Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: Paradiso e Inferno    23/04/2016    0 recensioni
Anastasia, Bianca, Katherine, Sarah ed Elisabeth.
Cinque ragazze cresciute insieme che vivono la loro vita da comuni studentesse universitarie.
Un giorno però si ritroveranno a fare i conti con degli strani sogni che segneranno l'inizio di un vero e proprio incubo.
Ognuna dovrà lottare contro il proprio Destino per scoprire che in realtà la loro vita non è stata che una semplice menzogna.
Un'antica leggenda, risalente ai tempi della Creazione, le vede protagoniste e uniche padrone dell'opera del Padre.
Scopriranno di essere le Custodi degli Elementi naturali e che il futuro dell'intero Universo dipende esclusivamente da loro.
Si ritroveranno a combattere una guerra che vedrà dei nemici millenari lottare fianco a fianco contro qualcuno di cui persino i Sovrani del Regno degli Inferi e dei Cieli ignoravano l'esistenza.
Ma come potrà Anastasia compiere il suo Destino? E qual'è il vero piano di Dio?
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono a cena con il Diavolo, suo figlio e la sua intera corte di demoni! Robe da pazzi! Se qualcuno me l’avesse detto una settimana fa sarei scoppiata in una risata infinita consigliandogli di cambiare spacciatore. 

Una volta che mi sono accomodata, tutta l’attenzione che mi era stata rivolta dai demoni fortunatamente svanisce e ognuno torna a chiacchierare con quello che gli sta accanto. Irrigidita e per un certo verso intimorita dalla situazione mantengo lo sguardo basso, non riuscendo a parlare. Al mio fianco Daemon conversa tranquillamente con Astaroth che gli sta difronte ed ogni tanto interviene anche il Principe. 

“Ne vuoi un po’?” Sollevo lo sguardo e lo rivolgo al Re, che mi osserva di rimando inclinando la bottiglia che ha in mano verso il mio bicchiere. 

“Si, se non è sangue.” Sento gli occhi del Principe trafiggermi mentre ci osserva attentamente. Il Re sorride divertito riempendomi il bicchiere.

“Allora puoi bere tranquillamente, perché è vino rosso. Della migliore qualità ovviamente.” Afferro il bicchiere e gli faccio un cenno prendendone un sorso. L’odore fruttato mi travolge, mentre il sapore delicato e frizzantino mi inonda la bocca. Sorpresa ne prendo un’altra lunga sorsata. 

“Vedo che ti è piaciuto.” 

“Ho assaggiato di meglio, ma certamente è un vino molto buono.” Mentre parlo rivolgo una rapida occhiata al Principe che mi sta linciando; il tutto avviene sotto lo sguardo attento del Re degli Inferi. 

Fortunatamente veniamo raggiunti da una sfilza di camerieri vestiti elegantemente che si apprestano a servire la cena, dandomi così una scusa per sciogliere il contatto visivo con Lucifer. Osservo scettica il cibo che viene servito e spaesata mi guardo attorno. Tutti stanno già mangiando, o meglio divorando con gusto, ma allo stesso tempo eleganza, ciò che hanno nel piatto.

“Cosa ti turba Anastasia? Forse il cibo non è di tuo gradimento?” 

“No signore non si tratta di quello. Mi domandavo solamente che tipo di carne fosse.” Rispondo un imbarazzata, mentre il Re mi trapassa con lo sguardo. 

“Puoi stare tranquilla.” Sento un respiro caldo vicino, mi giro e sussulto per la vicinanza di Daemon. 

“Anche noi, come gli umani mangiamo semplici animali. Infondo la gola è uno dei peccati migliori che vi siano.” Mi allontano un po’ a disagio cercando di mettere più distanza tra me e lui, ma nella mia sbadataggine urto leggermente il cameriere che mi stava servendo. Mi volto mortificata e quando sto per chiedergli scusa noto sconvolta che mi osserva con gli occhi rossi e le zanne in mostra. Il giovane inizia a respirare pesantemente osservando il mio collo e io spaventata inizio a deglutire. 

“Non credi che il suo odore sia qualcosa di veramente sublime?” Chiede Lucifero roteando il suo bicchiere di vino, senza staccare gli occhi dal demone. Questo mortificato si inchina. 

“Va via e vedi di riprendere il controllo se non vuoi essere punito. Per adesso ci serviamo da soli!” 

“Certo mio Signore.” Imbarazzata lo ringrazio per il suo aiuto e mi servo qualche pezzo di carne e un pò di verdura.

“Dimmi Daemon non pensi che la reazione del demone sia stata un po’ esagerata?” Chiede freddamente il Re. 

“Certo mio signore.” 

“Bè padre non potete negare che il suo profumo è molto appetitoso.”

“Così tanto appetitoso da essere già stata attaccata figlio? Mi domando chi mai possa essere stato, visto che si trovava in un luogo dove hanno accesso solo quelli di stirpe nobile.” Sento il mio viso andare a fuoco e rapidamente prendo una lunga sorsata di vino nascondendomi dietro il bicchiere; osservo Lucifer che finge indifferenza mentre continua a mangiare tranquillamente.

“Avrà un sangue particolare, oppure la sua trasformazione si sta avvicinando.” Li guardo confusa non capendo cosa vogliano dire.

“Già, oppure ha bevuto il sangue di qualcuno di stirpe nobile.” Getta la bomba il Re. Quasi mi strozzo con il vino e mentre tendo di riprendermi guardo Lucifer che continua a mangiare come se niente fosse. 

“Dimmi piccola, ti è andato storto il vino oppure è stato quello che ho detto a sconvolgerti?” Mi dice perfido. Faccio un respiro profondo cercando di recuperare un minimo di compostezza e con calma lo guardo negli occhi.

“È stata colpa delle assurdità che avete detto.” Mi guarda linciandomi con lo sguardo.

“Sai piccola, tu sei nuova di questo posto quindi è bene che tu conosca una regola di fondamentale importanza. È severamente vietato bere il mio sangue e quindi quello di mio figlio. Le conseguenze di ciò evito di spiegartele, ma ti posso assicurare che sono gravi ed implicano le parole ‘tortura’ e ‘morte’.” Il tono calmo e tranquillo della sua voce, lo sguardo freddo e cattivo, non fanno altro che rendere la sua minaccia ancora più letale di quella che sarebbe normalmente. Dopo poco punta la sua attenzione sul figlio. 

“Ora mi domando, come sia possibile che oggi la nostra giovane mi sia venuta a sbattere contro mentre tranquilla girovagava per i corridoi del palazzo, coperta di sangue e con addosso il tuo odore Lucifer!” Sento al mio fianco Daemon irrigidirsi, mentre il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Lucifer osserva il padre freddamente. 

“Dove volete arrivare?” Noto la tavolata zittirsi di colpo e l’aria farsi pesante. 

“Dimmi Lucifer, questa giovane non era per caso sotto la tua custodia?” 

“No, Padre. Il mio compito era solo quella di prenderla e portarla qui. Non credevo di doverle fare da balia per tutto il tempo!” Risponde freddamente. Lucifero osserva il figlio per poi concentrarsi sul suo piatto. Traggo un respiro profondo e la cena riconcia a svolgersi tranquillamente. 

Con mio grande stupore, il cibo è stata una vera prelibatezza e nonostante l’attimo di tensione che vi è stato all’inizio tutto sommato è stata una bella serata. 

Ormai quasi tutti se ne sono andati e a tavola siamo rimasti solo io, Lucifero, Lucifer e Daemon con cui ho scoperto essere piuttosto piacevole parlare. Certo devo ignorare costantemente le sue battutine pungenti, il carattere permaloso e soprattutto il fatto che sia un demone, ma alla fine è stato grazie a lui che ha tentato di farmi parlare che ho potuto passare tranquillamente questa serata. Sto ancora ridendo ad una sua battuta, quando sento gli occhi di Lucifer perforarmi. Mi giro e sento un brivido scendermi lungo la schiena. Mi guarda con odio e rancore. 

“Padre, mi spiegate perché avete fatto in modo che lei stesse nella camera di mia madre?” Lucifero lo osserva brevemente, per poi sospirare.

“A volte ti comporti da vero idiota, figlio. Davvero non riesci a comprenderne il motivo? Eppure ti facevo più sveglio.” Lo rimprovera gelido.

“No padre, non capisco la necessità per cui uno sporco mezzosangue di pennuto stia li dentro.” 

‘Ancora una volta questa storia! Adesso basta!’ Mi alzo di botto furente, battendo le mani sul tavolo. Guardo con odio il Principe davanti a me che mi rivolge uno sguardo sbalordito, lo stesso che ha Daemon stampato in faccia, mentre Lucifero mi osserva interessato.

“Si può sapere qual è il tuo problema? Non mi sembra di averti fatto alcun torto o danno perché tu ce l’abbia così tanto con me. Invece tu non continui a far altro che darmi contro, insultarmi, guardarmi con superiorità e odio quando tra i due quella ad odiarti sono io spocchioso di un ragazzino viziato! Tu e quella sottospecie di piccioni troppo cresciuti siete entrati nella vita mia e delle mie amiche credendo di poter giocare liberamente con noi, non tenendo assolutamente in conto i nostri sentimenti e i nostri desideri. Come se non bastasse, vieni nel mezzo del nostro viaggio, mi rapisci e mi porti letteralmente all’Inferno senza darmi una motivazione o un perché. Poi continui chiamandomi mezzosangue senza motivo, per altro davanti a me come se io non esistessi o meritassi un minimo di rispetto o considerazione nonostante tutto quello che mi hai fatto. Bè allora Principe dei miei stivali e di sto cazzo lascia che ti spieghi un paio di cose. Uno io sono umana e mi chiamo Anastasia e non mezzosangue o cibo; due prova un’altra volta a guardarmi con quello sguardo di superiorità e ti giuro che ti infilo il mio tacco 15 in un occhio; tre se hai intenzione di farmi la guerra senza un motivo e sperare che io ti lasci stare senza opporre resistenza come fanno le puttanelle o i leccapiedi che ti stanno attorno, sbagli di grosso! Ho una dignità e un orgoglio e non permetto a un tipo viziato e senza palle come te di fare di me ciò che vuole! Vuoi la guerra mio caro? Ebbene la guerra avrai e preparati a dovere perché ho intenzione di farti vivere il vero Inferno, Principe!” Sto ancora tremando di rabbia quando sentiamo una risata cristallina. Mi volto verso Lucifero e lo vedo trattenersi la pancia con una mano mentre con l’altra batte colpi sul tavolo. È proprio mentre ride che mi accorgo quanto in realtà questo Re sia semplicemente perfetto; la sua risata gli illumina il volto in un modo incredibile e allo stesso tempo illumina anche noi che lo stiamo guardando. Ai lati della bocca gli sono spuntate due fossette meravigliose e il suo sguardo sembra illuminarsi sempre di più. Un improvviso senso di inferiorità mi prende; guardare quest’essere perfetto non fa altro che farmi comprendere quanto in realtà io sia imperfetta. Fa male al cuore e all’orgoglio osservarlo. 

Dopo un tempo infinito smette di ridire e ci osserva con le sue lance. 

“Bene, direi che hai assolutamente del fegato ragazzina. Per certi versi mi ricordi la mia adorata Regina. Lei ha il tuo stesso carattere ribelle e indomabile.” Mi dice con un velo di nostalgia. Alle sue parole tutti ci irrigidiamo e ormai stufa di stare in mezzo a questi essere decido che è arrivato il momento di ritirarmi. 

“Bene, contenta di averla fatta divertire Lucifero, ma adesso sono stanca e vorrei tornare in camera a riposare se permettete.” La voce esce più fredda di quanto desiderassi, ma a questo punto non me ne importa niente. Non ho paura di loro o della loro rabbia, quindi che si facciano pure sotto quando vogliono.

“Certo puoi andare. Daemon ti accompagnerà nella tua nuova stanza. Avrei piacere che d’ora in avanti ti unissi a noi per la cena.”

“Per caso posso rifiutare, signore?” A quel punto mi rivolge un sorriso da stregatto.

“Assolutamente no.”

“Bene allora.”

“Ti ricordo che la cena verrà servita alle ore 20 in punto. Ti sconsiglio di fare dei ritardi se non vuoi farmi arrabbiare. Potete andare.” 

A quel punto mi avvio verso la scalinata affiancata da Daemon, dopo qualche passo avverto uno sguardo furioso e certamente color sangue perforarmi la schiena. 

“Padre se permettete anche io vorrei tornare in camera.” 

“Certo, va pure Lucifer.” Sento i suoi passi dietro di me e ancora il suo sguardo addosso.

“A ragazzi prima che mi dimentichi.” Dice a quel punto il Re facendoci bloccare, ci giriamo e ci blocchiamo all’istante. Gli occhi del Re sono color brace, ti incendiano e catturano facendoti scivolare in una spirale di dolore e tortura. Quella vista incute davvero terrore e solo per chissà quale miracolo riesco a non abbassare lo sguardo. 

“Naturalmente la signorina d’ora in poi è sotto la vostra tutela. Se mai dovesse accaderle qualcosa prima della cerimonia vi riterrò i diretti responsabili e non la passerete liscia.” I due non hanno il coraggio di replicare così come non ho io la forza di oppormi. Lentamente li ritrasforma facendoci segno di andare, così noi rapidamente decidiamo di uscire dalla sala. 

Non appena fuori, vedo Astaroth fermo ad attenderci. 

“Principe, la prego di seguirmi. Abbiamo degli affari da concludere che richiedono la vostra presenza.” Lucifer annuisce e segue in silenzio il demone, non prima di avermi rivolto un’occhiata di puro odio per farmi capire che la situazione non è chiusa. Lo guardo fredda e impettita mi avvio lungo il corridoio seguita da un Daemon piuttosto silenzioso. 

“Adesso capisco il perché ti hanno messo in quella stanza?” Sussurra.

“Come?” Lui si blocca e irrigidisce. Mi guarda attentamente per poi sbuffare.

“Ho detto che ho capito perché ti abbiano messa nella stanza della Regina.”

“Ti dispiacerebbe illuminarmi allora?” Allargo le braccia irritata. Lui mi guarda sollevando un sopracciglio.

“Se te lo dico che mi dai in cambio?” Chiede malizioso.

“Perché dovrei darti qualcosa in cambio scusa?”

“Perché sono un demone e non faccio mai nulla senza ricevere qualcosa in cambio.” 

“Facciamo così allora… se non me lo dici ti tiro un calcio nelle palle!” Affermo gelida mentre lui mi guarda per poi scoppiare a ridere. 

“Certo che sei veramente una forza! Andiamo su, credo che siamo in grado di camminare e parlare contemporaneamente.” Arrossisco per poi annuire brevemente. 

“Perché sei arrossita adesso?” Mi chiede curioso.

“Perché non ti fai gli affaracci tuoi e mi spieghi quello che voglio sapere?” Dico innervosita.

“Va bene, va bene. Basta che stai calma!” Dice alzando le mani in segno di resa. Sorrido brevemente e scuoto la testa.

“Ti hanno messa lì perché quella è la stanza più sicura degli Inferi. Nessun demone più sperare di entrare se non sei tu a volerlo. Vedi il Re fece costruire quella stanza con un potente incantesimo per proteggere la Regina.”

“Perché la Regina aveva bisogno di protezione? E poi scusa, ma adesso si può sapere dov’è?” Chiedo incuriosita.

“Perché la Regina non è un demone.” Dice tranquillamente.

“E allora cos’è?”

“Credo che di non essere la persona giusta con cui parlarne. Se vuoi sapere qualcosa chiedi direttamente a Lucifer.”

“E tu credi che lui sia disposto a parlare civilmente con me? Ti sei fritto il cervello per caso? Quello vuole solo uccidermi!” Lui scoppia a ridere per poi bloccarsi davanti alla porta della mia stanza.

“Secondo me andate d’amore e d’accordo.”

“Secondo me ti hanno drogato il cibo!” Lui mi osserva per poi scoppiare a ridere nuovamente. 

“Dai adesso da brava entra in camera.” Dice spingendomi in stanza.

“Aspetta non mi hai ancora detto dov’è la Regina.” Lui mi osserva per qualche istante con espressione triste.  

“Nessuno sa dove si trovi in questo momento, può essere dovunque.”

“Che vuol dire?”

“Esattamente ciò che ho detto.”

“Sai che mi stai facendo innervosire?” Gli chiedo infastidita. Lui mi osserva serio per poi sorridermi enigmatico.

“Ti ho già detto troppo mia cara. Se vuoi sapere dell’altro dovrai chiedere a Lucifer. Io non risponderò più ad una sola domanda.” Lo guardo sconvolta e infastidita.

“Sei un vero demonio!” Dico irritata incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio ad arte.

“Ti ringrazio mia Principessa!” Mi risponde sorridendo, facendo un inchino beffardo e un occhiolino. Allora sbuffo tentando di nascondere il sorriso che mi spunta sulle labbra voltandomi dall’altra parte.

“Bene allora puoi anche andartene Sebastian! Sciò!” Dico facendogli segno con la mano. Lui scoppia a ridere per poi andarsene chiudendosi la porta alle spalle. Finalmente sola mi apro in un sorriso divertito. 

Mi giro guardandomi attorno, immaginando come possa essere la donna che ha abitato questa camera prima di me. Di sicuro bellissima ed elegante, forte con un caratterino niente male visto che è riuscita ad attirare l’attenzione del Re degli Inferi facendolo cadere innamorato ai suoi piedi. La immagino mentre battibecca con Lucifero rimettendolo al proprio posto. A quel pensiero scoppio a ridere, ma la mia mente bastarda sostituisce i due con l’immagine mia e di Lucifer mentre litighiamo dopo cena. Sospiro frustrata sedendomi sul letto. 

‘Possibile che io sia in grado di infilarmi in queste brutte situazioni per la mia lingua lunga?’ Mi prendo mentalmente a calci e decido di farmi un bel bagno rilassante per togliermi di dosso tutta la tensione accumulata finora. Tanto è inutile piangere sul latte versato e mentre libero un altro sospiro il pensiero che dovrò cenare tutte le sere con loro mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. 

‘Cazzo, più sfigate di me non esistono! A quanto pare da sola creo una razza a parte!’ Innervosita entro in bagno chiudendo la porta. Riempio la vasca con acqua calda, rapida mi tolgo il vestito, i tacchi e mi sciolgo l’acconciatura. Prima di immergermi cospargo l’acqua con dei petali di rose rosse e poi finalmente entro nell’acqua. Il sollievo è immediato, sento i muscoli sciogliersi e distendersi, così mi lascio andare chiudendo gli occhi e rilassandomi completamente. 

Dopo non so quanto tempo mi sveglio, mi sono appisolata senza rendermene conto. L’acqua ormai sta diventando fredda, quindi rapidamente mi sciacquo i capelli. Esco dalla vasca e vado davanti allo specchio, mi strucco e lavo bene la faccia e i denti. Prendo il pettine a la spuma e con cura districo i nodi; afferro il phon e rapidamente mi asciugo i capelli. Una volta terminato il tutto apro la porta del bagno e torno in stanza gettando un urlo spaventato. Lucifer è comodamente seduto in poltrona, si è slacciato i primi bottoni della camicia lasciando scoperto il collo candido e le braccia visto che si è arrotolato le maniche. Mi trafigge con il suo sguardo cristallino e io lo osservo non sapendo come comportarmi. 

“Bel modo di accogliere un ospite.” Dice in fine aprendosi in un sorriso malizioso. Avvampo all’istante accorgendomi che sono coperta da un misero asciugamano troppo corto. 

“Potresti sempre uscire e darmi almeno il tempo di vestirmi!” Lui mi guarda sorridendo, si alza dalla poltrona, va all’armadio e tira fuori un completino in pizzo nero, una maglia a maniche corte e un pantaloncino dello stesso colore. Mi osserva e lentamente mi viene in contro, porgendomi la roba. Rapida afferro il tutto correndo in bagno, mi cambio in velocità e torno in camera. Lucifer è seduto sul letto e mi rivolge uno sguardo enigmatico. Afferro la sedia dallo scrittoio e mi accomodo davanti a lui.

“Come hai fatto ad entrare?” Chiedo infine, lui mi rivolge uno sguardo confuso inarcando un sopracciglio.

“Dalla porta naturalmente.” 

“Pensavo che i demoni non potessero entrare qui dentro senza il mio permesso.”

“Infatti è così, ma tu hai dimenticato di chiudere a chiave; in questo modo mi è bastato aprire la porta per entrare.” Arrossisco violentemente. 

‘Era logico che mi scordassi di fare la cosa principale!’ Lo osservo attentamente e mi sembra diverso da come è sempre stato. 

“Perché mi fissi?” 

“Pensavo al fatto che questa è la prima volta che stiamo nella stessa stanza come delle persone civili." Lui mi osserva senza dire nulla. La situazione è abbastanza surreale e io non so come comportarmi; un Lucifer così calmo e tranquillo non credo di saperlo gestire. Rimaniamo non so quanto tempo in silenzio osservandoci e studiandoci.

“Perché sei qui Lucifer?” Chiedo in un sospiro.

“Volevo osservarti.” La sua risposta mi manda un attimo in confusione.

“Perché?” Lui mi guarda ancora senza rispondere e quando ormai ho perso le speranze decide di farlo.

“Per quello che ha detto mio padre.” Lo osservo ancora confusa allora lui sospira frustrato passandosi una mano fra i capelli scompigliandoli.

“Ha detto che gli ricordi mia madre. Allora, volevo cercare di capire cosa potreste avere in comune.” 

“Ah. E sei riuscito ad arrivare ad una conclusione?” 

“Sinceramente no. Sai io non ho mai conosciuto mia madre, quindi sto facendo molta fatica nel cercare di comprendere.” Il mio cuore perde un battito a quell’affermazione. Lo osservo e vengo imprigionata da quegli occhi; avverto il mio cuore accelerare i suoi battiti e il volto avvamparmi. Lui non distoglie lo sguardo e lentamente si alza dal letto avvicinandosi a me. Si abbassa alla mia altezza e mi scruta attentamente.

“Perché sei arrossita?” Abbasso lo sguardo per sciogliere il contatto visivo. Lui mette un dito sotto il mio mento e me lo solleva riportando i miei occhi nei suoi. 

“Rispondimi.” Faccio un sospiro e mi mordo le labbra. 

“Perché mi stai mettendo in soggezione.” Vedo il suo sguardo adombrarsi leggermente allora mi alzo, mi avvicino al letto e mi siedo.

“Mi confondi.” Confesso infine.

“Che vuoi dire?” Dice tranquillamente. Io allora frustata sospiro passandomi una mano fra i capelli.

“Prima fai il prepotente, poi mi attacchi bevendo il mio sangue, dopo ancora mi permetti di accarezzarti e ti lasci andare, successivamente torni ad essere un bastardo per poi venire posseduto dal demone della stronzaggine e adesso fai così! Io non ti capisco! Soffri per caso di personalità multipla o di schizofrenia?” Domando infine esasperata. Per tutto il tempo lui non mi ha scollato gli occhi di dosso e ora lo vedo aprirsi in un sorriso per poi venirmi incontro e sedersi difronte a me.

“Ammiro la tua sincerità e il tuo essere così schietta Anastasia.” Alza lentamente la mano e mi afferra una ciocca di capelli osservandola attentamente e studiando l’effetto molla divertito.

“Anche prima, quando eravamo a tavola, tu sei stata la prima persona in tutta la mia vita ad aver osato parlarmi in questo modo. La cosa sinceramente, non so se mi dia fastidio o meno e per adesso sto tentando di capirlo.” Si avvicina ancora odorando la ciocca che ha in mano. Avverto il mio cuore prendere il volo e chissà in che modo lui deve essersene accorto perché mi rivolge un sorrisino soddisfatto. 

“Ciò non toglie…” Prosegue lentamente continuando a giocare con i miei capelli. 

“Che la prossima volta che ti rivolgi a me in quel modo, davanti a mio padre e al capitano delle guardie, verrai punita.” Conclude sistemandomi la ciocca dietro l’orecchio per poi sollevare lo sguardo e trafiggermi.

“Hai paura che in qualche modo la tua autorità venga minacciata, Principe?” Lui mi rivolge un sorriso per poi avvicinarsi pericolosamente a me, prendendo un respiro profondo.

“Non capisco perché il tuo odore stia diventando sempre più invitante.” Sento i battiti accelerare sempre di più man mano che lui si avvicina al mio collo. 

“Non capisco come tu possa cambiare argomento così spesso da farmi venire il mal di testa.” Sussurro; lo sento bloccarsi per poi prendere un respiro profondo. Porta velocemente il suo viso a pochi centimetri dal mio e rimango un attimo sconvolta quando mi scontro con i suoi occhi color sangue. 

“Non ti conviene tentare di entrare nella mia mente per cercare di capirmi; troveresti solo tenebre.” Vengo incantata da suoi occhi e dalla sua voce graffiante, non riuscendo più a spiccicare parola.

“Faresti meglio a calmarti, se non vuoi che io ti morda.” Mi avvisa avvicinandosi ancora al mio collo.

“Com’è possibile che tu sia ancora assetato, oggi mi hai quasi dissanguata.” Sussurro. Lui continua a respirarmi addosso, mentre io rimango immobile. Poco dopo si scontra con i segni che mi ha lasciato oggi e li lo sento respirare con affanno per poi avvertire qualcosa di umido e caldo leccarmi. Con fatica riesco a trattenere un gemito, mentre improvvisamente debole mi lascio andare indietro. Lui mi blocca contro di se con un braccio e stringe con la mano libera i miei capelli tirandoli delicatamente per fami piegare e avere più accesso. 

“È colpa del tuo sapore, il tuo odore diventa ogni secondo che passa sempre più invitante e sto facendo molta fatica per trattenermi.” Dice non staccandosi dal mio collo; continua imperterrito a respirarmi addosso e ogni tanto a leccarmi, mentre il mio corpo viene sempre di più invaso dai brividi e i gemiti di piacere ogni tanto sfuggono al mio controllo. Ma è quando avverto le sue zanne graffiarmi la pelle che torno in me. Velocemente porto le mie mani sulle sue spalle facendo forza per allontanarlo. Lui dopo qualche istante mi asseconda rivolgendomi uno sguardo infuocato; rabbrividisco di piacere ma mi sciolgo dalla sua presa.

“Credo che sia il caso che adesso tu esca da qui Lucifer.” Affermo decisa guardandolo determinata. Il suo sguardo si ritrasforma tornando ad essere chiaro; mi lincia brevemente, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta sbattendola dietro di se. 

Sento la tristezza avvolgermi e un groppo formarsi in gola. Dopo qualche istante le guance si inumidiscono e sorpresa mi porto una mano ad asciugarmi le lacrime. Non so perché sto piangendo, eppure questo è tutto quello che voglio fare in questo momento. Così allungandomi sotto le coperte mi abbandono in un pianto silenzioso.     

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Paradiso e Inferno