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Autore: M a r t    09/04/2016    1 recensioni
Namjoon si ritrova a dover tenere d'occhio parecchi legami, senza preoccuparsi dei suoi che vanno a scontrarsi.
Jimin e Jungkook cercano di trovarne uno che vada bene per loro.
Taehyung se ne ritrova troppi fra le mani e non riesce a gestirli.
***
{Ispirato ad I NEED U} {slash/het} {jikook} {altre pairings}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I


 
 
 
 
Casa sua è un disastro. Il lavandino strabocca di stoviglie sporche e incrostate dal cibo che bada bene a prepararsi da solo, il pavimento è coperto da vestiti, senza escludere la biancheria intima, il piccolo divano nell'ancor più piccolo salone è ancora disseminato di briciole di biscotti e pop corn. Eppure ricordava di aver pensato a lungo sul pulirlo meticolosamente. Perché nonostante le condizioni in qui il suo appartamento si ritrova, Namjoon non ama particolarmente l'aria sporca che circola per le stanze. 
 
Cammina scalzo, facendosi strada tra i mucchi di vestiti sparsi qua e là, arrivando in cucina per preparasi una tazza di caffè. 
Quando Seokjin verrà a fargli visita, quel mese, si arrabbierà di brutto. Yoongi, al contrario, gli farà i complimenti. Non che Namjoon si aspetti qualcosa di differente o ci speri più di tanto, la routine fa parte della sua vita poiché, di fatto, la sua vita è routine. Sta bene così. Potrebbe definirsi perfettamente neutrale, tra il triste e il felice, quel mezzo che pochi conoscono e in cui tanti sperano. Perché, triste realtà, non esiste tristezza senza felicità, non puoi averne una evitando l'altra e il problema diventa infinito.
 
Il calendario, preciso come suo solito, lo avverte che il lunedì è presto arrivato e l'orologio gli intima di sbrigarsi, perché non ha tempo per assaporare il suo caffè. 
Namjoon rigira la tazza arancione tra le mani, beandosi del calore emanato dalla bevanda da essa contenuta e ne prende un sorso per svegliarsi completamente. Dovrebbe correre a farsi una doccia, invece di prendersela comoda. Dovrebbe essere già in macchina, diretto al suo impegno-senza-mancia, invece di leggere il giornale del giovedì scorso con curioso interesse, ma Namjoon è fatto così: le cose di corsa non gli piacciono affatto.
 
Finisce il suo caffè e quando sente squillare il suo cellulare punta svogliatamente un'occhiata al salone. Odia il suono di quel maledetto aggeggio, per cui si convince subito ad alzarsi per recuperarlo e rispondere alla prevedibile chiamata di Yoongi. 
Lo trova sul tavolino di vetro di fronte al divano, non guarda il contatto e schiaccia il pulsante verde per poi portare l'apparecchio infernale all'orecchio.
 
- Namjoon vedi di muovere il culo e di non startene a grattarti le palle per seguire la tua politica del "fare le cose con calma". Sei persino troppo intelligente per arrivare in ritardo.
 
Namjoon alza gli occhi al cielo e inumidisce le labbra prima di parlare ma, senza neanche aver avuto occasione di proferir parola, la conversazione viene subito interrotta e il ragazzo dalla belle ambrata rimane immobile nel suo così piccolo salone con il suono di un tu tu tu nelle orecchie a infastidirlo fino all'inverosimile.
 
Dopo anni di amicizia si chiede ancora come abbia fatto a sopportare Yoongi e i suoi sgarbati modi di fare. Dà certamente la colpa a quella pazza della sua maestra per averli messi al banco assieme nel periodo delle elementari. Namjoon parlava troppo e a vanvera di cose che gli altri bambini trovavano noiose, le sue chiacchiere erano considerate fastidiose dai suoi compagni, nessuno lo voleva nella sedia accanto alla propria. Tranne per quel bambino dagli occhi piccoli e il corpo incredibilmente minuto. Yoongi non parlava spesso, se non per chiedergli cose di necessaria importanza - come i pastelli a colori o il temperino - ma ascoltava con piacere. 
 
Passarono la loro infanzia insieme in completa armonia, così come l'adolescenza, fino ad arrivare a dove erano in quel momento. Namjoon lo trovava parecchio ironico, il modo in cui da un semplice accendino con il quale dare fuoco alle bottigliette d'acqua e i pacchetti delle patatine a quindici anni Yoongi sia passato a provocare l'incendio di casa di sua nonna a diciassette, la nomina da piromane da molti affibbiatagli e il fatto che il suo lavoro, di Namjoon, fosse quello di benzinaio.
Yoongi aveva riso talmente forte quella volta da spaventare la signora seduta sulla panchina affianco alla loro. Era primavera e le giornate erano talmente belle da non poter esser sprecate come se niente fosse. Namjoon ricorda molto bene, ha una buona memoria da sempre, ma ha come stampate nella mente le parole di Yoongi, che gli aveva detto così su due piedi che era davvero troppo intelligente per fare il benzinaio, che a lui serviva un lavoro vero, di far carriera e aver un futuro aperto a vizi ed agi, non alla merda gratuita. Yoongi stava ridendo, eppure era incredibilmente serio.
 
Fatto sta che Namjoon, nel tempo di riportare alla mente i ricordi di una vita si sia scordato le chiavi della macchina e sia stato costretto a risalire le quattro rampe di scale che lo separano dal suo appartamento. Giura di sentirsi tutto, tranne che intelligente.
 
 
✄✄✄
 
 
Piove a dirotto, talmente tanto che non si riesce a vedere quasi nulla dal parabrezza. Rome sembra non curarsene e continua a sorridere e aprire conversazioni che fin da subito diventano monologhi. 
La macchina è vecchia ma perfettamente pulita, emana persino un buon odore. Ma a pensarci bene, dopo quello che ha passato e i luoghi dove si è ritrovato a dormire, Jungkook pensa che qualsiasi odore sia sublime. 
 
Indossa una felpa nera con il cappuccio alzato sulla testa ed è troppo occupato ad ascoltare la playlist del suo cellulare per preoccuparsi delle parole di suo fratello maggiore. Rome gli ha già detto che vorrebbe guardarlo in faccia, che non serve coprirsi ora che sono al riparo all'interno della macchina, ma non ha insistito, non lo fa mai. E questo è uno dei motivi per il quale Jungkook lo sopporta.
 
Nonostante il maltempo si possa ricollegare perfettamente al suo malumore, decide che la coincidenza è la risposta più ovvia ad un tale evento. Prova a guardare fuori dal finestrino ma le gocce d'acqua sono talmente tante e violente che sembra piovano secchiate. 
Sono quasi arrivati a destinazione e mette le cuffie nella tasca grande della felpa, quella sul davanti. Intanto Rome non ha smesso di blaterare.
 
- ... fare amicizia, è importante. - improvvisamente torna la voglia di rimettersi ad ascoltare musica fino a farsi scoppiare i timpani - L'occhio sta meglio?
 
Rome ha sempre avuto la capacità di cambiare discorso come se nulla fosse e Jungkook questo, stranamente, lo apprezza. Si volta verso il fratello che lo guarda sorridendo e vorrebbe fargli notare che se non torna a  concentrarsi sulla strada finiranno per morire addosso ad un albero.
 
- Lo trovo meno gonfio.
 
- Ci ho messo il ghiaccio.
 
La sua voce è sempre un po' graffiata e bassa quando comincia a parlare, solitamente dopo qualche frase comincia a diventare calda e piacevole all'udito, ma Jungkook parla davvero poco e fin'ora solo Rome ha potuto godere di questo privilegio.
 
 
Arrivati davanti alla chiesa non si salutano neanche. Rome avvisa soltanto che cercherà di tornare in tempo a corso finito, cercando di velocizzare le sue infinite commissioni. Jungkook si limita ad un cenno poco convinto con il capo. Sa che il fratello rimarrà parcheggiato lì di fronte o che magari si farà un giro intorno all'edificio, giusto per sprecare un po' di benzina.
 
- Sei qui per il corso?
 
Jungkook alza il capo e scorge poco più avanti di lui, tra le panche in legno chiaro della chiesa, una figura bassa e impacciata. Annuisce piano e si avvicina al ragazzo. 
Ha delle guance leggermente paffute e la pelle è bianca, come di porcellana. I capelli sono lisci e castani, gli incorniciano il viso e gli occhi lo scrutano con un improvviso lampo di luce. 
 
Il ragazzo avvicina una mano al volto di Jungkook, sfiorandogli un graffio sulla guancia, ora ben visibile, come il labbro spaccato e rosso. Jungkook si trattiene fortemente dal morderlo perché la situazione comincia a farsi veramente strana.
L'altro sembra essersene accorto e si allontana di scatto. Gli si imporporano le guance e tira giù i lembi delle maniche della sua maglia azzurra, imbarazzato. Sul cotone leggero, all'altezza del petto, vi è una piccola targhetta rossa su cui c'è scritto un nome: Jimin.
 
- Scusami.- sussurra. 
 
Jungkook sbatte velocemente le palpebre e non riesce a trattenere un sorriso. Gli piacciono così tanto le persone istintive, che si lasciano guidare dai loro sensi. E Jimin è proprio quel tipo di persona, ma ancora non lo sa.
 
- Non preoccuparti. - risponde e spera di non aver spaventato il ragazzo dalle guance paffute, non intende assolutamente metterlo ancor più a disagio.
 
Nonostante ciò che si dica in giro di lui, Jungkook sa essere molto buono e gentile. Non fa del male necessariamente per il gusto di farlo, la sua teoria, anzi, è quella di trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tranne in quel momento, in cui di fronte ha un ragazzo più basso di lui, la pelle color porcellana e le guance paffute ancora terribilmente rosse e invitanti. Jungkook vorrebbe lasciarci un leggero morsetto e subito si imbarazza per tale pensiero.
 
Jimin si fa coraggio e alza lo sguardo, morde l'interno di una guancia e riordina tutte le sensazioni che si mescolano nel suo cervello cercando di ragionare propriamente e decidere sul da farsi.
Jungkook è bello da far male. Ha un aspetto mal curato, rovinato, ma Jimin riesce a scavare più affondo, a vedere oltre. Allora sorride timidamente (Jungkook non si perde la nascita di due fossette non troppo profonde sul viso del ragazzo) e si dondola un po' sui talloni.
 
- Il nostro supervisore non è ancora arrivato, ma se vuoi posso portarti nella stanza dove si tiene l'incontro.- spiega e si volta ad indicare con il capo un corridoio sul lato destro in basso all'altare.
Jimin comincia già ad incamminarsi e Jungkook lo segue istintivamente.
 
Passano il piccolo corridoio, che porta nel retro della chiesa, dove vi sono le aule nelle quali si tengono le lezioni di catechismo.
Ricorda i lunedì pomeriggio in una di quelle stanze spoglie, con l'insegnante sorprendentemente dolce e disponibile e le cioccolate alla fine dell'ora. Jungkook è ben lontano dalla religione, qualunque essa sia, eppure è stato battezzato e ha fatto la comunione.
 
Si chiede se il tempo che dovrà passare lì dentro lo porterà ad avere un riavvicinamento con Dio. Poi gli viene da pensare che il suo rapporto con il Signore non c'è mai stato, che Jungkook si è sempre trovato nella posizione di non poter decidere in cosa credere o come credere e che, essendo forzato a provare un senso di appartenenza per una religione, si sia sentito in dovere di fare o provare qualcosa che in realtà non gli piaceva e non capiva. Ed è triste, perché in un certo senso sa che per ottenere un po' di immotivata felicità deve credere in qualcosa di scientificamente improbabile.
In ogni caso, non è la religione il motivo per il quale si trova lì, quel giorno, quando fuori piove a dirotto e Rome lo aspetta pazientemente in macchina, mentre segue Jimin dentro un'aula priva di banchi, eccezion fatta per la cattedra attaccata al muro, con delle sedie malmesse e cigolanti poste in cerchio. Altri tre ragazzi sono presenti nella stanza e Jungkook vuole già tornarsene a casa.
 
✄✄✄
 
 
È il secondo incontro per tutti, tranne che per Jungkook. Al primo non si era fatto vivo poiché era stato libero di fare come più gli pareva non avendo nessun cane da guardia a controllarlo, motivo per il quale Rome se ne stava in macchina con l'aria condizionata calda a palla. 
 
Si dice che della prima impressione bisogna sempre diffidare e Jungkook spera che quello sia il caso, perché di individui strani riesce a sentirne persino l'odore. Jimin decisamente potrebbe classificarsi all'ultimo posto in quanto a stranezze, e questo è tutto dire. 
Non che Jungkook abbia qualcosa contro Jimin, semplicemente fa un po' fatica a togliersi la sensazione di disagio che il ragazzo gli ha trasmesso e l'ultima cosa che gli serviva, trovandosi ad un incontro simile a quelli allestiti per i tossico-dipendenti, è il sentirsi fuori posto.
 
Jimin entra senza esitazione nella stanza con un sorriso luminoso e, anche se gli dà le spalle, Jungkook sa che è finto. Il castano si schiarisce timidamente la voce per portare l'attenzione su di sé, ovunque essa fosse.
 
Due dei ragazzi sono seduti su due sedie vicine e portano lo sguardo su Jimin, uno in modo quasi spaventato e l'altro distrattamente. Il terzo siede per terra in fondo all'aula, schiena alla parete e un accendino tra le dita. Fa scattare il pollice sulla rotella in modo da accendere la fiamma e, dopo averla ammirata con cura maniacale, rivolge la sua attenzione su Jimin. Jungkook non si perde il sorriso inquietante sulle sue labbra e il modo in cui Jimin si irrigidisce, la sua debole sicurezza durata meno di qualche secondo.
 
- R-ragazzi ho p-por-portato—
 
- Jiminnie! Non vogliamo altre checche qui!- Jimin sussulta e abbassa lo sguardo, a interromperlo è stato proprio il ragazzo con l'accendino e Jungkook corruga le sopracciglia infastidito.
 
- Mi spiace tanto, Jiminnie, - si alza e mentre si avvicina al castano infila l'accendino nella tasca della giacca a vento rossa che indossa - ma purtroppo a queste riunioni non puoi portare i tuoi fidanzati.-
Jimin arrossisce bruscamente e comincia a balbettare parole sconnesse. Le mani gli tremano visibilmente lungo i fianchi, il cuore inizia a battergli in gola ad un ritmo più che affrettato che gli rende difficile respirare e sente gli occhi cominciare a farsi lucidi.
 
Yoongi hyung è sempre così cattivo.
 
- Ehi idiota! Smettila di infastidirlo.- la voce proviene da uno dei due ragazzi sulle sedie.
Jungkook lancia uno sguardo alle loro tessere. Hoseok è quello che ha appena parlato. L'altro si chiama Taehyung e da come si torce le mani e chiude a riccio sulla sedia si capisce che stare lì è l'ultima cosa che vuole.
 
Il ragazzo dell'accendino si chiama Yoongi e Jungkook pensa sia uno stronzo. Questi regala un'occhiata ad Hoseok e ritorna subito a sorridere a Jimin, il quale non sembra essersi calmato.
 
- Non sono il suo ragazzo.- sbotta Jungkook, perché la situazione non gli piace e non vuole avere guai già dal primo giorno.
 
- G-già non lo è, - gli dà manforte Jimin e Jungkook può vedere il tremore alle mani scomparire e la schiena rilassarsi - È il ragazzo che mancava l'altra volta.- sussurra.
 
Yoongi posa uno sguardo distratto su di lui e poi porta un braccio sulle spalle di Jimin, strattonandolo vicino ad una sedia per farlo sedere accanto a lui. Decisamente lui è quello più bizzarro, per non dire altro.
 
Jungkook ha imparato che a volte persino pensare solo gli insulti può portare ad avere guai. I pensieri alla fine si buttano fuori e, vada come vada, non sono mai graditi. Lui ci ha rimesso un occhio per una settimana e un intero mese da passare con degli psicopatici.
 
 
Il maltempo non ha molta voglia di cessare e questo sicuramente sta ostacolando il loro supervisore, perché di lui non c'è ancora la minima traccia.
Ormai sono passati dieci minuti, Jungkook si è seduto affianco a Hoseok, unico posto libero lontano da Yoongi. Nessuno sembra disposto ad aprire una conversazione o a presentarsi, così il ragazzo fa da sé e comincia ad osservare cautamente.
 
Hoseok ha un naso dritto e piccolo, perfetto. La pelle olivastra è leggermente lucida sugli zigomi, probabilmente a causa della luce forte proveniente dal lampadario. Ha le labbra chiuse in una smorfia e la postura è scomposta sulla piccola sedia. Porta un cappello con la visiera in testa e questo gli impedisce di guardargli bene gli occhi, i capelli sono neri e le braccia incrociate al petto. Ogni tanto sbuffa e fa sobbalzare Taehyung.
 
Il ragazzo è seduto diritto, le mani strette sulle ginocchia e lo sguardo basso, gli occhi quasi sempre sgranati. Dopo un po' cambia posizione e poggia la schiena allo schienale, porta le gambe sulla sedia e le avvolge con le braccia magre. La sua pelle è simile a quella di Hoseok, forse leggermente più scura. Le labbra sono grandi ma non troppo spesse, il naso anche non si può dire sia piccolo ma non è grande come quello di Jungkook, e nonostante gli occhi siano sempre spalancati, ansiosi, sono di un delicato marrone scuro. Ha i capelli scompigliati e di un castano ramato.
 
Il suo sguardo si posa successivamente su Jimin, che sorride timidamente a Taehyung ogni qual volta questi sobbalza, cercando di tranquillizzarlo per quanto gli è possibile.
Le sue spalle sono ancora circondate dal braccio di Yoongi, il quale ha ricominciato a giocare con l'accendino. 
Yoongi ha degli stravaganti capelli rosa chiaro e la pelle bianca, molto più chiara rispetto a quella di Jimin. Le labbra sono rosee e piccole, come il naso e gli occhi. Jungkook in realtà lo trova tutto piccolo, persino la sua costituzione è minuta, persino più sottile di quella di Taehyung, che sembra non abbia mangiato molto da qualche settimana. 
 
 
Chissà perché si trovano qui.
 
 
Il silenzio viene interrotto dal rumore di passi affrettati e un fragoroso tonfo poco distante dall'entrata dell'aula.
 
- Ma porca di quella—
 
- Namjonnie~! - Yoongi salta giù dalla sedia, pieno di un'energia e una felicità che nessuno riesce a capire da dove venga fuori.
 
 —donna assolutamente rispettabile che non insulterò assolutamente per la sua professione.
 
- Si può sapere che stai facendo lì per terra? - chiede il ragazzo dalla chioma rosa, seguito dal resto dei... Jungkook non sa ancora come definirli, in realtà.
 
- Diciamo solo che la corsa con le scarpe bagnate non è il mio sport.
 
-Niente è il tuo sport Namjoonnie~
 
E tale 'Namjoonnie' vorrebbe davvero rispondere male ma conosce l'altro ragazzo talmente bene da sapere che sarebbe tutto fiato sprecato e decide di sfruttare le sue energie, generosamente offertegli dal suo adorato caffè, per rialzarsi e darsi una sistemata. Jimin gli corre incontro e lo aiuta, preoccupato.
 
- Oh signor supervisore, si sente bene?!
 
- Si, non preoccuparti Jimin-ah, - sorride leggermente e solo dopo si accorge della presenza di un nuovo ragazzo tra i suoi - Tu devi essere Jungkook, vero? Piacere, Kim Namjoon, supervisore di questa specie di raduni.
Jungkook ora è talmente confuso da non sapere bene cosa dire. Sant'Iddio era circondato da strambi lì dentro.
 
Rientrano nella stanza e Namjoon gli consegna una tesserina rossa con il suo nome, Jungkook se la rigira tra le mani qualche secondo prima di attaccarla alla felpa. 
Tutti si sono riseduti, tranne Yoongi che si è avvicinato al loro supervisore mormorando qualcosa sull'esistenza degli ombrelli, ricevendo in risposta un sospiro tra il divertito e l'esasperato. Il posto affianco a Jimin è libero e Jungkook ne approfitta per capire meglio la situazione.
 
- Mh... Come funzionano questo genere di incontri? Cioè ci raccontiamo storie pietose e tristi e fingiamo di essere tutti solidali..?- Jimin lo guarda leggermente confuso, non si aspettava di ritrovarselo affianco in realtà, e si lascia scappare un leggero risolino.
 
- No, niente del genere, - sussurra quasi, Jungkook non riesce ancora a capire se è il suo comune tono di voce o se Jimin ha paura che qualcuno senta i suoi pensieri - Namjoon di solito ci chiede come è andata la settimana e altre cose in generale. Dato che l'altra volta sei mancato ci dovremmo presentare di nuovo - seguiva a fatica le sue parole, Jimin non lo guardava negli occhi se non più di due secondi e riduceva il suo discorso sempre più ad un borbottio.
 
- Solo questo? 
 
- Si, solo questo. - Jimin si tocca nervosamente i capelli portandoli indietro e scoprendo la fronte, sorride timidamente e Jungkook ricambia in maniera incerta - Yoongi-hyung oggi sembra anche di buon umore quindi molto probabilmente faremo qualche gioco da tavola...
 
- Yoongi-hyung? Lo stronzo in rosa?- Jungkook lo interrompe e vorrebbe non averlo mai fatto. Jimin sembra a disagio ora e si allontana un poco con il busto, quasi a voler formare una certa distanza.
 
- S-sai siamo in un chiesa... - Jungkook alza un sopracciglio ponendo un quesito muto - I-l.. Il linguaggio... N-non—
 
Oh...
 
- Scusami. - Jimin sembra essere sul punto di piangere e Jungkook non sa che fare, perché è l'unica persona che gli sembra sana lì dentro e con la quale può aprire un dialogo e invece aprendo la bocca solo una volta è riuscito già a farla allontanare.
 
Jimin alza lo sguardo, riesce a mantenerlo incatenato al suo abbastanza a lungo da vedere un sincero dispiacere e allora si sente un po' stupido, perché ha di nuovo giudicato troppo in fretta. 
 
- Di' un po'... Tu sei quel tipo di ragazzo incredibilmente credente che va tutte le domeniche in chiesa e crede nella bontà pura e sincera..? - lo dice con una leggera punta di divertimento, ma non sta prendendo in giro nessuno, vuole solo allentare un po' la tensione. Jimin è subito più rilassato e ride anche, coprendosi la bocca con una mano. Jungkook nota che sono ancora più piccole da vicino, un po' paffute sulle dita dove porta qualche anello. Il suono della risata di Jimin, invece, gli ricorda una dolce melodia.
 
- Si, diciamo che sono quel tipo. - ha un sorriso radioso ora e le guance sono un po' arrossate. Jimin sembra un tipo apposto, anche se tende a chiudersi un po' e probabilmente ha la vocazione di diventare prete un giorno, ma non lo vuole giudicare per questo. Jungkook apre bocca per dire qualcos'altro, magari sul tempo o sugli incontri o su quanto l'azzurro stia bene con la carnagione di Jimin- ma forse quello non dovrebbe dirlo, suonerebbe un po' gay e Jungkook è sicuro, data la presenza di riviste piene di foto di seni morbidi ed enormi sotto al suo cuscino, di essere eterosessuale. Jimin è solo incredibilmente carino e insicuro e-
 
- Se vi baciate vomito. - Yoongi gli si è avvicinato lentamente e sorride soddisfatto quando nota l'imbarazzo del castano e l'espressione infastidita del moro. Sta mangiucchiando delle caramelle gommose - gliele ha date Namjoon per farlo smettere di blaterare - e ne porge educatamente una al limone a Jimin. Poi guarda Jungkook e gli rifila un dito medio.
 
- Yoongi. - la voce seria di Namjoon risuona nell'aula, sta guardando dei fogli ed è voltato di spalle. I privilegi di una vecchia e salda amicizia, più l'intelligenza acuta del supervisore che non gli permette di distrarsi da qualsiasi cosa lo circondi, gli hanno conferito la capacità di prevedere anche le piccole mosse del rosa. Nessuno può vedere il sorriso che ha dipinto sul volto, Yoongi però lo prevede, come sempre. Del resto, la cosa dell'amicizia è reciproca.
 
- Ti darò quella verde vomito.
 
- Grazie - fortunatamente, la caramella è più buona di quel che sembra.
 
- Taehyung-ah! Ho salvato quella ai mirtilli solo per te! - Yoongi sembra incredibilmente gentile -tranne che con lui, ovviamente. Magari questa sua eccentricità è dovuta al buon umore precedentemente menzionato da Jimin.
Taehyung sorride quasi impercettibilmente e Yoongi gli accarezza teneramente i capelli. Si, magari Yoongi nel profondo è veramente gent—
 
- Ma che schifo! - Jungkook deve ritirare tutto ciò che ha pensato, nessun essere gentile potrebbe leccare una caramella gommosa e poi porgerla a qualcuno. Togliendo il fatto che Yoongi l'abbia proprio ficcata in bocca a Hoseok. Povero ragazzo.
 
- Era l'ultima caramella all'arancia, dovresti imparare a condividere - borbotta Yoongi e l'altro gli tira un calcio sullo stinco. Hoseok ha un'espressione strana, non si riesce a capire se sia divertito o stizzito. 
 
Il resto dell'incontro si svolge come Jimin gli ha spiegato: Namjoon gli ha fatto delle domande generali senza andare a scavare troppo a fondo o spogliandoli della loro privacy a meno che non lo volessero loro stessi.
Ha scoperto di essere il più piccolo lì dentro, mentre Yoongi è il più vecchio. Hoseok è più grande di lui di tre anni, mentre Jimin e Taehyung solamente di uno. 
 
Si sono presentati ufficialmente questa volta, Jimin gli ha sorriso e ha ripetuto il suo nome, come a volerne assaggiare il suono. 
Non ha detto poi molto, Jungkook, in realtà -e deve ammettere di esserne rimasto sorpreso- quello a parlare di più è stato Taehyung. 
Il ragazzo aveva continuato a tenere una postura alla vista decisamente scomoda e appallottolata sulla sedia mentre raccontava degli avvenimenti accaduti durante l'arco della sua settimana. 
 
Taehyung aveva parlato di una zia. Si era messa a cucinare qualche dolce ed erano andati a fare la spesa assieme. Aveva uno sguardo malinconico mentre ne parlava, come se ne fosse preoccupato.
Erano andati anche a trovare suo zio in ospedale -nessuno aveva chiesto il motivo del suo ricovero, Jungkook era rimasto zitto ad ascoltare. I medici li avevano informati con dispiacere che le possibilità che si svegli dal coma sono veramente poche e sua zia aveva pianto per qualche ora quando erano tornati a casa.
 
- Tu cosa ne pensi?
Taehyung si guarda le mani, sembra imbarazzato, colpevole. Si morde un labbro e dondola il busto, avvicinandosi un po' a Hoseok, ma nessuno lo nota. 
 
- Non lo so- mormora e comincia a mangiarsi le unghie; ora è nervoso - mi spiace che la zia stia male, ma spero che lui non si svegli.
 
Jungkook si ritrova a voler chiedere, a voler sapere di più. È sempre stato un po' curioso, anche troppo, e questo l'ha sempre portato ad avere guai, ma è un difetto che non è mai riuscito a seppellire. Yoongi lo prevede e gli lancia uno sguardo orribile, gli intima di stare zitto e Jungkook si volta a fissare Taehyung, confuso e fragile. Decide di tacere, ma spera comunque di scoprire qualcosa in futuro.
 
 
Successivamente Taehyung aveva parlato di fiori. Aveva comprato quelli più sgargianti la domenica scorsa ed era stato fortunato perché in questa stagione era difficile trovarne abbastanza da farne un mazzetto bello grande. 
Aveva parlato della sua mamma, di come lei amasse i girasoli. Aveva parlato della vita e di ricordi felici, ma senza entrare nello specifico, senza esporsi troppo.
Taehyung aveva anche menzionato la morte, l'aveva fatto indirettamente e senza curarsi di essere preciso o di venir capito. Eppure Jungkook era riuscito a percepire la sua tristezza e quanto gli mancasse sua madre.


 
✄✄✄
 
 
A fine incontro restituiscono le tesserina a Namjoon ed escono dall'aula. Non si salutano.
Hoseok offre un passaggio a Taehyung, sua madre è venuto a prenderlo e lui le ha promesso di farle conoscere qualcuno del corso. - Sta sempre a blaterare sul fare amicizia, è l'unico modo per farla stare zitta. In cambio ci sono dei biscotti al cioccolato a casa. E alla menzione dei dolci, Taehyung accetta volentieri. 
Yoongi si allontana a piedi, non prima di aver fatto arrossire Jimin con una battutina di scherno e aver lanciato un'ultima occhiataccia a Jungkook. Questi sospira ed esce dalla chiesa come se avesse le ali ai piedi, la macchina di Rome è ancora parcheggiata lì di fronte.
 
- Ha smesso di piovere - la voce di Jimin gli arriva all'orecchio come un dolce sussurro e Jungkook si volta solo per trovarlo soprappensiero. 
 
- Già.
 
- Beh... - gli si imporporano le guance e le mani gli tremano, Jungkook ha paura che gli venga un altro attacco di panico ma questa volta non ha davvero idea di cosa abbia fatto per provocarglielo - A-alla prossima v-volta — borbotta e si allontana, rosso come un peperone e a passo spedito.
 
Jungkook lo saluta e alza la mano in un cenno confuso. Non sa quanto la sua voce si sia fatta calda e piacevole durante il resto dell'incontro, di come Jimin l'abbia notato. Non sa che la sua gentilezza ha colpito profondamente il castano, che gli ha fatto contorcere le budella e che l'odore del suo shampoo probabilmente gli rimarrà impresso nel cervello per tutto il resto della settimana - per non dire per il resto della vita. Questo Jungkook non può saperlo e sicuramente non lo saprà neanche al prossimo incontro, perché a Jimin non piace parlare dei suoi sentimenti quando racconta gli avvenimenti della sua settimana. A Jimin non piace proprio parlare e basta, ma questo un po' lo immagina, Jungkook.
 
Quando arriva a casa i suoi non ci sono e la sua stanza è perfettamente in ordine, diversa da come l'ha lasciata quando è scappato via. Via dalle responsabilità, dalle regole, dalla sua famiglia.
Rome gli chiede se vuole fare merenda con lui, ma declina l'offerta in maniera apatica e si chiude in camera a scarabocchiare su uno dei suoi quaderni da disegno.
Ancora una volta Rome non insiste e Jungkook glien'è grato.
 
 
 
 
 












 
Angolo autrice
 
Salve (・ω・)ノ
Finalmente pubblico una storia dopo tanto, ma davvero tanto, tempo! 
Ci ho messo davvero molto a scriverla, in parte perché sono pigra e priva di immaginazione, in parte perché i miei unici momenti liberi li passo a rilassarmi e a lamentarmi sul volere una schiena nuova.
 
Non nego di essere parecchio nervosa ma mi ritengo abbastanza soddisfatta per quanto riguarda questo primo capitolo e spero che possa essere piaciuto. Per favore favorissimo, fatemi sapere se è stato di vostro gradimento, se non lo è stato, cosa vi è piaciuto, cosa non ecc. È davvero molto importante per me sapere come continuare e dove migliorarmi.
 
Dopo questa piccola parentesi un po' noiosa, volevo parlare della storia in sé.
Essendo il primo capitolo non ho presentato troppo bene i personaggi, potranno essere meglio conosciuti nei capitoli a venire però. 
Nonostante la coppia principale sia la jikook - perché sono dei cuori - saranno presenti altre coppie di sfondo e mille "inciuci". Una cosa che voglio dire è che cercherò di far ruotare la storia su tutti i personaggi in egual misura, quindi non sarà solo jikook e basta, perciò le coppie di sfondo non vanno neanche considerate come tali, semplicemente faranno parte di una serie di cose che ancora non posso svelarvi ヽ(;▽;)ノ
 
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, non posso promettere nulla. Mi sforzerò a postare il più velocemente possibile e con un buon capitolo.
 
happy chestnuts ~
 
 
ε=ε=ε=ε=ε=ε=┌(; ̄◇ ̄)┘
   
 
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