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Autore: idrilcelebrindal    20/04/2016    4 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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53 Ritornare a casa
53 Ritornare a casa

Alla fine non aveva resistito. La sera precedente gli esploratori mandati avanti da Morur, il capo carovana, avevano riferito che la strada davanti a loro era completamente libera, come era accaduto da quando avevano attraversato il Grande Fiume; e Morur aveva calcolato che sarebbero arrivati ad Erebor a metà del giorno dopo il successivo. Ogni carovana viaggia alla velocità del più lento dei carri.
Ma era troppo per lei. Come una gravidanza, aveva pensato. Sono più lunghi gli ultimi giorni di tutti i mesi precedenti. Così quella mattina Dìs, principessa di Erebor, si era alzata prima dell’alba, aveva preso con sé tre guerrieri di scorta e pochissimo bagaglio,  decisa ad arrivare alla Montagna Solitaria prima di sera. Mi mancano troppo.  Sapere che sono così vicini...
E ci sarebbe riuscita.
Il pomeriggio era inoltrato, ma ormai stava contemplando la pianura davanti alle Grandi Porte, da una sporgenza ad ovest, poco lontano da Collecorvo. Non poteva sapere che la Compagnia di Thorin, mesi prima, aveva osservato  le Porte da quello stesso punto, durante la loro salita dal Lago.
Non ricordava granché dei dintorni di Erebor. Era molto giovane quando era venuto il drago, e la terra era cambiata, trasformata in quella che era stata chiamata la Desolazione di Smaug. Niente alberi, solo radi cespugli ostinati, pietre e null’altro.  Niente quindi rammentava  alla principessa  i boschetti ed i piccoli laghi che aveva visto durante le gite in campagna o i picnic sull’erba della sua adolescenza.
Ma anche la natura si era accorta della sparizione di Smaug; e nelle pietraie si faceva largo l’erba novella, e Dìs aveva cavalcato tra distese di bucaneve, le delicate campanule agitate leggermente dalla brezza, mentre negli angoli più umidi spiccavano le macchie gialle e viola delle primule; anche i crochi lilla e bianchi aggiungevano le loro corolle alla generale rinascita della terra.
Un nuovo inizio; per la terra e per tutti noi.
La Montagna Solitaria, ancora abbondantemente incappucciata di neve incombeva davanti a lei. Fin da quando avevano superato l’Anduin, gli scorci di cielo sereno sempre più frequenti le avevano rivelato la sagoma tanto nota; ed aveva risvegliato sentimenti contrastanti nel suo cuore. Erebor, Dìs l’aveva amata e odiata allo stesso tempo.
Mentre per il fratello maggiore riprendersi Erebor era stato un chiodo fisso, una priorità ineludibile… un’ossessione, lei l’aveva chiamata tra se e sé… per la principessa no.  Aveva pianto  la sua casa e continuava a piangerne la perdita, ma era convinta che tornare non avrebbe guarito il suo cuore. Certo, sarebbe stata contenta se la Montagna Solitaria fosse stata liberata dal suo sgradevole inquilino; ma niente, niente, sarebbe cambiato per lei. La sua famiglia, troppi dei suoi amici, la sua vita di allora, tutto era perduto per sempre e non sarebbe tornato, anche se la Casa di Durin avesse ripreso Erebor.
Consapevole di questo, Dìs era andata avanti: Jeli le aveva mostrato un futuro radioso,  ed anche dopo, i suoi figli e la vita serena in Ered Luin a lei sarebbero bastati.
Per questo, non aveva mai assecondato Thorin quando parlava di riconquistare Erebor;  ed aveva cominciato ad avvertire sentimenti ostili verso la Montagna, perché temeva che le sarebbe costata l’unico rimasto della sua famiglia. Quando poi i suoi figli avevano cominciato a parlare di seguire lo zio nell’impresa, allora l’aveva proprio odiata, la dannata cosa!
Ma Dìs era una Nana realista, e conosceva suo fratello e i suoi figli. Teste di roccia, pensava, come tutti i Durin. Sapeva che tentare di dissuaderli sarebbe stata una battaglia persa fin dall’inizio: Thorin era oltre ogni tentativo  di persuasione da decenni; Fili, accidenti a lui, non si sarebbe tirato indietro nemmeno per tutto l'oro del mondo, così compreso nel suo ruolo e così pronto ad assumersi la responsabilità di tutta la gente di Durin, anche a costo di qualsiasi sacrificio personale; e quanto a Kili…
Kili somigliava molto a Jeli. Dìs sapeva bene che a Kili non importava granchè  della Montagna Solitaria: non sarebbe vissuto per molto tempo in una caverna, per quanto meravigliosa, ricca e raffinata.  E ancora meno gli importava di qualsiasi tesoro: gli sarebbero bastati i sui boschi, la caccia e la vita libera. Ma non avrebbe mai lasciato che suo fratello partisse senza di lui;  era troppo impegnato a dimostrare il suo valore allo zio per rinunciare all’occasione, ed inoltre il suo stesso spirito di avventura l’avrebbe spinto fuori dalla porta.
Così li aveva guardati partire con la morte nel cuore e tutti i peggiori presentimenti del mondo; e aveva aspettato, aspettato e temuto ogni notizia. E quelle ricevute non erano buone; la caduta di Smaug non compensava minimamente, per lei, la sorte di Fili e le sofferenze dei suoi cari; e solo il biglietto di Kili le aveva portato un po’ di sollievo e le uniche  notizie davvero  felici.
Adesso stava per tornare a casa; ma per lei l’importante era solo ritrovare i suoi cari.

L’ultimo ricordo che Dìs aveva di Dale era un’immagine di fuoco e fiamme, ed un’immensa colonna di fumo nero. Ora l’unico fumo era costituito dai molti fili che parlavano di camini e focolari riattivati; ed il fuoco era solo quello delle torce che venivano accese sulla mura e nelle strade all’approssimarsi della notte. L’intera città era un unico, immenso cantiere, e si avvertiva fin da lontano il rumore inconfondibile di una popolazione al lavoro. Il suono della vita che tornava.

Al tramonto, la pianura davanti ad Erebor brulicava di movimento. La grande strada era stata ripavimentata a nuovo, ed era percorsa da un flusso ininterrotto di carri e persone, in entrambe le direzioni.  Verso   Dale, ma anche verso il  Lago. Nani ed Uomini, ma, sorprendentemente, anche diversi Elfi, con carri vuoti e pieni.
Alla vista, i guerrieri che accompagnavano Dìs emisero qualche sbuffo sorpreso e contrariato.
“Che ci fanno qui i dannati orecchie-a-punta?” bofonchiò Kador.
“Portano cibo, pare,” ribattè Dìs. “Però hai ragione. Sono sicura che sarebbe stato meglio morire di fame piuttosto che commerciare con gli spiritelli dei boschi.”
Il Nano ammutolì.

Le Grandi Porte non esistevano più. E nemmeno il Ponte: erano in corso i lavori di ricostruzione, e nel frattempo il traffico transitava su un ponte provvisorio. Più oltre, una pattuglia di guardie sorvegliava l’andirivieni,  mentri alcuni funzionari nani con fasci di carte indirizzavano i carri delle merci alle loro destinazioni.  La gente andava e veniva liberamente, e nessuno fermò il gruppetto; fu Dìs ad avvicinare uno dei funzionari.
“Scusami, Mastro Nano, siamo appena arrivati e…”
“Ah, sì. Benvenuta ad Erebor, magistra. Oltre quell’arco ci sono le stalle dove potete ricoverare i vostri animali.  Per quanto riguarda l’assegnazione degli alloggi, potete rivolgervi all’ufficio alle mie spalle, mentre là in fondo c’è la Sede delle Gilde. Se cercate qualcuno in particolare, chiedete pure alle Guardie. Infine,” sorrise, “vista l’ora, giù alle cucine potete trovare qualcosa da mangiare. Buon soggiorno!”
E si voltò per parlare con un conducente che chiedeva dove depositare la merce del suo carro.

La principessa mosse i primi passi nella Montagna dopo un’intera vita. E si fermò.

Niente l’aveva preparata alla devastazione. Quel giorno terribile si trovava all’esterno, e non aveva mai visto gli effetti del Drago; e nessun racconto si avvicinava alla realtà.
E sono già mesi che ci lavorano!  Pensò. Cosa doveva essere, quando sono entrati per la prima volta?
Non face alcuna fatica ad immaginare come dovevano essersi sentiti coloro che ricordavano. Thorin, Balin, Dwalin; ma anche gli altri che avevano vissuto ad Erebor ai tempi dello splendore.
“Per le palle pelose di Mahal!” alitò il Nano a fianco a lei, gli occhi spalancati; e trasalì: “Scusa, mia Signora, ma…”   
“… ma è molto peggio di quanto tu potessi immaginare. Lo so.”
“Vi sbagliate. E’ molto meglio,” sussurrò Kador, a bassa voce. “C’è vita, molta. Lavoro. Entusiasmo. Io ricordo il silenzio, quando il Drago, dopo aver devastato tutto sulla sua strada, si insediò nella sala del Tesoro.  Fumo, fuoco, urla di dolore e lacrime erano stati terribili; ma alla fine, il silenzio era stato peggiore.”
Le guance del Nano erano rigate di lacrime.
“Sono stato uno degli ultimi ad uscire. Ero un ragazzo, allora; lavoravo nelle caserme della Guardia come apprendista, e il Comandante Nevur ci disse di nasconderci nelle stanze delle armi. Non vi voglio là fuori,  aveva detto. Quando sarà tutto finito, uscite in silenzio e scappate il più lontano possibile da questo luogo maledetto.”

Dìs si riscosse.
“D’accordo. Voglio vedere la mia famiglia, possibilmente senza troppo clamore.” Sollevò il cappuccio per tenere in ombra il viso. “Vediamo se mi ricordo da che parte sono gli appartamenti reali.”

Percorsero scale e corridoi, senza che nessuno li fermasse; la gente andava e veniva ma nessuno degnava il gruppetto di più che uno sguardo fugace.  Finchè una voce nota alle loro spalle li fece fermare.
“Amica mia, se il tuo scopo era quello di non attirare l’attenzione, avresti dovuto scegliere compagni più discreti. Passano inosservati quanto un troll di caverna.”
I tre guerrieri, piccati, si girarono con le mani sulle armi, finchè non identificarono colui che aveva parlato. Dìs gli andò incontro con un sorriso.
“Non ho mai pensato di poter sfuggire al Comandante della Guardia. Mi hai notato fin dall’ingresso?”
“In verità, no,” rispose Dwalin, “solo dalle scuderie.” Tese la mano alla principessa, ma Dìs lo afferrò per le orecchie, lo fece chinare e lo baciò sulla guancia. Mettendolo orribilmente in imbarazzo.
Dìs ridacchiò. Era un vecchio scherzo tra loro, e non se ne stancava mai. Ma subito divenne seria.
“Dove sono, Dwalin?” non c’era alcun bisogno che specificasse chi.
“Thorin mi aspetta poco più avanti; dobbiamo esaminare l’armeria, prima di cena.”
“E Kili?”
“Ha chiuso poco tempo fa un incontro con il Re di Dale; sarà nelle sue stanze.”
“Come stanno, Dwalin?” la domanda era molto più complessa di quanto apparisse, ed il grande guerriero lo sapeva bene. Sospirò.
“Sono molto cambiati… entrambi. A me sembra per il bene, ma probabilmente è questione di punti di vista; di sicuro è stata dura. Per loro e per noi.”
C’era molto di non detto, e Dìs lo capì chiaramente.
“Dovrai giudicare tu stessa.” Lei annuì, e si avviarono verso l’interno della Montagna.
I corridoi e le scale si facevano sempre più tranquilli; l’ala reale era vicina, e Dìs si rese conto che vi erano stati pochi cambiamenti rispetto a quanto ricordava.
“Il Drago non è arrivato qui?”
“Ci ha provato,” rispose Dwalin, “ma i corridoi erano troppo stretti. Ha distrutto le scale ed ha tentato di sfondare qualche parete, ma perché prendersi il disturbo? L’oro era tutto a sua disposizione. Così abbiamo solo dovuto ricostruire gli accessi e le scalinate, e dare una bella ripulita.” A bassa voce, continuò:
“Non c’era solo polvere, sai.”
A Dìs non erano necessarie spiegazioni. Distrutto l’accesso,  non era difficile immaginare la sorte di chi era rimasto intrappolato. Scacciò il pensiero.
Svoltarono un angolo, e si ritrovarono davanti all’imponente accesso agli Appartamenti Reali; ed un Nano si stava facendo loro incontro, ma si fermò all’improvviso non appena riconobbe la compagna  di Dwalin.
Era Thorin.

Dìs aveva trascorso gran parte dei momenti di riposo, durante il lungo viaggio, rimuginando su quello che avrebbe detto a suo fratello. I messaggi a voce mandati da Balin tramite corvo, dopo la battaglia, non avevano raccontato molto, solo i nudi fatti essenziali; ma l’amico pennuto di Kili era un gran chiacchierone ed amava molto il suono della sua voce. Così Dìs si era fatta un’idea abbastanza precisa dell’accaduto, e di conseguenza aveva avuto un paio di monumentali crisi  di rabbia, di quelle che inducevano i suoi familiari a giudicarla pericolosa.
Meglio non mettersi sulla strada di mamma quando è di quell’umore,  affermavano concordi Fili e Kili; e cercavano di rendersi il più invisibili possibile.
Per un po’ era stata fermamente decisa a spellare vivo il fratello maggiore… con un coltellino poco affilato.  In seguito aveva riacquistato un po’ di equanimità, soprattutto perché si era messa tranquilla sul conto di Kili. Il suo minore era in buona salute, e per giunta stava dando un’ottima prova di se stesso… a parte certe piccole sbavature di poco conto come un figlio in arrivo senza corretti preliminari, Kili se la stava cavando benissimo. Mi auguro per lui di trovare una situazione personale regolarmente sistemata,  si diceva.
Quindi, aveva deciso di dare a Thorin il beneficio del dubbio e la possibilità di spiegare se stesso… almeno per cinque minuti prima di passare alla fase spellatura.
Ma adesso che era lì, davanti a lei, la principessa era senza parole.

Il cambiamento fisico era eclatante. Thorin aveva molto più grigio  nei capelli di quanto ricordasse; aveva perso peso e si vedeva chiaramente che i suoi giorni da guerriero erano finiti.  La pena strinse il cuore della sorella minore.
Oh, fratello! Cosa hai fatto a te stesso?
Ma vi era di più. Dopo il primo attimo di sorpresa, gli occhi azzurri uguali ai suoi espressero un sentimento che  Dìs non aveva visto da molto, molto tempo. Spariti la rabbia, l’orgoglio ferito, il fuoco della vendetta e della rivalsa; sparito il muro di ferrea determinazione che aveva guidato Thorin per tutti gli anni dell’esilio.
Finalmente, dopo tutto quel tempo, suo fratello era in pace con se stesso. Oh, c’era molto da trovare, e da raccontare, in quelle pieghe agli angoli della bocca, e nella barba ancora tagliata corta; dolore, rimpianto, un giudizio severo su se stesso, forse; ma in quel momento Dìs ritrovò il Thorin della loro giovinezza, prima che la sciagura lo cambiasse al punto da divenire un’altra persona.
E, certo, ci sarebbe stato molto da dire e da spiegare… ma in quel preciso istante l’unica cosa che voleva fare era abbracciare suo fratello.
E lo fece.
E se entrambi  si trovarono le guance bagnate di lacrime, beh… non era necessario che nessuno lo sapesse. A parte Dwalin, che montava la guardia sulla riservatezza del loro incontro, mentre di nascosto fingeva che gli fosse entrata della polvere in un occhio.

ANGOLO AUTRICE
Bene, vi presento Dìs. Un personaggio che mi è sempre piaciuto molto e che è stato ampiamente bistrattato dal Maestro.  Me la sono sempre immaginata come una Nana molto forte, una vera figlia di Durin; l’ho vista rappresentata in molti modi, a volte negativi, a volte positivi, ma per me è la versione saggia di Thorin. Saggia nel modo in cui lo sono le donne, con la loro capacità di vedere l’essenziale, e con delle priorità nettamente diverse da quelle degli uomini ( perché, non è così in ogni tempo ed in ogni luogo, forse?); comunque, un personaggio  molto “moderno” o forse senza tempo.

ANGOLO DEL *GRAZIE!*
Mi sono accorta di avere molti ringraziamenti arretrati.
Legolasandtauriel, Yavannah, Emouel, Inuiascia,  _Kiara_ ,Tauriel02 : è bellissimo risentire voci note, ma che emozione quando un lettore silente emerge!
M0nica, Djokolic, ultimo_sorriso:  il vostro sostegno è dolce come l’ambrosia.
Ed ammiro sempre molto chiha il coraggio di iniziare a leggere una storia al 50° capitolo…
Alla prossima ( non so quando)
Bacio
Idril 
  
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