Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: M a r t    17/04/2016    0 recensioni
Namjoon si ritrova a dover tenere d'occhio parecchi legami, senza preoccuparsi dei suoi che vanno a scontrarsi.
Jimin e Jungkook cercano di trovarne uno che vada bene per loro.
Taehyung se ne ritrova troppi fra le mani e non riesce a gestirli.
***
{Ispirato ad I NEED U} {slash/het} {jikook} {altre pairings}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 




 
 
È davvero difficile che Namjoon gli dia corda. La loro amicizia non è mai stata fatta di abbracci o conforto ma più un vivere insieme e divisi allo stesso tempo.
Namjoon è troppo indipendente e razionale per lasciarsi trasportare da Yoongi e il suo spirito sempre in cerca di quel guaio nascosto dietro l'angolo. Ci sono volte, però, in cui Namjoon accetta di farsi tirare da una punta di dolce follia che lo prende nei momenti di vera noia e ha bisogno del fuoco dell'amico per smettere di pensare.
Pensare alla vita, all'universo, a ciò che c'è di ignoto, alla morte...
Molte volte Namjoon è anche pessimista e immagina cose orribili che non vuole, non può, condividere con nessuno. Poi arriva Yoongi, gli si avvicina lentamente e lo lascia sfogare, lascia che si possa aprire e faccia straripare quel fiume di possibilità e concetti astratti e complessi che occupano la mente dell'amico. Yoongi è sempre stato silenzioso e curioso, geloso di quei pensieri così intimi che Namjoon voleva proteggere ad ogni costo, ed ama potersi sentire essenziale per qualcuno, quindi continua ad ascoltare e a distrarre a modo suo l'attenzione del ragazzo su qualcosa di più semplice e meno inquietante.
 
Comunque, Namjoon non si lascia trasportare più di tanto, perché conosce le conseguenze che le azioni di Yoongi portano, ma questa volta gli era sembrata una richiesta innocente e allora, perché no?
Così i due si ritrovano seduti su una panchina in un parco davvero mal ridotto - ci sono bottigliette d'acqua, lattine di birra e carte delle patatine sul prato decisamente poco curato, i giochi per i bambini sono o completamente inutilizzabili perché rotti o pieni di graffiti e disegni osceni. Yoongi ha come suo solito un accendino fra le mani e tra le labbra gli penzola una sigaretta appena accesa, per terra ci sono i rimasugli delle precedenti. Le accende, si gode lo spettacolo del fuoco che brucia la carta e la nicotina, fuma due secondi e poi le butta, già stanco. Ha già finito un pacchetto e Namjoon, alla sua destra, gliene passa un altro senza distogliere lo sguardo dal suo libro.
 
- Queste sigarette fanno cagare! - Yoongi butta l'ultima e si affretta a prenderne un'altra, stavolta l'accende e decide di fumarla un po' di più, per osservare meglio.
 
- Non fumare allora.
 
- Le sigarette sono l'unica cosa alla quale mi permettono di  dare fuoco - sbuffa, poi guarda con la coda dell'occhio il libro dell'amico e trattiene un sorriso - a meno che...
 
- Scordatelo - e sul volto di Yoongi si forma un leggero broncio - mi piace questo libro, quindi vedi di stare alla larga.
 
- Sei proprio uno stronzo.
 
- Apprezzo le tue dolci parole, amore mio.
 
- Voglio darti un calcio nelle palle - Yoongi è serio, ma Namjoon sorride sinceramente divertito - e poi brucerò quello stupido libro.
 
- Fai come meglio credi, ma prima fammi finire questo capitolo. È interessante.
 
Yoongi corruga la fronte, sbuffa e si trattiene dallo scalciare. Butta la sigaretta per terra vicino alle altre e prende al volo quella che Namjoon gli offre, accendendola stizzito. 
Sarà la quinta volta che l'amico legge quel libro e Yoongi lo sa e la cosa lo fa ribollire dentro. Ha un disperato bisogno di bruciare qualcosa, qualsiasi cosa. Vuole ammirare la potenza del fuoco, mentre divora tutto ciò che si presenta sul suo cammino, bruciandolo con il suo pericoloso calore e tramutandolo in fredda cenere. Le sigarette non gli bastano, non gli servono a nulla, vuole qualcosa di più grosso. Tipo un palazzo.
Estremamente alto, spazioso. Magari come uno di quei grattacieli comuni come formiche in America. Pieno di prodotti infiammabili e privo di allarmi anti incendio che fanno scattare quegli aggeggi malefici appesi al soffitto dai quali esce l'acqua alla più piccola traccia di furmo. Con tanti divanetti e carta da parati, di quella buona, costosa. E forse anche con qualche persona che odia particolarmente all'interno e-
 
- Se ci pensi troppo non serviranno a niente gli anni di terapia - Namjoon lo risveglia dal suo sogno ad occhi aperti e Yoongi vorrebbe davvero dargli un calcio nelle palle proprio in quel momento.
 
 
 
✄✄✄
 
 
 
Memorizzare le cose gli è davvero molto facile, dimenticarle invece, un po' meno.
Kim Seokjin si trova immobile nel bel mezzo della sua cucina dalle pareti verde chiaro e l'odore di torta alle mele - Mina è uscita di casa con questa qualche minuti fa per portarla a suo padre, il quale aveva insistito tanto per averla, goloso come un bambino nonostante la sua età; eppure il suo dolce profumo arieggiava ancora nella stanza, entrando prepotentemente nelle narici del giovane uomo.
Seokjin ha la fronte corrugata e le labbra piene leggermente imbronciate. É un poco pensieroso, perché è avanzato un po' di impasto e volendo potrebbe farci dei biscotti, ma non riesce davvero a scegliere tra le moltitudini di ricette che gli girano in testa. 
 
Memorizzare le cose gli è davvero molto facile, sopratutto se si parla di cucina. Fin da piccolo si era sempre offerto di aiutare sua nonna nella preparazione di qualsiasi tipo di cibo, imparando così piccole cose e ottenendo sempre più grandi e squisiti risultati, accompagnato dal calore amorevole di una parente a lui realmente cara. Sua nonna era una donna incredibilmente dolce e disponibile, rispondeva ad ogni sua singola domanda, dal tipo di cottura per cuocere i macarons al perché le rose sono rosse e, appunto, non rosa. Aveva degli occhi scuri e vivaci, adorava raccontargli delle favole prima di andare a dormire e Seokjin amava ascoltarle.
La signora è venuta a mancare da qualche anno ormai, ma il giovane uomo ancora fa fatica a non commuoversi ad un piacevole ricordo d'infanzia. 
 
Batte l'indice sul mento e poi guarda l'orologio. È quasi ora di pranzo e sicuramente Mina starà già tornando a casa con il sorriso sulle labbra e una mano ad accarezzare il ventre tondo e sporgente. A volte Seokjin si meraviglia di quanto sia cresciuta in così pochi mesi e rimane sempre felicemente sorpreso nel sentire il piccolo essere scalciare all'interno della pancia quando Mina gli permette di toccarla.
Sicuramente sarebbe meglio cominciare a preparare il pranzo e dimenticare l'opzione biscotti per quel dì, eppure Seokjin è ancora indeciso sul da farsi.
Poi squilla il telefono e si affretta a rispondere per non deconcentrarsi troppo a lungo - e perché se fosse Mina e si evitasse di rispondere la vedrebbe tornare a casa con un leggero broncio preoccupato e non un caldo sorriso.
 
- Mina, decisione importante: biscotti o no? È rimasto dell'impasto e potrei farli con le gocce di ciocco—
 
- Non sono Mina, hyung, ma se non li vuole lei i biscotti dalli a me, grazie - è la voce di Namjoon quella che proviene dalla cornetta del telefono e Seokjin sospira sconsolato e si crogiola nuovamente nell'indecisione più assoluta.
 
- Namjoon-ah, che vuoi? 
 
- Dovresti essere più carino con me, hyung, non sono mica Yoongi - si sente un offeso Yah! dall'altro capo del telefono e una piccola risatina da parte di Namjoon - Comunque volevo chiederti un favore—
 
- C'è Yoongi lì con te, vero?
 
- Sì, credo tu l'abbia sentito.
 
- Allora no, nessun favore - è pronto a riattaccare e tornare alle sue decisioni importanti, quando Namjoon lo prega di rimanere in linea e improvvisamente la sua voce muta in una decisamente meno bassa e dalle parole più sfacciate.
 
- Oh andiamo candy man, il favore non è per me ma per gli altri ragazzi dell'incontro. Stai per diventare papà, mostra un po' di carità e bontà d'animo, e che cazzo!
 
Seokjin sospira e si massaggia l'attaccatura del naso con due dita. Yoongi riesce sempre a rigirare le carte a suo favore, a fargli cambiare idea, e gli viene voglia di disperarsi un po' perché già sa che non potrà mai averla vinta contro di lui.
Inoltre, finire dalla parte del torto non gli è mai andato a genio e non comincerà a farsi piacere questa cosa proprio adesso, non dopo tutti gli anni passati a sopportare Yoongi pur di non rinunciare a uno dei suoi migliori amici.
Lui e Namjoon erano un po' come due fratelli, ma poi era arrivato quel soggetto un po' strambo ed eccentrico che aveva incantato il suo amico e lentamente cercava di portarglielo via. O magari Yoongi c'era sempre stato, ma lui si era preoccupato troppo tardi della sua presenza e ancora oggi deve subirne le conseguenze, ritrovandosi a condividere un ignaro Namjoon con un coglione di piromane.
Fatto sta che una volta Seokjin gli aveva anche rifilato un pugno scaricando così un po' dell'antipatia che provava nei suoi confronti e che, ricordando quell'episodio, si sentiva sempre un po' meglio.
 
- D'accordo allora. Che vi serve? - mormora in tono più che accondiscendente e lancia un'occhiata amara all'orologio che lo informa senza troppi riguardi che il tempo per cucinare qualche biscotto è andato per sempre perduto e che deve anche sbrigarsi a preparare il pranzo.
Intanto Namjoon è riuscito a riprendere possesso del suo cellulare e Seokjin, accorgendosene, è decisamente più contento.
 
- Ti andrebbe di farci da autista tra qualche settimana?
 
 
 
 
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Le sue scarpe rosse sono letteralmente distrutte. Rovinate, sporche, con qualche buco malamente rintoppato che gli ha causato punture fastidiose sulle dita a forza di ago e filo.
Taehyung le guarda e struscia la suola di una di esse sul piccolo tappetino di fronte alla porta della casa di Hoseok. Dall'aspetto il tappetino sembrerebbe nuovo, appena comprato, avendo la grande scritta "BENVENUTI" in rosso sgargiante ancora pulita. 
Gli viene in mente la madre del ragazzo, col suo volto stanco e segnato dai primi segni della vecchiaia, sempre con un largo e luminoso sorriso sulle labbra nonostante i pensieri negativi che avvolgono la sua vita e i capelli spenti e gli occhi chiari. L'odore dei biscotti che aveva preparato qualche giorno fa, quando era venuto a fare visita, era ancora vivo nella sua memoria e gli faceva accartocciare lo stomaco dalla fame.
Taehyung sente il rumore di tacchi che picchiano sul parquet avvicinarsi alla porta e distoglie completamente l'attenzione dalla sue scarpe rosse.
 
Hoseok l'aveva chiamato quella mattina con una voce squillante e la gioia che fuoriusciva da ogni singola parola. Taehyung non può saperlo, ma riesce ad immaginare il giovane stringere la cornetta del telefono con mani tremanti, un sorriso euforico sulle labbra e gli occhi luccicanti dopo tanto tempo. Che fosse così di buon umore, non accadeva da mesi.
Allora Taehyung si era affrettato a raggiungere casa sua in tempo, sperando anche di essere in anticipo per poter godere della più inusuale forma di compagnia di Hoseok, pregando che non fosse troppo tardi.
Quando la signora Jung gli apre la porta sente anche il suo di cuore martellarle nel petto, euforico. Si scambiano un piccolo sorriso e Taehyung viene guidato verso le scale che portano alla camera di Hoseok.
La signora bussa cautamente e gli fa cenno di aspettare un attimo fuori in corridoio. Entra nella stanza e sussurra il nome del figlio con la sua voce fina e melodiosa quando bassa, ma viene puntualmente interrotta. Non ci fa caso, è paziente e, purtroppo, abituata.
 
– Vai via stronza! Non è venuto vero?! Lo sapevo che non sarebbe venuto! Non ne ha motivo, sono orribile ! Oh così orribile come posso fare..?! – altre urla insensate fuoriescono dalla bocca del ragazzo, rannicchiato sul suo letto.
 
Hoseok tiene la schiena poggiata sulla tastiera del letto e le gambe abbracciate al petto, mentre con le spalle ricurve si dondola avanti e indietro. Ha un labbro tremolante e i suoi occhi guizzano da un'emozione all'altra passando dalla tristezza e il vertice delle lacrime alla rabbia e l'ira più acuta e turbolenta verso sua madre troppo buona nei suoi confronti, fino ad arrivare al disgusto per se stesso che gli comincia a dare un senso di nausea.
Taehyung ignora il precedente consiglio della madre di Hoseok di rimanere in disparte ed entra nella stanza. Silenziosamente si avvicina al compagno e lancia un'occhiata spenta alla signora Jung, anch'ella sul punto di esplodere, facendole intendere che sarebbe meglio lasciarli soli qualche minuto. Taehyung la chiamerà più tardi quando vorranno fare merenda e la signora ha bisogno di tenersi impegnata per non lasciarsi sopraffare dallo sconforto.
 
Quando questa esce, Taehyung si siede per terra, vicino al punto del letto in cui si trova Hoseok e aspetta che questo si calmi e si degni di notare la sua presenza. Succede dopo una decina di minuti che i lamenti e gli insulti si plachino lasciando posto alle più sofferte lacrime.
Hoseok gli chiede scusa, infinite volte, si sente imbarazzato e debole e giura di non sapere cosa gli sia preso.
Taehyung si fa posto sul letto e gli asciuga le lacrime salate che tiene ancora sulle guance piene con un lato della felpa che porta indosso. Gli sorride in maniera rassicurante e cerca di stargli vicino più che può.
Hoseok ha bisogno di essere coccolato, viziato, molto più di quanto già non sia stato e Taehyung non ha proprio intenzione di lamentarsi. Passare del tempo con una persona gelosa d'attenzioni e d'affetto, desiderosa di avere qualcuno al proprio fianco in grado di spiegargli i suoi problemi o, anche meglio, di risolverglieli, come appunto è Hoseok, gli fa scordare i suoi, di problemi, e lo rende più sereno.
È un aiutarsi a vicenda e Taehyung è davvero molto felice di aiutare, anche se in fin dei conti è per un resoconto personale.
 
Non si perdono a guardare il tempo che passa, immaginano però che non sia ancora ora di cena e nel silenzio della camera rimbomba il suono dello stomaco affamato dell'ospite troppo minuto. Hoseok ridacchia appena, ora sentendosi decisamente meglio e propone di fare merenda.
Scendendo le scale sentono l'odore dei biscotti al cioccolato e arancia che la mamma di Hoseok ha preparato fino a quel momento insieme a una crostata e un ciambellone.
Hoseok ha uno sguardo dispiaciuto e abbassa leggermente il capo, ma sua madre è gentile e buona e gli lascia una carezza piena d'affetto.
Taehyung prova un po' d'invidia e si butta sui biscotti, assaggiandone il dolce e aspro sapore che lo distraggono dai troppi ricordi. 
 
Nel tardo pomeriggio è costretto ad andarsene, gli piacerebbe restare a dormire, ma non ha avvertito sua zia e non ha un telefono per farlo al momento.
Hoseok lo abbraccia stretto e Taehyung si scioglie al contatto. Saluta educatamente la signora Jung e la ringrazia per l'ottima merenda. Durante il viaggio di ritorno si stringe nella felpa a causa del leggero freddo di stagione e si dà un po' dell'idiota per non aver pensato al portarsi una giacca più pesante non sapendo verso che ora sarebbe rientrato a casa.
Casa sua è spenta e vuota, grigia. Nel frigorifero non c'è quasi nulla, sua zia ha perso appetito e la voglia di cucinare per entrambi da quando lo zio è in ospedale. La saluta appena entra dalla porta principale e la sente sussultare dalla cucina, come terrorizzata dalla sua improvvisa presenza. Oh meglio, Taehyung sa ciò che sua zia pensa di lui. E si illude di non condividerne il motivo, né di non darle ragione.
 
 
✄✄✄
 
 
È probabile che siano le due del pomeriggio, quando si sveglia. Le coperte rosso fuoco gli coprono svogliatamente i fianchi scoperti, come anche il petto che si alza e abbassa segnando un respiro ancora regolare. L'adolescenza ha insegnato a Jungkook quanto sia importante il sonno nella vita e lui per una volta ha ascoltato come un alunno ubbidiente. 
Il fatto che sia quasi completamente svestito risulterebbe anche decisamente bizzarro, considerando le temperature degli ultimi giorni, ma casa sua è munita tutto l'anno di riscaldamenti incredibilmente efficienti e per una volta Jungkook, giovane amante del caldo, ringrazia i suoi genitori per avere davvero tanti soldi.
Parlando di questi, è impossibile che siano a casa. Nonostante tutti i problemi che gli aveva dato nell'ultimo periodo - che, per precisare, era stato uno dei suoi migliori lavori in quanto a creare guai o, meglio, finirci in mezzo. Essere una testa calda non lo porterà mai da nessuna parte, questo gli aveva detto suo padre via telefono circa una settimana fa, quando avrebbe dovuto cominciare a prendere parte a quei bizzarri incontri. 
Jungkook sa di non possedere la più grande delle pazienze, ma non ne è poi tanto turbato. 
Vorrebbe trovare la forza di alzarsi e uscire un po', il risveglio gli rende insostenibile lo stare in luoghi chiusi e la voglia di allontanarsi il più possibile da quella casa vive all'interno del suo animo dalla più tenera delle sue età. Sua madre da piccolo credeva che fosse claustrofobico, per quanto si rifiutava di entrare in casa. 
Il pensiero di vedere i suoi amici, poi, lo fa uscire completamente da quello stato comatoso di dormiveglia.
 
Certo, più conoscenti che amici.
Conoscenti che non mi conoscono poi così bene.
Però hanno le sigarette.
Cristo, voglio fumare così tanto.
 
Ha appena trovato tutta la forza di volontà che gli serviva per prepararsi. Contempla anche l'idea di uscire dalla porta principale - del resto Rome è fuori per un corso di studi con altri suoi compagni dell'università, non gli darà fastidio. Però trova molto più allettante sgattaiolare giù dalla finestra e mentre si infila distrattamente le scarpe invia un messaggio ad uno dei suoi "amici". 
Esce sul piccolo balcone della sua stanza e s'affretta ad arrampicarsi per scendere. Non è la prima volta che rischia di spezzarsi l'osso del collo scendendo a quel modo, neanche fosse l'uomo ragno, e questo, in un certo senso molto lontano dalla logica, gioca a suo favore perché gli viene quasi naturale.
S'avvia a piedi verso il luogo dell'incontro e già assapora il sapore della nicotina che gli manda a fuoco la gola.
Chan, il suo amico, è più piccolo di lui di qualche anno, ma in gamba come pochi. Riesce sempre a fregare qualche pacchetto di sigarette da un tabaccaio lì vicino senza essere visto e la faccia da piccolo angioletto l'ha salvato più e più volte da situazioni spiacevoli. A quanto pare ne conosce una più del diavolo, ma evita di entrare in casini più grandi di lui.
Jungkook lo incontra al parco e questi gli sorride raggiante tirando fuori un pacchetto quasi finito e un accendino. Ha uno skateboard sotto al braccio e qualche sbucciatura sulle ginocchia. La sua felpa rossa è un po' sudaticcia, come come la fronte coperta dai capelli corti e scuri, e Jungkook sorride mentalmente alla scelta del colore.
Ha mai menzionato il suo amore per il rosso? Il colore della passione e del sangue, della vittoria. A Jungkook non piace perdere e, nonostante non finisca mai troppo bene per lui, non ammette mai una sconfitta. Le conseguenze sono soltanto secondarie, non le vede quando l'obiettivo principale è quello di ottenere ciò che vuole. Il vero problema potrebbe essere che non sa ancora bene ciò che vuole e allora tutta questa situazione, vista dall'esterno, potrebbe far sembrare che Jeon Jungkook in realtà sia soltanto un attacca brighe a cui piace azzuffarsi. Ma questo non lo pensano tutti; per esempio: Chan non lo pensa. In realtà, non si sa cosa pensi quel ragazzino magari anche troppo influenzato dai cattivi esempi.
Jungkook non gli chiede mai nulla e vice versa, si limitano soltanto a fumarsi le loro sigarette in silenzio sotto ad uno scivolo del parco, godendosi l'aria frizzantina del primo pomeriggio.
Per un attimo si sente libero, gusta ogni piccolo tiro di nicotina, attento a non finirla subito, mentre Chan la butta a terra quando arriva a metà e riprende lo skate in mano facendo qualche giro. Lo guarda intensamente, cercando di decifrare i segreti nascosti dietro a tutta quell'iperattività e buon umore. Allora pensa di dover chiedere uno skateboard al più presto, sperando di riuscire a trovare una valvola di sfogo e una nuova sfida da completare con successo.
Poi però si rende conto di quanto l'idea sia idiota e la fatica sprecata e torna a sonnecchiare stringendosi nella felpa, quando arriva un colpo di vento che gli fa drizzare i capelli. Fa decisamente troppo freddo all'esterno, ma la sigaretta lo riscalda abbastanza da non farlo tornare a casa, e questo basta.
 
 
 
 
 
 
   
 
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