18. Compromessi
-Elydet-
Fin da quando era
bambina, il tempio della Dea dell’isola era sempre stata la cosa più sfarzosa
che avesse visto. Solo il palazzo del re riusciva a tenere testa al lusso del
tempio, ma non lo superava.
In quel regno, la Dea
Potente non aveva che una misera casupola nei pressi del castello per le
funzioni a lei dedicate.
Il re era stato molto
generoso a offrirla, certo, però le faceva una strana impressione pensare alla
differenza. Sarebbe stata curiosa di sapere se la Dea apprezzava realmente quel
dono o se si era offesa per la miseria in cui era costretta ad essere onorata.
Sua madre aveva
insistito perché si recassero insieme a pregare lì dopo aver lasciato il dono
al Dio.
Lei aveva cercato di
convincerla che non era necessario, che se era il Figlio di quella terra che voleva, era il Dio di quella terra che
doveva pregare.
Maleca
però era stata irremovibile:
<<
Non devi mai dimenticare chi sei, neanche
per l’uomo che credi di amare più della tua vita perché prima o poi la tua
natura prenderà il sopravvento e l’uomo che avrai accanto resterà stordito dal
cambiamento >>
E lei l’aveva
seguita. Non voleva imbrogliare il Divino
Tarìc.
Lei era una straniera dell’isola distrutta, lui non
lo avrebbe mai dimenticato nella sua perfezione, ma lei non doveva fargli fare
la fatica di ricordarlo da solo.
Dalia
si avvicinò a loro con il sorriso che Irmelin avrebbe deriso, ma che sua madre
ricambiò
<<
Potente Dalia, i miei saluti >>
<< Saluti a
voi, nobile Maleca e piccola Elydet. Siete in visita alla Dea per chiedere
qualcosa? >>
Avrebbe
tanto voluto dirle che non erano affari suoi quello che loro dovevano dire alla
Dea, ma fu di nuovo sua madre a parlare per lei
<<
Abbiamo chiesto una grazia al Dio straniero e volevamo assicurare alla Dea, nostra
madre, che non l’abbiamo dimenticata, né ritenuta inferiore. La nostra sola
intenzione era quella di non metterla in difficoltà chiedendole qualcosa che
non apparteneva alla sua terra e alle sue ali protettrici >>
Gli occhi di Dalia
lampeggiarono di interesse in modo strano. Quella donna sapeva.
Doveva
aver capito che era innamorata del re, forse l’aveva addirittura spiata.
<<
La piccola Elydet ha chiesto, forse, un uomo della fede straniera, Maleca?
>>
<<
Sì, somma Dalia, è così. Io non voglio che la bellezza di mia figlia appassisca
inutilmente e non è rimasto nessuno, nella nostra gente, che sia all’altezza
del suo titolo nobiliare. Non credo di offendere la Dea a rispettare il sangue
nobile che ha messo nelle sue vene, giusto? Noi nobili portatori del sangue
della Dea dobbiamo sempre aiutarci e rispettarci a vicenda, dico bene? >>
Dalia
annuì a quello che anche a lei era suonata come una promessa di fedeltà da
parte di sua madre alla Somma Sacerdotessa
<<
Sei sempre stata una donna saggia, Maleca. È
una fortuna che tu sia tornata ad occuparti di tua figlia. Credo stesse
smarrendo la retta via per colpa di sua sorella >>
<<
Sono certa che avete fatto quanto in vostro potere per evitare che ciò
accadesse, potente Dalia. È per questo che vorrei che
accettaste il mio omaggio >>
Elydet vide sua madre
offrire alla Somma Sacerdotessa una boccetta di profumo che aveva tutta l’aria
di essere molto costosa.
Quando
si congedarono da Dalia, Maleca posò una mano sulla spalla della figlia lungo
il tragitto verso il palazzo
<< Visto
tesoro? È facile non mettersi contro le
persone importanti. A cosa serve farsi nemica Dalia quando puoi averla dalla
tua parte con così poco? Adesso gli Dei sono in pace, non hanno di che
lamentarsi di te, le loro rappresentanti sulla terra ti rispettano e niente e
nessuno ha un valido motivo per negarti quello che hai chiesto >>
<<
Ma, se il Dio avesse piani più alti per il re? >>
<<
Sciocchezze. I piani per un re sono sempre avere una moglie che appaia bella
agli altri e gli dia dei figli forti e sani. Che altro può desiderare? >>
<<
Un regno, forse >>
<<
Questo regno ha già troppi problemi perché lui possa preoccuparsi di averne un
altro da gestire. Vai nella tua stanza adesso e prega. Stai lontana da tua
sorella e dalle sue idee rivoluzionarie e dormi bene stanotte. Noi ci vediamo
domani >>
<<
Non ci sarai a cena? >>
<<
Io sì, tu farai meglio a dormire, tesoro mio. Non vorrai presentarti al re la
prima notte di nozze con la pancia grassa? >>
<<
No, hai ragione, mamma. Buonanotte >>
<<
Sono sacrifici che una donna deve fare, bambina. Appena aspetterai un figlio
saranno tutti ansiosi di vederti ingrassare e potrai rifarti dei pasti saltati.
Per adesso, cerca di pazientare, va bene? >>
Annuì e si congedò da
sua madre. Non era entusiasta di saltare la cena, ma cos’era una misera notte
con i morsi della fame di fronte alla possibilità di sposare il suo re?
Era davvero una
fortuna che sua madre fosse tornata ad occuparsi di lei.
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-Tarìc-
Rimasto solo, il re
sospirò sconfitto. Neanche Nora lo avrebbe aiutato se schierarsi con lui voleva
dire perdere la possibilità di una grande festa. Nora adorava le feste e i
ricevimenti e sognava di vedere le nozze reali da quando aveva messo piede nel
suo palazzo.
E, dopotutto, lui era
il re e sulle sue spalle aveva la salvezza del popolo e il suo benessere.
La sua vita era poca
cosa in confronto a tutte quelle che doveva tranquillizzare e, se per farlo
avrebbe dovuto sposare una sconosciuta, lo avrebbe fatto.
Ma come poteva
passare la vita con una sconosciuta? Poteva avere fortuna e ricevere dagli Dei
una donna che lui imparasse ad amare o poteva capitargli il peggio del peggio.
Di solito i matrimoni combinati venivano decisi in base alla buona famiglia e,
in casi eccezionalmente rari, il re poteva avere delle pretese sulla bellezza
della sposa, aveva sentito raccontare diverse storie su re che si erano visti
mettere davanti tutte le figlie di qualche altro nobile e aveva ricevuto la
grazia di scegliere quella che più si addiceva ai suoi gusti personali. Come
bestie al mercato.
Detestava quella
situazione.
Il lieve bussare di
Nora alla porta lo scosse dai suoi pensieri.
La
sua amica non lo avrebbe aiutato a evitare le nozze, ma di certo poteva
aiutarlo a non sposare la persona sbagliata.
<<
Tarìc, va tutto bene? >> chiese lei preoccupata da quella chiamata
improvvisa.
<<
Ti hanno già esposto i grandi piani della corte reale? >>
<<
Me ne ha parlato Ismene questa mattina. Aspettavo solo che gli altri ti
lasciassero in pace per chiederti cosa ne pensi >>
Nora
era composta e reticente. Era l’ultima delle reazioni che il re si aspettava da
lei.
<<
Io vorrei sapere la tua opinione prima di decidere >> insistette il re.
<<
Non esporrò la mia opinione a un uomo che sembra appena stato calpestato da un
esercito! >> dichiarò lei senza neanche cercare di trattenersi dal
ridergli in faccia << Sul serio, Tarìc, sembri più preoccupato di quando
è arrivato il terremoto. È un matrimonio, non un impiccagione!
>>
Forse
Nora era troppo giovane per rendersi conto della gravità della situazione. La
donna che avrebbe scelto avrebbe influenzato la sua vita e il suo regno finché
Dio non l’avesse chiamata nei Regni Eterni. Come poteva prendere a cuore leggero
quella nuova decisione?
<<
Non mi dirai che hai paura che Elydet del
fuoco non accetti? >> gli chiese con il sorriso del bambino che aveva
appena rubato tutti i vasi di miele delle dispense reali.
<<
Cosa!? >>
Nora
scoppiò in una sonora risata divertita << Andiamo, ti conosco troppo
bene! Hai passato l’ultimo mese in compagnia di Elydet quando ormai ti aveva
già detto tutto quello che poteva dirti sulla sua gente e ti ho visto anche
prima alla finestra impegnato a guardarla. Puoi imbrogliare Aaren e gli altri,
ma non hai speranze con me >> concluse trionfante.
L’affetto
che provava per quella ragazza era inqualificabile. Aveva centrato in pieno il
suo problema prima ancora che lui fosse in grado di ammetterlo a sé stesso e,
invece di prendere la posizione dei nobili responsabili, si era schierata
immediatamente dalla sua parte. Tarìc sapeva che, se avesse avuto la corte
contraria e Nora dalla sua parte, pur con tutte le perle di saggezza di Aaren,
non si sarebbe mai sentito in colpa per la decisione che avrebbe preso. Nora
era in grado di convincere anche le persone più ostinate.
<<
Era Neith alla finestra >> le disse per provocarla accusandola di averli
confusi.
<<
Cosa c’entra lui?! >> chiese arrabbiandosi all’istante << L’ho
visto, non preoccuparti! Credi che la vecchia Nora perda di vista i suoi nemici
proprio mentre la spiano apertamente!? >>
<<
Non credo spiasse te >>
<<
Lo so >> annuì ancora furente << Se lo avessi sospettato veramente,
mi sarei già vendicata >> ammise come se fosse stata la cosa più ovvia
del mondo prima di lasciarsi cadere seduta sul suo letto mettendo da parte
l’aria giocosa << Qualcuno degli altri sa delle tue intenzioni? >>
<<
Io non ho detto niente >> ammise sperando con tutto sé stesso che nessun
altro fosse giunto alla conclusione di Nora con la propria testa.
<<
Meglio così. Quei cinque profanatori delle libertà altrui vanno presi alla
sprovvista e con decisione perché non possano farti cambiare idea con delle
studiate argomentazioni da maniaci del governo >>
<<
Ti sembra il modo di parlare della corte reale? >> le chiese divertito.
Da nessun altro avrebbe accettato un insulto
neanche vagamente lontano verso la sua corte, ma Nora era una di loro e sapeva
che li rispettava tutti esattamente come rispettava lui. Nel bene e nel male. E
lei riprese il suo discorso senza la minima esitazione
<<
Tu devi metterti in testa che sei il re. Vuoi sposare una straniera sconosciuta
che non sai se porterà beneficio alla tua terra? Sposala! E, se poi le cose
vanno male, la accusi di tradimento e la fai esiliare. Nessuno verrà a
rinfacciarti che non è vero, sei il re! Il regno è tuo e la tua gente crederà a te!
>>
<<
Perché, quando parlo con te, sembra sempre tutto semplice? >> le chiese
sinceramente ammirato
Lei
alzò gli occhi al cielo in un gesto di finta, o forse vera, esasperazione <<
Perché è semplice! Una cosa è
difficile solo se credi che lo sia >>
Tarìc
era sicuro che quella non fosse una frase di Nora. Non l’aveva mai sentita in
vita sua e sospettava fortemente di sapere da quale regno veniva quel detto <<
Questa dove l’hai presa? >>
<<
Irmelin >> confessò lei fiera confermando le sue ipotesi << Quella
ragazza è più furba di tutta la tua corte messa insieme >>
<<
Hai scoperto qualcosa? >>
<<
Oh, sì! È il tuo giorno fortunato!
Ultimamente Sel e Irmy hanno capito che Ely è diventata la tua spia personale
per colpa di quello zuccone di tuo cugino. Se Ely ti dice una cosa, tu la dici
a lui e lui fa il despota con Selyan sputandole in faccia cose che solo sua
sorella può sapere, è ovvio che Sel capirà chi è stato a parlare! E, se non lo
capisce lei, lo capisce Irmelin senza la minima difficoltà. Devi dirgli che la
smetta di usare le tue informazioni per le sue torture >>
<<
Non ho mai riferito a Neith le cose che mi dice Elydet >> le rivelò
serio.
Nora
rimase un attimo immobile con gli occhi sgranati per la sorpresa << Mai?!
>>
Vide
la confusione passare sul viso della sua amica prima che lei annuisse da sola
ai suoi pensieri
<<
Ti spiava >> disse in tono solenne convinta della propria teoria <<
È un guardone che ti spiava sperando
di vederti - >>
<<
Nora, cos’è successo ieri? >> la interruppe il re prima che si perdesse
negli insulti a Neithel e dimenticasse il resto.
<<
Tu hai rapito Elydet, Sel ha detto che sarebbe andata alla funzione serale
settimanale di Dalia e Irmy l’ha spedita da sola da quella vecchia ciarlatana
dandole della pazza perché ancora si ostina ad ascoltarla. Poi si è sentita in
colpa e l’ha seguita >>
Non
c’era niente di strano in quello che gli aveva raccontato. Evidentemente era
una delle sue pause ad effetto. << Qual è il problema? >>
<<
Selyan non è mai arrivata da Dalia e non c’era neanche suo fratello. Irmy è
corsa a chiedermi se l’avessi vista e, quando ho detto di no, è impazzita. Ha
cominciato a imprecare e parlare di tutto e di tutti come non aveva mai fatto
prima >>
Le
guance di Nora erano arrossate dal fervore del discorso e dal suo orgoglio per
aver svolto il compito che le aveva affidato. Tarìc prese una sedia e si mise
comodo sapendo che ne avrebbe avuto per un po’ e che, forse, avrebbe scoperto
delle cose per le quali era meglio che fosse seduto
<<
Irmy crede che Xander sia un idiota senza cervello e che sia anche pericoloso
lasciare Sel sola con lui. Ha detto che lui è un violento e un pazzo e che lei non
ha la capacità di rendersi conto di essere nei guai fino al collo da quando lui
è tornato >>
Aveva
decisamente fatto bene a sedersi << Perché? >>
<<
Non ne ho idea. Irmy ha detto che è sicura che lui le farà del male se non si
allontana in fretta, ma non ha voluto dirmi altro e io avevo troppa paura che
smettesse di parlare per insistere >>
<<
Saggia decisione. Le hai chiesto perché Ely non passa più molto tempo con loro?
>>
<<
Mi hai preso per una buona a nulla? Neithel ti sta contagiando e anche tu pensi
che io riesca solo a fare confusione?! >>
<<
Sai che non penserei mai una cosa del genere >>
Nora
sembrò pensarci su e la vide rilassarsi e annuire felice. Era una bambina.
<<
Non hanno proprio discusso, è solo… ecco… io credo che tu abbia scelto la
persona sbagliata per le tue indagini, Tarìc. Elydet è cresciuta insultando e
sentendo insultare sua sorella ogni benedetto giorno che la sua Dea le ha
concesso, secondo le esatte parole di Irmelin. Maleca odia Selyan, la detesta
con tutte le sue forze dal giorno in cui ha sposato un uomo che aveva già una
figlia e passava tutto il suo tempo libero con lei >>
<<
Perché? >>
<<
Beh… credo che il matrimonio con Maleca sia stata una forzatura della nobiltà
di quel posto. Pare che lui amasse perdutamente la madre di Selyan e che tenesse
molto più a lei che alla moglie e alla sua seconda figlia >>
<<
Come si può fare distinzione tra i propri figli? >> chiese Tarìc
scioccato da quella cosa e trasportato da un moto di affetto improvviso verso
Elydet.
<<
Irmy ha detto che faceva così perché Elydet aveva sua madre e non sopportava
che Selyan fosse cresciuta da persone che non avevano nessun legame di sangue
con lei, per quanto pare che la trattassero come una figlia. Elydet è cresciuta
sentendo insultare sua sorella e odiandola per averle rubato il padre. Quando è
entrata al tempio non si rivolgevano neanche la parola. Pare che siano
diventate improvvisamente amiche quando è scoppiata la guerra e Selyan si è
trovata a essere una tra le più potenti sacerdotesse del tempio con un fratello
messo in buona posizione nell’esercito che non pensava ad altro che a
proteggere lei e le sue sorelle >>
Quello
di Nora era una ragionamento che aveva senso, ma non riusciva a credere che la
ragazza che aveva imparato a conoscere fosse una persona capace di approfittare
di una sorella che odiava solo per avere la vita un po’ meno difficile di
quello che sarebbe stata altrimenti. Elydet non era così.
<<
Non credo che Elydet sia il tipo di persona che stringe rapporti per
convenienza, Nora >>
Lei
alzò le spalle con una chiara espressione di dubbio sul viso << Forse non
l’ha fatto consapevolmente. Potrebbe essersi trovata costretta a stare con sua
sorella per convenienza o per ordine del padre. Per un breve periodo ha creduto
di volerle bene o di essere sua amica, ma alla lunga la cosa l’ha stancata. Ho
visto quanto Sel si dia da fare per aiutare Elydet e anche quanto possa
diventare scostante e isolata nelle sue giornatacce. Irmy ha detto che una come
Sel si ama o si odia senza vie di mezzo e che Elydet è troppo figlia di sua
madre per essere sua sorella. Credo di aver afferrato il senso di questa frase,
ma non chiedermi di spiegartelo per favore. Per me è troppo! >> concluse
scuotendo la testa con le mani alle tempie per la complessità del ragionamento.
<<
Ho capito, non preoccuparti. Sono impressionato dalle tue doti di spionaggio,
davvero. Sei la migliore fonte di informazioni di tutto il palazzo >>
<<
Oh, non lusingarmi così! >> disse lei arrossendo però per il piacere di
quel complimento << Uso solo il cervello e le buone maniere. Voi siete
troppo impegnati a tessere reti di spionaggio per ricordarvi che basta
fare una domanda ai diretti interessati. Sposerai Elydet? >>
<<
Ne ho tutta l’intenzione >>
<<
Ma…? >> lo esortò.
Lui
sospirò sconfortato << Il regno si aspettava una principessa di un casato
benestante che risanasse la nostra situazione >>
<<
La tua gente si aspetta solo un grosso, colossale, banchetto nunziale, un tetto
sopra la testa, il cibo sul tavolo e un soldato che passi ogni tanto per strada
per ricordare a tutti che hai un esercito pronto a difenderci in caso di
bisogno. Puoi scegliere anche una mendica se fai queste cose >>
<<
Irmelin di nuovo? >>
<<
Tanet >> lo corresse << Lo ha detto quando hai preso la corona e
qualcuno ha fatto una battuta su chi avresti sposato >>
Ecco
il vero dono di Nora. Non era la sua simpatia, la sua intelligenza o la
discreta dose di potere magico che Dio le aveva concesso, la sua qualità
principiale era ricordare le conversazioni a anni di distanza. Ne erano passati
almeno sei da quando aveva preso la corona e lei era solo una bambina
all’epoca, ma ricordava ancora tutto.
<<
Vai a dormire invece di perdere altro tempo a pensarci, hai davvero un pessimo
aspetto >>
E
la sua sincerità non era da meno.
<<
Ti ringrazio, Nora >>
<<
Ti insulto quando vuoi >> lo prese in giro abbracciandolo per salutarlo <<
Ci vediamo a cena >>
<<
Devo chiederti un favore >>
<<
Devo uccidere Neithel? >> chiese lei saltellando per la felicità.
<<
Devi lasciare che Irmelin e Selyan continuino a credere che Neith sappia da me
e da Elydet quello che loro cercano di nascondergli >>
Nora
si fermò a riflettere sulle sue parole e lui sapeva di doverle lasciare il
tempo che le serviva perché capisse che era davvero serio << Vuoi che si
convincano che è incapace di spiarle a dovere? >>
<<
Esatto >>
<<
Sai che, se si tratta di farlo sembrare incapace, hai tutta la mia
collaborazione. Non dirò niente! >>
Quando
Nora sparì, il consiglio di sdraiarsi lo tentò davvero, ma un re non poteva
permettersi il riposo di metà pomeriggio. Certo non un re con tutti gli impegni
che aveva lui. Se la storia del matrimonio doveva essere portata a termine, non
poteva perdere un minuto di più.
**************************************************************************************
-Selyan-
Tanet le aveva
ordinato di non esagerare sotto il suo comando e lei aveva giurato che avrebbe
obbedito. Aveva provato con tutta sé stessa a rispettare quell’ordine, ma come
poteva ignorare Palis con la mano quasi mozzata per un incidente con una parete
crollata?
Garlem non aveva
neanche parlato e si era avvicinato con la sega, il soldato aveva bestemmiato
in un modo che anche alle sue orecchie straniere era parso osceno e lei si era
precipitata ad implorare Tanet perché lo fermasse.
Sapeva che il
comandante delle guardie teneva a quell’uomo e che era l’unico in grado di
fermare il sacerdote. Il Potente Garlem l’aveva guardata con tutto lo sdegno
possibile e poi le aveva giurato che non l’avrebbe assolutamente aiutata e poi
si era presa lo sdegno del sacerdote e il suo giuramento di non aiutarla
nemmeno in caso di rischio di decesso dell’infortunato.
Selyan aveva
accettato a testa alta. E se n’era anche pentita quasi subito.
Non era stata cosa
facile, era stato un lavoro pesante e stancante e non era neanche certa che
quella mano non avesse riportato difetti permanenti, ma almeno era attaccata,
non sarebbe andata in cancrena, ed era sicura che avesse una minima capacità di
movimento.
A suo parere
qualsiasi cosa era meglio che una mano tagliata e Palis era più che d’accordo
con lei. Avrebbe volentieri implorato il perdono di Garlem implorandolo di far
ricucire il resto a qualcuno, ma il sacerdote aveva giurato a tutti i suoi di
farli sbattere fuori dal tempio se l’avessero aiutata e lei era certa che il
Sommo Neithel avrebbe appoggiato quella decisione sbattendo fuori veramente
chiunque l’avesse aiutata.
Non
le era rimasto che avvertire Palis che non era brava a ricucire e provarci
togliendo la sensibilità dal gomito in giù per non farlo soffrire inutilmente
con i suoi tentennamenti.
<<
Ragazza, dimmi la verità, mi hai
mozzato la mano a tradimento? >>
<<
Fammi finire, la tua mano è ancora al suo posto >> lo tranquillizzò
vagamente divertita.
Se
non lo avesse conosciuto si sarebbe offesa e gli avrebbe dato dell’arrogante,
ma sapeva che Palis era troppo orgoglioso per ammettere di avere paura e
cercava di nascondere la preoccupazione sotto il tono di rimprovero.
<<
Sei pallida, vuoi riposarti? Io posso resistere, se svieni tu, sono sicuro che
me la taglieranno >>
Lei
scosse la testa << Sto bene, solo… non sono abituata a ricucire con ago e
filo e mi dà fastidio >>
<<
Sei una strana guaritrice >> commentò << ma, se mi riattaccherai la
mano prima di sera, ti pagherò in oro per il tuo lavoro >>
<<
Non voglio il tuo oro, uso solo quello che la Dea mi ha dato per qualcosa di
buono >> e se solo quell’uomo avesse saputo quanto c’era di nascosto
dietro quella frase, sarebbe sicuramente fuggito il più lontano possibile da lei,
senza neanche farsi guarire
<<
Mi stai dando la possibilità di prendere in braccio il mio primo nipote stasera
>> le rivelò entusiasta
Ecco
il motivo delle distrazioni continue di quell’uomo quella mattina. Aveva
sentito una lista di bestemmie più lunga del solito provenire dalla sua
direzione mentre lavorava, ma aveva pensato solo a una brutta giornata o a una
lite con la moglie. L’ansia di prendere in braccio il nipotino spiegava tutto <<
È nato da poco?
>>
Lui
scosse la testa contrariato << Mia figlia ha fatto chiamare la levatrice
questa mattina prima che io venissi al campo e quella donna ha detto che
probabilmente avrei fatto prima io a tornare che lei a farlo nascere >>
<<
Perché così tanto? >>
<<
Mia figlia è giovane, ragazza, ed è il
suo primo bambino, è normale che ci voglia del tempo. Sei così esperta di mani
e così poco di bambini? >>
Lei
alzò le spalle. Palis aveva ragione, aveva fatto una domanda stupida, ma la sua
memoria era piena solo di battaglie e ferite di soldati. Non ricordava più di
aver imparato altro al suo tempio. Però aveva scoperto che parlare distraeva
entrambi alleggerendo la tensione da lui e la paura di sbagliare da lei. Non
era una cattiva cosa…
<<
Ho imparato il mio mestiere sul campo di battaglia soldato, la Dea non mi ha
dato la fortuna di imparare la mia arte facendo nascere le creature >>
… ma preferì non dire che le aveva dato la sfortuna di veder morire la gente << Tu hai combattuto molte battaglie? >> chiese per cambiare discorso
<<
Nessuno può dire di aver combattuto molte battaglie, ragazza >> sbottò lui << Se senti qualcuno dire una
cosa del genere, probabilmente è un nobile pomposo che se ne stava nelle
retrovie o nel suo palazzo mandando avanti i soldati o è un bugiardo che vuole
farsi bello agli occhi di una ragazza. Io ne ho combattuta solo una, grazie a
Dio, e sono tornato a casa tutto intero >>
Il
suo cervello stanco si riattivò tutto insieme. Nessuno parlava mai del passato
in quel regno, era un’occasione da non perdere! << Posso chiederti quando?
>>
<<
Quasi dieci anni fa. Cosa vuoi sapere? Se sono fiero del lavoro della mia spada
o se mi manca la guerra? Sei anche tu una di quelle ragazze che stravedono per
gli assassini? >> chiese lui guardandola in faccia con l’aria schifata.
Non poteva insistere sulla guerra che lui si era lasciato sfuggire, forse
poteva raccontare lei qualcosa a quell’uomo e guadagnarsi la sua fiducia
<<
Credo… credo di far parte degli assassini, piuttosto. Combattevo con i soldati
>> ammise
<<
Lo so, ne parlano tutti ma nessuno ci crede >> le disse << Sarebbero
state strane le cose nella tua terra se fosse vero! >>
<<
Io potrei dire che sono strane nella vostra >> ribattè. Sentir criticare
l’isola le aveva dato una stretta allo stomaco e, per quanto capisse che era
stupido da parte sua, si era offesa.
<<
Sciocchezze! >> sbottò lui << Qui è tutto perfettamente normale: le
donne fanno i bambini e gli uomini fanno le guerre. Ognuno ha il suo posto. Se
le donne combattevano, vuoi forse dire che erano i vostri uomini a partorire i
vostri figli? >>
Palis
aveva eliminato la sua rabbia con quella stupida domanda. La fece anche ridere <<
Hai ragione tu, soldato. Avevamo ruoli un po’ confusi negli ultimi tempi
>>
<<
A dir poco, ragazza! Chi manderebbe
delle ragazze sul campo di battaglia? >> chiese lui dopo aver dato un
generoso sorso a una bottiglia di vino portatagli da un altro soldato
Ma
il desiderio di difendere la sua terra non era sparito e non si era alleviato <<
Sapevamo difenderci anche noi >>
<<
Non riesco a immaginarmi una ragazza dell’età di mia figlia con una spada in
mano che uccide la gente. Hai ucciso molti soldati? >>
Non
voleva rispondere. Non voleva neanche pensarci! Aveva sbagliato in pieno a
parlare di quelle cose con lui. Meglio tornare al lieto evento in casa sua e parlarne
almeno finché non avesse finito con la sua mano << Tua figlia ha già
scelto il nome per il bambino? >>
<<
Ancora confusione >> sospirò lui prima di spiegarle << La donna dà
la vita alla creatura e l’uomo il nome >>
<<
Ma avevi detto “l’uomo la guerra e la donna i bambini” >>
Lui
sbuffò di nuovo << L’uomo la guerra e la donna la casa. Ho paura a
chiederti chi era a scegliere i nomi da voi >>
<<
Non c’era una persona in particolare per sceglierli. Ognuno poteva fare le sue
proposte. Era un accordo tra tutta la famiglia, credo. Il mio lo hanno scelto
mio fratello e mia zia >>
Già…
perfino il nome che portava lo aveva scelto lui… Forse per quello non le dava
fastidio che nelle squadre usassero un appellativo invece del suo nome. Anche
sentirsi chiamare le ricordava suo fratello
<<
Che strana cosa. Perché non tua madre? >>
<<
Mia madre era convinta che fosse assurdo scegliere un nome prima di vedermi in
faccia e purtroppo la Dea non gliene ha dato la possibilità >>
<<
Sei riuscita a farmi preoccupare dannazione! >> la sgridò rischiando di
muovere la mano che stava riattaccando per lo scatto
Appena
lo toccò di nuovo, Selyan ebbe la certezza che le cose sarebbero andate bene
per lui. Era raro che capisse qualcosa delle visioni, più che mai in quelle
istantanee e fugaci come quella. Se era così chiara, non poteva nascondere
niente di brutto per quell’uomo
<<
Non preoccuparti per tua figlia. Anche mia madre aveva il dono delle visioni e
molti credevano che non avesse mai voluto darmi un nome perché sapeva quello che
sarebbe successo e la sua famiglia era troppo povera per permettersi una
levatrice del tempio. Le cose sono andate come la Dea ha voluto. Sono sicura
che tua figlia non avrà problemi. E , per quanto lieve, il dono di mia madre mi
ha suggerito di tranquillizzarti e mandarti a casa subito. Abbraccia tua figlia
e culla tuo nipote. Soldato, ho finito con la tua mano >>
<<
Sul serio? >>
<<
Non odiarmi troppo per la brutta cicatrice, per favore. Ti ho detto che non so
ricucire >>
Lui
le mise la mano sana sulla spalla mentre ammirava l’altra fasciata e ancora
gonfia << Ti sono riconoscente, ragazza,
dal profondo del cuore: grazie >>
<<
Ho fatto solo quello che dovevo >>
Qualcuno
si era avvicinato a spettegolare con Palis del suo lavoro, qualcun altro la
chiamava per trasportare qualcosa. Lei aveva la testa pesante e le orecchie che
fischiavano. Era troppo stanca per continuare. Non sapeva se era colpa del
lavoro che aveva fatto con quell’uomo o delle chiacchiere e dei pensieri.
Sapeva solo che non poteva continuare. Chiese il permesso a Tanet e poi si
avviò verso casa
<<
Ehi, aspetta >>
Un
giovane soldato dai lunghi ricci biondi si stava dirigendo verso di lei <<
Hai dimenticato le tue cose >> le disse porgendole la sua borsa.
Lei
la afferrò ringraziandolo e imprecando mentalmente per la propria idiozia
<<
Sei strana >> commentò lui a sorpresa alle sue spalle
<<
Perché ho dimenticato una borsa? Se voi non dimenticaste mai niente non
esisterebbero i trasportatori nelle squadre >> rispose scortese. Sperava
di toglierselo di torno il prima possibile. Non voleva compagnia e non voleva
uno sconosciuto tra i piedi. Voleva solo andare a dormire
<<
La comprensibile acidità di chi deve fare tutti i giorni quel lavoro. Posso
accettarlo. A me è toccato tre giorni di fila per un cambio e volevo picchiare
qualcuno, immagino te che- >>
<<
Senti, puoi dirmi cosa vuoi e la facciamo finita? >> lo interruppe
<<
Accompagnarti per po’ e chiederti perché ti trattano in quel modo >>
ammise lui come se fosse stata la cosa più innocente del mondo
<<
Quale modo? >>
<<
Ragazza >> chiarì quasi
schifato << I più non sanno ancora come ti chiami, il nobile Tanet non ti
chiama mai per non infierire su di te e ti tratta da condannata da aiutare, il
nobile Neithel non ti chiama perché non gliene dai mai modo e tu tratti lui
come se fosse la tua peggiore condanna. Solo la Nobile Ismene sembra trattarti
come tutti gli altri >>
La
osservava da parecchio a quanto pareva. Perché? Forse doveva chiederglielo, ma
sapeva che nessuno dava niente per niente al mondo. Se voleva una sua risposta,
doveva essere prima lei a farlo << Mi chiamo Selyan >>
<<
Lo so. Io sono Alekos >> le rivelò sorridendo divertito probabilmente
dalla sua sorpresa
<<
Perché mi hai osservata tutto questo tempo? >>
<<
Sei diversa da tutte le ragazze che conosco e fidati, mia moglie ha tante
amiche e riempie sempre la casa, ne conosco tante >> le rivelò ridendo di
gusto per qualcosa che solo lui poteva sapere
Non
aveva la minima voglia di attirare le chiacchiere del paese o la rabbia della
moglie. Doveva allontanarlo subito << Se hai una moglie perché guardi le
altre? >>
Lui
rise seriamente divertito a quella risposta << Oh, andiamo, non vuoi
proprio deporre le armi? Non mi pare di averti fatto qualcosa di male. Ho
notato la camminata ridicola di Treab, il caratteraccio di Palis, i baci che mi
lancia la stupida ai piatti e il tuo comportamento completamente disinteressato
al fatto che tu sia una donna che fa un lavoro da uomo >>
<<
Sono cresciuta in mezzo ai soldati, per me è normale >>
<<
Kore mi ha detto che ha saputo da Tanet che sei figlia di un generale e
combatti con la spada >>
Kore….
Tanet… era troppo! Ma non avevano proprio di meglio da fare?!
<<
Perché parlate di me?! >> chiese arrabbiata
<<
Ragazza, non hai notato che parliamo
di tutti? >> le suggerì con una pacca sulla spalla
Era
decisamente il momento d chiarire la questione. Se lui era stupido, lo avrebbe
rimesso a posto lei << Non voglio avere rogne. Tu mi tocchi la spalla in
pubblico, qualcuno lo va a dire a tua moglie e io ho problemi che non voglio
>>
<<
Mia moglie sa benissimo che ho la brutta abitudine di toccare le persone con
cui parlo. Non farti problemi non tuoi. La amo più della mia vita, non la
tradirei né metterei mai in giro voci che potrebbero farla vergognare mentre è
impegnata a crescere il nostro bambino di sei mesi. È una donna eccezionale e
si preoccupa anche di badare a mio fratello, mia sorella e mia madre ormai
cieca e malata mentre io lavoro per guadagnare il pane. La sua famiglia sta a
due giorni da qui. Di solito non mi prendo mezze giornate libere perché più
lavoro, meglio viviamo tutti, ma ieri sono scivolato e mi fa ancora male la
spalla. Non voglio sforzarla troppo rischiando di stare a casa una settimana
invece che un pomeriggio >>
Era
certa che Irmelin avrebbe imprecato dopo un discorso così lungo fatto da
qualcuno quando lei era così stanca e stordita. Lui aveva lavorato tutta la
mattina e aveva ancora tanto fiato da sprecare. Possibile? Forse c’era altro
sotto…
<<
Sei uno che parla tanto, ma non credo alla storia della gentilezza e della
compagnia, cosa vuoi chiedermi, soldato? >>
<<
Non sono un truffatore, ragazza! Volevo solo essere gentile con te, ma ha
ragione il nobile Neithel, meglio starti alla larga >> sbottò lui prima
di cambiare improvvisamente strada lasciandola sola.
Assurdo
come quel suo improvviso offendersi l’avesse fatta sentire in colpa. Era solo
un soldato che lavorava con lei ogni mattina, perché lo aveva trattato così
male?
Probabilmente era
stata la stanchezza a parlare per lei. Tornò al palazzo e si costrinse a
dormire almeno un’ora prima di cercare un viso noto tra le guardie di turno al
palazzo. La buona sorte quella volta aveva deciso di mettere Kore al portone.
Bastò raccontargli quello che era successo per ottenere le indicazioni per
arrivare a casa di Alekos, l’invito a recarsi a casa sua e il racconto di come
si era slogato una spalla che non ne voleva sapere di dargli pace.
Probabilmente cercava solo il modo di chiederle aiuto senza sembrare invadente
o senza farla sentire usata e lei lo aveva maltrattato. Si sentiva in colpa da
morire e mentre camminava, pregando la Dea di far funzionare il suo senso
dell’orientamento scadente e il Dio straniero di farla arrivare alla casa del
suo soldato, cercava di trovare il modo più giusto di scusarsi. Non era mai
stata brava a trattare con gli sconosciuti, dannata la sua poca fiducia negli
altri!
Bussò
alla porta della terza casa del quartiere delle guardie di basso rango, come
indicato da Kore e si vide aprire da una bambina di sei o sette anni
<<
Ciao, sto cercando- >>
<<
Liviaaaa! È arrivata la
tua amica! >> urlò lei con tutto il fiato che aveva in gola mentre la
tirava dentro. Sicuramente avevano sentito anche tutti i vicini. Perché aveva
gridato in quel modo? << Liviaaaaaaa! >>
L’aveva lasciata da
sola ed era corsa via per la casa. Selyan non sapeva cosa fare. Non voleva
aggirarsi per una casa che non era la sua, e non aveva idea del perché avesse
urlato in quel modo.
Un
attimo dopo dalla stessa porta da cui era sparita la bambina era comparsa una
donna. Doveva avere la sua età. Era davvero una donna bellissima a suo parere.
Aveva dei lunghi capelli biondi intrecciati in una treccia ormai tutta
spettinata, aveva il viso rotondo di chi ha qualche chilo di troppo, ma a lei
sembrava bellissima. Forse per gli occhi blu mare che aveva
<<
Immagino tu sia Selyan, vero? >>
<<
Sì, io… volevo scusarmi e… >>
Lei
scosse la testa e la interruppe << Mio marito mi ha raccontato quello che
ha fatto, non sei tu a doverti scusare. Gli avevo detto che doveva lasciarti in
pace >>
Sembrava
che non volesse avere niente a che fare con lei. Come poteva darle torto dopo
il modo in cui aveva trattato il marito?
<<
Sono stata sgarbata con lui e non mi aveva fatto niente. La sua spalla è tanto
grave? >>
Lei
scosse la testa di nuovo << Domani chiamerò un sacerdote del nostro Dio,
non preoccuparti, sono cose che capitano >>
Ma
non voleva andare via senza aver rimediato al suo errore, perciò provò a
insistere << Il mio promesso sposo all’isola si ruppe una spalla cadendo
da cavallo. So com’è. Se avete bisogno di qualsiasi cosa, anche la spesa o per
i bambini, io… vorrei ripagare l’offesa di questa mattina >>
<<
Qui le offese non si ripagano, non preoccuparti. Solo… Il tuo fidanzato si è ripreso
del tutto? >>
Quella
era la giornata dei ricordi a quanto pareva. Non c’era modo di starne lontana.
Annuì e basta sperando che bastasse alla donna
<<
Io ho saputo da una vicina che suo padre ha avuto dolore per tutta la vita per
un brutto incidente. I sacerdoti del Dio gli hanno sempre detto che non aveva
niente e che era normale che le ossa rotte facessero male col passare degli
anni, ma… Alekos è giovane e io non vorrei… >>
Non
bastava. Lei non le era simpatica, lo vedeva da come la guardava, ma forse
poteva calmarla comunque raccontandole un altro dei pezzi di vita che cercava
di tenere nascosti perché non le facessero troppo male
<<
Nei due anni dopo la sua guarigione non l’ho mai sentito lamentarsi né l’ho mai
visto soffrire in silenzio per quella ferita. So guarire le persone, ero tra le
migliori del mio tempio prima che la guerra ci separasse portando me a giurare
fedeltà al vostro re e lui al cospetto della
Dea. Tuo marito si riprenderà, ti chiedo scusa per avergli risposto male
e per essere venuta qui senza avvisare >>
Non
le lasciò neanche il tempo di girarsi per andarsene che le chiarì il problema <<
Mio marito mi ha detto che sei una protetta del nobile Neithel e che lui non ti
perde mai di vista. Perché lo fa? Non sei affidabile? >>
<<
Tendo a mettermi nei guai più spesso di quanto vorrei ed essendo una sua
responsabilità, non vuole doversi scusare con la Somma Sacerdotessa per avermi
costretta ad una punizione che mi è costata la vita solo perché sono stupida
>> era la risposta più sincera che poteva darle
<<
Quindi non sei inadatta al posto che ti avevano riservato >> disse la
donna più a se stessa che a lei << Vorresti… Non credo sia un’offesa al
Dio se sei protetta del suo Sommo sacerdote se… >> poi sbuffò e riprese
da capo << Potresti controllare anche tu? Io non l’ho mai visto
lamentarsi per qualcosa. L’ho visto lavorare con la febbre alta, passare una
notte intera in piedi con il bambino quando avevo la febbre io e poi lavorare
senza lamentarsi e adesso… ho paura di vederlo a letto a quest’ora del
pomeriggio ma mi è stato detto che il nobile Neithel non è in città e il
Potente Garlem lo ha già controllato ieri. Non che io non mi fidi dei ministri
del Dio, ma più di una persona si è lamentata dei servigi del Potente Garlem.
Non ricorrerei a te se non ne avessi necessità >>
Era
vagamente offensiva come richiesta, ma non poteva lamentarsi dopo il modo in
cui aveva trattato suo marito << Capisco. Potete sempre dire al Nobile
Neithel che vi ho mentito o- >>
<<
È del Dio che ho paura,
non degli uomini >> chiarì lei << ma non credo che ti abbia fatta
venire qui per metterci alla prova, mi pare che ce ne dia già abbastanza negli
ultimi tempi. Vieni >>
Lei
preferì non chiedere chiarimenti rischiando di passare per impicciona e si
limitò a seguirla. La bambina che le aveva aperto la porta era seduta su una
sedia poco lontana dal letto e chiacchierava spedita al soldato che,
evidentemente, era troppo stordito per ascoltarla ma provava lo stesso a
mostrarsi interessato. Non poteva lasciare a pezzi un uomo del genere. Neanche
dopo aver riattaccato la mano a Palis dando quasi fondo al suo potere. Le bastò
attivare la pietra per capire che Alekos non avrebbe mai dovuto alzarsi dal
letto quella mattina
<<
Come diamine hai fatto a lavorare in queste condizioni stamani?! >> gli
chiese stupita
<<
Se spaventi mia moglie, parlo con il Sommo del tuo tempio >> la minacciò
lui
Guardò
la bambina, poi la moglie del soldato e lei capì << Tesoro, vai in cucina
e restaci >>
<<
Fortuna che sposto travi tutte le mattine e tengo allenati i muscoli >>
sbottò prima di tirare la sua spalla indietro con uno strattone. Allo schioccò
seguì l’urlo soffocato di Alekos e quello terrorizzato di sua moglie ma nessuno
dei due si mosse e il suo potere smorzò il dolore
<<
Era fuori posto >> li informò
Fu
lui a riprendersi per primo << Il potente Garlem aveva detto che sarebbe
rientrata da sola e, se non era insopportabile, di lasciare che guarisse così
>>
Lei,
purtroppo, quel giorno aveva spinto il suo cervello a pensare troppe volte alla
sua vita passata per non avere la risposta pronta allo strano comportamento dei
sacerdoti << Per chi non deve lavorare tutti i giorni non è un pessimo
consiglio: risparmia le energie dei Potenti per cose più gravi e mette a riposo
un operaio stanco che produrrà di più al suo rientro, ma non aiuta certo un
padre di famiglia a tirare avanti >>
Livia
annuì e Alekos si sedette muovendo il braccio offeso per essere sicuro che
stesse bene
<<
Ci danno metà paga quando siamo malati per colpa loro >>
Lei
rise divertita prima di ammettere << Io non sono neanche pagata >>
<<
Hanno scommesso su di te >>
Lei
sussultò e la moglie si intromise << Caro, non dovresti dirglielo
>>
Perché
anche una donna che non aveva mai visto sapeva i pettegolezzi su di lei ma lei
non ne era a conoscenza?! << Chi?! >>
<<
Kore e il nobile Tanet hanno scommesso che troverai marito entro la fine della
tua permanenza nelle squadre >>
Scosse
la testa rifiutandosi di pensare che non era neanche a un anno di distanza
dalla caduta dell’isola e lei non avrebbe mai potuto innamorarsi di qualcuno
prima che… Non doveva pensare! << Beh, si sbagliano. Non sono una
donnaccia >>
<<
Per questo piaci a molti >>
<<
Lavorate o vi fate i fatti… >> si rese contro immediatamente che la sua
domanda non aveva senso. Era ovvio che si facessero i fatti degli altri <<
Oh, lascia perdere >>
<<
Brava, ragazza >> la prese in
giro lui << Come mi sdebito con te? >>
<<
Posso non essere mai stata qui a meno che il nobile Neithel o altri del tempio
non abbiano da lamentarsi con voi? >>
<<
Non sei stata qui se non per i sacerdoti guaritori. Mia sorella ha già fatto
sapere a tutti i vicini che sei la sua amica perciò mia moglie uscirà con te,
ti accompagnerà al mercato e appena il piccolo uragano si addormenterà li
lascerò soli un attimo per godermi un po’ d’aria con la mia adorata >>
La
strada con la sconosciuta non era stata niente di eccezionale. La donna era
confusa dall’uscire con una persona nuova lasciando la famiglia a casa e lei
non le stava neanche troppo simpatica. Selyan era stanca e scoprì che non si
ricordava più come si parlava con le persone appena conosciute. Forse non lo
aveva mai saputo, ma non le importava poi tanto. Le bastava sapere che il
dannato potere nelle sue vene quel giorno invece di distruggere aveva aiutato
due brave persone a non perdere la loro vita di tutti i giorni. Poteva anche
saltare la cena ed andare a letto soddisfatta.
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