Neferpitou

In solitude, I measure out
The range of barren lands
I drain unto the nothingness
The intersecting curves
I look at all directions
I look at one clear point
I see them all come together
I see into the heart

This here is my place, it is my work
I was made the maker of the sky

Amorphis, Skyforger

Neferpitou non conosce il suo nome, non sa chi era prima che la mutazione la rendesse – lo rendesse – ciò che ha nome Neferpitou.
Non ha madre, non ha padre.
Conosce il nome del suo dio, la perfezione del suo dio, la volontà del suo dio.
Lo conosce. Da sempre. È nata – è nato – per servirlo.
È come respirare.
L'esistenza stessa di Neferpitou si concretizza nella volontà del re.
Il re comanda, lei – lui – esegue. Semplice, lineare, come la somma di 1+1.
Nel suo DNA c'è l'istinto – la necessità – dell'obbedienza al re; Mereum è signore e padrone.
Assoluto. Perfetto. Superiore a ogni cosa. Il suo sguardo è rivolto verso l'orizzonte. Niente e nessuno può alterare la sua superiorità.
Niente e nessuno, pensa Neferpitou mentre schizza verso la torre.
L'ha sentito, il cambiamento. L'ha visto, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
È comparsa una crepa. Un'increspatura. Qualcosa che non doveva esserci.
Il re ha abbassato il suo sguardo e ha visto Kumugi.
Anche Neferpitou ha abbassato il suo sguardo e ha visto il suo re che guardava un essere umano, turbato da un essere umano, frenato da un essere umano.
Potrebbe ucciderla con un gesto, pensa Neferpitou.
Ma il re non lo fa.
Minaccia di ucciderla, ma non lo fa mai.
Neferpitou stringe i denti, sbarra gli occhi. Può avvertire l'aura del re anche a distanza.
È accaduto qualcosa. Qualcosa capace di turbare il re, di cambiarlo.
Mentre si avvicina, Neferpitou pensa a tutto ciò che potrebbe turbare il re.
Cosa? Cosa?
Cos'è accaduto di così terribile?
Balza attraverso la finestra e lì si ferma, si acquatta come un gatto, gli occhi sbarrati.

Il tempo si è fermato.

Il re

Neferpitou non riesce a muoversi, non riesce a pensare, non riesce nemmeno a vedere il volto del suo Signore nonostante lo stia guardando.
Trema.
Dentro.
Perché sa – lo sente – che quella non è quiete, che il tempo si è ritirato dal terrore. Sa che basterebbe un gesto sbagliato, una parola di troppo per innescare ciò che non può essere fermato.
Lo sa Neferpitou, lo sanno i due umani che restano immobili.

Neferpitou attende.
C'è ancora tempo.
Adesso il re si alzerà, e volterà le spalle a quell'umana.
Adesso il re si …

Mereum si alza. Tra le braccia Kumugi. È attento. Sa che un suo gesto fuori controllo potrebbe spezzarla definitivamente.

Neferpitou vorrebbe scappare. Il re, il suo re. Il suo re perfetto, che guarda un'umana, che si abbassa verso un'umana, che ...

«Pitou,» Non c'è rabbia quando la chiama. Non c'è dolore. «Curala, Pitou. La affido a te.»

Curala.
Curala.
Curala.

Il mio re si è spezzato. Il mio re non è più assoluto. Non è più al di sopra di tutto.

E mentre si avvicina a Kumugi, Neferpitou non riesce a trattenere le lacrime.

Questa è opera di fantasia.
Hunter x Hunter, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Yoshihiro Togashi. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.