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Autore: Itsamess    19/04/2016    1 recensioni
[Steve Rogers + Bucky Barnes]
Idealmente ambientata dopo CATWS: Bucky lascia il lato oscuro e si unisce allo SHIELD, ma la sua prima, nuova, missione è recuperare un rapporto ammaccato dal tempo più di uno scudo di vibranio.
Bucky fece un passo verso di lui ma si fermò nel vedere l’amico indietreggiare. Davvero aveva paura di lui? Non gli avrebbe mai fatto del male.
Mai più, almeno.
«Steve-»
«Il fatto è che mi manchi. E vorrei poterti abbracciare in questo momento ma non riesco a smettere di pensare che abbracciandoti potresti pugnalarmi alla schiena. Quindi non lo farò. Perché non ce la faccio. Non ora»
Steve parlava a scatti, come se ogni parola gli costasse un quantitativo di energia superiore alle sue forze e dovesse fermarsi per riprendere fiato.
«Ma sappi che mi manchi. Sono- anni che mi manchi»
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni mattina l’appuntamento era alle sette e tre quarti nella hall dell’albergo, di solito arrivava prima Steve, il più puntuale dei due, che ingannava l’attesa sfogliando qualche rivista o scambiando due chiacchiere con il concierge. Bucky arrivava spesso ancora spettinato e con gli occhi un po’ assonnati, ma con un grande sorriso gli mostrava le ragioni del proprio ritardo, sollevando un sacchetto contenente due brioche, una al cioccolato per sé ed una alla crema per l’altro.
Quel giorno non andò diversamente.

Bucky corse trafelato giù dalle scale che aveva preso per non dover aspettare l’ascensore e trovò l’amico tranquillamente seduto sul divanetto di pelle bianca della hall, con la faccia bella riposata e lo sguardo di chi non ha un solo pensiero al mondo. Tutto il contrario di lui, che invece aveva l’aria di chi non dormiva da giorni o che era tormentato da incubi orribili- entrambe le  spiegazioni sarebbero state corrette, nel suo caso.

«Buongiorno, raggio di sole» lo salutò il biondo con affetto, chiudendo di colpo la rivista «Sei pronto ad una nuova avventura?»

«Certo, signor Capitano!» esclamò l’altro ridendo e mettendosi sull’attenti «Cosa abbiamo oggi?»

«Non ho ancora guardato, volevo aspettare te»
Steve tirò fuori dalla tasca dei jeans il taccuino rosso scuro e glielo porse dicendo «A te l’onore»
 
Bucky lo aprì al contrario – tanto ormai avevano indagato quasi tutte le parole della lista, quindi tanto valeva partire dal fondo - lo sfogliò fino a trovare l’ultima pagina e lesse ad alta voce «Selfie. Ok, e cosa sarebbe?»

Di solito Steve aveva tutte le risposte, eppure quella volta rimase un po’ perplesso. Pur restando seduto su divanetto gli domandò «Sei sicuro di aver letto bene?»

«Oh, sì, Steve. Scrivi con la calligrafia elegante e ordinata dalla mia vecchia insegnante di inglese, è difficile decifrare male la tua scrittura»

«Non ti lamentavi così quando dovevi copiarmi i compiti»

«Anche questo è vero… Ritiro tutto. Adoro la tua calligrafia» rise Bucky, prendendo posto accanto a lui. Aprì il sacchetto di carta della panetteria e assaggiò la brioche. Era buona. Il cioccolato gli piaceva ancora per davvero «Allora queste selfie?»

Steve si guardò intorno in cerca di aiuto: davanti ad una parola sconosciuta una qualsiasi persona del Duemila l'avrebbe cercata su Google, eppure per la mentalità anni ’50 la prima cosa da fare in questo caso è chiedere indicazioni ad un gentile passante. La cameriera laggiù davanti all’ascensore sembrava amichevole.
«Resta qui» disse distrattamente Steve dirigendosi verso di lei.
 
Bucky lo guardò allontanarsi con una strana fitta nel cuore che non ricordava di avere mai provato: un dolore preciso e concentrato in un punto solo - come immaginava dovessero fare male i proiettili sovietici senza legatura.
Doveva scusarsi con la Romanoff, la prima volta che l’avesse vista.
 
«Mistero risolto» dichiarò Steve tornando ai divanetti qualche minuto dopo «Se ho capito bene la selfie consiste nello scattarsi una foto da soli»

Bucky scoppiò a ridere, convinto scherzasse, ma l’amico era incredibilmente serio «E perché uno dovrebbe fare una cosa del genere? Io so come è fatta la mia faccia. E se non me lo ricordo – ed in effetti mi capita spesso, grazie HYDRA - esiste una cosa chiamata specchio!»
 

Un tempo – nel suo tempo, a dirla tutta – aveva amato farsi ritrarre in fotografia. Alle fiere di paese era sempre il primo della fila, pronto a posare con amici, parenti, ragazze carine che avrebbero fatto girare la testa ai suoi compagni di reggimento… eppure ora che ci pensava non aveva mai fatto nessuna foto con Steve. Lui si era sempre rifiutato, non importava quante volte lo avesse pregato, probabilmente perché non era molto sicuro del proprio aspetto fisico e temeva di sfigurare accanto all’amico.
Ma era cambiato tutto ed i ruoli si erano invertiti: Steve era diventato alto e muscoloso – il tipo di ragazzo che seduce le cameriere carine nelle hall, pensò l’altro – mentre Bucky aveva un braccio di metallo ed il viso solcato da più di una cicatrice.
Non era sicuro di voler comparire in una foto in quelle condizioni.
 
«Se non ne hai voglia non fa niente, possiamo saltare al prossimo punto della lista» abbozzò il biondo, notando l’espressione cupa dell’amico.

«No- no» ripeté Bucky con maggior convinzione, deciso a non rovinare la giornata e l’umore di Steve con dei pensieri tanto negativi. Mentì guardandolo negli occhi «Non è un problema»

«Grande!» rispose l’altro con un sorriso emozionato. Si vedeva che non stava più nella pelle all’idea di scattare una delle famose e misteriose selfie perché con un tono di voce ben più alto del normale esclamò «Allora mettiamoci in posa!»

Dopo qualche tentativo fallimentare, Steve riuscì finalmente a trovare il modo di selezionare la cosiddetta telecamera interna e si stupì di vedere comparire la propria faccia sullo schermo del cellulare.
Peccato che appunto ci fosse solo la sua faccia.

«Bucky, sei troppo lontano, non ti si vede» si lamentò attirando verso di sé l’amico, che sbuffò un po’ esasperato ma poi cercò di sfoderare il sorriso più convincente che conosceva.
Non aveva bisogno di mentire.
Era felice davvero.


Angolino dell'autrice
capitolo più light di un'insalatina scondita, solo che dovevo scriverlo. 
Non so se si capisce che il fluff stucky è il mio fluff preferito.
Abbracci a tutti (e come sempre grazie a chi recensisce, segue, legge e basta o capita qui a caso)
Itsamess

 
  
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