è lui a temerti, Aragorn. Ora sa cosa sei diventato.”

E cosa sono diventato?” mormorò Aragorn, stringendo le labbra e continuando a fissare l'amico.

Legolas gli sorrise dolcemente e, alzando una mano, percorse con le dita l'effige dell'Albero Bianco di Minas Tirith intarsiata sul suo petto.
Sei il Signore dell'Albero Bianco, adesso!” esclamò con tono risoluto. “E tu non desisterai!”

Aragorn chiuse per qualche istante gli occhi come se avesse sentito quel tocco e quelle parole penetrargli il pesante strato di pelle dell'armatura e raggiungergli il cuore, infondendogli per l'ennesima volta la fiducia e la speranza delle quali aveva estremamente bisogno.
Non ti ho mai ringraziato abbastanza per quello che hai fatto per me,” gli mormorò, alzando una mano per metterla sulla sua spalla. “Non ho mai trovato le parole o... il momento adatto.”

Sai bene che non devi farlo e che non ce n'è alcun bisogno!”

No, ascolta!” respirò intensamente, guardandolo negli occhi. “Io non so cosa accadrà là fuori quest'oggi perché... nonostante il nostro coraggio e le nostre intenzioni, noi non potremo ottenere la vittoria solo con le armi, e se la possibilità che cercheremo di dare a Frodo non sarà...”

L'elfo scosse debolmente la testa per interromperlo e gli mise a sua volta la mano sulla spalla.
Stai parlando di niente, Aragorn! Nessuno di noi è a conoscenza di ciò che avverrà, ma non voglio ascoltare la tua voce che si confida con me come se non dovessimo più fare ritorno.” Sentì il palmo dell'amico salire lungo il collo e istintivamente fece un passo verso di lui. “Avrai il tempo di parlarmi quando tutto questo sarà finito. Ora voglio solo che...” chinò di lato la testa e avvicinò il viso al suo per sussurrargli “...voglio che tu faccia attenzione, perché durante la battaglia farò il possibile ma forse non riuscirò a restarti sempre accanto e quindi devi promettermi...”

Legolas...”

...devi promettermi che farai attenzione! Ora!”

Aragorn sorrise debolmente e annuì, accarezzandogli la nuca con le dita.
Te lo prometto! Ma tu...” spostò a sua volta la testa sul suo stesso lato per appoggiare la fronte alla sua “...tu devi promettermi la stessa cosa! Perché altrimenti non...”

Non ce n'è bisogno,” gli sussurrò l'elfo sorridendogli. “Sarò lì per vegliare su di te... e se tu non finirai nei guai, non ci finirò nemmeno io!” gli prese il volto tra le mani, facendogli rialzare la testa. “Estelio alle manen estelion alle. (Credi in te stesso come io credo in te.)” e chiudendo gli occhi gli posò un bacio sulla fronte. Quando fece per allontanarsi sentì la mano dell'amico dietro al collo che lo tratteneva ed incrociò di nuovo il suo sguardo. Una insicura richiesta silenziosa velava quegli occhi azzurri e non riuscì a fare a meno di sorridergli, prima di chinarsi ancora una volta verso di lui, questa volta per sfiorare le sue labbra con le proprie in un lieve bacio, tanto dolce e puro quanto il precedente.

Ed Aragorn la percepì di nuovo scorrere dentro di sé, con la stessa intensità ma anche velocità con cui un fulmine rischiara il cielo notturno, e tremò leggermente, sospirando contro le labbra del compagno che s'erano appena allontanate.
Riesco ancora a sentirla... quando mi tocchi... la tua luce.”

Legolas annuì con un tenero sorriso, prima di fare un passo indietro.
Continuerà ad essere così per lungo tempo, temo. Per la verità non avevo idea di quanto effetto potesse avere su un Dúnedan.”

No, non era un rimprovero! Desidero sentirla... non immagini che forza riesce a darmi!”

Allora è un bell'effetto,” mormorò l'elfo, fissandolo intensamente. “Ora è meglio che torni dagli altri, ti aspetterò alle porte della città!” e con quelle parole fece per voltarsi, ma il richiamo dell'amico lo fermò.

Legolas! Potresti... allentarmi i lacci della cotta di maglia in vita? Altrimenti credo che cadrò da cavallo senza fiato prima di raggiungere il Cancello Nero di Mordor!”

Le risate dei due compagni echeggiarono nel grande salone del trono di Minas Tirith.

 
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“Ho solo agito come il mio cuore mi suggeriva di fare,” disse Legolas, continuando a sorridere mentre lasciava la mano dell'amico per spostarsi di lato e guardare in lontananza oltre le montagne. “E sai quando ho compreso di aver agito nella maniera corretta?”

Aragorn lo seguì con lo sguardo, restando però in silenzio come se sapesse che a quella domanda non necessitava una risposta, ed infatti poco dopo l'elfo proseguì.

“Quando ti ho visto a cavallo, di fronte a centinaia di uomini, cavalieri di Rohan e di Gondor che attendevano un tuo solo segnale per andare a combattere in quella battaglia senza speranza... e tu gliel'hai data.” Respirò profondamente e i suoi lunghi capelli vennero sospinti all'indietro nel vento. “Con le tue parole hai ridato loro il coraggio e la forza di proseguire, nonostante lo spietato servo dell'Oscuro Signore avesse illuso le nostre menti con false vicende mai accadute. Hai trovato la tua strada attraverso quelle inique menzogne e ci hai portato alla vittoria!”

“Anche tu sapevi che non erano altro che menzogne,” mormorò l'uomo, accennandogli poi un sorriso quando il compagno si voltò verso di lui, scuotendo lievemente la testa. “Stai mentendo , lo sapevi!”

“Ho dubitato... come tutti gli altri, ma tu no! Tu sei rimasto saldo e non hai indietreggiato al cospetto di quell'essere mandato per confonderci! Sei stato tu a spingerci ancora una volta a lottare.” A quel punto Legolas alzò leggermente la voce per sottolineare quelle parole con enfasi. “Per tutto quello che riteniamo caro in questa bella Terra, quel giorno abbiamo combattuto,” abbassò le palpebre sorridendo, “e allora ho visto coi miei occhi la luce della gloria degli Uomini che hanno regnato in passato risplendere attorno a te. Quando hai alzato al cielo la tua spada, quella maestosa potenza ha illuminato i nostri cuori e grazie a te abbiamo ritrovato la nostra via. Lo splendore di un uomo in grado di sconfiggere le tenebre e ridare speranza al proprio popolo.” Riaprì gli occhi e guardò l'amico al proprio fianco. “Tu sei quell'uomo, Aragorn... e il mio spirito ha gioito nel vederti stringere tra le mani per la prima volta quel Destino, plasmarlo e renderlo tuo con gesti e parole come mai avevi fatto!” appoggiò una mano sul ginocchio della gamba che l'uomo teneva ancora piegata sul parapetto e lo strinse. “Il mio cuore era pieno d'orgoglio e di onore per poter essere al tuo fianco in quel momento e assistere alla tua ascesa verso ciò che sei ora.” Abbassò la voce e sussurrò dolcemente: “Posso ancora vedere davanti ai miei occhi quella tua rifulgente luce mentre la tua voce echeggia con gloriosa forza nelle mie orecchie. Sei stato Re del tuo popolo da quel giorno!”

Aragorn restò in silenzio ad osservarlo per un lungo momento come se dovesse elaborare nell'anima e nella mente il suo discorso, ma poi posò delicatamente la mano su quella del compagno ancora ferma sul suo ginocchio.
“Ti sbagli su una cosa, Legolas,” ribatté con un sorriso. “Non era la mia luce quella che risplendeva davanti a quegli uomini uniti in battaglia... era la tua!” lo vide abbassare lo sguardo come insicuro e subito gli portò la mano sotto al mento per fargli rialzare la testa. “Era la tua, credimi. La sentivo abbagliante e ardente, scorrere nel mio sangue e spazzare via ogni dubbio! Se non ho vacillato... è grazie a te e a quello che mi hai donato!”

L'elfo sostenne allora il suo sguardo e strinse le labbra per poi sussurrare:
“Ónen i galad nîn, dan onech i estel na i 'waith lîn. (Ti ho solo dato la mia luce, ma tu hai dato la speranza al tuo popolo)”

Aragorn aggrottò le sopracciglia e gli posò subito la mano sulla guancia mentre con l'altra afferrava la sua tunica per tirarlo di nuovo davanti a sé.
“Ónen i estel Edain, ú-chebin estel anim. (Ho dato la speranza agli Uomini, non ne ho conservata per me stesso)” sospirò le parole che la sua stessa madre aveva pronunciato, fissandolo intensamente, prima di trascinarlo tra le proprie braccia per stringerlo con forza e bisbigliargli all'orecchio: “Dan nach i estel nîn... athra i noe baint i dúath. (Ma sei tu la mia speranza... durante le notti più buie)”

Legolas posò le mani sulla sua schiena, accarezzandogliela lentamente e sentì il proprio cuore battere con forza nella consapevolezza che quelle parole erano ricambiate, perché quell'uomo che lo stava abbracciando non era solo la speranza per il popolo Mortale, ma era stata e continuava ad essere anche la sua.
“Non parliamo più di Oscurità, Estel. Quei giorni funesti sono ormai alle nostre spalle! Guardiamo oltre quelle memorie passate e ricordiamo la gioia della vittoria.”

 
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