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Autore: cin75    18/04/2016    9 recensioni
Castiel compie un gesto insano nei confronti di Dean e quando se ne rende conto, pensa, che compierne un altro, sia l'unica soluzione per chiedere perdono ai due fratelli.
Genere: Angst, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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E come mesi addietro, quando sopraffatto dalla furia del marchio , quella stessa lama risparmiò la vita di Castiel, anche adesso, il suo riverbero argentato brillava accanto al corpo  indifeso dell’angelo.

“Dio Santissimo!!” imprecò Sam, passandosi una mano tra i capelli, quando si rese conto del colpo andato a vuoto. “Cazzo, Dean!!”
Il cacciatore si era chinato all’altezza dell’angelo che lo fissava stravolto e forse deluso. La mano ancora stretta intorno all’impugnatura della lama piantata nel pavimento.
“Dean…” e fu appena un fiato a proferire il suo nome.
“Tu sei un fottutissimo figlio di puttana!”  scandì furente e lasciandosi sia il fratello che l’angelo alle sue spalle, uscì dalla stanza.
 
Sam lo vide uscire a grandi passi, anche se non potè non notare che il fratello si teneva ancora una mano al centro del petto.
Dean gli aveva spiegato che Castiel non era riuscito a rimetterlo del tutto a posto, dato che era ancora sottosopra a causa del soggiogamento dello stregone e quindi avrebbero dovuto aspettare un po’ e poi l’amico avrebbe portato a termine la sua opera di guarigione.
Ma evidentemente lo stress di quei momenti appena passati, avevano accentuato il disagio fisico del maggiore.
 
“Castiel, ma che cavolo ti è saltato in mente!?” esclamò Sam, esasperato. “La magia di quello stregone ti ha forse fritto il cervello!?”
“Io credevo che….”
“Che, cosa?”
“Io pensavo che voi…ormai…”
“No, Cas. È questo il problema. Tu non pensavi. Tu non hai pensato…affatto!” lo ammonì severamente Sam, lasciandolo da solo e raggiungendo Dean nella sala principale del bunker.
Castiel rimase  per alcuni momenti a riflettere su quello che era successo. Sul perché quello che credeva essere un gesto onorevole, al pari del più nobile dei samurai, era invece, divenuto un gesto deprecabile.
 

“Dean..” richiamò il cacciatore quando si decise a raggiungere il salone principale.

Dean si voltò verso l'angelo che lo aveva appena chiamato e non gli diede tempo di dire altro. Di giustificare altro. Di fare altro.
Gli si mise di fronte e gli puntò, severo, un indice contro.
“Ora, hai  peccato. Ora , hai colpito…. ferito.  Ora, hai deluso, Castiel. Ora!!”  lo rimproverò aspramente.
“Io non…” provò a giustificarsi, mortificato, l’angelo.
“Oh!! Fammi indovinare!! Tu non volevi!” ma prima che l’altro potesse confermare quella sua affermazione ironica , Dean lo aggredì ancora. “E’ sempre così con te, Cas. Tu vai, parti in quarta, smetti di ragionare, sbagli, fai un gran casino e quando poi ti accorgi che saranno gli altri a pagarne le conseguenze, ti batti il petto e dici che ti dispiace e che non volevi. E ora? Beh!! ora hai davvero dato del tuo meglio!!” fece sarcastico il cacciatore. “Ora volevi addirittura immolarti come un martire e volevi che fossi io a farti fuori!” e in quella frase, il dito che prima era puntato verso il volto colpevole dell’angelo divenne , velocemente, un pugno che in tutta onestà fece più male al cacciatore che all’angelo stesso.
“Figlio di puttana!!” imprecò stringendo il pugno dolorante.
“Dean, mi dispiace!” disse Castiel, ancora colpevole.

All’angelo, forse, però, quel pugno fece male in un'altra maniera. Più profonda.

Mi dispiace non serve più Castiel. Cosa posso…cosa possiamo ancora fare per farti capire che sei parte di questa famiglia. Che non serve un legame di sangue per tenerti legato a noi. Porca miseria, Cas!!” quasi gridò esasperato il cacciatore. “Io e Sam ne abbiamo combinate di stronzate in vita nostra, nel nostro lavoro…per aiutarci, proteggerci, ma mai, dico mai, siamo arrivati al punto in cui sei arrivato tu. Ci siamo sacrificati l’uno per l’altro, ma mai perché volevamo arrenderci, ma solo perché cercavamo un altro modo per continuare a combattere insieme. Tu invece hai mollato. Gliela vuoi dare vinta e io non lo voglio...non lo posso accettare. Non da te, Cas!” lo ammonì severamente. Decisamente deluso!
“Ascolta, Cas..” intervenne Sam, consapevole che il fratello aveva bisogno di quello sfogo. “Io per primo ti avrei spaccato con tutto il cuore la faccia quando sei tornato e dopo aver saputo quello che avevi fatto a Dean, ma …”
“Me lo sarei meritato. Anzi, me lo merito!” convenne mestamente, l’angelo.
“Beh! può darsi che ci farò un pensierino.” Ironizzò Sam per poi tornare serio. “Ma quello che sto cercando di dirti è che devi accettare finalmente il fatto che in questo lavoro, in questa vita,  il male e la paura a volte possono forviarti a tal punto da distorcere la realtà e devi anche accettare il fatto che quando riesci a ritornare a quella realtà devi purtroppo assumerti le conseguenze di tutto ciò che hai fatto, fartene una ragione e poi andare avanti.”
“Avrei dovuto accettare il fatto che potevo uccidere Dean? Tuo fratello?” chiese retorico o forse ancora confuso.
“Devi accettare il fatto che ci sei andato vicino ma che non è successo!” intervenne Dean, spronandolo a capire le loro ragioni.
“Devi accettare il fatto che in noi troverai sempre l’appoggio di una famiglia che farà di tutto per sostenerti. Che non si fermerà mai anche quando sei tu a fermarti.” si accodò il minore.
“Io..” balbettò Castiel, profondamente colpito da quelle parole che sapeva essere sincere da parte di entrambi i fratelli.
“Cas..” si fece avanti Dean, ormai calmo e mettendogli una mano sulla spalla. “Se io o Sam avessimo dovuto fare i samurai ogni volta che a causa di qualche stronzo malefico abbiamo tentato di farci fuori, la gloriosa storia dei Winchester sarebbe finita da un pezzo.”

Castiel abbassò il capo. Pensò a quelle parole. Alla vita di quei due amici così straordinari. E pensare al male che stava per fare loro, lo fece stare ancora più male. Lo fece sentire ancora più in colpa per averli delusi in quella maniera.
“Quel senso di delusione che sentivo era…..era talmente forte da sembrarmi paura e sapete com’è la paura ? A volte ti congela e a volte…ti fa fare qualcosa di cui te ne pentirai amaramente!” asserì amareggiato fissando il maggiore dei fratelli.
“Ma io sono qui, Cas. Sam è qui. Tu…sei qui.” lo incoraggiò Dean. “Quello che di irreparabile poteva accadere , non…. è accaduto. Quindi ….fattene una….” e stranamente il ragazzo cominciò a stringere gli occhi come se stesse sopportando una qualche sorta di dolore.
“Dean ?!” lo richiamò l’angelo.
“..una ragione  e….” sempre più affaticato e con le mani che iniziarono a stringersi sul torace affannato.
“Dean che hai?!” gli chiese Castiel posandogli una mano sulla spalla e subito raggiunto da Sam.
“Ehi, Dean?!” lo richiamò anche il minore che un attimo dopo si ritrovò il fratello accasciato tra le sue braccia.
“Dio…che dolore!!” si lamentava Dean, stringendosi le mani sul petto.
Il ragazzo sentiva come se il cuore gli stesse per schizzargli fuori. Si sentiva andare a fuoco. Era quasi come se Castiel avesse ripreso a torturarlo.

“Castiel!!” si allarmò Sam, guardando l’angelo che sembrava spaesato da quello che stava accadendo. Sapeva di non aver guarito del tutto Dean, ma che l’amico avesse potuto star male in quella maniera non era decisamente normale. “Che sta succedendo?”
“Non lo so…non lo so. Non dovrebbe accadere!!”
“E’…è Amara!” biascicò Dean.
“Cosa??!!” esclamarono allarmati gli altri due.
“La ..la sento. Io….sento …che lei….”,  ma un ennesima fitta gli impedì di continuare. “Mi sta…cercando. Lei vuole…..oh cazzo!!...” gemette in preda ad un altro spasmo doloroso.
“Mio Dio!! allora è vero!” sussurrò Sam preoccupato. La paura di Castiel si era rivelata paurosamente vera. Amara poteva percepire il dolore, anche se minimo, di Dean e ora, lo stava amplificando per rintracciare il cacciatore che continuava a sfuggirle.
Restando ancorato alle spalle del maggiore , Sam guardò Castiel.
“Castiel….il pulsante rosso sul pannello principale. Presto!…premilo!! Metterà in allarme l’intero bunker. Niente e nessuno potrà entrare o uscire da qui!” ordinò risoluto.
Castiel obbedì senza esitare e corse a pigiare il pulsante che campeggiava al centro di uno dei pannelli elettrici della sala principale, poi, di fretta, tornò accanto all’amico sofferente.
“Lascialo Sam!” fece calmo e concentrato.
“Cosa?...No!!” rispose turbato il giovane cacciatore.
“Lascialo. Lascia che lo salvi. Lascia che lo protegga e che protegga te.” chiese fiducia l’angelo.
Sam anche se non ancora del tutto convinto si allontanò solo di poco dal fratello.

Castiel invece si fece più vicino e impose le sue mani sul petto del cacciatore. Poi chiuse un attimo gli occhi come per cercare più concentrazione e forza possibile in quel  momento, mentre nel bunker, assordante risuonava la sirena di allarme.
“Se il bunker può impedirle di entrare, io posso impedirle di trovarvi.” asserì convinto. “Resisti!” incoraggiò poi , l’amico disteso a terra che si piegava dal dolore.
“S..sì. Ma tu …tu ferma …questo dolore che….che mi sta spaccando….il petto in due!” ansimò Dean, mentre si contorceva le mani sul torace dolorante.
Castiel spostò le mani di Dean e impose le sue e subito dopo una luce bianco azzurra coprì quasi l’intera persona di Dean, che lentamente smise di soffrire e lasciandosi sopraffare dal potere benefico della grazia di Castiel si abbandonò completamente. I suoi occhi si chiusero, le mani caddero mollemente lungo i fianchi, le gambe smisero di scalciare il dolore e si distesero. Perfino i lineamenti del viso parvero rasserenarsi, finalmente.

Attimi, momenti, minuti e poi quella frenesia come era arrivata sembrò passare, lasciando dietro di sé, solo un assordante silenzio.

Sam , ripresosi dalla confusione di quel momento ritornò preoccupato accanto al fratello che teneva ancora gli occhi chiusi e guardò per un secondo l’angelo al suo fianco.
“Tranquillo. Sta bene ….ora! L’ho guarito del tutto. Lei non può più sentire niente.” lo rassicurò e infatti un attimo dopo , Dean riaprì gli occhi e li fermò sul fratello minore . Bastò come segno di rassicurazione.
 
“Castiel che hai fatto!?!” fece Sam aiutando il fratello a rimettersi in piedi.
“Amara ha sentito il dolore fisico che ancora era presente in Dean, ma evidentemente non era abbastanza forte da rintracciarlo ma abbastanza da percepirlo così, lo ha ampliato per trovarti.” Disse , pensando che quella fosse la spiegazione più plausibile per quello che era successo.
“Mi ha usato come un fottuto GPS?!”
“In pratica!” convenne l’angelo.
“Puttana oscura!” mormorò seccato e offeso Dean. “Senza offesa, Cas , ma hai una famiglia di merda. Un padre assente, dei fratelli decisamente psicopatici per non dire stronzi e una zia del cazzo!!”
“Non ho mai pensato di far parte della Famiglia Brady!” rispose Castiel.
Dean arcuò le sopracciglia , colpito della risposta a tono data dall’angelo e poi guardò seccato il fratello al suo fianco.
“Lo so, Dean. Non c’è più gusto da quando riesce a dare queste risposte!” convenne il giovane cacciatore , sorridendogli.
Poi , l’angelo si avvicinò all’amico e poggiandogli una mano sulla spalla e abbassando appena il capo cercò le parole giuste per mettere fine a tutto ciò che era successo in quelle  ore assurde.
“Mi dispiace, Dean. Mi dispiace di non aver avuto fiducia in ciò che mi lega a te e a Sam. Mi dispiace di averne dubitato, nonostante tutte le volte in cui voi me ne abbiate reso partecipe. La famiglia, quella in cui voi mi avete accolto è un…..tipo…di famiglia ben diverso da quello in cui io ho sempre fatto parte. E’ più…più…”, non riuscendo a trovare le parole.
“Umana?!” azzardò Sam, appena dietro le spalle del maggiore.
“Vera!” sembrò correggerlo l’angelo.
“L’hai detto! E quant’è vero che l’hai capito, se provi a fare di nuovo una stronzata del genere, ti ammazzo sul serio!” asserì Dean ironicamente. Nemmeno poi tanto, però!
Il maggiore , poi,  si allontanò giustificandosi che aveva davvero bisogno di una birra per mandare giù tutto quello che era successo.

Sam e Castiel rimasero per un attimo fermi nel grande salone.
“So a cosa stai pensando!” fece l’angelo  al giovane cacciatore.
“La tua paura….non era così infondata!” rispose pensieroso. “Lei…può sentirlo. Trovarlo.” asserì spaventato.
“A quanto pare.. sì!” convenne Castiel che subito dopo fece un profondo respiro. “Ma noi non permetteremo che possa fargli del male!”
“Sul serio?!” chiese Sam dopo da quell’affermazione.
“Certo. E’ quello che fanno i fratelli , no? Si difendono l’un l’altro.”
“Sempre!” disse compiaciuto il giovane.
“Sono piuttosto ferrato nell’affrontare il concetto di “sempre”!!” e poi , richiamati dalla voce di Dean, lo raggiunsero nella cucina del rifugio.
 
Paradossalmente , qualche ora dopo, mentre Sam era di nuovo immerso in uno di quei stramaledetti libri antichi, Castiel si ritrovò ad affrontare lo stesso discorso anche con il maggiore dei fratelli.
Dean, sorseggiando una birra e accertandosi che Sam non potesse sentire i loro discorsi, si sporse leggermente verso Castiel che era seduto al tavolo, di fronte a lui.
“Allora , Amara…”
“Amara, cosa?!” fece finta di non capire quel prologo.
“Lei..può davvero sentirmi…sentire quello che …sento, o provo, o che so io?”
Castiel sbirciò verso Sam, assicurandosi della sua lontananza. “Così pare!” e poi fissò l’uomo di fronte a lui. “Ma perché questo sembra più rassicurarti che spaventarti, Dean?”
“In verità, non mi rassicura e non mi spaventa!” cercò di abbozzare.
“Davvero?!” fece poco convinto. “Sai!! Perché hai l’aria di uno che sta pensando di fare…il nobile samurai, Winchester!”
“Non pensavo proprio a quello ma piuttosto ad un modo per averla a portata di tiro!” si scoprì il cacciatore.
“E cosa pensi succederà quando lei sarà , come dici tu, a portata di tiro e noi non avremo niente con cui colpirla?!” gli fece presente acuendo la voce in modo severo.
“Di certo avrei argomenti per riuscire a spostare l’attenzione da voi!”disse con indifferenza.
“E ora chi sarebbe il fottutissimo figlio di puttana?!” ringhiò Castiel alle parole dell’amico. “Fino a poco fa hai inveito contro di me per quello che volevo fare e ora…ora tu hai la sfacciataggine di propormi la stessa cosa?!”
“E’ diversa la cosa!” provò a fargli capire.
“In che cosa sarebbe diversa? Spiegami!”
“ Si tratterebbe di me!” rispose convinto.
“E perché per te sarebbe diverso comportarti da martire?!” decisamente alterato.
“Perché io so che Sam non rimarrebbe solo ma con qualcuno capace di guardargli le spalle come si deve!”

Castiel abbozzò. A quelle parole, per un attimo non seppe come rispondere. Non sapeva se prendere a pugni Dean o ammirare il suo immenso stupidissimo coraggio. Si sentiva furioso ma al tempo stesso maledettamente orgoglioso dell’ennesima prova di fiducia che Dean riponeva in lui, tanto da affidargli il suo preziosissimo Sam.

“Ora ti dico io cosa faremo!” disse poi, l’angelo. “Andremo avanti. Faremo scorta di ogni arma che possa servirci contro Amara. Lotteremo!! Fino all’ultimo e lo faremo insieme, fianco a fianco. Come tu  mi hai insegnato fanno i fratelli. Intesi ?”
“Castiel…”
“Castiel, un cazzo!” esclamò severo. “Sono, Cas. E ti ripeto: intesi??!” affermò con più decisione.
In quel momento sopraggiunse Sam che non potè non notare la tensione sul viso dei due seduti al tavolo.
“Ehi!? tutto bene voi due?!”
Castiel continuava a fissare imperterrito Dean che invece si voltò a guardare sorridente il fratello.
“Una favola. È solo una lite tra….fratelli!” asserì indicando Castiel.
“Magnifico!” esclamò Sam. “Finalmente qualcuno a cui posso chiedere il cambio quando rompi le scatole!” scherzò il minore sedendosi a capotavola, tra i due già seduti.
“Ehi!! Rispetto, fratellino!” lo rimproverò Dean e poi porse il collo della bottiglia verso quella che Castiel teneva tra le sue mani.
L’angelo accettò il gesto ma prima di battere contro il vetro ripetè serio: “Intesi?”
Dean lo guardò, guardò suo fratello e poi di nuovo l’angelo. “Intesi!”
“Su cosa dovete… intendervi?!” fece curioso Sam.
Dean lo guardò con aria innocente, come se nulla fosse stato detto e poi con aria tranquilla gli rispose.
“Niente di che. Castiel si è fatto promettere che se farò lo stronzo ancora una volta, dovrò fargli guidare l’Impala per …punizione!” mentì.
“Wow!!” fece decisamente sconcertato il giovane. “E tu hai accettato?!” domandò sbalordito al fratello.
“Non accadrà mai!” asserì convinto il cacciatore.
“Che Castiel guidi l’Impala o che tu non faccia più lo stronzo!?”
I tre risero, anche se per due di loro, fu  più una risata amara.
Poi, Dean battè il collo della sua bottiglia su quella di Castiel.
 
Castiel bevve.
Dean, no.







N.d.A. : Sono consapevole che è un finale strano ma è solo perchè sto mettendo giù una sorta di seguito di questo racconto. Avevo già qualche idea in mente quando ho iniziato a scrivere questo "episodio", ma il seguito mi sta prendendo un po' di più di quello che avevo previsto e quindi ho preferito creare due storie ben distinte, con un finale , passatemi il termine, "aperto"

Spero che la storia vi sia piaciuta.

Baci, Cin!!


:)
   
 
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